giornalino primo numero

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IL LICEALE Ho sonno. Comincio a ricordare per quale motivo, tre mesi fa, mi pesasse tanto andare a scuola. Forse la parte più bella dell’Estate è proprio questa: Per un po’ dimentichi di essere uno studente del liceo e sembra quasi che tu, dentro quella porta del Martino Filetico, non ci abbia mai messo neppure la punta dell’alluce. Non ricordi più l’ordine alfabetico dell’elenco di classe, la macchinetta del primo piano che ti ruba quei 50 centesimi puntuale come uno Swatch, il colore del tuo zaino (Eastpack, si intende! Perché sono un liceale) Dimentichi addirittura se sei mancino, o se invece ti trovi più a tuo agio ad impugnare la penna con la mano destra. Ma qual è la destra? Sono confuso, il ritorno a scuola mi distrugge: i postumi dell’Estate appena terminata li porterò con me per un altro paio di giorni, o forse più. Dipende dalle mie capacità di adattamento all’ambiente e dalla mia predisposizione alla sopravvivenza. L’unica nota positiva (dopo aver scoperto che la prof. di Biologia dell’anno scorso è stata trasferita) è rivedere i vecchi compagni di classe. “Vecchi” nel vero senso della parola perché, strano a dirsi, dopo l’Estate i tuoi amici sembrano sempre un po’ più vecchi di come li hai lasciati: nuovi tagli, nuovi colori, forse anche nuove facce (è incredibile cosa faccia qualche brufolo in meno!) L’unica cosa che in Estate non invecchia, mai? I ricordi. Le partite di calcetto nella palestra della scuola, il fastidioso martellare del cuore nelle orecchie quando il professore esclama il tuo nome ad alta voce nel silenzio appena piombato tra i banchi e tu non sei pronto, le discussioni sulla finestra spalancata in pieno Dicembre e i continui lamenti dei ragazzi tra gli ultimi banchi riguardo il gesso che stride sulla lavagna e il compito in classe di latino. Per non parlare del primo 4. Primo di una lunga seria, ovvio! Ma lo giuro, quest’anno mi impegno. O forse no? Simona Mastrosanti

LE MANI A partire dal momento in cui la prima metà del corpo oltrepassa la soglia della porta esterna di casa le mani, entrambe, si nascondono nelle tasche delle felpe pesanti o dei giubbini tutti attillati o delle giacche. Capita a volte che non abbiano luogo alcuno in cui rifugiarsi se non nelle tasche dei jeans nelle quali a malapena riescono a farsi spazio tra quei telefonini-pagella e quelle mascherine in 3D all’ultimo grido. Chiuse in pugni tentano di riscaldarsi senza avere la benché minima voglia di afferrare le aste gelide della circolare o lo sterzo metallico dell’auto. Oltre al calore tentano di trattenere l’irrefrenabile desiderio che a partire dalla mente coinvolge tutte le parti del corpo e per il quale in verità anche le mani farebbero di tutto. Provano a reprimere tale istinto, ma il più delle volte non vi riescono. Svelte svelte aprono la tasca più esterna dello zaino e rovistando tirano fuori sigaretta ed accendino. Allora una delle due si rinfila nella tasca, l’altra con sempre meno vigore ad ogni soffio di vento si avvicina alla bocca e ripetutamente vi si allontana.Ma la prova più dura arriva in classe e anche alle mani tocca sentire il suono della campanella e destarsi. Posano a terra lo zaino, aprono le zip e tirano fuori progressivamente i quaderni e i libri della prima ora o di tutte le ore insieme a formare una barriera dietro la quale iniziano instancabili i lavori di amanuense. Ma non la scampano così facilmente e penzolanti perché già molto affaticate, al momento della spiegazione riprendono la penna e frenetiche segnano appunti, annotano riflessioni correndo dietro le parabole dei professori

che

le

hanno

scambiate

per

i

tasti

di

un

computer. Chiara Villani

LE SCARPE Superga, Hogan, Nike e chi più ne ha, più ne metta! Un liceale che si rispetti passeggia per i corridoi sfoggiando il suo bellissimo e costoso paio di scarpe come se fosse una firma o una qualche specie di conferma su ciò che è davvero. A volte nessuno sembra ricordare che non basta quello che indossi, o come lo porti, a fare di te un liceale, perché far parte di questa immensa cerchia di persone significa molto di più. Essere Liceale vuol dire confronto, prospettive per il futuro, impegno, sacrificio, e perché no, anche tanta (troppa) pazienza. Essere Liceale non vuol dire solo frequentare una determinata scuola, studiare latino e greco ed arrancare in matematica. Essere Liceale è uno stile di vita, un modo di pensare e, soprattutto, un lungo e altrettanto affascinante percorso di crescita. Simona Mastrosanti


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