Iconoclastia nell'Arte Contemporanea

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ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI CARRARA Diploma Triennale Scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte Corso Triennale in Arti Multimediali

Iconoclastia nell’Arte Contemporanea Candidato: Alexis Leandro Estrella

Relatore: Prof. Marco Pierini Tutor elaborato: Prof. Giacomo Verde

Anno Accademico 2012-2013



a Dario e Maria



“La mano ha cinque dita con la capacità di creare così come distruggere” KIDULT



Indice Introduzione 11 1 Gli imperi contro le immagini 15 1.1 L’Impero Bizantino e la crisi iconoclasta 17 1.2 Savonarola 23 1.3 Conquista del Nuovo Mondo 27 1.4 Riforma 31 1.5 Rivoluzione Francese 35 1.6 Le Guerre Mondiali 41 1.7 Rivoluzione Culturale 49 1.8 Monumenti Sovietici 55 1.9 Buddha di Bamiyan 63 2 Iconoclastia contemporanea 69 2.1 Avanguardie storiche 71 2.1.1 Futurismo 71 2.1.2 Dadaismo 81 2.2 Neo-avanguardie 93 2.2.1 Situazionismo 93 2.2.2 Jean Tinguely 99 2.2.3 Arte concettuale 105 2.2.4 Neo-Dada 113 2.2.5 Fluxus 119 2.2.6 Azionismo Viennese 127 2.2.7 Raphael Montaùez Ortiz 133 2.2.8 Gustav Metzger e la Auto-Destructive art 139 2.2.9 Destruction in Art Symposium 145 2.2.10 Punk 151 2.2.11 Street art 157 2.2.12 Glitch Art 163 Conclusione 169 Bibliografia 172 Filmografia 173



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Introduzione

Il presente lavoro intende fornire una visione ampia dei diversi casi di iconoclastia nella storia, dai suoi esordi religiosi ai suoi successivi sviluppi fino all’arte contemporanea. A questo scopo vengono quindi analizzate le diverse componenti, i gruppi, i movimenti e i singoli artisti che hanno lavorato sul tema dell’iconoclastia. La mia scelta è stata di strutturare la ricerca secondo i periodi e gli eventi che considero più significativi nella storia dell’arte. Dopo ogni periodo o evento trattato viene aggiunta una scheda con riassunti, opere, testi oppure film che considero in stretta relazione con il tema esposto. Il lavoro procede con una ulteriore suddivisione in due parti: nella prima, a carattere introduttivo, verranno esposti cenni storici utili ad inquadrare i fattori che hanno portato all’iconoclastia, mentre nella seconda, verrà fatta una descrizione storica dei gruppi, delle avanguardie, degli artisti e delle opere contemporanee che hanno come tematica o metodologia l’iconoclastia.


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Prima di tutto voglio analizzare la parola iconoclastia: Etimologia La parola ha un’origine greca dalle parole Eikón e Klázo. εἰκόν - eikón (immagine) + κλάζω - klázo (distruggo) = distruzione dell’immagine

Definizione Secondo il Sabatini Coletti - Dizionario della Lingua Italiana:

iconoclastia [i-co-no-cla-stì-a] s.f. Dottrina ereticale che contestava l’uso delle immagini sacre fig. Critica intransigente e distruttiva nei confronti di principi, ideologie, dottrine su cui si regge la società • a. 1833

Connotazioni La parola può avere ulteriori significati: I. Motivato per qualche tipo di causa ideologica II. Spesso giustificato sia legalmente che socialmente

Gli oggetti (artistici) sono portatori di due elementi che possono provocarne la perdita: • Il tempo o la sussistenza nel tempo; dal momento della sua creazione, l’oggetto è fatto da materiali con una certa durata nel contesto fisico in cui si trovano. • Il simbolo, ossia la relazione fra l’oggetto e quello che simboleggia; da una parte gli oggetti possono simboleggiare un’artista, un movimento artistico o semplicemente arte, e dall’ altra una monarchia o regime, in questi casi sono le immagini di persone che incarnano il potere (il re o il viso del regime). Per un certo periodo l’immagine era considerata come sostituto reale della


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persona rappresentata ed esistevano punizioni come quella del Diritto romano chiamata “Damnatio Memoriae” (condanna della memoria), che consisteva nel cancellare la memoria di una persona insieme alla distruzione di tutte le tracce che avrebbero potuto ricordarla nel tempo, risultati di questa punizione possono trovarsi nel “Tondo Severiano” (pittura su tavola risalente al 200 d.C.) dove il volto di Geta è stato cancellato.



Prima Parte GLI IMPERI CONTRO LE IMMAGINI



1.1 L’IMPERO BIZANTINO E LA CRISI ICONOCLASTA1 All’inizio dell’ottavo secolo, epoca nella quale era in corso una discussione dentro la Chiesa sulla smisurata venerazione delle icone religiose, l’imperatore Teodosio III2 venne deposto da Leone III3, il quale si schierò con il movimento favorevole alla distruzione delle immagini sacre. Dal momento in cui l’imperatore fece togliere un’icona dall’ ingresso del palazzo reale di Costantinopoli, generando una sommossa nella capitale (anno 726), iniziò la crisi iconoclasta che si prolungò fino a metà del nono secolo. Le pratiche iconoclaste dell’imperatore furono portate avanti più fortemente dal suo figlio Costantino V, al punto che gli fu dato lo pseudonimo di “Copronimo” (“nome di escremento”). Lo pseudonimo fu dato a Costantino dai fedeli nel momento in cui fu battezzato in quanto defecò sul fonte battesimale. Nel 754, tredici anni dopo la sua salita al trono, il nuovo imperatore riunì un consiglio a Hieria nel quale fu approvata l’iconoclastia: il decreto imponeva la sostituzione delle immagini sacre nelle chiese con altre di argomento profano e la successiva distruzione delle icone. Durante questo periodo chiamato il “litigio delle immagini” (726-843) venne promosso l’utilizzo di simboli astratti per funzioni religiose. Costantino, nello stesso anno, iniziò la persecuzione degli oppositori delle sue politiche contro le icone. Ed essendo i monaci i principali oppositori utilizzò l’Iconoclastia come mezzo per appropriarsi dei loro ingenti patrimoni. Decretò i monaci nemici politici, confiscò le loro proprietà e per chi si fosse opposto alla distruzione delle icone, la pena sarebbe stata l’accecamento. Successivamente al regno di Costantino V e di Leone IV4, nell’ anno 780, il potere fu preso da Costantino VI sotto la reggenza di Irene5, madre di quest’ultimo. La governatrice era devota alle icone e nel 787 convocò un sinodo a Nicea dove fu nuovamente sancita l’idolatria delle icone, ma non l’adorazione. L’idolatria trasforma l’immagine in Nella pagina a fianco: Un soldato mentre pulisce un’Icona raffigurante Cristo, con una spugna attaccata ad una lancia (Anonimo, metà del nono secolo)


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soggetto di culto mentre l’adorazione utilizza l’immagine come tramite, come rappresentazione, del sacro. Negli anni successivi a Costantino VI fu sottratto il trono da sua madre Irene, che lo fece accecare per dichiararsi imperatrice di Costantinopoli. Questo evento provocò la reazione del Papa Leone III che designò Imperatore Carlo Magno6, il quale cercò di stemperare il problema e unificare Oriente e Occidente coniugandosi con Irene ma il progetto non riuscì per un colpo di stato che diede il trono a Niceforo I7. Il governo di Niceforo I durò fino all’ 813, momento nel quale l’iconoclastia fu reintrodotta con il governatore Leone V8, e proseguì con i successori Michele II e Teofilo fino all’ 843, momento nel quale Teodora9, madre di Michele III (imperatore attuale e figlio di Teofilo) abolì l’iconoclastia ponendo fine a questa crisi.


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ARTE BIZANTINO10 L’arte Bizantina è considerata quella che rappresenta con miglior chiarezza la volontà artistica del primo millennio dell’età cristiana. L’arte bizantina è una fusione dell’arte ellenica, quella cristiana e quella orientale. Nella configurazione definitiva di quest’arte prende più importanza la tendenza all’astrazione (orientale e cristiana) che la tradizione ellenica verso l’empatia, nonostante entrambi si uniscono per creare un nuovo linguaggio più integro. Nelle teorie di Worringer11 sulle forme d’arte dei popoli antichi, viene descritto il rapporto diretto fra la volontà di fare arte e la concezione religiosa e spirituale. Associa i concetti di immanenza e politeismo a un’arte che tende alla proiezione sentimentale, ovvero naturalistica; e al contrario mette in relazione la trascendenza e il monoteismo all’astrazione, cioè a uno stile come quello bizantino.


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Note 1. Georg Ostrogorsky; traduzione di Piero Leone, Storia dell’impero bizantino. Einaudi, Torino, 1993 2. Teodòsio III imperatore d’Oriente. (m. Efeso 722); pervenne al trono inopinatamente (716), acclamato dalle truppe del tema Opsìkion, ribellatesi ad Anastasio II, da esse deposto; le milizie d’Asia non lo riconobbero e acclamarono imperatore Leone III l’Isaurico, che s’impadronì del trono e confinò T. in un monastero (717), dove morì. 3. Leóne III Isaurico imperatore d’Oriente. (n. Germanicea in Commagene 675 circa - m. 741), fu acclamato imperatore (717) in sostituzione di Teodosio III. In un vasto piano di riforma volto a svecchiare lo stato e consolidare l’autorità imperiale vanno inquadrati i due decreti del 726 e del 730 che proibivano il culto delle immagini sacre, suscitando la lunga contesa iconoclastica. Gli successe il figlio Costantino V. 4. Leóne IV il Cazaro imperatore d’Oriente. - Figlio (750-780) di Costantino V e di Irene, figlia del re dei Cazari, successe al padre nel 775. Prima favorevole al culto delle immagini, divenne poi iconoclasta, perseguitando persino la moglie Irene. Lasciò il trono al figlio Costantino VI, sotto la reggenza della moglie. 5. Irène imperatrice d’Oriente. - Moglie (Atene 752 circa - Lesbo 803) dell’imperatore Leone IV dal 768. Alla morte del marito (780) assunse la reggenza per il figlio minorenne Costantino VI, e fece ripristinare da un concilio (787) il culto delle immagini. I. fu l’unica donna che a Bisanzio tenne in proprio nome il potere sovrano. 6. Carlo Magno re dei Franchi imperatore romano. - Figlio primogenito (n. 742 - m. Aquisgrana 814) di Pipino il Breve, re dei Franchi, e di Bertrada; fu re dei Franchi e dei Longobardi e imperatore del Sacro Romano Impero. Grazie a una serie di fortunate campagne militari allargò il regno dei Franchi fino a comprendere una vasta parte dell’Europa occidentale. La notte di Natale dell’800 papa Leone III lo incoronò imperatore, fondando l’Impero carolingio, ponendo fine alla dinastia merovingia. 7. Nicèforo I imperatore d’Oriente. - Logoteta generale dell’impero (m. 811), divenne imperatore in seguito alla rivoluzione militare che detronizzò Irene (802); riorganizzò l’esercito e il sistema tributario, sopprimendo le facilitazioni fiscali al clero. La sua politica ecclesiastica fu tollerante nella questione dogmatica ed energica nell’affermazione del potere imperiale sulla Chiesa. Rifiutò il tributo al califfo di Bāghdād e guerreggiò con Carlomagno nell’Adriatico e con i Bulgari, contro i quali trovò la morte. 8. Leóne V l’Armeno imperatore d’Oriente. - Successore (m. 820) di Michele I Rangabe nell’813, fu portato sul trono da un’insurrezione militare promossa da


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iconoclasti. Dopo aver fatto deporre da un concilio il patriarca Niceforo, fece condannare di nuovo (815) il culto delle immagini. Morì assassinato. 9. Teodòra imperatrice d’Oriente. - Moglie (m. 867) di Teofilo, alla cui morte (842) assunse la reggenza per il figlio minorenne Michele III, governò per circa quattordici anni con abilità ed energia. All’interno ristabilì la pace religiosa facendo condannare da un concilio (843) l’iconoclastia e restaurando solennemente il culto delle immagini. 10. Océano Uno Diccionario Enciclopedico Ilustrado. Océano, 1991 11. Wilhelm Worringer; traduzione di Elena De Angeli, Astrazione e empatia: un contributo alla psicologia dello stile, Einaudi, Torino, 2008.



1.2 SAVONAROLA Il 7 febbraio 1497 a Firenze, successivamente all’ espulsione dei Medici, accadde il più noto falò delle vanità da parte di Girolamo Savonarola1 e dei suoi sostenitori, giornata nella quale vennero confiscati e bruciati in pubblico tutti quegli oggetti che potevano distrarre le menti verso il paganesimo. In questo caso gli oggetti artistici presi d’assalto (pitture e sculture) non furono l’unico obbiettivo di tale fuoco purificatore; oltre a ciò vennero bruciati infatti strumenti musicali, cosmetici, libri (il “Decameron” di Boccaccio e il “Canzoniere” di Petrarca erano considerati immorali), maschere e vestiti. La strumentalizzazione della religione in ambito artistico era una delle convinzioni di Savonarola.2 Giorgio Vasari3, artista e primo storico dell’arte, affermò che Sandro Botticelli4 era un grande ammiratore del frate domenicano, e addirittura che era stato lui stesso a portare i suoi dipinti di mitologia classica sul fuoco, senza preoccuparsi di bruciare la sua unica fonte di guadagno. Dopo il 1490 Botticelli cambiò i soggetti della propria pittura dedicandosi esclusivamente a temi sacri.5 Nel 1498 Savonarola fu arrestato dal risorto partito dei Medici e condannato per eresia, dopodiché venne bruciato in piazza della Signoria.2

Nella pagina a fianco: La predicazione di Savonarola (Ludwig von Langenmantel, 1879)


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ARTE RINASCIMENTALE6 L’arte di questo periodo è segnata da un risveglio del pensiero laico e umanistico, con un mutamento verso la società urbanizzata con un’economia monetaria e non più feudale. Ha inizio la formazione di una società borghese autonoma dalle strutture rurali ed ecclesiastiche con l’affermarsi di uno stato moderno. Nonostante i primi pensatori di questo periodo siano religiosi, i concetti risultano più eretici e liberi. In questo nuovo contesto storico l’uomo viene riportato al centro del mondo, attribuendo importanza al mondo naturale circostante, che l’uomo cerca di capire e sottomettere alle proprie necessità. Leonardo da Vinci rappresenta lo spirito rinascimentale proprio perché approfondisce lo studio sull’uomo e sui manufatti in grado di migliorarne la qualità della vita. Viene anche ripresa la classicità greca, con la sua filosofia e cultura, che portò gli artisti verso uno stile personale e libero, slegato dagli insegnamenti cristiani.


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Note 1. Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola (Ferrara, 1452 – Firenze, 1498) è stato un religioso e politico italiano. Appartenente all’ordine dei frati domenicani, profetizzò sciagure per Firenze e per l’Italia propugnando un modello teocratico per la Repubblica fiorentina instauratasi dopo la cacciata dei Medici. 2. Michael O’Connell, The Idolatrous Eye : Iconoclasm and Theater in EarlyModern England, Oxford University Press, Oxford, 2000 3. Giorgio Vasari - Pittore, architetto e scrittore (Arezzo 1511 - Firenze 1574). Artista manierista, fu attivo, come pittore e soprattutto come architetto, in diverse città italiane (Arezzo, Bologna, Napoli, Roma). Il nome di Vasari rimane legato però soprattutto alle grandi committenze pubbliche dei Medici a Firenze (complesso degli Uffizi) e alla raccolta delle Vite, edite la prima volta nel 1550 (Vite dei più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri), che costituiscono la prima opera moderna di storiografia artistica, nelle quali Vasari definì il canone dell’arte italiana fra Trecento e Cinquecento. 4. Botticelli, Sandro di Mariano Filipepi detto il. - Pittore (Firenze 1444 o 1445 - ivi 1510). Scolaro di Filippo Lippi, non fu insensibile al gusto della modellazione caro al Pollaiolo, come si può notare dalla sua prima opera datata: la Fortezza (1470) agli Uffizi, o nel San Sebastiano (1473; Kaiser Friedrich Mus., Berlino). Nel Ritorno di Giuditta e nel Ritrovamento del cadavere di Oloferne (Uffizi) v’è inoltre un linearismo che diviene sempre più ritmico. E il ritmo lineare si sostituirà gradatamente, come valore assoluto e originale, all’energia del Pollaiolo. Del 1477 circa è l’Adorazione dei Magi (Uffizi), ove lo stile botticelliano appare pienamente formato; e del 1480 il S. Agostino in Ognissanti, figura ricca di spiritualità. 5. Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architetti. Einaudi, Torino, 1986. 6. Ivan Synt, Il Rinascimento. www.forma-mentis.net, 2004.



1.3 CONQUISTA DEL NUOVO MONDO1 L’occupazione e colonizzazione dell’America ha avuto una grossa dimensione iconoclasta. I nuovi arrivati considerarono le immagini prodotte dagli autoctoni come idoli e come tali vennero distrutte insieme a tanti palazzi e città, fra le quali il capoluogo azteco, Tenochtitlán, con i suoi 300,000 abitanti; che nel 1521 Cortés2 rase al suolo. I conquistatori dopo aver distrutto e fatto propri i luoghi sacri degli americani, imponevano la loro divinità con l’aggiunta di elementi artistici delle culture autoctone, creando cosi un sincretismo con un potenziale tale da neutralizzare le culture presenti. Attribuendo ai popoli autoctoni i termini di primitivismo e idolatria gli Spagnoli hanno così giustificato aggressioni alla cultura materiale delle civiltà precolombiane, e hanno caratterizzato in maniera vandalica le relazioni tra loro e le società arcaiche.

Nella pagina a fianco: Massacro di Cholula (Anonimo, 1552)


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LES STATUES MEURENT AUSSI3 Questo film di Chris Marker e Alain Resnais, dell’anno 1953, analizza la disintegrazione dell’arte africana come risultato dell’imperialismo culturale del potere coloniale francese. Nel documentario, censurato in Francia per 15 anni, viene criticata la commercializzazione dell’arte africana insieme all’appropriazione occidentale. Già nel titolo del film si parla della perdita di senso che subiscono gli oggetti in questione e si propongono idee sul arte e la celebrazione della morte. Nel trascorrere del film uno dei suoi registi, Resnais, si chiede perché le arti africane vengono situate nel museo etnografico, mentre quelle assire o greche sono in mostra al Louvre. L’aspetto interessante del cortometraggio è quello che analizza il rapporto tra la vita e la morte delle sculture; queste sono vive nel periodo in cui vengono onorate e danno profitto ai loro creatori, mentre muoiono nel momento in cui vengono classificate e preservate in una scatola di vetro all’interno di un museo, non avendo più potere sulla loro cultura.


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Note 1. Dario Gamboni, The Destruction of Art: Iconoclasm and Vandalism Since the French Revolution. Reaktion Books, London, 2007. 2. Hernán Cortés Monroy Pizarro Altamirano (Medellín, 1485 – Castilleja de la Cuesta, 2 dicembre 1547) è stato un condottiero spagnolo. Abbatté l’impero azteco e lo sottomise al Regno di Spagna. 3. Emma Wilson, Alain Resnais (French Film Directors). Manchester University Press, Manchester, 2009.



1.4 RIFORMA1 La Riforma protestante iniziò nel sedicesimo secolo e portò alla frattura del cristianesimo e delle basi dalla società feudale. Il suo rappresentante principale è stato Martin Lutero2 in Germania, insieme a Giovanni Calvino e Ulrico Zwingli in Svizzera, e John Knox in Scozia. Dal punto di vista religioso, i riformatori aspiravano a modificare le strutture della Chiesa e la società secondo i principi del cristianesimo primitivo, criticando la degenerazione morale e spirituale della Chiesa. La Riforma ha avuto argomenti simili a quelli dell’iconoclastia Bizantina, caratterizzandosi però con il fatto che possiamo confrontare le due versioni in campo. Partendo dalla critica all’ Eucaristia3, i riformisti hanno proseguito per mettere in dubbio le proprietà di alcuni prototipi, come il potere miracoloso dei santi, per arrivare a concentrare i loro attacchi verso le immagini e le reliquie, considerate semplici oggetti privi di valore spirituale. Le immagini venivano spogliate dal loro valore simbolico e ridotte a valore materiale e profano sottraendo loro così qualsiasi valore spirituale. A questo si aggiunge la critica (oggi ancora presente) dell’arte come spreco economico e schiaffo alla povertà. Anche se questa iconoclastia era ufficiale il loro potenziale rivoluzionario e distruttivo è sempre stato sotto controllo dal autorità Protestante, la quale aveva un processo di selezione in base al quale sceglieva quali immagini e oggetti erano veramente pericolosi e quali no. La critica fatta da Lutero alle immagini ha liberato l’arte dalla servitù della religione, per concepirla come un’attività autonoma e, secondo Kant4 nella sua “Critica della facoltà di giudizio” (1790), di godimento disinteressato e con fine solo se stessa.

Nella pagina a fianco: L’Abbazia di Jumièges nel secolo XVIII (Louis Boudan, 1702)


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MONUMENTI IMPORTANTI CHE SUBIRONO ATTACCHI DA PARTE DEI PROTESTANTI • Nel 1562 la tomba che accoglieva il corpo di San Martino, nella Basilica di San Martino a Tours, fu incendiata in seguito è stato possibile recuperare solamente un frammento del teschio e l’osso di un braccio. Il palazzo e rimasto in piedi fino alla Rivoluzione Francese quando la navata crollò. Nel 1924 è stata compiuta la sua ricostruzione.5 • Nel 1568 la Cattedrale della Santa Croce di Orléans fu distrutta dagli Ugonotti (protestanti francesi della confessione calvinista) per essere successivamente ricostruita all’ inizio del diciassettesimo secolo. Nella seconda guerra mondiale inoltre, subì alcuni bombardamenti e ne rimase danneggiata.6 • L’Abbazia di Jumièges insieme a tutta la provincia fu devastata per mano degli Ugonotti; anche questo monastero è stato ridotto in rovine dopo la Rivoluzione Francese.7 • Nel 1568 la Cattedrale di San Pietro a Angoulême fu privata di uno dei suoi campanili.8 • La Basilica di Santa Maria Maddalena a Vézelay subì saccheggi e danneggiamenti nel 1569 per mano degli Ugonotti. Nel 1793 le sculture appartenenti al timpano furono danneggiate (Rivoluzione Francese) mentre nel 1819 la basilica fu distrutta da un fulmine caduto sulla torre di San Michele. Nel 1876 è stata restaurata e ricostruita.9 10


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L’Abbazia di Jumièges ai nostri giorni (Tango7174, 2008)

Note 1. Dario Gamboni, The Destruction of Art: Iconoclasm and Vandalism Since the French Revolution. Reaktion Books, 2007. 2. Martin Lutero, nome italianizzato di Martin Luther (Eisleben, 10 novembre 1483 – Eisleben, 18 febbraio 1546), è stato un teologo tedesco. Fu l’iniziatore della Riforma protestante, detta anche Luteranesimo. 3. Eucaristia Sacramento centrale del cristianesimo, che da un lato commemora e, secondo la dottrina cattolica e di altre confessioni cristiane, rinnova il sacrificio di Gesù Cristo, e, dall’altro, attua la comunione dei fedeli con il Redentore e tra loro. 4. Immanuel Kant, Critica della facoltà di giudizio, Einaudi, Torino, 1999. 5. Basilica di San Martino (Tours), http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_ Martino_%28Tours%29 6. Orléans Cathedral, http://en.wikipedia.org/wiki/Orl%C3%A9ans_Cathedral 7. Jumièges Abbey, http://en.wikipedia.org/wiki/Jumi%C3%A8ges_Abbey 8. Catedral de San Pedro de Angulema, http://es.wikipedia.org/wiki/Catedral_de_ San_Pedro_de_Angulema 9. Basílica de Vézelay, http://es.wikipedia.org/wiki/Bas%C3%ADlica_ de_V%C3%A9zelay 10. Abbey of la Madaleine, Vézelay, http://en.wikipedia.org/wiki/Abbey_of_la_ Madaleine,_V%C3%A9zelay



1.5 RIVOLUZIONE FRANCESE1 La rivoluzione francese fu un processo rinnovatore che mise fine al regime signorile e alla supremazia politica delle classi privilegiate dell’Antico Regime; culmina con l’acquisizione del potere politico da parte della borghesia.2 Questo processo di cambiamento durò dal 1789 fino al 1799 e la sua causa è stata l’inadeguatezza delle istituzioni sociali e politiche verso la realtà economica (le sorgenti economiche del paese erano dominate da una potente borghesia) e la diffusione dei nuovi valori ideologici dell’Illuminismo nel territorio francese insieme ai problemi finanziari e l’incomprensibile programma politico della monarchia. Tutto sommato ha portato la nobiltà alla mancanza di controllo degli avvenimenti accaduti. La rivoluzione è stata guidata da una minoranza borghese e una frazione liberale della nobiltà e il clero, e sostenuta dal proletariato urbano insieme ai contadini. Nel corso della Rivoluzione molte opere d’arte vennero distrutte sia perché raffiguravano monarchi e nobili, sia per il solo fatto di appartenere all’aristocrazia. In certe circostanze intere provincie furono private dal loro nome, come nel caso di Lyon che fu rinominata “Commune affranchie”. Allo scopo di annullare i simboli dell’Antico Regime il popolo attaccò la Bastiglia di Parigi; che era stata prigione di personaggi come Voltaire e il Marchese de Sade; fu distrutta e i suoi mattoni trasformati in “reliquie”. Per la sua imponenza la fortezza veniva considerata simbolo dell’oppressione assolutista e il suo saccheggio con conseguente distruzione viene considerata come l’immagine dell’inizio della Rivoluzione Francese (14 luglio 1789). Da questo momento, e per prima volta nella storia, l’arte inizia ad avere indipendenza dal potere; dopo la Riforma aveva già trovato libertà religiosa; che li permette di concentrarsi solo nei componenti estetici; è interessante sottolineare il fatto che da questo punto l’arte Nella pagina a fianco: La colonna Vendôme abbattuta il 16 maggio (André-Adolphe-Eugène Disdéri, 1871)


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su commissione perde pian piano prestigio, qualità e legittimità. Un termine che nasce con la Rivoluzione è quello di Patrimonio culturale per difendere gli oggetti che il popolo stava distruggendo; è cosi che si ritorna alla discussione su l’oggetto è quello che simboleggia, per esempio la Porta di Saint Denis; costruita nel 1672 a Parigi e dedicata al re Luigi XIV; è stata difesa da Jean Dusaulx3 come “un capolavoro di oreficeria del quattordicesimo secolo anche se merita l’odio dei cittadini liberi”, creandosi cosi un passaggio da strumento di dominazione a uno di istruzione, e considerandolo un opera d’arte. La Rivoluzione Francese introduce il concetto di patrimonio culturale, per tre motivi principali. Primo: per proteggere gli oggetti dalla loro distruzione; secondo: per creare uno spazio di testimonianze storiche, e terzo: per creare un luogo dove i lavori artistici potessero essere studiati ed apprezzati per il solo fatto di essere arte. Questo ultimo motivo è stato considerato da alcuni critici, per esempio Quatremère de Quincy4, come la negazione dell’arte e il segno della sua decadenza. Questo nuovo luogo pubblico (Museo) avvalora un potere che definisce e distribuisce la fruizione dell’arte da parte del pubblico; ciò genera un possibile motivo per il ricorso alla violenza verso l’arte.


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COURBET E LA COLONNA VENDÔME5 La Colonna Vendôme è alta 44 metri ed ha un diametro di 3,60 metri; si trova nel centro della piazza Vendôme di Parigi e ha avuto diversi nomi attraverso gli anni, per esempio colonna d’Austerlitz, colonna della Vittoria, e successivamente colonna della Grande Armata. Il pilastro è fatto di bronzo ed è coronato da una statua di Napoleone Bonaparte, il piedritto è una riproduzione della Colonna Traiana a Roma.6 Il posto dove ora si trova la colonna è stato precedentemente occupato da un monumento equestre con la figura del re Luigi XIV, che fu distrutto nel 1792 da parte dei Rivoluzionari Francesi. Gustave Courbet è stato un pittore francese che venne riconosciuto nel 1855 come il capo della scuola realistica per le sue “Vagliatrici di grano” (1853), nel 1870 fu membro della Comune e parte della commissione per l’inventario del Louvre. Il suo legame con la colonna risale al 14 settembre dell’anno 1870, quando scrisse su una petizione al governo della Difesa nazionale: “Monumento privo di ogni valore artistico e tendente a perpetuare, con il suo significato, le idee di guerra e di conquista respinte dal sentimento di una nazione repubblicana”.

Courbert chiede di sbullonare e riposizionare la colonna o in caso contrario prenderebbe l’iniziativa con l’aiuto del Museo dell’artiglieria; la sua petizione non ha avuto seguito a causa dell’insurrezione della Comune di Parigi, dalla quale viene dichiarato: “La Comune di Parigi considera che la colonna imperiale della place Vendôme è un monumento di barbarie, un simbolo di forza bruta e di falsa gloria, una affermazione di militarismo, una negazione del diritto internazionale, un insulto permanente dei vincitori ai vinti, un attentato continuo ad uno dei tre grandi principi della Repubblica: la fratellanza!” (12 Aprile 1871).


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Il 16 maggio 1871 una folla in festa demolisce la colonna, avvenimento per il quale il 2 settembre Courbet venne condannato dalla corte marziale di Versailles a sei mesi di carcere e al pagamento di una multa di 500 franchi. La persecuzione del pittore continua due anni dopo, quando il nuovo presidente della Francia, Patrice de MacMahon, volendo ricostruire la colonna a spese dell’artista, lo condanna al pagamento di 323.091 franchi e 91 centesimi, ragione per lo quale gli vengono confiscati tutti i beni. Per sfuggire alla rovina economica, Courbet, si esilia in Svizzera, dove il 31 dicembre 1877 muore, un giorno prima del pagamento della prima rata al governo francese.


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Note 1. Gamboni Dario, The Destruction of Art: Iconoclasm and Vandalism Since the French Revolution, Reaktion Books, London, 2007 2. Océano Uno Diccionario Enciclopedico Ilustrado. Océano, 1991. 3. Jean Joseph Dusaulx, scrittore e uomo politico francese (Chartres 1728-Parigi 1799). Illuminista e amico di Condillac e Rousseau, è ricordato per il saggio De la passion du jeu (1775), che ebbe come conseguenza, in Francia, la chiusura delle bische, e per il ruolo svolto tra le file dei girondini alla Convenzione, poi come presidente del Consiglio degli anziani, che lo portò due volte in prigione, durante il Terrore e il 17 fruttidoro. 4. Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy (Parigi, 28 ottobre 1755 – Parigi, 28 dicembre 1849) è stato un teorico dell’architettura, politico, filosofo, archeologo e critico d’arte francese. 5. Lillo Romeo, Courbet e la controversa storia della Vendôme. Rivista Nomade numero 0.6, 2012 6. Colonna Vendôme, http://it.wikipedia.org/wiki/Colonna_Vend%C3%B4me



1.6 LE GUERRE MONDIALI1 La prima guerra mondiale inizia nel 1914 dopo l’assassinio dell’ arciduca Francesco Ferdinando e si conclude nel 1918 quando la Germania firma l’armistizio, ponendo fine ai maggiori imperi che a quell’ epoca esistevano nel mondo. Più tardi nel 1939, dopo l’invasione tedesca della Polonia, inizia la seconda guerra mondiale, per concludersi nel 1945 quando, dopo il bombardamento con bombe nucleari su Hiroshima e Nagasaki, l’Imperatore Hirohito annuncia la resa incondizionata del Giappone.2 Lo sviluppo tecnico portato avanti in questo periodo consente la creazione di costruzioni senza precedenti, ma dall’altra parte distruzioni mai viste prima nella storia: modifica dei paesaggi per il traffico motorizzato, perdita di materiale archeologico per le costruzioni sotterranee, effetti dell’inquinamento atmosferico sui monumenti di pietra. Tutte queste cause sommate all’utilizzo di mezzi di distruzione di massa su obiettivi civili o meno, portò disastrose conseguenze per l’arte, sopratutto sugli oggetti inamovibili. L’attacco di bersagli artistici viene utilizzato come propaganda contro i nemici; alcuni esempi sono il bombardamento della Cattedrale di Reims in Francia nell’anno 1914 da parte dei Tedeschi; la mostra “Arte Assassinata” effettuata l’otto settembre nel Petit Palais di Parigi che condannava il vandalismo tedesco; e per ultimo il libro fotografico “La guerra contro l’arte” stampato in Italia come denuncia dei bombardamenti alleati fatti su alcuni palazzi storici delle più conosciute città italiane.3 Alcune ricostruzioni eseguite dopo le guerre sono state più distruttive che la guerra stessa, sia per l’insufficienza di fondi che per favorire una modernizzazione radicale.4 I nazisti sostennero una tradizionale iconoclastia in Germania e nei territori occupati, per esempio in Francia; con il pretesto di riutilizzare i loro materiali, una grande quantità di monumenti in metallo vennero fusi. Paragonarono l’arte alle “degenerazioni” Nella pagina a fianco: Veduta della mostra Entartete Kunst, presso l’Archäologisches Institut München (Anonimo, 1937)


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genetiche, e si opposero alle forme e agli stili autonomi dell’arte. Per giustificare ciò, rielaborarono gli scritti di Max Nordau5 nel suo “Degenerazione” (“Entartung” - 1893), in cui si esprimevano le idee contro le avanguardie europee e di Paul Schultze-Naumburg6 scritti in “Arte e Razza” (“Kunst und Rase” - 1928), nel quale si accostava l’Espressionismo moderno a persone che avevano aberrazioni fisiche o mentali; nacque cosi la teoria dell’“arte degenerata”, attraverso la quale tanti artisti vennero marcati, perseguitati, licenziati, costretti all’esilio e addirittura uccisi ed il loro lavoro venduto fuori dalla Germania o bruciato. Nel 1937 i nazisti organizzarono la mostra dell’arte tedesca (opere accettate dal regime) nella nuova Casa dell’Arte Tedesca ed in contemporanea fu aperta, nell’istituto archeologico di Monaco di Baviera, la mostra “Entartete Kunst” (“Arte Degenerata”). in questa mostra il direttore della Camera della cultura del Reich, Adolf Ziegler, espose 650 opere delle 16000 sequestrate. La mostra era divisa in varie parti, le opere considerate offensive per la religione erano presentate nella prima sala, le opere di artisti ebrei erano raccolte nella seconda stanza, mentre la terza riuniva lavori ritenuti offensivi per le donne, i soldati e i contadini tedeschi, il resto della mostra non aveva una suddivisione particolare. Le opere erano esposte di maniera caotica e in gruppi disarmonici, con commenti sarcastici e slogan dispregiativi sui muri e perfino sulle stesse opere si leggevano motti del tipo “la natura come vista da menti malate”, “Agricoltori tedeschi – punto di vista Yiddish” e “La follia diventa metodo”. La mostra ebbe grande successo con più di due milione di visite. Ziegler sequestrò anche lavori di artisti stranieri come Picasso e Mondrian, ma le opere non vennero esposte in quanto la mostra era centrata su opere tedesche.7 In questa mostra le armi iconoclaste modellate dal gruppo Dadaista si ribaltano di significato per esempio con la citazione “Nehmen Sie Dada Ernst!” (“Prendete Dada Sul Serio!”). La scultura “L’uomo nuovo” (1912) di Otto Freundlich viene scelta come immagine guida della mostra di “arte degenerata”, per il suo stile modernista e perché l’artista è ebreo. La scultura è fatta in


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gesso e si ritiene che quando la mostra si concluse, quella fu bruciata insieme a tante altre opere. Le uniche fotografie dalle quali è possibile conoscere la scultura oggigiorno sono quelle fatte dai nazisti per presentarla nel catalogo della mostra.8 La storia dell’artista è disgraziata come quella della sua opera; quando la guerra ha avuto inizio lui si trovava a Parigi dove aveva fondato la sua accademia d’arte, lì è stato subito arrestato dalle autorità francesi come nemico straniero e recluso in una serie di campi di concentramento; nel frattempo Picasso, con il quale si frequentava negli ambienti artistici parigini, riuscì ad ottenere la sua liberazione dopo un anno di reclusione; fu costretto a nascondersi quando l’armata tedesca invase la Francia, ma fu arrestato il 23 febbraio 1943 e inviato al Campo di concentramento di Majdanek, in Polonia, dove fu assassinato lo stesso giorno in cui arrivò, il 9 marzo 1943.8 Il dipinto “Self-Seer” (1910) dell’artista Austriaco Egon Schiele, che presentava uno dei suoi autoritratti doppi, fu perso dopo che il collezionista d’arte Fritz Grünbaum fu inviato al Campo di concentramento di Dachau e la sua collezione confiscata dalle autorità naziste. Questa opera fu considerata come “degenerata” ma si pensa che non sia stata distrutta.9 La “Cattedrale della Miseria Erotica”, più nota come “Merzbau” creata da Kurt Schwitters nel suo studio a partire dell’anno 1923 fino al 1937, anno in cui dovette fuggire in Norvegia, fu distrutta dai bombardamenti aerei degli alleati nel 1943, insieme alla sua casa di Waldhausenstrasse. Questa sua opera considerata dadaista era una specie di collage di oggetti riciclati, chiamato Merz, insieme a modifiche fatte sull’architettura degli spazi dello studio. Alcuni dei suoi Merz furono presentati nella mostra d’Arte Degenerata, dopodiché furono bruciati.10 Durante l’avvento del governo nazista, l’artista Otto Dix venne subito considerato come degenerato, motivo per il quale fu licenziato dal suo incarico di professore all’accademia di Dresda, il suo lavoro censurato e alcuni dei suoi dipinti presi per la mostra


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d’Arte Degenerata e successivamente bruciati. Dopo aver fatto parte attivamente alla prima guerra mondiale, divenne pacifista e attraverso i suoi quadri creò una cruda denuncia alla guerra; per esempio il suo dipinto “Der Schützengraben” (“La Trincea”) finito nel 1923, viene perseguito e censurato dai musei tedeschi, già prima del governo nazista, per la crudezza e la realtà con cui riproduce le barricate; anche questo lavoro venne presentato nella mostra d’Arte Degenerata come parte del gruppo malati mentali, perversi e antipatriottici; si pensa che sia stato rubato dopo dell’esibizione e oggi non si sa se il dipinto esista.11 L’attacco aereo effettuato dalla RAF britannica su Braunschweig, nell’ambito del ‘Operazione Uragano’, la notte del 14 ottobre 1944, ha distrutto la collezione d’arte di Otto Ralfs. In questa raccolta si trovava la “Composizione I” del 1910 di Wassily Kandinsky, primo dipinto della sua innovativa e influente ricerca nell’astrattismo; insieme alla tela dell’artista russo si trovavano lavori del prima nominato Otto Dix insieme a Alexei Jawlenski, Paul Klee, Oskar Kokoschka, László Moholy Nagy, Edvard Munch, Emil Nolde e Max Pechstein. Anche alcuni dei dipinti di questa collezione sono stati esibiti nella mostra d’Arte Degenerata, dove Kandinsky ha avuto un muro solo per lui, insieme a decorazioni che deridevano il suo lavoro.12 Nel 1919 viene fondata a Weimar la scuola Bauhaus, che sviluppa un metodo rivoluzionario che unisce l’arte e le arti decorative, dedicandosi all’architettura, l’arredamento, la tipografia e anche al teatro. Fondata da Walter Gropius, la scuola comprenderà fra i suoi membri architetti e artisti di grande livello come Laszlo Moholy-Nagy, Paul Klee, Wassily Kandinsky e Marcel Breuer.13 Ludwig Mies ven der Rohe diventa direttore della Bauhaus nel 1930, ma tre anni dopo, in seguito alla salita al potere del governo nazista, viene imposta la chiusura della scuola. Nel corso della sua corta esistenza l’istituto è riuscito a lasciare la sua impronta nel mondo artistico, del disegno industriale e dell’architettura, con un’ influenza che ancora continua.13 Per concludere con questa serie di opere perse nella guerra,


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racconterò la storia che hanno vissuto due sculture di Arno Breker; in questo caso i lavori sono stati commissionati da Adolf Hitler per la sua nuova Cancelleria del Reich a Berlino. I lavori in questione sono chiamati dall’artista “Il tedoforo” e “Il portatore di spada”, ma rinominate da Hitler come “Il Partito” e “L’Esercito”. In seguito alla presentazione delle opere, Breker viene scelto come l’artista preferito dal regime, ricevendo l’odio di molti dei suoi colleghi artisti, in particolare quelli perseguitati dai nazisti. Insieme alle sculture, l’artista tedesco crea alcuni dei bassorilievi e delle decorazioni che componevano la cancelleria; queste sono state severamente danneggiate dopo i bombardamenti degli alleati. Si pensa invece, che le sculture siano state spostate in qualche magazzino prima dell’attacco alla cancelleria, e non si sa dove si trovino attualmente.14

Visitatori nella mostra Musica Degenerata (Anonimo, 1938)


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ENTARTETE MUSIK Non solo le arti visive sono state attaccate dal regime nazista, anche un certo tipo di musica è stato perseguitato e vietato. Partendo dal Jazz quasi tutti i generi di musica contemporanea sono stati puniti, artisti come Kurt Weill, Arnold Schönberg, Alban Berg e Paul Hindemith sono stati inclusi nella mostra “Musica Degenerata” (“Entartete Musik”) tenutasi nel 1938 a Düsseldorf, come parte delle “Giornate musicali del Reich” (“Reichsmusiktage”). Anche questi musicisti hanno dovuto emigrare ed esiliarsi, per esempio quelli nominati prima, mentre altri vennero uccisi per la loro origine ebraica, come nel caso di Erwin Schulhoff e Viktor Ullmann, oppure rinchiusi in “esilio interno”.15 La componente visiva della esibizione comprendeva ritratti, caricature, fotografie, dipinti e manifesti destinati a illustrare il carattere subumano dei musicisti insieme alle loro opere; il miglior esempio è la copertina del catalogo dell’esibizione “Musica Degenerata”, nella quale viene messa in ridicolo la copertina dell’opera “Jonny spielt auf” (1925) di Ernst Krenek, e sostituito il fiore sul risvolto della giacca del sassofonista con una Stella di David.16 La Gebrauchsmusik (musica d’uso), insieme alla musica da ballo, quella popolare, le marce militari e le operette sono state promosse e prodotte dal regime, per essere classificate inoffensive e di propaganda nazista.15


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Note 1. Gamboni Dario, The Destruction of Art: Iconoclasm and Vandalism Since the French Revolution. Reaktion Books, 2007 2. Océano Uno Diccionario Enciclopedico Ilustrado. Océano, 1991 3. AA.VV., La guerra contro l’arte. Domus, 1944 4. José Naranjo Ramírez, El Palacio de Fernán Núñez: crónica de una restauración destructiva. Asociación Cultural “Los Caños Dorados” de Fernán Núñez, 2003 5. Max Nordau. - Pseudonimo dello scrittore e saggista ungherese Max Simon Südfeld (Pest 1849 - Parigi 1923). Esercitò la professione di medico dapprima in patria, poi, dal 1880, a Parigi. Di formazione positivista, scrisse saggi di critica sociale e culturale che gli valsero, per l’acume e la spregiudicatezza, notorietà internazionale: Aus dem wahren Milliardenlande (1878), Die conventionellen Lügen der Kulturmenschheit (1884), Paradoxe (1885), Die Krankheit des Jahrhunderts (1889), Entartung (1893), Drohnenschlacht (1898), Zionistische Schriften (1909). Scrisse anche liriche e drammi e collaborò a molti giornali europei. Amico e collaboratore di T. Herzl, fu dalla fine dell’Ottocento tra i pionieri e i più noti sostenitori della causa sionista. 6. Paul Schultze-Naumburg (Naumburg (Saale), 10 giugno 1869 – Jena, 19 maggio 1949) è stato un architetto tedesco. È stato uno dei critici più avversi all’architettura moderna, difensore dell’architettura neogermanica (Heimatschutzstil). Egli fu un membro dell’organizzazione chiamata Kampfbund Deutscher Architekten und Ingenieure (KDAI), un’unità di propaganda para-governativa del partito nazista. Nel 1930 chiuse la scuola aperta a Weimar a somiglianza del Bauhaus per riformarla su basi filonaziste, eliminando persino le decorazioni parietali realizzate da Oskar Schlemmer. 7. Degenerate Art Exhibition, http://en.wikipedia.org/wiki/Degenerate_Art_ Exhibition 8. Jennifer Mundy, Degenerate, Tate Publishing, London, 2013 9. Jennifer Mundy, Confiscated, Tate Publishing, London, 2013 10. Jennifer Mundy, Moving House, Tate Publishing, London, 2013 11. Jennifer Mundy, Horrors of War, Tate Publishing, London, 2013 12. Jennifer Mundy, Bombed, Tate Publishing, London, 2013 13. Magdalena Droste, Bauhaus 1919-1933. Riforma e avanguardia. Taschen, 2005 14. Jennifer Mundy, Regime Change, Tate Publishing, London, 2013 15. Degenerate Music, http://en.wikipedia.org/wiki/Degenerate_music 16. “Degenerate Music”, http://germanhistorydocs.ghi-dc.org/sub_image. cfm?image_id=2082



1.7 RIVOLUZIONE CULTURALE La Grande rivoluzione culturale proletaria si scatena in Cina, nel 1966, da Mao Tse-tung, dirigente del Partito Comunista Cinese; fu un movimento di massa scoppiato come espressione popolare e intellettuale contro la crescente egemonia della burocrazia statale nella società cinese.1 Il suo carattere distruttivo verso le antichità, i siti storici e le culture, causa la perdita e il danneggiamento di tanti artefatti e luoghi storici della Cina; questa distruzione viene giustificata con l’idea di abbandonare “i quattro vecchi”: le vecchie abitudini, i vecchi costumi, la vecchia cultura e il vecchio pensiero.2 Si pensa che nel corso del decennio rivoluzionario si svolse la più grande distruzione di artefatti storici, incomparabile con qualsiasi altro tempo o luogo della storia umana.3 La Rivoluzione Culturale è stata devastante per tante minoranze culturali presenti nello steso territorio come la Mongolia Interna, lo Xinjiang dove furono bruciate copie del Corano e dove alcune scuole delle minoranze Coreane furono distrutte; in Yunnan dove avvenne il massacro della minoranza Hui nel 1975, in Tibet dove 6000 monasteri vennero distrutti, e in Qufu, città natale di Confucio, dove le guardie rosse distrussero la maggior parte del patrimonio artistico.3 Tante usanze tradizionali vennero vietate, come per esempio l’arte del taglio della carta chiamata Jianzhi; alcune di queste tradizioni sopravvissero nelle comunità cinesi di oltremare, come per esempio Hong Kong, Taiwan e Macao.2

Nella pagina a fianco: “Distruggi il vecchio mondo, fonda un Nuovo Mondo” (Anonimo, 1967)


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Opere dei Xiamen Dada mentre bruciano dopo la mostra nel Fujian Art Museum (Anonimo, 1986)


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XIAMEN DADA4 Il gruppo che mi accingo a trattare, andrebbe inserito nella seconda parte di questa ricerca, ma ho deciso di introdurlo in questo momento per i rapporti comuni che ha con la rivoluzione culturale, sopratutto geograficamente. “Xiamen Dada” è stato un gruppo artistico fondato nel 1986 a Xiamen, in Cina, da parte di giovani artisti della città che volevano creare delle opere con una componente avanguardista che era quasi inesistente nel paese. Il principale rappresentante del gruppo era Huang Yong Ping estensore del manifesto “Xiamen Dada—yizhong houxiandai?” (“Xiamen Dada—un Tipo di Postmodernismo?”). Le loro ispirazioni erano da una parte legate all’opera di Marcel Duchamp, John Cage e Joseph Beuys, dall’ altra connesse con il Taoismo e il Buddismo Zen. Nello stesso anno in cui il gruppo viene creato, presenta la sua prima esibizione con pitture in stile moderno e oggetti ritrovati; a conclusione dell’ esibizione, il gruppo abbandona lo spazio espositivo con alcune delle opere per poi bruciarle come atto finale e creativo di una nuova opera di auto liberazione; dopo questa performance venne proibito a questi artisti di fare altri eventi pubblici.5 Il gruppo ha influenzato gli artisti dei due decenni seguenti della scena cinese contemporanea. I membri del gruppo erano il già nominato Huang Yong Ping, insieme a Cha Lixiong, Liu Yiling, Lin Chun e Jiao Yaoming; alcuni di loro operano ancor oggi nell’ambito dell’arte cinese. L’opera più rappresentativa del gruppo è “La storia della pittura cinese e la Storia dell’Arte Moderna Occidentale lavati in lavatrice per due minuti”, durante la quale il libro di Wang Bomin “Storia della pittura cinese” e il libro di Herbert Read


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“Breve storia della pittura moderna�, sono stati trasformati in una massa indistinguibile di cellulosa che rende manifeste le intenzioni del gruppo ossia, creare una relazione tra arte occidentale e arte cinese.


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Note 1. Océano Uno Diccionario Enciclopedico Ilustrado. Océano, 1991 2. Consecuencias de la Revolución Cultural, http://es.wikipedia.org/wiki/ Revoluci%C3%B3n_Cultural#Consecuencias_de_la_Revoluci.C3.B3n_Cultural 3. Gran Revolución Cultural Proletaria de China, http://www.ecured.cu/index. php/Gran_Revoluci%C3%B3n_Cultural_Proletaria_de_China#Destrucci. C3.B3n_de_antig.C3.BCedades.2C_de_sitios_hist.C3.B3ricos_y_de_culturas 4. Simina Neagu, An Erasure in three Acts: Xiamen Dada. N-Sphere Art Magazine edizione Maggio, 2010 5. “Burn the Oil Paintings” A Response to Xiamen Dada’s Burning Works, http:// www.orionnotes.com/2012/10/burn-the-oil-paintings-a-response-to-xiamendadas-burning-works/



1.8 MONUMENTI SOVIETICI1 Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale il mondo si è trovato diviso in due, tra la potenza occidentale e quella sovietica. Durante questo periodo e anche prima, a partire dalla Rivoluzione d’ottobre, il territorio controllato dall’ Unione Sovietica ha creato una immensa quantità di monumenti allegorici alla Rivoluzione e alle sue figure rappresentative. Questa massiva produzione di sculture commemorative ha generato la critica di personaggi come Lev Trotsky2, il quale ha paragonato le riproduzioni delle personalità sovietiche alla venerazione delle reliquie da parte della Chiesa d’Oriente, e una complessa discussione a partire dal 1989, dopo la caduta del Muro di Berlino e dello stato federale comunista, sul cosa fare con queste opere d’arte e se classificarle come tali. Diverse opere vennero distrutte nel periodo considerato e un fattore da prendere in considerazione, utile alla nostra trattazione è se la volontà della loro distruzione sia stata realizzata “dall’alto o dal basso”. Già nel 1956, durante l’Insurrezione Ungherese3 contro il regime sovietico, a Budapest fu abbattuto il monumento a Stalin4 con l’utilizzo di corde dopo aver tagliato le gambe con una fiamma ossidrica; in seguito a questo episodio il monumento fu trasportato davanti al Teatro Nazionale, dove fu tagliato a pezzi dopo essere stato vandalizzato; questi pezzi furono presi dalla folla come reliquie dell’evento accaduto. Nove anni dopo nello stesso posto, il potere eresse altri due monumenti, uno a Lenin5 e uno alla Repubblica dei Consigli, ma anche queste due opere, dopo quattro anni dalla caduta del muro, furono trasportate nel Parco delle Statue6 situato nella periferia di Budapest; questi monumenti furono poi sostituiti con una croce commemorativa alla distruzione della chiesa Regnum Marianum da parte del governo sovietico, operata per la costruzione del già nominato monumento a Stalin. Nella pagina a fianco: Il monumento a Lenin dello scultore Nicolai V. Tomsky (Horst Sturm, 1971)


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Un esempio “dall’alto” è quello del film presentato nell’opera del artista ucraino Mykola Ridnyj, girato nella sua città natale, Charkiv. In questo film l’artista fa vedere il lento smontaggio del monumento ai lavoratori sovietici, da parte di un gruppo di operai salariati, come parte della campagna per “purgare” la città delle reliquie del passato prima del campionato europeo di calcio del 2012. Spiegando la sua opera l’artista ha detto “I lavoratori stipendiati d’oggi s’impegnano a cancellare gli eroi del lavoro. Da lungo tempo il lavoro ha perso la sua eroicità”.7 8 9 Per concludere, approfondiamo una delle tante discussioni sui monumenti sovietici, per dare una linea generale su quelle che erano le problematiche che queste opere creavano (per la loro simbologia). Il monumento in questione è quello di Lenin in Leninplatz, ora chiamata Piazza delle Nazioni Unite, a Berlino, dove il confronto tra Est ed Ovest era più diretto.10 Quest’opera è stata creata dallo scultore per eccellenza del Unione Sovietica, Nicolai V. Tomsky11, a cui fu richiesto di creare il monumento tenendo in considerazione la piazza e i palazzi circondanti. Il monumento fu inaugurato nel 1970 per il centesimo anniversario della nascita di Lenin. La discussione inizia nel 1990 a partire da attacchi anonimi al monumento e con la creazione, su richiesta di un gruppo di studenti, di un’ associazione per promuovere un approccio critico e costruttivo verso i monumenti di tutte e due i lati dell’ ex muro. Nel frattempo viene fatta la mostra “Preservare, distruggere, cambiare?” (“Erhalten, zerstören, verändern?”) e l’artista polacco Krzysztof Wodiczko proietta pubblicamente sul monumento dei costumi che trasformano Lenin in un compratore polacco con un carrello pieno di prodotti elettronici a basso costo. Nel 1991 un’ assemblea distrettuale decide la rimozione del monumento dalla piazza; l’assemblea verrà però fermata dalla richiesta di almeno 1000 abitanti che vogliono far rimanere la scultura al suo posto; per di più la scultura a Lenin era protetta dalla legge di transizione come monumento storico.


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Ciononostante il senatore conservatore del CDU, Volker Hassemer, riesce ad avere l’appoggio della maggioranza dei partiti alla sua richiesta di far rimuovere il monumento dalla piazza. Dopo questa decisione alcuni critici d’arte, denunciarono il vuoto e il collasso visuale che la mancanza del monumento nella piazza avrebbe potuto provocare e da questa iniziativa prese avvio un’iniziativa politica concordata con alcuni abitanti di Leninplatz per portare il caso alla corte amministrativa, sottolineando il valore storico, scientifico e urbanistico del monumento. La richiesta fu respinta e dopo diversi inutili tentativi di salvare l’opera, da parte di artisti, cittadini e perfino dalla vedova di Tomsky, nel 1992 dopo un lungo processo di eliminazione, ogni traccia del monumento fu cancellata, lasciando soltanto piccole locandine, stencils e iscrizioni in difesa della sua permanenza nella piazza. Questa discussione insieme al suo risultato hanno pubblicamente dimostrato la difficoltà di accordare la conservazione del patrimonio artistico con la quotidianità della politica cittadina.

Testa del monumento a Stalin distrutto dalla folla inferocita a Budapest (Anonimo, 1956)


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“OTXARKOAGA/TARGU-JIU/HERNANI” DI ASIER MENDIZABAL12 Questa opera dell’ artista basco racconta tre storie che mostrano i meccanismi tra ideologia e modernismo astratto e il modo in cui le narrazioni intorno ad un’opera vengono rimodellate dai cambiamenti storici e politici. La prima storia, “Otxarkoaga”, racconta le vicissitudini di due busti in gesso e del loro piedistallo a copertura: gli abitanti di un quartiere popolare di Bilbao decisero di esporre in piazza due sculture in gesso di Marx e Lenin. Per preservare le opere in gesso, sia dalle intemperie atmosferiche e sia dalle “intemperanze umane” (la Guardia Civil diverse volte sparò contro le opere), costruirono una sorta di protezione in vetro antiproiettile. A maggior sicurezza delle opere, i cittadini decisero di toglierle dal loro involucro di vetro. L’artista ci fa notare la somiglianza dell’involucro vuoto con le sculture moderniste basche ed in particolare i lavori di Jorge Oteiza13.14 Nella seconda storia, “Targu-Jiu”, l’artista racconta l’evento accaduto alla “Colonna senza fine” di Brancusi15 nel villaggio rumeno di Targu Jiu. Questa scultura di grandi dimensioni divenne oggetto di una serie di attacchi violenti nel tentativo di distruggerla, da parte di un abitante del villaggio che prendendo un trattore sovietico, cercò di rovesciare il monumento, senza trovare successo. Il motivo apparente che lo spinse a questa azione radicale fu che per lui la scultura rappresentava la decadenza del gusto borghese e l’infantilismo avanguardista. Ma la realtà era che voleva venderla come rottame con lo scopo di raccogliere fondi per un festival dei Giovani Comunisti. La storia viene accompagnata da una copia in cemento della ruota di un trattore sovietico.16


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Nell’ultima storia intitolata “Hernani”, l’artista riporta un evento accaduto dopo il divieto di denominazione di un parco, con all’interno una scultura, con il nome di un combattente deceduto dell’ETA17. Il governo, oltre a negare la possibilità di battezzare il parco, decise anche la rimozione della scultura astratta di Txema Kalero, identificando anch’essa come possibile richiamo all’ETA anche se questa era stata creata come ornamento dello spazio pubblico su richiesta del governo municipale. Anche qui all’artista interessa far emergere gli errori interpretativi generati da una lettura ideologica che scambia significato (scultura moderna basca) e significante (organizzazione politica estremista).


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Note 1. Gamboni Dario, The Destruction of Art: Iconoclasm and Vandalism Since the French Revolution. Reaktion Books, 2007 2. Lev Davidovič Trockij - Pseudonimo del rivoluzionario e uomo politico russo Lejba Bronštein (Janovka, Cherson, 1879 - Coyoacán, Città di Messico, 1940). Durante la rivoluzione del 1905 presiedette il soviet di San Pietroburgo (nov.dic.). Rientrato dall’esilio nel 1917, entrò nel Partito bolscevico e prese parte alla Rivoluzione d’ottobre. Commissario del popolo agli Affari esteri, firmò la Pace di Brest-Litovsk (1918); commissario del popolo per l’Esercito e la Marina (191825), durante la guerra civile guidò l’Armata rossa. Dal 1923-24 entrò in urto con Stalin, assertore della strategia del ‘socialismo in un solo paese’, cui T. oppose quella della ‘rivoluzione permanente’. Espulso dal partito (1927) e costretto a lasciare l’URSS, fu aspro critico dello stalinismo e tentò di organizzare i comunisti antistalinisti nella Quarta Internazionale (1938). Condannato a morte in contumacia già nel 1936, nel 1940 fu ucciso in Messico da un sicario di Stalin. 3. La Rivoluzione ungherese del 1956, nota anche come insurrezione ungherese, fu una sollevazione armata di spirito anti-sovietico scaturita nell’allora Ungheria socialista che durò dal 23 ottobre al 10 - 11 novembre 1956. Inizialmente contrastata dall’ÁVH, venne alla fine duramente repressa dall’intervento armato delle truppe sovietiche. Morirono circa 2652 Ungheresi (di entrambe le parti, ovvero pro e contro la rivoluzione) e 720 soldati sovietici. I feriti furono molte migliaia e circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell’Ungheria) furono gli Ungheresi che lasciarono il proprio Paese rifugiandosi in Occidente. La rivoluzione portò a una significativa caduta del sostegno alle idee del comunismo nelle nazioni occidentali. 4. Iosif Vissarionovič Džugašvili (Gori, 5 dicembre 1878 – Mosca, 5 marzo 1953) fu un militare dittatore sovietico bolscevico conosciuto come Iosif Stalin (dal russo: “acciaio”), Segretario Generale del Partito Comunista dell’URSS e leader di tale Paese dal 1924 al 1953. 5. Lenin, pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov (Simbirsk, 22 aprile 1870 – Gorki Leninskie, 21 gennaio 1924) è stato un politico e rivoluzionario russo. Artefice della Rivoluzione russa dell’ottobre 1917, fu capo del partito bolscevico e presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo della Russia sovietica e poi dell’URSS. 6. Parco delle statue comuniste. Si trova a 10 chilometri a sud del centro di Budapest e raccoglie statue e monumenti dell’epoca comunista, tra cui statue di Marx, Lenin, Engels, Kun Béla, eroi dell’Armata Rossa tolte dalle piazze e dai luoghi pubblici di Budapest qualche anno dopo la caduta del sistema socialista. Il parco è stato aperto nel 1993.


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7. Bruce W. Ferguson, A Conversation with Krzysztof Wodiczko. Fundació Antoni Tàpies, 1992 8. Mykola Ridnyj’s Monument, http://artmuseum.pl/en/kolekcja/praca/ridnyjmykola-monument 9. Monument / Platforms - Mykola Ridnyj, http://www.mykolaridnyi.com/ works/monument-platforms 10. Platz der Vereinten Nationen, http://it.wikipedia.org/wiki/Platz_der_ Vereinten_Nationen 11. Nikolai Vasilyevich Tomsky (n. Decembre 6, 1900, a Ramushevo, governatura di Novgorod m. Novembre 22, 1984 - Mosca) è stato un pluridecorato scultore sovietico, progettista di diversi monumenti cerimoniali molto conosciuti dei tempi del Realismo Socialista. 12. Asier Mendizabal, Otxarkoaga/Targu-Jiu/Hernani. Bucharest, 2010. 13. Jorge Oteiza Enbil (Orio, 21 ottobre 1908 – San Sebastián, 9 aprile 2003) è stato uno scultore, architetto e poeta spagnolo. Fu uno dei protagonisti dell’astrattismo basco e iberico. 14. Prizemljeno - Asier Mendizabal, http://www.g-mk.hr/cgi-bin/dada/mail.cgi?fl avor=archive;list=gmkeng;id=20110916010720 15. Constantin Brâncuşi. - Scultore romeno (Hobiţa-Peştişani 1876 - Parigi 1957). Dal 1904 a Parigi, dove studiò con A. Rodin, si classificò tra i più notevoli esponenti della scultura moderna. 16. Janine DeFeo, Review: Asier Mendizabal (Raven Row), http://ceasefiremagazine. co.uk/review-asier-mendizabal-raven-row/ 17. Euskadi Ta Askatasuna (letteralmente “paese basco e libertà”), anche nota con l’acronimo di ETA, è un’organizzazione armata terroristica basco-nazionalista separatista d’ispirazione marxista-leninista il cui scopo è l’indipendenza del popolo basco.



1.9 Buddha di Bamiyan Il 21 Marzo del 2001 furono distrutti due dei più grossi monumenti storici buddisti, uno dei più recenti casi d’iconoclastia. Queste due gigantesche sculture una di 53 metri (risalente a 1500 anni fa) e una di 38 metri (risalente a 1800 anni fa) furono scavate nella pietra della montagna nel trascorso del secolo III fino al V, durante gli Imperi Kusana1 e Eftaliti2, nella città di Bamiyan che a quei tempi era uno dei principali centri religiosi, artistici e filosofici buddisti.3 Nel secolo IX ebbe inizio l’invasione islamica della zona, che cominciò a cacciare via tutti i gruppi che non fossero islamici; alcuni imperatori e capi dei gruppi islamici cercarono di distruggere queste sculture, per esempio Aurangzeb4 e Nadir Shah5, senza troppo successo e così si conservarono, fino al comparire sulla scena internazionale dei Talebani.6 Il tragico evento ebbe inizio nel Marzo 2001, quando la Corte Suprema dell’Emirato Islamico emise un Decreto che sanciva la distruzione di tutte le statue a carattere religioso presenti nel territorio dell’Afghanistan e che potessero richiamare l’idolatria praticata dagli “infedeli” in tempi passati, aggiungendo che “solo Allah l’Onnipotente merita di essere adorato, e niente o nessun altro”.3 Subito dopo diversi enti ed organizzazioni internazionali chiesero al governo afghano di sospendere la decisione iconoclasta: un esempio è quello del Metropolitan di New York che chiese l’autorizzazione di trasportare le due statue negli Stati Uniti; anche Il governo Indiano intervenne per prenderle in custodia e perfino il Pakistan, unico governo amico dei talebani, sollecitò al Mullah Omar7 di annullare la sua decisione; ma tutte queste richieste non portarono a nulla.8 Nei giorni successivi al decreto, la demolizione iniziò al suono Nella pagina a fianco: Il Grande Buddha di 53 metri di altezza (Volker Thewalt, 1974) / La distruzione delle statue di Bamiyan (CNN, 2001) / La Valle di Bamiyan distrutta dai talebani (Andrea Cucco, 2012)


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dei colpi di cannone che però non ottennero risultato e portarono i demolitori a sistemare la dinamite nei fori presenti sulla superficie delle sculture.9 In seguito alla distruzione, il Mullah Omar dichiarò perché era arrivato alla decisione di distruggere le due storiche sculture dicendo “Io non volevo distruggere i Buddha di Bamiyan. In realtà alcuni stranieri vennero da me e dissero che loro avrebbero voluto restaurare le statue che erano state lievemente danneggiate a causa delle piogge. Questo mi scandalizzò. Pensai “questa gente insensibile non ha riguardo delle migliaia di esseri umani che muoiono di fame, ma sono così preoccupati per oggetti inanimati come i Buddha”. Questo era estremamente deplorevole, e questa è la ragione per cui ne ho ordinato la distruzione. Fossero venuti per ragioni umanitarie, non ne avrei mai ordinato la distruzione”.6 Dopo la guerra contro i talebani sono stati portati avanti una serie di progetti sul cosa fare con le sculture; un gruppo tedesco ha proposto di ricostruirle entrambe, un altro progetto giapponese ha proposto di proiettare immagini laser delle statue nel loro posto, e come ultimo esempio un architetto italiano, Andrea Bruno10, ha avuto l’idea di lasciare le nicchie vuote per non dimenticare quello che è successo anni fa e valorizzare l’ambiente circostante.11


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Distruzione di siti archeologici in Iraq12 L’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti d’America (20032011), ha portato con sé una serie di perdite per l’archeologia di questo paese e del mondo, come per esempio: • Babilonia, antica città Mesopotamica, costruita circa 5000 anni fa, una delle più grandi del mondo antico e nella quale furono concepiti i principi di giustizia di Hammurabi13, ancora oggi riconosciuti; e anche dove Nabucodonosor II14 costruì una delle Sette Meraviglie del Mondo Antico: “i Giardini pensili di Babilonia”. Questa città è stata utilizzata come base militare e i veicoli pesanti hanno distrutto reliquie sepolte vicino alla superficie. Sacchetti di sabbia sono stati riempiti con terra piena di frammenti archeologici e i resti archeologici della Porta di Ishtar15 sono stati seriamente danneggiati. • La Grande Moschea di Samarra, costruita nel nono secolo, per lungo tempo la più grande moschea nel mondo, con il suo minareto chiamato torre Malwiya (un cono a spirale che è alto più di 170 metri sopra il deserto) e la sua torre che lo rende uno degli edifici più noti in Medio Oriente; nonostante le proteste espresse dagli studenti, fu occupata da tiratori statunitensi e nel 2005 fu distrutta da una bomba dei ribelli. • Nell’ antico luogo di Umm al-Aqarib, dove sono stati scoperti un palazzo e un tempio Sumero risalente a 4500 anni fa, sono stati effettuati saccheggi di fragili tavolette in argilla con caratteri cuneiformi che rivelavano importanti ragguagli della vita mesopotamica.16 Con questi recenti avvenimenti nella storia chiudo la prima parte della ricerca, per procedere ad analizzare un altro tipo di iconoclastia.


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Note 1. L’impero Kusana (I–III secolo circa) fu un’entità statuale che, al suo apice (circa 105-250), si estendeva dal Tagikistan al Mar Caspio e all’Afghanistan, fino alla valle del Gange. L’impero venne fondato dalla tribù degli Yuezhi, provenienti dall’attuale Xinjiang in Cina, forse legati ai Tocarii. Ebbero contatti diplomatici con l’Impero Romano, l’Impero Persiano e la Cina, e furono a lungo al centro degli scambi tra oriente e occidente. 2. Gli Unni bianchi o Eftaliti erano una tribù nomade che viveva tra Cina, India, Asia centrale, Pakistan. Il termine Eftaliti deriva dal greco antico, probabilmente da hayathelites (a sua volta da haital, “grande, potente” nel dialetto di Bukhara), ed era utilizzato dagli scriba persiani per indicare un impero nato nel VI secolo a Nord-Est dell’Impero persiano. Nonostante il nome Unni bianchi, etnicamente essi sono distinti dagli Unni. 3. I Buddha di Bamiyan. http://angelafortibet.wordpress.com/2011/10/08/ibuddha-di-bamiyan/ 4. Aurangzeb (Dahod 3 novembre 1618 - Ahmednagar 3 marzo 1707), noto anche come Alamgir I, fu sovrano dell’Impero Mogul dal 1658 al 1707. È una figura molto controversa nella storia dell’Asia meridionale, ed è considerato un tiranno dalla maggior parte degli indù, dai sikh e dalla maggior parte degli indiani non musulmani. 5. Nādir Shāh Afshār (anche conosciuto come Nāder Qoli Beg o Tahmāsp Qoli Khān) (novembre 1688 o 6 agosto 1692 – 19 giugno 1747) fu Shah di Persia (1736–47) e fondatore della dinastia degli Afsharidi. Dato il suo indiscusso genio militare, da alcuni storici è stato coniato il soprannome di “Napoleone di Persia” o di “Secondo Alessandro Magno”. 6. Isabella Vaj, Il cacciatore di storie. Piemme, 2013. 7. Il mullah Mohammed Omar (Nodeh, 18 maggio 1959) è un politico afghano, guida spirituale dei Talebani afghani. È stato capo di Stato dell’Afghanistan dal 1996 al 2001. 8. Carri armati e cannoni contro i Buddha di Bamiyan. LaRepubblica.it, 2 Marzo 2001 9. Andrea Cucco, La valle di Bamiyan senza i Buddha “Rimanga memoria di questo scempio”. LaRepubblica.it, 09 giugno 2012 10. Andrea Bruno (Torino, 11 gennaio 1931) è un architetto italiano di fama internazionale. Laureato il 31 luglio 1956 presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, è attivo in campo internazionale specialmente nel settore del restauro architettonico di edifici storici e di musei. 11. Bamiyan: a 10 anni dalla distruzione, i Buddha risorgono come la fenice. http:// www.turistadimestiere.com/2011/04/bamiyan-10-anni-dalla-distruzione.html


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12. Diane Tucker, Brutal Destruction Of Iraq’s Archaeological Sites Continues. Huffington Post, 21 Settembre 09. 13. Il Codice di Hammurabi, scoperto dall’archeologo francese Jacques de Morgan nell’inverno 1901-1902 fra le rovine della città di Susa, è una fra le più antiche raccolte di leggi. Si conoscono altre raccolte di leggi promulgate da re sumerici e accadici, ma non sono così ampie ed organiche. Venne stilato durante il regno del re babilonese Hammurabi (o Hammu-Rapi), che regnò dal 1792 al 1750 a.C., secondo la cronologia media. Le disposizioni di legge contenute nel Codice sono precedute da un prologo nel quale il sovrano si presenta come rispettoso della divinitá, distruttore degli empi e portatore di pace e di giustizia. 14. Nabucodonosor II fu un sovrano babilonese che regnò per 43 anni, dal 605 a.C. fino alla morte avvenuta nel 562 a.C. Secondo e più importante dei re della dinastia neo-babilonese, Nabucodonosor salì al trono alla morte del padre Nabopolassar e sottomise il regno di Giuda, deportando gli ebrei in Babilonia e distruggendo il tempio di Salomone. 15. La Porta di Ishtar era l’ottava porta della città interna di Babilonia. Fu costruita intorno al 575 a.C. per ordine di Nabucodonosor II sul lato nord della città e dedicata alla dea babilonese Ishtar. Era una porta doppia, in quanto attraversava due mura, fiancheggiata da due torri avanzate e da vani che si aprivano nell’interno delle mura stesse e che servivano da corpo di guardia; la porta principale era fiancheggiata da due porte minori, che servivano da entrate secondarie, ed era decorata con draghi e tori smaltati. 16. Geoff Emberling e Katharyn Hanson, Catastrophe! The Looting and Destruction of Iraq’s Past. The Oriental Institute of Chicago, 2008



Seconda Parte Iconoclastia contemporanea



2.1 Avanguardie storiche Le avanguardie storiche nascono con intenzioni critiche verso il periodo storico in cui si sono sviluppate. Per creare una nuova estetica, in opposizione alla situazione culturale dominante, hanno spesso cercato di fare tabula rasa con il passato attraverso tecniche innovative e distruttive, sia nell’ aspetto fisico che in quello concettuale. Presenterò di seguito i gruppi artistici dell’età contemporanea che trovo più influenti e rappresentativi in relazione alla tematica della mia ricerca. 2.1.1 Futurismo1 Questo movimento è stato il creatore principale delle teorie dell’avanguardia, a tal punto che per lungo tempo il pubblico non specializzato riconosceva gli artisti avanguardisti come futuristi. Il Futurismo è nato nel 1909, in anticipo rispetto: • Al Cubismo, nato attorno al 1908 ma riconosciuto nel 1913 per lo scritto “I Pittori Cubisti” di Apollinaire; • Al Raggismo con il manifesto del 1913 del pittore russo M. F. Larionov; • Al Vorticismo inglese fondato da Wyndham Lewis nel 1914; • Al Dadaismo, sorto a Zurigo nel 1916; • Il manifesto Suprematista di Malevich e Maiakovski del 1915; • Alla creazione di De Stijl nel 1917; • Al Surrealismo del 1924. Ma questa avanguardia non è stata soltanto anticipatrice a livello cronologico, quanto anche tecnico e teorico, dando vita a procedimenti riutilizzati dalle avanguardie successive. Tra queste: • In letteratura la scrittura automatica e aleatoria; Nella pagina a fianco: Rappresentazione di una Serata futurista con probabili caricature di Russolo e Boccioni e dell’intonarumori rapppresentato come batteria di armi da guerra, mentre i futuristi impugnano attrezzi da cucina. (Enrico Novelli, 1914)


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• Nella musica l’arte dei rumori di Luigi Russolo ha preceduto le opere di Pierre Schaeffer3 e le sperimentazioni di Edgard Varèse4 e John Cage5; • Nel cinema di avanguardia con il film “Vita Futurista”6 di Arnaldo Ginna girato a Firenze nel 1916; • Nell’architettura i disegni mai realizzati di Antonio Sant’Elia7, preannunciarono l’architettura informe e decostruttivista; • Nella pittura, l’area in cui hanno avuto maggior rilievo, con Umberto Boccioni8, Gino Severini e Carlo Carrà attraverso piani frammentati e sovrapposti, e l’immaginazione cromatica e il dinamismo ritmico di Giacomo Balla9. Il punto piú rilevante del Futurismo in relazione alla mia ricerca è stato quello di proclamare la «morte dell’arte» e predire l’annullamento dei confini tra arte e vita; i mezzi utilizzati dai futuristi furono lo scandalo, la provocazione e l’aggressione, preannunciando l’attitudine degli happening degli anni sessanta. Un esempio di queste azioni è quello effettuato da Marinetti2 sulla torre dell’Orologio di Venezia, dalla quale lanciò volantini che invitavano a rovesciare i vecchi palazzi per riempire con le macerie i canali puzzolenti della città. I maestri del pensiero di Marinetti furono Nietzsche10, dal quale prende il motto di vivere pericolosamente, il culto dell’energia e la temerarietà, Georges Sorel11 con la sua esaltazione della violenza, e Henri Bergson12 per la sua filosofia del movimento e la supremazia dell’intuizione sopra la ragione. Bergson ha avuto influenza su questa avanguardia per la sua teoria dell’interpretazione dell’ oggetto in relazione al suo ambiente circostante, presentata sul testo “Materia e Memoria” dell’anno 1897; molto importante fu anche con la sua opera “Introduzione alla Metafisica” dell’anno 1903, nella quale parla di molte immagini diverse che confluiscono in un punto dove una certa intuizione deve essere catturata anche se i diversi aspetti richiedono la stessa attenzione senza che nessuna parte sopprima l’altra; un ulteriore concetto preso da Bergson e utilizzato da Boccioni è stato quello della “durata”, ossia la realtà come divenire, intuizione


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opposta al razionalismo inteso come l’unico modo di catturare la realtà nella sua complessità e movimento. Ma il futurismo è andato oltre il bergsonismo proclamando «l’odio verso l’intelligenza in favore dell’intuizione». La guerra è stata lo scenario scelto dai futuristi per portare avanti le loro azioni. Nel 1914 Marinetti appoggiò l’ingresso dell’Italia nella guerra, e insieme a Boccioni, Sant’Elia, Russolo, Erba e Sironi partecipò all’assalto a Dosso Casino; dopodiché, Marinetti fu nominato comandante di un battaglione di carri armati. Nel corso della guerra morirono due grandi artisti futuristi: il pittore e scultore Umberto Boccioni e l’architetto Antonio Sant’Elia. Tuttavia, nonostante queste morti inutili, Marinetti mantenne la sua posizione in favore della guerra. Dopo la prima guerra, nel 1919, Marinetti insieme a Settimelli e Mario Carli fonda la squadra paramilitare di scontro “Fasci Politici Futuristi” e un mese dopo il giornale futurista e fascista “L’Ardito”. Nello stesso anno, si presentò alle elezioni politiche, e fu poi detenuto insieme ad altri fascisti per aver gettato esplosivi su un corteo Socialista e per aver partecipato all’attentato alla sede del giornale “L’Avanti”.14 Tutti i gesti trasgressivi e distruttivi del futurismo andarono d’accordo con il fascismo13 nella sua rivoltosa fase di ascesa al potere, ma non con l’ordine, l’obbedienza e la gerarchia del fascismo al potere. Durante la dittatura di Mussolini alcuni degli artisti futuristi si spostarono verso uno stile neoclassico, mentre altri collaborarono alle azioni di propaganda del potere. Si potrebbe dire che la morte dell’ idealismo da loro proclamato avvenne nel 1986 con l’apertura di una grande mostra futurista15 a Venezia, quella stessa città che Marinetti aveva proposto di distruggere.


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L’Arte dei Rumori16 Luigi Russolo è stato il primo a teorizzare e praticare l’utilizzo dei rumori in ambito musicale diventando il pioniere della musica noise17. Russolo sosteneva che la musica non doveva essere composta in maggior parte da suoni armonici e che i rumori dovevano essere l’elemento primario.18 Nel 1913 Russolo presenta pubblicamente per la prima volta al Teatro Storchi di Modena uno dei suoi intonarumori creati con la collaborazione del suo amico e pittore Ugo Piatti19. L’intonarumori era uno strumento creato dallo stesso Russolo per portare avanti la sua ricerca sui rumori: grazie a questo apparecchio il musicista era capace di controllare la lunghezza d’onda, il volume e la dinamica di diversi tipi di suoni attraverso bottoni e leve. Gli intonarumori erano fatti da una scatola parallelepipeda in legno con un megafono di metallo o cartone nel lato frontale. Nel suo interno gli intonarumori contenevano un meccanismo che attraverso ingranaggi e lastre di metallo facevano “glissare”20 corde metalliche che generavano delle note secondo le diverse tensioni create dal musicista. L’orchestra per intonarumori era composta da sei famiglie primarie di suoni: i rombi, i fischi, i bisbigli, gli stridori, i rumori ottenuti a percussione, e le voci di animali e di uomini; a partire da questo, Russolo, creò il suo primo repertorio per intonarumori che consisteva in tre brani18: 1. Risveglio di una città 2. Si pranza sulla terrazza del Kursaal 3. Convegno di automobili e aeroplani

Questi brani sono stati eseguiti per la prima volta il 21 aprile del 1914 nel Teatro Dal Verme a Milano come parte del “Gran concerto futurista”. Come abitualmente succedeva


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nelle serate futuriste, il concerto finì con una rissa generale e, come racconta Russolo nel suo libro “L’arte dei rumori”, “Il pubblico si accalcò, si ammassò nel vastissimo teatro, ma non volle udire”.21 Nel libro, sopra citato, pubblicato nel 1916, Russolo affermava come lo sviluppo musicale si stesse già spostando verso l’investigazione e la sperimentazione, incorporando suoni più dissonanti, e che ciò avrebbe condotto verso l’individuazione del suono-rumore . In questo testo introdusse inoltre un nuovo tipo di notazione musicale che individuava la caratteristica di continuità nei rumori (notazione ancora in uso tra i compositori di musica elettronica); questa nuova notazione musicale era basata su linee-note, che Russolo segnalava maggiormente per rappresentare la continuità dinamica essenziale dell’enarmonia nei passaggi tra un tono e un altro.22

Intonarumori (Anonimo, circa 1919)

Durante la sua ricerca Russolo creò, nel 1922, il “Rumorarmonio”, uno strumento che raccoglieva le capacità delle sei famiglie di Intonarumori per amplificare i suoi effetti musicali. Lo strumento poteva essere pilotato dal musicista attraverso l’utilizzo di tastiere e pedaliere. Questo strumento insieme a gli intonarumori venne utilizzato nell’ultimo concerto al pubblico di Russolo, eseguito nel 1929 per il vernissage di una esibizione di pittori futuristi dentro la “Galerie 23” a Parigi; questa esecuzione musicale venne presentata dal musicista e compositore di musica concreta, Edgard Varèse.


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Note 1. Juan José Sebreli, Las Aventuras de la Vanguardia. Sudamericana, 2000 2. Filippo Tommaso Marinetti. Scrittore, poeta, autore drammatico, organizzatore culturale, nato ad Alessandria d’Egitto il 22 dicembre 1876 e morto a Bellagio il 2 dicembre 1944. Fra i massimi esponenti del movimento futurista, si affermò come l’ideatore e il propugnatore di una nuova visione dell’arte e della cultura, in cui la presenza delle nuove tecnologie e delle nuove macchine ‒ in grado di determinare una maggiore velocità di movimento, una simultaneità spaziotemporale, un diverso rapporto dell’uomo con la realtà circostante ‒ impresse un radicale cambiamento ai termini delle questioni etiche ed estetiche. 3. Pierre Schaeffer - Compositore (Nancy 1910 - Les Milles, Bocche del Rodano, 1995). Dopo avere studiato a Parigi, ove per qualche tempo fu tecnico del suono presso l’RTF, nel 1942 fondò lo Studio d’essai di musica registrata e nel 1948 costituì il Groupe de recherches de musique concrète, cui collaborarono O. Messiaen, P. Boulez e K. Stockhausen. Inventore del phonogène, uno strumento che trasporta i suoni in tutti i registri, compose l’opera sperimentale Orphée in collaborazione con P. Henry (1953), musica strumentale e per film. 4. Edgar Varèse - Musicista (Parigi 1885 - New York 1965). Studiò alla Schola cantorum di Parigi con V. d’Indy e A. Roussel, trasferendosi nel 1907 a Berlino, dove conobbe, tra gli altri, F. Busoni, A. Schönberg, R. Strauss. Stabilitosi negli USA nel 1915, si diede a sviluppare quella sua personale ricerca nel campo degli strumenti elettronici che doveva fare di lui il nume tutelare della musica contemporanea. Tra le sue composizioni si ricordano: Hyperprism per fiati e strumenti a percussione (1923); Ecuatorial per baritono, ottoni, organo, percussioni ed eterofono Theremin (1934); Déserts, per fiati, percussioni e nastro magnetico (1950-54); Poème électronique per suoni elettronici (1958). 5. John Cage - Musicista statunitense (Los Angeles 1912 - New York 1992). Allievo di H. Cowell, di A. Schönberg e di E. Varèse, dal 1956 al 1960 ha insegnato alla New School di New York. Musicista eccentrico e ironico, si è affermato soprattutto come pianista e compositore d’avanguardia. La sua sperimentazione non si è limitata tuttavia agli strumenti, ma ha compreso i concetti stessi di suono, concerto, ecc. In particolare ha introdotto nella composizione la dimensione casuale, aleatoria. Ha scritto lavori teatrali, musiche strumentali, composizioni elettroniche, tra i quali ricordiamo: Imaginary landscape n. 1 (1939), la prima opera elettronica nella storia della musica, The seasons (1947); Concerto (1951); Variations I e II (1958-61); Etcetera, empty words (1973); Freeman études (197778). Innegabile l’influenza esercitata da C. su musicisti anche molto diversi da lui, come P. Boulez, H. Pousseur, K. Stockhausen, S. Bussotti. Tra i suoi scritti: Silence (1961, trad. it. 1971), Notations (1969). 6. Vita futurista è un film del 1916 diretto e prodotto da Arnaldo Ginna, e scritto


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dal Padre Fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti. Si tratta del primo film espressamente futurista, girato poco dopo il Manifesto della Cinematografia Futurista dello stesso anno. L’opera era concepita secondo uno schema dissacrante e innovativo, dove un gruppo di futuristi disturbava la quiete pubblica importunando i clienti dei caffè borghesi di Firenze. Il film è andato perduto e ne restano solo pochi fotogrammi. 7. Antonio Sant’Elìa - Architetto (n. Como 1888 - m. in guerra, a Monfalcone, 1916). Dopo il conseguimento, a Como, del diploma di capomastro edile (1905), seguì i corsi dell’Accademia di Brera (1909-11) e nel 1912 si laureò in architettura a Bologna. Fin dalla produzione di disegni del 1911, da cui ancora traspare la lezione di O. Wagner e della Secessione viennese, S. inizia a sviluppare una propria ricerca formale sempre più attenta ai processi di industrializzazione sensibili all’uso dei nuovi materiali edilizî (cemento armato, ferro, vetro, ecc.). Critico nei confronti del classicismo accademico e dell’art nouveau che dominavano il linguaggio architettonico italiano del periodo, i suoi disegni mostrano, di contro, una caratteristica presenza dinamica di linee oblique, forme ellittiche, torri di distribuzione e smistamento del traffico, strade su più livelli, in un ricercato rapporto tra le soluzioni volumetrico-spaziali degli edifici e la città. Ipotesi progettuali che trovarono una dimensione teorica nei due manifesti pubblicati nel 1914: il primo, intitolato Messaggio, fu scritto come presentazione dei suoi disegni in occasione della mostra a Milano del gruppo Nuove Tendenze (fondato nel 1912 con l’architetto M. Chiattone e altri letterati e artisti); il secondo è il Manifesto dell’architettura futurista con cui S. si colloca decisamente all’interno del movimento futurista di cui faceva parte dal 1912. 8. Umberto Boccióni - Pittore, scultore, scrittore d’arte (Reggio di Calabria 1882 Verona 1916). Fu dal 1901 a Roma, dove da G. Severini e G. Balla fu avviato alla conoscenza della pittura francese contemporanea. Con C. Carrà, L. Russolo, G. Balla e G. Severini firmò (1910) il manifesto dei pittori futuristi, e di quel movimento fu il teorico e il maggiore esponente artistico. A Parigi (1911) incontrò P. Picasso e G. Braque, e da quel momento tutta la sua ricerca si rivolse alla composizione della forma nello spazio per effetto del movimento, al dinamismo, all’espressione plastica degli “stati d’animo” (Gli addii; Quelli che restano; Quelli che vanno, 1911, New York, Museum of modern art). Del 1912 è il suo Manifesto tecnico della scultura futurista, del 1914 l’importante scritto Pittura scultura futuriste. Di questo periodo sono le sue esperienze nel campo della plastica (L’Antigrazioso, 1912). 9. Giacomo Balla (Torino, 18 luglio 1871 – Roma, 1º marzo 1958) è stato un pittore, scultore, scenografo e autore di “paroliberi” italiano. Fu fra i primi protagonisti del divisionismo italiano. La sua attività creativa fu molto intensa nei primi anni dieci in termini di analisi sia del dinamismo sia della luce,


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giungendo nel 1915 ad una nuova fase di ricerca pittorica fortemente sintetica. Divenne poi un esponente di spicco del Futurismo, firmando assieme a Marinetti e gli altri futuristi, i manifesti che sancivano gli aspetti teorici del movimento. Friedrich Wilhelm Nietzsche - Filosofo (Röcken, presso Lützen, 1844 - Weimar 1900). Nella sua opera convivono una violenta critica distruttiva verso il passato (la tradizione filosofica, morale e religiosa dell’Occidente da Socrate in poi) e un appassionato appello al futuro, alla creazione di un uomo nuovo capace di affrontare la tragicità della vita senza bisogno di certezze filosofiche o religiose. Le sue idee antidemocratiche e l’esaltazione della volontà di potenza ne favorirono la strumentalizzazione da parte del nazismo. Georges Sorel. Scrittore politico francese (Cherbourg, Manche, 1847-Boulognesur-Seine, Hauts-de-Seine, 1922). Ingegnere civile, dopo essersi ritirato dalla professione (1892) svolse un’intensa attività di scrittore, occupandosi di filosofia, storia, scienze sociali e politica. Dopo aver aderito al marxismo (189397), partecipò al dibattito sulla revisione della dottrina di Marx ed Engels dando un’interpretazione volontaristica e antipositivistica del socialismo. Sempre più critico verso i partiti socialisti e le loro tendenze parlamentari e riformistiche, S. compì (1905-08) un tentativo per recuperare la sostanza rivoluzionaria del socialismo, fuori della cultura positivistica della socialdemocrazia europea. Individuando nella guerra di classe il nucleo vitale del socialismo, divenne sostenitore del sindacalismo rivoluzionario ponendo al vertice dei miti rivoluzionari lo «sciopero generale», inteso come strumento di educazione e di lotta (Réflexions sur la violence, 1908). Henri-Louis Bergson (Parigi, 18 ottobre 1859 – Parigi, 4 gennaio 1941) è stato un filosofo francese. La sua opera superò le tradizioni ottocentesche dello Spiritualismo e del Positivismo ed ebbe una forte influenza nei campi della psicologia, della biologia, dell’arte, della letteratura e della teologia. Fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1927 sia «per le sue ricche e feconde idee» sia «per la brillante abilità con cui ha saputo presentarle». Il fascismo è un’ideologia politica sorta in Italia nel XX secolo per principale iniziativa di Benito Mussolini, e poi diffusasi, con caratteristiche differenti, in altri stati europei (principalmente in Spagna e Germania) e nel resto del mondo. È un movimento di carattere nazionalista, anticapitalista, autoritario e totalitario, ma tale ideologia è definita ed è interpretata come un movimento allo stesso tempo rivoluzionario e reazionario, sebbene la sua natura prevalente sia tuttora oggetto di dibattito. Avanti! Giornale socialista, fondato a Roma nel 1896. Soppresso dal fascismo nel 1926, riprese le pubblicazioni in Francia con il titolo di Nuovo A. (dal 1934). In Italia riapparve clandestinamente nel 1943 e, dopo la liberazione di Roma, in edizione quotidiana come organo del PSIUP. Nel 1947 divenne l’organo del PSI. In seguito allo scioglimento del partito ha cessato le pubblicazioni (1993).


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15. La mostra “Futurismo e Futurismi”, organizzata da Palazzo Grassi a Venezia nel 1986, ha rappresentato un momento fondamentale nella rivisitazione e rivalutazione di quel complesso fenomeno che è stato il futurismo. 16. Valerio Saggini, Intonarumori. http://www.thereminvox.com/article/ articleview/116/1/31/ 17. noise music, fa riferimento a una musica che si propone di fare del rumore un mezzo espressivo al pari di tutti gli altri suoni tonali. 18. Claudia Maina, Lo Scoppiatore. Gli Intonarumori Di Luigi Russolo. http:// www.digicult.it/it/digimag/issue-065/the-scoppiatore-the-intonarumori-byluigi-russolo/ 19. Ugo Piatti (Milano, 1888 – Milano, 1953) è stato un pittore e musicista italiano. Nei primi anni dieci si avvicina ai futuristi milanesi, collaborando con Luigi Russolo alla costruzione delle macchine intonarumori (benché nel brevetto originale figuri soltanto il nome di Russolo). Nella locandina del primo concerto di intonarumori al Teatro dal Verme di Milano nel 1914 figura il suo nome. Dopo la Prima guerra mondiale segue Filippo Tommaso Marinetti nei suoi viaggi a Londra, Parigi e Praga. 20. Glissando – Didascalia musicale: indica il passaggio più o meno rapido da una nota all’altra, senza soluzione di continuità, eseguito ad es. sulle corde degli strumenti a corda facendovi scorrere il polpastrello di un dito, e sui tasti del pianoforte facendo scivolare l’unghia del pollice. 21. Monica Sanfilippo, Ululatori, stropicciatori, ronzatori: l’orchestra futurista di Luigi Russolo. http://www.elapsus.it/home1/index.php/musica/ avanguardie/161-ululatori-stropicciatori-ronzatori-lorchestra-futurista-diluigi-russolo 22. Luigi Russolo, L’Arte dei rumori. Stampa Alternativa, 2009



2.1.2 Dadaismo1 Dieci anni dopo la pubblicazione della rivista “Poesia”2, nel 1916 nasce a Zurigo un movimento con caratteristiche provocatorie simili a quelle futuriste, ma con uno spirito totalmente opposto rispetto alla guerra. Questo gruppo di giovani, autoesiliatosi nella Svizzera per ragioni diverse - aspettando il termine di una guerra senza fine -, decise di affrontare ideologicamente il conflitto mondiale, opponendosi ad esso, creando una sorta di arte contro l’arte che metteva in discussione le basi della cosiddetta civilizzazione moderna; a partire dal linguaggio e dalla logica fino ai valori estetici; volevano infrangere i principi imposti da una cultura tradizionalista per poter guardare il mondo con occhi nuovi. Partendo dalla parola Dada per nominare le loro idee il gruppo del “Cabaret Voltaire”3 manifestava il suo segno di negazione e ribellione. I membri principali del gruppo di Zurigo erano Hans Arp4, Tristan Tzara5, Marcel Janco6, Richard Huelsenbeck7 e Hugo Ball8. Dada era contro tutte le regole e teorie, sia quelle artistiche, accademiche, logiche o universali; la sua volontà esaltava invece l’incontrollata libertà dell’individuo per ciò che è istantaneo, frutto del momento imprevedibile, senza tempo, contraddittorio, anarchico e imperfetto. Il movimento Dada fuori dalla Svizzera prese parte all’azione politica, mentre il gruppo originario rimase sempre sotto il dominio di una violenta negazione intellettuale, considerando l’arte come un prodotto di questa società e, come tale, da rinnegare. Per i dadaisti era più importante il gesto che l’opera; tuttavia tale gesto doveva essere provocatorio, contro la morale, la prudenza e le regole sociali; il mezzo scelto dai dadaisti per manifestare tali principi era quello dello scandalo. Cercando di trasformare la poesia in azione il dadaismo diventò uno stile di vita che invita gli uomini a gridare, negare e distruggere i sistemi della logica e della morale per sostenere la superiorità del caso sulla regola. Nella pagina a fianco: Der Kunstreporter (Il Critico d’Arte) (Raoul Hausmann, 1919–20)


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L’obiettivo dei dadaisti era quello di unire arte e vita e John Heartfield9 interpretò questo con i fotomontaggi antihitleriani intervenendo sulla realtà quotidiana con opere tempestive, temporanee e distribuite casualmente nello spazio, affiggendoli sui muri stradali e le vetrine. Altre tecniche utilizzate per la creazione dadaista furono10: • Il design tipografico che mescolava caratteri e punteggiature non convenzionali, stampati in orizzontale ed in verticale sullo stesso foglio con simboli tipografici scelti casualmente; • Il collage astratto con oggetti della vita quotidiana come biglietti di trasporto pubblico, calendari, carte di caramelle, opuscoli stampati, mappe e altri materiali effimeri raccolti nel corso delle uscite quotidiane dell’artista. • L’assemblaggio era un’opera tridimensionale creata con elementi raccolti durante la giornata. Come i collage dadaisti costruiti da materiali raccolti dalla vita quotidiana e incollati insieme, gli assemblaggi venivano costruiti da oggetti di uso quotidiano che venivano inchiodati, avvitati, o altrimenti fissati insieme. La gamma di oggetti utilizzati era praticamente infinita, a volte erano evocativi della guerra (medaglie militari o pistole), mentre altre erano banali pezzi di spazzatura (rottami, frammenti di porcellana, pomelli per mobili o reti metalliche). • I Readymade erano oggetti industriali di uso quotidiano che diventavano arte solo in virtù della scelta dell’artista, che li inaugurava come tali. Furono inventati da Marcel Duchamp11 con l’intenzione di verificare i limiti di ciò che si qualificava come opera d’arte. Quest’ultmo, anche se aveva già raccolto oggetti industriali nel suo studio a Parigi, fu solo a New York nel 1915 che identificò questi oggetti come una categoria dell’ arte, dando il nome inglese “Readymade” a qualsiasi oggetto acquistato o trovato, come una scultura già fatta. Aggiunse firme e titoli a oggetti domestici comuni, convertendoli in opere d’arte. Quando questi oggetti venivano modificati, per esempio disegnando dei baffi e una barbetta alla riproduzione della Gioconda, li chiamava “assistiti” o “readymade rettificati”. Il Readymade più scandaloso


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di Duchamp è stato l’orinatoio di porcellana rivoltato che intitolò “Fontana”, e che firmò come R. Mutt (un gioco di parole sul termine Armut tedesco che significa povertà); dopodiché presentò l’opera alla presunta libera giuria della mostra presso la Society of Independent Artists12; i quali rifiutarono il lavoro, generando così una campagna pubblicitaria per la difesa dell’ opera da parte dei dadaisti. • Il poema sonoro creato dall’artista e poeta tedesco Hugo Ball, nella sua ultima performance, al Cabaret Voltaire, ha segnato l’inizio di un nuovo genere variamente noto come poema sonoro, poesia senza parole, o poesia astratta. Per la loro costruzione, il linguaggio veniva suddiviso nelle sue parti astratte (sillabe e singole lettere) per poi essere riconfigurato in suoni senza senso, simile alle poesie futuriste. Le poesie simultanee, poesie in cui più lingue venivano lette insieme rendendosi incomprensibili, hanno offerto un approccio alternativo alla poesia astratta. Con la distruzione della lingua di tutti i giorni, i poemi sonori hanno rappresentato una metafora sulla distruzione causata dalla guerra ed una sottolineatura sull’inganno del linguaggio. Diffidando dei nazionalismi concorrenti che alimentavano la guerra, i dadaisti si opposero alla lingua ufficiale, indicatore primario di una identità nazionale. • L’astrazione svolse un ruolo importante nel movimento Dada dalle sue origini nel Cabaret Voltaire di Zurigo. Influenzati da Kandinsky, i dadaisti interpretarono l’astrazione come un modo per avere accesso ad una consapevolezza interiore, più istintiva. Questo rivolgimento verso l’interiore fu una svolta politicamente motivata contro la società contemporanea, un movimento verso il puro istinto di fronte alla razionalità fallita. I dadaisti abbracciarono l’astrazione attraverso qualsiasi categoria artistica, dalla poesia, alla danza fino ad altre forme di spettacolo. Come Richard Huelsenbeck descrisse: “In quel periodo, mentre ballavamo, cantavamo e recitavamo notte dopo notte, l’arte astratta è diventata l’equivalente del massimo onore”.


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• Il caso è stato utilizzato dai dadaisti nel questionare sull’insensatezza di una “ragione” che aveva portato alla guerra. Il caso e l’accidente offrivano elementi per andare al di là del controllo cosciente durante la creazione artistica. Nell’opera “La legge della probabilità,” Hans Arp scriveva: “(il caso) può essere sperimentata solo in un totale abbandono verso l’inconscio”. La creazione artistica non dipendeva dal pieno controllo dell’artista, ma invece veniva affidata ad un processo decisionale arbitrario. Utilizzare il caso come tecnica andava contro la nozione tradizionale di maestria artistica ed eccellenza tecnica che caratterizzavano le arti ufficiali. • La fotografia ai suoi albori fu considerata piu come una espressione tecnologica impossibilitata ad esprimere creatività. I dadaisti, al contrario, abbracciarono la fotografia, godendo dei suoi moderni mezzi di creazione. I loro esperimenti comprendevano l’uso delle doppie esposizioni, la prospettiva radicale, soggetti non convenzionali e fotogrammi (stampe fotografiche che registravano la posizione degli oggetti messi sulla carta fotosensibile esposta alla luce, creando alcune delle prime fotografie astratte). Man Ray13, il dadaista più impegnato nella fotografia, abbandonò del tutto la pittura, dedicando gran parte del suo lavoro, dopo il 1918, al cinema e alla fotografia. • L’overpainting, creato dal dadaista Max Ernst14 , consisteva nell’utilizzare disegni, stampe, fotografie, immagini in generale come base per la propria opera stravolgendone il senso originari. Ernst sovraverniciava o arricchiva carte da parati, lavorava a maglia e uncinetto fogli tratti da manuali d’istruzioni, da cataloghi e da vignette stampate. La sua fonte preferita era un catalogo con modelli pubblicitari per sussidi didattici del 1873, sul quale si trovavano disegni di attrezzature e diagrammi. L’artista, aggiungendo linee e aree di colore, ha oscurato la funzione originale del foglio, disorientando gli osservatori con le stesse fonti create per formare ed educare. Come esempio dell’effetto di dada sul pubblico si possono raccontare gli avvenimenti accaduti il 20 aprile 1920 per la mostra


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3. Preussischer Erzengel (L’Arcangelo Prussiano) (John Heartfield, ricostruzione del 2004) 4. Bicycle Wheel (Ruota di bicicleta) (Marcel Duchamp, 1913)

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5. Rayograph (Man Ray, 1923) 6. Foglio di prova per la proiezione dell’antologia Dadaco con il testo “Karawane” di Hugo Ball e riproduzione di una fotografia del 1919 (a cura di George Grosz e John Heartfield, 1919)

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Hans Arp, Tristan Tzara e Hans Richter a Zurigo (Anonimo, 1917-18)


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del gruppo dada tedesco organizzato da Max Ernst, Hans Arp e Johannes Baargeld15. Per entrare nello spazio dell’esibizione si doveva attraversare le latrine di una birreria, dopodiché gli spettatori si trovavano al cospetto di una ragazza vestita da prima comunione recitante versi osceni; nel centro dello spazio si trovava un oggetto di legno attaccato a una catena alla quale era attaccata un’ascia. Ernst invitava il pubblico a prendere l’ascia e distruggere l’oggetto come conclusione della sua opera . Baargeld presentava la sua opera costituita da un acquario pieno di liquido rosso sul cui fondo ondeggiavano dei capelli di donna. Circondavano lo spazio fotomontaggi appesi alle pareti rappresentanti soggetti sacrileghi, scandalosi e sessuali. La mostra si concluse quando il pubblico arrabbiato devastò il locale rovinando le opere; ciò portò all’intervento delle autorità che chiusero la mostra.16 Un antecedente a questo evento fu quello dell’affresco dipinto da Arp all’ingresso di una nuova scuola a Zurigo; Il preside di una scuola femminile, chiese a Arp e Otto van Rees17 di creare delle opere per l’esterno della sua nuova scuola. Gli artisti crearono due affreschi astratti posizionati sopra i due ingressi della scuola. I genitori delle studentesse rimasero interdetti e indignati per il carattere astratto e ordinarono che gli affreschi fossero ridipinti con immagini più appropriate. La loro richiesta venne eseguita, e il lavoro di Arp e Van Rees morì sotto il nuovo “Mamme, che prendono i loro bimbi per mano”.16 Il movimento dada, seguendo la sua logica ispiratrice, negli anni si sciolse in altro. Nel 1923 André Breton18 lasciò il movimento per proseguire con approccio più positivo dando vita ad un nuovo movimento: il Surrealismo19.


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Jacques Vaché Nato a Lorient, Francia, il 7 settembre del 1895, Vaché è stato una delle influenze più forti su Duchamp e sopratutto su Breton, per la sua indipendenza di pensiero e azione, adottata da loro come simbolo e modello. L’unico testo lasciato dallo scrittore sono le sue “Lettere di guerra”, scritte durante il servizio di guerra. Nei suoi testi si nota un forte umorismo e un utilizzo “errato” della lingua, modalità di scrittura ripresa e perfezionata negli anni successivi dal Surrealismo.20 Ma più che i suoi testi, sono state le sue azioni e il suo stile di vita che hanno avuto peso sul Dadaismo, e dopo nel Surrealismo, puntando sull’importanza dei gesti di protesta. Così racconta Breton: “Vaché contrappone un’altra forma di disobbedienza, che si potrebbe chiamare la diserzione all’interno di se stessi. Non si tratta più del disfattismo alla Rimbaud21 del 1870-71, ma è un partito preso di indifferenza totale, preoccupato solo di non servire a nulla, di disservire con zelo. Atteggiamento individualista ad oltranza”.22 Sono stati due gli eventi che hanno marcato il suo atteggiamento e stile di vita nella memoria dei suoi successori: l’intervento dopo il primo atto del dramma “Les Mammelles de Tirésias” di Apollinaire23, nel quale, vestito da ufficiale inglese e con una pistola in pugno, minacciò il pubblico di sparare perché lo scandalo della rappresentazione lo aveva prodigiosamente eccitato ma in realtà il dramma surrealista non piaceva a Vaché, che anzi trovava l’opera troppo letteraria; il secondo e ultimo episodio è stata la sua morte, apparentemente accidentale, insieme al amico Bonnet per un’overdose di oppio dopo aver affermato: “Morirò quando io vorrò morire... Ma allora morirò con qualcun altro. Morire soli è troppo noioso... Preferibilmente con uno dei miei migliori amici”.24


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Note 1. De Micheli Mario, Le avanguardie artistiche del Novecento. Feltrinelli, 2008. 2. Poesia. Rivista mensile, fondata e diretta da F.T. Marinetti, pubblicata a Milano (1905-09). Pur ospitando G. Pascoli e G. D’Annunzio, si distinse fin da principio, con iniziative come l’inchiesta sul verso libero in Italia (1905), per una volontà d’innovazione che sarebbe approdata all’aperta adesione al futurismo, con la pubblicazione dei relativi manifesti letterari e la collaborazione di L. Folgore, G.P. Lucini, C. Govoni e A. Palazzeschi. 3. Il cabaret Voltaire è un locale d’intrattenimento con intenzioni artistiche e politiche sperimentali, fondato a Zurigo il 5 febbraio 1916 dal regista teatrale Hugo Ball e da Emmy Hennings. È considerato universalmente la culla del dadaismo, movimento di rottura e rinnovamento delle logiche artistiche tradizionali. 4. Hans Jean Arp (Strasburgo, 16 settembre 1887 – Basilea, 7 giugno 1966) è stato un pittore, scultore e poeta francese. Mantenne sempre l’interesse per la ricerca di “forme neutre”, elaborate in senso architettonico. 5. Tristan Tzara - Pseudonimo del poeta francese di origine romena Samuel Rosenstock (Moinesti 1896 - Parigi 1963). Esordì giovanissimo con versi in lingua romena ispirati al simbolismo, quindi si trasferì a Zurigo dove, al Cabaret Voltaire, fondò nel 1916 il dadaismo, che illustrò con il dramma “antipoetico” La première aventure céleste de M. Antipyrine (1916) e con la raccolta di versi 25 Poèmes (1918). 6. Marcel Janco (Bucarest, 24 maggio 1895 – Tel Aviv, 21 aprile 1984) è stato un pittore rumeno. Fu anche architetto, teorico dell’arte e promotore culturale, conosciuto come uno dei fondatori del Dadaismo ed uno dei principali esponenti del Costruttivismo in Europa orientale. 7. Richard Huelsenbeck (23 aprile 1892 – 20 aprile 1974) è stato uno scrittore tedesco, massimo esponente del Dadaismo in letteratura. Nel 1918 fu l’autore del manifesto dadaista, firmato da tutti i maggiori esponenti del movimento, sia artistico, che letterario che di pensiero. 8. Hugo Ball - Scrittore tedesco (Pirmasens 1886 - Sant’Abbondio di Lugano 1926). Fondò (1916) con Emmy Hennings a Zurigo il Cabaret Voltaire, e con T. Tzara iniziò il movimento dadaista, da cui poi (1917) si staccò, postulando un ritorno all’ordine e rientrando nella Chiesa cattolica. Scrisse: Zur Kritik der deutschen Intelligenz (1919); Byzantinisches Christentum (1923); Die Flucht aus der Zeit, autobiografico (1927). 9. John Heartfield anglicizzazione di Helmut Herzfeld - Designer e pubblicista tedesco (Berlino 1891 - ivi 1968). Inventore (1919) e tra i massimi artisti del fotomontaggio, fu amico di G. Grosz, e con lui fondò il giornale Neue Jugend;


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nella sua successiva e intensa attività editoriale introdusse rilevanti innovazioni tipografiche, quali la fotografia nelle illustrazioni di copertina. Figura di spicco del dadaismo berlinese, eseguì scenografie per M. Reinhardt e produsse alcuni eccellenti manifesti per il partito comunista, cui era iscritto. National Gallery of Art Washington DC, Dada techniques, http://www.nga. gov/exhibitions/2006/dada/techniques/index.shtm Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968) è stato un pittore, scultore e scacchista francese naturalizzato statunitense nel 1955. Considerato fra i più importanti e influenti artisti del XX secolo, nella sua lunga attività si occupò di pittura (attraversando le correnti del fauvismo e del cubismo), fu animatore del dadaismo e del surrealismo, e diede poi inizio all’arte concettuale, ideando il ready-made e l’assemblaggio. Society Of Independent Artists. Organizzazione costituita a New York nel dicembre del 1916 al posto della Association of American Painters and Sculptors che venne sciolta -a obiettivo raggiunto -dopo l’allestimento dell’ Armory Show nel 1913. Lo scopo della Society era quello di dare agli artisti innovatori l’opportunità di mostrare le loro opere in esposizioni annuali in antitesi con la conservatrice National Academy of Design. Queste mostre erano organizzate sul modello francese del Salon des Indépendants, senza giuria né premi, dando a chiunque la possibilità di esporre dietro pagamento di una modesta quota. Man-Ray - Pseudonimo del pittore, fotografo e regista statunitense Emmanuel Radinski (Filadelfia 1890 - Parigi 1976). Tra i protagonisti del dadaismo a New York, si trasferì a Parigi nel 1921, dove si unì agli artisti dada e surrealisti, mantenendo costante, nei diversi ambiti, la ricerca e la sperimentazione di tecniche innovative che esaltassero le potenzialità espressive dei materiali e dei mezzi prescelti (Rayographs, collage, solarizzazioni). Tra le opere: Revolving doors (1916-17), Venus restaurée (1936), La voie lactée (1974). Max Ernst - Pittore e scultore tedesco (Brühl, Colonia, 1891 - Parigi 1976). Importante esponente del movimento surrealista: dalla commistione di immagine e parola poetica negli esperimenti di ‘scrittura automatica’ nacquero i suoi collages e i romanzi-collage (La femme 100 têtes, 1929; Une semaine de bonté, 1934), tra le opere più rappresentative delle teorie dell’arte surrealista. Produsse anche sculture (Capricorne, 1948) e objects trouvés erealizzò composizioni e paesaggi fantastici. Johannes Theodor Baargeld, pseudonimo di Alfred Emanuel Ferdinand Grünwald (Stettino, 9 ottobre 1892 – Chamonix, 18 agosto 1927), è stato un artista e scrittore tedesco. Nel 1919 fondò, a Colonia in Germania insieme a Hans Arp e Max Ernst, il gruppo dadaista Dada W/3 (Dada Weststupidien 3). Hans Richter, Dada. Art and Anti-Art. Thames & Hudson, 2007 Otto van Rees (Friburgo, 20 aprile 1884 - Utrecht, 19 maggio 1957). Nel 1904 si


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trasferisce a Parigi, per poi stavilirsi a Humbert dove crea il suo studio. Creo dipinti, acqueforti e litografie. André Breton - Scrittore francese (Tinchebray, Orne, 1896 - Parigi 1966). Nell’opera poetica e nella critica letteraria fu con G. Apollinaire, L. Aragon e altri iniziatore del surrealismo, di cui fu a lungo l’animatore, opponendosi all’identificazione del movimento surrealista col comunismo, al quale egli aveva aderito (1927), per distaccarsene nel 1935. Il surrealismo è un movimento culturale molto diffuso nella cultura del novecento che nasce come evoluzione del Dadaismo. Ha coinvolto tutte le arti visive, anche letteratura e cinema, quest’ultimo nato negli anni venti a Parigi, dove, nel 1925 è stata allestita la prima mostra del movimento. Antonio Della Rocca, Jacques Vaché, http://adierre.wordpress.com/2008/11/27/ jacques-vache/ Jean-Nicolas-Arthur Rimbaud - Poeta francese (Charleville 1854 - Marsiglia 1891) Considerato l’incarnazione del poeta maledetto, nacque a in una tipica famiglia borghese. Educato in famiglia ed a scuola secondo gli schemi più tradizionali, si segnalò per la straordinaria precocità intellettuale componendo versi sin dall’età di dieci anni; a 16 anni rifiutò di colpo tutti gli schemi secondo cui era stato educato, fuggì ripetutamente di casa, cominciò il suo vagabondaggio: visse tra esperienze di ogni genere, senza escludere alcol, droga e carcere. Jacques Vaché (1896-1918), http://www.noveporte.it/dandy/dandies/vache. htm Le mammelle di Tiresia è un dramma «surrealista», in due atti e un prologo, di Guillaume Apollinaire, messo in scena per la prima volta al teatro Maubel il 24 giugno del 1917 con la regia di Pierre Albert-Birot. Nella prefazione, l’autore confessa che l’opera è stata composta già nel 1903, ad eccezione del prologo e dell’ultima scena del secondo atto. Jacques Vaché, traducción de Carlos Manzano, Cartas de guerra, precedido y seguido de cuatro ensayos de André Breton. Anagrama, 1974



2.2 Neo-avanguarie In seguito alle avanguardie storiche che stabilirono delle nuove regole, o anzi le annullarono, si avviò un processo di creazione e sviluppo di diverse correnti artistiche con nuove metodologie e concetti; processo che continua fino ai nostri giorni. Introdurrò in questa parte della mia investigazione gli artisti, gruppi o movimenti che ritengo più importanti e illustrativi riguardo all’ argomento della mia ricerca nel secondo dopoguerra. 2.2.1 Situazionismo1 La prima corrente di neoavanguardia, o l’ultima avanguardia storica, è nata nel 1957 con il nome “Internazionale Situazionista”. Questo movimento era interessato alla critica del linguaggio attraverso sistemi e strategie precise2. Questo nuovo gruppo nacque dall’ unione tra l’Internazionale Lettrista, il Movimento internazionale per una bauhaus immaginista, e il Comitato psicogeografico di Londra. I suoi principali esponenti furono Guy Debord3 con le sue teorie e Giuseppe Pinot-Gallizio4 con le sue pitture industriali. Il suo punto di partenza più forte fu la creazione di una serie di terminologie, per distruggere il senso dominante di altre parole nel mondo del linguaggio; questo vocabolario era composto da parole come5: • Situazione costruita: Momento della vita, concretamente e deliberatamente costruito mediante l’organizzazione collettiva di un ambiente unitario e di un gioco di avvenimenti. • Situazionista: Colui che si adopera a costruire delle situazioni. Membro dell’Internazionale situazionista. Nella pagina a fianco: Esempio di psicogeografia su The Naked City (La città nuda) (Guy Debord, 1958)


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• Situazionismo: Vocabolo privo di senso. Non esiste situazionismo, ciò che significherebbe una dottrina di interpretazione dei fatti esistenti. La nozione di situazionismo è evidentemente concepita dagli antisituazionisti. • Psicogeografia: Studio degli effetti precisi dell’ambiente geografico, disposto coscientemente o meno, che agisce direttamente sul comportamento affettivo degli individui. • Psicogeografico: Ciò che manifesta l’azione diretta dell’ambiente geografico sull’affettività. • Psicogeografo: Colui che ricerca e trasmette le realtà psicogeografiche. • Deriva: Modo di comportamento sperimentale legato alle condizioni della società urbana: tecnica di passaggio frettoloso attraverso vari ambienti. Si dice anche, più particolarmente, per designare la durata di un esercizio continuo di questa esperienza. • Urbanismo unitario: Teoria dell’impiego di insieme delle arti e tecniche che concorrono alla costruzione integrale di un ambiente in legame dinamico con esperienze di comportamento. • Détournement: Si impiega per abbreviazione della formula: détournement di elementi estetici precostituiti. Integrazione di produzioni attuali o passate delle arti in una costruzione superiore dell’ambiente. In questo senso, non può esserci pittura o musica situazionista, ma un uso situazionista di questi mezzi. In un senso più primitivo, il détournement all’interno delle antiche sfere culturali è un metodo di propaganda, che testimonia l’usura e la perdita d’importanza di tali sfere. • Cultura: Riflesso e prefigurazione, in ogni momento storico, delle possibilità di organizzazione della vita quotidiana; il complesso dell’estetica, dei sentimenti e dei costumi, tramite cui una collettività reagisce sulla vita che le è obiettivamente data dalla sua economia. (Noi definiamo questo termine soltanto nella prospettiva della creazione dei valori, non in quella del loro insegnamento.) • Decomposizione: Processo per cui le forme culturali tradizionali si sono autodistrutte, sotto l’effetto dell’apparizione di mezzi


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superiori di dominio della natura, che permettono ed esigono delle costruzioni culturali superiori. Si distingue tra una fase attiva della decomposizione, demolizione effettiva delle vecchie sovrastrutture (che cessa verso il 1930), e una fase di ripetizione, che domina da allora. Il ritardo nel passaggio dalla decomposizione a nuove costruzioni è legato al ritardo nella liquidazione rivoluzionaria del capitalismo.

Le definizioni sono state prese da “Internazionale situazionista 1958-69”, traduzione di Mario Lippolis, Nautilus, Torino 1994

Tutti questi termini sono stati utilizzati dai situazionisti sempre con un atteggiamento ludico e costruttivo. Altre caratteristiche del gruppo sono state il no-copyright dei suoi testi e il décollage6 in seguito riutilizzato da Wolf Vostell7 e da Mimmo Rotella. Il gruppo creò le basi teoriche per la sua arte partendo dalla città come laboratorio sperimentale, fino ad arrivare alla pittura industriale, opera realizzata su tela con inchiostri tipografici, resine e solventi. Quest’ultima era il risultato di una relazione fra creatività e serialità, dipinta a modo di détournement su rotoli di tela vendibili al metro; la tela così prodotta metteva in discussione il concetto di autore e di valore artistico. Tra le più note opere situazioniste vale la pena ricordare la “Caverna dell’antimateria”, che portò tra l’altro il gruppo alla sua rottura. L’opera, presentata nell’aprile del 1959 a Parigi come una delle prime opere ambientali, consisteva nel coprire tutti i muri della galleria con dei rotoli di pittura industriale. Il lavoro venne criticato da Debord per il fatto di essere esposta all’interno di un sistema mercantile e di non essere una pittura effettivamente industriale. Le ultime opere situazioniste, create dopo questa divisione interna, furono per lo più modelli utopistici di città riservate e case labirinto, che cercavano di mettere in azione le teorie di urbanesimo unitario create dal gruppo.


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“.walk” di socialfiction.org (Wilfried Houjebek)8 Questo net-artist dedica le sue ricerche alla continuazione delle esplorazioni psicogeografiche attraverso software. Con quest’opera socialfiction.org crea delle istruzioni per muoversi a piedi dentro una città; tali istruzioni vengono fornite da un software attraverso qualsiasi semplice computer. Un esempio delle istruzioni è il seguente: //Classic.walk Repeat [ 1 st street left 2 nd street right 2 nd street left ]

Berlin walk, walkion (Wilfried Hou Je Be/socialfiction.org, 2004)

In questa maniera il software spiega, con lo stile di deriva situazionista, come muoversi in qualsiasi città facendo diventare il luogo stesso una sorta di hardware da utilizzare attraverso questo “walkware”.9


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Note 1. Poli Francesco, (a cura di), Arte contemporanea. Le ricerche internazionali dalla fine degli anni 50 a oggi, Electa, Milano, 2011 2. Chris Younès, Resistenze urbane creatrici passando per l’Internazionale Situazionista, http://www.undo.net/it/magazines/1332427537 3. Guy-Ernst Debord (Parigi, 28 dicembre 1931 – Champot/Bellevue-laMontagne, 30 novembre 1994) scrittore, regista e filosofo francese, fu tra i fondatori dell’Internazionale Situazionista. È noto soprattutto per la sua opera La società dello spettacolo del 1967, in cui critica la società odierna basata sulle merci, sul consumo, sullo spettacolo e da cui in seguito trasse il film omonimo. 4. Pinot Gallìzio - Pittore italiano (Alba 1902 - ivi 1964). Autodidatta, dopo un esordio d’ispirazione realista, sensibile alle suggestioni del gruppo COBRA, si orientò verso soluzioni astratte. In contatto con A. Jorn ed E. Baj, nel 1955 allestì, nella propria casa ad Alba, il Laboratorio sperimentale per un Bauhaus immaginista, denominato, in seguito (1957), Laboratorio sperimentale dell’Internazionale Situazionista. 5. Mario Lippolis, Internazionale situazionista 1958-69. Nautilus, 1994 6. Il décollage è una tecnica artistica che consiste nel procedimento opposto al collage. Invece di aggiungere degli elementi all’opera, si parte da un oggetto artistico dal quale vengono staccate delle parti. 7. Wolf Vostell - Pittore, scultore e videoartista tedesco (Leverkusen 1932 Berlino 1998). V- fu tra i maggiori protagonisti del movimento Fluxus. Uno spirito ribelle e un forte impegno traspaiono dalla sua opera, che affronta i temi dominanti della società contemporanea, dal consumismo ai mass media, dalla sovversione politica al caos, alla distruzione. 8. Tjark Ihmels, socialfiction.org «dot.walk», http://www.medienkunstnetz.de/ works/dot-walk/ 9. Florian Cramer, .walk by socialfiction.org, http://runme.org/feature/ read/+dot-walk/+31/



2.2.2 Jean Tinguely1 Questo artista, nato nel 1925 in Svizzera, ha creato le sue opere scultoree chiamate “Méta-mécaniques” riunendo insieme idee dadaiste e arte cinetica. Il suo lavoro era incentrato nell’ ironizzare la sovrapproduzione insensata di beni materiali da parte della società industriale avanzata, attraverso la creazione di sculture viventi con frammenti metallici di cose fuori uso, sfasciate e ridotte a pezzi.2 Tinguely aveva iniziato la sua carriera artistica non solo come scultore ma anche come pittore. Tuttavia decise presto di spostarsi definitivamente sulla scultura, dichiarando che l’unica cosa certa e stabile nel mondo è il movimento, lo spostamento perpetuo e il cambiamento, qualità che non trovava presente nella pittura. L’artista svizzero venne influenzato sopratutto da due idee principali proposte da Duchamp: prima il caso nella creazione artistica, e secondo il gesto di fronte a un mondo privo di senso. Inoltre fu autore delle “Meta-Matics”, macchine per dipingere, come critica alla veloce assimilazione dell’ espressionismo astratto da parte delle accademie e il mercato dell’arte. Queste macchine invitavano il pubblico a creare le proprie opere d’arte astratte. Umorismo e provocazione sono state la cifra delle sue opere. Le macchine di Tinguely sembravano costruite in modo primitivo, e con le loro azioni di digerire, vomitare, schiacciare, dipingere, emettere rumori, emanare odori e distruggere se stesse, creavano una parodia del comportamento umano. L’interesse dell’ artista per le immagini in movimento, che costantemente modificano se stesse, lo portò a creare diverse opere significative; ne prenderò in esempio due: la prima è quella più famosa della sua carriera, “Homage to New York”, esposta per la prima e ultima volta nel 1960 dentro i giardini del MoMA3 a New York. L’opera era basata su una macchina-scultura che doveva autodistruggere se stesa, l’obbiettivo è stato raggiunto in parte, visto che le fiamme hanno dovuto essere spente dai vigili del fuoco. Nella pagina a fianco: Schizzo per Homage to New York (Jean Tinguely, 1960)


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L’autodistruzione è stata riproposta dall’ artista due anni dopo nel deserto di Las Vegas, quando di fronte al pubblico ha fatto esplodere la sua “Etude pour un fin du monde n°2”: questa volta con risultati positivi, la scultura è stata totalmente distrutta da se stessa. Durante la sua carriera l’artista ha preso parte alla creazione dei Nouveaux Réalistes, gruppo che attraverso oggetti di uso quotidiano creava opere d’arte, attribuendo a questi oggetti una nuova funzione estetica. Per il decimo anniversario del gruppo creò “La Vittoria” davanti al Duomo di Milano, un colossale fallo di otto metri di altezza che si autodistruggeva lentamente in una serie spettacolare di fuochi d’artificio.4

Fotografie dell’installazione “To Dust” (Jonathan Schipper, 2012)



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Due opere di Jonathan Schipper5 Questo artista americano contemporaneo, nato in California nel 1973, incentra la sua ricerca nelle creazioni di macchinari meccanici impegnati in azioni distruttive di oggetti che si richiamano all’arte classica o alla cultura popolare di massa. Secondo Schipper le sue opere emanano la stessa emozione che si ha guardando un pezzo di legno che brucia, con il lento fascino della sua decomposizione; per lui è una sensazione molto profonda vedere il passaggio della materia da uno stato all’altro, metafora di un percorso che tutti nella nostra esistenza dobbiamo affrontare. Nella sua opera “To Dust” l’artista appende due sculture classiche ad un meccanismo che li macina grazie ad un delicato sfregamento. Questo macchinario continuerà a polverizzare le sculture per molti anni, creando delle nuove forme inimmaginabili.6 Come parte delle sue lente autodistruzioni Schipper realizza “Slow Inevitable Death of American Muscle”, una scultura in cui due automobili avanzano lentamente una verso l’altra per periodi che variano dai sei giorni ai tre mesi. Simulando un incidente frontale di automobili che potrebbe richiedere una frazione di secondo, l’artista cambia la natura dell’evento nella sua componente newtoniana, creando un passaggio da condizioni pericolose a sicure e da un evento spettacolare crea un’azione quasi statica.


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Note 1. Jean Tinguely, Tinguely: The Tate Gallery London 8 September-28 November 1982. Tate Gallery Publications Department, 1982. 2. Collection Online: Jean Tinguely, http://www.guggenheim.org/new-york/ collections/collection-online/artists/bios/1004 3. Il Museum of Modern Art (MoMA) è un importante museo che si trova a Midtown Manhattan a New York, sulla 53ª strada, tra la Quinta e la Sesta Avenue. Ha avuto una straordinaria importanza per lo sviluppo e dell’arte moderna ed è stato spesso considerato il principale museo d’arte moderna del mondo. 4. Laird Di Michèle, traduzione di Sonia Fenazzi, Tinguely sotto una luce nuova, http://www.swissinfo.ch/ita/cultura/Tinguely_sotto_una_luce_nuova. html?cid=33964312 5. Jonathan Smith, Jonathan Schipper fa ballare le sculture a suon di Slayer, http://www.vice.com/it/read/jonathan-schipper-fa-ballare-le-sculture-asuon-di-slayer 6. Danny Olda, Jonathan Schipper’s Sculptures Slowly Destroy One Another, http://beautifuldecay.com/2012/12/17/jonathan-schippers-sculptures-slowlydestroy-one-another/



2.2.3 Arte concettuale1 Questo termine viene attribuito all’arte contemporanea per la prima volta negli anni sessanta dall’artista Joseph Kosuth2, per riferirsi a un arte basata sulle idee e non sulla estetica. L’opera con cui cercherà di rappresentare questa nuova arte è “Una e tre sedie” consistente nel presentare una sedia vera, una fotografia della sedia e una riproduzione della definizione di sedia scritta nel dizionario, portando lo spettatore a un’analisi semiotica e logica dell’opera. Questo momento nella storia dell’arte può essere identificato come il punto più alto nel processo teso a staccare il concetto d’arte dal oggetto e il manufatto, dando maggior valore ai concetti e alle idee. L’oggetto o la sua assenza, è un veicolo e un diffusore di concetti e idee. Anche quest’arte parte da concetti duchampiani riallacciandosi al lato più letterario e metaforico delle opere dell’artista francese. Come anticipatore di questa corrente, possiamo citare Yves 3 Klein con le sue opere immateriali che consistevano nel vendere spazi vuoti in cambio di oro puro, e che poi lui gettava nella Senna per bilanciare e restituire valore all’opera, o nella creazione di documenti che attestavano la sensibilità pittorica immateriale di una zona. Piero Manzoni4 con le sue linee sigillate in astucci, il suo “Zoccolo del mondo” (piedistallo capovolto su cui idealmente poggia il mondo trasformato così in opera d’arte), i suoi certificati che attribuivano a singoli individui uno statuto artistico permanente o temporaneo e la sua opera più conosciuta, “Merda d’Artista”, che Manzoni vendeva in barattoli; e Robert Morris5 con il suo “Statement of aesthetic withdrawal” un documento che toglie il valore artistico di un opera precedentemente creata da lui.6 Sono state tante le opere create in questo periodo e alcune saranno presentate nei capitoli successivi in relazione alla presentazione di filoni e gruppi ad hoc. A coronamento della Nella pagina a fianco: Cremation Project (John Baldessari, 1970)


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presentazione di questo capitolo, ho individuato alcune opere specifiche. L’artista John Latham7, realizzò con la sua “Still and Chew”, una forma di protesta contro il perdurare negli anni degli insegnamenti tratti dal libro “Arte e Cultura” del critico Clement Greenberg8. Nella scuola dove lavorava, prese il libro dalla biblioteca e con l’aiuto dei suoi studenti, masticarono le pagine per poi dissolverlo in acido, imbottigliarlo, etichettarlo e riportare l’opera, completamente trasformata, nella biblioteca.

Certificato di Zone de Sensibilité Picturale Immatérielle (Yves Klein, 1962)

Il newyorkese Robert Barry9 creò una serie di opere a contenuto linguistico che criticavano l’opera d’arte nel senso tradizionale. Nel 1969 nella galleria Art Project di Amsterdam presentò la sua mostra appendendo sulla porta d’ingresso (chiusa) la scritta “Per il periodo della mostra la galleria sarà chiusa”; un altro dei suoi lavori è stato “Telepathic Piece” nel quale cercava di trasmettere telepaticamente al pubblico la sua opera, visto che non era rappresentabile né in linguaggio e né in immagine; per ultimo, con il suo “Invitation Piece”, ha realizzato un sistema circolare d’inviti a diverse gallerie sparse per il mondo, dove ogni gallerista invitava il pubblico a un’altra galleria e cosi via fino a che il cerchio non veniva chiuso. Nessuna mostra è stata in realtà realizzata oltre che questa serie d’inviti che dimostravano il successo dell’arte concettuale in ambito internazionale.10


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Un altro artista americano, John Baldessari11, nel suo percorso verso l’arte concettuale ha incenerito, nel 1970, tutti i lavori che aveva creato fino al 1966, intitolando l’opera “Cremation Project” e mettendo le ceneri all’interno di un’urna funeraria con l’iscrizione “John Baldessari May 1953-March 1966” indicando la morte delle sue opere e di se stresso come artista classico. Dopo la “cremazione”, l’artista fece pubblicare degli avvisi funebri nei giornali locali per trovarsi costretto a non contraddirsi con quanto dichiarato pubblicamente e impedire così un suo possibile ritorno alla pittura classica. Come parte del suo lavoro artistico Baldessari creò una serie di opere di videoarte concettuale con venature umoristiche come “John Baldessari Sings Sol Lewitt” nel quale l’artista recita le famose 35 affermazioni di Lewitt12 sull’arte concettuale, o “Teaching a Plant the Alphabet” nel quale l’artista, ironizzando sulla performance “How to Explain Pictures to a Dead Hare” di Joseph Beuys13, pone davanti a una pianta schede delle singole lettere dell’alfabeto ripetendo ogni lettera diverse volte.14 La performance di Michelangelo Pistoletto15, “Distruzione del Metro Cubo d’Infinito”, consisteva nel rompere uno degli emblemi più famosi della sua carriera con lo scopo di rendere finito quello spazio infinito creato da lui tanti anni prima, con il quale cercava di rappresentare tutte quelle idee infinite che si trovano dentro e che non si possono toccare.16


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I lavori in ceramica di Ai Weiwei17 Il polemico artista cinese, nato nel 1957, ha creato una serie di opere dove attraverso opere distruttive denuncia la posizione del governo cinese riguardo al patrimonio artistico nazionale, atteggiamento ereditato dalla rivoluzione culturale. Ai Weiwei tornato da un lungo periodo trascorso negli Stati Uniti inizia a frequentare mercatini di antiquariato dove raccoglierà oggetti, come vecchi mobili e ceramiche, che poi utilizzerà nelle sue opere e/o performance.18

Ai Weiwei distruggendo un vaso della dinastia Han (Ai Weiwei, 1995)

Partendo da una serie di ceramiche risalenti al neolitico, dal 5000 aC al 3000 aC, l’artista crea opere come quella in cui si fa fotografare mentre lascia cadere una ceramica della dinastia Han, oppure dipinge il logo della Coca Cola su questi antichi vasi come critica all’apertura del governo cinese verso le multinazionali19, critica riproposta con l’opera “Dust to Dust” nella quale l’artista utilizza ancora vasi neolitici per ridurli in polvere e depositarli dentro barattoli dell’Ikea, collegando criticamente la cultura dei vasi funerari con la globalizzazione.20


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Note 1. Gillo Dorfles, Ultime tendenze nell’arte d’oggi, Feltrinelli, Milano, 1973. 2. Joseph Kosuth - Artista concettuale statunitense (n. Toledo, Ohio, 1945). Uno dei più significativi esponenti e teorici dell’arte concettuale, mettendo in discussione le definizioni e i procedimenti convenzionali dell’arte ha focalizzato la sua ricerca sul linguaggio, con un complesso approccio nel quale interagiscono filosofia, antropologia, psicanalisi e critica d’arte; mirando a rivelare visivamente la complessità dei codici culturali, ha lavorato essenzialmente su espedienti linguistici, come la citazione, la tautologia, la traduzione, la ripetizione, la contraddizione e la negazione. 3. Yves Klein - Pittore francese (Nizza 1928 - Parigi 1962). Personalità inquieta, attratto dal pensiero orientale e dalle teorie cosmogoniche, K. iniziò dipingendo pannelli monocromi, limitando verso il 1957 la sua gamma al solo blu; nel 1958 tenne a Parigi una spettacolare e provocatoria esposizione (Le Vide) con muri assolutamente nudi e, tra il 1956 e il 1959, eseguì la monumentale decorazione per la facciata del teatro Gelsenkirchen. 4. Piero Manzóni - Pittore italiano (Soncino, Cremona, 1933 - Milano 1963). Ebbe frequenti contatti col gruppo nucleare (E. Baj, L. Fontana, ecc.) e col gruppo tedesco Zero; partecipò alla realizzazione della rivista Azimuth. Accanto a esperienze di tipo materico (serie degli Achromes), M. svolse un tipo di sperimentalismo neodadaista con proposte provocatorie che mettono in discussione il significato stesso della ricerca artistica in quanto prodotto, il ruolo dell’artista e quello del pubblico (serie delle Linee, Fiato d’artista, serie di nuovi Achromes e delle Basi magiche). 5. Robert Morris (1931) è uno scultore statunitense contemporaneo. È uno dei principali e teorici artisti del minimalismo, ma ha anche dato importanti contributi sulla performance art e sull’installazione . Attivo a Londra dal 1961. 6. Daniel McClean, The Artist’s Contract / From the contract of aesthetics to the aesthetics of the contract. Mousse Magazine n. 25, Settembre 2010. 7. John Latham. artista inglese (Rhodesia 1921- Londra 2006). Esponente dell’arte concettuale, negli anni Sessanta-Settanta, raggiunse la notorietà per la sua violenta polemica contro la “scienza”, colpevole, secondo Latham, di aver completamente perso di vista il fattore umano, l’uomo in quanto “evento”. Latham si accanì contro gli emblemi di codificazioni desuete e prive di valore comunicativo, cioè i libri, compiendo azioni provocatorie (per esempio bruciare i libri, legarli con filo elettrico, Funzione onda, 1959, e Sequestro per legge, 1963). 8. Clement Greenberg - Critico d’arte statunitense (New York 1909 - ivi 1994). Iniziò la sua carriera collaborando a riviste come Partisan review (1939-55),


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The nation (1942-49), Commentary (1945-57), affrontando questioni sociali e politiche, letterarie e artistiche; in seguito si indirizzò verso una critica di impostazione formalista. Raggiunse una posizione di primo piano riconoscendo per primo l’importanza dell’espressionismo astratto e di artisti come J. Pollock, A. Gottlieb e H. Hofmann, e successivamente (dal 1959) sostenne un nuovo astrattismo, che denominò Post-painterly abstraction. G. ebbe un ruolo importante per l’attività di artisti come H. Frankenthaler, M. Louis, K. Noland, A. Caro, e un profondo impatto sulla critica successiva. Robert Barry (New York, 1936) è un artista statunitense. Robert Barry partecipa fin dagli anni ‘60 alle più importanti mostre dell’arte concettuale. Le sue opere consistono in installazioni o performance. Negli ultimi anni, Barry lavora su delle opere che usano come soggetto principale le parole. Nel 1972 partecipa a Documenta 5 a Kassel. Jorg Heiser, Robert Barry. Frieze issue n. 80, Gennaio-Febbraio, 2004. John Baldessari (National City, 17 giugno 1931) è un architetto ed artista concettuale statunitense. Autore prolifico di migliaia di opere, che mostrano, ed in molti casi combinano, il potenziale narrativo delle immagini con il potere associativo del Linguaggio entro i confini dell’opera d’arte. I suoi lavori sono stati rappresentati, sia negli USA che in Europa in più di 200 mostre. Solomon “Sol” LeWitt (Hartford, 9 settembre 1928 – New York, 8 aprile 2007) è stato un artista statunitense. Nato nella capitale del Connecticut, è stato un artista legato a vari movimenti tra cui l’arte concettuale e il minimalismo. È famoso per i suoi Wall drawings e le sue strutture, basate su semplici forme geometriche, che non di rado dialogano con l’architettura. Joseph Beuys. artista tedesco (Krefeld 1921-Düsseldorf 1986). Considerato nel mondo dell’arte una figura chiave degli anni Settanta. La didattica ebbe un grande ruolo nella vita di Beuys che insegnò all’Accademia delle arti di Düsseldorf dal 1961 al 1972 e in seguito fondò la Freie internationale Hochschule für Kreativität und interdisziplinäre Forschung (Libera Scuola Superiore per creatività e ricerca interdisciplinare). Al 1962 risalgono i suoi primi in collaborazione al gruppo “Fluxus”. Utilizzando i materiali più disparati (grasso, feltro, mobili ecc.), il pittore ha realizzato opere vicine alla poetica che in Italia verrà chiamata “arte povera”. Artista concettuale, Beuys propugnò la grande utopia che vedeva l’arte e la vita unirsi in maniera simbolica, cioè la “scultura sociale”, di cui è esempio Honigpumpe (Pompa del miele) presentata nel 1977 a Documenta 6 di Kassel. Jennifer Mundy, The Death of Painting, Tate Publishing, London, 2013. Michelangelo Olivero Pistoletto artista italiano (Biella 1933). Tra i più significativi esponenti dell’arte povera, vi ha portato certe indicazioni della pop art europea e, in particolare, la tendenza a far uso di assemblages o di performances con forti


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connotati spettacolari. Noto per le sue “superfici specchianti” con serigrafie di immagini fotografiche (Quadri specchianti, 1962; Figura umana, 1962), seguite dai Plexiglass (1964), con i quali si definisce la funzione concettuale nel trasferimento dell’immagine specchiata nello spazio reale. Patrizia Gatti, Michelangelo Pistoletto al Louvre, http://www.vogue.it/peopleare-talking-about/vogue-arts/2013/04/michelangelo-pistoletto-al-louvre Silvia Mattei, Ai Weiwei. Entrelacs. D’ARS n. 209, edizione Primavera 2012. Ann Jones, The art of destruction / The destruction of art, http://imageobjecttext. com/2012/01/04/the-art-of-destruction-the-destruction-of-art/ Paul Barford, “Artist” Ai Weiwei and the Damage Caused by Antiquity Collectors, http://paul-barford.blogspot.it/2011/06/artist-ai-weiwei-anddamage-caused-by.html Bean Gilsdorf, Ai Weiwei: Dropping the Urn, http://dailyserving.com/2010/07/ ai-weiwei-dropping-the-urn/



2.2.4 New-Dada1 Questo movimento artistico si caratterizza per il suo forte richiamo al movimento dada, da qui il suo nome, ma con uno sguardo più moderno e l’utilizzo di nuovi materiali. Il suo carattere di contrasti assurdi nega i concetti tradizionali dell’estetica di quell’epoca, staccandosi dal espressionismo astratto (che era arrivato al punto di mettere i sentimenti dell’artista sul primo piano e non l’opera d’arte), i neo-dadaisti propongono soggetti più popolari per collegare l’arte al pubblico dando così le basi all’arte pop. Riguardo al neo-dada. Hausmann dichiarò a Richter negli anni 60: “Dada e caduto come una goccia di pioggia dal cielo. I neo-dadaisti hanno imparato a imitare la goccia, ma non la sua caduta.” 2 In questo periodo gli artisti iniziano ad essere catalogati come parte di diversi movimenti artistici ed è difficile suddividerli per singole tendenze. La nostra ricerca centrerà lo studio di questo movimento sulla presentazione dei suoi artisti più riconosciuti e le loro azioni distruttive. Robert Rauschenberg3 partendo dalle sue “White Paintings” nella ricerca di opere che quasi vuote riuscissero a significare qualcosa ha deciso di cancellare un’opera d’arte. All’inizio ha provato con alcuni suoi lavori, ma dopo si è reso conto che per dare totale rilevanza all’azione l’opera cancellata doveva appartenere a un’artista che a quel epoca tutti considerassero fantastico. Scelse Willem de Kooning4, che non era solo ammirato dal pubblico ma anche dallo stesso Rauschenberg, e gli chiese un’opera senza nascondergli le sue intenzioni; De Kooning, come racconta Rauschenberg, non si dimostrò molto contento dell’idea ma cedette dopo poco consegnando al giovane artista un’opera che considerava difficile da cancellare e allo stesso tempo un’opera a cui teneva. L’artista americano ha Nella pagina a fianco: Erased de Kooning Drawing (Robert Rauschenberg, 1953)



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impiegato diverse settimane di lavoro per riuscire a pulire l’inchiostro, il carboncino e la matita che componevano il disegno attribuendo così più significato all’azione svolta. Finito il lavoro l’artista disse di sentirsi felice del risultato dichiarandolo legittimamente un lavoro artistico, creato con la tecnica della cancellazione.5 Un’altra opera interessante dell’artista con un contenuto nettamente concettuale è stato il ritratto del 1961, di Iris Clert; l’opera consisteva in un telegramma che Rauschenberg ha inviato alla galleria Iris Clert affermando: “Questo è il ritratto di Iris Clert perché lo dico io.” Il “ritratto” è stato inizialmente gettato via, ma è stato successivamente recuperato dalla spazzatura, anche se un po’ accartocciato, e messo in mostra insieme ad altri ritratti. L’artista Arman6, appartenente al gruppo “Nouveau Réalisme”, ha creato delle opere di contenuto neo-dadaista con tecniche distruttive come quelle iniziate negli anni 60 dove, sotto la giustificazione di attaccare l’oggetto in quanto ingranaggio del sistema consumistico, fa esplodere delle automobili come simbolo del processo produttivo, smonta motorini per presentarli poi come kit di montaggio e distrugge strumenti musicali, come violini e pianoforti, per poi esibirli, posizionandoli su una superficie, in una sorta di scultura che cerca di fermare il momento nel quale l’oggetto viene frantumato.7


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“Insult to Injury” di Jake e Dinos Chapman8 La coppia di artisti inglesi con le loro opere di contenuto scioccante decisero, dopo qualche anno dall’acquisto di un set di ottanta stampe originali datate inizio del secolo XIX, intitolate “I disastri della guerra”9, del famoso artista spagnolo Francisco de Goya10, di rettificarle dipingendo sopra i volti dei personaggi, delle “maschere” di pagliacci e cuccioli, trasformandoli in immagini da incubo. I fratelli Chapman avevano già fatto ricorso ai lavori di Goya con sculture che rappresentavano immagini tratte dalle stampe dello spagnolo. Ma questa volta gli artisti scatenarono il dibattito del pubblico per il processo “vandalico” impiegato per creare l’opera.

Nobody Knows Why (Jake e Dinos Chapman, 2003)

Lo scandalo che ne derivò richiama concettualmente i problemi che ebbe Goya nel pubblicare questa serie, che venne considerata troppo controversa e antipatriottica dalle autorità dell’epoca, tanto che furono stampate quasi 50 anni dopo la loro creazione, quando Goya non era più in vita.


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Note 1. Gillo Dorfles, Ultime tendenze nell’arte d’oggi. Feltrinelli, 1973. 2. Hans Richter, Dada. Art and Anti-Art. Thames & Hudson, 2007 3. Robert Rauschenberg (pseudonimo di Milton Ernst Rauschenberg) (Port Arthur, 22 ottobre 1925 – Captiva Island, 12 maggio 2008) è stato un fotografo e pittore statunitense, che fu vicino alla pop art senza però mai aderirvi realmente, innescando invece una inedita corrispondenza con l’espressionismo astratto. 4. Willem de Kooning - Pittore olandese naturalizzato statunitense (Rotterdam 1904 - New York 1997). Rimane il più europeo dei pittori dell’Espressionismo astratto, quello nel quale è più rintracciabile la matrice espressionista storica del movimento americano. 5. Jennifer Mundy, Drawing Away, Tate Publishing, London, 2013. 6. Arman (propr. Armand Fernandez). - Pittore e scultore (Nizza 1928 - New York 2005) Uno dei fondatori del gruppo Nouveau Réalisme (1960) e vicino ai critici P. Restany e M. Ragon, Arman è giunto a formulare una poetica dell’oggetto basandosi sul recupero di cose decadute, di pezzi consumati, siano essi oggetti meccanici, strumenti musicali o tubetti di colore. Il risultato di questa trasposizione in un contesto estetico suggerisce nuove cadenze cromatiche e compositive, portate a un limite di astrazione lirica. 7. Luca Beatrice, Arman. Tra storia e attualità, http://www.arte.go.it/ eventi/2008/e_0176.htm 8. C. Stein, Jake and Dinos Chapman: “Insult to Injury” at Yoshii Gallery, http:// artobserved.com/2013/06/new-york-jake-and-dinos-chapman-insult-toinjury-at-yoshii-gallery-through-june-29th-2013/ 9. I disastri della guerra (1810-1823) sono composti da 80 tavole; l’intero ciclo, per il carattere crudo trattato e soprattutto per il clima politico che viene deteriorandosi con il passare degli anni, mentre Goya sta eseguendolo, rimane a lungo inedito. Sarà pubblicato per la prima volta nel 1863. Le lastre sono realizzate a partire dal 1810 e con molta probabilità è la guerra di quegli anni con i suoi eroismi e le sue crudeltà ad interessare maggiormente l’artista 10. Francisco José Goya y Lucientes - Pittore e incisore (Fuendetodos, Saragozza, 1746 - Bordeaux 1828). è considerato il più grande dei pittori spagnoli dell’età illuminista. La sua arte costituisce il superamento dello stile neoclassico, basato sulla rappresentazione della bellezza ideale dedotta dai modelli classici, e propone un’originale apertura verso il Romanticismo e il realismo, con la raffigurazione di scene tratte dalla vita reale ma anche di immagini fantastiche frutto della sua immaginazione.



2.2.5 Fluxus1 Fluxus è stato un movimento artistico che attraverso la ricerca dela rottura delle barriere fra arte e vita, ha creato opere, azioni e happening di natura effimera che annullavano l’aura della musealità2. Uno dei valori più importanti di Fluxus era favorire l’interscambio di tematiche e metodi tra le persone, senza fare differenziazione e divisione tra le varie discipline artistiche. Il movimento ha avuto inizio sopratutto dalle teorie musicali di John Cage3, con i suoi happening, e con le idee Dada di Marcel Duchamp. I principali teorici del gruppo furono George Maciunas4 e George Brecht5, mentre la parte pratica è stata portata avanti da artisti, come per esempio Allan Kaprow6, Benjamin Patterson, Ben Vautier, Dick Higgins, Giuseppe Chiari, Joseph Beuys, Nam June Paik7, Wolf Vostell e Yoko Ono8. È difficile stabilire l’inizio del movimento, perché la sua origine si trova divisa in diversi momenti degli anni 50. La dichiarazione che ha fatto Higgins spiega “l’origine” di questo movimento: “Fluxus è iniziato con le opere, e poi si è riunito insieme, applicando il nome Fluxus ai lavori che già esistevano. È come se fosse iniziato in mezzo alla situazione, anziché all’inizio” (Dick Higgins su Fluxus in un’intervista del 1986) Uno dei primi eventi importanti nella storia di Fluxus è stato il “Fluxus International Festival of Very New Music”, realizzato nella città tedesca di Wiesbaden, nel 1962. Il festival è stato caratterizzato da azioni e performance, più che da musica. Una delle più importanti performance dell’evento è stata “Piano Activities”, ideata da Philip Corner9 e interpretata da Higgins, Maciunas, Paik, Patterson, Vostell ed Emmett Williams. La performance consisteva nell’invitare un gruppo di persone a suonare, graffiare, strofinare coprire o spostare un pianoforte, mediante l’utilizzo di diversi oggetti. Nel momento in cui l’azione finiva, il pianoforte era stato completamente distrutto. Nella pagina a fianco: George Maciunas eseguendo “Piano Piece No. 13” al Fluxhall di New York (Peter J. Moore, 1964)


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Nel 1963, l’artista Fluxus, Henry Flynt ha eseguito una manifestazione pubblica davanti al MoMA di New York . In questa manifestazione l’artista portava cartelli con frasi del tipo “Distruggi i Musei d’Arte” o “Distruggi la Cultura Seria”. Tale evento è facilmente collegabile alle manifestazioni e dichiarazioni futuriste.

Higgins, Maciunas, Paik, Patterson, Vostell ed Emmett Williams interpretando “Piano Activities” di Philip Corner al Fluxus International Festival of Very New Music di Wiesbaden (Anonimo, 1962)

Questo evento era parte di una serie d’idee proposte da Maciunas, per fare pubblicità al movimento Fluxus. Altre idee consistevano nel diffondere false informazioni, come ha fatto con un finto giornale che annunciava la sua morte, interrompere il traffico nell’ora di punta, intasare la posta con lettere e pacchetti non bollati spediti a nome di artisti e gallerie d’arte ed inviati a giornali, artisti e gallerie d’arte o rovinare le inaugurazioni nei musei facendo false chiamate d’emergenza.


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L’artista Yoko Ono ha proposto nel suo libro “Grapefruit”, del 1964, la presentazione di opere solo attraverso le sue fotografie, distruggendo l’originale e considerando come opera artistica solo la sua riproduzione.10 Paik eseguendo “One for Violin Solo” a Düsseldorf (Nam June Paik, 1962)

Come nell’opera “Piano Activities”, ci sono state una grande quantità di performance che implicavano la distruzione di strumenti musicali. Una delle più rappresentative è il pezzo “One for Violin” Solo di Nam June Paik. Questo brano consiste nell’alzare il violino in aria per alcuni minuti, e dopo spaccarlo su un tavolo in un solo movimento, che genera un ultimo suono.11 Altro pezzo di natura Fluxus che implica distruzione è “Piano Piece No. 13 - Carpenter’s Piece (For Nam June Paik)” di Maciunas. Il brano consiste nell’inchiodare tutti i tasti di un pianoforte, utilizzando


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chiodi e martelli; l’opera può essere eseguita da più di una persona. Questo pezzo ha ripreso interesse negli ultimi anni per essere stato rieseguito, nel 1999, dal gruppo americano Sonic Youth12, come parte di una serie di “cover” nell’album “SYR4: Goodbye 20th Century”.13 Nel 1969 Vostell e Higgins, con il loro testo “Architettura Fantastica”, proponevano nuovi modelli di comportamento attraverso la perturbazione di ciò che è familiare; richiamando alle idee proposte dai situazionisti e dai lettristi. Verso la fine degli anni settanta e con la morte di Maciunas, nel 1978, il gruppo Fluxus inizia a perdere l’influsso dei suoi membri e finisce per disintegrarsi nei singoli artisti. Il riconoscimento dell’arte Fluxus da parte di collezionisti e curatori, è un’altro segnale della fine del movimento.


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“Germania” di Hans Haacke14 15 Nel 1993, come parte della 45esima Biennale di Venezia, l’artista tedesco ha creato un’installazione “site-specific”, che attraverso un’azione distruttiva cercava di rappresentare la storia del padiglione e fare una critica al passato. Nel 1938 il padiglione veneziano della Germania è stato ricostruito sotto le direttive del governo nazista; il rimodellamento del padiglione è stato creato per rappresentare l’ideologia nazista fuori dalla Germania.

Immagine dell’installazione “GERMANIA” di Hans Haacke (Roman Mensing, 1993)

Le modifiche fatte da Haacke, nel padiglione iniziavano con un sovradimensionato Marco tedesco nello stesso posto dove prima si trovava la svastica nazista; dopodiché, dentro lo spazio, pose una riproduzione a grandezze naturale della visita di Hitler al padiglione nella 14esima Biennale di Venezia e nello spazio centrale del padiglione, l’artista distrusse completamente il pavimento, lasciando un’immagine simile ha quella prodotta dai bombardamenti nazisti, e ricordando così il tormentato passato della Germania.16


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Note 1. Tommaso Tozzi, Arte di opposizione. Stili di vita, situazioni e documenti degli anni Ottanta. ShaKe, 2008. 2. Uta Grosenick e Burkhard Riemschneider, Art Now. Taschen, 2005 3. John Cage; traduzione di Giancarlo Carlotti, Silenzio. ShaKe, 2010. 4. George Maciunas, artista statunitense di origine lituana (Kaunas 1931- Boston 1978). Fu un personaggio chiave del movimento artistico Fluxus. Nel 1945 fu a Berlino dove, oltre a lavorare come designer per la Knoll, diventò promotore di un’orchestra di musica rinascimentale; a New York nel 1961 aprì una galleria d’arte, compose musica e diede inizio a una serie di pubblicazioni, tra le quali An Anthology (1963) segna l’apice di Fluxus. Maciunas fu un instancabile provocatore sia attraverso operazioni artistiche, sia tramite pubblicazioni o azioni di protesta, impegnandosi soprattutto nella diffusione e nella liberalizzazione di ogni forma d’arte. 5. George Brecht (Blomkest, 7 marzo 1924 – Colonia, 5 dicembre 2008) è stato un artista, scrittore e compositore statunitense. Artista minimalista, è anche ricercatore chimico ed è considerato tra le personalità determinanti del gruppo originario di Fluxus. 6. Allan Kaprow - Pittore statunitense (Atlantic City 1927 - Encinitas, San Diego, 2006). Allievo di M. Shapiro alla Columbia University, e di J. Cage, K. passò da una fase iniziale di espressionismo astratto a una produzione che, impiegando più materiali, fece uso di varie tecniche, dal collage all’assemblage. Teorico dell’arte pop, dal 1958 è stato anche tra i primi ideatori di happening, environment e performance intese come strutture teatrali non verbali, ambientati in luoghi inusuali, grandi magazzini o parcheggi (Yard, 1961). 7. Nam June Paik - Musicista e videoartista coreano (Seul 1932 - Miami 2006). Formatosi nell’ambiente d’avanguardia del Gruppo Fluxus, P. è diventato uno dei principali esponenti della video art. Spirito creativo, ha proseguito il proprio lavoro ricercando sempre nuovi mezzi espressivi (videotape, videosintetizzatori a colori, ecc.) per le sue complesse ambientazioni che combinano performances di musica elettronica a videoinstallazioni o a meccanismi cibernetici. 8. Yoko Ono - Compositrice e artista multimediale giapponese (n. Tokyo 1933). Studiò composizione, canto e filosofia tra New York, San Francisco e Tokyo. Dopo un interesse iniziale per la dodecafonia, si legò agli ambienti delle avanguardie newyorchesi attorno a J. Cage, D. Tudor e al Living Theater. In questo contesto, lavorò soprattutto a performances estemporanee: non composizioni in senso tradizionale, ma “indicazioni” per l’azione e l’improvvisazione, anche musicale. 9. philip corner 10. Philip (Lionel) Corner (New York, 10 aprile 1933) Rivela nella sua opera


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musicale, performativa e di notazione grafica, un’attitudine critica nei confron ti della tradizione occidentale e una disposizione al silenzio, alla registrazione ed emissione di una sonorità e di una gestualità orientali. Oltre al lavoro di compositore e musicista ha creato numerosi assemblaggi, calligrafie, collage, disegni, dipinti e oggetti in materiali diversi; in questa mostra sono presentati lavori realizzati dai primi anni ’60 ad oggi, tra cui un’opera inedita in terracotta dal titolo “Hand Balls”. Yoko Ono, Grapefruit. Simon & Schuster, 2000. Caleb Kelly, Cracked Media: The Sound of Malfunction. MIT Press, 2009. I Sonic Youth sono un gruppo alternative/noise rock statunitense, formatosi nel 1981 a New York City. Partiti dall’esperienza no-wave e dall’avanguardia rock chitarristica dell’ensemble di Glenn Branca i Sonic Youth si propongono di creare un proprio carattere espressivo attraverso la sperimentazione delle possibilità offerte da strumenti rock convenzionali come basso, chitarra e batteria. Tratti riconoscibili della loro espressione musicale sono l’utilizzo di accordature “alternative”, chitarra preparata e di feedback, l’improvvisazione come valido ausilio creativo ed espressivo e l’eliminazione delle barriere distintive tra strumenti solisti e strumenti ritmici. Lóránd Hegyi, Jeanne Brun, Pascal Thévenet, Marco Pierini; Fiat Flux. La nébuleuse Fluxus/The Fluxus Nebula 1962-1978. SilvanaEditoriale, 2013. Hans Haacke - Artista concettuale tedesco (n. Colonia 1936). Da installazioni che sperimentano interrelazioni ed equivalenze di sistemi fisici e ambientali (Cubi di condensazione, 1963-65; Cubo d’erba, 1967) è passato all’analisi di sistemi socio-politici e delle loro connessioni con il sistema dell’arte. Mecenatismo, sponsorizzazione, censura, razzismo sono le tematiche che ha affrontato nelle sue installazioni e nei suoi progetti, che utilizzano diagrammi, fotografie, oggetti, scritti, suoni e che spesso sono stati al centro di polemiche. Miriam Jordan e Julian Jason Haladyn, Disrupting Utopia: Hans Haacke’s Germania or Digging Up the History of the Venice Biennale. Concordia University, 2008.



2.2.6 Azionismo Viennese1 Negli anni sessanta, come superamento degli stili creativi più tradizionali, gli artisti hanno iniziato a manifestarsi utilizzando il loro corpo. Hanno iniziato ad operare sia in ambienti pubblici che privati, mettendosi in gioco e sfidando gli spettatori. Il corpo concepito come terreno d’indagine e di confine tra l’io e l’altro in un momento di grande crisi di identità e di ruoli. È in questo contesto che sorge in Austria il movimento forse più estremo della nascente body art, con artisti che attraverso violente azioni sui loro corpi esprimono il sentimento negativo di vivere come parte di una società conformista. I principali esponenti del gruppo sono Günter Brus2, Otto 3 Mühl , Hermann Nitsch4, Rudolf Schwarzkogler5 e Kurt Kren6; i quali danno vita a cruenti azioni sadomasochiste e sodomitiche, atti coprofiliaci e onanistici, esibizioni necrofiliache di corpi martoriati, mutilazioni vere o simulate. Il fattore materico, ereditato dalla pittura informale, assume grande importanza attraverso l’utilizzo di pitture e liquidi organici che vengono messi sul corpo; per esempio nel azione “10/65 Automutilazione” di Brus, registrata da Kren, l’artista è coperto da uno spesso strato di vernice bianca nella quale sembra essere intrappolato; prima Mühl aveva scritto nel suo “Materialaktion Manifesto” del 1964: “...materialaktion è la pittura che si è diffusa al di là della superficie pittorica. Il corpo umano, una tavola imbandita oppure una stanza, diventa la superficie pittorica. Il tempo viene aggiunto alla dimensione del corpo e dello spazio”.7 Con le rappresentazioni del “Orgien Mysterien Theater”, eseguite nel suo castello di Prinzendorf, con gli interni in stile sadiano, Nitsch realizza delle performance con una durata che può arrivare a diversi giorni, nelle quali sacrifica animali per creare una sorta di cerimonia pagana di violento impatto visivo e olfattivo. L’artista attribuisce fondamentale importanza all’odore del sangue e Nella pagina a fianco: Günter Brus in Selbstbemalung (Ludwig Hofenreich, 1965)


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della carne. Come prodotto di queste azioni Nitsch esibisce grandi tele impregnate della materia organica utilizzata. Nelle performance degli altri azionisti è presente una valenza più politica e anarchica contro i valori e le regole della società austriaca, affermando l’inseparabilità tra arte e vita. Cosi performers come Brus e Mühl compiono azioni totali davanti agli spettatori, come masturbarsi o camminare nudi e ricoperti di pittura per la strada, talvolta finendo in carcere per atti osceni. La loro alleanza contro la censura è presente nella filmografia viennese, dove si può vedere il loro interscambio da performer a operatori di macchina nei diversi video.


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Fotografie del “21. Aktion (5. Abreaktionsspiel)” di Hermann Nitsch come parte dell’DIAS W(Hanns Sohm, 1966)

Ma non sempre le azioni venivano fatte sul corpo come fece l’artista Schwarzkogler, il quale dopo alcune azioni pubbliche decise di utilizzare per il suo lavoro soltanto il medium fotografico, creando delle violente modifiche sulla pellicola e non sul corpo. Il film ha offerto la possibilità agli azionisti di attirare l’attenzione sui punti di maggior impatto visivo, come per esempio nel film “16/67 20 September” del regista Kren dove il dettaglio del membro maschile urinante e dell’ano defecante sono alternativamente inquadrati per bombardare lo spettatore.


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“Tarzan Noir” di Marcello Maloberti8 Questa performance è stata effettuata dall’artista italiano come conclusione di una residenza artistica a Parigi nell’anno 2011. L’azione consisteva nel trasportare da Brétigny, con mezzi pubblici e con l’aiuto di un gruppo di persone, 35 tigri di porcellana (comprate in Italia dall’artista) fino alla città di Parigi.

Momenti della performance (Ala d’Amico, 2011)

Portato a termine il tragitto nel Arène di Montmartre, il gruppo sollevava le tigri sulla testa per poi, sotto l’ordine dell’artista, frantumarle per terra all’unisono. Nel proseguo della serata il pubblico e i passanti riducono le rovine di porcellana in polvere.


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Note 1. Bruno Di Marino, Hard media. La pornografia nelle arti visive, nel cinema e nel web. Johan e Levi, 2013. 2. Günter Brus - Artista austriaco (n. Ardning 1938). Considerato tra i pionieri della body art, esordì nel 1964 con happening e performances, in cui ha superato i confini tradizionali della pittura trasformandola in azione sul corpo. 3. Otto Mühl (Grodnau, 16 giugno 1925 – Moncarapacho, 26 maggio 2013) è stato un artista austriaco, co-fondatore dell’Azionismo viennese. In principio realizza collage e sculture costruite con scari, poi inizia a dedicarsi a performance più elaborate per cercare di superare i tabù imposti dalla società. Tra le sue azioni, ricordiamo “Piss Action” e “Lezioni di Ginnastica sul Cibo”. 4. Hermann Nitsch - pittore austriaco (Vienna 1938). Esponente di spicco del Wiener Aktionismus, sin dal 1957 Nitsch aveva affrontato il tema dell’azione in tempi e spazi reali e lo sviluppò poi coerentemente, fino alle estreme conseguenze, fondando il gruppo “Teatro delle Orge e dei Misteri”. Ha anche fornito un appoggio teorico all’attività del gruppo con varie pubblicazioni delle quali si ricorda Das Orgien-Mysterien Theater (1976). È unanimemente considerato uno degli iniziatori, e certo il più emblematico rappresentante, della body art europea. 5. Rudolf Schwarzkogler (Vienna, 13 novembre 1940 – Vienna, 1969) è stato un artista austriaco. fa del suo corpo il materiale essenziale della sua arte performativa, lo rende messa in forma sensibile di tutta la crudeltà e la repressione, la mortificazione e il dolore infusi dal soffocamento dello stato capitalista, borghese e perbenista. 6. Kurt Kren (Vienna, 20 settembre 1929 – Vienna, 23 giugno 1998) è stato un regista d’avanguardia austriaca. Inizia a girare i primi corti sperimentali agli inizi degli anni ‘50. Nel 1966, Kren partecipa alla “Destruction in art Symposion”, un evento londinese dove fanno la prima apparizione gli Azionisti Viennesi come movimento artistico all’estero e nel 1968 va per la prima volta in America dove vengono proiettate le sue opere a New York e St. Louis. Kren partecipa nel 1970 all’International Underground Film Festival di Londra e l’anno successivo al Festival di Cannes. 7. Kristine Stiles e Peter Selz, Theories and Documents of Contemporary Art. A Sourcebook of Artists’ Writings. University of California Press, 1996. 8. Marcello Maloberti, Tarzan Noir. onestar press, 2012.



2.2.7 Raphael Montañez Ortiz1 Questo artista nato a New York nel 1964 ha incentrato la sua ricerca nello studio antropologico delle sue origini latinoamericane attraverso la distruzione di oggetti per decostruire concetti eurocentrici. Dopo la fine dei suoi studi nel istituto Pratt di New York, avendo condotto una ricerca pittorica sull’ espressionismo astratto decide di cambiare il suo campo di azione, spostandosi verso la scultura e la performance, prendendo oggetti come poltrone e pianoforti inizia a decostruirli attraverso rituali distruttivi che mescolano diversi elementi indigeni per creare una sorta di azione che cerca di espropriare elementi della cultura europea per attribuirgli delle qualità culturali originarie dell’artista. All’inizio del suo percorso creò dei film “distruttivisti” che ci dimostrano lo sviluppo nella sua ricerca. Il procedimento per la creazione di queste opere consisteva nel tagliare a pezzi, mediante l’utilizzo di un’ ascia tomahawk2, copie di film in 16mm, metterli in un sacchetto di medicine e scuoterlo intonando una canzone di guerra fino ad avvertire che secondo lui il male era stato rilasciato; dopodiché prendeva i pezzettini di pellicola dalla busta per riattaccarli indipendentemente dal loro ordine e orientamento, il processo veniva ripetuto con l’audio dei film. Come esempio di questi procedimenti troviamo i film del 1958 “Cowboy” e “Indiani” che riciclano cinegiornali con immagini del papa, i processi di Norimberga e una bomba atomica nel Pacifico, insieme al film “Winchester ‘73” del regista Anthony Mann. Questo détournement dei film originali è giustificato dal artista come un sacrificio rituale per ‘redimere la ferita indigena’ perpetrata dall’Occidente.3 I suoi “Archeological Finds”, creati a partire degli anni sessanta, saranno il risultato più rappresentativo della sua ricerca artistica. Queste sculture erano realizzate attraverso una performance distruttiva di mobili, come materassi, cuscini e sedie, con l’obbiettivo principale di esplorare la natura di questi oggetti fabbricati per Nella pagina a fianco: Fotografia del artista insieme al suo Archaeological Find #22 (Archivi di Raphael Montañez Ortiz, 1961)


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ambienti domestici. Secondo l’artista questi oggetti funzionali hanno un significato che associa il corpo e l’oggetto e l’artista indaga, scomponendolo, lo spirito che anima l’oggetto stesso. Influenzato dalla psicologia freudiana4, Ortiz ritiene inoltre che questi oggetti distrutti rappresentavano metaforicamente il lavoro complesso e spesso caotico della mente umana. Il processo di distruzione nel creare dell’artista è diventato un legame tra il suo intelletto e il suo sé emozionale. Negli ultimi anni il fascino per le nuove tecnologie da parte dell’artista lo ha portato a creare delle installazioni interattive partecipative; la partecipazione è un’altro aspetto importante nelle performance di Ortiz che evocano nuove maniere di lottare contro l’inumanità del mondo e la creazione di pitture digitali che mettono insieme diversi elementi della storia esistenziale dell’umanità.

Nella pagina a fianco: Fotogrammi di Cowboy and “Indian” Film (Raphael Montañez Ortiz, 1957-1958)


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“Pruitt-Igoe Falls” di Cyprien Gaillard5 Il film del giovane artista francese crea una riflessione sul carattere distruttivo del sistema capitalista, sia di stato o di mercato. Proiettando la demolizione di un palazzo residenziale a Sighthill in Glasgow, Scozia, l’artista crea una connessione con lo stesso evento accaduto 32 anni prima nel complesso residenziale di Pruitt Igoe6, a St. Louis, negli USA.

Fotogrammi da Pruitt Igoe Falls (Cyprien Gaillard, 2009)

Attraverso questo collegamento, Gaillard rivela una storia comune di fallimenti architettonici; che presentano la crisi di un modello che continua a portarsi avanti, senza rendersi conto dello spreco che genera nella società.7 Dalla nuvola di polvere prodotta dalla demolizione, l’artista crea un passaggio verso l’immagine notturna delle Cascate del Niagara, creando quello che Gaillard chiama “romanticismo urbano”, una sorta di richiamo ai disegni delle antiche rovine, create a metta del secolo XVIII.


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Note 1. Rafael Montanez Ortiz e Jersey City Museum, Unmaking: The Work of Raphael Montañez Ortiz. Jersey City Museum, 2007. 2. Il Tomahawk è l’ascia da battaglia dei Nativi americani. Utilizzata anche dai coloni europei, si prestava anche ad essere lanciata. 3. Chon A. Noriega, Against the Archive: Raphael Montañez Ortiz’s Destructivist Cinema, http://www.afterall.org/journal/issue.21/against.the.archive.raphael. montaez.ortizs.destructivist.cinema 4. La psicoanalisi (da psico-, psiche, anima, più comunemente “mente”, e -analisi: analisi della mente) è la teoria dell’inconscio dell’animo umano su cui si fondano una prassi e una disciplina psicoterapeutiche, e che ha preso l’avvio dal lavoro di Sigmund Freud. 5. Palazzo Grassi, Cyprien Gaillard, http://www.palazzograssi.it/it/artista/ cyprien-gaillard 6. Pruitt-Igoe è stato un grande progetto urbanistico sviluppato tra il 1954 e il 1955 nella città statunitense di St. Louis, Missouri, su progetto dell’architetto Minoru Yamasaki, autore anche delle torri del World Trade Center di New York. Poco dopo la costruzione, le condizioni di vita del complesso PruittIgoe cominciarono lentamente a decadere, e già nel 1960 la zona versava in condizioni di estrema povertà. Gli alti tassi di criminalità e il degrado del quartiere provocarono la reazione dei media internazionali. Alle tre del pomeriggio del 16 marzo 1972, meno di 20 anni dopo la sua costruzione, il primo dei 33 giganteschi edifici fu demolito dal governo federale. Gli altri 32 rimanenti vennero demoliti nei seguenti due anni. 7. Marta Stella, Rivelazioni e Rovine: Massimiliano Gioni racconta Cyprien Gaillard, http://www.marieclaire.it/Attualita/Intervista-Massimiliano-GioniCyprien-Gaillard-Fondazione-Nicola-Trussardi-Milano



2.2.8 Gustav Metzger e la Auto-Destructive art1 Questo artista è nato in Germania nel 1926, da genitori ebrei polacchi. Alla giovane età di 12 anni ha dovuto scappare dalla Germania nazista, insieme al fratello; per raggiungere l’Inghilterra. Ha studiato in diverse città come Cambridge, Londra, Antwerp ed Oxford; prima di creare “l’Arte Autodistruttiva” lavora come ebanista. Le sue pratiche ecologiche e il suo essere di sinistra sono un punto fondamentale nello sviluppo della sua arte indirizzata a criticare la società industrializzata, capitalistica e globalizzata mettendone in evidenza il carattere di distruzione di massa.2 Nel 1959 scrive il manifesto “Arte Autodistruttiva”, nel quale analizza la relazione fra distruzione e creazione nell’arte e la società; proponendo un’ arte pubblica, fatta in collaborazione con scienziati ed ingegneri e, in alcuni casi, prodotta da macchine, per poi essere assemblate dagli operai in fabbrica. Partendo da queste idee, e raccogliendo scarti della produzione industriale giornaliera, ha creato le sue prime opere. Le opere erano dei readymade che dimostravano il potenziale artistico della produzione di massa e, allo stesso tempo, lo spreco del consumismo. Nel 1961 ha fatto i suoi primi “Dipinti di Acido”, opere che dimostravano in cosa consisteva l’arte autodistruttiva. Nell’azione di spruzzare acido cloridrico su grandi quadri di nylon, l’artista creava l’opera nello stesso momento in cui la distruggeva. Quando l’azione finiva, rimanevano solo dei frammenti irregolari di nylon. Nel 1965 sviluppa la controparte dell’arte autodistruttiva, creando “Cristalli Liquidi”, una installazione che mutava in infinite possibilità, attraverso il cambio e la trasformazione. Quest’opera era fatta da liquidi, inseriti dentro cristalli, che attraversati da raggi di luce venivano proiettati nello spazio dell’installazione. Il liquido veniva modificato con il calore del proiettore, creando immagini di diversi colori. Metzger ha messo il nome di “Arte Auto Creativa” a quest’opera.3 Nella pagina a fianco: Gustav Metzger ricreando i suoi Dipinti di Acido del 1961 (Kristian Buus, 2006)


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Gustav Metzger, Wolf Vostell e Al Hanson parlando in un pannello del DIAS (Tom Picton, 1966)

L’interesse dell’artista verso la scienza e la tecnologia lo ha portato ha studiare l’utilizzo di materiali chimici, computer e macchinari industriali per utilizzarli nelle sue opere. Il suo approccio critico lo portò a considerare le nuove tecnologie non solo come nuove possibilità creative ma generative sopratutto di distruzione e morte. La sua protesta “Anni Senza Arte”, portata avanti dal 1977 fino al 1980, consisteva nel non creare nessuna opera d’arte per protestare contro l’incremento della commercializzazione dell’arte nella società capitalista. In quegli anni, Metzger si occupò soltanto di studio e ricerca. Nel 1981, al termine della sua protesta, crea l’installazione “Leggi sugli Ebrei da Reichsgestzblatt 1929 - 1943”, nella quale raccoglie fotocopie di tutte le leggi razziali create dai nazisti contro gli ebrei, in una stanza dipinta di giallo, come la stella che gli ebrei sono stati costretti a portare sui loro vestiti. Con quest’opera l’artista crea un collegamento tra il suo passato e uno degli eventi più catastrofici dell’ultimo secolo.


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Gli Ambienti di Cristalli Liquidi (FBM Studio Zurich, 2009)

Successivamente, Metzger creò una serie di lavori basati su “Immagini Storiche”, nei quali presenta fotografie storiche, sopratutto della Germania nazista e i ghetti, “nascoste” dietro barriere, che costringono lo spettatore a strisciare per terra per riuscire a vedere l’immagine, creando così un’azione che genera un’emozione sugli spettatori che richiama quelle dei personaggi rappresentati dalle fotografie.4 Gli ultimi lavori di Metzger si basano sull’utilizzo di giornali, come elemento quotidiano e documento di eventi storici. Per esempio l’installazione “MASS MEDIA: Oggi e Domani” è composta da una grande collezione di giornali iniziata dall’artista nel 1995 e che continua fino ad oggi; in questa opera il pubblico viene invitato a prendere un foglio di giornale e posizionarlo, se lo trova pertinente, su una delle due suddivisioni presentate dall’artista, crisi o estinzione.


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“Senza Titolo” per il CCC Strozzina di Arcangelo Sassolino5 Quest’opera dell’artista vicentino consiste in un poderoso pistone industriale che, collegato a un sistema idraulico, mette progressivamente in tensione due grosse travi di legno posizionate agli ingressi opposti dello spazio grazie ad una spessa corda da cantiere navale. A periodi irregolari di tempo viene attivato il sistema idraulico che mette in tensione le corde fino al punto che le travi sembrano rompersi, momento in cui il macchinario smette di produrre tensione generando una pace instabile.

Immagini dell’istallazione (Martino Margheri, 2012)

L’opera tende a generare ansia nello spettatore attraverso la rappresentazione del possibile fallimento del sistema stesso in un silenzio preoccupante che viene perturbato solo dal movimento dei materiali in esposizione: in gioco c’è l’architettura dello spazio ma anche la vita stessa dei visitatori.


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Note 1. Serpentine Gallery, Gustav Metzger Decades 1959 – 2009 Teachers’ Notes. Serpentine Gallery, 2009. 2. Tommaso Tozzi, Arte di opposizione. Stili di vita, situazioni e documenti degli anni Ottanta. ShaKe, 2008. 3. Jonathan Jones, Gustav Metzger: the liquid crystal revolutionary, http://www. theguardian.com/artanddesign/2009/sep/28/gustav-metzger-auto-destructive 4. Jocelyn Hanamirian, Gustav Metzger, http://www.blouinartinfo.com/news/ story/32397/gustav-metzger/ 5. Franziska Nori e Barbara Dawson, Arcangelo Sassolino, http://www.strozzina. org/artists/arcangelo-sassolino/



2.2.9 Destruction in Art Symposium1 Evento internazionale, svoltosi a Londra nell’agosto del 1966. Servì a mettere insieme una generazione di artisti che stavano portando avanti una ricerca teorica e pratica sulla distruzione come espressione e tecnica da utilizzare nell’arte. Generò uno scambio d’idee che svilupperà le basi per artisti e movimenti futuri.2 Il “Simposio sulla distruzione nell’arte” fu organizzato principalmente dall’artista Gustav Metzger (il quale decise di non presentare le sue ricerche artistiche in quanto segretario dell’evento) e il poeta John Sharkey. L’obiettivo di questa riunione era quello di creare uno scambio di idee sulla distruzione come mezzo di resistenza contro la violenza politica, psicologica e sociale, e inoltre affrontare l’interrelazione tra i processi distruttivi e creativi. Trovo di grande importanza chiarire che il simposio è sempre stato centrato nell’analizzare la distruzione nell’arte come nuovo metodo estetico non convenzionale, e non nella distruzione dell’arte. Un altro dei punti fondamentali del simposio fu l’introduzione di termini atti a descrivere nuovi processi distruttivi nel vocabolario artistico con il fine di argomentare meglio e con espressioni unitarie la critica verso la distruzione come fondamento dell’arte e della vita. Le tecniche distruttive presentate nel simposio includevano demolizioni, distruzioni attraverso mezzi naturali, distruzioni della narrativa e la distruzione di convenzioni psicosessuali e costrizioni sociali. La prima performance eseguita immediatamente dopo l’inaugurazione del congresso è stata fatta dall’artista americano, che ho già presentato precedentemente, Rafael Montañez Ortiz, il quale, per la preparazione della sua performance il giorno prima aveva portato una sedia confondendola con le altre. L’artista si avvicinò ad una persona del pubblico chiedendo di spostarsi dalla sua sedia generando un minimo di scompiglio; dopodiché la afferrò e Nella pagina a fianco: Manifesto del simposio (Walker Art Center, 1966)


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la lanciò dall’altra parte della stanza, dando inizio ad una colluttazione con l’oggetto creando così la sua opera. Tra le performance eseguite nel trascorrere di queste giornate, la famosa “Cut Piece” di Yoko Ono, nella quale l’artista lasciò che il pubblico tagliasse i suoi vestiti fino alla denudazione totale dell’artista; l’opera “Krow I” di Robin Page3, il quale scavo un buco per terra e al termine offrì di venderlo al pubblico presente come una bella opera d’arte; il gruppo degli azionisti viennesi presentarono le loro famose azioni. Alla realizzazione del simposio parteciparono artisti da ogni parte del mondo offrendo collaborazione ed inviando testi e documenti delle loro ricerche intorno alla distruzione; per esempio, l’artista argentino Kenneth Kemble4 contribuì inviando tutta la documentazione prodotta dal suo gruppo “Arte Destructivo” risalente all’anno 1961 e così fecero alcuni personaggi appartenenti al MoMA di New York, inviando testi e documenti in relazione all’opera “Homage to New York” dell’artista Jean Tinguely. Alcuni artisti del movimento Fluxus hanno preso parte attiva al simposio, come i già citati Wolf Vostell e Yoko Ono, mentre George Maciunas contribuì con testi. Per richiamare il carattere interdisciplinare dell’evento è importante indicare la partecipazione di attivisti politici come il gruppo anarchico olandese PROVO5, conosciuti nel loro paese per il “Piano delle Biciclette Bianche”6. L’eredità di questo evento si può trovare sopratutto nei movimenti musicali, ed un esempio è rappresentato dalla distruzione degli strumenti condotta dal gruppo britannico “The Who”7, il cui chitarrista avrebbe assistito sia al simposio che ad altri eventi organizzati da Metzger.


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“HOOLS” nella galleria Zachęta di Varsavia8 Questa mostra del 2012, richiama in qualche modo temi e modalità del simposio che ho appena presentato. La mostra prende il nome ed affronta le tematiche delle azioni vandaliche portate avanti dagli hooligans nei loro violenti scontri. L’obiettivo degli artisti è creare delle opere che siano collegate in qualche modo allo spirito hooligan, sia in termini distruttivi che satirici. L’artista Olaf Brzeski crea un giardino paradisiaco, inserendo del cemento nelle radici delle piante per poi rovesciarle in blocco. Il peso delle radici cementificate genera tensione sulle piante che lottano per sopravvivere. Con questa opera l’artista cerca di richiamare l’inconscia estetica decostruttivista dei vandalici hooligans. Due film dell’artista svedese presentano danneggiamenti contro diversi oggetti. Nel film “Bodies of Society”, l’azione ha un carattere più poetico e controllato, nel quale l’artista “dolcemente” distrugge una bicicletta a bastonate e calci, con il brano “I don’t want to talk about it” di sottofondo. Mentre nel film “Technobattle” l’azione distruttiva si svolge di maniera più veloce e volgare, mentre due personaggi si lanciano dei computer a vicenda in una sorta di partita di palla avvelenata, che mette in luce il carattere della tecnologia come forza distruttiva. L’artista giapponese Satoru Tamura presenta tre film con lo stesso principio: distruggere degli oggetti per privarli di significato e far diventare l’oggetto nient’altro che materia. Joris van de Moortel imprigiona l’energetica potenza musicale di una batteria inserendola dentro a una scatola bianca, che egli rompe per creare una fessura attraverso la quale è possibile vedere questo “oggetto silenzioso”, trasformandolo in una sorta di feticcio.


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La “Bicycle Piece” di Ariel Schlesinger trasforma una bicicletta italiana degli anni ottanta in un possibile rischio per il pubblico. L’artista ha riempito le camere d’aria della bici con gas per poi dargli fuoco mentre il gas viene fuori dalle valvole, facendo diventare le ruote pericolose torce. L’artista interpreta tutto ciò come una distruzione romantica attraverso un’azione di reverse engineering9.

“The Order is Rapidly Fadin’” di Konrad Smolenski e “Bicycle Piece” di Ariel Schlesinger (Marek Krzyżanek, 2012)

Un’altra delle opere presenti nell’esibizione è “The Order is Rapidly Fadin’” di Konrad Smolenski, il quale crea una scultura modellando bidoni della spazzatura con il fuoco, presentando un’immagine similare a quella lasciata dai hooligans dopo i loro scontri.


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Note 1. Kristine Stiles, The Story of the Destruction in Art Symposium and the ‘DIAS Affect’. su Gustav Metzger. Vienna: Generali Foundation, 2005. 2. Tommaso Tozzi, Arte di opposizione. Stili di vita, situazioni e documenti degli anni Ottanta. ShaKe, 2008. 3. Robin Page (Inghilterra, 1932) è un pittore. È stato uno dei primi membri del movimento artistico Fluxus. 4. Kenneth Kemble (Buenos Aires, 1923 -1998) è stato uno dei più importanti rappresentanti del paese del movimento informale. Nel 1956 ha iniziato a produrre collages astratti utilizzando carta, stracci, corteccia e altri materiali. 5. Provo è il nome di un movimento controculturale nato nei Paesi Bassi alla metà degli anni sessanta. La filosofia dei Provos (provocatori) si proponeva di indurre l’autorità a rispondere violentemente ad azioni non violente; le tematiche da loro sostenute anticipavano le battaglie contro il consumismo e per l’ecologia che si affermeranno nel decennio successivo. 6. Piano delle Biciclette Bianche (1965), proponeva di sostituire progressivamente il traffico motorizzato con quello ciclistico attraverso la distribuzione pubblica di biciclette di proprietà comune. 7. The Who - Gruppo rock britannico. Guidati da P. Townshend (n. 1945), sono stati una delle band più importanti e influenti degli anni Sessanta e Settanta unendo, sin dagli esordi, provocazione e innovazione. 8. Katarzyna Kolodziej e Magdalena Komornicka, Huls exhibition brochure. Zacheta Narodowa Galeria Sztuki, 2012. 9. reverse engineering L’attività di analisi di un prodotto (hardware e/o software) e, più in generale, di un dispositivo, ottenuto mediante ingegnerizzazione, al fine di individuarne i principi tecnologici utilizzati e il funzionamento interno e ricostruirne il progetto che ne era alla base.



2.2.10 Punk1 Il punk è stato una sottocultura che ha raggiunto il suo punto più alto negli anni dal 1976 al 1979. La sua eredità si può trovare ai giorni nostri, ma con uno spirito diverso da quello presente negli anni 70. Questa sottocultura è stata caratterizzata dal suo stile artistico e di ribellione, praticato sopratutto dai giovani. L’ambito nel quale il punk si è manifestato maggiormente è stato quello della musica, praticato da esecutori inesperti e testi di protesta contro il potere e la società. Nell’ambito filosofico non aveva delle idee ispiratrici ma presentava comportamenti caratteristici come la fiducia nell’istinto e il “fai da te”, l’accento sulla negazione (non fino all’estremo nichilista) e la coscienza di una politica di classe (con particolare vicinanza alla classe lavoratrice). L’estetica punk più stereotipata può essere rappresentata con quella del gruppo Sex Pistols2, creata dal loro manager Malcolm McLaren3. In realtà questa estetica non è stata propriamente creata dal manager, bensì veicolata da lui. Lo stile era caratterizzato da vestiti strappati, catene, spille di sicurezza, indumenti sadomasochisti e tutto quello che potrebbe causare provocazione verso i normali usi e costumi. L’attitudine punk sul palcoscenico dei concerti era caratterizzata da una violenza reciproca tra pubblico e performer, insieme ad inclinazioni autodistruttive con l’intenzionalità nel causare shock. Uno dei migliori esempi di autodistruzione è quello eseguito dal musicista GG Allin4 nei suoi concerti, che ricordano le azioni fatte dagli Azionisti Viennesi. Queste attitudini variavano in base a le idee politiche di ogni gruppo; per esempio la band Crass5 è stata quella che ha rappresentato al meglio il carattere anarchico di alcuni punk. Crearono ed organizzarono musica, dischi e concerti in maniera indipendente, per opporsi direttamente all’industria musicale basata Nella pagina a fianco: GG Allin insanguinato in uno dei suoi concerti (Merle Allin, 1992)


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sul guadagno monetario e sulla manipolazione dei musicisti e del pubblico. Un fattore interessante della grafica punk, utilizzata per le copertine dei dischi e la pubblcità dei concerti, è il suo rimando ai collage dadaisti con il suo mescolare caratteri e fotografie. Pochi anni dopo la sua espansione mondiale, lo spirito punk muore dopo essere stato assorbito dal mercato, come è successo con tanti dei movimenti che ho trattato in questa ricerca. La canzone “Punk is dead”, scritta dai Crass nel 1979, racconta in maniera sintetica alcuni fattori di questa fine: Yes that’s right, punk is dead, It’s just another cheap product for the consumers head. Bubblegum rock on plastic transistors, Schoolboy sedition backed by big time promoters. CBS promote the Clash, But it ain’t for revolution, it’s just for cash.

Si, è vero, il punk è morto, è solamente un altro prodotto scadente per la testa dei consumatori. Un rock di gomma su transistors di plastica, Una ribellione dello scolaro appoggiata dai produttori dei più grandi tempi. La CBS promuove i Clash, Ma non è per rivoluzione, è solamente per soldi. Punk became a fashion just like hippy used Il punk è diventato una moda proprio come to be l’hippy lo è stato And it ain’t got a thing to do with you or E non ha niente a che fare con me e con te. me. Movements are systems and systems kill. I movimenti sono sistemi e i sistemi uccidono. Movements are expressions of the public I movimenti sono espressioni della speranza will. del pubblico, Punk became a movement cos we all felt Il punk è diventato un movimento perché lost, noi tutti ci siamo sentiti persi, But the leaders sold out and now we all pay Ma i leaders si sono venduti e ora noi the cost. paghiamo. Punk narcissism was social napalm, Il narcisismo punk era un napalm sociale, Steve Jones started doing real harm. Steve Jones ha iniziato a fare seri danni. Preaching revolution, anarchy and change Invocando la rivoluzione, l’anarchia e il cambiamento As he sucked from the system that had Mentre lui succhiava dal sistema che gli ha given him his name. conferito il suo nome. Well I’m tired of staring through shit Allora io sono stanco di fissare attraverso stained glass, un vetro macchiato di merda, Tired of staring up a superstars arse, Stanco di fissare il culo di una superstar,


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I’ve got an arse and crap and a name, I’m just waiting for my fifteen minutes fame. Steve Jones you’re napalm, If you’re so pretty (vacant) why do you swarm? Patti Smith you’re napalm, You write with your hand but it’s Rimbaud’s arm. And me, yes I, do I want to burn? Is there something I can learn? Do I need a business man to promote my angle? Can I resist the carrots that fame and fortune dangle? I see the velvet zippies in their bondage gear, The social elite with safety-pins in their ear, I watch and understand that it don’t mean a thing, The scorpions might attack, but the systems stole the sting. PUNK IS DEAD...

Ho un culo, della merda e un nome, Io sto solamente aspettando i miei 15 minuti di fama. Steve Jones tu sei napalm, Se tu sei così carino perché ti agiti? Patti Smith tu sei napalm, Tu scrivi con la tua mano ma il braccio è di Rimbaud. E io, si, io voglio bruciare? C’è qualcosa che posso imparare? Ho bisogno di un manager per promuovere il mio punto di vista? Posso resistere alle carote che la fortuna e la fama fanno ciondolare? Io vedo gli zippies di velluto nella loro roba bondage, L’alta società con le spille da balia nelle orecchie, Io osservo e capisco che non significa niente, Gli scorpioni potrebbero attaccare, ma i sistemi hanno rubato il pungiglione. IL PUNK è MORTO...

“Punk is Dead” di Crass su “Stations of the Crass” (Crass Records, 1979)


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“Incident in a Museum” di Oleksiy Radynski6 Con questo film-documentario l’artista ucraino presenta una problematica risalente a tanti secoli fa: la relazione tra arte e potere. Il film ci mostra la visita di un prete ortodosso cristiano (presumibilmente il confessore di Vladimir Putin) a un museo artistico della città di Kharkiv, in Ucraina. Nel trascorrere della sua visita il prete critica alcuni dei dipinti e ne elogia altri. Prima di lasciare il museo, il prete copre con un telo (concesso dalla direttrice del museo) uno dei dipinti criticati. Con questo documento l’artista ci mostra la censura (ancora presente) portata avanti dagli organi di potere, in questo caso la Chiesa Ortodossa Russa.

Fotogramma da Incident in a Museum (Oleksiy Radynski, 2012)


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Note 1. Flavia Monceri, “L’individuale è il politico”. Anarchia, filosofia politica e punk rock. ETS, 2011. 2. Sex Pistols - Gruppo rock inglese. Grazie a testi irriverenti (God save the Queen, 1977) e all’atteggiamento estremo e anticonformista, rivoluzionarono il rock, introducendo la cultura punk nella musica e, in generale, nella società degli anni 1970. 3. Malcolm Robert Andrew McLaren (Londra, 22 gennaio 1946 – Bellinzona, 8 aprile 2010) è stato un produttore discografico, musicista e cantante britannico, manager dei New York Dolls nell’ultima parte di carriera del gruppo, e “creatore” della band punk dei Sex Pistols. Come artista solista fu uno dei primi musicisti ad introdurre l’hip hop in Gran Bretagna. 4. Kevin Michael Allin (Lancaster, 29 agosto 1956 – New York, 28 giugno 1993) è stato un cantante statunitense. Meglio conosciuto come GG Allin, era un cantante hardcore punk e bandleader che militò in molti gruppi durante la sua carriera. GG non è ricordato particolarmente per la sua musica, ma per i suoi spettacoli dal vivo che comprendevano scene come esibizione di nudo, defecazione sul palco, automutilazioni, sesso orale con i fan e altro; spesso i suoi concerti finivano in risse. 5. I Crass sono stati un gruppo punk rock formatosi nell’Essex in Inghilterra nel 1977, e sono considerati come i fondatori del movimento anarcho punk e dello slogan “DIY” (Do It Yourself). Prima di assumere il nome “Crass”, il gruppo aveva scelto di adottare il nome “Stormtrooper”, in seguito abbandonato poiché riportava troppo ideologie legate al fascismo. I Crass sono considerati il principale gruppo anarco - punk. 6. Visual Culture Research Center, Incident in a Museum, http://www. visualcultureresearchcenter.org/uk/node/15



2.2.11 Street art1 Verso la fine degli anni 60 inizia ad apparire, nelle strade delle grandi città, una nuova forma d’arte. Questo nuovo metodo d’espressione utilizza lo spazio pubblico delle città come contenitore, riempiendolo mediante l’utilizzo di bombolette spray, adesivi, stencils, paste-up, sculture, e tante altre tecniche. Questi nuovi pezzi artistici vengono generalmente considerati come atti di vandalismo, da alcune persone e dalle pubbliche amministrazioni, generando una guerra tra i tutori dell’ordine costituito e i nuovi artisti della strada. Questo scontro attribuisce la qualità della transitorietà alle opere, che saranno cancellate o perdureranno grazie alle loro qualità artistiche valutate dal controllore di turno. L’arte urbana nasce come tale negli Stati Uniti, ma possono trovarsi dei precedenti storici nelle scritte di protesta, fatte dai popoli di tutto il mondo, per esprimere lo scontento verso il potere. L’ampio pubblico offerto dall’arte di strada è un punto fondamentale per capire il suo grande sviluppo. Il fattore stimolante di ogni artista che realizza street art può essere diverso, in alcuni casi è per creare sovversione, critica o rivendicazione, mentre in altri è per il semplice fatto di manifestare la propria creatività. Alcuni degli artisti più riconosciuti di questo movimento sono l’americano Shepard Fairey2, più noto come Obey, con il suo stile propagandistico che dissemina in diverse città del mondo; e l’inglese Banksy3 con i suoi stencil e sculture che ironizzano sulla società e la politica. Esistono altri artisti, molto riconosciuti, che hanno iniziato nella street art, ma dopo si sono spostati verso altri media, come Keith Haring4 e Jean-Michel Basquiat5.

Nella pagina a fianco: Graffiti raffigurante la rimozione dei graffiti. Creato nel maggio 2008 alla Leake Street di Londra, dipinto sopra nel agosto 2008 (Banksy, 2008)


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“The Story” di Mobstr6 L’opera di questo artista fa parte delle sue “Progressions”. Con questa serie Mobstr sfrutta l’effimero dei graffiti, sopratutto negli muri di Londra dove la cancellazione dei murales avviene più assiduamente. Il pezzo consiste nello scrivere frammenti di una storia ogni volta che lo stencil viene cancellato, e quando la narrazione arriva al suo fine, l’opera sparisce. In questo caso la bellezza dell’atto creativo risiede nella sua distruzione.

C’era una volta... ...una storia apparsa su un muro ma progrediva solo quando (Mobstr, 2013)


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la parete veniva ridipinta e cosĂŹ una strana armonia fu trovata tra due forze opposte fine. (Mobstr, 2013)


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“Nothing More” (Mobstr, 2013)


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Note 1. Tommaso Tozzi, Arte di opposizione. Stili di vita, situazioni e documenti degli anni Ottanta. ShaKe, 2008. 2. Frank Shepard Fairey (Charleston, 15 febbraio 1970) è un artista e illustratore statunitense. È uno dei più noti esponenti della street-art. È anche noto come Obey. Ha raggiunto la fama nel 2008 per aver creato lo storico manifesto Hope, che riproduceva l’immagine stilizzata di Barack Obama. 3. Banksy (Bristol, 1974 o 1975) è un artista e writer inglese. È uno dei maggiori esponenti della street art. Si sa di lui che è cresciuto a Bristol ma la sua vera identità è tenuta nascosta. Le sue opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l’etica. 4. Keith Haring (Kutztown, Pennsylvania, 1958-New York 1990) pittore statunitense. Profeta internazionale del graffitismo, formatosi alla School of Visual Art di New York, Haring iniziò la sua carriera artistica nella subway newyorkese, dipingendo con spray e gessetti gli spazi vuoti destinati all’affissione dei manifesti e le pareti dei vagoni. Nel repertorio espressivo di Haring troviamo, in una forma grafica che rimanda al fumetto e al cartone animato, cani a sei zampe, idoli aztechi e una sorta di pupazzo-omuncolo (il radiant-boy) munito di un’aureola di raggi, contorto e mutante. 5. Jean-Michel Basquiat (Brooklyn, New York, 1960-1988) pittore statunitense. Nel vivace e confuso contesto artistico americano, entro cui si manifestano continuamente nuove tendenze, la sua pittura, legata al graffitismo metropolitano, rimanda sia all’arte infantile, sia all’art brut, all’opera di W. De Kooning, di Cy Twombly e di J. Pollock, per la spontaneità e il vigore gestuale del segno. 6. RJ Rushmore, “The Story” by Mobstr (and an anonymous collaborator), http://blog.vandalog.com/2013/02/the-story-by-mobstr-and-an-anonymouscollaborator/



2.2.12 Glitch Art1 All’incrocio di media art, tecnologia e arte nasce l’arte dei nuovi media. Questa nuova arte, tecnologicamente innovativa, è frequentemente concettualmente indagatrice e socio-culturalmente critica. Dalla codifica dei messaggi (presente in ogni mezzo di comunicazione) e la manipolazione di questo messaggio nella macchina, nasce la glitch art. Questo nuovo stile di espressione applica caratteristiche introdotte dalle avanguardie iconoclaste, come il caso e la distruzione (in questo caso modifica) dei sistemi. La glitch art significa analizzare (e alterare) il contenuto dei file digitali, per tirarne fuori le possibilità espressive che il medium ci propone. Mediante questa alterazione della tecnologia si porta l’errore e il non prevedibile della macchina a una nuova forma artistica. Da un punto di vista strutturale, la glitch art è come il Cubismo analitico che, per creare una nuova immagine, scompone in due piani bidimensionali il soggetto. Allora come il Cubismo prende l’immagine e la rielabora nei suoi componenti geometrici primordiali, il glitch interferisce su quell’algoritmo che comprime l’immagine creando una interpretazione degli elementi che la compongono.2 Anche il Dadaismo potrebbe essere collegato alla glitch art, nel suo interrogare il funzionamento dei sistemi. Come il Dada metteva in questione le basi del linguaggio e le sue regole, il glitch questiona la stabilità del mezzo tecnologico.2 Alcuni precedenti della glitch art sono i pianoforti modificati da John Cage , che manipolava lo strumento per generare nuovi suoni, ed il “Magnet Piece” di Nam June Paik, che attraverso un grosso magnete modificava l’immagine di una televisione, creando un nuovo modo di interagire con l’oggetto tecnologico.3 L’espressione “Glitch” ha diversi origini, per alcuni è stata creata da John Glenn4 per riferirsi a “un picco o variazione di tensione Nella pagina a fianco: Mona Lisa glitch (Omletofon, 2013)


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in una corrente elettrica”, mentre altri dicono che derivi dal termine tedesco “glitschig”, che significa scivoloso. Uno dei gruppi più riconosciuti in questo campo è il duo olandese JODI5, che attraverso il loro sito web, presentano rielaborazioni glitch di videogiochi e altri software. Il gruppo considera il loro lavoro come una forma di decollage, dato che il procedimento di creazione consiste nel cancellare numeri dal codice o dati codificati in forma di software. L’opera d’arte finale è la disintegrazione del file originale.3 Altro artista che lavora nel ambito dei glitch è Phillip Stearns6. Per creare i suoi lavori l’artista inizia modificando le fotocamere digitali; dopo queste modifiche vengono scattate delle fotografie che creano dei glitch che finiranno per essere stampati su tessuti, mediante l’utilizzo di tecnologia di tessitura robotica.3 L’evento che ha fatto diventare il glitch una realtà artistica globale, è stato il Magnet TV (Nam June Paik, 1965) “Glitch Festival and Symposium”, tenutosi a Oslo, Norvegia, nel 2002. Questo festival è stato creato con l’obbiettivo di riunire gli artisti e le idee che venivano portate avanti da singole persone.7 La glitch art si svolge sopratutto nel campo delle immagini, il video e la musica. Con tecniche che creano dei glitch reali o finti, attraverso l’uso di software per editing. Una delle caratteristiche per le quali a volte viene creato in maniera “finta” è che i veri glitch sono difficili da controllare, visto che variano in base allo spazio dove appaiono, sia questo hardware o software.


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Iconoclast Game8 Questo gioco è stato ideato e creato da Lorenzo Pizzanelli9, e racconta la storia di un personaggio iconoclasta utilizzando artisti del mondo dell’arte contemporanea. Il personaggio che deve essere guidato dal giocatore è il famoso Marcel Duchamp e la sua identità femminile, Rrose Sélavy10. L’obiettivo del gioco e riunire le due personalità dell’artista francese, ma per arrivarci il giocatore dovrà affrontare diverse prove dentro un museo d’arte.

Marcel Duchamp e Rose Sélavy insieme ad alcuni dei personaggi che compongo il gioco (Lorenzo Pizzanelli, 2006)

I nemici del nostro personaggio sono i quadri e la scultura del “Davide” di Michelangelo, i quali lo aggrediranno per fermarlo nella sua ricerca dell’identità perduta. Anche i turisti del museo fermeranno il personaggio. Gli scenari variano dai corridoi del museo, a quelli proposti dai quadri sulle pareti. Anche le immagine Bizantine saranno un elemento ricorrente nel gioco. Gli unici strumenti che aiuteranno il giocatore a sorpassare gli ostacoli saranno un martello, simile a quello utilizzato da László Tóth11 per attaccare la “Pietà” di Michelangelo, e una bomboletta spray.


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Note 1. Rebecca Jackson, The Glitch Aesthetic. Georgia State University, 2011. 2. Nick Briz, Glitch Art Historie[s]. nickbriz.com, 2010. 3. Kyle Chayka, A Beginner’s Guide to Glitch Art, http://flavorwire.com/328407/ a-beginners-guide-to-glitch-art/ 4. John Herschel Glenn - Astronauta statunitense (n. Cambridge, Ohio, 1921); tenente colonnello del corpo dei Marines degli USA, è stato il primo astronauta americano che abbia effettuato un volo orbitale; lanciato il 20 febbraio 1962 da Cape Canaveral col veicolo spaziale “Mercury-Friendship 7”, ammarò nell’Oceano Atlantico dopo tre rivoluzioni complete. Impegnatosi anche nell’attività politica, dal 1974 al 1999 è stato senatore dell’Ohio per il partito democratico. Nel 1998 è ritornato nello spazio con una missione a bordo dello Space Shuttle Discovery. 5. JoDi, o jodi.org, è un collettivo di due artisti. Dalla metà degli anni 90 hanno cominciato a creare originali lavori di net.art. Hanno deciso di mettere il lavoro immediatamente sullo schermo, senza comunicati stampa e senza le loro biografie, solo jodi.org. Non usano il loro sito per presentare le informazioni. Presentano schermi e le cose che stanno accadendo in queste schermate. Essi sono, probabilmente, Joan Heemskerk (nata 1968 a Kaatsheuvel, Olanda) e Dirk Paesmans (nato nel 1965 a Bruxelles, in Belgio). 6. Phillip Stearns crea le sue opere mettendo insieme arte, filosofia e scienza, ricorrendo a varie discipline tra cui il montaggio,dispositivi audio-video, scultura circuitale, scrittura, performance e composizione musicale. I metodi che di solito usa nell’interrogazione dei materiali che comprendono tra gli altri oggetti elettronici, sistemi biologici, immagini, luce, video e suono sono la decostruzione, la dissezione e la riconfigurazione. Il suo procedimento è la riduzione che mira a scoprire i macrocosmi nascosti della potenzialità, i nuovi materiali espressivi e le nuove vie per indagare sulla comprensione dello stato delle cose. 7. Glitch Festival and Symposium, http://www.liveart.org/motherboard/glitch/ 8. Iconoclast Game - Opera videogioco sulla storia dell’arte occidentale, http:// www.iconoclastgame.com 9. Lorenzo Pizzanelli (Firenze, 1969 – 2010) eclettico artista multimediale. Iniziato alla pittura tradizionale dai genitori si laurea all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1990. Nell’adolescenza si reca spesso a Parigi, dove frequenta diversi Atelier di artisti. L’interesse espressivo di Pizzanelli è principalmente rivolto all’interattività tra opera e pubblico. Oltre ad installazioni video e interattive, realizza performance in cui, tra l’altro, i ruoli presupposti di autorialità e autorità istituzionali vengono messi in crisi. Dal 1994 diventa autore e regista


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multimediale. Visionario, irriverente, provocatore e cervellotico nel 1994 chiama la casa dove ha vissuto sin dall’infanzia Museo Trans-Unto e organizza un’inaugurazione con tanto di bus navetta che portava gli ignari invitati (tra cui anche noti galleristi e critici) nel suo modesto appartamento nel quartiere dell’Isolotto a Firenze pitturato ed allestito come uno sgangherato Museo. 10. Rrose Sélavy. Pseudonimo di Marcel Duchamp. Inizia a comparire per la prima volta in una seria di fotografie ad opera del suo amico Man Ray nelle quali Duchamp si traveste da donna. Il nome è un Calembour (gioco di parole), la sonorità è la stessa di “Eros: c’est la vie” (Eros: è la vita) o “Arroser la vie” (Brindare alla vita). 11. László Tóth (1º luglio 1938[1]) è un geologo australiano di origine ungherese, noto per aver vandalizzato la Pietà di Michelangelo Buonarroti il 21 maggio 1972, urlando “Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte!”.



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Conclusione

Chiudendo questa ricerca storica devo chiarire che ci sono stati tanti altri eventi di distruzione ed iconoclastia nell’arte che ho deciso di non presentare nella ricerca. Questi eventi hanno avuto diverse giustificazioni e metodologie da studiare e sviluppare ancora. L’obiettivo della mia ricerca si è concentrato sugli eventi più rilevanti nei diversi campi dell’arte. Il lavoro che ho condotto ha fatto emergere che questi eventi distruttivi hanno portato con sé perdite materiali per l’umanità, privandola di parte della sua storia ed imponendo, di volta in volta, l’ideologia al potere sulle altre forme espressive, e che queste ideologie sono ancora presenti ed esercitano il loro potere tramite la censura e l’annullamento di lavori artistici. Cosa diversa è rappresentata dal caso della “distruzione” di concetti ed idee che ha portato verso la libertà dell’arte da ogni schema e restrizione, arrivando anche ad emanciparla dagli oggetti materiali, come ha dimostrato l’arte concettuale.


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Come chiusura di questo lavoro presento due citazioni che cercano di spiegare il perchÊ di questa distruzione, da una parte centrandosi sulla storia (Touraine), e dall’altra nell’espressione artistica (Schipper):


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“Secolo dopo secolo, i moderni hanno cercato un modello naturale di conoscenza scientifica della società e della personalità, sia esso un modello meccanicistico, organicistico o cibernetico oppure uno che si fondasse su una teoria generale dei sistemi. E questi intenti sono stati sostenuti dalla convinzione che nel fare tabula rasa con il passato, gli esseri umani rimarrebbero liberi dalle disuguaglianze trasmesse, delle paure irrazionali e dall’ignoranza.” Alain Touraine, Critica della modernità “Mi hanno accusato di saper solo distruggere cose, e mi hanno detto che distruggere cose non è un lavoro creativo. Ma una volta mi è capitato di leggere “Beh, è quello che i bambini fanno prima di imparare a fare qualsiasi altra cosa—distruggono i loro giocattoli”. In fondo per poter realizzare qualsiasi cosa devi prima distruggere qualcos’altro. Il primo passo per costruire un armadio è tagliare la legna. E penso che questo sia un piano sottinteso in tutto ciò che facciamo—quel momento in cui le cose si spezzando e diventano qualcosa di completamente diverso.” Jonathan Schipper, intervista da Jonathn Smith per Vice


Bibliografia 1. Georg Ostrogorsky, traduzione di Piero Leone, Storia dell’impero bizantino, Einaudi, Torino, 1993 2. Gamboni Dario, The Destruction of Art: Iconoclasm and Vandalism Since the French Revolution. Reaktion Books, 2007 3. Juan José Sebreli, Las Aventuras de la Vanguardia. Sudamericana, 2000 4. De Micheli Mario, Le avanguardie artistiche del Novecento. Feltrinelli, 2008. 5. Hans Richter, Dada. Art and Anti-Art. Thames & Hudson, 2007 6. Pino Bertelli, Cinema dell’eresia. Nda Press, 2005 7. Guy Debord, Opere Cinematografiche. Bompiani Overlook, 2005 8. Poli Francesco, (a cura di), Arte contemporanea. Le ricerche internazionali dalla fine degli anni 50 a oggi. Electra, 2011 9. Gillo Dorfles, Ultime tendenze nell’arte d’oggi. Feltrinelli, 1973. 10. Tommaso Tozzi, Arte di opposizione. Stili di vita, situazioni e documenti degli anni Ottanta. ShaKe, 2008. 11. Mechtild Widrich, The Informative Public of Performance. A Study of Viennese Actionism. The Drama Review, 2013. 12. Rafael Montanez Ortiz e Jersey City Museum, Unmaking: The Work of Raphael Montañez Ortiz. Jersey City Museum, 2007. 13. Kristine Stiles, The Story of the Destruction in Art Symposium and the ‘DIAS Affect’. su Gustav Metzger. Vienna: Generali Foundation, 2005. 14. Rebecca Jackson, The Glitch Aesthetic. Georgia State University, 2011. 15. Alain Touraine, Critica De La Modernidad. Fondo De Cultura Economica, 1994.


Filmografia 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Les statues meurent aussi (Chris Marker & Alain Resnais, 1953) Teaching a Plant the Alphabet (John Baldessari, 1972) John Baldessari Sings Sol Lewitt (John Baldessari, 1972) 10/65 Selbstverst端mmelung (Kurt Kren, 1965) 16/67 20. September (Kurt Kren, 1967) Pruitt-Igoe Falls (Cyprien Gaillard, 2009)





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