LA PAGINA DI CAMPALTO

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DICEMBRE 2012 Anno VIII No 113

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ In questo numero: aspettando i fiori a campalto_quando c’erano gli spazzini_fare la differenza_chiesa copta a Campalto_il solito tram tram_protocollo d’intesa tra i geologi per le emergenze del territorio_asd fly gym_ le mostre del secolo a portata di click_il ruolo della donna nella società moderna_un libro: le parole del nostro destino_roma.

comunque vada...

Buon Natale & buon 2013


L’ ERBA DI CASA NOSTRA

ASPETTANDO I FIORI A CAMPALTO?

QUANDO C’ERANO GLI SPAZZINI… di Giuliano Brandoli

di Chiara Foffano Mi ricordo che alle scuole elementari mi hanno insegnato l’Educazione Civica. Al venerdì le classi si mescolavano, i bambini riempivano i corridoi spostandosi da un’aula all’altra, si cambiavano compagni ed insegnanti e anche materie: educazione all’immagine, laboratori di teatro e pittura, ginnastica, ma soprattutto si andava in sezione A, dalla maestra Dordit per l’educazione civica. Una cascata di capelli biondi allacciati in una codina, naso all’insù ed energia che scappava da tutte le parti! Questa era l’educazione civica ed è forse per questo che mi è sempre stata a cuore. Avevo un quadernetto azzurro dove prendevo appunti e mi sono ripromessa di non buttarlo via mai, nemmeno quando fossi cresciuta. Sarà in qualche scatolone, ma è da sempre nei miei ricordi. In classe si parlava di temi importanti, che solo ora riconosco: l’economia, l’etica, l’educazione all’ambiente e al senso civile. Si parlava di politica! Ci insegnavano a come diventare buoni cittadini, ma senza che noi bimbi lo sapessimo davvero. La insegnano ancora? Di quelle ore in classe me ne ricordo ora, che sguazzando nelle acque di internet, leggo di un curioso annuncio: “La terra è anche tua. Adotta un’aiuola.” Iniziativa per valorizzare il territorio con il contributo dei cittadini. Che fosse questo uno dei “fini” della professoressa Dordit? Rendere sensibili i propri studenti a proposte per la cura, in prima persona, del verde nella propria città? L’iniziativa è del Comune di Venezia, ma è diffusa in tutta Italia. Sostanzialmente, per chi volesse prendersi cura di un pezzetto di terra, per esempio di un’aiuola di Campalto, può chiedere al Comune il permesso e dopo i controlli del caso, l’aiuola è sua! Per fare la domanda, si può compilare online il modulo scaricabile a questo link: http://www.saichece.info/iniziativa/ adotta-aiuola/ ed inviarlo via mail all’indirizzo: verdeforti.ambiente@comune.venezia.it allegando, oltre alla copia del proprio documento di identità, la foto dell’aiuola che si intende adottare. Alla mia scoperta non ho potuto che sorridere compiaciuta e desiderare di aderire. Magari con il mio papà, che è un pollice verde per sua natura o con un gruppo di amici, per condividere l’impegno. Sarebbe bello se delle classi intere delle scuole elementari adottassero un grande prato! Per rasare l’erba, pulirlo dalla carta, potare le piante e coltivare un orticello. E poi per giocarci e correre dopo le lezioni, in primavera, con i professori per un torneo di pallavolo! Potrebbe essere una bella occasione per scoprire cosa significa aver cura del proprio giardino, del proprio territorio, iniziando dai piccoli ma non escludendo i grandi. Che ne dite quindi? Adottiamo questa aiuola aspettando i fiori a Campalto?

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Passavano di mattina annunciandosi con una suono di trombetta; conducevano un triciclo con grandi contenitori entri i quali sversavano i bidoni della spazzatura. Li vedevi pulire strade e marciapiedi, raccogliere le foglie in autunno: erano, mi ricordo , gli anni ’50. I miei genitori mi dicevano di non gettare le carte a terra, di non sporcare. Mia madre puliva ogni giorno il tratto di stradina in terra battuta che passava accanto al nostro giardino, e così facevano tutti i nostri vicini di casa. Poi il termine “spazzino”, che pareva dispregiativo, è cambiato in “netturbino”, e poi in “operatore ecologico”, ora in “addetto alla raccolta differenziata”. Ad ogni cambio di nome sono cambiate le modalità di raccolta e si sono trasformate le loro mansioni. I coriandoli gettati dai bambini lo scorso carnevale nei dintorni della chiesa di Campalto sono rimasti a terra per mesi finchè la pioggia, il vento, il tempo non li hanno consumati. Altri angoli del nostro territorio finiscono degradati per l’incuria e la scarsa educazione, magari di poche persone. Ecco, ci piacerebbe che anche il suolo pubblico fosse considerato dai cittadini come il luogo dove si vive e non come una zona franca dove tutto è permesso; e ci piacerebbe che i cittadini si adoperassero per bonificare e far bonificare i luoghi degradati, che in tutti nascesse la coscienza di tenere puliti gli spazi comuni. Ne riparleremo!

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L’ ERBA DI CASA NOSTRA FARE LA DIFFERENZA! di Elena Brugnerotto A casa ho quattro bidoncini: uno per la carta, uno per la plastica e il vetro, uno per l’umido e uno per il rifiuto secco. La pratica della differenziata non è certo comoda, anzi, ti costringe a dividere i resti rimasti nel piatto, a dislocare i vari rifiuti tra il sotto lavandino e lo sgabuzzino o la terrazza. Ogni buon differenziatore è soddisfatto della sua piccola fatica quotidiana perché consapevole che grazie a questi gesti non moriremo sommersi dalle spazzature e schiavi dei fumi tossici delle discariche. Il Comune, per aiutare la presa di coscienza dei suoi cittadini, da qualche anno sta installando sui bidoni del rifiuto secco (quello generico per capirci) un sistema a chiavetta magnetica che costringe l’utente a gettare solamente piccoli sacchetti che possano entrare nel cassetto automatico apribile con la chiavetta. Peccato però che il sistema crei delle problematiche non indifferenti... Prima di tutto la chiavetta (essendo nominativa) dovrebbe registrare quanti conferimenti vengono effettuati. Numerosi conferimenti (ovviamente commisurando il tutto al nucleo famigliare) evidenzieranno una scarsa raccolta differenziata,

pochi rifiuti secchi invece significheranno una raccolta più attenta. La chiavetta invece non registra questi dati e, seppur in sacchetti più piccoli, possono essere gettate da qualunque utente un numero infinito di immondizie. Che senso aveva quindi introdurre questo sistema a chiavetta se non è possibile controllarlo? La mancanza di controllo ( e di senso civico direi io ) ha fatto venire l’idea geniale di gettare il rifiuto secco nei bidoni dell’umido che di conseguenza sono sempre strapieni. In fondo perché utilizzare quella scomoda chiavetta se posso comodamente buttare il mio sacchetto nel bidone dell’umido che è sempre aperto?? Per risolvere il problema basterebbe installare il meccanismo delle chiavette anche nel bidoncino dell’umido...spero che qualche dirigente veritas stia leggendo e prenda provvedimenti... La cosa che mi fa più arrabbiare non sono tanto gli incivili, ma non capisco perché io, buona differenziatrice, debba pagare le stesse tasse per la spazzatura di chi per pigrizia o per indifferenza lo sforzo della differenziata non lo fa!

Chiesa copta a Campalto: lavori in corso di Martina Zorzi

Avete mai sentito parlare dei copti? I copti sono gli egiziani di religione cristiana, un importante gruppo etno-religioso nel paese. E’ interessante sapere che sta per essere costruita proprio qui, a Campalto, una chiesa Copta. La realizzazione, prevista dietro il centro Don Vecchi di via Orlanda, dovrebbe essere ultimata in poco più di 12 mesi e sarà un servizio a disposizione di 15 mila egiziani della zona di Venezia e non solo, che attualmente

si riuniscono in un capannone in via Porto di Cavergnago. L’idea della costruzione è da attribuirsi alla diocesi cristiana copta di Milano, proprietaria del terreno affacciato su via Orlanda, e risponde al desiderio crescente e presente da lungo tempo dei cristiani copti di potersi riunire e celebrare le funzioni in un luogo di culto più adatto. Il progetto è stato redatto da un architetto egiziano e comprende un porticato attorno a un piccolo giardino, sovrastato da due celle campanarie cupolate. Il punto più alto della costruzione sarà una grande cupola centrale. L’interno sarà illuminato dalla luce proveniente dalle ampie vetrate colorate. Campalto è una posizione strategica, vicino alla tangenziale e vicino a Venezia, dove riposa il corpo di san Marco, l’evangelizzatore dei copti. Un po’ di storia… La Chiesa copta è stata fondata in Egitto nel I secolo e ha origine dalla predicazione di san Marco, che ha scritto il suo Vangelo e ha portato il cristianesimo in Egitto. I copti credono in un’unica natura umana e divina unite. La Chiesa copta è erede del monachesimo egiziano, di cui mantiene ancora le antiche istituzioni monastiche, ed è sede

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L’ ERBA DI CASA NOSTRA di istituzioni teologiche e accademiche, con una presenza diffusa a livello mondiale. La comunità copta in Italia è nata dalla necessità dei fedeli che emigravano nei paesi occidentali di mantenere la loro cultura e la loro tradizione religiosa. L’Italia infatti è uno dei paesi dove emigrano molti giovani cristiani copti, grazie ai rapporti esistenti con l’Egitto, la notevole vicinanza geografica e le condizioni attuali del loro paese. La Chiesa ha trovato qui un ambiente cristiano favorevole e non antagonista e mostra una grande energia e vitalità. Si suppone che i fedeli copti in Italia siano

circa 50.000, concentrati soprattutto nella zona di Milano. Dagli anni ottanta la popolazione copta in Italia è notevolmente cresciuta, tanto che ci sono diverse parrocchie regolarmente funzionanti e molto frequentate, e altre in formazione. Ora che anche Campalto diventerà sede di luogo di culto copto e luogo di ritrovo per la relativa comunità, attendiamo con curiosità e interesse questa novità, che caratterizzerà la città in modo nuovo e la renderà più ricca dal punto di vista culturale.

LA DEBACLE DEI LAVORI PUBBLICI: IL SOLITO TRAM TRAM di Elena Brugnerotto Mentre ci si lamenta ancora per il costosissimo, scomodissimo e sudatissimo Ponte di Calatrava, si versano soldi e lacrime sul buco del pianto lasciato dal nuovo palazzo del cinema al Lido e si continua a criticare il Mose, l’opera che da decenni prosciuga le casse di Comune e non solo, la vicenda del tram fermo per tre mesi sembra una piccolezza. Ma partiamo dal principio per chi ancora non sapesse la storia del giunto maledetto. Il 2 ottobre scorso il nuovissimo, efficientissimo, rosso fiammante proiettile fluttuante lascia a piedi i suoi passeggeri in piazza Barche. Il traffico ci mette qualche ora per tornare alle normalità, paralizzando nel frattempo la viabilità di tutta Mestre e dintorni. I vecchi autobus in pensione escono di nuovo dai cancelli sgranchendosi le ruote e riportando sulla fronte un bel “sostitutivo tram”. Sembra un problema destinato a risolversi in qualche giorno e invece di settimana in settimana la situazione si aggrava e lo stop si protrae. Il problema tecnico del giunto, rottosi nel punto in cui è maggiormente in tensione, fa venire a galla i difetti di progettazione di tiranti e ganci, cosi all’Ati - l’associazione temporanea di imprese che sta costruendo la tranvia - non resta che sostituire i cavi in kevlar con tiranti e impianti in paraffina e acciaio, sulla falsariga di quanto usano le ferrovie e il tram padovano, gemello di quello mestrino.Il rimpiazzo dei pezzi difettosi è stata una decisione difficile e ponderata bene al fine di evitare un’ulteriore caduta di credibilità per questo progetto che fin dall’inizio non è stato accolto positivamente dalla cittadinanza. Ikea, famosa in tutto il mondo per l’arredamento low cost, allo Store di Padova in una teca ha un braccio meccanico che apre e chiude i cassetti in continuazione: 100, 1000 volte al giorno per dimostrare la resistenza dei materiali e delle cerniere delle ante. Possibile che i giunti utilizzati per il tram (con delle garanzie di standard di sicurezza immagino) non

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siano stati testati adeguatamente prima di essere montati?? Intanto è partita una battaglia legale tra Comune e Ati; l’amministrazione è determinata infatti a esigere il pagamento di tutti i danni materiali (actv chiede 10mila euro al giorno per il servizio autobus sostitutivo) e tutti i danni di immagine provocati dal fattaccio. Tanto è vero che Ca’ Farsetti non solo ha dovuto trovare delle soluzioni pratiche ai disagi, ma anche far fronte alla pioggia torrenziale di polemiche arrivate dagli utenti infuriati. Tempo di ordinare il materiale, di reinstallare i nuovi pezzi e collaudate il tutto e la data del miracolo dovrebbe essere il 14 gennaio. L’Assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, Ugo Bergamo, si consola dicendo che “almeno c’è una data certa” un magro sollievo che però dovrebbe mettere fine a questo incubo. Quello che è certo è che il tram a regime (quando arriverà a Venezia e avrà tutti i collegamenti previsti) sarà sicuramente un valido modo per agevolare gli spostamenti e diminuire l’inquinamento; al momento però stiamo solo pagando le conseguenze dei disservizi provocati da questo stop prolungato e dai cantieri aperti in tutta la città per il posizionamento dei binari. Staremo a vedere...

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PAGINA DELLA PROVINCIA

PROTOCOLLO D’INTESA CON I GEOLOGI PER LE EMERGENZE DEL TERRITORIO

Su indicazione dell’assessore alla protezione civile Giuseppe Canali, la Provincia ha firmato un protocollo con i geologi del Veneto per il loro impiego nelle situazioni emergenziali che possono interessare il territorio provinciale. Analogamente a quanto avvenuto con il protocollo sottoscritto un anno fa con l’Ordine degli Ingegneri di Venezia, questo protocollo consente ai geologi di entrare a pieno titolo nel Sistema della Protezione Civile locale mettendo a disposizione della comunità e delle Istituzioni le proprie conoscenze ed esperienze. L’Assessore Giuseppe Canali ha commentato: «Si tratta di un atto di rilevante importanza poiché con esso vengono messe a sistema, nel campo della protezione civile, le preziose risorse fornite dai geologi con le rispettive professionalità nei campi della sicurezza geologica e tecnica dei centri abitati, e delle infrastrutture viarie; per l’individuazione delle zone a

rischio e per il supporto alla definizione degli interventi di messa in sicurezza; per la verifica di agibilità di edifici interessati dagli effetti di eventi sismici o idrogeologici, con particolare riguardo alle deformazioni permanenti e alla stabilità geologico-tecnica dei terreni di fondazione, della valutazione dei danni, della pianificazione, della formazione, informazione e sensibilizzazione. In un territorio come il nostro dove le criticità di varia natura sono all’ordine del giorno queste forme di collaborazione rappresentano un’eccellenza ed uno strumento fondamentale per un’efficace attività di prevenzione e gestione delle emergenze». La Provincia, da parte sua, si impegna non solo a mettere a disposizione dell’Ordine dei Geologi dati e informazioni che possano favorire l’attuazione del protocollo, ma anche a favorire la formazione dei geologi stessi su temi di Protezione Civile.

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ASSOCIAZIONI ASD FLY GYM di Campalto

L’Associazione sportiva dilettantistica FLY GYM inizia la propria attività di ginnastica artistica nel 2011 a Campalto nella palestra della ex Scuola Media Gramsci al Villaggio Laguna. Il suo principale intento è quello di fornire alla comunità del territorio di Campalto la possibilità di praticare attività sportiva utilizzando le strutture presenti nel territorio. Anche quest’anno ha collaborato con l’Istituto comprensivo A. Gramsci di Campalto per il progetto “più sport a scuola” organizzando alcune lezione nelle classi delle scuole per l’infanzia e nelle prime e seconde elementari. Nel corso dell’anno partecipa a due importanti Manifestazioni organizzate dalla UISP: il “Ginnasticando” che si svolge nel mese di novembre a Dolo e il “Giocagin” che si svolge a marzo al Palazzetto dello Sport “Taliercio”. Partecipa con tutte le allieve, dai 3 ai 14 anni, alle gare promozionali e agonistiche della UISP provinciale di Venezia. Fa parte dell’ ASD FLY GYM la pluri-campionessa agonista UISP Alessia Cravin, che nello scorso anno ha vinto le fasi provinciali, regionali e interregionali UISP ed a maggio si è classificata 10° alla gara nazionale di Cattolica. I nostri corsi sono condotti da Rosanna Rado istruttrice Federale FGI e UISP (e Presidente dell’Associazione), da Daniela Zulian istruttore ISEF, e da Greta Zanovello ex ginnasta di ritmica. L’attività si svolge nella palestra della ex Scuola Gramsci del Villaggio Laguna con i seguenti orari: al mercoledì dalle 16.30 alle 17.30 per allievi/e in età scuola materna e dalle 17.00 alle 19.00 per le altre; il venerdì dalle 16.30 alle 18.00 per i partecipanti di tutti i corsi. Per informazioni: Rosanna 3476487988

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vi segnaliamo Cultura online con il Google Cultural Institute: le mostre del secolo a portata di click di Romena Brugnerotto Quando pensiamo a Google, questo ci viene in mente per l’uso che ne facciamo abitualmente: quello di motore di ricerca. È infatti quell’utile strumento che, una volta davanti al nostro computer, ci permette di pescare dai vasti meandri della rete i documenti, le immagini, i video, e tutto ciò che vogliamo trovare. Ma alcuni sapranno già che Google non è solo questo, e che ha sviluppato altri notevoli servizi per i frequentatori del web, dalla mail ai calendari, dalle news alle mappe. In più, lo scorso 10 ottobre, ha aperto il Google Cultural Institute, un portale che consente di accedere via internet al patrimonio culturale del nostro passato e lo rende accessibile a tutti. Google si serve del più potente mezzo di comunicazione e di diffusione di informazioni per raccontare la cultura in un modo nuovo. Il progetto mette infatti a disposizione (al sito www.google. com/culturalinstitute) circa quaranta raccolte di materiale sotto forma di mostre digitali, consultabili da chiunque con un semplice click. Si tratta di documenti di diverso tipo: filmati, foto, manoscritti che se non fossero online probabilmente non avremmo mai visto, perché tenuti chiusi in un archivio o perché collocati

in paesi lontani dal nostro. Sono a disposizione mostre dai diversi temi, che fanno emergere storie e sfumature alla base di ciascun evento. Tra i più interessanti l’olocausto e la seconda guerra mondiale, episodi della vita della Regina Elisabetta, una panoramica dell’Italia all’epoca della Dolce Vita, le vicende che hanno coinvolto J. F. Kennedy e molto altro. Un modo, quello scelto da Google, di preservare la cultura del nostro passato e elevare internet come mezzo principale di apertura e condivisione. Tutti possiamo trarre vantaggio dalla condivisione di informazioni e materiali con altre persone, creando un valore aggiunto dato dal personale approccio e dalla sensibilità di ognuno. Ci è possibile consultare documenti storici in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo e al contempo sentirci trasportati in quel preciso momento storico, per lo più quando ci troviamo a sfogliare (virtualmente) testimonianze dirette. Si può dire che anche questa volta Google ha saputo trovare il modo di soddisfare i suoi utenti proponendo loro un servizio di qualità. Rimaniamo in attesa della prossima mossa.

Il ruolo della donna nella società moderna di Annalisa Da Ros e Martina Pellizzer La nostra società si sta evolvendo velocemente da un punto di vista tecnologico, relazionale, nella comunicazione di concetti sempre più essenziali: oramai è rivoluzionato il modo di pensare. Se questa corsa possa considerarsi un’evoluzione piuttosto che un’involuzione dipende dalla prospettiva con cui ci si approccia alla questione e dai soggetti coinvolti in questo cambiamento. La donna è, ed è stata, un soggetto indiscutibilmente parte in campo in questa rivoluzione globale proprio perché si é trovata a dover combattere per diritti considerati oggi scontati e banali; talmente ovvi che a pensarci non si può non richiamare alla mente categorie concettuali proprie della discriminazione razziale. Le donne non potevano votare, dovevano occuparsi delle

faccende di casa, non potevano decidere autonomamente verso i propri capitali se non prima d’aver chiesto l’autorizzazione maritale, non avevano il diritto di studio né tanto meno potevano ricoprire determinate cariche nel mondo del lavoro (tuttora alcuni ambiti hanno difficile accesso). Si pensi che in Paesi del Medio Oriente, come l’Iran, le donne non possono uscire di casa se non accompagnate dal marito, dal padre o dal fratello. A pensarci vengono i brividi. Inoltre, se ragioniamo sul fatto che i primi a pensare di far votare alcune categorie di donne sono stati i fascisti per aumentare probabilmente l’elettorato, raggeliamo. Nel corso degli anni le donne si sono meritate persino l’etichetta di “sesso debole” affermazione biologicamente non dimostrata.

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vi segnaliamo La storia non ha di certo sottovalutato il problema e grazie alla forza di intelligenti figure femminili si é, nel tempo, cercato di rimediare alle insensate discriminazioni subite. L’acquisizione di diritti é lenta e necessità di radicali cambiamenti nel modo di pensare e di vivere i rapporti umani. Non basta fare le leggi, devono essere interiorizzate nella cultura di un popolo. Stiamo osservando un mondo in cui il ruolo della donna viene apparentemente riconosciuto con leggi che impongono la presenza di una percentuale minima femminile all’interno delle Aziende o nei contesti istituzionali. Ad esempio nella Municipalità di Favaro sono soltanto tre le donne presenti, ma la leadership è ancora prettamente maschile. Lo stesso vale per le Associazioni del territorio, delle 87 iscritte presenti solo il 20 sono presiedute da donne. L’idea che debba essere imposta per legge una “quota rosa” sa quasi da animale in via d’estinzione e marca ancor di più lo stereotipo sottostante la credenza che “da sola” non ce la si possa fare. Ben vengano le quote rosa ma non c’è altra strategia più dignitosa? L’obiettivo dovrebbe essere la tutela dell’individuo in quanto portatore di diritti e doveri non perché geneticamente donna. Sembra che alla base ci sia un bias cognitivo che spinge a pensare che la donna debba essere protetta in quanto colpita da un infausto disegno divino; nascere donna come se fosse un handicap. La questione dovrebbe essere, piuttosto, tuteliamo e incentiviamo quelle donne che desiderano svolgere a pieno il proprio ruolo di donna. Deve essere data la possibilità di poter scegliere liberamente fino a che punto vivere il mio ruolo di donna. Si pensi che molte donne, che scelgono di diventare madri, spesso sono costrette ad una scelte: carriera o famiglia. La mancanza di strutture adeguate a sostenere la madri lavoratrici nelle aziende, è una lacuna che non è ancora stata colmata. Di certo, non si intende diventare come un uomo ma potersi rapportare alla pari nella diversità accettando sia i vantaggi che gli svantaggi di quel ruolo. Acquisire dei diritti, significa in primo luogo, assumersene una responsabilità attiva. La donna, come ogni giovane lavoratore che si approccia al mondo non solo del lavoro, vorrebbe essere scelta per quello che vale non perché rappresenta una quota da colmare. Non si sa se sia ancora stata raggiunta un’acquisizione di diritti più intesa come valori umani ed intellettuali. Se ci fosse una tale consapevolezza ed onestà

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d’intelletto non avremmo, forse, bisogno di imporre dall’alto un diritto ma la scelta verrebbe spontanea come esigenza di arricchimento dalla diversità biologica, mentale e relazionale!

…e nella nostra Associazione… Blog Territori e Paradossi, le donne sono in maggioranza: mi riferisco al gruppo di coloro che più si attivano per l’organizzazione delle attività dell’Associazione. Ma sono maggioranza anche tra i partecipanti ai nostri corsi di fotografia, ed ai corsi di PC. Mi sono chiesto se ci fosse un perché ma non ho trovato una risposta: le nostre attività sono rivolte ad entrambi i sessi; anzi, alla fotografia, fino ad una decina di anni fa praticata in maggioranza da uomini , oggi vi si avvicinano con maggiore curiosità le donne. Ho notato in loro determinazione, desiderio di essere coinvolte nel “fare”, disponibilità a comunicare, alla gestione dei progetti, ad interessarsi a ciò che succede intorno; sia questo intorno il territorio di Campalto o sia invece il resto del mondo! Impressioni che derivano da pochi dati statistici abbinati alle mie suggestioni personali: ricordo che un tempo, anche non molto lontano, erano gli uomini che generalmente coinvolgevano altri uomini nei propri progetti, anche a livello associazionistico; quello che sto vedendo oggi è che le donne vogliono partecipare, si propongono, portane idee. Tutto questo è molto positivo e me ne rallegro: malinconicamente, perché a questo entusiasmo femminile mi pare corrisponda una speriamo momentanea apatìa del mondo maschile.

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Giuliano Brandoli


Vi consigliamo… (a cura di Francesca Delle Vedove) Un libro: Le parole del nostro destino è decisamente un romanzo che fa sognare perché ci trasporta prima nella Francia di inizio secolo scorso, poi contemporaneamente ci immerge nella New York di oggi, a cavallo di una storia d’amore lunga una vita e che sa oltrepassare le epoche. Gli ingredienti, nel libro di Beatriz Williams “Le parole del nostro destino” , per un libro indimenticabile ci sono tutti: guerra, morti, incontri, rinascite, paesaggi e parole d’altri tempi. Di sicuro qualcuno lo troverà melenso e molto poco concerto, ma onestamente chi scrive l’ha letto in un paio di giorni…godendosi ogni pagina come fosse la prima! Sono il capitano Julian Ashford, un autentico gentiluomo inglese destinato a morire in trincea, e la giovane Kate, donna contemporanea, intelligente e fortemente emancipata con un ruolo di analista finanziaria nella Wall Strett newyorkese, a riempire questo romanzo con le loro personalità così diverse e per questo unite da un colpo di fulmine. Passato europeo e modernità americana, scenari da Guerra Mondiale sostituiti velocemente da abitudini metropolitane

del nuovo secolo: così si è sobbalzati in questo libro, da un’epoca all’altra, dove il filo conduttore è il sentimento di due persone “predestinate”. Ma com’è nata l’idea di questa storia? E’ la stessa autrice, che vive sulla costa del Connecticut insieme al marito e ai quattro figli, a rispondere così: “Non avrei mai scritto “Le parole del nostro destino” se, nel lontano 1992, non avessi dovuto sostenere un esame di Storia contemporanea, che ha acceso in me la passione per il periodo della Prima Guerra Mondiale. In un certo senso, il personaggio di Julian è nato allora, anche se ci sono voluti molti anni prima di riuscire a dargli un volto e un nome. È successo nel luglio del 2007, durante un incontro di giovani scrittori. All’improvviso, la sua immagine si è materializzata nella mia mente: era come se potessi vederlo, Julian, coi suoi capelli biondi e la divisa da ufficiale, che camminava per le strade della New York dei giorni nostri. Da quel momento, non ho smesso un secondo di scrivere... ”.

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vi segnaliamo

Roma di Chiara Foffano

Roma è una città da vivere con il naso e con i piedi. E’ una città da camminare, seguendo il profumo delle parole. Seguendo i romani che ti invitano a mangiarla, a scovarla, a toccarla. A sentirne i suoi ciotoli spigolosi sotto i piedi, che ammaccano, indifferenti al passare del tempo. Sono stata qualche giorno per vacanza, nel periodo forse meno consigliato per incontrarla, quello del ponte dei Santi. Roma era La Gente. Di tutta Italia e di tutto il Mondo. L’ho lasciata con l’immediata voglia di tornarci, in inverno, quando è popolata solo della sua storia e del suo accento terapeutico per l’allegria. Di tutto quello che ho cercato di “visitare”, per usare un termine turistico, quello che più mi ha lasciato in bocca il sapore romano è Il Trastevere. E’ un borgo dove si concentra l’essenza della capitale, dove

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è caratteristico passeggiarci la sera, senza timore del traffico o della malavita. Dove si respirano sughi piccanti e incontri semplici. Dove le uniche luci brillanti sono quelle delle persone che ci abitano e non dei lustrini dei vip. Roma in Trastevere è come una bellissima donna che si spoglia del suo lungo abito da sera per restare in vestaglia, elegante si lascia correre sulle spalle i lunghi capelli neri. E’ la stessa donna, è la stessa città: raffinata, accogliente, sontuosa, ma in questo borgo è nostra, è una di noi. E’ caciara, ride e parla a voce alta. Non ha bisogno di trucco e nemmeno di snudarsi per essere apprezzata fino in fondo. Già sai com’è, anche se la vedi per la prima volta. C’è musica gratuita e spontanea nelle viuzze del borgo. I musicisti sono improvvisati e qualcuno pure stonato, ma

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sono piacevoli da ascoltare e curiosi da ammirare. E’ come se avessero qualcosa in più da dire. Chi vive qui, abituato a tanto viavai, si ferma per un saluto straniero. Non vuole vendere nulla né farti firmare per chissà quale raccolta fondi. Vuole davvero solo fermarsi e salutarti, chiederti da dove vieni. “L’accènto veneto me piace, se sènte che siete veneti!” Con quelle “c” strascicate e le vocali aperte, generose. “Venezia è ‘na meraviglia! Com’è… regge? Qui sotto Roma, è tutto vuoto sa’ ?” Ci si scambia qualche battuta, orgogliosi ognuno della propria città. Poi ci si saluta, come se domani ci si rincontrasse nuovamente a riprendere il discorso proprio dove si era interrotto. Un incontro che dura da secoli e che resterà fino a che Roma avrà vita. Della città è inutile dire cosa andare a vedere o quale sia il miglior ristorante da provare. Ci sono guide di ogni tipo che svelano ogni segreto (o così credono), online o in libreria, ce ne sono per tutti i gusti, itinerari e tasche. Quando e se deciderete di passare un fine settimana a Roma, ricordatevi di dimenticarla quella guida e di perdervi in città, a piedi, fra le sue rovine e la sua gente. Lasciatela in albergo e seguite le vie con il fiuto, con le orecchie ed il ritmo dei passi da inseguire. Vi ritroverete Italiani in Capitale.


RILASSIAMOCI!

L’angolo delle cazzate Errare è umano, ma per incasinare veramente le cose ci vuole un computer! E’ buono il formaggio con le pere o è solo una leggenda? Perché mettere i canditi nel panettone se poi fanno schifo a tutti? Perché esportiamo cervelli per importare le zucche vuote di Halloween? A volte un politico si esprime meglio in un cabaret piuttosto che in Parlamento: perché la gente impiega così tanto a capirlo? Perché si parla di cattive compagnie quando a frequentarle ci si diverte tanto? Il 21 dicembre 2012 moriremo tutti insieme o per fusi orari? Che male ha fatto Babbo Natale per impiccarlo alle ringhiere dei poggioli? Se l’appetito vien mangiando, cosa succede digiunando?

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Circolo Ricreativo Culturale

AUSER “IL GABBIANO” I NOSTRI SERVIZI

Consulenza legale gratuita per i soci AUSER: si riceve su appuntamento il SABATO dalle 10.00 alle 12.30 ed il LUNEDI’ dalle 16.00 alle 18.30 “Ausilio” spese a domicilio: con il servizio Sociale della Municipalità e la COOP Adriatica il ns. Circolo ha aderito al servizio al progetto “Ausilio” per la consegna gratuita della spesa a domicilio alle persone anziane, non autosufficienti, portatori di Handicap o con problemi motori temporanei che non possono recarsi personalmente presso i negozi.

I NOSTRI CORSI Corso di musica: sono aperte le iscrizioni per il corso di musica dedicato a bambini ed adulti. Con i nostri soci musicisti sarà possibile imparare a suonare la chitarra in maniera semplice. Ed inoltre… Scuola di Canto Corsi di informatica per i “meno giovani” Compilazione gratuita mod.730 (previo appuntamento) Per informazioni ed appuntamenti telefonare al numero 041.903525 dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 12.30; il venerdì dalle 16.00 alle 18.00

A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. - Redazione a cura di: BLOG - Territori e Paradossi Associazione Culturale. - Redattori: Giuliano Brandoli, Daniele Conte, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina, Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo- Redazione: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003


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