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lei, nel pieno rispetto dell’architettura esistente? «Lo studio delle leggi dell’esistenza degli edifici da ristrutturare e ai quali dare nuove destinazioni d’uso è essenziale per poter determinare il terreno di fondazione della nuova architettura. Bisogna guardare l’edificio del passato come un oggetto contemporaneo, senza storia, agendo per scontro, per opposizione, per azioni polimorfe e non per continuità naturalistica o stilistica, così che la nuova architettura necessariamente contemporanea possa mostrare analiticamente il processo di scomposizione necessaria a dar forma agli elementi costitutivi del nuovo linguaggio». La scenografia e la sua collaborazione con Ronconi. Il teatro e la rappresentazione. L’architettura e il simbolismo. La platea e il luogo della visione. Come si progetta, si pensa e si sogna tutto questo? «La collaborazione con Luca Ronconi per il Teatro di prosa e per il Teatro lirico, e ancora, per due anni, il Laboratorio di Progettazione Teatrale di Prato è stata per me molto importante perché ha arricchito la consapevolezza che un sapere critico è legato alla comprensione di processi complessi sia spaziali, sia letterari e che il sapere creativo è la capacità insieme di studio e di lavoro, per produrre nuove forme. In Teatro la funzione della scenografia è la ricerca del riconoscimento di un luogo che l’azione continuamente contraddice: una porta in teatro può dire il fuori e il

dentro; la breccia, il confine, il passaggio; in architettura una porta ha un’anta, due ante, è di sicurezza o è REI… Ma lo scambio è utilissimo». Spesso in Italia i tempi di realizzazione di un progettosonolunghissimi.Quantoquestoatteggiamento svilisce l’architettura stessa? «Ho un esempio di “tempi lunghi” positivo che però non è italiano: la città di Barcellona vuole il Museo dell’Arte Catalana e lo vuole nel Palau Nacional, sono circa 50.000 mq: enorme per una città grande come Milano. Gli amministratori della città sono giovani, sono quelli del dopo Franco, entusiasti e intelligenti. Nel 1986 comincia il progetto generale e lo si divide in fasi: nel 1992 in occasione dei giochi olimpici, sono inaugurate le zone pubbliche e quelle delle esposizioni temporanee, nel 1995 l’esposizione dell’arte Romanica, nel 1997 l’arte gotica, nel 2005 è stato completato il Museo con le aree destinate al Rinascimento, al Barocco, al Romanticismo, al Novecento fino alle Avanguardie. Sono 18 anni di lavori, di pazienza (gli amministratori cambiano) ma anche di orgoglio per un’architettura che ha “resistito”». Nel 2005 ha fondato la Gae Aulenti Associati, con sedi a Milano, Barcellona e Parigi. Qual è il legame, il modus operandi, il livello di comunicazione che crea con i suoi collaboratori architetti per giungere al progetto finale?

Nella pagina a fianco: il Museu Nacional d'Art de Catalunya (MNAC), 1985 - 2004. Sopra: Ristrutturazione del Palavela di Torino e realizzazione dello Stadio del ghiaccio per le gare di pattinaggio artistico e short-track 2002 - 2005

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