Rassegna stampa 5 giugno 2013

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05/06 ECONOMIA E MERCATI

SOLE 24 ORE INFORMAZIONI D’ORO ABOUT JEWELLERY PAMBIANCONEWS LA REPUBBLICA LA REPUBBLICA INFORMAZIONI D’ORO INFORMAZIONI D’ORO LA REPUBBLICA

Linea dura dell’India per mettere un freno all’oro Le banche comprano ancora oro Orologi: abbassamento delle tasse di importazione in Cina Chimera si compra Calgaro Ecommerce, è ancora trend positivo. Tirano l’abbigliamento ed elettronica Occhiali, gioielli e anche calzature i distretti guardano oltre l’Europa Manifatturiero: ripresa nel 2014 Oro: Previsione settimanale 3 7 giugno L’export cresce ma non si vede “Troppe tasse e costo del lavoro frenano la locomotiva in Europa” CORRIERE DELLA SERA I gioiellieri dichiarano meno di 18 mila euro ABOUT JEWELLERY Paese emergente che importa di più dall’Italia SOLE 24 ORE La mini risalita dell’inflazione INFORMAZIONI D’ORO Trend oro e argento INFORMAZIONI D’ORO Chiuse 85.000 imprese artigiane e commerciali

FISCO

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Sangalli: fisco insostenibile la ripresa passa da Iva a Imu LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Evasione fiscale, lotta ondivaga e contraddittoria LA REPUBBLICA A giugno scatta il redditometro: modifiche per accertamenti-soft LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Confcommercio, Sangalli da Bari lancia l’appello per scongiurare l’aumento automatico dell’Iva IL GIORNALE È ufficiale: redditometro è inutile SOLE 24 ORE L’aumento dell’Iva umilia i cittadini e i consumi

COMPRO ORO

SAVONA NEWS MESSAGGERO VENETO

Provincia di Savona: segno più per "Compro oro" e sigarette elettroniche Rapina al compro oro, c’è un sospettato

SETTORE E MODA

DELUXE BLOG.IT Piaget Couture Precieuse Collection, gioielli per celebrare le donne DELUXE BLOG.IT Gioielleria Villa, accessori ispirati alla moda anni '20 del Grande Gatsby INFORMAZIONI D’ORO La miniera del futuro CORRIERE DELLA SERA Basta cianuro: recuperare l’oro in modo ecosostenibile IL GIORNALE DI VICENZAVicenzaOro brilla pure a Las Vegas con l´Italian club L’ORAFO Gioielli italiani ospiti di Agatha Ruiz de la Prada IL FATTO Metalli preziosi, Onu dà il via libera alle licenze per cavi nei fondali oceanici INFORMAZIONI D’ORO L’oro del Monte Rosa ABOUT JEWELLERY Jewellery week a Londra L’ORAFO L’oreficeria italiana in mostra a Varsavia PAMBIANCONEWS Pandora debutta a Firenze LA REPUBBLICA Loriblu, il business delle scarpe gioiello IL GIORNALE DEL LUSSO Il Tridente fa tic tac IL CORRIERE DELLA SERALa rivoluzione industriale si trasforma in arte DELUXE BLOG.IT Orologio di lusso Ulysse Nardin Pride of Baltimore DELUXE BLOG.IT Catalogo Cartier 2013 con gioielli in materiali preziosi per sognare IL GIORNALE DEL LUSSOChe Chaos di orologio

CRONACA

LA REPUBBLICA Rapinarono gioielleria in via Zanardi in carcere i due autori del colpo INFORMAZIONI D’ORO Maxi sequestro bigiotteria tossica LA REPUBBLICA Terrorismo, comune:a gioielliere ucciso Pierluigi Torregiani intitolato giardino IL NUOVO QUOTIDIANO DI BRINDISI Ciak, si gira. Protagoniste bande di ladri e rapinatori LA REPUBBLICA Scoperti 2 tunnel fatti dalla banda del buco per svaligiare gioielleria e banca Rassegna in collaborazione con


Economia e Mercati del 05 Giugno 2013


Le banche comprano ancora oro Mercoledì 05 Giugno 2013 Scritto da Edoardo Ebolito Il suo prezzo è sceso a 1.321 dollari l’oncia appena due mesi fa, eppure l’appeal dell’oro continua a mietere proseliti tra le banche centrali. Le statistiche evidenziano come due tra i principali produttori auriferi, Russia e Kazakistan, siano anche gli stati con la maggior propensione ad accumulare oro tra le proprie riserve, rafforzando così il potere delle rispettive monete in ambito internazionale. Una lettura più attenta dei dati evidenzia altresì come in aprile l’incremento medio delle riserve statali sia sceso rispetto ai mesi precedenti, forse in maniera nemmeno troppo casuale visto che il crollo dei listini è avvenuto proprio il 16 del mese in questione, punto più basso negli ultimi due anni. Quel che è certo è che la nuova “corsa all’oro” assume un fondamentale potere strategico e politico, visto che le banche sono balzate sull’attenti e temono la scalata statale nell’approvvigionamento al prezioso metallo. Proprio i due stati dell’ex Unione Sovietica hanno aumentato sensibilmente le loro riserve nel corso degli ultimi tre mesi: la Russia ha aggiunto 269mila once (8,4 tonnellate) al proprio “forziere”, che conta adesso ben 31,8 milioni di once (990 tonnellate), mentre l’incremento del Kazakistan è stato di 85mila once (2,6 tonnellate) per un totale di 4 milioni di once (125,5 tonnellate). La febbre dell’oro ha contagiato anche la banca centrale dell'Azerbaijan, addirittura priva di riserve fino al 2012 ed oggi detentrice di ben 129mila once (poco meno di 4 tonnellate) dopo l’ultimo incremento di 32mila once (1 tonnellata) nel primo trimestre del 2013. Proprio la questione temporale suscita le maggiori perplessità, visto che gli ingenti acquisti degli stati produttori dell’oro potrebbero essere interpretati come un mossa per rivalutare i mercati ed impedire la discesa del prezzo dell’oro. Al di là della tattica attuata, è giusto osservare come i mercati siano stati rassicurati dalle recenti politiche economiche: lo status dell’oro è rimasto pressoché invariato e la forte spinta dei paesi sovietici si è rivelata un ottimo incentivo anche per gli altri governi, che negli ultimi tre anni hanno pensato soprattutto ad accumulare risorse, dopo decenni in cui avevano soprattutto venduto. Addirittura la Grecia, sconquassata da una grave recessione economica, viene attualmente annoverata tra gli stati acquirenti, grazie alla richiesta costante di oro negli ultimi quattro mesi. Segnali indicativi ed inequivocabili sul ruolo cruciale che riveste il nobile metallo, le cui valutazioni sono tornate nel frattempo a riprendere quota: i listini attuali oscillano intono ai 1.395 dollari l'oncia, una soglia molto vicina al fatidico scalino dei 1.400 $ che, per il momento, rimane ancora una chimera.


OROLOGI: ABBASSAMENTO DELLE TASSE DI IMPORTAZIONE IN CINA 4 Giugno 2013

Se le esportazioni di orologi svizzeri sono cresciute del 5,ϳй in valore, dove l’alto di gamma ha continuato a mettere a segno performance positive, incrementando dell’8й, l’attenzione è rivolta perž al mercato cinese. a un lato c’è l’abbassamento delle tasse di importazione di orologi svizzeri in ina previsto nell’ambito dell’accordo &ta (&ree trade agreement) siglato nelle ultime settimane fra la onfederazione elvetica e la Zepubblica Popolare. all’altro lato, inoltre, si concretizza la notizia di un’intesa SvizzeraͲ ina per quanto riguarda l’orologeria, siglata da &, (federazione Industria Krologiera Svizzera) e l’elvetico Seco (Segretariato di Stato dell’Economia) e i loro omologhi cinesi per favorire le relazioni commerciali, la difesa del made in Suisse e la lotta alla contraffazione.


Chimera si compra Calgaro martedì, 4 giugno 2013

Calgaro – bracciale Jealousy La Chimera di Massimo Anselmi ha rilevato Calgaro. Il marchio vicentino di gioielleria nato nel 2002 e noto per le creazioni in oro e argento filato, è stato acquisito insieme ai suoi brevetti dalla società aretina lo scorso dicembre. Obiettivo dell’operazione, resa nota nei giorni scorsi, è il rilancio del brand, mantenendo la produzione in Italia e Monica Fin alla direzione creativa, e sviluppando il network distributivo nei mercati dell’Europa, della Russia e Paesi ex Csi, del Medio Oriente e della Cina. Il gruppo Chimera, con le due divisioni Chimera Glamour e Chimera Gold, da oltre trent’anni produce accessori e gioielli per l’alta moda italiana e francese, con un fatturato di 18 milioni di euro. La società controlla già i brand Ventipuntodieci, Bacio, Reeve e Jumper’s e, dallo scorso aprile, anche il 47% della maison Fausto Sarli. “L’acquisizione del marchio e dei brevetti Calgaro – si legge in una nota – rappresenta per Chimera uno step importante nel suo percorso di crescita: da una parte costituisce un’ottima modalità di diversificazione del business nel settore della gioielleria e degli accessori; dall’altra conferma la volontà della famiglia Anselmi di mantenere in Italia la produzione dei marchi che hanno fatto la storia del made in Italy”.


03-GIU-2013

Lettori: 437.000 Diffusione: n.d. art

Dir. Resp.: Ezio Mauro

da pag. 25


AFFARI&FINANZAௐ-ௐlunedì 03 giugno 2013


Manifatturiero: ripresa nel 2014 Lunedì 03 Giugno 2013 Scritto da Edoardo Ebolito Un raggio di luce comincia ad intravedersi alla fine del tunnel. Secondo le previsioni del Rapporto Analisi dei Settori Industriali, a partire dal 2014 il manifatturiero italiano potră riprendere slancio grazie ad un incremento delle esportazioni, che garantiranno un flusso commerciale superiore ai 100 miliardi di euro. Le prospettive per il futuro sono ottimistiche e l’indagine sottolinea come le imprese italiane sapranno cogliere le opportunită offerte dal mercato, inserendosi a pieno titolo nel mercato globale e ampliando il loro commercio. I dati relativi al settore mostrano come le esportazioni siano in netta crescita e le industrie pronte a sfidare alla pari le competitor tedesche anche sul piano della tecnologia. Sviluppo e modernizzazione rappresentano i punti più delicati di un comparto che vuole tornare al più presto su livelli d’eccellenza. Il tassello più critico è rappresentato dalla domanda interna: il perdurare della crisi sta influendo sulle capacità di recupero delle aziende, che vedono il flusso della domanda sensibilmente frenato dalla limitata capacită economica delle famiglie. La scarsa produzione potrebbe compromettere la capacità di ripresa di quelle imprese che operano prevalentemente sul mercato interno, una quota che, nonostante la progressiva espansione dei mercati, supera abbondantemente il 50% del totale. La propensione all’export è tuttavia crescente e si calcola che entro il 201ϳ le aziende che opereranno al di fuori dei confini nazionali saranno circa la metă del totale. Scendendo maggiormente nel dettaglio, dallo studio si evince come l’avvio della fase di ripresa nel 2014 non sarà in grado di ripianare totalmente le perdite registrate dall’inizio del 2008. Per tornare sui livelli del passato bisogneră attendere Ƌualche anno, visto che anche nel 2017 i consumi risulteranno inferiori del 10% rispetto a quelli di dieci anni prima. A bilanciare la questione ci penserà la domanda estera, che registrerà un surplus pari al 30%. Logico dunque pensare che a beneficiare della nuova apertura ai mercati saranno Ƌuelle imprese in grado di imporre subito la loro posizione al di fuori dei confini nazionali. Il triennio 2014Ͳ1ϳ sarà quindi molto importante per il manifatturiero italiano, che dovrà inizialmente pagare uno scotto rispetto ai fasti del 2007 con una produzione media inferiore del 20%, ma potrà guardare al futuro con la certezza di colmare gradualmente il gap, anche grazie alla progressiva ripresa del mercato interno. I settori maggiormente interessati dal rilancio saranno quelli della meccanica e dell'elettrotecnica, che sfrutteranno la maggior competitività ed un adattamento più repentino alle regole dei nuovi mercati.


Oro: Previsione settimanale 3Ͳϳ giugno Lunedì 03 Giugno 2013 Scritto da Informazioni d'Oro

Venerdì i futures sull’oro sono stati messi sotto forte pressione dai positivi dati economici resi noti negli Stati Uniti. Al Comex del NYMEX i futures sull’oro con consegna agosto hanno perso l’1,75% chiudendo a 1.38ϳ,55 dollari l’oncia troLJ, con supporto previsto a 1.353,55, minimo del 22 maggio, e resistenza a 1.421,25, massimo di venerdì e delle ultime due settimane. I prezzi dell’oro hanno iniziato la loro discesa dopo la pubblicazione da parte dell’Università del Michigan dell’indice sulla fiducia dei consumatori, salito a maggio 84,5 punti, livello più alto dal luglio 2007, rispetto ai 76.4 punti del mese di aprile e ad una stima preliminare di 83,7 punti. Un altro rapporto ha mostrato che l’indice dell’attivită manifatturiera di Chicago è migliorato al ritmo più veloce dell’ultimo anno. Le ricerche di mercato del gruppo Kingsbury International hanno evidenziato che l’indice PMI di Chicago ha toccato in maggio 58,7 punti, rispetto ai 49,0 di aprile e ad una previsione di 50,3. Questi dati piuttosto robusti hanno rafforzato le aspettative di un ridimensionamento del YE3 da parte della Fed. Altrove sul Comex, l’argento con consegna a luglio è sceso del 2,2% chiudendo a 22,19 dollari l’oncia, con una perdita settimanale dello 0,6%. Nel frattempo, il rame con consegna a luglio ha perso l’1,3% chiudendo a 3,2ϳ3 dollari la libbra, con un calo settimanale dello 0,65%. Sui metalli industriali ha pesato l’incertezza sull’economia mondiale, in particolare della Cina. Durante il fine settimana, comunque, i dati sull’attivită manifatturiera in Cina sono stati incoraggianti: sabato la China Federation of Logistics and Purchasing ha comunicato che il proprio indice industriale è cresciuto, portandosi a 50,8 punti rispetto ai 50,6 di aprile. In settimana si attende il rilascio del rapporto sugli stipendi non agricoli degli USA.


L’export cresce ma non si vede “Troppe tasse e costo del lavoro frenano la locomotiva in Europa” Il futuro delle aziende venete passa per la via dell'export. Ma un gap competitivo frena lo sviluppo. Gli imprenditori chiedono meno tasse, meno burocrazia, più infrastrutture e un più facile accesso al credito per investire in innovazione e per arrivare su nuovi mercati. Di questo si è discusso durante l'incontro 'A tutto Nord Est. Viaggio nell'economia del territorio. Innovazione credito e sviluppò, organizzato da Affari & Finanza con il gruppo dei quotidiani veneti Finegil-Espresso a Venezia il 15 maggio scorso. Nello splendido salone affrescato della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista sono intervenuti il direttore dell'area Veneto di Banca Carige Italia Antonio Guidolin, il presidente della Regione Luca Zaia, il numero uno di Confindustria Venezia Luigi Brugnaro, il segretario della Cgia-Mestre Giuseppe Bortolussi, Giovanni Zola direttore finanziario della Fiamm, azienda vicentina che esporta batterie d'auto e clacson in tutto il mondo, il presidente dell'Autorità portuale di Venezia Paolo Costa, Riccardo Donadon patron dell'acceleratore d'impresa H-Farm, Gabriele Delmonte, direttore generale di Banca Carige Italia. Il primo intervento è stato quello di Guidolin di Carige che ha illustrato la ricerca elaborata dall'Ufficio studi della banca sullo stato dell'economia di questa regione. I l Veneto, dopo la Lombardia, è la seconda regione italiana per valore delle esportazioni che incidono per il 13,1 per cento sul totale nazionale e addirittura per il 43 per cento sul totale dell’area nord est. Negli ultimi due anni l’export è cresciuto nonostante la recessione, anche

grazie ai distretti, vera anima dell’industria locale. Nel 2012 la crescita veneta è stata però inferiore a quella italiana e sia la quota delle importazioni che delle esportazioni sul totale nazionale è diminuita. Le province che hanno importato di più sono state Verona e Venezia. Mentre quelle più forti sulle esportazioni, Vicenza per via dei distretti industriali dell’oreficeria e delle calzature. E Treviso per via dei vini e della meccanica. Anche se proprio a causa della crisi che ha colpito quest’ultimo comparto, l’anno scorso la quota di Treviso è diminuita in maniera sensibile. La meccanica insieme al tessile sono stati tra i settori più importanti di tutta la regione. Seguiti dall’occhialeria di Belluno, dal comparto delle vendite di mobili. Da quello dei metalli, dei prodotti elettrici, dei prodotti alimentari. E dei vini di cui il Veneto detiene ancora la leadership a livello nazionale. Ma dove vanno le merci venete? In generale calano i commerci con l’Unione europea, che comunque restano ancora importanti: le importazioni Ue valgono il 62,4 per cento e le esportazioni il 57,1. Cresce invece l’export verso altri Stati europei non comunitari come la Svizzera, la Turchia, la Russia. E anche verso l’Africa. Mentre calano verso India e Cina, che a nostro avviso difficilmente potranno essere i nuovi mercati. Gettando un occhio al sistema finanziario vediamo che in questa regione sono stati ridotti gli sportelli bancari. La dinamica dell’ultimo anno è stata improntata a una razionalizzazione del 2,2 per cento in linea con il livello nazionale. Oggi è fondamentale stare sui mercati internazionali, eppure le imprese venete scontano numerosi problemi. Presidente Zaia quali le maggiori criticità? LUCA ZAIA (governatore del Veneto). Non avrò un atteggiamento gattopardesco. Ritengo che i problemi maggiori, quelli che costituiscono un freno allo sviluppo della nostra economia, siano l’eccesso di burocrazia e di tasse. Certo abbiamo poche infrastrutture, eppure abbiamo fatto tanto anche senza. E la vera ragione per cui l’imprenditore non ce la fa più è la pressione fiscale. E’ un problema che hanno sollevato anche i nostri artigiani. A cui come Regione abbiamo potuto dare risposte solo parziali. I problemi maggiori si possono risolvere con interventi a livello nazionale. In Veneto abbiamo 600mila partite Iva che devono affrontare un prelievo fiscale pari al 68 per cento. Questo significa che su cento euro che guadagnano, 68 vanno allo Stato. E’ necessaria invece una fiscalità che blocchi la fuga verso l’estero delle nostre aziende: sono 700 quelle che finora hanno scelto di spostarsi in Carinzia, attratte da un trattamento fiscale inferiore. Oggi la nostra regione versa a Roma 18 miliardi di euro di tasse all’anno. Risorse che non ritornano nel nord-est sotto forma di servizi o infrastrutture, ma si perdono e rischiano di andare a finanziare gli sprechi. Soprattutto


questo è inaccettabile. Come è possibile per esempio che negli ospedali veneti una siringa costi 6 centesimi e in altre parti d’Italia 26? E che la Sicilia abbia 25mila forestali e il Veneto 400? O che a Napoli si debba mandare l’esercito per risolvere il problema dei rifiuti? Se l’Italia fosse un’azienda per le condizioni in cui versa sarebbe già fallita. Il nostro Paese dovrebbe imparare a premiare i virtuosi. E noi siamo disposti a offrirci per fare tutoraggio ad altre regioni. Tasse, burocrazia, il calo interno dei consumi. Come stanno affrontando questa crisi le imprese venete? LUIGI BRUGNARO (Confindustria). A me piace guardare avanti. Noi imprenditori “dobbiamo” andare avanti. E’ quello che ho ripetuto in una scuola dove sono stato invitato a un incontro con gli studenti. Ai ragazzi ho detto che è vero che in Italia ci sono gli sprechi, che l’ascensore sociale è rotto, ma si può porre rimedio a tutto ciò. Il futuro possiamo costruirlo insieme. E’ necessario parlare di cambio generazionale, di scoperta dei talenti, perché quando si va dal medico, ci si assicura che questo sia bravo. A nessuno importa sapere di chi sia figlio. Ecco perché a mio parere questo momento di crisi è un’occasione per fare meglio. E ci sta dando la possibilità di guardare insieme le varie sfaccettature della realtà. Ai dati si può dare sempre una doppia lettura. In questi quattro anni alla guida di Confindustria mi sono fatto delle domande. Per esempio i dati dell’export vengono misurati in capo alle aziende. Ma ci siamo mai chiesti quanto vale il brand Venezia in tutto questo? E i rapporti che abbiamo creato in giro per il mondo? E’ vero che in Italia, come ha sottolineato il presidente Zaia, c’è un eccesso di burocrazia e le tasse sono troppo alte. E su questo si deve lavorare. Si deve fare in modo che il gas nel nostro Paese si paghi quanto in Francia. Si deve puntare sulla formazione: in India ci sono ragazzi che iniziano a studiare informatica dall’età di 10 anni. Ma io sono anche convinto che ce la faremo perché abbiamo una storia, un nome come quello di Venezia che vale nel mondo. E soprattutto non abbiamo paura di niente. E’ così, il Veneto non ha paura di niente? GIUSEPPE BORTOLUSSI (Cgia). Di sicuro il miracolo Veneto non è morto come modello, tutt’altro, ha un grande futuro. Abbiamo poche infrastrutture, pochi aiuti, piccole imprese, eppure nel 2012 l’export è cresciuto, anche se meno rispetto al resto d’Italia (+1,6 contro un +3,7 per cento), però si partiva da valori più alti. Inoltre la disoccupazione da noi è al 7 per cento mentre altrove è al 12. E ora ci sono poi profondi cambiamenti in atto. E’ vero che calano le aziende e il numero degli addetti. Ma se l’export diminuisce dell’1,9 per cento verso l’Europa, c’è un dato importante da sottolineare: le esportazioni crescono in generale, e soprattutto crescono verso i Paesi europei non Ue. E molti si chiedono come questo sia possibile. Merito in parte dei distretti che sono il meccanismo che mette insieme piccole imprese che così riescono ad arrivare sui mercati lontani. Il Veneto sta facendo molto. Mostra la sua abilità. Siamo più del resto d’Italia un calabrone. Voliamo a dispetto di un corpo troppo pesante e ali troppo piccole. Basti pensare che mentre negli altri Paesi, Cina e Giappone, si fa a gara per abbassare il valore della moneta, gli unici a fare diversamente siamo noi europei. Vogliamo far diventare l’euro moneta di riserva. Ma questo blocca le esportazioni. I cinesi e i giapponesi vendono molto all’estero anche perché il valore della loro moneta è basso. La situazione macroeconomica non è da trascurare. La cura del rigore ha fatto calare il Pil nella zona euro del 0,6 per cento. In Italia il rigore è necessario eccome. Ma va bene solo se si tagliano gli sprechi, non se si impedisce all’economia di crescere. Paesi come gli Stati Uniti praticano una cura diversa dalla nostra. E il Fondo monetario ha dichiarato che in un’indagine fatta dal 1978 al 2009, in 31 anni, in 173 casi su 173 quando si taglia la spesa pubblica e si aumentano le tasse, aumenta la disoccupazione e diminuisce la produzione. La cura del rigore era anche giusta, in teoria, per un paese come l’Italia. Ma ora siamo diventati finanziariamente affidabili. Basta vedere l’avanzo primario. Il rapporto deficit pil. E mi aspetto che il governo dopo il 29 maggio (ndr mercoledì scorso), quando usciremo dalla procedura di infrazione sul debito pil, deficit pil, tagli subito la Tares e l’Imu e dia un segnale importante. Perché anche il Veneto non può fare di più in queste condizioni. Guardate il calo dei consumi che tra il 2011 e il 2012 è stato del 4,3 per cento, molto di più del 2,6 per cento tra il 2008 e il 2009. Il Veneto esporta un 35 per cento di ciò che produce, il resto va pur sempre sul mercato interno. Il mercato interno è fermo, come si conquistano i mercati esteri? GIOVANNI ZOLA (Fiamm). Vi racconto un episodio. La nostra azienda ha prodotto delle batterie in Cina per un cliente turco, che ci ha subito fermato, dicendo: voglio batterie prodotte in Italia, non altrove. Noi italiani siamo riconosciuti come produttori eccellenti, come aziende capaci di fare innovazione. Per competere sui mercati globali questa è la strada giusta: quella dell’innovazione. Fiamm ha un fatturato di 500 milioni e compete con colossi che valgono 50 miliardi. E come si diceva prima, non


abbiamo paura di nessuno. Abbiamo metà del mercato mondiale degli avvisatori acustici. Un clacson su due nel mondo lo produciamo noi. Purtroppo siamo costretti a competere partendo in condizione di svantaggio. Il costo dell’energia negli Usa è un ottavo di quello italiano e il costo del lavoro nel nostro Paese negli ultimi dieci anni è cresciuto del 50 per cento rispetto a quello degli Stati Uniti. Ecco perché servirebbe intervenire. Se potessimo avere un costo del lavoro e dell’energia più basso potremmo fare di più. E le aziende che esportano trascinano i fornitori, il mercato interno, creano un ciclo virtuoso. Avremmo poi bisogno di trovare chi ci aiuta, attraverso un supporto finanziario, a esportare in paesi come l’Africa. Ma parliamo di energie storage (accumulazione di energia). E’ un mercato nuovo. Abbiamo vinto l’anno scorso un premio negli Stati Uniti come migliore installazione di energie storage per il bilanciamento della rete distributiva. In Italia Terna sta lavorando a questo e sta facendo bandi importanti in cui siamo impegnati. E’ chiaro che un mercato nuovo vuol dire fare investimenti oggi e raccogliere i frutti fra sette, otto anni. E anche qui, ritorna la parola credito: avremmo bisogno di strumenti finanziari che accompagnino le imprese nel medio e lungo termine. Come sarà il futuro del Veneto? PAOLO COSTA (autorità portuale). Per guardare ai mercati esteri, dobbiamo essere in grado innanzitutto di raggiungerli in maniera efficiente. Invece siamo drammaticamente in ritardo per via di una mancanza di infrastrutture. Per andare in Germania o un po’ più lontano ci servono aeroporti, porti e ferrovie che funzionano. Sull’aeroporto siamo fortunati. Bisogna che non lo isoliamo. Per il resto c’è tanto da fare. Buone notizie arrivano dall’Europa. Qui si stanno definendo le infrastrutture di preminente interesse europeo, che cadranno anche sul nostro territorio. In Veneto è previsto un nodo portuale e uno aeroportuale a Venezia. Due nodi interportuali che sono Padova e Verona. Gli archi di tre corridoi su dieci passeranno da qui. L’Europa ci chiede di fare tutto ciò entro il 2030. E per la prima volta verrà varato un regolamento europeo non derogabile a livello nazionale. Bisogna rimboccarsi le maniche. Dobbiamo mettere mano alle ferrovie che oggi non sono in grado di far passare un treno di 700 metri, perché le nostre stazioni che sono dell’Ottocento non lo consentono. Le pendenze non sono quelle giuste. I porti italiani sono obsoleti. Fare tutto ciò costa una barca di soldi e soprattutto è necessaria una grande capacità politica. Si deve decidere insieme e rimanere fermi su queste decisioni per venti anni e più. I soldi sono a mio avviso la difficoltà minore perché chiusa la procedura di infrazione europea contro l’Italia, si potrà andare in Europa e dire vogliamo fare cose che anche voi ritenete importanti. Dobbiamo avere questi obiettivi. Solo così daremo un contributo al rilancio dell’economia. Donadon, per innovare cosa si è fatto finora in Italia e cosa si può fare di più? RICCARDO DONADON (H-Farm). Prima di tutto dobbiamo liberare il Paese da un po’ di paletti. Qualche tempo fa l’ex ministro dello Sviluppo Corrado Passera mi aveva invitato a far parte di un gruppo di lavoro. E da quell’esperienza ho compreso che è molto complicato nel nostro Paese riuscire a trasformare le proposte in realtà. Nel frattempo il mondo cambia, la crisi ha portato in modo rapido le nuove tecnologie nelle nostre case e aziende. E sta modificando i modelli di business. In questi anni ci saranno cambiamenti radicali sulle forme di pagamento grazie agli smartphone. Muteranno le abitudini al consumo. L’anno prossimo per esempio usciranno i Google Glasses, occhiali con cui parleremo e attraverso i quali riceveremo informazioni. E nel nostro territorio abbiamo aziende leader mondiali nella produzione degli occhiali. Pensate alle possibili ricadute che ci saranno. Il commercio elettronico nel frattempo decolla. Anche se in Italia l’e-commerce ha dei problemi, spesso non siamo a casa quando ci consegnano i pacchi. Quindi penso che nasceranno nuove opportunità di business. Nasceranno delle reti, che ospiteranno i nostri pacchi, secondo me potranno essere anche le banche. Avremo un nostro sportellino dove andare a ritirare la merce. Entreremo con un pass. Quello che chiede il settore dell’innovazione è solo di poter correre alla stessa velocità degli altri Paesi. Dobbiamo liberarci della burocrazia perché pericolosa. Vi faccio un esempio. La task force che collaborava con Passera, voleva far partire in Italia il crowdfunding, la colletta che permette a ciascuno di dare anche soli dieci euro per finanziare una buona idea avuta da qualcun altro. Negli Stati Uniti è stata un successo pazzesco e sta facendo nascere nuove imprese. Qui, abbiamo messo in piedi una proposta che diceva che si poteva partire anche in Italia attraverso un portale. Il ministro voleva fare le cose semplici. Ma il sistema ha complicato tutto in modo incredibile e ora solo una società di intermediazione mobiliare può beneficiare di questo sistema di raccolta fondi. In Italia c’è anche un problema di accesso al credito. Allargando i cordoni della borsa a favore delle banche, il numero uno della Bce Mario Draghi ha detto: mettiamo olio nel motore, ci vorrà del tempo, poi


questo arriverà agli ingranaggi bloccati. Il tempo è passato ma poco è cambiato. Come mai? GABRIELE DELMONTE (Banca Carige Italia). Nel frattempo le cose si sono complicate. Il sistema bancario italiano merita di essere difeso da tanti attacchi ingiusti. Non parlo della nostra banca, noi anche nei momenti più duri abbiamo continuato a erogare credito. Parlo del sistema bancario in generale che ha affrontato la crisi con un sostegno minimo da parte dello Stato. A fronte di 2300 miliardi di euro di aiuti dati negli Stati Uniti, di 1100 miliardi in Gran Bretagna e di 410 miliardi nella mitica Germania, in Italia sono stati concessi 4 miliardi di Tremonti-bond in un primo round e poi 3 miliardi di Monti-bond. Quindi gli aiuti di Stato da noi sono stati contenuti anche grazie al fatto che le banche italiane hanno fatto il loro mestiere e non si sono avventurate in imprese esagerate di investment banking o in attività speculative. Si sono salvate dalla crisi, all’inizio. Poi hanno attraversato due momenti drammatici: il 2009 sotto il profilo della liquidità. E il 2011, quando hanno iniziato a scontare la perdita pesante di credibilità dello Stato italiano. E ancora oggi per questa ragione hanno problemi a trovare capitali sui mercati internazionali. Inoltre in Italia si impiega più denaro di quanto ne viene raccolto (1900 miliardi a fronte di 1700). Lo ha ricordato Banca d’Italia a maggio dell’anno scorso, richiamando gli istituti di credito, che ora devono ridurre, e in parte l’anno fatto, questo differenziale. Anche perché il nostro sistema bancario ha avuto difficoltà sul fronte della liquidità. Provvidenziale è stato l’intervento voluto da Draghi nel 2011, tramite le due operazioni triennali della Bce che hanno permesso alle banche di rimettersi in decorosa salute. Al problema della liquidità se ne è aggiunto uno più serio: quello del capitale. Le accelerazioni che sono state date all’applicazione di Basilea 3, nata con intenti anticiclici, l’hanno trasformata in pesante strumento a danno dell’economia. Sul fronte della capitalizzazione minima questa norma doveva entrare a regime il 1º gennaio del 2019. Ma per le prime cinque banche italiane definite a rischio sistemico era stata anticipata a giugno del 2012, con sei anni e mezzo di anticipo. Questo ha costretto gli istituti di credito in un momento di difficoltà, dovuta sia alla credibilità persa sul mercato internazionale sia a ripetuti downgrading da parte delle società di rating, a reperire capitale sul mercato. Creando grandi difficoltà. C’è stata poi l’aggravante voluta dall’Eba che ha previsto ulteriori aumenti di capitale. Insomma per rispettare con tanto anticipo le nuove regole, i modi sono solo due: o si aumenta il capitale o si interviene sui crediti alla clientela. Basilea 3 è slittata ai primi mesi del 2014. Ma presto ci saranno problemi e non posso dire che le banche potranno continuare a erogare credito. Noi proviamo a fare, nel nostro piccolo, la banca del territorio e vogliamo continuare ad erogarne. Ma c’è necessità di fare fronte comune per modificare la normativa che rischia di strozzare l’economia. (a cura di Stefania Aoi) (03 giugno 2013)


01-GIU-2013

Lettori: 2.964.000 Diffusione: 477.910 art

Dir. Resp.: Ferruccio de Bortoli

da pag. 17


01-GIU-2013

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Dir. Resp.: Ferruccio de Bortoli

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PAESE EMERGENTE CHE IMPORTA DI PIU' DALL'ITALIA? 1 Giugno 2013

E’ la Russia, per 2.722 miliardi di euro di prodotti BBF – Belli e Ben Fatti. Secondo il recente studio di Prometeia e Confindustria il Paese che nei prossimi cinque anni incrementerà maggiormente la quota di import sarà l’India (+82%). Il paese emergente per eccellenza i n Europa è la Turchia, già terzo importatore mondiale di oreficeria e gioielleria dall’Italia dopo Emirati Arabi Uniti e Cina e primo davanti alla Russia (163 miliardi stimati nel 2013 contro 50). La Turchia, insieme alla Polonia, sarà il Paese che nei prossimi anni potrà contare su di un maggior numero di “nuovi ricchi”. Se ne stimano almeno 3 milioni circa: sui livelli del Regno Unito e molto più degli 1,8 milioni della Francia.


01-GIU-2013

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Trend oro e argento Sabato 01 Giugno 2013 Scritto da Informazioni d'Oro

Ieri i prezzi dell’oro hanno chiuso al ribasso, con una perdita totale per il mese di maggio intorno al 4,5%. Anche l’argento ha chiuso in ribasso con una perdita mensile di circa il 7,5%. Anche i mercati azionari europei questa settimana hanno aumentato le perdite, ma hanno chiuso comunque maggio con un guadagno del 5%. «Gli acquisti sfrenati di oro di fine aprile ed inizio maggio non si ripeteranno», ha detto durante la notte a Bloomberg Zhang Bingnan, segretario generale della Cina Gold Association. Il commento di Zhang è arrivato dopo le previsioni del World Gold Council secondo cui la domanda di oro delle famiglie asiatiche toccherà un record nel secondo trimestre dell’anno. Un comunicato di Reuters ha mostrato che i prezzi dell’oro in India questa settimana sono scesi a 4 dollari oltre il benchmark internazionale, rispetto ai 20 dollari per oncia in più di due settimane fa. Secondo la Cina Gold Association, nel 2013 i regali in oro saranno donati a circa 6,6 milioni di spose cinesi. Ma Zhang ritiene che la caccia al gioiello, che probabilmente ha avuto un forte ruolo nell’aumento di domanda di aprile, è scaturita dal calo del 15% dei prezzi dell’oro. In ogni caso, le importazioni di oro della Cina attraverso Hong Kong avevano già toccato livelli record a marzo. Giovedì il London Bullion Market Association aveva comunicato che a Londra, centro del commercio mondiale di oro all’ingrosso, i volumi d’oro scambiati attraverso le più grandi banche sono aumentati ad aprile del 10%, toccando il record degli ultimi 20 mesi. I volumi di argento sono cresciuti del 25%, record degli ultimi 16 mesi. In valore, il commercio di entrambi i metalli è aumentato molto meno, con una crescita rispettivamente del 3,1% e del 9,2%. «La capacità dell’oro di rimanere sopra i 1.410 rimuove un po’ di pressione ribassista», dice l’ultima analisi tecnica di Scotia Mocatta. «Il supporto previsto è adesso a 1.394, mentre la resistenza è a 1.425 dollari». «L’ulteriore calo del Nikkei di giovedì» secondo Commerzbank «ha chiarito una volta di più che il recente boom dei mercati azionari non è una strada a senso unico». «Questo evidentemente rende l’oro più appetibile agli occhi di alcuni operatori del mercato, come testimoniato anche dai minori deflussi degli ETF». Dopo essere salite mercoledì, per la prima volta in 3 settimane, le scorte di oro dell’SPDR Gold Trust, maggior ETF in oro, sono rimaste invariate giovedì.


Il Nikkei, indice azionario del Giappone, pur rimbalzando venerdì ha comunque chiuso maggio a Ͳ13% dal record degli ultimi 5 anni toccati a metà mese. Nel frattempo la produzione industriale giapponese di aprile ha superato le aspettative con una crescita dell’1,7%. Nonostante un’aggressiva politica monetaria da parte della Banca del Giappone, tuttavia, i prezzi al consumo hanno continuato a diminuire anche ad aprile, in calo dello 0,4% rispetto a marzo, per il sesto mese consecutivo di deflazione. «La tendenza a breve termine per i prezzi dell’oro sembra essere al rialzo», dice l’ultima nota della società di intermediari INTL FC Stone. «Ma noi pensiamo che il prezzo dell’oro potrebbe essere più basso a fine anno, considerando che per allora la Fed dovrebbe aver dato ai mercati più chiarezza riguardo il momento del ritiro del QE3, se non sarà già accaduto». «Sulla base di quello che la Fed sta facendo», ha detto giovedì Anthony Scaramucci, partner della società di gestione da 7,6 miliardi di dollari Skybridge Capital, «cioè darci maggiore trasparenza, io non comprerei oro in questo momento». «L’inflazione ad un certo punto arriverà. Ma, secondo i dati macroeconomici, il momento è abbastanza lontano».


Chiuse 85.000 imprese artigiane e commerciali Sabato 01 Giugno 2013 Scritto da Edoardo Ebolito

Cinque anni da incubo. L’effetto domino della crisi si è abbattuto come un vortice sulle piccole imprese, che dal gennaio 2008 al marzo 2013 hanno visto ridurre sensibilmente la propria attività. Nel periodo considerato sono state ben 85.500 le realtà imprenditoriali costrette a chiudere i battenti, costituite per la maggior parte da artigiani e piccoli commercianti. Questi i numeri elaborati dalla Cgia di Mestre, sui dati forniti dall’InfocamereͲ Movimprese. Un numero che non passa di certo inosservato: se prima del 2008 questi due settori annoveravano complessivamente quasi 2.369.000 di aziende, adesso il totale è sceso a circa 2.283.000 unità. Particolarmente colpito risulta il settore degli artigiani, le cui perdite ammontano a 77.670 unità, pari al 90,9% del totale. I dati, già di per sé poco incoraggianti, assumono una dimensione ancor più drastica se si volge lo sguardo al breve periodo: delle 85.500 imprese chiuse nel quinquennio, ben 27.800 hanno conosciuto la fine della loro attività nel trimestre compreso tra il 31 dicembre 2012 ed il 31 marzo 2013. Solo nel primo trimestre del 2013 vi è stato un record negativo con la chiusura di 31.353 attività. I rischi per questi lavoratori autonomi crescono in maniera esponenziale rispetto ai dipendenti, visto che la categoria non dispone di ammortizzatori sociali per tamponare eventuali perdite di lavoro ed i commercianti si ritrovano spesso e volentieri per strada. Niente cassa integrazione o mobilità, per chi possiede una partita Iva lo spettro della disoccupazione è uno spauracchio che si tocca con mano. Un dato per certi versi paradossale è quello che riguarda il rapporto natalitàͲmortalità delle aziende italiane: fino al 31Ͳ12Ͳ2012 il saldo è stato infatti positivo (+18.911), ma la disoccupazione, di contro, è cresciuta in maniera sensibile. La spiegazione a questo fenomeno è una sola: a chiudere sono spesso e volentieri le imprese consolidate, che possiedono più di qualche dipendente e possono disporre di una struttura in grado di generare un flusso importante di lavoro. A sorgere, invece, sono quasi esclusivamente le microimprese, costituite dal solo titolare. Anche qui la questione è delicata: se gli italiani spendono meno, la logica conseguenza è quella di un “taglio” al settore, che non riesce più a generare ricavi in grado di far proseguire l’attività. Se la domanda interna crolla le imprese chiudono, perché nella stragrande maggioranza dei casi le aziende operano e si sostentano solo con il mercato nazionale. Il movimento chiede una contrazione dell’IVA (e non un suo ulteriore aumento) in modo tale da agevolare la ripresa dei commerci. Il rischio infatti è quello di uno stallo della piccola imprenditoria, che con l’attuale flessione del mercato e l’austera politica fiscale potrebbe veder decrescere in maniera ancor più preoccupante il numero degli iscritti.


Fisco 05-GIU-2013

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03-GIU-2013

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Compro Oro

Attualità | martedì 04 giugno 2013

Provincia di Savona: segno più per "Compro oro" e sigarette elettroniche Nel 2011, 2012 e 2013 uniche attività commerciali con tasso di apertura in positivo

Passeggiando per i centri storici dei paesi capita sempre più spesso di vedere attività commerciale chiuse, serrande abbassate con sopra cartelli di affittasi e vendesi: basti pensare che nel primo trimestre 2013 il saldo delle aziende che hanno aperto e chiuso i battenti è negativo, con meno 150 unità lavorative. Le uniche attività che nel 2012 hanno registrato una crescita in positivo, anche a livello nazionale, sono i “compro oro” e le sigarette elettroniche, come dimostrano i dati della camera di commercio: in provincia di Savona i negozi che acquistano beni preziosi sono cresciuti tra il 2011 e il 2012 del 30%, mentre per quanto riguarda le sigarette negli ultimi due anni sono stati aperti ben diciotto punti vendita ufficiali. All’ inizio del 2013 entrambe le attività hanno registrato un rallentamento, anche se comunque l’ indice di apertura rimane positivo, come dichiarato da Giancarlo Cerisola, presidente di Confesercenti Savona: “ ŶƚƌĂŵďŝ ŝ ĐŽŵƉĂƌƚŝ ŚĂŶŶŽ ƌĂůůĞŶƚĂƚŽ͕ ŵĂ ƉĞƌ ŵŽƚŝǀŝ ĚŝǀĞƌƐŝ͗ ůĞ ƐŝŐĂƌĞƚƚĞ ĞůĞƚƚƌŽŶŝĐŚĞ ƐŽŶŽ ƵŶ ĨĞŶŽŵĞŶŽ Ěŝ ŵŽĚĂ͕ ĐŚĞ ƐƚĂ ƉĞƌĚĞŶĚŽ ůĞ ĐĂƌĂƚƚĞƌŝƐƚŝĐŚĞ Ěŝ ŶŽǀŝƚă Ğ ƋƵŝŶĚŝ Ɛŝ ƚƌĂƚƚĂ Ěŝ ƵŶ ĐĂůŽ ĨŝƐŝŽůŽŐŝĐŽ͕ ŵĞŶƚƌĞ͕ ƉƵƌƚƌŽƉƉŽ ƉĞƌ ŝ ĐŽŵƉƌŽ ŽƌŽ ůĂ ƐŝƚƵĂnjŝŽŶĞ ğ ĚŝǀĞƌƐĂ͘ / ŶĞŐŽnjŝ ĐŚĞ ĂĐƋƵŝƐƚĂŶŽ ƉƌĞnjŝŽƐŝ ŚĂŶŶŽ ƐƵďŝƚŽ ƵŶĂ ďĂƚƚƵƚĂ Ě͛ĂƌƌĞƐƚŽ ƐĞŵƉůŝĐĞŵĞŶƚĞ ƉĞƌĐŚĠ ůĂ ŐĞŶƚĞ ŶŽŶ ŚĂ Ɖŝƶ ŐŝŽŝĞůůŝ Ğ ďĞŶŝ ĚĂ ǀĞŶĚĞƌĞ Ğ ƋƵĞƐƚŽ ğ ƵŶ ŐƌĂǀĞ ŝŶĚŝĐĞ Ěŝ ĐƌŝƐŝ”.

Cinzia Gatti


Rapina al compro oro, c’è un sospettato Udine, gli investigatori della Mobile stanno valutando la posizione di un italiano che frequenta la zona di viale Volontari di Cristian Rigo UDINE. C’è un sospettato per la rapina nel compro oro della catena Oro Express di viale Volontari della libertà. Gli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal dirigente Ferdinando Valvano, intendono verificare la posizione di un italiano che frequenta il quartiere.

L’indagine perž è appena agli inizi e negli uffici della Questura le bocche restano cucite. Il pubblico ministero Claudia Danelon sta ancora attendendo l’esito degli esami della scientifica. Diverse le impronte isolate dagli esperti che hanno anche sequestrato il nastro adesivo utilizzato per legare la dipendente. I poliziotti hanno anche prelevato i filmati di tutte le videocamere di sicurezza della zona. Non soltanto quelle comunali che sono puntate negli incroci, ma pure quelle di istituti di credito e altri negozi che potrebbero aver immortalato il rapinatore prima e dopo il colpo messo a segno intorno alle 16.30 di giovedì. L’uomo, che parlava un italiano corretto e senza particolari accenti, ha agito con il volto coperto da un passamontagna. Quando la commessa ha aperto la porta, il rapinatore l’ha legata alla sedia e si è portato via l’incasso della giornata, circa 5 mila euro. Poi si è dileguato a piedi, ma non è escluso che poco distante ci fosse ad attenderlo un complice in auto. Di sicuro il rapinatore sapeva come muoversi. Molto probabilmente aveva studiato il colpo, ma alcuni particolari, come il fatto che non sembrava indossare dei guanti, fanno credere agli inquirenti che non si tratti di un professionista. Potrebbe invece essere una vittima della crisi. Una persona del quartiere rimasta senza lavoro che si è improvvisato rapinatore per sbarcare il lunario. L’identikit costruito dagli investigatori basandosi sul racconto della dipendente, che ha 33 anni e, pur non avendo subito alcuna violenza, si trova ancora sotto choc, coincide con quello ricavato dopo altre due rapine, avvenute sempre nella stessa zona. In particolare in viale Venezia si stanno concentrando sul caso dell’anziano rapinato in casa lo scorso 29 marzo in via Gemona e su quello dell’edicolaͲtabacchino “News e paper” di via Gorizia del 18 gennaio. L’anziano era stato aggredito mentre stava rientrando nel suo appartamento da due uomini con il viso coperto che poi lo hanno legato con del nastro adesivo e si sono impossessati di 10 mila euro. Nell’altro la cinquantenne che gestisce l’attività con il fratello si è vista sottrarre la borsetta dall’auto con l’incasso di giornata, circa 1.500 euro. Il sospetto è che entrambi i colpi siano stati studiati a tavolino dopo un’attenta osservazione del posto, proprio come è accaduto in viale Volontari della libertà. 01 giugno 2013


Settore e Moda

Piaget Couture Precieuse Collection, gioielli per celebrare le donne Scritto da: Rosario Scelsi Ͳ mercoledì 5 giugno 2013 Piaget sottolinea la femminilità e l'eleganza con la sua collezione Couture Précieuse, dove l'orologiaio e gioielliere ginevrino conferma il suo stile inimitabile, offrendo un viaggio nell’universo glamour degli accessori preziosi.

La raccolta consegna una splendida incursione nel mondo dell’Haute Couture, per svelare una ricchezza di segreti seducenti.

Della linea fanno parte gioielli raffinati, che interpretano il potere seduttivo e gli aspetti carismatici delle donne, mediante grafiche e stili appropriati alla missione. La collezione Couture Précieuse, di taglio rigorosamente femminile, è il frutto di un grande estro creativo e di una competenza unica. I bracciali con diamanti incastonati sono estremamente discreti, mentre le collane tempestate di gemme accarezzano delicatamente la pelle. Il disegno di questi gioielli regala il giusto risalto ai raffinati corpi decorativi, che aggiungono note di brillantezza a un corpo di grande presa, capace di entrare nel cuore del gentil sesso. Della collezione fanno parte: collane, orologi e bracciali. Il frutto del prezioso lavoro è un ventaglio di accessori che creano, insieme, un’aura di mistero e seduzione. Nei singoli pezzi della linea si coglie lo stile della maison elvetica, che trova la sua enfasi nella trama e nell’accostamento dei materiali, dove si percepisce un lavoro simile a quello di un abile sarto della gioielleria. Il risultato sono delle vere opere d’arte, degne della nobile tradizione di Piaget che, nella collezione, offre alle donne un campionario di proposte per essere ancora più glamour, affascinanti o carismatiche. Esemplari molto femminili e moderni, quindi, che si propongono così al piacere della scoperta.



Gioielleria Villa, accessori ispirati alla moda anni '20 del Grande Gatsby Scritto da: Rosario Scelsi Ͳ mercoledì 5 giugno 2013 La gioielleria Villa lancia uno sguardo alla moda anni '20 del Grande Gatsby, con una linea di prodotti esposti nell'atelier di via Manzoni a Milano, tempio del gusto per la qualità delle sue creazioni.

Qui si possono ammirare i preziosi capolavori del marchio fondato nel 1876 da Benvenuto Villa. Oggi l’attività è portata avanti dalla quarta generazione di famiglia, con la stessa sensibilità e lo stile inconfondibile di sempre.

Gli esemplari illustrati nelle foto hanno fascino e charme, inserendosi perfettamente nella tradizione di un brand capace, da tempo immemorabile, di sorprendere per la raffinatezza e l’originalità delle sue proposte. I gioielli Villa brillano in vetrina con perle intramontabili e pietre preziose, dando un tocco déco alla collezione storica. Il risultato è una linea dai disegni intricati che ricordano i gioielli del set cinematografico del film ispirato dal romanzo dello scrittore statunitense Francis Scott Fitzgerald, che fa un ritratto dell’anima ũazz. Nell’opera cinematografica i gemelli da uomo impreziosiscono gli abiti con argento, oro, onice e diamanti, creando un’alchimia dialettica che rivive in comunione di spirito, ma con taglio decisamente originale, nelle proposte della gioielleria Villa, che ha creato oltre mille varianti di questi importanti accessori. Il catalogo è ricco di proposte stilisticamente coinvolgenti, che esprimono il gusto e la classe dell’uomo che li indossa. Più di quindici materiali come madreperla e cristallo di rocca e corallo per un gioiello da uomo destinato a durare nel tempo. Ovviamente l’offerta è molto più articolata, comprendendo tanti accessori femminili, alcuni dei quali ispirati alla monda degli anni ͚20.


La miniera del futuro Mercoledì 05 Giugno 2013 Scritto da Greta Milici Miniere a impatto zero. Questo il tema dell’European Minerals Day 2013 tenutosi lo scorso 24 maggio a Vipiteno, in provincia di Bolzano. Inaugurata dal vice presidente della Commissione Europea Antonio Tajani, l’iniziativa si è focalizzata su un workshop riguardante il progetto europeo I2Mine (Innovative Technologies and Concepts for the Intelligent Deep Mine of the Future). I2Mine consiste nello sviluppo di nuove tecnologie per l’estrazione al fine di ridurre l’impatto ambientale. Il settore minerario ha intenzione di unire tutte le proprie forze per superare i suoi aspetti antiquati e dannosi, dimostrando che è possibile estrarre e lavorare i minerali anche in modo sostenibile. L’European Minerals Day è la giornata in cui i diversi Paesi europei organizzano eventi, manifestazioni ed attività per avvicinare il pubblico alle problematiche del settore minerario. Oggi queste problematiche non possono non inserirsi nel sentiero della Green Economy, puntando a trasformare l’attività mineraria in una serie di azioni ecoͲsostenibili volte a non alterare il bilancio di materiali che inquinano il sistema ambientale. Del resto, i minerali costituiscono una risorsa fondamentale sotto i profili economico, politico e sociale, in quanto parte consistente ed ineliminabile della nostra quotidianità. Basti pensare ad un’automobile: oggetto assemblato con centinaia di chili di ferro, decine di chili di nickel, cromo, alluminio, manganese, rame, piombo, zinco e pochi grammi di platino. Quello dell’auto è solo un esempio replicabile in tanti altri contesti: vi è una grossa quantità e varietà di minerali in tutti gli oggetti che utilizziamo quotidianamente. Rilanciare l’industria mineraria, quindi, ma in una nuova ottica di tutela dell’ambiente, con nuovi metodi estrattivi e di lavorazione, parallelamente a necessarie politiche di raccolta, riutilizzo e riciclo dei prodotti minerari.


Basta cianuro: recuperare l’oro in modo ecosostenibile Grazie a un semplice zucchero derivato dall’amido di mais Non è tutto oro quello che luccica, se si pensa per esempio che per l’estrazione di questo metallo prezioso viene utilizzato il cianuro. Una sostanza tossica e inquinante, usata anche per recuperare l’oro dai rifiuti elettronici: pc, cellulari, stampanti. Gran parte delle apparecchiature che comunemente usiamo contengono infatti oro, per le sue proprietà chimicoͲfisiche: è un'eccellente conduttore termico ed elettrico, resistente all'ossidazione, praticamente inalterabile. Il business del recupero dell’oro dall’immondizia elettronica potrebbe avere una svolta più sostenibile, grazie a un metodo, scoperto dai Acque di scarico di una miniera d'oro ricercatori della Northwestern University e illustrato su Nature Communications, in Sudafrica che comporta meno rischi di contaminazione ambientale, isolando l'oro dagli altri metalli presenti nei materiali di scarto non con il cianuro, ma con un semplice zucchero derivato dall’amido di mais.

CIANURO Ͳ Il cianuro è una sostanza chimica classificata dalla direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) tra i principali agenti inquinanti, può avere infatti conseguenze disastrose sulla salute umana, sull’ambiente e sulla biodiversità. Viene utilizzato per isolare il metallo prezioso dalle rocce (aurifere) o dai rifiuti elettronici, dove l’oro è presente sotto forma metallica, quindi non solubile in acqua. Per poterlo estrarre lo si fa allora reagire chimicamente in una soluzione di cianuro (di potassio, calcio o sodio): il cianuro, in presenza di ossigeno, si combina con l’oro e favorisce il processo di lisciviazione, cioè scioglie e porta in soluzione il metallo. Dopo di che, l’oro disciolto in acqua può essere filtrato e separato dagli altri metalli e altre impurità. Trovare però soluzioni alternative all’uso di questa sostanza «è di massima importanza per l'ambiente», sottolinea Fraser Stoddart, professore di chimica al Weinberg College of Arts and Sciences dell’università americana. «Noi abbiamo sostituito il reagente ‘cattivo’ con un materiale economico, ed ecoͲfriendly, derivato dall’amido, sviluppando una procedura non tossica ed economica per separare l’oro dagli altri metalli». SCOPERTA CASUALE – Il team di Stoddart ha scoperto per caso, facendo semplici esperimenti di chimica in laboratorio, che l’alfaͲciclodestrina, un polisaccaride ciclico derivato dall’amido, riesce a isolare l'oro. In pratica, utilizzando questo zucchero i ricercatori sono riusciti a estrarre il metallo prezioso da una miscela di metalli disciolti in acqua. «Per ottenere l'oro in soluzione, a partire da una matrice solida, come un rifiuto elettronico, bisogna però prima renderlo solubile. A tal fine, in laboratorio, abbiamo utilizzato acidi e poi, grazie all'aggiunta dello zucchero derivato dall'amido, è stato molto facile isolare il metallo prezioso», spiega Marco Frasconi, chimico italiano coͲautore della ricerca. «Anche se l’utilizzo di acidi per solubilizzare l'oro potrebbe sembrare tutt’altro che verde, tuttavia è di gran lunga meno tossico del cianuro, che è una sostanza letale», aggiunge il ricercatore, che dopo il dottorato alla Sapienza di Roma si è trasferito in Usa. RIFIUTI Ͳ Inoltre anche «i rifiuti del processo alcalino sono relativamente benigni per l’ambiente, mentre quelli dei metodi convenzionali comprendono sali di cianuro e gas tossici», ribadisce il professor Stoddart, fiducioso che la scoperta, frutto di un esperimento di chimica di base, sarà destinata a future applicazioni


tecnologiche. Anche perché l’uso dell’alfaͲ ciclodestrina, sostengono i ricercatori, si è rivelato un processo altamente selettivo, in grado cioè di isolare l’oro anche in presenza di altri metalli nobili, come il platino e il palladio, che spesso sono mescolati con l'oro grezzo. PROCEDURA Ͳ «Forse è ancora prematuro parlare di un metodo alternativo al cianuro, tuttavia qualora questa procedura riuscirà a essere trasferita dall'ambito accademico a quello industriale, per esempio grazie all’avvio di una startͲup, allora la possibilità potrebbe diventare realistica», commenta Frasconi. Intanto le indagini in laboratorio hanno dimostrato l’efficacia della procedura nel separare l’oro dagli altri metalli, tanto che secondo i ricercatori il metodo messo a punto potrebbe rilevarsi più efficiente dei processi attualmente utilizzati per estrarre l'oro da rifiuti elettronici di consumo. ORO NEI PC Ͳ Il recupero dell'oro e di altri metalli, come il rame, dai rifiuti elettronici è incentivato dall’Unione europea: per esempio, infatti, con la direttiva (2002/96/CE) sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) sollecita il reimpiego, il riciclaggio e tutte quelle forme di recupero che contribuiscono a ridurre le quantità di rifiuti da smaltire. Un team di ricercatori dell’Università di Cagliari, coordinato da Paola Deplano, e in collaborazione con Sardegna Ricerche, ha già messo a punto e brevettato un metodo ecosostenibile, per recuperare l'oro da sim card e telefoni cellulari, cartucce di stampanti esauste e schede elettroniche dei pc. Il metodo si basa sulla dissoluzione del metallo nobile con un reagente non tossico, sia per l’ambiente sia per gli esseri umani. BASTA CIANURO Ͳ Niente cianuro, né altre sostanze aggressive come acidi forti e ossidanti. «Nei rifiuti elettronici l'oro è infatti contenuto in forma di metallo e quindi per il recupero è prima cruciale il processo di dissoluzione. Il nostro progetto di ricerca è nato proprio con l’intento di riuscire a sviluppare una procedura ecocompatibile per il recupero selettivo dei metalli preziosi, tra cui appunto l'oro, dai Raee mediante reazioni chimiche poco aggressive e non inquinanti», spiega la professoressa dell’ateneo sardo. «Abbiamo così selezionato nuovi reagenti (composti di iodio e con ditiossamide e molecole simili) che si sono dimostrati di facile impiego e molto efficienti nello sciogliere l'oro, facilitandone il processo estrattivo da dispositivi elettronici, senza causare la formazione di fumi tossici. Dal progetto è nato uno spinͲoff, 3R Metals, per trasferire su scala industriale i risultati della nostra ricerca e ottimizzare il processo verso una procedura a impatto zero. Ora siamo in cerca di un partner per la realizzazione di un impianto pilota per il recupero di oro e altri metalli strategici presenti nei rifiuti elettronici». Simona Regina 4 giugno 2013


martedì 04 giugno 2013 EVENTO. Vetrina oltreoceano per rilancio dell´eccellenza berica

VicenzaOro brilla pure a Las Vegas con lDzItalian club Luisa Dissegna Successo all´evento Jck Show[FIRMA][FIRMA] che mette in mostra una trentina di aziende vicentine portate dalla Fiera con produzioni, design e stile italiani L´allestimento di VicenzaOro Italian Club alla fiera Usa VicenzaOro effervescente oltreoceano. Un cocktail di ingredienti positivi e il rinnovato appeal del mercato americano piacciono al presidente della Fiera, Paolo Mantovani, sbarcato a Las Vegas insieme alle aziende dell´Italian club, format espositivo itinerante ideato da Fiera di Vicenza, ambasciatore del gioiello “Made in Italy” nel mondo. Da qualche giorno l´eccellenza dei distretti orafi italiani e i trend del gioiello sono protagonisti del palcoscenico di Jck Show, la fieraͲevento di riferimento per le relazioni con il mercato orafo oltreoceano. Una delle fiere del gioiello mondiale con la più ampia partecipazione di buyer americani. A Las Vegas, capitale mondiale del lusso, sempre in rinnovamento e dove ogni nuovo impegno è più vistoso dell´ultimo, VicenzaOro Italian Club, con 130 aziende espositrici di cui una trentina vicentine, promuove per l´ottavo anno consecutivo le produzioni orafoͲgioielliere, espressioni dei valori e del gusto italiano. «Un evento che si sta rivelando frizzante, dinamico. Il mercato americano mostra una certa positività e le numerose presenze a Jck Show, il rinnovato interesse del buyer, degli acquirenti, lo attestano Ͳ racconta il presidente di Fiera di Vicenza, Paolo Mantovani Ͳ. L´eccellenza delle tendenze del gioiello e del Made in Italy è sempre riconosciuta». I dati di fine maggio rappresentativi di una economia statunitense in ripresa, confermata anche dall´indice sulla fiducia dei consumatori, al di sopra del “sentiment” di mercato, sono chiari indicatori anche al Jck Show . Conferma Mantovani: «Segnali favorevoli che si percepiscono e che possono avvantaggiare tutti i mercati, tra cui le produzioni orafoͲgioielliere italiane che anche qui, nell´allestimento della “Glamroom” dell´Italian Club , esprimono creatività, esaltando il “saper fare” italiano nel mondo». Dopo il successo di VicenzaOro Spring, andata in scena in Fiera di Vicenza dal 18 al 22 maggio, ad essere volate a Las Vegas sono anche le nuove tendenze di stile del gioiello. TrendVision, l´Osservatorio indipendente di forecasting mondiale creato da Fiera di Vicenza e specializzato nella decodificazione delle attitudini dei consumatori, è approdato negli Stati Uniti. Un osservatorio protagonista affermato non solo a Vicenza, ma anche a marzo all´Hong Kong International Jewellery Show. In questi giorni a Las Vegas un ricco programma di eventi e seminari si terranno nell´ambito del Luxury@Jck al Mandalay Bay Resort & Casino, dove Paola De Luca, direttore creativo di TrendVision presenterà i quattro mood individuati per la stagione 2014. «Fiera Vicenza è protagonisti a Las Vegas anche in passerella Ͳ conclude Mantovani Ͳ. In collaborazione con Ice Agenzia sono state organizzate sei sfilate di gioielli denominate “CatwalkͲItalian Jewellery". Le modelle indossano i pezzi più rappresentativi di 30 fra le 130 aziende partecipanti a VicenzaOro Italian Club».


Gioielli italiani ospiti di Agatha Ruiz de la Prada 04/06/2013 By orafoitaliano

Si svolgerà dal 13 al 30 Giugno a Madrid la mostra “Formas y colores” di Corrado De Meo, artista orafo contemporaneo, che sarà ospitata, per la prima volta, nella boutique di Agatha Ruiz de la Prada. L’invito all’artista è nato dalla comune passione per la moda, i volumi e i colori. De Meo, i cui lavori sono esposti anche al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti a Firenze, propone 40 pezzi unici creati appositamente per l’esposizione. Un lavoro sul colore e sulle sensazioni che il colore comunica, concetti alla base anche delle creazioni della famosa stilista. I gioielli, dai volumi molto importanti, sono volutamente provocatori: una volta indossati, in realtà, risultano estremamente leggeri, grazie alla particolare tecnica utilizzata dall’artista. Nella foto: “Giallo Dispari”, spilla in polistirolo, acrilici e argento.


Metalli preziosi, Onu dà il via libera alle licenze per cavi nei fondali oceanici >Ğ EĂnjŝŽŶŝ hŶŝƚĞ ŵŽƚŝǀĂŶŽ ůĂ ĚĞĐŝƐŝŽŶĞ ĐŽŶ ůĂ ĐƌĞƐĐŝƚĂ ƐŝĂ ĚĞůůĂ ĚŽŵĂŶĚĂ ƐŝĂ ĚĞŝ ƉƌĞnjnjŝ͕ ŝů ĐƌŽůůŽ ĚĞůůĂ ůŽƌŽ ĚŝƐƉŽŶŝďŝůŝƚă͕ ů͛ĂǀĂŶnjĂŵĞŶƚŽ ĚĞůůĂ ƚĞĐŶŽůŽŐŝĂ͕ ŝů ĨĂƚƚŽ ĐŚĞ ƐŝĂ ĚŝǀĞŶƚĂƚŽ ƌĞĚĚŝƚŝnjŝŽ ƉĞƌ ůĞ ĐŽŵƉĂŐŶŝĞ ĚĞů ƐĞƚƚŽƌĞ ĞƐƚƌĂƚƚŝǀŽ͘ WĞƌ Őůŝ ĞƐƉĞƌƚŝ ůΖĞƐƚƌĂnjŝŽŶĞ ŵĞƚƚĞƌĞďďĞ Ă ƌŝƐĐŚŝŽ ůΖĂŵďŝĞŶƚĞ di Luca Pisapia | 31 maggio 2013

E’ ufficialmente cominciata una nuova corsa all’oro. Le pepite moderne sono immense quantità di oro, e anche di rame, cobalto, nichel, manganese e altri metalli e minerali preziosi. E la loro ubicazione non è più il Klondike (Canada) tanto caro a Zio Paperone, ma i fondali degli oceani. Con conseguenze disastrose per l’ecosistema, anche perché le estrazioni saranno gestite da imprese private, da sempre più attente al profitto che all’ambiente. Questa nuova corsa è stata lanciata dallo studio tecnico della Autorità internazionale dei fondali marini (Isa) delle Nazioni Unite, che prevede dal 2016 una vera e propria liberazione delle licenze per gli scavi nei fondali oceanici. Motivandola con le seguenti ragioni: la crescita sia della domanda sia dei prezzi dei metalli; il crollo della loro disponibilità; l’avanzamento della tecnologia; il fatto che sia diventato redditizio per le compagnie del settore estrattivo. Secondo una ricerca pubblicata nel 2011 su Nature Geoscience da ricercatori dell’Università di Tokyo, nei fondali oceanici ci sarebbero una quantità di metalli e minerali oltre mille volte superiore a quella estraibile scavando sotto la crosta terrestre asciutta. Ma finora non c’era una vera e propria legislazione in materia, anche perché l’estrazione dei ‘noduli polimetallici’, come si chiamano le immense sedimentazioni rocciose oceaniche ricche di metalli e minerali, era antieconomica. Nel passato vi hanno investito canadesi, cinesi e giapponesi, e negli ultimi anni anche le isole del Pacifico come Papua Nuova Guinea, Fiji, Tonga e altre. Mentre le grandi multinazionali dell’estrazione come Rio Tinto e BHP Billiton se erano tenute alla larga. Oggi tutti cercano di entrare nel gioco.


Le diciassette licenze finora accordate dalla Isa si riferiscono alla zona sudorientale del Pacifico (qui la mappa) dove si stimano ci siano quantità immense di nickel, rame e cobalto. Una delle ultime licenze, come appare dalla mappa di prima, è stata accordata a una sussidiaria inglese del colosso americano della difesa Lockheed Martin, sempre tra i primi a fiutare gli affari. Ed ecco che, come conseguenza, le Nazioni Unite hanno deciso di legiferare sulla concessione delle licenze in senso assolutamente permissivo. Aprendo enormi contraddizioni, come appare dal documento della stessa Isa quando si liquida la questione ambientale con il controsenso che “finché non si scava, non si sa quanto si può incidere”. E così, se diversi ricercatori si sono opposti a questa liberalizzazione sulla base che l’estrazione mineraria è non sostenibile di per sé, che sia fatta in mare o su terra, altri sono entrati nello specifico. Come dice Paul Tyler, biologo al National Oceanography Centre, si metterebbero a rischio molte specie di animali, destinate all’estinzione. Oppure, come spiega Richard Wysoczanski, fisico marino al National Institute of Water and Atmospheric Research (Niwa), la vita a quelle profondità dipende dallo zolfo più che dall’ossigeno, e gli scavi libererebbero particelle di zolfo che entrerebbero nella catena alimentare oceanica modificandola in peggio: fino al pesce sulla nostra tavola. Inoltre, c’è il problema della sicura distruzione delle sorgenti idrotermali e del probabile rilascio di radiazioni, oltre all’annosa questione dello stoccaggio delle scorie. Tutte problematiche bypassate dalle Nazioni Unite, che hanno deciso invece di fare partire la nuova corsa all’oro, come se il pianeta non ne avesse sopportate abbastanza.


L’oro del Monte Rosa Martedì 04 Giugno 2013 Scritto da Sara Parisi Nella Val d’Ossola, in provincia di VerbanoͲCusioͲOssola (Piemonte), sono una dozzina i siti auriferi ormai inutilizzati, ma molto apprezzati dai turisti. Per questo motivo, in occasione della quinta giornata nazionale delle miniere, l’associazione “Figli della miniera”, in collaborazione con il comune di Macugnaga e con il patrocinio dell’Associazione Nazionale Ingegneri Minerari (ANIM), ha organizzato un convegno dal titolo “L’oro del Monte Rosa”, tenutosi a Macugnaga la scorsa settimana. L’obiettivo era quello di mettere in luce le potenzialità del distretto aurifero della Val d’Ossola, cercando di trovare una soluzione alla chiusura delle miniere avvenuta cinquant’anni fa. Fin dai tempi più antichi – ricordiamo che l’oro si è formato circa trenta milioni di anni fa parallelamente al processo di formazione delle Alpi – l’estrazione del metallo prezioso è stata ampiamente praticata. Diverse società si sono occupate dello sfruttamento delle miniere, gestite nell’Ottocento dall’inglese The Pestarena Gold Minning, nel Novecento dalla Pietro Maria Ceretti e poi, a partire dal 1939, dallo Stato italiano, per mezzo dell’Azienda Minerali Metallici Italiani (Ammi). Nel 1961, però, a seguito di un incidente, le miniere di Pestarena, uno dei centri più redditizi, furono chiuse, sebbene l’oro sia ancora presente, secondo alcuni studi condotti dall’Università di Torino. La Società Miniere di Pestarena, titolare di una concessione regionale, si è impegnata a farle rivivere. Nel frattempo è stata firmata dalla comunità una petizione per la salvaguardia di alcune strutture importanti per il patrimonio storico della città, come ad esempio la polveriera in cui venivano conservati i detonatori. Il progetto è in realtà ancora più ambizioso, perché si pensa alla creazione di un ecomuseo dell’oro, che possa valorizzare alcuni luoghi importanti del paese. Si spera comunque di riuscire a risollevare la situazione delle miniere delle valli dell’Ossola, alcune delle quali, come quelle situate nella Valle Anzasca, erano le più importanti d’Italia e contribuivano allo sviluppo dell’economia del Paese.


JEWELLERY WEEK A LONDRA 3 Giugno 2013

Pronti all'inizio della Jewellery Week britannica͍ Ormai alla sesta edizione, dal 7 al 16 giugno, la Jewellery Week offrirà una varietà di eventi aperti a tutti: dagli spettacoli alle esposizioni, dai laboratori agli incontri con alcuni dei più grandi nomi del settore. Tutte le info su www.jewelleryweek.com͊


L’oreficeria italiana in mostra a Varsavia 03/06/2013 By orafoitaliano Una mostra autonoma di oreficeria italiana, organizzata dall’ICE, sarà ospitata prossimamente a Varsavia, l’11 e il 12 giugno prossimi. Da anni, precisamente dal 2008, l’Istituto per il Commercio Estero del nostro Paese si fa promotore di simili manifestazioni, intese a presentare l’oreficeria made in Italy nei Paesi dell’Est. Fino a ora, le tappe di questo progetto hanno già toccato negli anni Varsavia, Budapest, Bucarest e Sofia. I Paesi dell’est rappresentano un mercato di notevole e crescente interesse per le PMI del nostro Paese, sempre più rivolte all’esportazione delle proprie produzioni. In occasione di questa mostra, sono stati invitati anche operatori provenienti da altri Paesi dell’Europa CentroͲOrientale, da Paesi baltici e balcanici e dai Paesi asiatici più vicini.


Pandora debutta a Firenze lunedì, 3 giugno 2013

Pandora – Firenze Pandora inaugura il suo primo monomarca in Toscana, a Firenze. Il nuovo store del colosso danese del gioiello componibile si estende per 50 mq su due livelli in via Por S. Maria 15r, nel centro storico della città, non lontano dal Ponte Vecchio. L’apertura è avvenuta con la formula del franchising in partnership con Andrea Poggi, già titolare di una boutique multimarca nel capoluogo toscano in via Calzaiuoli.



Il Tridente fa tic tac Pubblicato il 3 giugno 2013 da Redazione | Alta orologeria, Motori&Stile Gli orologi Maserati Time nascono dalla collaborazione con Morellato Group

Maserati viaggia spedita verso il suo centenario (si celebrerà nel 2014) sfornando novità e iniziative che rendono giustizia a una storia che è fatta di motori, benzina, olio ed esclusività. Dopo il debutto italiano di Ghibli, avvenuto nei giorni scorsi a seguito del lancio avvenuto al salone dell’auto di Shanghai, ora fa la sua comparsa Maserati Time, collezione di orologi autunnoͲinverno 2013Ͳ2014, nata dalla collaborazione tra la casa automobilistica modenese e Morellato Group. Presentata a Milano nei giorni scorsi, Maserati Time si distingue per il design e la cura per i dettagli che ancora oggi ispirano i modelli di Maserati. Sono questi infatti gli elementi caratterizzanti delle nuove collezioni create per gli appassionati degli orologi. La presenza dei simboli di Maserati è il leitmotiv che dà vita ai modelli unici della collezione: dal Tridente del logo, raffigurato su quadrante e corona di tutte le collezioni, alla mascherina alle ruote delle auto, che valorizza lo sfondo dei quadranti. I contatori sono invece ispirati alla strumentazione delle automobili, mentre i cinturini in pelle riprendono i colori e i dettagli delle sellerie Maserati.


Data: 01 Giugno 2013




Orologio di lusso Ulysse Nardin Pride of Baltimore Scritto da: Rosario Scelsi Ͳ sabato 1 giugno 2013 L’orologio di lusso Pride of Baltimore appartiene alla collezione Classico Cloisonné di Ulysse Nardin. Yuesto modello trae ispirazione dalla storia che ha cambiato l’uso dei Clippers durante la Guerra del 1812, rendendo omaggio ad uno dei suoi equipaggi più noti.

Il risultato degli sforzi è un segnatempo che unisce l’orologeria meccanica superiore con l’arte della smaltatura. Solcando il mare, il Pride of Baltimore è rappresentato meravigliosamente, in un dettaglio realistico e di grande pregio, che dona carattere all’opera. Ciò è stato possibile grazie alla smaltatura, in un processo dove i colori e i toni opachi, trasparenti o traslucidi, derivano dalle proporzioni in cui gli elementi sono mischiati per amalgamarsi, con una composizione spesso segreta. Straordinariamente, ogni segmento è diviso da un filo d’oro in modo da impedire alla polvere dello smalto ancora liquido di colare in altre camere di cottura. Servono più di 500 mm di sottile filo d’oro per realizzare cloisons, una pratica che richiede 50 ore di lavoro e 26 processi per completare ogni quadrante. Il Pride of Baltimore è una squisita rappresentazione di disciplina artistica realizzata dalle mani degli specialisti migliori dello smalto su quadranti: Donzé Cadrans S.A. La relazione tra Ulysse Nardin e la famosa manifattura di quadranti smaltati risale agli anni’’80. L’orologio di cui ci stiamo occupando, con cassa di 40 mm di diametro, è disponibile in un’edizione limitata di 30 pezzi sia per l’oro bianco 18 carati che per l’oro rosa. E’ un modello a carica automatica alimentato dal calibro UN 815 ed ha certificazione cronometrica COSC. Dispone di una riserva di carica di 42 ore ed è impermeabile fino a 50 metri.


Catalogo Cartier 2013 con gioielli in materiali preziosi per sognare Scritto da: Rosario Scelsi Ͳ venerdì 31 maggio 2013

Il catalogo Cartier propone i nuovi gioielli della splendida linea Panthère, che celebra un felino intimamente connesso alla storia della maison. Si spazia dagli anelli ai bracciali, passando per i pendenti ed altri accessori preziosi.

Noi ne abbiamo scelti alcuni, che incarnano lo spirito di un marchio che ha fornito negli anni tanti personaggi importanti e le corone di Spagna, Portogallo, Russia, Grecia, Serbia, Belgio, Romania, Egitto, Monaco e altre ancora. Ogni raccolta Cartier è una continua scoperta, da vivere nel segno delle emozioni. I bagliori preziosi delle sue opere sono un inno all’arte, con un ricco assortimento di prodotti pieni di magia. Interessante il bracciale manchette, in oro bianco, con occhi di smeraldo, naso d’onice, diamanti, toile de moire. Un ruolo centrale è affidato alla pantera. Ricordiamo che Louis Cartier, da vero precursore, fu il primo a “domare” il mitico animale che Jeanne Toussaint, la sua più stretta collaboratrice, scelse come prediletto, ispirando una lunga scia di gioielli. Splendido l’anello Maillon Panthère, modello extraͲlarge, in oro bianco con pavé di diamanti: una preziosa catena dalle maglie piatte e flessuose, che si avͲvolge con sensualità attorno al collo o al polso. Non meno seducente il pendente della stessa famiglia, plasmato in platino, con occhio di zaffiro, macchie d’onice e diamanti. Veramente glamour il collier, in oro bianco, con smeraldo, piccoli pendenti d’onice, macchie di lacca nera e diamanti. Stessi ingredienti per altri accessori della linea, che si allaccia alla tradizione in termini di gusto, bellezza e fascino artigianale.


Che Chaos di orologio Pubblicato il 31 maggio 2013 da Redazione | Alta orologeria Nuova collaborazione rock tra Montegrappa e Sylvester Stallone

Dopo la collaborazione che ha portato alla nascita della penna e dei gemelli Chaos, si ripete la partnership tra Montegrappa e Sylvester Stallone. Adesso tocca all’orologio da polso automatico Chaos. Realizzato a mano in Italia, con lavorazione interamente artigianale, il suo dettaglio più sorprendente è il rivestimento in argento o in oro massiccio della cassa, realizzata invece in acciaio con finitura in PVD nero. Il motivo con teschio e serpenti è riprodotto su tutto il perimetro della cassa, con un piccolo teschio che campeggia anche sulla corona di carica. I tratti salienti sono messi in risalto da un chiaroscuro sottile. Alla cassa si abbina un cinturino in cuoio con bordi, trama a contrasto e fibbia che riprende il motivo del teschio, mentre le ore sono indicate con numeri romani. Il quadrante è nero in finitura satinata guilloché, a due livelli con lancette luminose e datario a ore 3, ed è protetto da un cristallo zaffiro. Nella massiccia cassa in argento sterling o in oro massiccio 18k batte il movimento svizzero ETA 2824. La cassa è serrata da quattro viti, e ha una corona a vite che ne garantisce la tenuta stagna fino a 10ATM. Lanciata a Baselworld 2013 in aprile, la collezione di orologi in numero limitato è in mostra Couture Show di Las Vegas fino al 3 giugno.


Cronaca Sez. Bologna

Rapinarono gioielleria in via Zanardi in carcere i due autori del colpo Sono stati rintracciati i due rapinatori che il 19 dicembre avevano ripulito la gioielleria Cristina di via Zanardi, portando via ben 150 mila euro. I carabinieri hanno scoperto che si tratta di due "trasfertisti" e che uno di loro, Carmelo Lazzari, brindisino di 40 anni, si trovava già in carcere per la tentata rapina commessa ad aprile ai danni di una gioielleria di via Dagnini. Il suo complice, invece, si chiama Teodoro Lupo ed è stato arrestato a Brindisi. Le ordinanze di custodia cautelare sono stare chieste dal pm Gabriella Tavano e firmate dal gip Maurizio Zavaglia. Š RIPRODUZIONE RISERVATA 04 giugno 2013 6 sez. BOLOGNA


Maxi sequestro bigiotteria tossica Martedì 04 Giugno 2013 Scritto da Alda Cannizzo Un maxi sequestro di articoli di bigiotteria è avvenuto a Prato lo scorso 29 maggio. L’operazione della Guardia di Finanza, denominata “Skull 2”, si è conclusa con il sequestro di circa 500.000 monili destinati ad un pubblico giovane, potenzialmente dannosi per la salute. Il comando provinciale della Guardia di Finanza ha reso noti i particolari dell’operazione durante una conferenza stampa alla quale era presente anche il professor Massimo Gola, docente di dermatologia allergologica dell’Università di Firenze. L’ingente bottino era composto da articoli come bracciali, ciondoli, collane, orecchini raffiguranti in larga parte dei teschi: da qui è stato preso il nome dell’operazione. I monili, che avrebbero garantito introiti fino a 2 milioni e mezzo di euro, sono stati sottoposti ad alcune analisi cliniche che hanno evidenziato la presenza di cadmio, metallo pesante altamente tossico e di una quantità 500 volte superiore alla soglia consentita di nichel, nonostante fosse presente in ogni accessorio la dicitura “Nichel Free”. La maxi operazione è giunta al termine dopo lunghe indagini iniziate lo scorso luglio, quando erano già stati sequestrati 130.000 articoli presso “Eurogiro”, ubicato nel “Macrolotto uno” (la zona industriale di Prato). Quest’anno l’operazione ha interessato anche Roma e Milano per un totale di 24 imprenditori cinesi denunciati in seguito all’Autorità Giudiziaria, ai sensi del Codice Penale e del Codice di Consumo, per aver distribuito sul mercato prodotti contraffatti e pericolosi. È stata altresì riconosciuta la violazione del regolamento REACH (Registration Evaluation and Authorization of Chemicals), che elenca tutte le sostanze la cui commercializzazione deve attenersi a specifici controlli di qualità, ed è stata attivata una procedura d’allerta detta “RAPEX”, circuito informativo telematico della Comunità Europea tramite il quale vengono segnalati agli organi di vigilanza sul territorio tutti gli articoli che necessitano di una particolare attenzione al fine di tutelare la salute del consumatore.


TERRORISMO, COMUNE:A GIOIELLIERE UCCISO PIERLUIGI TORREGIANI INTITOLATO GIARDINO Il Comune di Milano intitolerà a Pierluigi Torregiani "gioielliere, vittima del terrorismo", il giardino tra via Baldinucci e via Maffucci, per ricordarlo nel luogo dove fu ucciso il 16 febbraio del 1979. Lo ha deciso la Giunta di Palazzo Marino, approvando la delibera di intitolazione. Pierluigi Torregiani, nato a Melzo (Mi) nel 1926, era titolare di una gioielleria in via Mercantini, nel quartiere storico della Bovisa. La sera del 22 gennaio del 1979 subì un tentativo di rapina mentre stava cenando in una pizzeria di via Malpighi con familiari e amici. Il gioielliere e uno dei suoi accompagnatori reagirono alla rapina: la sparatoria causò la morte di uno dei malviventi e di un avventore, oltre al ferimento di alcune persone tra cui lo stesso Torregiani che, nei giorni successivi, subì una serie di minacce. Il 16 febbraio, mentre stava aprendo il negozio insieme ai figli, l'orefice fu vittima di un agguato da parte di un nucleo terroristico intenzionato a vendicare l'uccisione del rapinatore. Torregiani tentò una reazione ma fu colpito da un esponente del gruppo. Dalla sua pistola partì un proiettile che raggiunse il figlio quindicenne Alberto alla colonna vertebrale, rendendolo paraplegico. Torregiani fu ucciso con un colpo alla testa. Lo scorso settembre la Commissione consultiva del Comune per le Onoranze al Famedio, composta da consiglieri e da assessori, aveva espresso la volontà di ricordare Pierluigi Torregiani con una targa commemorativa. Con la delibera di Giunta di venerdì scorso, Torregiani sarà ricordato per sempre nel luogo in cui morì ad appena 42 anni nel 1979. (03 Giugno 2013)


Lettori: n.d. Diffusione: n.d.

Nuovo Quotidiano Brindisi Dir. Resp.: Claudio Scamardella

03-GIU-2013 da pag. 9


Lettori: n.d. Diffusione: n.d.

Nuovo Quotidiano Brindisi Dir. Resp.: Claudio Scamardella

03-GIU-2013 da pag. 9


Scoperti 2 tunnel fatti dalla banda del buco per svaligiare gioielleria e banca Controlli della polizia nella rete fognaria, i due "passaggi" in via Benedetto Croce

Due 'buchi' scoperti in via Benedetto Croce dagli agenti della Squadra Sommozzatori dell'Ufficio Prevenzione Generale della Questura di Napoli: uno vicino ad una gioielleria, l'altro vicino ad un istituto bancario. Gli agenti hanno individuato i fori mentre erano impegnati nella perlustrazione della rete fognaria della zona del 'Centro Storico'. Il primo "buco" è stato rinvenuto nel tratto prospiciente una gioielleria con ancora un martinetto utilizzato molto probabilmente dalla 'banda del buco' per il contenimento della volta poco sotto il pavimento del negozio. Poco distante è stato scoperto un "buco" di dimensioni ridotte, un cunicolo profondo 60cm con un diametro di 50cm, in direzione di un istituto bancario.

(01 giugno 2013)


Comunichiamo a tutti gli associati che è finalmente possibile aderire al rinnovato sito internet www.outletprezioso.it

La risposta moderna ed efficace alla riduzione delle vecchie giacenze di magazzino. Invitiamo tutti a visitare il sito, e se interessati a ricevere il materiale informativo utile all’adesione, ad inviare la richiesta compilando il form di contatto all’indirizzo: http://www.outletprezioso.it/?q=adesione Questo servizio, coordinato da Federpreziosi e già collaudato da anni di attività dai soci di Genova, punta ad agevolare la dismissione degli articoli obsoleti in giacenza nel punto vendita, utilizzando uno strumento moderno ed elegante. Il portale, gestito della società genovese Tech Srl attiva da anni nel settore dei preziosi, è usufruibile da tutti gli associati in regola con il pagamento della quota www.federpreziosi.it



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