Io Come Autore

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Anno 1 N. 15 / AGOSTO 2011 - Periodico settimanale - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.

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Confessioni da una DOMINATRICE

Inedito DARIO TONANI

TU CONSIGLI

Racconti o BUGIE Turismo e POTERE

Copertina di Bruno Pineschi numero

autore

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numero

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IN COPERTINA BRUNO PINESCHI

Artista

Bruno Pineschi è nato a Piombino in provincia di Livorno nel 1925, ma si è trasferito nel primo dopoguerra a Torino e poi a Udine. In queste due città ha passato tutta la vita lavorativa, per ritornare definitivamente nel capoluogo piemontese. Dotato di un carattere aperto e predisposto alle battute ironiche, come la maggior parte dei toscani, ha sempre coltivato una passione per l’arte e per la pittura in particolare: questo suo hobby, praticato per molti anni, ha prodotto lavori molto interessanti, che hanno spaziato dai paesaggi della Toscana natia, a nature morte e ritratti. Nella maggior parte delle sue opere traspare l’amore per il mare con il quale ha sempre intrattenuto un rapporto privilegiato.


in copertina

Bruno Pineschi

Dipinto di Bruno Pineschi


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sommario

Dario Tonani |

numero

autori 8

Il futuro che ci attende...? Michela Capra |

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Racconti o bugie? Fadi Nasr |

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Poesia inedita

Tiziana Iaccarino |

Turismo e potere

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rubriche Intervista a Elisa Visconti |

Confessioni da dominatrice

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Racconto inedito di Dario Tonani|

Silvestroscopio

Letture estive |

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Racconto inedito di Michela Capra |

Freedom Daisy Sunshine Concorso letterario |

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20

Le vacanze degli autori del concorso Pagina UNO di Ded’a Estratto di Tiziana Iaccarino |

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capitolo I - Le catene del potere Appuntamenti |

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“Mont Blanc Mania 2011” Poliphonica festival


editoriale Un mix tutto da gustare. Tanti sapori per tanti palati. Con questo numero abbiamo voluto deliziare i palati intellettuali più disparati offrendovi un numero più corposo; un numero tutto da leggere! Oggi infatti vi proponiamo una selezione che abbiamo appositamente scelto per voi; per farvi sognare sotto il solleone. Partiamo subito con un antipasto piccante, offerto da Elisa Visconti per poi passare subito al piatto forte ovvero il racconto inedito di Dario Tonani. Lo scrittore che a settembre uscirà in edicola con il seguito di Infect@, ovvero Toxic@, propone sulle nostre pagine un racconto esclusivo scritto proprio per i nostri lettori. Gustatevelo tutto, insieme a un dolce gelato, rinfrescandovi mente e corpo. Il nostro menu è ricco, perciò dopo un piatto da buongustai vi proponiamo alcune novità, tra cui una bellissima poesia di Fadi Nasr e due estratti, tra cui quello di una vecchia conoscenza: Tiziana Iccarino. Fantasia, poesia, erotismo, potere e mete turistiche sono le tematiche che vi proponiamo; perché pur stando seduti sulla propria sdraio si può fare il giro del mondo in 360° emozioni. Buona Lettura. Marika Barbanti

Nel prossimo numero www.iocome.it

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Confessioni

da dominatrice

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a Dott.ssa Elisa Visconti è laureata in sociologia, specializzata in scienze umanistiche del comportamento e dell’apprendimento. Specializzazione in devianze e criminalità e dipendenze. Competenze acquisite in parafilie, relazioni, educazione sessuale. Giornalista e scrittrice. Presidente e fondatrice dell’associazione VIVID. Vittime violenza domestica. Consulente in materia affettiva e relazionale. Coach umanistica. È la fondatrice del movimento di cambiamento l’Alleanza. Co-fondatrice del club di coaching attivo sul territorio bresciano. È l’autrice e la fondatrice del blog giornale indipendente sociale Visconti press www. elisavisconti.com. Nel suo percorso di ricerca e sviluppo personale è stato determinante lo scritto. Fin da adolescente Elisa, ha espresso le sue emozioni attraverso scritti di diversa natura. Ha scritto un libro di pensieri e poesie mai pubblicato, diversi manuali specifici e diari. Ma è attraverso il libro d’esordio “Confessioni di una Dominatrice” la Dott.ssa Elisa, ha potuto raggruppare competenze di vita che l’hanno accompagnata verso lo sviluppo di una forma culturale educativa d’avanguardia.

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intervista

Cosa si deve aspettare il lettore da questo libro? Confessioni di una dominatrice tocca sia seriamente sia allegramente attraverso la pubblicazione diretta di mie esperienze parafiliache, il mondo delle relazioni alternative, della dominazione e della sottomissione femdom e maledom. Il libro è in realtà un saggio che racchiude sia i miei diari sia le mie esperienze parafiliache e la cultura cdsm che ho inventato. Inoltre, contiene materiale fotografico delle mie sessioni in back stage, un contratto per gioco di ruolo di sottomissione e dominazione, il primo codice deontologico per meretrici, un glossario, la nuova cultura parafiliaca e tanto altro ancora. In che chiave si dovrebbe leggere? Sarebbe riduttivo pensare che il libro sia una raccolta di pensieri, o un minestrone di cose già viste. O un racconto biografico o peggio un romanzo. In realtà è un vero e proprio saggio culturale, un vademecum che fornirà una svolta epocale su come ora, le parafilie sono trattate. Ma è anche un libro frizzante e avvincente che non mancherà di stupire il lettore attraverso la vita vissuta di una dominatrice naturale e di una donna straordinaria che ha saputo unire la cultura alla trasgressione.


a Elisa Visconti Quale consiglio potrebbe dare ai suoi lettori? Sono certa che questo libro non mancherà di soddisfare i miei fan, attraverso le immagini fotografiche, il contratto e i racconti avvincenti e inediti. Ma sarà apprezzato anche dai critici per lo stile fresco in cui è scritto e da coloro che di parafilie poco sanno e poco capiscono. Proprio loro, i lettori più diffidenti si sentiranno avvolti da una calda accoglienza serena e istruttiva e sorprendente. Ed è un libro da consigliare anche agli stessi giovani che finalmente troveranno tutte le risposte a tutte le domande sul mondo della dominazione, della sottomissione e delle parafilie. Anche grazie a un glossario dettagliato sulle discipline parafiliache. Ma sarà utile anche per chi per professione fa la meretrice, grazie al codice deontologico stilato attraverso la collaborazione di esimi professionisti. Con questo libro ho voluto creare un precedente mai visto. Fare diventare lecito, educativo, sano e divertente un mondo che fino a ieri era rilegato nell’immoralità. E se di consiglio si tratta, il consiglio che potrei dare è quello di leggerlo con tutti i pregiudizi che si possono avere verso me, o verso questo mondo. Poichè sono, certa verranno pagina dopo pagina abbattuti.

ossia il gioco di ruolo di dominazione e sottomissione più utilizzato dagli italiani dopo la gazzetta sportiva. L’altro sarà un manuale d’istruzioni sulle parafilie. Ma come sempre non mancherò di stupirvi con effetti speciali. D’altronde se non lo faccio io, che vivo una vita così piena da essere considerata al limite, ma di certo mai banale. E che non manco mai di consigliare a chi è libero di poterlo fare di vivere la propria vita in modo sorprendente, chi altro lo potrebbe realizzare? Un saluto a tutti. Elisa Visconti

Quali sono i progetti futuri di Elisa? Come editoria e mi limito a parlare di quello, perché altri progetti sono presenti nel mio sito ufficiale, sono in elaborazione altri due libri. Un libro sarà un manuale tecnico e divertente d’insegnamento teorico e pratico del femdom,

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Autori

Il futuro

che ci attende...? Milano 2032: i cartoon invadono la città

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a scrittura? Un fuoco che mi divora, fin da quando, al liceo, cominciai a scrivere racconti, il primo dei quali venne pubblicato solo qualche anno dopo, nel 1979 per una collana da edicola. Non avevo ancora vent’anni. In tutto, da allora, ne ho pubblicati una settantina, saltando da un genere all’altro: in antologie, quotidiani nazionali e nelle principali testate di genere italiane (Urania, Giallo Mondadori, Segretissimo, Millemondi, Robot). Poi, nel 2007, il grande salto: nella collana Urania esce il mio titolo più acclamato, Infect@, un noir fantascientifico giunto secondo all’edizione 2005 dell’omonimo premio e del quale vengono opzionati i diritti cinematografici.

Toxic@

re b m e t t e as le in tutte !!! edicole

Toxic@, Milano 2032. La città è al collasso: sanitario, ambientale, delle coscienze. Sta morendo… di cartoni animati. A sette anni dal primo affacciarsi sul mercato dei +toon - la nuova droga da assumersi per via retinica - nelle sue strade i milanesi crepano come mosche, vittime di un Morbo di cui sono portatori proprio i cartoon. Le emergenze, però, non finiscono qui: un terzo della città è completamente sommerso dai residui allucinatori tossici dei cartoni. È

Da lì, la misura del romanzo diventa la mia prediletta, senza però mai tralasciare la forma breve del racconto e delle novelette. In sequenza arrivano, sempre su Urania, L’algoritmo bianco (2009), composto da due romanzi brevi incentrati su uno stesso personaggio - il killer Gre-

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Pagine 316 • € 4,50


Dario Tonani

La scrittura? Un fuoco che mi divora... un magma lento e freddo che stringe d’assedio la periferia orientale e avanza goccia dopo goccia verso il centro, inglobando ogni cosa. In questo scenario un fantomatico serial killer che si fa chiamare “Il Mescolatore” sta uccidendo a ripetizione uomini e cartoni, li smembra, li taglia a pezzi e li riconsegna agli inquirenti in “scatole di montaggio”. L’indagine è affidata a Lapo “Lupus” Montorsi e al suo vice Khaled Mushmar, della S.C.E. - Sezione Crimini Efferati della Polizia, che devono districarsi in una Milano irriconoscibile e disperata, in cui però non tutto è perduto...

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gorius Moffa, che si muove nella Milano del 2045 - un ciclo steampunk, sviluppatosi al momento su tre titoli - Cardanica, Robredo e Chatarra (2009-2011) - il primo dei quali (pubblicato su Robot e poi, come gli altri due, in formato digitale per 40k Books) è stato per diverse settimane nella “top ten” degli eBook più venduti e per Delos l’antologia Infected Files (su carta e in digitale, 2011), che raccoglie il meglio della mia produzione breve di fantascienza. A settembre, ancora per la testata mondadoriana, è prevista l’uscita di Toxic@, atteso seguito di Infect@. Attualmente sto lavorando a un nuovo romanzo ai confini col noir e il thriller e alla quarta e conclusiva parte del ciclo steampunk legato alle avventure del vascello a ruote Robredo. Convinto sostenitore dell’ibridazione tra generi diversi, con le mie storie ho vinto numerosi concorsi: nel 1989 il Premio Tolkien, due volte il Premio Lovecraft (1994 e 1999) e tre il Premio Italia (1989, 1992 e 2000). Giornalista di professione (con una laurea alla Bocconi in tasca), sposato, con un figlio di 17 anni, vivo e lavoro nell’hinterland milanese, a due passi dagli stessi luoghi che fanno da scenario ai miei romanzi.

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Dario Tonani

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Autori

All’universo d’Infect@ prima e di Toxic@ poi devo comunque il punto di svolta della mia scrittura, per riscontri di pubblico, stimoli e ispirazione. Nella Milano lisergica e stralunata del 2025/2032 si affaccia una nuova devastante droga da assumersi per via retinica attraverso la visione di speciali cartoni animati dopati - i + toon - in grado di sovrapporsi alla realtà e d’interagire con l’ambiente circostante. A muoversi in questo scenario per metà reale e per metà cartoonizzato è un’inedita coppia di sbirri, formata da un attempato Commissario locale - Lapo “Lupus” Montorsi - e dal suo vice maghrebino - Khaled Mushmar - alle prese con due difficili indagini nel sordido mondo della tossicodipendenza da cartoni animati. Due adrenaliniche cacce all’uomo che si consumano nel volgere di una notte, a cui fanno da corollario altri nove racconti, pubblicati nel tempo un po’ qua e un po’ là: spin off, che solo in parte riprendono i personaggi dei romanzi e al quale appartiene anche “Silvestroscopio” che presento in queste pagine. Dario Tonani www.dariotonani.it

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Immagine di Franco Brambilla per Infect@



racconto inedito

silvestroscopio

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aco districò lo stivale dalla poltiglia e avanzò di un altro passo. A dispetto dei suoi nove anni, non fosse stato per la robaccia che si appiccicava alle suole sarebbe già arrivato in cima. Era salito alla discarica che ancora non… …Nevicava, ma non in senso stretto: dal cielo cadevano fiocchi di schiuma candida che sui polpastrelli diventavano una pastella oleosa. Milano, periferia est della città, impianto di riciclo n. 22, mattatoio di chine. Un terrapieno alto venti metri imbiancato di bava traslucida e sferzato dal bagliore rotante dei lampeggianti; sul pendio forme appena accennate, colori sfatti.

Cartoni morti. A migliaia. Latrare di cani da guardia in lontananza. Paco si fermò a riprendere fiato e strizzò gli occhi nella luce crepuscolare. Gabbiani volteggiavano in tondo spalmando il cielo del loro bailamme. Qualcuno nel becco teneva una macchia sfilacciata di colore, il brandello di una placenta strappata… Migliaia di cartoni morti, forse milioni. Ammucchiati in terrapieni tutti uguali, lambiti dall’ultima luce del giorno. Per essere sicuri di ucciderli, i cartoni vanno percossi un po’ come si fa coi cuccioli di foca. Allo scopo di agevolare l’operazione si usa prima

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di Dario Tonani irrorarli di gas refrigerante, in modo che sia più facile spezzarne la placenta cristallizzata. Il risultato è una macilenta granita di colori. Oppure, ma è una procedura che richiede perizia e mano ferma, si può sfilare la placenta mentre sono ancora vivi... Paco scivolò un paio di volte e si tirò in piedi, i guanti senza dita zuppi di quella strana crema di sapone. Guadagnò la sommità del terrapieno e si voltò: alla luce morente del crepuscolo, la vista dell’impianto toglieva il respiro. Calcestruzzo grezzo, forme squadrate e lampeggianti arancio come inflorescenze tossiche, in corrispondenza di ogni saracinesca. Sul piazzale, le operazioni di carico e scarico si erano interrotte come sempre appena prima del tramonto, ma le luci allo iodio rimanevano accese tutta notte a inquadrare le enormi cifre gialle che contrassegnavano le aeree di parcheggio dei camion.

Placentificio 22.

Reticolati che si perdevano nei campi per chilometri. Pescò la torcia dalla tasca del lungo pastrano cerato, si chinò sui talloni e sparò intorno il fascio di luce. Una selva di occhietti ciechi ammiccò nel crepuscolo. Dove accidenti lo aveva lasciato?

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Lassù doveva esserci un vecchio Gatto Silvestro spelacchiato, il suo cartone preferito. Il suo avatar di “gommaccia”. Il suo Silvestroscopio! Eccolo! Uno dei pochi cartoon rimasto intero. La testa faceva ribrezzo, gli occhi erano due orbite vuote, il muso semisciolto contratto in una smorfia. Puzzava di verdura marcia e trielina, come tutta la porcheria che aveva sotto i piedi. Ma era un Silvestroscopio; ti accomodavi dentro e guardavi il mondo in modo diverso. Lo vedevi alla maniera dei cartoon, più rosa e meno grigio. E il cielo notturno... beh, il cielo notturno era uno spettacolo. Lo sfilò dal resto dei cadaveri tirandone il muso con entrambe le mani. Il corpo era flaccido e oleoso, pareva un costume di carnevale lasciato a macerare nella salamoia. Dietro, lungo la schiena, qualche talentuoso addetto al ricevimento doveva averne estratto la placenta praticando un taglio chirurgico che andava dalla base del collo all’inguine. Il cartone era stato quindi eviscerato della sua “anima” e di tutta la poltiglia di contorno. Una buccia vuota, un po’ pesce e un po’ peluche sventrato… I cani, di nuovo quel latrare nervoso. Paco si liberò del pastrano, sollevò un piede e lo infilò nella gamba del cartone; poi, in bilico su una zampa ↝

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racconto inedito

silvestroscopio

di gatto introdusse anche l’altro. Passò quindi alle maniche e infine, usando gli artigli, incappucciò la testa in quella del Silvestro. Il tanfo di guasto lo prese alla gola. Lì dentro, nel Silvestroscopio, non si respirava. Dovette chiudere gli occhi per non perdere l’equilibrio, boccheggiava e lacrimava. Si passò l’avambraccio sul muso con la speranza di far cessare il prurito al naso. E si bloccò. Qualcuno stava svoltando l’angolo dei magazzini di carico: un addetto della sicurezza, due pastori tedeschi al guinzaglio. Forme che agli occhi del Silvestro sembravano scolpite nell’argento. Panico. Si acquattò nella fogna di cartoni, rischiando di finire lungo e disteso nel loro marciume. Sentiva il suo respiro come un mantice rotto. Gli pizzicava il mento. Attraverso i fori delle orbite, poi, non riusciva a girare gli occhi come avrebbe voluto. Guardare fuori era un tripudio di cromie psichedeliche, ma anche un’impresa. Il tipo con i cani puntò la torcia in direzione dei terrapieni. Uno dopo l’altro ne sondò i fianchi. Cartoni morti. A migliaia. Tutto quello che non si era potuto avviare al riciclo era laggiù, bucce vuote accatastate l’una sull’altra, come frutti marci. La torcia lo inquadrò, inzuppandolo di luce giallognola (lui la vide come una melassa di oro smaltato). I cani abbaiarono, l’uomo, al traino delle bestie, si mise ad arrancare su per il terrapieno.

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di Dario Tonani Paco scattò in piedi e si gettò a capofitto sul pendio opposto. Scivolò, cadde, riprese a correre a gambe larghe. Ma il costume lo ostacolava: le zampone erano troppo grandi e non facevano presa sul pavimento viscido di cartoni. Attraverso le orbite di quell’assurdo costume non riusciva a vedere altro che una sottile e ballonzolante fettina di orizzonte (rosso fuoco). Né tantomeno dove stesse mettendo le zampe. Urlò, cadde, rotolò di nuovo. Szzzaaaac! Qualcosa lo colpì alla spalla. Si sentì invadere da un gelido torpore. Fece per alzarsi, ma le zampe non rispondevano. Con la testa a valle stava scivolando adagio verso la base del terrapieno. Tossì. Dopo un istante lunghissimo, finalmente si fermò. Gli mancava il fiato e non riusciva a mettere a fuoco le immagini. Fece per muovere le labbra, ma riuscì solo a versarne all’esterno un filo di bava. Fuori, colori e riflessi si spensero di colpo. Il Silvestroscopio doveva essersi guastato.

sollevato sopra la testa. Uno spruzzo di gelo vaporizzato sul muso. Non fu più in grado di serrare le palpebre. Lo sguardo si ghiacciò sul nulla. Un attimo, e uno dei cani si avventò sul suo addome (dopotutto era un gatto). Strappò un brandello di gommaccia che cominciò a sbatacchiare furiosamente da una parte e dall’altra. Lasciò cadere il boccone, abbaiò e tornò alla carica con un morso rabbioso. Pelle rosa e... sangue emersero dalle viscere del cartone. Entrambi i cani si accucciarono arretrando sulle zampe anteriori, l’uomo abbassò il bastone e gridò qualcosa che Paco non riuscì a capire. Un istante dopo, il ragazzino sentì che lo stavano sfilando a forza dal suo Silvestroscopio... FINE © Dario Tonani

Una sagoma scura entrò nel suo campo visivo; ringhiò e mostrò le zanne. Alle sue spalle un’altra ombra la tirò indietro. Nella mano che aveva lasciato cadere il guinzaglio teneva ora una bomboletta spray, nell’altra un bastone

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@melamela consiglia... Se passerai le tue vacanze in Sardegna (ma anche no) ti consiglio questo: http://emanuelaz.blogspot. com/2011/02/la-matematica-e-scolpita-nel-granito.html Se passerai le tue vacanze in crociera (ma anche no) quest’altro: http://emanuelaz.blogspot. com/2011/03/una-cosa-divertenteche-non-faro-mai.html Se farai vacanze cortissime (ma anche no) questi: http://www.bookrepublic.it/books/ publishers/40K/ Buone letture e buone vacanze ;)

Consiglia i libri estivi! Quale libro ti ha emozionato di più?

redazione@iocome.it

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letture estive

Laura consiglia... La siberia raccontata da nicolai “kolima” lilin è difficile togliersela di dosso. Ho finito il libro da un paio di giorni e ancora non ne sono uscita. Soprattutto mi domando ancora se ciò che vi è narrato è ed è stato reale. Si tratta di una biografia, ma non ci troverete aneddoti tipo la prima parola detta o il primo amore, niente di tutto ciò. Troverete una singolare concezione di giustizia, quella di una piccola comunità criminale della Transinitria, dove la parola criminale non è un’offesa, tutt’altro, vuol dire invece uomo giusto, giusto secondo quel tipo di educazione appunto. Troverete coltelli e sangue, carceri e bevute anche in età in cui normalmente i bambini giocano a pallone. Troverete un legame fortissimo con la religione, perché i criminali in Transnitria sono come dei santi, custodi della comunità e capaci di graziare o di condannare. http://twitter.com/aboutlaurac

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racconti o bugie?

La verità da un altro punto di vista

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artiamo dal presupposto che non amo parlare di me. Non direttamente almeno. Lo si può capire anche dal racconto che state per leggere: non porto un nome hippie, negli Stati Uniti sono stata solo in viaggio di nozze e negli anni ’70 era ancora un puntino luminoso nel cielo. Vivo però in mezzo ai campi di grano, prendo il pullman tutti i giorni e ho avuto una famiglia ingombrante. Insomma, per conoscermi bisogna leggere fra le righe, cogliere i dettagli. Mi diverto così, lasciandomi trasparire. Esordiente per il mondo editoriale, la scrittura non è cosa tanto fresca per il mio di mondo. Sono un’inventa storie naturale, mi scorrono sottopelle, fin dall’infanzia. Bambina circondata da grandi, impacciata con i coetanei, trovavo valvole di sfogo giocando con la mente. Ho accumulato valanghe di storie che smaltivo solo in due modi: raccontandole sottoforma di palesissima bugia o spurgandole sul foglio, rigorosamente a quadretti. Oggi è arrivato il computer, ma il concetto non cambia, bisogna che le storie spurghino.

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Più si cresce più aumenta la misura cosciente con i propri maestri e meno s’inventa.


Michela Capra Bambina circondata da grandi, impacciata con i coetanei, trovavo valvole di sfogo giocando con la mente

Più si cresce, più diventa difficile lasciarle andare, più bisogna prendersi sul serio e domandarsi se poi è davvero necessario rivestire le parole di noiose impalcature di senso, giudizi, responsabilità intellettuali. Più si cresce più aumenta la misura cosciente con i propri maestri e meno s’inventa. Offrendo in lettura Daisy, potrebbe sembrare che mangio libri di King a colazione. In realtà ne ho letti molto pochi, come della quasi totalità di autori contemporanei. Sarà per paura del confronto. Sarà, ma mi sento davvero appagata nel continuare a divorare classici: danno la sensazione di non perdere tempo.

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Lì quindi sono da ricercare i miei modelli, tuttavia come molti esponenti della mia generazione credo che immaginari, personaggi e sfondi siano da individuare nella cultura televisiva a cavallo tra anni ’80 e ‘90. Classe 1983, quando Baudelaire incontra Mork e Mindy. Dimenticavo, mi chiamo Michela Capra, ho tre gatti e tanti, tanti, racconti nel cassetto. Michela Capra

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Freedom Daisy Sunshine

"Ora taci Tess, voglio godermi il viaggio.” Tess obbedì senza protestare. Infilò la mano sotto il sedile e recuperò lo zaino, dal quale estrasse il suo diario segreto. Slegò i lacci colorati che lo chiudevano e lo aprì alla pagina che ospitava la linguetta di cuoio con le frange. "3 giugno 1972" ripeté a bassa voce mentre, con la matita azzurra che poco prima teneva dietro l'orecchio, scriveva la data sulla pagina, in alto a destra. "Shhh!" insisté Hannah, che aveva già reclinato il sedile per prepararsi allo spettacolo. Per 50 minuti al giorno Hannah smetteva di odiare i suoi genitori. Nel corso di tutta la durata del tragitto in pullman che, al tramonto, la riportava a casa dall'università, Hannah si sentiva in sintonia con il mondo. Pensava che non ci fosse niente di più magico dell'ultima mezzora, quando il gigante di metallo si faceva largo tra cemento e sbuffi di gas fuori dalla città e si tuffava nei campi. Per trenta minuti correva libero nelle alte distese gialle e verdi di pannocchie, solcando la sola strada asfaltata che collegava il centro di Cleveland alla nuova casa. Con il capo buttato all'indietro sul poggiatesta del sedile abbassato, Hannah scrutava i campi, lasciandosi abbagliare dal giallo che si confondeva al verde delle foglie bruciate dal sole. Le macchie rosse dei papaveri la distoglievano dall'uniformità della vista, che finiva per stregarla.

racconto inedito

Tess pensava che sua sorella vivesse un'allucinazione, perché a poche miglia di distanza dall'arrivo spesso prendeva a sorridere. Il viso quasi le si deformava per far posto alle labbra, che si espandevano in su, su fino alle orecchie. Ogni tanto poi Hannah emetteva dei gemiti e Tess, piegandosi sopra di lei per capire che cosa le stesse accadendo, non vedeva altro che le pannocchie specchiarsi negli occhi tondi della sorella. Tess rimaneva delusa, un giorno o l'altro si sarebbe aspettata di trovare Hannah in lacrime. Non vedeva l'ora che arrivasse il giorno in cui Hannah avrebbe cominciato a piangere via da sé il dolore, solo allora sarebbe iniziata la sua risalita verso la felicità, che aveva dovuto abbandonare a Cleveland insieme alla vita quotidiana. Quando i cavalli del motore domato da Rodrigo, l'autista che ogni pomeriggio le caricava alla fermata 52, si calmavano, Hannah tornava normale. Si sistemava la fascia di perline sulla fronte, ravvivava i capelli che le cadevano fino ai seni e si preparava a scendere. A vent'anni Hannah si era vista sbalzata fuori dalle stanze in cui era nata, dal giro di amicizie, dal suo circolo culturale, per seguire la disperata ricerca della tranquillità di Bob e Hanneth. I suoi erano una coppia ancora giovane e ancora inquieta. Nella vita avevano bruciato tutte le tappe, compresa quella della vecchiaia, che aveva spinto una trentanovenne e un quarantatreenne a fuggire dalla caoti-


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di Michela Capra ca vita di città. Hanneth era la fondatrice dell'"Enciclopedia della donna" per corrispondenza, mentre Bob sfornava due romanzi gialli all'anno: si erano prostituiti abbastanza nei salotti dei danarosi editori fintamente intellettuali, veramente borghesi, ora potevano permettersi di prendere le distanze dalla versione letterata dell'alta società. Nonostante avessero messo da parte una fortuna, non concedettero alle figlie di accedervi per rimanere a vivere da sole a Cleveland. Tess a 19 anni prendeva tutto come una sfida e non le era dispiaciuto doversi calare nei panni della contadina, ma per Hannah il trasloco era stato devastante. Dopo sei mesi di vita ritirata le discussioni non si erano ancora spente. Avvenivano sempre di mattino, incominciavano all'alba nel momento in cui Hannah scendeva in cucina per la colazione e mai di sera, quando la primogenita rincasava anestetizzata dalla corsa in pullman. "Tesoro, pensi che Hannah prenda qualcosa?" "Hanneth, ci siamo passati tutti, presto starà bene." "Mamma, papà, vi dico che non si droga. La conosco e vedo con chi si accompagna. Nel suo gruppo di studio ci sono solo ragazze, due di loro sono novizie. Vi dico che non ha preso bene il trasferimento, per lei è dura." disse allora Tess. "Tess, amore, è naturale che tu la difenda, è tua sorella ed è tutto molto carino - disse la madre accarezzandole il volto - ma Hannah è fatta così, è un po' strana. Non è ragionevole che una giovane non sia elettrizzata al pensiero di vivere in una villa, nel verde, con la piscina. Non è ragionevole affatto, cara. Ci deve essere dell'altro, tu ora non puoi capire". "Ma mamma..." "Tess, avanti. Tua madre ha ragione e tu sei troppo piccola per intrometterti nelle nostre discussioni. Va' in camera e chiama Hannah per la cena".

"Non scendo!" urlò la ragazza dal bagno di sopra e senza aspettare una risposta aprì il getto di acqua calda della doccia.

I contorni di Cleveland si stavano appena delineando alle loro spalle, quando Hannah cominciò ad ascoltare le chiacchiere di sua sorella. Tess parlava da quando si erano incontrate sulla panca della fermata e non aveva mai smesso. Non si dava pace per la scomparsa di Jimi Hendrix, del quale si era follemente innamorata a quindici anni dopo che, a un concerto, questo aveva mandato un bacio nella sua direzione. "Ricordi quando andammo a vederlo alla Music Hall?" "Sì, Tess, me lo ricordo." Un velo di tristezza oscurò lo sguardo di Hannah. Tess se ne accorse e in quel momento credé di comprendere la pena di sua sorella. Hannah si era sempre sentita impazzire in casa se non poteva uscire per una malattia, per la neve o per una punizione. Doveva proprio mancarle l'indipendenza che in città poteva ritagliarsi pur vivendo con mamma e papà. "Ti devi sentire morire laggiù, dove abitiamo ora, vero?" "Tess, per favore." Hanna percepiva il suono delle sue parole allargare lo squarcio che aveva dentro e stette zitta. "Hannah, dai, parlane un po' con me." L'invito di Tess cadde inascoltato, Hannah aveva già reclinato il sedile e il suo viso era rivolto al finestrino. La più piccola allora prese una rivista dalla cartella e prese a sfogliarla. "Oh mio Dio, Tess!" urlò dopo pochi minuti Hannah. Sollevò il busto dallo schienale e appoggiò entrambi i palmi sul vetro. ↝

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freedom daisy sunshine "Hannah, santo cielo, calmati!" Tess le abbassò le braccia e si guardò attorno con il timore di avere attirato l'attenzione degli altri viaggiatori. "Guarda anche tu!" le disse ancora Hannah, spingendola verso il corridoio di uscita. Le due corsero verso il fondo del mezzo. Hannah sperava che il largo finestrino sul retro potesse rendere partecipe Tess di quanto aveva appena visto. Tess era tanto sbigottita per via dei toni e dei gesti violenti di Hannah, che fuori dal pullman tutto le sembrava nella norma. "Rodrigo! Rodrigo, devi fermarti!" disse Hannah, che aveva lasciato la sorella e si era diretta alle spalle del conducente. "Non posso miss! Nemmeno se me lo chiedi tu, devo portare a casa queste persone. Che cosa ti è successo?" "C'era una ragazza morta tra le pannocchie, ti dico, poco oltre il ciglio della strada! Fermati, magari è ancora viva, chiamiamo la polizia, un'ambulanza!" "Ma no miss, è impossibile - disse allora Rodrigo - devi avere visto male. Nessuno si sognerebbe mai di scaricare un cadavere lungo questa strada. La batto io tre volte al giorno e ogni tanto la pattuglia dello sceriffo, sarebbe da idioti. Ora vai a sederti, sarai stanca. Sui libri tutto il giorno, lo dico sempre io che troppo studio fa male!" Pronunciata l’ultima battuta ad alta voce, Rodrigo riuscì a far sorridere gli altri cinque passeggeri, che tornarono a leggere il giornale, lavorare ai ferri, compilare il cruciverba e, in due casi, a dormire. "Vieni Hannah, torniamo a sedere, manca poco e saremo arrivate." Tess l'afferrò per un braccio e la condusse ai loro posti. Hannah aveva lo sguardo perso nel vuo-

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to. La frustrazione di non venire ascoltata le stava quasi facendo crollare. Tess la distolse dai suoi pensieri schiarendosi la voce, Hannah la guardò. "Non diciamo niente a mamma e papà, non è necessario, vero?" "C'era una hippie morta in mezzo alle pannocchie. Non avrà avuto più della mia età, aveva i capelli lunghi e una camicia bianca. Non me lo sto inventando." "Non dico questo, niente affatto. Dico che prima ti ho fatto venire in mente dei ricordi che ti hanno intristita e forse ti sei lasciata trasportare, ti sei vista riflessa nel finestrino e ti sei lasciata ingannare. Succede a volte! Dopo tutto anche tu indossi una camicia bianca e hai i capelli sciolti." "Tess, per l'amor del cielo. Ti ho detto che l'ho vista, appena entriamo in casa chiamo la polizia.” Rodrigo rallentò e fu il tempo per le ragazze di scendere. Hannah anticipò Tess, che si sentì trattenere per un lembo della giacca. Rodrigo la fissava. "Miss, tieni tua sorella alla larga da certe pastiglie e falla riposare. Prometti?" Solo una formale promessa della giovane le permise di liberarsi dalla stretta e seguire Hannah, che aveva già intrapreso il vialetto di casa. Rodrigo chiuse le porte scuotendo la testa e si rimise in carreggiata. Hannah spalancò la porta d'ingresso e sbatté a terra la borsa colma di libri. Andò al tavolo del telefono e, con la cornetta stretta tra la spalla e la testa, cercò sulla rubrica compilata da sua madre il numero dello sceriffo. Mise l'indice nella rotella e compose il numero, la linea era libera. "Sceriffo Cospert in persona. Con chi parlo?" "Grazie al cielo! Sono Hannah, Hanna Miller, sceriffo."


di Michela Capra

La comunicazione si era interrotta di colpo. Hannah alzò gli occhi dal suo grembo, dove aveva la rubrica appoggiata. Suo padre le si avvicinava con il filo staccato del telefono in mano. Lo faceva roteare come una prostituta avrebbe fatto girare la borsetta davanti a un cliente. "Che cosa credi di fare, signorinella? Non puoi usare il telefono per tutto il finesettimana. Forse ti sei dimenticata di essere in punizione per non aver cenato con noi ieri sera?" le disse allora Bob. "Papà ero in linea con la polizia. Tornando a casa ho visto dal finestrino una ragazza morta tra le pannocchie. Aveva i vestiti macchiati di sangue, forse era ancora viva. Ho chiesto al conducente di fermarsi, ma mi ha ignorata!" L'uomo aggrottò le sopracciglia. "Tess! Tess, vieni qui immediatamente!" La ragazza raggiunse Hannah e suo padre in punta di piedi, ogni ruga della sua fronte gridava: "Non voglio intromettermi". "Hanneth, esci da quella maledetta cucina e vieni ad ascoltare tua figlia!" www.iocome.it

Hannah fu costretta a ripetere quello che aveva visto e Tess fu messa alle strette per dare la sua versione dei fatti. Per quanto amasse la sorella maggiore, sotto giuramento non si sentiva di mentire. Né lei, né chiunque altro sul pullman, avrebbe potuto confermare le parole di Hannah. "Tesoro, ma perché fai così?" le domandò allora la madre. "Così come? Vi dico che l'ho vista. Si può sapere perché non mi credete?" "Tesoro, non è che non ti crediamo. Tu hai il tuo modo di vedere le cose e da quando siamo venuti a stare in campagna ti comporti in modo ancora più strano. Non è che con questa storia vuoi solo attirare l'attenzione? Non ce n'è bisogno! Magari hai qualche problema che non vuoi dirci. Non è vero, cara?" "Mamma, anche il cervello ti arriva per corrispondenza? Non hai ancora collezionato abbastanza punti e te ne manca un pezzo? Che cosa stai dicendo? Io ho visto la ragazza morta!" Scorgendo il volto di Hanneth diventare paonazzo, il padre pensò fosse opportuno assestare un ceffone alla figlia. "Adesso mi sono stufato dei tuoi modi. Vattene via dalla mia vista, chiuditi in camera, cretina! Guarda cosa hai fatto? Brutta imbecille!" Tess si avvicinò ad Hannah, ancora seduta al tavolino del telefono. "Vieni, andiamo" le disse. Hannah la spinse lontano e urlando salì le scale due a due. Sbatté la porta della sua stanza con tanta forza da far tremare i vetri delle finestre e girò due volte la chiave nella toppa. Hannah emetteva dei suoni gutturali, che sembravano lacerarle le corde vocali. Scaraventò a terra i vecchi pupazzi sulla cassapanca, tirò a sé il copriletto, continuò a strattonarlo. ↝

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freedom daisy sunshine Prese a calci le gambe della scrivania, i muri, l'aria. Esausta si buttò sulla moquette e finalmente si lasciò confortare dalle lacrime. Ne scesero tante, ne scesero a fiumi dai suoi occhi. Il rivestimento beige si chiazzò in fretta, bagnandosi anche della saliva che la bocca semiaperta lasciava uscire. Passata una prima ondata di esasperazione, Hannah si assopì. Rimase sdraiata a pancia in giù sul pavimento, continuava a stringere un lembo del copriletto, se ne serviva anche come fazzoletto. La svegliò lo squillo del telefono. Balzò in piedi e pregò che dall'altra parte della cornetta ci fosse chi si aspettava. "Sceriffo Cospert, parla Bob Miller. Come posso aiutarla?" Hannah aprì la porta e si scaraventò giù dalle scale. "Certamente, prima deve averla disturbata mia figlia, la maggiore. Vede, non se la passa bene. Sa come sono i giovani, si fissano su certe idee..." Hannah a quel punto corse verso suo padre e gli strappò il telefono dalle mani. "Sono Hannah Miller, qui non mi crede nessuno. C'è un cadavere, un cadavere nei campi." Bob si riappropriò dell'apparecchio e liquidò in fretta lo sceriffo. "Hannah, ma che cosa ti salta in testa? Diventare testimone di un ritrovamento, ma ti rendi conto? Non hai nemmeno idea di dove ti stai andando a cacciare!" L'uomo si voltò e raccolse la borsa della ragazza. Riversò il suo contenuto sul sofà, agitandola fino a che uno dei manici si spezzò. "Dove tieni le pasticche? Di che ti fai? Acidi? Marijuana? Lsd? Parla, incosciente!" Hannah ammutolì, ferita dal fatto che i

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suoi stessi genitori la giudicassero tanto stupida. Il contenuto della borsa continuava a cadere sui cuscini: libri, penne, monete, un rossetto, tamponi. Fu vano sfogliare le pagine dei testi e strappare la fodera per scovare un doppio fondo. A quanto Bob poteva vedere, Hannah non si era drogata, almeno non quel giorno. Il suono del campanello interruppe la rappresaglia. Hanneth corse alla porta asciugandosi gli occhi con il grembiule mentre Tess, che se li asciugava con la manica della felpa, le faceva da ombra. "Signor Cospert, buona sera. Vuole fermarsi a cena da noi?" "No grazie, signora, sono qui in visita ufficiale. Vorrei parlare con la signorina Hannah Miller." Hanneth Miller gli fece cenno di accomodarsi. Lo sceriffo si trovò dinnanzi al capofamiglia. "Signor Miller, buonasera. Desidero parlare con sua figlia, la maggiore." "Sceriffo, sono convinto che Hannah non possa darle il minimo aiuto. Vede..." "Signor Miller, mi perdoni. Quanti anni ha la ragazza?" "Ventuno a fine mese, signore." rispose Hannah, seduta sul divano in mezzo allo scempio dei suoi effetti personali. "Signore, allora sono spiacente, ma devo ordinarle di spostarsi. La ragazza è grande abbastanza, anche davanti alla legge." Hannah si alzò e tese la mano allo sceriffo, che la strinse con forza. "Ragazza, sono pronto ad ascoltarti, prima però sciacquati il volto al lavello. Non ho voglia di parlare con una maschera di rimmel sbavato." I modi burberi dello sceriffo scaldarono il cuore rattrappito di Hannah, che fece come le era stato detto.


di Michela Capra Al ritorno trovò Cospert che studiava gli oggetti sparsi nel soggiorno. "Non tira una buona aria oggi, vero?" "No signore, non tira mai una buona aria da queste parti." rispose Hannah. "Andiamo in centrale, staremo più tranquilli. Recupera un documento, servirà se sarà necessaria una denuncia ufficiale. Signori Miller - aggiunse - ve la riporto entro questa notte, non preoccupatevi. Trascorrete una buona serata." Lo sceriffo sfiorò la tesa del cappello in segno di saluto e scortò la ragazza verso l'auto di servizio.

Lo sceriffo guidò in silenzio per meno di dieci minuti. Accostò l'auto al ciglio della strada ed estrasse dal cruscotto due torce. "È questo il punto, vero?" Hannah annuì. La sua spina dorsale fu attraversata da una scarica elettrica. Si domandava come facesse lo sceriffo a conoscere il luogo esatto in cui giaceva la hippie, se nessuno fino a quel momento aveva dato retta alla sua storia. Lei stessa non sarebbe stata in grado individuare il posto con tanta precisione. "Seguimi Hannah, ti faccio vedere." Cospert apriva dei varchi tra le pannocchie nei quali Hannah s'infilava. Dopo pochi passi, lo sceriffo si arrestò. Le due torce illuminarono un tratto di campo in cui le spighe erano schiacciate, come se un contadino si fosse fermato a oziare con in bocca un filo d'erba prima di riprendere a mietere. La sagoma disegnata dal grano conteneva delle macchie rossastre nel centro della parte alta. Cospert puntò la torcia sul volto di Hannah. "Si faceva chiamare Freedom Daisy Sunshine - le disse - era il nome che le

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diedero giù alla comune. Aveva pressappoco la tua età quando morì. Appena ho visto la tua faccia stasera, ho capito che avevo ragione. Somigli molto a Daisy, non mi sorprende che dopo tanto tempo sia tornata a manifestarsi proprio ora, proprio a te." Hannah tremava, ma allo stesso tempo le sue gambe non erano mai state così salde. Con un cenno delicato del polso, scostò la torcia di Cospert dal suo viso. "Mi racconti la storia di Freedom Daisy Sunshine, sceriffo. Perché morì giovane?" "Daisy fu il primo omicidio di cui mi occupai quando arrivai qui. Anche io, come te, venivo da Cleveland. Ero abituato a vedere ogni genere di crimine, ma pestai i piedi a un pezzo grosso e fui spedito a occuparmi di litigi tra fattori e balle di fieno. Occupavo la mia posizione da due anni, quando decisero di aprire una comune distante un paio di miglia dal villino dei tuoi. La mia vita si movimentò di parecchio. La gente dei dintorni non ha vedute molto ampie e trovarsi questi capelloni nudi per i campi, con i loro bambini a spasso senza sorveglianza, non li entusiasmava. Quando gli uomini erano troppo su di giri è capitata anche qualche rissa, ma mai nulla di serio. ↝

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freedom daisy sunshine

Daisy arrivò dopo un anno che la comune si era insediata. Devo dire che non poterono sceglierle nome migliore. Portava sempre dei fiori intorno alla fronte, messi come la tua fascia, non si stancava di sorridere e regalare buonumore con la sola espressione degli occhi. Mandavano lei in centrale quando i suoi compagni si mettevano nei guai, sapevano che chiunque se la trovasse davanti non poteva dirle di no. Era talmente bella." Lo sceriffo nascose gli occhi sotto il palmo della mano e rimase in silenzio. Hannah gli batté una mano sulla spalla per fargli coraggio. "Daisy era anche sfuggente. Faceva l'amore con te come lo faceva con cento altri. Non potevi possederla, nemmeno per un secondo. La sua mente era sempre altrove, il suo amore troppo grande per rivolgersi a una persona sola. Aveva un atteggiamento che faceva impazzire, credimi Hannah, c'era da uscire fuori di senno. Io me n'ero fatto una ragione, ma dentro di me cresceva la paura che gli altri uomini potessero prenderla diversamente. Il solo immaginarmi che qualcuno potesse torcerle un capello mi faceva pulsare le tempie, perché sapevo che nella

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comune le cose non erano sempre come davano a vedere. Alzavano il gomito, le droghe arrivavano ogni settimana dai gruppi di Cleveland e Daisy non fu la sola a disegnarsi arcobaleni in faccia per mascherare i lividi.” Lo sceriffo piangeva senza più trattenersi. Guardava ai suoi piedi e si asciugava il naso con l’avambraccio. Hannah gli diede altre pacche sulla schiena e lo lasciò sfogare. “Comunque non la fece fuori uno di loro, no, fu il garzone dei Cooper. Quando la ritrovai qui, dove stiamo parlando adesso, aveva gli occhi aperti e guardava il cielo, il grigio delle iridi rifletteva le nuvole. Trovai impronte digitali ovunque e, poco distante, un rastrello imbrattato di sangue. Il garzone disse che erano stati insieme diverse volte e lui voleva sposarla, le fece la proposta. Daisy rise e gli rispose che era già il terzo rifiuto che doveva dare in tre giorni. Lei si alzò infilando la camicia di lino e, quando si voltò per salutarlo, lui le infilzò lo stomaco. Quanto dovette soffrire prima di morire, ancora mi tormento al pensiero! Morì ridendo, Hannah, lo so, la posso vedere. La mia Daisy, era talmente bella." Hannah si accovacciò a terra e ascoltò i lamenti dell'uomo. Si sentiva sollevata, era come se lo sceriffo l'avesse liberata da un enorme peso. Anche Cospert si accucciò, in equilibrio sui talloni. Hannah si sdraiò a terra, sentendo il rumore del grano appiattirsi docile sotto il suo peso. Stese le braccia lungo i fianchi e si accorse di riempire perfettamente la sagoma lasciata da Daisy. Gli occhi gonfi di Co-


di Michela Capra

spert percorrevano il corpo della giovane pieni d'amore. Distese il pugno della mano sinistra e le accarezzò i capelli. L'uomo chinò il volto su quello della ragazza e con le labbra sfiorò le sue. Hannah lo lasciò fare. "Se ho un rimpianto nella mia carriera, amore, è di avere sottratto quel poveraccio alla giustizia divina. Lo feci confessare con l'aiuto di un bastone, ma non registrai le sue parole. Quando ne ebbi abbastanza gli misi intorno al collo un cartello, sul quale avevo scritto 'Ho ucciso Freedom Daisy Sunshine. Chiedete a Cospert'. Gli legai mani e piedi, lo caricai in macchina e lo portai alla comune. Facevano un falò i tuoi amici, mio Dio, Daisy, mi sembra di sentire l'odore di acero bruciato nelle narici. Da allora non ho più saputo niente del garzone dei Cooper, niente. Ho archiviato il tuo caso come irrisolto, amore, ti aveva fatto troppo male." Hannah accarezzò le guance dello sceriffo e lo fece distendere accanto alla sua Daisy per l'ultima volta. L'unica volta in cui la sentì davvero sua. FINE © Michela Capra

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LE VACANZE DEGLI AUTORI DEL CONCORSO PAGINA UNO DI DED’A Non sono le mete estive dei vip a stuzzicare la nostra curiosità, ma le vacanze degli autori tra quelli scelti per accedere alla finale del Concorso letterario Pagina UNO. Abbiamo perciò deciso di seguirli per spiare, nei luoghi delle loro vacanze, le emozioni che provano in questi giorni di attesa che li separano dall’esito del concorso, che sarà pubblicato a breve sul sito www.dedaedizioni.com. In realtà c’è chi in vacanza non ci andrà proprio, come ad esempio Ettore Bucci, autore di Ultima corsa – Sentimenti in gara. Lui infatti l’estate la passerà a Venezia, tra le mura dell’ufficio della multinazionale per la quale lavora. Ci confida di attendere con ansia la comunicazione dei finalisti perché, anche se già da tempo avviato alla strada dei concorsi letterari, questa è la sua prima volta con un romanzo. Dietro la sua scrivania passerà perciò i prossimi giorni, curioso di scoprire quale sarà la reazione dei lettori. Chi invece l’estate la passerà al mare. Giuseppe Pipino (Aspro-Monte) ad esempio, nella sua nativa Palmi (RC), con uno stato d’animo ottimista e fiducioso nelle possibilità della sua opera. A Marina di

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Schiavonea (CS) Ivano Mingotti (Sotto il sole nero) passerà i prossimi giorni in una piccola casa e con l’euforia tipica e spensierata dei giovani con la volontà di non far però volare troppo la fantasia e di rimanere sempre con i piedi ben piantati a terra. La riviera di Ponente in Liguria è invece la meta scelta da Jacopo Orso Tosco, autore di Brasato di vite in salsa di provincia, appena rientrato da Londra, dove vive, per passare un’estate tutta nostrana. Quest’anno Susanna Casubolo, autrice di In Metro, resterà in Calabria emozionata al pensiero che più persone avranno l’occasione di leggere il suo manoscritto. Costantina Frau (Su Sessantotto) passerà questa attesa con sereno distacco in un tranquillo e ridente paese del centro Sardegna, non lontano dal Tirso, uno dei protagonisti del suo romanzo. Con la nostalgia di casa, Angela Maurizi (Le fiabole di A.) si perderà nelle incantevoli spiagge di Itaca assordata dal frinire delle cicale. Tra lo scatto di una foto e l’altra, non staccherà però a lungo lo sguardo dal telefono in attesa dell’esito. Lei la se-


lezione per il concorso la vive un po’ come un esame. “All’università ne ho sostenuti 36. – ci racconta – Diciamo che questo è il 37esimo. C’è sempre un po’ di ansia nell’attesa dell’affissione dei risultati.” Nel suo albergo in Maremma Milly Nale (Schermaglie tra le nuvole) aspetterà ingannando l’attesa con la scrittura di una nuova opera nella speranza che il suo romanzo possa appassionare i lettori. Mew Notice, autrice di Come un batter d’ali, si mostra invece subito sorpresa alla scoperta di essere tra gli autori scelti per accedere all’ultima selezione. Lei, che non era mai arrivata così vicina alla fase finale e che si è decisa a partecipare solo perché spinta da un’amica,

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numero

concorso letterario

aspetterà l’esito nella sua calda e assolata Sicilia. E infine c’è chi resterà in urbe, in uno stato d’animo di grande creatività. Qualcuno per cui questa è una doppia attesa, visto che il bambino di Katia Carlini (La parentesi della mia stanza) dovrebbe nascere a giorni. E noi? Per questi giorni ci prendiamo una piccola pausa, lontani dalla redazione ma, da sotto l’ombrellone, con una pila di manoscritti tra i quali scegliere i finalisti!


Poesia

inedita

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numero

Autori

Fadi Nasr “SENTO MA NON SENTO” sento il peso del mio umore e non quello gravitazionale io vedo sbiadire ogni colore e perdo il segnale ormonale parte il battito del cuore fa le solite strade per ore e fuori mi statuo di pelle tatuata di speranze belle mi è opaca la vita difronte a distanza delle rose da Marte avessi forze da camaleonte l’anima smalterei da ogni parte ma quel peso è dentro ancora e colle dita la gente mi sfiora l’unica uscita è in quel mazzuolo dello scultore mio ridotto a suolo. Firma: la statua Pavia, 16 giugno 2011

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numero

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Autori

turismo e potere

Isbn 978-88-9656-127-0

Logiche di potere spiegate da Tiziana Iaccarino

“L

Pagine 176 • € 15,00

e catene del potere” (Edizioni Eracle) è il titolo del mio secondo romanzo, una storia che racconta l’amore, la passione, l’amicizia, il tradimento, la tenacia, la goliardia, la furbizia, la vendetta, la delusione, la paura, la miseria sociale e umana che crea abissi veri e propri tra ceti sociali abbienti e persone che non “mangiano” perché non hanno nulla.

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Il potere nasconde catene invisibili ed insospettabili ... che rende “schiavo” chi lo possiede. No, “il potere non logora chi non ce l’ha” (per menzionare un noto aforisma dell’On. G. Andreotti che disse: “Il potere logora chi non ce l’ha”), perché in realtà “il potere schiavizza chi c’è l’ha” .


Tiziana Iaccarino Ma non solo... perché la passione che racconta l’amore e la nostalgia, il rammarico, il rimorso, la vita appartenente ricca e felice di un uomo della “Napoli bene”, Tonio Draghi, può invitare tanti a riflettere su cosa significhi il potere dato dal denaro, dalle conoscenze, dai privilegi di una discendenza, dall’eredità ottenuta attraverso un testamento, dai benefici che ne rendono l’esistenza priva di ogni preoccupazione. Ma, in realtà, tutto è mascherato dall’infelicità più assoluta, dalla costrizione, dalla delusione, dalla prigionia invisibile di una situazione spesso insostenibile che il protagonista maschile di questa storia vive, nel tormento di una rinuncia (quella per l’amore vero) che lo accompagnerà per buona parte della propria vita. Fino alla rivalsa e alla riappacificazione di chi ama realmente, ma con cui avrà potuto condividere solo e sempre clandestinamente pochi attimi di gioia (come latitanti per amore). Le catene del potere, però, racconta anche di vicende che si mescolano amabilmente con vite di personaggi differenti che s’incontreranno e scontreranno come in un labirinto di gioie e dolori, esperienze e realtà spesso inconciliabili, ma dai temi sociali molto attuali. Dal turismo sessuale praticato nei Paesi meno abbienti da turisti che partono per viaggi di “piacere”, sfruttando

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la miseria di luoghi che conta spesso popolazioni di bambini avviati al sesso per “poter mangiare” e per sfamare intere famiglie alle difficoltà esistenziali che esistono anche nella vita di chi è solo apparentemente privilegiato da un benessere economico che schiavizza e spesso rende molto meno liberi di quel che si può immaginare. E poi... la vendetta, quella che si sceglie in seguito a una delusione, a un amore finito, a un tradimento inaspettato, a un’amicizia infranta, a un sentimento di dolore che raccoglie i cocci di un’esistenza sempre ai limiti della “superficiale” e “giocosa” sensazione di benessere che vivono protagonisti dal passato spesso infelice e dal desiderio di riscossa esistenziale in cui possono riconoscersi persone appartenenti a ogni ceto della nostra società. Tiziana Iaccarino

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estratto da

le catene del potere primo capitolo Antonio Draghi conservava ancor gelosamente quell’ormai accartocciata ed ingiallita poesia, malgrado fossero passati davvero tanti, troppi anni dal giorno in cui aveva dovuto voltare le spalle alla giovane che portava lo stesso nome del meraviglioso manto da cui sembrava provenire, quasi fosse un angelo: Cielo. Da giovane, Antonio aveva scritto quelle parole di suo pugno in un momento di particolare sconforto, affinché potesse portare insieme ad una breve lettera, pronta ad esser nascostamente spedita, un messaggio col quale avrebbe voluto spiegare alla sua amata il motivo del proprio improvviso ed inspiegabile silenzio. Sperava o, forse, s’illudeva che, in qualche modo, attraverso le parole a lungo segretamente custodite in un angolo del proprio essere e della propria casa e pronte ad esser spedite in una qualunque busta da lettera bianca, il suo amore potesse davvero ricordarlo. La Colombia gli apparve più lontana che mai e l’Italia, invece, era una realtà nella quale avrebbe dovuto rassegnarsi a vivere, nel torpore di una serie di eventi che ne avrebbero determinato l’esistenza, sebbene col suo scontato assenso.

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di Tiziana Iaccarino

Volo diretto: Napoli - Parigi Sebastian sapeva che il destino di quel volo avrebbe potuto valere la sua stessa vita ed ancora non riusciva a credere a tutto ciò che gli era accaduto. Guardò le nuvole biancastre dalle forme più articolate attraverso il finestrino a cui si accedeva dal suo posto e ripensò a tutto ciò che era riuscita a combinargli Rose. Infatti, la tanto intraprendente quanto pericolosa protagonista di un’innocua festicciola di addio al celibato, gli si era trasformata nell’eroina dei suoi peggior incubi e non se ne spiegava la reale ragione. Tra le nuvole di quel volo, i flash back di ciò che gli era accaduto, riapparvero nel proprio insieme come la programmata proiezione di un’avventurosa pellicola trasmessa al cinema. Se ne scoprì il protagonista involontario e non gli piacque, perché, per indolenza, non si sentiva affatto predisposto alla smaniosa passionalità di un qualche personaggio in aria d’avventurarsi ovunque lo portassero le circostanze.

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Il giorno prima Rose ballava in un folcloristico locale di striptease che si trovava lungo la riviera. Gli amici di Sebastian avevano deciso di fargli una sorpresa per festeggiare il suo addio al celibato. Rose era una ballerina brasiliana dal corpo perfettamente scolpito da un destino che le aveva concesso di divenire una delle più ammirate ragazze di striptease della città e la sua fama era presto riuscita a far di lei quasi una star del genere, in un ambiente che non concedeva diritti, ma imponeva soprattutto doveri. Sebastian era già sbronzo quando Rose gli apparve tra le luci del locale con l’ausilio di una musica che, d’improvviso, gli sembrò terribilmente assordante e fastidiosa.

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estratto da

le catene del potere Sebastian non conosceva Rose, ma l’aveva subito trovata stupenda, anzi perfetta, con quella sua attraente carnagione olivastra, una chioma di capelli ondulati, lunghi e neri, due occhi blu da rispecchiare il colore del cielo nei suoi giorni più limpidi e labbra di una sensualità invidiosamente accattivante. Rose, invece, lo conosceva: da oltre due mesi frequentava suo padre, un ingegnere di rango della cosiddetta Napoli bene che viveva tra Posillipo e la Riviera di Chiaia. Rose lavorava nel locale da almeno un anno, da quando era riuscita a stabilirsi nella città campana, dopo esser sbarcata a Livorno e dopo esser scappata da una storia che aveva reputato troppo seria per i suoi gusti. D’altra parte, si sentiva ancor troppo giovane per metter su famiglia: il 2 Giugno avrebbe compiuto solo 22 anni e sapeva di avere ancora tutta la vita davanti. Forse una vita difficile o davvero sudata, per riuscire a sistemarsi come si deve, ma quando ci pensava, sperava di riuscire a diventare soprattutto una persona ‘normale’, in grado di costruirsi una vita ‘normale‘: un lavoro in proprio, anche se ancora non sapeva quale e la serenità davvero meritata in tanti e tanti anni di squallide nefandezze.

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A Napoli aveva avuto fortuna, perché un lavoro da ragazza immagine in una discoteca l’aveva successivamente introdotta in un ambiente che era riuscito a portarle il vantaggio della scelta. E lei aveva scelto di spogliarsi. Si diceva che i suoi striptease fossero i più conosciuti ed i più richiesti della città e che presto sarebbe riuscita a conquistare anche gli ambienti della Napoli che contava.


di Tiziana Iaccarino Infatti, non ci mise molto, perché le sue grazie fecero ringalluzzire gli uomini più attempati ed agiati della città, tra cui si distinguevano giudici, imprenditori, medici e persino qualche politico, anche se solo uno seppe prenderla realmente per il verso giusto: Antonio, detto Tonio, Draghi, un facoltoso ingegnere che aveva letteralmente perso la testa per lei. L’aveva fatta sentire subito amata con le proprie attenzioni, le proprie considerazioni, i regali che non le faceva mancare, gli abiti firmati dalle maison internazionali più prestigiose ed una casa davvero esclusiva sul lungomare. Rose sapeva che Tonio era un uomo sposato da moltissimi anni e che aveva due figli, ma non le era importato più di tanto, perché lei aveva già ciò che cercava: il benessere economico che le era sempre mancato, essendo cresciuta in una umile e numerosa famiglia di San Paolo del Brasile. I quattro amici di Sebastian: Marco, amico della Facoltà di Ingegneria, Giorgio, amico d’infanzia, Sergio e Luca, due fratelli con i quali, da qualche anno, aveva condiviso i momenti più belli e folli delle sue vacanze estive all’estero, quando si erano accorti di avere molti punti in comune e di riuscire a far coincidere molto bene gusti e pregi, erano pronti a rendergli la serata del suo addio al celibato del tutto indimenticabile. E nessuno avrebbe potuto mai neanche lontanamente immaginare che Sebastian avesse altri programmi, perché suo padre gli aveva affidato un compito: portare una valigetta, di cui non ave-

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va voluto rivelare il contenuto, a Roma dove un’ amica l’avrebbe attesa. Tonio non aveva voluto rivelargli il contenuto e gli aveva chiesto espressamente di non aprirla, ma di consegnarla semplicemente alla donna a cui , a Roma, era destinata. Sebastian non gli chiese nulla, perché semplicemente intenzionato ad eseguire il volere paterno, ma non mise in conto la sorpresa che gli avrebbero fatto gli amici e si ritrovò inaspettatamente in un locale di striptease, mezzo ubriaco e per niente allegro. Non poteva immaginare che i suoi amici gli avrebbero riservato una serata che non si sarebbe certo potuta concludere con quattro parole e qualche pacca sulle spalle, giusto nel breve tempo che avrebbe preferito, ma era anche terribilmente affascinato dall’idea di scoprire la sorpresa che gli avevano tenuto in serbo. Intanto, la valigetta che gli aveva consegnato il padre era nel portabagagli della sua auto, la stessa con cui aveva seguito Giorgio, alla guida di una malandata autovettura, per la sua misteriosa ‘commissione’, visto che si erano dati appuntamento per strada. E le chiavi dell’auto erano nella giacca abbandonata a sé stessa, in un qualche buio ed abbandonato angolo del locale in cui, suo malgrado, era finito col trovarsi.

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“Mont Blanc IN COR- Mania 2011”: SO a Courmayeur

Un’estate tutta cultura e montagna nel centro storico di Courmayeur, un salotto culturale con la “Mont Blanc Mania”. Sul palco del Jardin de l’Ange ci saranno scrittori, intellettuali, artisti che animeranno i pomeriggi e le serate della Perla delle Alpi. Grande novità il “Festival delle Nuove Vie”, rassegna di letture, spettacoli e conversazioni, in programma dal 18 al 20 agosto.

Per informazioni “Mont Blanc Mania 2011”: a Courmayeur (Aosta) le storie di montagna in primo piano Fino al 31 agosto 2011 a Courmayeur (Aosta) Fonte: http://www.mondodelgusto. it/2011/07/21/mont-blanc-mania-2011courmayeur-aosta-storie-montagna-primopiano/

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Ogni giorno la Mont Blanc Mania sarà pronta a coinvolgere, accompagnare, intrattenere e incuriosire i suoi ospiti fino alla fine dell’estate. Oltre agli esponenti della letteratura italiana, Courmayeur ospiterà anche autori internazionali come Steve House e Denis Urubko. Tra letture, spettacoli e conversazioni, accompagnate da degustazioni e presentazioni di prodotti tipici, cinema, montagna e letteratura, il teatro renderà avvincente la grande estate culturale di Courmayeur. Infine, Courmayeur presenta un evento unico, studiato per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia: “Dinosauri in carne e ossa”, tra le particolarità 20 ricostruzioni iperrealiste in scala 1:1 di dinosauri e animali preistorici, alcuni di dimensioni colossali.


IN CORSO

Poliphonica festival

Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Pievebovigliana, Fiastra, cinque fra i comuni più suggestivi delle Marche, carichi di arte, di storia e di cultura, saranno gli scenari in cui si svolgerà “Poliphonica Festival 2011“. La programmazione prevede 13 concerti che si svolgeranno dal 4 al 22 agosto 2011. La manifestazione taglia il traguardo della decima edizione e come sempre si propone come un evento di rara valenza artistica, in grado di convogliare cultura e produrre musica ad altissimi livelli. Importanti nomi del panorama musicale nazionale e internazionale si esibiranno nelle splendide locations del festival: il clarinettista Guido Arbonelli, i pianisti Giovanni Sorana, Giuseppe Campisi e Sebastiano Brusco, il Trio Aèdon, sono solo alcuni degli oltre 20 artisti coinvolti. Nel 2005 nasce l’Associazione Musicale “Poliphonica Festival”. Negli anni ha visto sfilare musicisti e artisti provenienti dall’Italia e dall’estero, producendo programmazioni cameristiche e sinfoniche e offrendo eventi di altissimo livello artistico e profonda valenza culturale.

La duttilità e il dinamismo di “Poliphonica Festival” hanno generato un forte sviluppo in direzione delle interconnessioni culturali e sociali: commistioni artistiche fra musica, letteratura, pittura e recitazione, collaborazioni con altri enti e associazioni, interventi e mediazioni a favore di organismi umanitari e filantropici sono alcuni dei settori e degli aspetti in cui l’Associazione Musicale ha operato e per cui si è prodigata. Massiccio incremento di pubblico, profonda radicazione sociale, alta qualità programmatica e scrupolosa cura organizzativa, hanno portato “Poliphonica Festival” a divenire uno degli appuntamenti musicali più importanti delle Marche. Attiva anche in campo didattico, l’Associazione Musicale è promotrice e organizzatrice del “Settembre Musicale“, seminari d’interpretazione strumentale e vocale che si tengono annualmente dall’ultima settimana di Agosto alla prima di Settembre. L’evento riunisce Maestri provenienti da Conservatori, Accademie, Istituti e Licei musicali, richiamando musicisti provenienti da tutta Italia.

Per informazioni Associazione Musicale Poliphonica Festival Via Ussita n° 5/c 62039 VISSO (Mc) Tel. 328/4548705 – L’ingresso ai concerti è libero, tranne il 15 agosto (Ingresso €12). Fonte: http://www.laprimaweb.it/2011/07/20/poliphonica-festival-2011/

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Io come Autore


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