Io Come Artista 04

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numero 4

www.iocome.it

indira fassioni: domanda igor zanti: risponde gabriele de risi: commenta dina nerino: osserva

la forma segue la funzionalità

Shay Stibelman

l’arte in corpo Andrea Tarella

reportage di “altri mondi”:

Annabella Pascale Self-portrait Andrea Tarella

Anno 1 N.4 Agosto 2011 - Periodico quindicinale - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.


ilsommario

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Andrea Tarella

Situazione Critica

di Igor Zanti

Domande risposte e approfondimenti su arte, artisti e mercato dell’arte

...punto G

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il punto di vista della gallerista Raffaella Silbernagl

Eventi del ½ mese

- Scultora di Daniele Salvalai

- MAM Project

La forma segue la funzionalità Shay Stibelman

Boudoir

di Indira Fassioni

Domande irriverenti a Deejay Dave

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numero

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L’arte in corpo

Reportage di “Altri mondi”

di Annabella Pascale

Le civette

Un “originale“ falso d’autore di Nadia Ginelli

The Waves

di Dina Nerino e il mondo parallelo

Nè in cielo Nè in terra

di Gabriele de Risi Storie di ordinaria follia.

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Unico destino? Buttarsi nell’arte e nell’illustrazione come ha fatto, generando opere splendide, Andrea Tarella. Sognare di fare grandi cose è stata la profezia di Shay Stibelman. Divulgare le foto delle persone meno fortunate quella di Annabella Pascale. Questa volta, anziché aggiungere una delle mie citazioni preferite, fatevi due risate guardando questo link: http://www.youtube.com/watch?v=CAUr9NMhbSM GMG

editoriale

giacomo momo gallina

I primi ricordi che ho di quando ero bimbo sono il volto di Linda Grey in arte “Sue Ellen” nella soap opera Dallas e del mio voler andare a letto per sognare e, invece, costretto a sorbirmi anche Dinasty che finiva alle 23... Oltretutto anche il sonno mi risultava difficile a causa di tutti gli Estathè che mia madre mi dava per tenermi buono ma, per fortuna, c’era le Fiesta a farmi ubriacare e a rendermi, così, la vita meno difficile. Si, son figlio di quella generazione di bambini imbottiti di schifezze e tv, i cosìdetti “con l’argento vivo addosso” e con genitori troppo impegnati a riempire le spalline di ogni cosa: dalle magliette alle giacche. Si, il nostro imprinting son stati Sue Ellen e i Duran Duran a tutto volume. L’unica cosa che non avevano limiti era la fantasia, gli amici immaginari, gli animali e i giri fuori porta con la SALTAFOSS, per i più fortunati.


La notte non dorme... disegna, fuma, guarda film e coltiva Camelie. Andrea Tarella

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Andrea Tarella nasce a Verbania nel 1982 e resta sulle rive del lago fino al suo diciottesimo compleanno. Si trasferisce a Milano portando con sè la sua passione per i fumetti, i film e il disegno. Inizia a muovere i primi passi nella città e a collaborare con diverse associazioni ambientaliste per cui realizza libretti illustrati per le scuole e per i bambini. Collabora con Severgnini e Love Therapy, fino alla collaborazione con Prada per cui realizza le illustrazioni inserite nella campagna “Minimal Baroque Sunglasses Collection”. Attualmente vive ancora a Milano insieme a 2 cavie peruviane, 3 canarini, 5 cocorite, 1 tortora, 2 diamanti mandarini, 6 pesci rossi, 3 tritoni, 2 rane e 1 salamandra.

Artista Andrea Tarella


He doesn’t sleep at night... he draws, smokes, watches movies and takes care of his camellias. Andrea Tarella was born in Verbania, Italy, in 1982. He lives there untill he is 18 years old and thee moves to Milan with his passion for comics, movies and illustration. He works for several environmental associations in Milan creating illustrated leaflets for schools and children. He collaborates with Severgnini, Love Therapy and, last but not least, Prada with the “Minimal Baroque Sunglasses Collection� campaign illustrations. He still lives in Milan with 2 guinea-pigs, 4 canaries, 5 small parrots, 1 turtledove, 6 goldfishes, 3 tritons, 2 frogs and 1 salamander.

Trampoliere blu China e acquarello su carta


Perplessità

China e acquarello su carta Serie di gufi realizzata per una stampa su maglietta

Artista Andrea Tarella

Foglie e Amore

China e acquarello su carta Illustrazione realizzata per il concorso di Packard Bell “Your Style. Your PB”.


Gorgone

China e acquarello su carta Sono sempre stato affascinato dai miti greci e in particolare a quello delle tre gorgoni. Mi sono sempre domandato come Medusa passasse le sue giornate fino all’arrivo di Perseo.

Beware of me

China e acquarello su carta Le mie storie d’amore dicono che somigliano ad eterni romanzi romantici ricchi di colpi di scena e personaggi tormentati. Non potendo correre per le colline gridando “Heathcliff, Heathcliff…” mi accontento di impiccare le persone per cui sono stato male.


Ibridi

China e acquarello su carta In casa mia vivono diverse specie di uccelli… a volte mi immagino cosa salterebbe fuori se si mescolassero un po’ le carte.

Vanità

China e acquarello su carta Il mio sogno è poter vivere in una casa con giardino… popolato da decine e decine di pavoni… dicono che son vanitoso….

Artista Andrea Tarella


Omino Paolino

China e acquarello su carta È il mio alterego, il mio “io” se potessi vivere in uno dei mondi creati da Tim Burton, Roman Dirge e Neil Gaiman.

Omino Paolino e il palloncino

Omino Paolino al chiar di luna


Artista Andrea Tarella Sospetto

China e acquarello su carta. Bisogna sempre guardarsi alle spalle, soprattutto se si è in un gruppo di oche!


Attese

China e acquarello su carta Una sera aspettavo un caro amico che mi venisse a prendere. Mi sono infilato in un bar e pensando alle relazioni e al loro valore ho lasciato che dalla china e dal colore crescesse questo albero.

www.andreatarella.com


situazione

critica

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Igor Zanti

Il gossip fa parte della natura umana. Molti, i più eleganti, lo chiamano indiscrezione, i più sinceri, pettegolezzo. Il mondo gira ed il pettegolezzo, come una palla di neve sulla pista del non detto, del sussurrato, dell’allusione velata, s’ingrossa. Il rutilante mondo dell’arte non ne è immune. Alle inaugurazioni delle mostre, delle fiere, delle biennali, triennali, quadriennali, ecc, si va per vari motivi tutti egualmente validi e coabitanti: farsi vedere, fare e raccogliere (molti, moltissimi) pettegolezzi e da ultimo – ahimè - vedere… Non c’è nulla di male nel pettegolezzo, nell’informazione riservata, nell’indiscrezione, perché è un modo per tenersi aggiornati, per comprendere come vanno le cose, è una forma non ufficiale di conoscenza e, quindi, di potere. Non esiste un Chi dell’arte, forse dovrebbero in-

IGOR ZANTI


e

I

Il gossip fa parte della natura umana...

ventarlo e al posto di deretani e seni rubati a star del cinema sulle spiagge di mezzo mondo o di improbabili storie d’amore, bisognerebbe avere un resoconto dettagliato di cosa avviene alle inaugurazioni, sarebbe un utilissimo viatico per capire che direzione vuol prendere il mondo dell’arte e ci solleverebbe dalla fatica di dover partecipare a tutti questi vernissage. Il fegato e la salute ringrazierebbero.


domande Caro Sig. Zanti la maggior parte degli artisti attuali non pare confrontarsi con l’arte del passato, alla ricerca del sensazionalismo, della trovata, di tutto ciò che deve essere per forza ‘nuovo’, laddove questo ‘nuovo’ spesso, ad un occhio attento, non presuppone mai una digestione di radici culturali solide, e quindi mai veramente di rottura, semmai una babele/laputa, gesto sospeso, insomma un floating circus. ebbene, lei sa spiegarmi perchè il mercato continua a premiare questo? considerando che il mercato dell’arte non è fatto più da chi compra, ma da chi induce a comprare. Daniele, Novara Francamente trovo che in Italia - l’unico paese che ha una seria e fortissima tradizione artistica in occidente - l’eredità del passato sia molto forte. Passato recente e passato remoto sono le pastoie con cui, già a partire dagli lezioni nelle accademie, gli artisti si devono confrontare. Il problema forse non è il confrontarsi con il passato o di tenerne conto, ma piuttosto il fatto che questo passato non lo si conosce in modo appropriato. Lei lamenta la scarsità di gesti o di azioni di rottura, ma si può mai rompere un rapporto con qualcuno che non si conosce se non superficialmente? Gentile professor Zanti, per lei che importanza ha oggi la bellezza nell’arte? La bellezza tout court, quella che arriva a tutti, anche ai semplici (ovviamente in maniera non completa) quella che non ha bisogno di pagine curatoriali per essere capita e neanche del velo del tempo che trasforma le cose ‘interessanti’ in ‘belle’. Sara, Catania Non saprei risponderle perché questa bellezza di cui lei mi parla, a mio parere, non esiste e le confesso che, credo non sia mai esistita. Non penso che una bella madonna del Beccafumi sia molto più comprensibile ed immediata di “My bed” di Tracey Emin. Questa bellezza di cui mi parla credo sia l’eredità di una cultura post romantica che presuppone sindromi di Stendhal e artisti da Boheme. Ma che ci dobbiamo fare? Tutti noi, volenti o nolenti, siamo inevitabilmente dei tardo romantici…

IGOR ZANTI


Charles Saatchi

si tua zio ne cri ti ca

Gentile Sig. Zanti trova che ci sia una connessione/filiazione tra la creazione di un’opera attuale (specie le ambitissime opere di denuncia ) e i meccanismi che sottendono il messaggio pubblicitario, e che si creino dunque ondate di ‘payoff’ molto simili tra loro che invadono a cicli il supermercato globale dell’arte? Arianna, Venezia Certo che c’è una connessione. Il contemporaneo diviene sempre più multimediale, ibridato e multiculturale. I linguaggi delle creatività si influenzano in continuazione. Non bisogna dimenticare che la comunicazione è una delle componenti estetiche del contemporaneo e saremmo ingenui a non tenerne conto, molto ingenui. Trovo sempre necessario ricordare che uno dei più grandi collezionisti al mondo ed uno dei re Mida dell’arte contemporanea è Charles Saatchi che deve la sua fortuna economica al colosso internazionale della pubblicità che porta il suo nome...Meditate gente, meditate!


3 ...Punto G il punto di vista della gallerista Qualcuno ci chiama artisti mancati, ma sarebbe meglio dire mancanti (di talento) … di certo con gli artisti condividiamo il complesso di Pigmalione, ovvero il desiderio di essere grandi, rendendo grande qualcun altro (bella roba).

in galleria) ho avuto nei miei trascorsi quindici anni, le più svariate posizioni riguardo al fare arte, ma in effetti una soltanto sul fare la gallerista.

Molti colleghi sono convinti di fare cultura, la verità è che il nostro lavoro ha lo scopo di far sentire alle persone il bisoSiamo moderni Cyrano De Bergerac, gno di qualcosa che è del tutto inutile, o nell’indimenticabile monologo finale meglio, che è la cosa più importante di “Qui giace De Bergerac Cyrano che fu tutte, l’arte infatti altro non è se non una tutto e lo fu invano e approvo anche la manifestazione archetipica universale. scritta sul mio avello, Moliere è un gran- Questo per raccontare porzioni di verità de genio e Cristiano era bello”. per nulla condivise e difficilmente conPer andare su cose più concrete, alcuni divisibili e, tornando sulla terra, credo e di noi si definiscono mercanti d’arte, e ne sono fiera, che compito del gallerista questa, per la verità, mi sembra la defi- non sia guidare gli artisti, ma anzi essernizione più corretta e che più ha a che ne guidati, non sia promuovere una profare con la realtà anche se a tanti suona pria idea di arte, ma lasciare che questa in modo vagamente sordido. si manifesti, ma soprattutto credo che Vero è che da tale definizione non ven- il compito di un gallerista sia vendere gono esaltati i pindarici voli con i quali i opere d’arte. più di noi si baloccano, spesso convinti di avere una vera e propria missione da Oggi tale tema è svolto con dovizia di compiere. mezzi di comunicazione, quasi che per Quanto a me, figlia di mercanti di artisti realizzare lo scopo ultimo, la vendita, si del passato, che si confronta quotidovesse prima passare sotto le forche dianamente con artisti viventi (talvolta caudine dell’apprezzamento del critico pentita di non aver mantenuto la tradipiù di moda del momento, o del suo zione di famiglia, gli artisti defunti non si nemico giurato, espressi con dovizia di lamentano della disposizione dei quadri foto su almeno tre pagine di rivista del


settore. Lancio pubblicitario nella casa della velina-giocatoredicalcio-grandefratellotronista più gettonati, solitamente impeccabili per cultura e interesse per l’argomento ( “me lo sono comprato perché si intonava perfettamente al mio divano”) Età anagrafica dell’artista il più bassa possibile (ancora non siamo ai minorenni altrimenti farei un pensierino sui disegni di mio figlio che fa la prima elementare) Curriculum impeccabile dell’artista stesso che, appena diciottenne, deve avere esposto da Gagosian a New York, da White Cube a Londra e da Bishofberger a Zurigo, alla Biennale di Liverpool per poi approdare alla Biennale di Venezia e vincere la sezione giovani come al festival di Sanremo (manca, ma la istituiranno di sicuro). Indispensabile sembra anche comparire in televisione nel qualificato programma di un Ancor Man di grido, tuttavia fosse il dipinto in questione, l’argomento di una lite di “Forum”potrebbe ugualmente essere un grande risultato. E poi ancora, comunicazione, comunicazione, comunicazione. Taggati su facebook, o clikkati su youtube, la visibilità, principio cardine della nostra cultura, sembra essere indispensabile anche per un’opera d’arte che si rispetti. Ma è proprio così? Dove sta scritto che un artista per essere bravo deve piacere ai critici, alle veline, essere giovanissimo o famosissimo, comparire in televisione essere clikkato su facebook? L’arte è un fenomeno di massa o la

ricerca di un’elite di mantenersi tale? Forse entrambe le cose come tipico della cultura di massa. A dire il vero noi cosiddetti esperti oscilliamo tra entrambe le ipotesi il più delle volte piuttosto confusi. Quanto a me col tempo mi sono convinta (ma sono convinzioni personali) di pochi punti fondamentali. L’arte ha poco a che fare con le cose di moda e spesso artisti molto - troppo celebrati oggi, saranno dimenticati domani, nella mia attività l’ho visto succedere tantissime volte. Questo perchè, come ha scritto il mio amico Mario Hegel, nella sua Teoria critica dell’Happilogia, “un tempo l’arte tendeva a diventare mito, oggi tende a diventare moda …Questo “trend” ha pervaso il fare artistico a tal punto che molto spesso ci troviamo di fronte ad una serie di creazioni “immemori” di ciò che l’arte è stata da sempre, vale a dire qualcosa capace di sfidare il tempo e il futuro” in sostanza la crea-


signora di mezza età che, nuda come una cavernicola, passa il suo tempo a pelare ossa che sembrano umane, un trancio di squalo che si decompone in formalina, un busto di sangue congelato che ha preso caldo e puzza … (ho dei colleghi straordinari, vendere il ghiaccio agli esquimesi è un gioco da ragazzi al confronto …) E poi, dove vendere le opere d’arte? La galleria sembra il luogo più adatto, immancabile luogo di mondanità e cultura, giusto con l’annesso indispensabile spazio virtuale (website). No comment, ne parleremo diffusamente in seguito.

zione artistica che asseconda la moda col passare del tempo diventa inattuale e fuori moda. L’arte non ha per nulla a che fare con l’anagrafica: è vero che Raffaello è morto a 28 anni, ma che dire E le fiere? Avete fatto caso che le fiedi Lucio Fontana, quel bravo scultore re più istituzionalizzate si comportano figurativo che fece il suo primo memocome le Biennali e i musei? Ma una rabile taglio dopo i 50? volta lo scopo ultimo non era mica venL’arte non è un fenomeno né di mas- dere? Qualche volta sembra che dietro a tutto questo ci sia solo la necessità di sa, né di elite, è soprattutto un proaffermare l’idea di pochi … ma anche dotto, nel senso che è qualcosa che qui non entro nel merito … l’artista produce, è una cosa che esiste fisicamente nel qui ed ora, per quanto sia circondata di un aura mi- E che dire delle aste, sempre più simili steriosa, fumosa, famosa e chi più ne ad una “Borsa Valori”? ha più ne metta. Mi dilungherò su tali argomenti nelle prossime occasioni che spero l’editore E per finire per me l’arte è anche vorrà darmi, per il momento concludo una forma di orgasmo, questo il così. Non ho l’ambizione di creare nulla, motivo principale del titolo della non è nemmeno il mio ruolo, adora la rubrica. condivisione di un punto di vista estetico sia con l’artista che con il collezioniA questo punto vendere le opere dosta, questo è il bello del mio lavoro. vrebbe sembrare più facile, almeno finché non dovete piazzare un’istallazione Raffaella Silbernagl di scoponi per ragnatele, il video di una


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Partecipa è gratis! Fatti conoscere!!! scrivi: g.gallina@iocome.it


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PROTHESIS

“s c u l t u r a” di Daniele Salvalai

a Milano

Dal 19 luglio al 30 settembre 2011 Location: DIECI.DUE!

international research contemporary art associazione culturale Via Volvinio 30 - 20141 Milano [MM2 Abbiategrasso | Tram 15]

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Ingresso: libero da martedì a venerdì dalle 15,30 alle 19 e su appuntamento Informazioni:

Tel. e Fax 02 58306053 art director Maria Rosa Pividori 349 2814715 PM www.diecipuntodue.it - dieci.due@libero.it

A cura di: Maria Rosa Pividori Presentazione di: Matteo Galbiati 10.2! sarà chiusa dal 29 luglio al 18 settembre

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evento

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nazionale

eventi del ½ mese Intitolata Prothesis, la mostra, a cura di Maria Rosa Pividori, è introdotta da un testo critico di Matteo Galbiati che sottolinea l’importanza del gesto scultoreo dell’artista che implica un rapporto complesso con la materia utilizzata frutto di una profonda passione e di una radicata vocazione. “L’essere scultore di Salvalai si evidenzia e vive già in nuce fin dall’elaborazione dei progetti, quando delinea il profilo del lavoro, nello schizzo, nel disegno progettuale che diventerà poi operativo”. La componente chiave della sua ricerca, rimane sempre l’elemento naturale: frammenti di natura - alveari, carapaci di tartaruga, bozzoli di farfalle, conchiglie sono gli spunti che porgono allo spettatore interrogativi non tanto sul senso della Natura, quanto sul rapporto e la correlazione di cui l’uomo è parte. Non solo bel senso apparente di una educazione ecologica, ma nei confronti di un’etica più complessa: come ricorda ancora Galbiati “i suoi lavori sono eco-logici nel senso intellettivo del termine. La correlazione che impone al suo spettatore viene vissuta soprattutto a livello logico e mentale, fisico solo nella dimensione oggettuale della scultura, come materia presente concretamente nel suo essere sostanza. Il suo riferimento costante e perdurante alla Natura si deve intendere come modello universale, come piano regolatore dell’esistenza e dell’esistente”


evento

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internazionale

eventi del ½ mese


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Mam project 015 17 September (SAT) 2011/15 January (sun), 2012

MORI ART MUSEUM

(roppongi hills mori tower 53f) Enter a sensory video installation that Unleashes a storm of provocative texts. MAM Project is a series by the Mori Art Museum to support the activities of promising young artists. Based in Hong Kong, Tsang Kin-Wah shows his work in Beijing, Paris, New York, and throughout the world, and he is frequently in the limelight at international biennales. Tsang incorporates text and letters to create singular works. Some of his works look as if they are wallpaper pattern designs featuring beautiful flowers and leaves, but upon taking a closer look, the viewer will see that the designs consist of a series of English alphabet and Chinese characters that hold provocative meanings. An ongoing work since 2009, The Seven Seals is a series of seven video installations comprising texts projected onto the walls and ceilings of dark rooms. Various texts move around and propagate like living things, flying around tempestuously. Tsang poses fundamental questions for the viewer through texts on existence and values drawn from all perspectives, beginning with the Bible and including politics and philosophy. The latest installation in the series The Fifth Seal will be shown at the Mori Art Museum. With all four walls in the gallery enveloped in text, this dynamic installation incorporates sound and is to feature bracing provocations that will jolt the body and mind of the viewer. Immersed in an overwhelming storm of words, a broad range of feelings is sure to well up in each viewer as they recognize the meaning of the texts hidden in the visual beauty of the installation.

When: Sat, September 17, 14:00 – 15:30 Where: Roppongi hills mori tower (53f), 6-10-1 Roppongi, Minato-Ku, Tokyo, Japan Description ARTIST TALK: *Japanese-English simultaneous translation available. The artist will discuss the work in the exhibition, as well as the artist’s other works and projects to date. Speaker: Tsang Kin-Wah Venue: Mori Art Museum. Capacity: 80 (bookings required) Admission: Free (exhibition ticket required)



per info: www.rosaspinto.it


Shay

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Shay Stibelman

Shay Stibelman, Interior Designer Israeliano, è arrivato in Italia, dove è iniziato tutto, per imparare dai maestri dello stile e dell’arte. Era il 2007 e Shay - finito il servizio militare in Israele e dopo aver insegnato informatica per un paio d’anni – arriva in Italia, capace solo di tradurre il menù di una pizzeria (più o meno). Si iscrive al Politenico di Milano, dove si laurea nel 2010 in Interior Design. Appena scelto l’argomento della sua tesi: “Interior design ecologicamente responsabile”, Shay trova lavoro come designer in uno studio di produzione di eventi. Ma Shay è sempre in cerca di nuove esperienze, di nuove sfide e di novità, nella sua vita e nel mondo che lo circonda. Nonostante la sua esperienza italiana sia ancora piuttosto breve, Shay è già alla ricerca di nuove avventure in altri paesi. Ora Shay pensa alla Germania (dove ha passato sei anni della sua vita) che rimane il suo grande sogno. Sicuramente Shay, una volta in Germania, continuerà a sognare... di essere altrove. Il geek tecnologico è il suo tratto distintivo, per questo la sua idea di design è sempre moderna, al passo con le ultime tecnologie e i materiali più innovativi. Il tutto senza trascurare quella che crede la sua missione: realizzare design “veramente” ecologicamente responsabile. Proprio seguendo la teoria del Bauhaus “Forma Segue Funzionalità”, Shay aggiunge quanto serve al suo lavoro, non mancando di soddisfare necessità e richieste dei clienti. Ed è proprio con i clienti più indecisi che Shay dà il meglio si se. Il giovane designer israeliano, infatti, li guida nelle scelte, illustrando loro quello che il mercato attuale propone e trasformando le loro necessità in realizzazioni. Proprio come fosse un sarto, Shay realizza per i suoi clienti veri e propri abiti su misura. Tutto è concepito per il cliente, attraverso il cliente. “Lo scopo della mia carriera è di creare spazi dove l’abitante, l’utente o il consumatore si sentano come se gli interni fossero una propria proiezione”. Stibelman è in grado di concepire design iniziale, di trasformarlo in disegno tecnico e di creare rendering in 3D. Dalla carta si passa alla realizzaione dell’opera, che segue passo per passo fino alla realizzazione del lavoro.

Interior Design


Shay Shay Stibelman, Israeli Interior Designer, came to Italy, the place where it all started, to learn from the masters of style and art. Shay came to Italy in 2007, after finishing his military service in Israel and teaching computer software for a couple of years, with just enough Italian to translate a basic pizza restaurant menu. Immediately after having chosen the theme for his thesis, environmentally responsible interior design, he found a job as a designer in an event production studio. Eternally searching for ways to improve himself and broaden his knowledge in the field, Shay always looks for new challenges, innovations and experiences. Even though his Italian experience has been quite short, he already looks for other adventures in other countries, Germany being his ultimate dream. Being the tech geek that he is, his designs are always upto-date with the latest technologies, incorporate innovative materials, all while keeping in mind environmentally responsible design. Following the Bauhaus theory of Form Follows Function, Shay adds just as much as needed to his designs, fulfilling clients’ needs and requests. With clients who are not completely sure of what they want or need, Shay provides the eager minded with a thorough explanation of what the current market proposes, what their actual needs are, and how it all comes together fitting the new interior to the client like a custom made suit. “My goal in my career is to create spaces where the inhabitant, user or customer feels as if the interior is a projection of himself” Even though his young age and little experience in the field might make him seem somewhat behind, what lacks in experience, makes up with professionalism. Shay is truly a “jack of all trades”, singlehandedly creating the basic design, transform it into technical drawings and providing the client with 3D imagery, and up to the construction and finishing stage.

Shay Stibelman

shaystibelman@gmail.com


Shay

Soup Bar

Un ristorante progettato con massima attenzione alla ecosostenibilitĂ . Iniziando con i materiali, il modo in cui gli arredi sono costruiti, fino alla illuminotecnica che usa poche lampade che vengono riflesse da muri e specchi.

Casa Olandese

Una casa a tre piani che ha solo una facciata esposta al sole, quindi è stato creato un vano con giardino interno che arriva fino al tetto illuminando tutta la casa.

Interior Design


Bagno verde

Un bagno progettato per esaltare l’altezza originale della stanza che precedentemente, era parte di una fabbrica.


Negozio ToyWatch in Israele

Un negozio della marca ToyWatch progettata per un centro commerciale in Israele. Lo schermo LED in cima mostra video pubblicitari diversi della marca.

Shay

Interior Design


Bar Cubo

Un bar progettato in forma cubica, ripetuta poi in tutti gli arredi. Il bar ha due facciate esterne aperte al pubblico


SIBERNAGL & UNDERGALLERY Exposition d’été

Saint Paul de Vence Aoüt 2011 00393482202587 undergallery@libero.it www.undergallery.it



Indira Fassioni

Boudoir

Indira

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into.net p s sa


intervistando Deejay Dave

autoscatto

Razzputin è l’aria di festa del liceo che si propaga prepotentemente all’ombra della Madonnina. Una serata diventata di stracult alla sua seconda stagione di programmazione, nonché evento di punta all’interno della settimana dello storico Atomic Bar. Davide Monteverdi è il ghost writer di ogni giovedì che si trasforma in teatro dell’assurdo, nonché deejay resident, ma dal mood vagabondo. Dopo le collaborazioni con Camper, Carhartt, Vivienne Westwood, Contemporary Standard, Galeries Lafayette, Les Copains, Absolut Vodka (per cui cura la parte musicale del blog Coolshaker) e dopo aver fatto ballare personaggi del calibro di Skin, Chk Chk Chk e Chloe Sevigny, ci regala una manciata di risposte degne sulla sua personale declinazione di erotismo e sesso.


intervistando Deejay Dave

Che cos’è per te l’erotismo? L’erotismo è soprattutto trasmissione di onde, di energia, di carisma vicendevole. Completa la valenza dell’amore, trasformandolo in un esperienza unica ed irripetibile. Lo arricchisce di sfumature ed interessi. In rapporto anche alle tue attività artistiche, qual è il senso, tra i cinque, che utilizzi maggiormente per ricevere vibrazioni erotiche? Sicuramente vista e olfatto. La prima perchè l’impatto frontale e immediato è importantissimo, il secondo perchè instaura un collegamento profondo tra i 2 partner legando gli aromi e gli odori.

Quanto e quali tipo di pulsioni erotiche sublimi nelle tue attività artistiche? sicuramente l’orgasmo narcisistico e l’edonismo che butti sulla gente quando metti i dischi e la gente interagisce, spesso con il tuo stesso corpo. nella scrittura invece l’immaginazione è la chiave di volta che trasformano le parole in significati nascosti. Che cosa accende la tua fantasia erotica? quale particolare ti colpisce di più, eroticamente, in una persona del tuo stesso sesso, e in una del sesso opposto? Oppure si tratta di situazioni particolari? in un persona del mio stesso sesso apprezzo unicamente lo stile dell’eloquio e l’eleganza dei particolari nell’abbigliamento. Nella mia valenza completamente eterosessuale considero la donna gia’ la somma dell’erotismo in generale. in particolare i piedi e la bocca, ma una situazione particolare fuga qualsiasi questione di gusti. Hai mai messo in pratica alcune delle tue fantasie più inconfessabili? Sinceramente la normalità è la mia perversione. Dunque sì, ho cercata di applicarla e viverla spesso. Qual è, secondo te, il rapporto tra erotismo, più cerebrale, e sensualità, più carnale? direi che sono pericolosamente complementari.


Seconde te esiste la volgarità nell’erotismo? credo che la volgarità sia nelle persone e di conseguenza nelle loro manifestazioni. Il senso del peccato o, all’opposto estremo, il libertinaggio più sfrenato rendono la vita erotica e creativa migliori? direi che il giusto mezzo rende la vita degna di essere vissuta.

Ogni artista è un voyeur: cosa ne pensi? assolutamente d’accordo. Quali sono secondo te, le “vere” perversioni erotiche? Di quali subisci il fascino, artisticamente parlando? credo che gli incontri casuali si trasformino in occasioni di erotismo e contrapposizione fisica. Spesso quelli a fine serate in strade buie con persone sconosciute. In quale atmosfera trovi più fecondo fare l’amore? mi piacciono le atmosfere rilassate, illuminate quanto basta e con un grosso letto a corollario. una solitudine silenziosa estesa la definirei. fare l’amore poi non è creare qualcosa di unico sempre?


Reportage di “Altri mondi”

“per un istante è stato come entrarci dentro, essere avvolta da quello che fino a poco prima avevo potuto vivere solo come spettatrice”

Questo è ciò che mi fa amare la fotografia: l’istante che coglie l’eterno. Poter catturare sguardi, sorrisi ed emozioni di bambini che giocano per la strada, di religiosi in preghiera, di mercati e di strade affollate e farne uno scampolo di “presente”, anzi, l’essenza stessa del Presente, della contemporaneità, depositata per sempre in uno scatto. Avvicinare l’obiettivo a persone, paesi e culture anche molto lontani da me ed entrarci, appropriarmene anche se per poco, come se ne fossi parte anch’io, in un comune sentire la vita. Ed è stata proprio questa la mia concezione della fotografia che mi ha permesso di avvicinarmi a diverse associazioni non profit e organizzazioni umanitarie facendomi crescere sia come professionista che come donna, poiché spero che il mio lavoro possa servire a documentare, informare o aiutare a denunciare tutte quelle situazioni che fanno soffrire ancora molti, mettendomi in gioco in prima persona.

“It felt like getting inside, wormed up and tangled by something that was apparently apart from me” That’s what i love about photography: the instant caught for eternity. Having the chance to capture glances, smiles and emotions of kids playing on the street, of religious people while praying, markets and crowded roads as a spare moment of the present and lodge it forever in a shutter release. Get closer with the objective to people, countries and cultures very different from me and try to be part of it with my camera, as we are sharing together the very same moment. Thanking to this approach to photography, i had the chance to work with no profit associations who made me grow up not only as a professional but also as a human being. I hope my work will help to document, to inform and report all the people that still have to live in poverty and all the people that work hard trying to support them.

fotografa Annabella Pascale


Photo by Annabella Pascale

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www.annabellapascale.com


Photo by Annabella Pascale

fotografa Annabella Pascale


Photo by Annabella Pascale


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Photo by Annabella Pascale


Annabella Pascale

Photo by Annabella Pascale


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Photo by Annabella Pascale


Annabella Pascale

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Photo by Annabella Pascale


Annabella Pascale

Photo by Annabella Pascale


le civette UN “ORIGINALE” FALSO D’AUTORE Dal 25 marzo al 24 luglio, a Como presso la Villa Olmo, si è tenuta la mostra su Boldini e su altri artisti della “Belle Epoque”. Grande evento culturale, per il quale sono stati stanziati ben più di un milione di euro, parte dei quali usciti dalle casse dell’assessorato alla Cultura della città, e che ha visto la presenza di almeno 70mila visitatori. Un successo. Tra gli artisti esposti in rappresentanza del periodo, figurava Vittorio Matteo Corcos, che come la maggior parte degli artisti italiani dell’epoca, emigrò in Francia in cerca di fortuna e notorietà, salvo poi – come qualcun altro - rientrare in Italia per le più diverse motivazioni. Nel caso di Corcos, per assolvere agli obblighi della Leva Militare e, sposarsi qualche anno dopo con Emma Ciabatti, vedova Rotigliano, la Gentile Ignota del Pascoli. Ho avuto occasione di approfondire molto, con grande interesse e passione, la vita di questo artista in quanto, qualche anno fa, decisi di intraprendere una ricerca su un suo quadro; per l’esattezza,

Il quadro esposto allla GAM

volevo “riportare alla vita” la modella protagonista dell’opera di Corcos intitolata “Sogni”, una tela che si può ammirare in tutto il suo splendore alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Sta lì dal 1897, anno in cui fu acquistato all’esposizione “Festa dell’Arte e dei Fiori”, per un costo di Lire 6.000.= come da listino dell’epoca. Ho avuto quindi occasione di approfondire anche lo studio del quadro in argomento e più occasioni ho potuto visionarlo, sia nella sua abituale ubicazione (sala del Giardiniere), sia in


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Ho lasciato allontanare un gruppetto di persone con la guida che in quel momento stava descrivendo l’opera, e mi sono avvicinata, cercando di guardare i contorni del dipinto; nel caso in cui la cornice fosse stata sostituita, si avrebbe potuto avere la fortuna di vedere i bordi e capire, da quelli, l’autenticità o meno dell’olio.

Il quadro esposto alla Villa Olmo di Como

una mostra tenutasi dal 2 ottobre 2010 al 27 febbraio 2011 a Palazzo Zabarella, Padova, “da Canova a Modiglioni, il volto dell’Ottocento”. Dove tutto si è mostrato secondo la regola. A Como, però, entrando nella sala dove era esposto il dipinto, da lontano, ho notato subito qualcosa che non andava: la cornice e la misura. La prima era totalmente differente da quella presente nel mio ricordo, ma anche la tela era di dimensioni più contenute. Il mio primo pensiero fu che avessero esposto un falso.

Un altro dettaglio che mi è venuto subito alla mente – e che dalle riproduzioni, seppur buone, si fatìca a notare – sono le scarpine di vernice nera. Su una è chiaramente visibile un fiocchetto anch’esso nero, di velluto, e un bagliore di luce sulla scarpina della gamba accavallata. Sul quadro esposto a Como ho cercato, senza trovarlo, questo punto di luce. Per quanto riguarda la firma, poi, il dipinto a Villa Olmo non riportava la firma dove invece avrebbe dovuto essere. La delusione è stata poi totale quando il mio sguardo ha incontrato lo sguardo della modella: un altro sguardo, un’altra persona rispetto alla giovane che era stata immortalata nel dipinto esposto alla Gam di Roma. Altra faccia, altra espressione, altri occhi. “In un ritratto, - sostiene Corcos - quello che conta sono gli occhi; se quelli riescono come voglio, con l’espressione giusta, il resto viene da sé”. >>


Aspettando alla fontana

Fontana a Palazzo Pitti - Firenze

Le due colombe


Boldini - Mademoiselle de Nemidoff

La targa espositiva posta a lato del quadro indicava chiaramente che il dipinto era di V.M.Corcos, anno 1900 circa, e che la proprietà era della Famiglia Africano. Peccato siano incongruenti sia l’anno che la proprietà. La stessa sorte è toccata ad un altro quadro esposto: “Castiglioncello”, dove la signorina ritratta presentava anch’essa uno sguardo totalmente diverso da quello sul volto della modella del grande Maestro.

La cosa molto strana è l’attualità dell’opera: ieri come oggi, gli stessi voli di piccioni, interferiscono nella prospettiva del quadro. Per il quadro “Le due colombe”, la giustificazione poteva essere che, trattandosi di un bozzetto, potevano essere state variate le dimensioni, alcuni particolari dell’abito e degli accessori. Mentre Corcos, che notoriamente abbelliva tutte le donne che ritraeva, non fa da meno neppure con gli animali, trasformando un volo di piccione in volo di colomba. Il titolo del bozzetto, “Le due colombe”, fa ovviamente riferimento ad una singola colomba in volo, mentre l’altra “colomba” è comodamente seduta e tiene tra le mani un vezzoso ombrellino. Il quadro invece di dimensioni molto più grandi (208x150) fa parte di una collezione privata, battuto da Sotheby’s a Londra nel 1993. L’arcano è stato comunque presto svelato, da uno dei due organizzatori della mostra, che abbiamo provveduto a contattare. L’Assessore alla Cultura Dott. Sergio Gaddi che così spiega l’accaduto: “…in accordo con il collega Tiziano Panconi le segnalo che, come potrà riscontrare dalla scheda critica della seconda versione del quadro “Sogni” nel catalogo “Da Fattori a Corcos a Ghiglia” (a cura di F. Dini, edizione Skira, 2008, pag. 170-71. Catalogo della mostra a Castello Pasquini, Castiglioncello), si tratta di una redazione (di dimensioni più contenute, da salotto) della versione della GAM di Roma, commissionata dalla Famiglia Africano di Castiglioncello che ospitò a lungo e a più riprese Corcos. Il pittore dipinse in loco molte grandi tele per questa committenza che ancora sono conservate nella splendida Villa Africano di Castiglioncello. Uno di questi è appunto “Castiglioncello”, pre-


Elena Vecchi Lucia Vecchii

sente in mostra…” La delusione è comunque stata davvero tanta e legate soprattutto a una basilare considerazione: non tutte le persone hanno un occhio attento ed allenato all’arte pittorica. Molti avranno quindi pensato di ammirare il quadro “Sogni” che è diventato famosissimo grazie ad alcune pubblicità e preso in prestito per la pubblicazione di qualche romanzo. Una domanda è lecito porsi: perché? Gli organizzatori hanno allestito una mostra pregevole, con alcuni dei più bei dipinti di Boldini. Perché non fermarsi lì? Perché andare oltre ? Perché agganciare anche altri artisti – famosi come Boldini ma sicuramente meno conosciuti al pubblico – ed incappare in una caduta di stile così eclatante? Senza contare che poi, a contorno della mostra, ci sono stati eventi che hanno avuto un ottimo successo di pubblico. Sarebbe bastato indicare esplicitamente che l’opera esposta era una copia fatta sempre da Corcos e che presentava delle lievi differenze dall’opera prima. Oppure, visto che Boldini è già stato onorato con altre mostre (“Boldini nella Parigi degli Impressionisti, Palazzo Diamanti, Ferrara, 2009/2010), perché non presentare opere di artisti meno conosciuti ma di spessore? Perché poi non puntare sui “falsi originali”, sulle copie dei dipinti fatti dai pittori stessi? Certo, la ricerca sarebbe stata lunga e difficoltosa, e certamente è stato molto più comodo organizzare una bella mostra di sicuro business.. Un merito però, agli organizzatori va riconosciuto: probabilmente in modo del tutto inconsapevole hanno collocato le due sorelle finalmente vicine, una a fianco dell’altra. Insieme, finalmente, dopo anni di separazione… Nadia Ginelli


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Dina Nerino The Waves Mondi paralleli. Photo by Dina Nerino

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Lei mi parla della sua vita. Lo fa da più di due ore, davanti ad un caffè preso nel bar più vecchio del paese che ci ha tenute unite prima della mia partenza verso la città. Lei mi parla della sua vita. Con estrema minuziosità mi descrive i consuetudinari accadimenti della sua esistenza. Tutti uguali non fanno che susseguirsi nella mia testa formando una immagine di lei, una sua fotografia in cui tutto, nel tempo, resta invariato, fermo, fisso, immobile. “Ogni giorno la stessa cosa, Dina. Il mondo resta sempre questo”. La seguo nella descrizione dei vestiti che ha appena comprato, delle tende che vorrebbe acquistare, del regalo che vorrebbe le facessi per le sue nozze, nella sua ricerca sempre uguale di qualcosa che possa trasmutare la monotonia della ripetizione. Mentre il mantra continua, distolgo per un attimo l’attenzione. Rivolgo gli occhi dentro di me. In un mondo parallelo, in una città molto più gran-

dina.nerino@gmail.com


de, lì dove tutto assume più sfumature, qualcuno a me tanto familiare, contemporaneamente, a suo modo, ha cercato di dare colori diversi alla grigia monotonia.

Io le parlerei dei libri che ho letto, delle foto che ho scattato, delle innumerevoli conoscenze che ho fatto, dei viaggi e dei posti che ho visitato. Ma tutto continuerebbe a suonare ai suoi orecchi come un mantra. Ha letto infinità di libri, ha scattato foto, Un continuo parlare sulla vita, mentre ha conosciuto tantissime persone, ha l’altro cattura le parole e comprende viaggiato e visto posti nuovi. che a volte le parole stesse ci ingannano, ci allontanano. Eppure … Lei guarderà dentro di se e vedrà paralSe lei in questo istante si interrompesse lelamente di me la stessa immagine di e mi chiedesse di parlarle della mia vita, sempre attraversare il tempo. di un progresso a volte immaginario che serve a noi uomini per illuderci di una Davvero che non si possa comunicare nostra evoluzione, credo che le cose la propria profondità, i propri mutamenti non andrebbero diversamente da come interiori? Davvero che le parole non siasono andate nel suo racconto. no che maschere? Photo by Dina Nerino


Ritorno a lei e alla sua immagine che pervade la mia mente e che viaggia in me e nei miei pensieri. Stessa posa nel tempo. Ma qualcosa a mutare, forse c’è, qualcosa che va donato ad una più acuta osservazione. I suoi occhi. Essi si poggiano sempre sullo stesso punto. Eppure… Mutano d’intensità, muta la densità e il colore, il loro riflesso. “Dina a cosa pensi? Allora? Parlami un po’ di te. Ci sono novità?” Chiede lei, interrompendo il mio riflettere. Ecco l’auto profezia che si avvera. Cosa dovrò narrarle? Da dove potrò partire? Cosa mi è accaduto lungo tutto questo periodo in cui i suoi occhi sono diventati più marroni? “Guardami negli occhi, leggimi.” Le vorrei rispondere. Ma dovrei comunicarle il continuo flusso di coscienza che si è creato in me mentre mi parlava. Dovrei riutilizzare le parole e con esse temere di esser fraintesa. Ma è tutto troppo complesso ora. Qui avanti a questo bar che mi fa tornare bambina. Mi godo per un attimo la normalità scevra da mille complicazioni. Le canterò, anche questa volta, il mantra della mia vita.

Dina Nerino The Waves


“Bubbles Universe” by Dina Nerino


Caro direttore aspettavo con ansia la sua mail, come l’anziana davanti alla fermata della 90. Eppure l’avevo segnalata come spam nella mia casella postale. Oggi vediamo che argomento ha messo nella busta…ignoto! E qui si apre un mondo! Io abito in una zona dove convergono “ignoti” di ogni genere, che non citerò per non incappare in qualche denuncia. Ci sono i manipolatori delle menti, quelli devoti all’attore Tom Cruise.

Gabriele de Risi

Né in cielo Né in terra

Hanno una “chiesa” gigantesca e due di loro li vedo sempre in via Torino a volantinare test psicoattitudinali. Una volta, affascinato dall’ignoto, mi sono fermato per farlo. Dopo un quarto d’ora mi hanno trovato in un fosso senza un rene…scherzo direttore! Si era già preoccupato? Dicevo che dopo aver fatto il quiz per ritrovare la mia spiritualità ero un po’ basito. Ma, da vero Portinaio, mi sono segnato di nascosto i quesiti più interessanti sul mio nuovo smart phone (a volte la tecnologia serve veramente). 1) Sei capace di “rompere il ghiaccio” in una riunione sociale? Se c’è della mentuccia e del rum assolutamente sì! 2) Ti piacerebbe iniziare una nuova attività nell’area in cui vivi? Nella mia zona ci sono solo prostitute e spacciatori…forse potrei inventarmi una religione. 3) “Ti mangi le unghie o mastichi la fine della tua matita?” Io ho solo Montblanc!

Gabriele de Risi “battitore libero”

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Se vuole può provare anche lei a fare il quiz! è spassosissimo! E poi loro non si offendono se li prendi in giro. I più permalosi di solito sono gli adepti delle religioni antiche. Le ho mai raccontato di quando i fedeli di Milingo mi hanno legato con il filo di nylon e rapito portandomi nel loro centro “Famiglia e pace nel mondo”? Che persone educate! Mi hanno offerto pasticcini e 4 litri di the. Dopo 6 ore di martirio cerebrale mi hanno ridotto in stato confusionale. Volevo celebrare matrimoni di massa fra albini e pelle rossa per vedere se ne uscivano bambini rosa. Lei si è mai chiesto se l’ignoto va a braccetto con la religione? Mio zio mi ha portato più volte dai suo amici che vanno in giro a bussare alle porte per tediare la gente con discorsi sulla fine del mondo. Ma io proprio non riesco ad essere un uomo di fede. Mi sento come Calimero, pulcino bistrattato e abbandonato. Non ho un Dio con cui prendermela, un mistero da studiare una strada ignota da percorrere. Alla fine mi sfogo con lei, solo perché non ho una chiesa dove andare a pregare o un centro dove cantare alleluja. Vorrei spingermi oltre, frequentare quelli che credono negli alieni, quelli che rifuggono la tecnologia o quelli che non si tagliano mai capelli e peli. Forse però è meglio di no: diventerei uno scimmione verde senza telefonino! Direttore l’ignoto mi spaventa anche se ne subisco il fascino. Spero solo di non cedere mai al Pastafarianesimo, perché sarebbe ignoto il mio ritorno su questa terra! La saluto, mi hanno appena bussato alla porta gli hare krishna. Devo subito correre a dirgli che l’arancione lo usano per le tute degli operai che lavorano sulle autostrade.

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Gabriele de Risi Il Portinaio

Gabriele de Risi

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