Free n° 137 del 30-05-2012

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30 MAGGIO 2012

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di Monica Adorno

Il Massimo Bellini stringe la cinghia

Stabile e la “Festa… al teatro”

Come sia come non sia il teatro Massimo Bellini qualche soldo di finanziamento – tre milioni e mezzo di euro per essere precisi - dalla Regione è riuscito a metterlo insieme. Non sono molti, badiamo bene, perché rappresentano il cinquanta per cento dei bisogni del teatro ma pare che riusciranno a garantire il pagamento base degli stipendi e una produzione che avrà il suo credo in tutte le declinazioni possibili della parola economia. Che significa? Significa che da questo momento in poi verTeatro Massimo Bellini Catania ranno esclusi gli straordinari. Impediti i tour. Evitati gli spettacoli che non siano di produzione locale. Banditi gli allestimenti faraonici così come si farà a meno dei grandi nomi. Insomma si farà una programmazione incentrata solo ed esclusivamente alle risorse interne cercando di risparmiare il più possibile su tutto. C’è molta logica in tutto questo e molto senso pratico ma quanto tutto questo si sposa con la cultura e l’arte? Cosa ne sarà del teatro Massimo Bellini? Diventerà un piccolo teatrino di provincia senza arte né parte? E se questo sarà il suo futuro, i soldi che hanno stanziato adesso saranno stati inutili? Inutili per continuare a dare al Bellini quella visibilità che si meriterebbe per posizione, storia e capacità tecnica del teatro stesso. Di certo tutti stiamo subendo gli effetti di questa crisi ma forse si dovrebbe ripensare a gestioni più equilibrate che facciano tesoro dell’esperienza delle casalinghe che nei secoli hanno permesso alle loro famiglie non solo tre pasti al giorno ma anche la possibilità di portarsi avanti.

La cultura è in fin di vita? È questa la domanda che ci stiamo facendo in questi giorni sapendo tutto ciò che sta succedendo attorno ai due grandi teatri catanesi. La finanziaria regionale nel mese di aprile ha tagliato quella famigerata cartella H e da allora è stato un susseguirsi di problemi e tagli, anche sconsiderati. Un po’ perché hanno investito non tanto la prossima stagione, ma proprio quella prevista per il 2011/2012. Sembra chiaro che stringere la cinghia su cose già messe in programma, e quindi in qualche modo già Pietrangelo Buttafuoco presidente “spese”, è più difficile dall’organizzare un Teatro Stabile Catania futuro all’insegna delle ristrettezze. Sono saltati così dalla programmazione due spettacoli che erano già previsti in cartellone “La casa di Bernarda Alba” di Garcìa Lorca e “La commedia di Orlando” tratta dal romanzo di Virginia Woolf. Per non parlare dei licenziamenti che sono proprio dietro la porta. Ma la beffa più pesante propinata dalla Regione è di pochissimi giorni fa e pone lo Stabile in una posizione ancora più antipatica: sono stati trovati dei fondi per il teatro Massimo Bellini ma niente per lo Stabile. Cosa succederà adesso? Davvero lo Stabile, e la cultura in genere, sono a rischio? È difficile rispondere a questa domanda ma il presidente del teatro, Pierangelo Buttafuoco, non ha dubbi sul da farsi e lo ha reso noto in una lettera inviata al sindaco Stancanelli: “La vicenda che sta colpendo il Teatro è squallida e vergognosa. Chi si aspettava le mie dimissioni non le avrà”. Intanto sabato scorso è stato presentato l’ultimo (ma solo in ordine di tempo) spettacolo in piazza Università con un titolo davvero provocatorio “La festa… al teatro”. Una frase che riassume in pieno ciò che la cultura sta subendo in questo periodo.

Già dimenticato il referendum sardo

È l’ora dello spending review

Nel primo fine settimana di maggio la Sardegna aveva votato un referendum deÈ un po’ in ritardo ma dovrebbe essere proprio oggi, mercoledì 30 maggio, il giornominato anticasta che aveva o avrebbe dovuto avere effetti nono in cui il Consiglio dei ministri inizierà a discutere dei tagli tevolissimi sull’economia sarda. E non solo. Il taglio delle prosulle spese presentate dal commissario per la Spending review, Istruzioni per l’uso vince, la riduzione degli stipendi dei deputati regionali, il volersi Enrico Bondi. Si parla di 4,2 miliardi di euro di spesa in meno dotare di uno statuto regionale e i tanti altri aspetti avevano fatto per il 2012 che dovrebbero rendere più leggero il prossimo auStraconvinti di dover mantenere feben sperare in una giusta eco nazionale. Speranza vana visto che mento dell’iva previsto per settembre-ottobre. O, meglio ancode al nostro credo di assoluta apoliticinessuno ha prestato la minima attenzione ai risultati sardi né ha ra, evitarlo. Anche se la scure dei due punti di iva in più per ora tà, arcisicuri del fatto che tra i nostri minimamente pensato di estendere questa votazione alle altre resarebbe solo rimandata al prossimo anno, quando si valuterà se lettori sono comprese tutte le forze pogioni. È vero, tutti sappiamo che c’è crisi. Tutti sappiamo che biaumentarla e in che misura. I quattro miliardi di tagli previsti litiche – presenti e passate – e altretsogna stringere la cinghia e che è fondamentale risparmiare e tagià da giugno dovrebbero essere solo la punta di un iceberg che tanto consapevoli che l’informazione gliare ma le uniche cose che vengono fatte si traducono in tasse nasconde in sé tagli più portentosi da cento miliardi di euro per non può essere sempre imparziale, abper i cittadini e mai in spese dimezzate o diminuite. Come si poil breve periodo e 300 per quello lungo. Dopo tanto che se ne biamo pensato di dare a ciascuno la trà mai uscire da questo giro vizioso e iniziare a pensare ai passi parla siamo impazienti di sapere quali sono i tagli previsti da possibilità di leggere ogni notizia nel necessari per una sana e doverosa ricrescita rimane un mistero. Bondi anche se la curiosità più grande che abbiamo è quella di modo a lui più congeniale… Ecco Ma gli italiani e le sue aziende hanno bisogno di ossigeno. Ora sapere se questi tagli così tanto pubblicizzati rappresentano un quindi la colonna per chi è filosinistra più che mai. vero risparmio o solo un mancato debito. e, accanto, quella per chi è filodestra.

Berlusconi e il modello francese

Arriva Montezemolo

La settimana scorsa l’ex primo ministro ha lanciato la proposta di far eleggere il Capo dello Stato direttamente dai cittadini ispirandosi al modello francese che consentirebbe agli italiani di decidere personalmente il Presidente della Repubblica. “Abbiamo deciso di compiere il gesto ardito di presentare al Paese, alla maggioranza e all’opposizione, una possibilità - ha dichiarato Silvio Berlusconi - di modernizzazione del Paese, dando la possibilità di incidere direttamente attraverso elezioni primarie sulla scelta del presidente”. Ispirandoci al modello francese avremmo più possibilità di non seguire la stessa Silvio Berlusconi strada della Grecia. Per attuare questa modernizzazione bisognerebbe modificare la Costituzione italiana e, carta e penna alla mano, ci vorrebbero circa sei mesi per metterla in pratica. Alla fine del discorso una gaffe di Angelino Alfano che ha chiamato “Presidente della Repubblica” Berlusconi ha destato l’attenzione di tutti. Forse il Silvio nazionale da grande vuole fare il Presidente.

Con l’uscita di Berlusconi dalla scena politica si è creato un vuoto, simile a quello del 1992, nel centro-destra che va sicuramente riempito e visto che non ci sono esponenti ideali nel Pdl ecco che qualcuno fa capolino. Luca Cordero di Montezemolo fa il suo ingresso ufficiale ma non eclatante, in fondo il suo arrivo era previsto da tempo anche se negli ultimi anni questa notizia si era spenta e rincorsa più volte. In ogni caso adesso ci siamo anche se Ilvo Diamanti su Repubblica scrive: «È finito il tempo dei "politici imprenditori". E degli "imprenditori politici" come alternativa ai "politici di professione". I quali sono sicuramente fuori gioco in questa fase. penso che Monteze- Luca Cordero di Montezemolo molo fosse adatto a interpretare, al meglio, l'alter-berlusconismo al tempo del berlusconismo. Ma al tempo del post-berlusconismo: mi sembra fuori tempo». Noi staremo a vedere


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