M.G. Marzi, Alcuni doni dei consoli italiani in Grecia

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ALCUNI DONI DEI CONSOLI ITALIANI IN GRECIA ALLE GALLERIE FIORENTINE ALL’INIZIO DELL’UNITÀ D’ITALIA

MARIA GRAZIA MARZI

Colgo questa occasione per presentare due nuclei di materiali recentemente individuati tramite documenti d’archivio e in parte già pubblicati1. Si tratta di oggetti pervenuti nelle collezioni fiorentine all’inizio dell’Unità d’Italia. In una filza dell’Archivio Storico delle Gallerie di Firenze2 è conservata una lettera, datata 25 gennaio 1859, indirizzata al Ministro degli Esteri, Ottaviano Lenzoni, dal console toscano a Salonicco, Salomone Fernandez; il console desidera offrire in dono “con l’intenzione di fedele sudditanza” al Granduca di Toscana, Leopoldo II, vari oggetti di antichità provenienti dalla Grecia e precisamente “dalle escavazioni della Tessaglia”. Salomone Fernandez, discendente di Haim Fernandez, uno dei livornesi arrivati a Salonicco prima del 1730, fu il primo console toscano a Salonicco, carica ricoperta fino dal 1855; a Salonicco 1 2

MARZI 2007a, 16-18; MARZI 2007b, 763-772; MARZI 2008, 209-225. ASGF, Filza LXXXIII, 1859, parte I, n. 17.


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fondò una scuola italiana e la Commissione dell’Alleanza Israelitica Universale dietro proposta del cognato, il livornese Mosè Allatini; rimase comunque sempre in contatto con la comunità israelitica di Firenze e nella Rivista di Firenze e bullettino delle arti del disegno del 1859 è ricordata la sua “collezione di vasi antichi e di statuette in bronzo e in creta proveniente dagli scavi della Tessaglia”3. Dal porto di Livorno viene spedita infatti a Firenze una cassa contenente una “collezione di vasi egizi, greci ed etruschi e anche alcune statuette di terra cotta e di bronzo più una madonna in marmo, disgraziatamente in un angolo mutilata”; è riportato4 anche l’inventario dettagliato del “Contenuto della cassa”: 12 - Vasi coperti 23 - Scodelle 11 - Lampade 2 - Pesi di pietra 45 - Anfore e vasi lacrimali 8 - Teste di terracotta 8 - Statuette in terra cotta 1 - Specchio di metallo 1 - Madonna di marmo bianco 1 - Scatola contenente 7 statuette in bronzo e diversi scarabei egizi.

Secondo la normativa dell’epoca all’arrivo a Firenze la collezione è sottoposta all’esame del conservatore dei monumenti, Michele Arcangelo Migliarini, il quale, dopo averne fatto l’inventario con varie annotazioni e assegnato ad ogni pezzo il suo valore, esprime parere favorevole all’acquisizione. Come accadeva abitualmente il nucleo di tali oggetti, appena arrivato in Galleria, viene scisso in gruppi omogenei. I vasi, le lucerne e le terrecotte rimangono uniti e sono inventariati nel

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V, 1859, 159. ASGF, Filza LXXXIII, 1859, parte I, n. 17

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Supplemento al Catalogo del 18255, dal n. 1720 al n. 1804, dove è riportata questa indicazione: “Le appresso Anticaglie son pervenute in dono dal Console Toscano in Salonicco, Salomone Fernandez, 1859, a dì 2 marzo”. A seguito di accurate ricerche possiamo dire che non risultano invece inventariati i bronzi e neppure la “Madonna di marmo bianco”. La ricerca di tali oggetti al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, dove sono confluite, come è noto, le collezioni medicee e lorenesi di ceramiche e terrecotte, si è svolta soprattutto presso l’Archivio Fotografico e l’Ufficio Inventario della Soprintendenza Archeologica della Toscana6 poiché la maggior parte degli oggetti non è esposta oppure si trova nei magazzini, a seguito delle vicende che tutti conoscono. Le descrizioni redatte dal Migliarini nel Supplemento al 1825 hanno soltanto in parte aiutato a identificare i pezzi, poiché esse sono molto sintetiche e la nomenclatura dei vasi non è ancora esatta7; per esempio al n. 1720 egli scrive: “Vaso in forma di ballotta, a larga base”, cioè l’oinochoe trilobata a fondo piatto di tipo corinzio, del Museo Archeologico Nazionale, inv. 3757; al n. 1723 “aryballos con bocca a forma di tazza”, cioè l’oinochoe globulare del Museo Archeologico Nazionale, inv. 3763; per i nn. dal 1725 al n. 1730 scrive “boccalino” invece di oinochoe; la pisside è definita in alcuni casi orciolo; il “vasetto a guisa di bombola” è il noto aryballos del Gruppo della Liebieghaus, Museo Archeologico Nazionale inv. 3750; inoltre il “vaso a guisa di tazza di forma nuova e singolare” corrisponde alla pisside cilindrica attica a figure rosse con coperchio, del Museo Archeologico Nazionale, inv. 4217.

BU, ms 180: Supplemento al Catalogo Generale della R. Galleria di Firenze, 1825. Classe IV- Terre e vetri, nn. 1720-1804. 6 Ringrazio la Dott. Mariarosaria Barbera, già Soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana per il permesso di pubblicare le fotografie del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, la Dott. Cristina Guidotti, Direttore dell’Archivio Fotografico e il Dott. Mario Iozzo, Curatore della Sezione Greca e Magnogreca per gli aiuti offerti in occasione di queste ricerche. 7 Sono usati in modo corretto i nomi di lekythos, lekane e skyphos. 5

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Le osservazioni del Migliarini sono servite comunque per identificare il settore di appartenenza degli oggetti: “vi si trovano oggetti rari, i quali non sono né comuni né abbondanti nei Musei che tutti sono molto antichi, e mentre a prima vista non vi si trovano delle rappresentanze rare sì per il lato del significato loro allegorico, quanto per la bellezza e squisitezza del disegno da farla sembrare una raccolta di poco conto; però riguardata dal lato della sua remota antichità, e dalla scuola di Corinto che vi primeggia…”8. Quindi la ricerca si è rivolta alle collezioni corinzie e siamo potuti risalire a oggetti già noti da tempo e pubblicati dal Payne9, dallo Amyx e dal Levi, ma senza riportare nessun dato storico e di provenienza. Dopo la prima iniziale ricognizione, già pubblicata, sono proseguite le ricerche al Museo Archeologico al fine di individuare ulteriori pezzi della collezione Fernandez. A seguito di questo aggiornamento presentiamo l’elenco complessivo dei pezzi identificati seguendo il numero d’inventario della Galleria e quindi il corrispondente numero d’inventario del Museo Archeologico; talvolta i numeri d’inventario della Galleria, a matita nera-grigia, sono conservati anche sugli oggetti: 1) R. Galleria, inv. 1720. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3757 (fig.1). Oinochoe corinzia a fondo piatto e bocca trilobata. Pittore di Dodwell (Payne) – Scuola del Pittore di Dodwell (Amyx). Corinzio Medio10. Bibl.: PAYNE 1931, p. 63

ASGF, Filza LXXXIII, 1859, parte I, n. 17. Come l’oinochoe del Pittore di Dodwell, l’aryballos del Gruppo della Liebieghaus, la pisside attica cilindrica a figure rosse e il chous: vd. elenco nn.1, 5, 29, 30. 10 Si tratta di una oinochoe, ma nella descrizione fatta dal Migliarini è precisato che il nome di questo vaso non è ancora “stabilito” e che “per il suo lavoro si può qualificare proveniente dalla scuola antichissima di Corinto”: Supplemento al Catalogo del 1825, n. 1720. Sul Pittore di Dodwell e la scuola: BANTI, 1960, 154-155; MARTELLI, MARZI COSTAGLI, MICHELUCCI 1979, 37 sgg.; BLOMBERG 1983; KURTZ 1985, 156-157 (recensione a BLOMBERG); DEHL-VON KAENEL 1986, 566-568 (recensione a BLOMBERG). 8 9

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e p. 315, n. 1115; BENSON 1953, lista 73, n. 9; AMYX 1988, I, p. 20, n. 5. 2) R. Galleria, inv. 1721. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3748; forse è pertinente il coperchio Museo Archeologico Nazionale, inv. 3668 (fig. 2). Oinochoe corinzia a fondo piatto e bocca trilobata. Pittore delle Protomi di Berlino. Inizio del Corinzio Medio11. 3) R. Galleria, inv. 1723. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3763. Oinochoe corinzia globulare a vernice nera (Forma IV, tipo B). Corinzio Tardo II 12 4) R. Galleria, inv. 1725. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3764. Oinochoe corinzia globulare trilobata a vernice nera (Forma IV, tipo A). Corinzio Tardo I 13 5) R. Galleria, inv. 1728. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4213 (fig. 3). Chous. Fine del V sec. a. C. Bibl.: CVA, Firenze, Museo Archeologico II, tav. 66, n. 5 e tav. 72, n 3 (LEVI). 6) R. Galleria, inv. 1729. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4767. Oinochoe trilobata di piccole dimensioni con ansa che sormonta il labbro. Inizio del IV sec. a. C.

Per confronti PAYNE 1931, 306, n. 882; 307, n. 891; 311, nn. 975-976; BENSON 1953, 47; BANTI 1965, 51; Corinth XIII, 1964, 181-182, tav. 23; AMYX, 1988, I, 66 – 70; III, tav. 22. Il coperchio, Museo Archeologico inv. 3668, forse pertinente all’oinochoe, può essere R. Galleria inv. 1762. 12 Per confronti PAYNE 1931, 337, fig. 194 (“globular black oinochoai”); Corinth XIII, 1964, 130–139, fig. 14 e 14 A; AMYX 1988, II, 485: Forma IV. “Globular black oinochoe. Type B”. 13 Cfr. PAYNE 1931, 337, fig. 193 (“globular black oinochoai”); AMYX 1988, II, 485: Forma IV. “Globular black oinochoe. Type A”. 11

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7) R. Galleria, inv. 1734. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4470. Amphoriscos. Fine del V-inizio del IV sec. a. C. 8) R. Galleria, inv. 1735. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4019 (fig. 4). Lekythos attica a fondo bianco. 475-450 a. C. 9) R. Galleria inv. 1737. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, s. inv.: satiri e menade. Lekythos attica a figure nere. 475-450 a. C. 10) R. Galleria, inv. 1738. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, s. inv.: ornati orizzontali e tralcio d’edera. Lekythos attica a figure nere. 475-450 a. C. 11) R. Galleria, inv. 1740. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3870. Lekythos attica di tipo Deianira. IV sec. a. C. 12) R. Galleria, inv. 1755. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4471. Lekythos ariballica a vernice nera. IV sec. a. C. 13) R. Galleria, inv. 1758. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4513. Lekythos attica di tipo Deianira. IV sec. a. C. 14) R. Galleria, inv. 1759. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3720. Pisside corinzia a pareti convesse e anse cilindriche, con coperchio. Corinzio Tardo II14 15) R. Galleria, inv. 1760. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3687. Pisside corinzia a pareti convesse e anse cilindriche. Corinzio Tardo II15 14

Cfr. PAYNE 1931, 331-332.

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16) R. Galleria, inv. 1761. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3648. Pisside corinzia a pareti convesse, tipo B, con coperchio a presa discoidale. Corinzio Tardo II16 17) R. Galleria, inv. 1762. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3649. Pisside corinzia a pareti convesse, tipo B, con coperchio a presa discoidale. Collo evidente. Corinzio Tardo II17 18) R. Galleria, inv. 1763. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3686. Pisside corinzia a pareti convesse, tipo B, con coperchio a presa discoidale. Corinzio Tardo II 19) R. Galleria, inv. 1764. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3685. (fig. 7) Pisside corinzia a pareti convesse, tipo B, con coperchio a presa discoidale. Corinzio Tardo II 20) R. Galleria, inv. 1765. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3684. Kothon corinzio assai espanso con labbro rivolto verso l’interno. Coperchio piatto con ansa cilindrica. Corinzio Tardo II18 21) R. Galleria, inv. 1766. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3647. Lekanis-pisside corinzia con coperchio. Corinzio Tardo II19 22) R. Galleria, inv. 1770. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3753 (fig. 5). Kotyle corinzia con fregio di animali e rosette. Corinzio Medio

Ibidem. Cfr. PAYNE 1931, 331; AMYX 1988, II, 448, “Type B”. 17 Ibidem. 18 Cfr. PAYNE 1931, 335, fig. 183, n. 1519; AMYX 1988, II, 470-474. 19 Cfr. PAYNE 1931, 336, fig. 187; Corinth XIII, 1964, tav. 23, 157; tav. 24, 159-11, 186; AMYX 1988, II, 459-460. 15 16

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23) R. Galleria, inv. 1772. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3752 (fig. 6). Kotyle corinzia con fregio di rosette. Corinzio Tardo I 24 ) R. Galleria, inv. 1773. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. n. 3732. Kotyle corinzia. Corinzio Tardo II20 25) R. Galleria, inv. 1774. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. n. 3754. Kotyle corinzia con fregio di animali. Corinzio Tardo I21 26) R. Galleria, inv. 1775. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. n. 3733. (fig. 8) Kotyle corinzia. Corinzio Tardo II22 27) R. Galleria, inv. 1776. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3734. Kotyle corinzia. Fine del Corinzio Medio23 28) R. Galleria, inv. 1780. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4488. Kylix attica di tipo C a vernice nera. Fine del V sec. a. C. 29) R. Galleria, inv. 1787. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 375024 (fig. 9). Aryballos globulare. Gruppo della Liebieghaus. Corinzio Arcaico (Payne)-Corinzio Medio (Amyx). Bibl.: PAYNE 1931, p. 287, n. 485 A (Tipo I, forma A); AMYX 1988, I, pp. 164-165, tav. 63, 2 a-b; Vasi attici Firenze 1993, p. 15, fig. 1

Cfr. PAYNE 1931, 334, A; AMYX 1988, II,457-459. Ibidem 22 Ibidem 23 Cfr. PAYNE 1931, 309, fig. 151, n. 973; Corinth XIII, 1964, 125; AMYX 1988, II, 457459. 24 Cfr. PAYNE 1931, 287, n. 485 A (tipo I, forma A); AMYX 1988, I, 164-165, tav. 63, 2 a-b. 20 21

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30) R. Galleria, inv. 1788. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4217 (fig. 10). Pisside attica a figure rosse di forma cilindrica con coperchio. Fine del V-inizio del IV. sec. a. C. Bibl.: CVA, Firenze, Museo Archeologico II, tav. 72, n. 5 e tav. 71, n. 14 (LEVI ) 31) R. Galleria, inv. 1801. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4704. Terracotta. Statuetta femminile seduta in trono. Seconda metà del VI sec. a. C. 32) R. Galleria, inv. 1802. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4741. Terracotta. Statuetta femminile seduta sopra un volatile. Fine del VI sec. a. C. 33) R. Galleria, inv. 1803. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4723. Terracotta. Statuetta di banchettante su una kline. Inizio del V sec. a. C. 34) R. Galleria, inv. 1804. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4724. Terracotta. Statuetta di banchettante su una kline. Inizio del V sec. a. C. L’importanza e la particolarità dei vasi e delle terrecotte della collezione Fernandez, come sottolineato anche dal Migliarini nella relazione indirizzata al Granduca affinché tanti oggetti fossero accolti fra le collezioni fiorentine, derivano prima di tutto dalla loro provenienza greca, poiché fino a questa epoca, se escludiamo l’ipotetico vaso di Lorenzo il Magnifico, la collezione di ceramiche e terrecotte della Galleria è costituita esclusivamente da materiali provenienti dall’Italia. Inoltre, il fatto che tali oggetti appartengono alla “scuola antichissima di Corinto”, come precisa il Migliarini, avvalora la loro peculiarità. All’epoca del dono Fernandez, affrontando l’argomento della ceramica corinzia, il Migliarini dimostra le sue vaste conoscenze della ceramica antica ma anche l’attenzione ai problemi del momento e si inserisce a pieno titolo nel dibattito su questo settore particolare dell’arte antica, che per tutta la prima metà Horti Hesperidum, II, 2012, 1

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dell’Ottocento interessa studiosi ed eruditi, gravitanti soprattutto attorno all’Instituto di Corrispondenza Archeologica; è soltanto dopo la pubblicazione del catalogo dei vasi di Monaco di Otto Jahn nel 185425 che Corinto viene identificata come il più probabile luogo di origine di questi materiali, poiché la pisside Dodwell26 da sempre considerata tappa fondamentale per la scoperta dell’arte greca, non era stata riconosciuta come corinzia, anche se proveniente da Mertese. A seguito degli studi sul cratere François il Migliarini27 ha già enunciato la sua teoria sui vasi attici, distinti in tre classi28. Nella prima classe vengono inseriti quelli “arcaici iscritti, che ci presentano temi nuovi e commento agli scrittori, e sogliono essere i più vetusti”. Il vaso François è il “primo della prima classe; egli è nel novero dei grandi sorpassando il braccio fiorentino in altezza e diametro”29. Si tratta quindi dei vasi a figure nere. La seconda classe è “quella che si distingue per elegantissimo e corretto disegno, unitamente a ben disposta composizione; e questa riguarda la storia dell’arte […]. Della seconda classe, esiste in Londra il vaso più celebre già della collezione Hamilton, pubblicato nel 1766. Però sono due anni che questo elegante monumento, acquistò pregio maggiore poiché nel nettarlo, vi si trovò il nome del suo artefice Meidia, ed i nomi dei personaggi in numero di ventotto”30. Quindi alla seconda classe appartengono i vasi a figure rosse. La terza classe è caratterizzata dalla “singolarità per forma, grandezza ed esecuzione; ed il vaso incomparabile di questa è il gigantesco vaso di Ruvo, ora nel Museo Borbonico di Napoli”31. Anche se

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1854, CXIV. DODWEL 1819. 27 MARZI 1981, 32-33, doc. 13. 28 Ibidem, 34, note 3-4. 29 Ibidem, 32-33. 30 Hydria, Londra, British Museum, inv. E 224: BEAZLEY 19632, 1313, n. 5; BEAZLEY 1971, 477; pubblicato per la prima volta dal D’HANCARVILLE 1766-1776, I (17661767), tavv. 127-130. 31 Cratere a volute, Napoli, Museo Archeologico, inv. 2421, proveniente da Ruvo, attribuito al Pittore dei Niobidi: BEAZLEY 19632, 600, n. 13; BEAZLEY 1971, 395. 26

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nomina un vaso attico evidentemente intende inserire nella terza classe i vasi italioti, in particolare quelli apuli, vistosi per dimensioni e colori. La provenienza dei materiali Fernandez dalla Tessaglia è un dato estremamente significativo alla metà del XVIII secolo; soltanto attualmente la Tessaglia è una delle regioni più ampiamente studiate e indagate sia da parte delle Eforie greche sia da parte di missioni straniere, che hanno portato a straordinarie scoperte; invece nei secoli XVIII e XIX la regione, forse perché non ricca di attestazioni storiografiche, era considerata una zona meno importante, ai margini fra la Grecia settentrionale e la Grecia meridionale. È infine nel 1903 che viene pubblicato il volume delle Inscriptiones Graecae a cura di Otto Kern32, dedicato alla Macedonia e alla Tessaglia e vengono intraprese le ricerche in varie zone della regione sia da parte di Apostolos S. Arvanitopoulos33, pioniere della Scuola Archeologica Greca, sia da parte del tedesco Friedrich Stählin34 sia da parte della Scuola Archeologica Italiana35 sotto la direzione di Alessandro Della Seta, all’epoca Direttore della Scuola. A questo proposito mi fa piacere annunciare in questa sede che recentemente è stato recuperato sul mercato antiquario l’archivio cartaceo Della Seta. Poiché mi è stato affidato il Nelle Carte Migliarini del Museo Archeologico, Cartella V B, Filza IV, Inserto 86, Doc. 41, è conservata la minuta del Migliarini al François, aprile 1851, con le indicazioni che lo scavatore deve tenere presenti nel redigere il catalogo della sua collezione “vasi neri, vasi dipinti, per non parlare dei bronzi per non mettere tanta carne al fuoco”; per questo catalogo, che dovrebbe essere spedito a Londra per un eventuale acquisto, il Migliarini consiglia di presentarlo in modo da risvegliare la curiosità dell’acquirente, anche se Charles Newton andrà di persona a Livorno per vedere gli oggetti. L’interesse del British Museum per la ceramica è attestato anche dall’acquisto fatto a Siena dal Millingen di un nucleo di vasi che possiamo ipotizzare trattarsi della collezione Sergardi, soci in varie imprese di scavo del François: Carte Migliarini, Cartella V, Filza IV, Inserto 55, Doc. 2; NIERI 1931, 497. 32 DECOURT 1995. 33 SCHIERING 1969, 126: A. S. Arvanitopoulos, uno dei pionieri della scuola archeologica greca, iniziò gli scavi a Pagasai, dove rinvenne alcune stele dipinte. 34 STÄHLIN 1924, rist. 1967; STÄHLIN 2001, ed. italiana a cura di F. Cantarelli, coordinatrice del gruppo italiano per lo studio della Tessaglia antica (p. XVII). 35 Ringrazio Luigi Beschi per importanti suggerimenti e consigli sulle ricerche della Scuola Archeologica di Atene. Vd. COMPARETTI 1924, 147-160; LEVI 1926, 27-42.

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compito del censimento di tutto il materiale e di tutte le altre fasi necessarie alla catalogazione insieme ad altri colleghi ho iniziato la sistemazione dei materiali; si tratta di lettere, cartoline postali, appunti manoscritti ma anche preziosi taccuini di viaggi sia in Italia che in Grecia e diari di scavo. Per quanto riguarda la ceramica corinzia rinvenuta in Tessaglia sappiamo che fra il 1907 e il 1908 iniziano gli scavi di Arvanitopoulos sull’acropoli di Tebe Ftie36; la produzione corinzia è attestata non solo a Tebe, ma in scavi eseguiti da Arvanitopoulos anche in altre città della Tessaglia. Particolarmente utile come confronto per i vasi corinzi della collezione Fernandez risulta la descrizione di Stählin37 dei materiali rinvenuti nella grotta ubicata a sud ovest di Farsalo, antico luogo di culto naturale, frequentata dal VI sec. a. C. fino all’età ellenistica. La grotta, in seguito scavata più accuratamente dalla Scuola Archeologica Italiana nel 1922, ha messo in evidenza statuette votive di Pan e delle ninfe insieme a frammenti ceramici38. Ma sono i reperti provenienti da scavi più recenti a fornirci ulteriori confronti. Infatti nelle campagne di scavo condotte dal Verdelis39 fino dal 1951 nella zona di Farsalo troviamo una commistione di oggetti corinzi, attici a figure nere e attici a figure rosse, che dimostrano come il nucleo Fernandez potesse forse provenire da uno stesso luogo, che potrebbe essere individuato proprio nella regione di Farsalo, dove sono state trovate tracce di un vecchio scavo di una necropoli40. Per quanto riguarda gli altri materiali della collezione Fernandez nelle Carte Migliarini, conservate al Museo Archeologico di Firenze41, ho trovato con sorpresa un disegno a matita nera su carta grigia che riproduce un quadro in cui è raffigurata la 36 VLAD

BORRELLI 1966, 658; STÄHLIN 2001, 221. STÄHLIN 2001, 183. 38 LEVI 1926, 27-42. 37

39 40 41

«BCH», 76, 1952, 225; «BCH», 77, 1953, 219-220. «BCH», 79, 1955, 268.

Carte Migliarini, Cartella IX, Filza VIII: Disegni originali e in copia.

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Madonna con il Bambino che potrebbe rappresentare la “Madonna di marmo bianco” inviata dal Fernandez, del cui originale abbiamo fino ad oggi perduto le tracce. La collezione di Salomone Fernandez è l’ultima acquisizione della Galleria granducale, poco prima della partenza da Firenze di Leopoldo II. Leopoldo II parte definitivamente da Firenze il 30 aprile 1859 quando viene istituito il Governo guidato da Bettino Ricasoli e Cosimo Ridolfi. Il secondo nucleo di materiali che presento, anche questo oggetto di recenti ricerche42, riguarda antichità cipriote. In alcuni documenti conservati anch’essi nell’Archivio Storico delle Gallerie di Firenze43 sono illustrate le trattative per l’acquisizione nelle collezioni fiorentine di un gruppo di materiali provenienti da Cipro e precisamente da “scavi in quell’isola”. Gli oggetti – sculture, vasi ed altre anticaglie – vengono offerti in dono dal console italiano a Cipro, Riccardo Colucci. Il nome del console è indicato anche nell’inventario manoscritto dei suddetti materiali, conservato nella Biblioteca degli Uffizi e recuperato da poco44. L’inventario porta infatti il seguente titolo: “Regio Museo Egizio. Inventario dei monumenti scoperti nell’isola di Cipro e regalati al Museo Egizio di Firenze dal Cav. Riccardo Colucci, console italiano in Cipro”. Il Colucci aveva raccolto personalmente questa collezione e aveva chiesto anche l’autorizzazione governativa ufficiale per iniziare egli stesso uno scavo a Cipro45. Le collezioni della Galleria degli Uffizi, dopo un iniziale trasloco a Santa Caterina nel 1830, erano andate a costituire formalmente nel 1855 il Museo Egizio, allestito presso l’Educandato della Santissima Concezione, detto di Fuligno, in via Faenza. Tali collezioni saranno trasferite più tardi nel Palazzo della Crocetta, divenuto sede del Museo Etrusco di

Vd. nota 1. ASGF, Filza 1871/B, Pos. 8, n. 1. 44 BU, ms 413: MARZI 2007b, 766-772. 45 Rassegna degli Archivi di Stato, XLI, 1981, 50; La terra tra i due fiumi 1985, 26. 42 43

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Firenze con regio decreto del 17 marzo 1870 e inaugurato il 12 marzo 187146. Dall’inventario della Biblioteca degli Uffizi sappiamo che la collezione cipriota era costituita di 240 oggetti, divisi in quattro sezioni a seconda dei materiali: “Sculture” dal n. 1 al n. 78; “Vasi, patere, tazze ecc.” dal n. 79 al n. 224; “Vetri” dal n. 225 al n. 236; “Oggetti diversi” dal n. 237 al n. 240. La data di acquisizione della collezione – 4 gennaio 1871 – si ricava dalla lettera del ministro Cesare Correnti47, il quale, avendo ricevuto il dono, nomina una commissione per esaminare i materiali e deciderne l’accettazione. Tra i consulenti scelti per questa operazione compaiono le più eminenti personalità che all’epoca insegnavano presso l’Istituto di Studi Superiori di Firenze, da Michele Amari, celebre orientalista a Achille Gennarelli, che ispirerà il Milani nella costituzione del Museo Topografico dell’Etruria. Infine il Correnti, d’accordo con il Conservatore dei monumenti delle Gallerie fiorentine Gian Francesco Gamurrini e con il marchese Carlo Strozzi, decide di accettare il dono e di destinare la collezione Colucci al Museo Egizio, rispettando l’impegno di ricordare il donatore e la provenienza degli oggetti. Infatti, quando questi oggetti passano al Museo Archeologico di Firenze, vengono sistemati nella Sala di Cipro e sono inventariati in successione dal n. 70536 al n. 70786 con l’indicazione della provenienza – Cipro – e “Dono Colucci. 4 gennaio 1871”, come scrive anche Paolo Emilio Pecorella nella Guida alle antichità mesopotamiche e cipriote del 196648. Si tratta degli stessi materiali descritti nell’inventario degli Uffizi, ma tra questo e l’inventario della Soprintendenza Archeologica della Toscana si notano delle differenze nel numero degli oggetti e anche delle imprecisioni, dato che, per esempio, il n. 240 del manoscritto della Biblioteca degli Uffizi: “Iscrizione fenicia di MILANI 1912; GUIDOTTI 1999, 10; ROMUALDI 2000, 515. Eletto Deputato partecipò attivamente ai lavori della Camera fino al 1886 e fu per due volte Ministro dell’Istruzione (1867 e 1869-1872); BERNABEI, DELPINO 1991, 129. 48 PECORELLA 1966, 5. 46 47

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tre linee, in pietra grigia”, risulta dono del marchese Carlo Strozzi e non proviene quindi da Cipro, come è indicato nell’inventario della Soprintendenza Archeologica della Toscana. Luigi Adriano Milani nella guida del Museo Archeologico di Firenze scrive49 che le antichità Colucci provenivano in gran parte da scavi fatti a Paphos, intorno al tempio dedicato a Venere; la stessa opinione è stata poi ripresa da Doro Levi 50 nella pubblicazione dei materiali ciprioti nel Corpus Vasorum. Attualmente questa notizia può essere messa in discussione rileggendo i documenti recuperati nell’Archivio delle Gallerie. Infatti nella relazione della Commissione incaricata dal Ministro Correnti per decidere l’acquisizione della collezione Colucci si legge: “Uniti a questi oggetti eranvi un cranio umano forse insieme ritrovato… la Commissione volle esprimere il desiderio di conoscere con maggior precisione il luogo del ritrovamento o se provengono tali oggetti da ruinati edifizi o da ascosi sepolcri”. Un cranio umano viene infatti donato a Paolo Mantegazza per il Museo Antropologico di Firenze51. Il recupero di questo dato è di particolare importanza perché evidenzia il fatto che si deve trattare probabilmente di materiali provenienti da necropoli. Gli studiosi che si occuperanno in seguito di questi oggetti potranno precisare anche da quali necropoli, tenendo conto delle notizie relative ad antichità simili acquisite dal Museo di Berlino negli stessi anni: “acquisto fatto dal Conservatore del Museo di Berlino l’anno decorso”, come si precisa nella relazione della succitata Commissione.

MILANI 1912, 84. CVA, Italia VIII, Regio Museo Archeologico di Firenze, (D. LEVI), tavv. 1 sgg., Collezione di Cipro, inv. 70536-70674: numeri non corrispondenti all’inventario del Museo. 51 Per la collezione inoltre vd. Egeo, Cipro, Siria e Mesopotamia 2007, 31, 110, 141. 49 50

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ALCUNI DONI DEI CONSOLI ITALIANI IN GRECIA

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Vasi attici Firenze 1993 = Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Antiquarium. Vasi Attici, a cura di A. M. ESPOSITO, G. DE TOMMASO, Firenze, Edizioni Il Ponte 1993. VLAD BORRELLI 1966 = L. VLAD BORRELLI, s.v. Tebe Ftie, in EAA, VII, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato 1966.

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Didascalie Fig. 1. Pittore di Dodwell. Oinochoe corinzia a fondo piatto e bocca trilobata. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3757. Fig. 2. Pittore delle Protomi di Berlino. Oinochoe corinzia a fondo piatto e bocca trilobata. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3748. Fig. 3. Chous. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4213. Fig. 4. Lekythos attica a fondo bianco. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4019. Fig.5. Kotyle corinzia con fregio di animali e rosette. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3753. Fig. 6. Kotyle corinzia con fregio di rosette. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3752. Fig. 7. Pisside corinzia a pareti convesse. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3685. Fig. 8. Kotyle corinzia. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3733. Fig. 9. Gruppo della Liebieghaus. Aryballos globulare. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3750. Fig. 10. Pisside attica a figure rosse di forma cilindrica con coperchio. Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 4217.

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