libro

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«Il visual design ha a che fare con un’idea di serialità non perché destinato alla riproduzione in grande serie, ma in quanto la sua azione nel tempo e nello spazio segue una logica di reiterazione di elementi base. Se il compito della grafica è quello di definire e sviluppare identità, sarà necessaria un’ipotesi di gestione nell’applicazione ripetuta di quest’ultima ai avari artefatti di comunicazione dipanati nel tempo. L’ottimizzazione esaustiva di questa gestione sta alla base dell’idea stessa di corporate identità, e si esplicita in quello strumento di controllo rigoroso che è il manual. Ma, seguendo le tracce di un aiva italiana alla corporate, si segnala l’opzione di uno stile d’impresa caratterizzato da un modo di porsi più che dal ricorso ad una griglia di elementi base. Nella logica attuale, un equilibrio dinamico fra queste due polarità sembra essere la soluzione più praticata, laddove il dominio di un’identità di marca si estende a dismisura (dalle pubblicità alle promozioni) necessitando di guideleness più duttili. Anche in Pintori esiste un equilibrio dinamico tra queste due polarità, pur senza toccare l’aspetto sistemico: specie in quegli annunci su quotidiani che, per il ritmo stesso delle loro uscite e la vastità del pubblico di riferimento, abbisognano di elementi connotanti, capaci di essere trattenuti in memoria. Nel corso del tempo si verifica un’evoluzione costante: a partire da un’impostazione più variata (come gli annunci a quattro colonne del 1952 e del 1953), si assiste all’uniformazione della composizione tipografica e all’utilizzo di icone ricorrenti – sebbene diversamente trattate, nella serie per i quotidiani del 1963 e in quella, con i componenti protagonisti, dell’anno prima - fino ad arrivare al rigore delle inserzioni a cinque colonne del 1964, di nuovo dedicate ai componenti della macchina da scrivere 65


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