Quotidiano - 13 Novembre 2011

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PRIMO PIANO Fatta l’Italia ora mancano gli italiani Dopo la proclamazione di Iorio da lunedì commissioni a lavoro per la nomina dei consiglieri regionali

CAMPOBASSO – Non basteranno le unghia delle mani ai 26 consiglieri regionali ancora non proclamati. L’attesa continua. Dalla settimana prossima – da domani – le commissioni elettorali provinciali di Campobasso ed Isernia torneranno a lavoro per redigere i verbali finali. Qualche ora, forse qualche giorno e anche l’assise sarà completata. Intanto l’ufficializ-

zazione dell’elezione del presidente sembra aver tolto un grosso peso sullo stomaco a tutti i molisani. Venticinque giorni, tra controlli, conteggi ed istanze, sono tanti. Quasi un mese sul filo del rasoio è un attentato alle coronarie un po’ di tutti. Tutti tranne il presidente della commissione regionale, Paolo Di Croce. Con tutta calma il consigliere della Corte d’Appello venerdì ha sciolto ogni riserva. “Che volete sapere”, ha chiesto ai giornalisti appostati fuori la porta dell’ufficio al secondo piano del palazzo di giustizia. “Chi è il presidente”, la risposta quasi corale. “ La commissione ha eletto a presidente

della giunta regionale della Regione Molise Iorio Angelo Michele”. Sereno, quasi la stanchezza e la pressione di telecamere e fotocamere, microfoni e taccuini non lo sfiorassero. Di Croce ha consegnato al Molise il verdetto che aspettava o meno, a seconda dello schieramento. Nulla più. Per i voti, per lo scarto, “datemi il tempo, devo controllare nel verbale”. Accanto a lui i colleghi commissari: “Per piacere non riprendeteci, noi non centriamo”. Poi i dati sono saltati fuori. 189mila 888 voti in totale: 88mila 811 per Iorio; 87mila 863 per Paolo di Laura Frattura. Per una differenza di 948 voti a vantaggio del neogovernatore.

Indiscrezioni confermate, dunque. Con il candidato del centrosinistra in recupero rispetto al primo scarto calcolato di 1.505 voti. Archiviata, dunque, la pratica presidenza. Qualora le cose non fossero chiare, infatti, al centrosinistra non resta che appellarsi al Tar ed avviare un ricorso, in piena regola, che sinora Frattura e compagni hanno evitato. Eppure i dubbi erano stati avanzati dalla coalizione. Eppure il centrosinistra aveva provveduto a comunicare alla presidenza della Repubblica la necessità che fosse la commissione regionale prendere in mano il gioco. E ciò perché fossero ricontati non solo i voti a verbale ma

anche “i tabellini degli scrutini” che “la commissione provinciale di Campobasso ha ritenuto opportuno verificare al contrario di quanto avvenuto ad Isernia”. E poi la richiesta di chiarimenti inoltrata da Antonio Di Pietro al ministro Maroni seguita dall’istanza presentata dal legale di Frattura (Salvatore Di Pardo) giovedì. Insomma azioni atte a “rallentare i lavori” – secondo il centrodestra – ma che non si sono mai tradotte in un ricorso formale. Riflessioni che, però, non interesseranno i 26 proclamandi che da domani staranno lì a rosicarsi anche le unghia dei piedi: quelle delle mani sono già belle e finite. Stefano Gallotta

“E’ finita la pagliacciata della sinistra” Di Giacomo bacchetta Frattura & Co. Poi lancia l’appello: “Rimbocchiamoci le maniche e a lavoro” CAMPOBASSO – Ulisse Di Giacomo non usa mezzi termini nel definire il comportamento del centrosinistra. “E’ finita la pagliacciata”, tuona il senatore Pdl. Quella che “la sinistra ha inscenato quotidianamente per ritardare il più possibile la proclamazione dei vincitori delle recenti elezioni regionali”. Finito il tempo della “campagna di scientifica disinformazione, di bugie, di diffamazione, di falsità, che non trova similitudini nella storia politica di questa Regione”. Coalizione opposta che “ha detto di tutto: che c’erano stati brogli (e bene faranno i presidenti di seggio se decideranno di portare in tribunale gli autori di questa diffamazione); che c’era stato un fantomatico ‘black out informatico’; qualche buontempone ha addirittura scritto di ‘scatoloni di schede elettorali rinvenute sotto un ponte’”. Non solo voci, però. “Hanno fatto di tutto – prosegue Di Giacomo -. Ripetuti ricorsi alle commissioni elettorali; appelli al ministro degli Interni e addirittura al presidente della Repubblica”. Azioni che “non sono servite a nulla: in un Paese democratico quale è il nostro, la sovranità popolare è stata ancora una volta rispettata”. Ora però “bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare”. Intanto gli auguri al nuovo governatore giungono dal comitato “Forza Miche’, il Molise è con te”. Anche qui si parla di “denigrazione personale e istituzionale che ha destabilizzato l’opinione pubbliche” avvenute, però, a mezzo web. “Noi – afferma il comitato - vogliamo ‘mettere in rete’ tutte quelle realtà della società civile che si riconoscono nell’area moderata e essere al fianco del nostro Presidente per sostenerlo in questa nuova sfida”.

La lunga strada verso casa Dalle prove tecniche delle regionali al sogno di una grande Federazione della Sinistra: Pdci e Rifondazione cercano l’unità, anche con Sel

Piccoli comunisti crescono. Finalmente, si vorrebbe aggiungere. Si afferma sempre più l’idea dell’unità tra i due partiti che condividono il simbolo della falce e del martello. La prova generale si è tenuta alle elezioni regionali, con un discreto successo: centrato l’obiettivo del posto in Consiglio, ora si va avanti, insieme. Non era solo un accordo elettorale ed all’incontro di ieri sera a Campobasso il segretario regionale del Pdci, Gianni Montesano, lo ha precisato. All’interno della discussione apertasi tra gli iscritti, l’analisi del voto - all’indomani della proclamazione del presidente della Regione, Michele Iorio - cede il passo ad un futuro prossimo fatto di riflessioni sul governo tecnico e propositi su una grande, molto grande Federazione della Sinistra. Talmente grande da comprendere anche Sel, per costituire un blocco unico, granitico, capace di ‘fare massa’ e reintrodurre dalla porta principale i valori portanti del lavoro, della legalità e soprattutto della giustizia sociale. Un tema, quest’ultimo, che rischia

l’estinzione nell’acceso dibattito in scena sul palcoscenico della politica nazionale. Un ‘no’ grande come una casa all’ipotesi del governo tecnico, che rischia di applicare meccanicamente i diktat delle banche centrali. “Serve un governo politico, per evitare che a pagare la crisi siano sempre i soliti. Per scongiurare il rischio delle pensioni a 67 anni, dei tagli agli stipendi o delle privatizzazioni. Bisogna introdurre subito la patrimoniale” – insiste Montesano. Certo, i Comunisti Italiani e Rifondazione non hanno rappresentanti in Parlamento, entrambi scalzati da una stagione infelice, dalla forza centrifuga di una deriva centrista che non ha lasciato loro scampo. Ora i tempi per un riscatto potrebbero essere maturi e la ritrovata compattezza gioverà non solo ai due partiti, ma anche al dibattito politico, che sembra in questi giorni più occupato a discutere su come far quadrare i conti, che a prospettare nuovi scenari che possano sostituire quello berlusconiano ormai al tramonto. Tpx


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