Noel Gallagher su Mojo - Intervista tradotta Settembre 2011

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Una settimana prima del suo matrimonio Noel Gallagher arriva al bar privato del Landmark Hotel di Londra. È abbronzato e in forma e in mano ha uno stereo portatile nuovo di zecca. “Sono andato da Selfridges e ho chiesto uno stereo. Il tizio mi ha guardato come se stessi chiedendo un componente obsoleto di una navicella aerospaziale”, dice, attaccando la spina del suo nuovo acquisto. “Ero lì per, sai, prendere due casse per mettere dentro un CD e far uscire musica. Alla fine il tizio mi ha detto: „CD? Abbiamo gli iPod‟. Che sta succedendo?”. Noel Gallagher se n‟è stato in disparte. Mentre Liam ha condotto la formazione composta da Gem Archer, Andy Bell e Chris Sharrock verso il rock‟n‟roll alla Small Faces da bar-room con i Beady Eye, il fratello maggiore se n‟è stato in studio di registrazione a Los Angeles e Londra per buona parte di quest‟ultimo anno, lavorando al suo primo album solista. Ora si prepara a parlare con Mojo dopo la sessione finale in studio. “Stanotte mi è venuto un riff da paura. Un mio amico mi ha detto: „Sono sicuro che questo è Supersonic‟. Dopo un po‟ ho pensato: „Oh, sì, è Supersonic. Era ora che io tornassi lì, amico‟ ”. Sono trapelate voci sui nuovi album di Noel. Si parla di un capolavoro psichedelico con gli Amorphus Androgynus, si dice che sia tornato alle sue radici mop-top con il cantante Scouse Miles Kane, si afferma che si tratta della sua migliore raccolta di canzoni dai tempi di Definitely Maybe, che è arrivato il momento della Jazz Odyssey di Noel Gallagher. 1


In realtà Gallagher ha lavorato soprattutto per conto proprio, forgiando un album che combina euforia da grande schermo con psichedelia e svolte inaspettate. Ha già pronto un album con gli Amorphus Androgynus, ma sarà pubblicato in un secondo momento. Noel Gallagher‟s High Flying Birds, nome dell‟album e della sua nuova formazione, un po‟ come Peter Green‟s Fleetwood Mac, segna l‟ultimo capitolo della carriera di un uomo che, qualsiasi cosa sia successa lungo la strada, rimane guidato da un insopprimibile ma semplice desiderio di scrivere canzoni. Per le prossime quattro ore Gallagher parla apertamente e con ponderatezza di tutto, dalle pressioni legate al fatto di intraprendere la carriera solista alle forze che sottotraccia hanno tenuto in piedi la sua alleanza con Liam, apparentemente destinata a durare per sempre. Esprime sgomento quando pensa all‟età delle trasformazioni istantanee, entusiasmo per la scoperta di musica nuova e un certo grado di apprensione nell‟emergere dal suo passato con gli Oasis, pronto ad affrontare una nuova sfida. Poco dopo ripariamo nell‟ufficio del management di Gallagher a Marleybone per ascoltare le canzoni che hanno dato forma alla sua vita (inserite nella compilation che alleghiamo al numero di questo mese) e Noel mostra grande eccitazione mentre ammira la genialità impressa in ognuno dei pezzi scelti e rievoca i ricordi che quelle canzoni gli fanno affiorare. Prima, rifocillati da tre cappuccini, interminabili bicchieri d‟acqua e molte risa, è il momento di parlare della sezione di fiati di New Orleans, del perché tutti a Los Angeles sono ricchi e di quella famigerata notte di Parigi dell‟agosto 2009. ********************************************************************************* Quando hai cominciato a scrivere questo album? Sono tornato dall’ultimo tour con gli Oasis. La mia compagna era incinta, abbiamo traslocato e per questo la maggior parte dell’anno è trascorsa senza far nulla in realtà. Poi a febbraio dell’anno scorso sono andato agli State Of The Ark studios nel Twickenham con Paul (Stacey, ndr), che in passato ha fatto l’ingegnere del suono per me. Il fratello gemello di Paul, Jeremy, che è identico a lui, è un batterista, quindi abbiamo messo giù un po’ di canzoni. Arrivati a fine anno stavo per andare a mixarlo con Dave Sardy (produttore degli ultimi due album degli Oasis, ndr) a Los Angeles, così gli ho mandato le canzoni e lui mi ha detto: “Bene. Devo vederti per parlare di questo”. Che significa? È salito su un areo ed è venuto a Londra e mi ha detto che erano tutte merdose. Tu come l’hai presa? Gli piacevano le canzoni, ma non la produzione e io in questo processo ho imparato che non dovrei autoprodurmi il materiale perché se qualcuno sta facendo una canzone mia sparando con un kazoo a mo’ di 2


innaffiatoio credo sia grandioso. Così andiamo a Los Angeles e penso: “Non c’è verso di poter fare meglio di quanto ho fatto in passato”. Alla fine quello che è ho fatto e fottutamente fantastico. Quindi abbiamo dovuto rifare ogni cosa e sono rimasto lì per un paio di mesi. Queste canzoni sono state scritte tutte durante il periodo con gli Oasis? Stop The Clocks è stata registrata in varie forme e non ha mai visto la luce. Alcune sono state scritte durante l’ultimo tour, quando per “sentirle” tiravo fuori la chitarra acustica e le strimpellavo dopo i soundcheck, perché in quel modo suoni come Gesù in una grande arena. Un anno dopo qualcuno viene da me e mi dice: ‘Hai fatto una canzone che si chiama If i Had A Gun?. E io: ‘Sì … perché?’. Non ce n’era neanche un demo. Poi, scopri scopri, alcuni ragazzi avevano registrato i soundcheck con i telefonini e avevano pubblicato il materiale su Internet. Io non ho un computer e sono completamente estraneo a tutte queste cose, quindi vado a controllare e scopro che ci sono ragazzi che su YouTube completano le mie canzoni e penso: “Coverizzano le mie canzoni prima ancora che io le abbia scritte? Devo tenere d’occhio queste merdate”. Hai scritto le canzoni in modo diverso rispetto a quando lo facevi con gli Oasis, sapendo che non avevi una band? Non penso mai a come una canzone la si possa paragonare ad un’altra finché trasmetto quello che provo a trasmettere. I cantanti pensano a quello che cantano. Io non sono un cantante. I chitarristi pensano a quello che suonano. Io non sono un chitarrista. I batteristi parlano sempre della batteria. Io sono un cantautore. Penso a tutto. Questo è in realtà il cambiamento più grande. Non devo dire a qualcun altro di cosa parla la canzone. In quel senso è più facile. Ma per altri versi dev’essere un processo diverso lavorare senza Liam. Con Liam la regola non scritta era che io facevo un demo e cantavo io. Se suonava grandioso, per lui era una bella lotta e se avevo io problemi a cantarlo sarebbe stato grandioso per Liam. Quanto all’ispirazione circa le parole, quella non è cambiata molto perché le parole prestano un servizio alla canzone. Questo non per dire che scrivo qualunque vecchia merdata del tipo “La torta è in cielo perché la mosca ha detto ciao (“The pie is in the sky because the fly said hi”, con la rima, ndr), anche se ammetto senza problemi che facevo di quelle cose quando mi facevo di brutto di droga. Gli Oasis hanno “catturato” quello che molta gente stava pensando, anche se non lo sapeva. Quello è Definitely Maybe. Ti trovi nelle stesse condizioni in cui si trova la gente che ascolta in disco. Io ho 25 anni, tu 25. Io sono al verde, tu sei al verde. Viviamo nella stessa città, passeggiamo per le stesse strade. 3


Quando invecchi le condizioni cambiano. Qualunque cosa provassi quando scrissi Cigarettes & Alcohol e Rock’n’Roll Star, lo stavano pensando anche gli altri. Ed era: Fanculo. La vita è una merda. Ma finché splende il sole e possiamo uscire di sabato, chi se ne importa? Scrivere canzoni diventa più difficile quando la vita diventa più facile? Sì, perché non posso più scrivere canzoni sulla mia vita reale. Ho provato a farlo con Be Here Now ed era

tutto champagne e supermodelle, e chi è che vuole stare a sentire queste cose quando sta andando a lavoro? Quello di cui mi sono reso conto, solo recentemente, è che puoi ancora scrivere di emozioni, perché sono le stesse per ogni uomo e donna. Amore, speranza, disperazione, malinconia, appartenenza e non appartenenza … è sempre la stessa cosa e non va mai via. Se potessi scrivere un altro Definitely Maybe, porca troia amico, lo farei. Ma tutte queste cose sono solo momenti fugaci. Li afferri e sono già andati via. È quello che chiamo “quella cosa”. E se sei ‘acceso’ riesci sempre a trovarla, puntualmente. Com’è stato lasciare gli Oasis? E cosa sono gli High Flyng Birds? Sono un collettivo più che una band. Chiunque può aggregarsi e chiunque può lasciarli. Me ne stavo a letto la notte prima di formare la band. Ho detto a mia moglie: “Sento questo, che devo andare a trovare cinque alter persone. Non conoscerò le loro mogli o fidanzate o i loro amici e devo condividere un tour bus con loro. È come smettere con le droghe e passare ad una nuova cerchia di amici. Sono stato in una band con un grande frontman e io ero un grande chitarrista e seconda voce che cinguettava le battutine. Era perfetto. Questa è una grande rottura di palle. Ma mi sto abituando all’idea.

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Hai fatto capire che ci sarebbe stata una nuova direzione quando hai fatto fare al duo di DJ Amorphus Androgynus il remix dell’ultimo singolo degli Oasis, Falling Down, da cui i due hanno tirato fuori un’epica versione di 22 minuti rimpiazzando la tua voce con quella di Alisha Sufit dei Magic Carpets, gli hippies anni ’70. Ero in volo verso Los Angeles, leggevo Mojo quando vidi una pubblicità di una compilation intitolata A Monstrous Psychedelic Bubble Exploding In Your Mind. Be, mi piace. E la musica era incredibile. Così ho chiamato Gaz Cobain degli Amorphus Androgynus, che non avevo mai incontrato e con cui non avevo mai avuto alcun contatto, quindi non c’è modo che potesse sapere che a chiamare fossi io. “Parla Gaz?” (fa una voce sussurrante e misteriosa, ndr). “Sì?”. “È Noel Gallagher”. “Ah, ti aspettavo”. E io: “Davvero?”. E lui dice: “Sì, sì … ti ho visto”. Quando dice che sta fermo agli incroci psichedelici non scherza.

Gli Amorphus Androgynus o altri artisti hanno lavorato all’album? Miles Kane ha suonato alla fine di una delle canzoni, ma, purtroppo per il giovane Miles, Dave Sardy ha avuto la sensazione che la cosa non baciava sufficientemente il cielo. Stavo quasi per disdire tutto quando il primo giorno Gaz mi ha fatto suonare la stessa linea di chitarra per cinque ore e 10 minuti. Continuava a dire cose tipo: “Suonalo come se fosse un’arancia. Suonalo affumicato”. “Che diavolo significa?”. “Sai cosa significa”. Ti posso assicurare che non lo so. Vengo dal Nord. Alla 27esima prova siamo quasi venuti alle mani. Non ti vedeva come il capo? Per niente. E se io proponevo qualcosa lui diceva: “Non sono tanto fatto per le idee delle altre persone”. C’era una salutare mancanza di rispetto per la mio modo di comporre le canzoni. Gli suonavo qualcosa e mi diceva: “Va bene, ma non sarebbe fantastica se prendessimo un gruppo di persone di una tribù africana e facessimo loro suonare la canzone attraverso un bollitore elettrico in preda agli acidi?”. Ok, ma non è il primo singolo. E un’altra cosa. Non mi era concesso di parlare con Brian. Io telefonavo e facevo: “Posso parlare con Brian?”. E Gaz replicava. “No. Nessuno parla con Brian”. Non mi era concesso neanche di parlargli in studio. Il risultato è un album che è jazz pesante, avant garde, pop e la maggior parte di esso è stata scritta in studio, che è qualcosa che non faccio mai. È un pezzo di accompagnamento all’album High Flying Birds, ma un progetto completamente separato. Dobbiamo sentire queste canzoni alle quali hai lavorato. Bene. **********************************************************************************

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Tirato un lungo sospiro, Noel si alza velocemente dalla sedia e preme il tasto play del suo stereo. Il ritmo della banda marciante di People Who Will Be (The Death Of You And Me) entra in azione, ad alto volume. Ed è molto lontano dagli Oasis. C‟è il tocco britannico anni ‟60 che assoceresti a Noel Gallagher, ma è qualcosa di completamente diverso. Un tocco lamentoso, jazz d‟epoca. È una canzone notevole, che trasmette inesorabilmente un‟aria di celebrazione e un‟indescrivibile tristezza. Come si sente Noel mentre ascolta per la prima volta queste canzoni di fronte ad uno sconosciuto? Difficile dirlo. Un piede riposa su un ginocchio e scende di nuovo. Un desert boot dà un colpetto furtivo. A parte quello è impassibile mentre guarda fuori dalla finestra. ********************************************************************************** Wow, non è Oasis, no? No, ma non so cosa fossero gli Oasis. La gente pensa che fosse una decisione consapevole dire: “Bene, vado a fare qualcosa di diverso”. Ma questo è solo quello che è venuto fuori. È la mia canzone preferita del disco perché quando entrano i fiati sei a New Orleans. C’è un che di molto triste. È quello il tema dell’album ed è così che scrivevo le canzoni: per trovare la malinconia nella felicità. Some Might Say è una canzone che ti tira su, ma ascolta le parole. È l’irlandese che c’è in me. C’è molta speranza, molta malinconia. Non sto criticando nulla degli Oasis perché lì ero io al comando, ma c’era sempre la domanda: Come suonerà questo a Wembley con 70.000 persone che ragliano divertendosi un mondo? Ora non mi interessa renderla al meglio dal vivo perché forse non la canterò mai più dal vivo. Suona molto britannico, nonostante l’influenza di New Orleans. “Riesco a sentire le nuvole della tempesta che mi assorbono l’anima” è un verso con cui i britannici possono identificarsi. È quella sensazione che per quanto le cose possano andare bene tu sai sempre che un po’ di quelle cose saranno una merda. Gli americani possono essere gente professionale e costituita in rigide corporazioni ed è per quello che sono tutti così ricchi sfondati: tutti a Los Angeles hanno il loro studio. In Inghilterra siamo un po’ più “Vaffanculo, lo farò. Non importa se piove. Porta fuori la mazza da cricket”. Mi piace il verso ala fine: “Vedo un altro giorno nuovo albeggiare. Stava salendo su di me con la mia condizione di mortale”. Sì, è un nuovo giorno, ma sono invecchiato di un altro giorno. Non sono uno che si suona da solo la fanfara celebrandosi i testi, ma quello l’ho apprezzato abbastanza. Passiamo a If I Had A Gun. Una ballata emozionante, ci sono tracce di Wonderwall, quella sensazione che si prova nel muovere le braccia stando tutti insieme e quei versi di ode all‟amata/o: “Se avessi il tempo 6


fermerei il mondo e ti farei mia / E ogni giorno sarebbe lo stesso per te”. Sono punture di affetto con cui la gente andrà a nozze e vorrà anche essere sepolta. Questa è molto più simil-Oasis. Quando l’ho suonata alla gente tutti hanno detto la stessa cosa: suona come se ci fosse sempre stata. Suoni DO minore - FA un miliardo di volte e poi un giorno è come se fosse la prima volta che lo suoni. ************************************ La terza canzone è What A Life!. Ora siamo in tutt‟altro luogo. E il luogo – non v‟è altro modo di descriverlo – è la discoteca. What A Life! Ha un suono martellante di pianoforte che ricorda la musica house dei primi tempi e il ritmo da sballo alcolico che ti prende sotto la palla di lustrini della discoteca. C‟è anche un acid rock avvolgente, con chitarre che strillano e wuu-huu in stile Sympathy For The Devil. ************************************ Non me l’aspettavo. Neanch’io. Dopo averla registrata sono andato in ufficio e ho detto al mio manager: “Ho appena scritto un pezzo da discoteca. Mi sento piuttosto sporco”. Ho quasi 45 anni e non sono proprio un discotecaro, ma la canzone porta con sé una vibrazione, non importa cosa sia. Ora la amo. Andando a fare il solista, provando cose nuove, come eviti la paura? (Noel fa un lungo e lento sospiro, va all’indietro sulla sedia e fissa il soffitto). Credo che ci si debba mettere alle spalle quello che si è fatto in precedenza. Questi non sono gli Oasis. In una canzone ho un tizio che suona la sega, in un’altra un tizio che suona bicchieri di vino. Ti trovi ben assestato in una band che, devo dire, ho amato fottutamente, un gruppo grandioso, ma non me ne sto seduto qui a pensare: “Wow, prenderò un solo bus”. Ho cominciato come roadie. Abbiamo sgobbato per tre anni prima di farcela. Non sto dicendo che rimarrò da Travelodges, ma non mi preoccupa il fatto di cominciare di nuovo. Credi che gli Oasis siano andati il più lontano che potessero andare? Ero ad un party l’estate scorsa e c’era Richard Ashcroft. Mi ha detto: “Mi dispiace per quello che ho sentito sulla band, amico. Spero sia un sollievo, però”. E sai che ti dico? Non lo è. È una cazzo di rottura di palle per 7


me. Devo ricominciare ora, a quasi 45 anni. Vado a trovare un gruppo di ragazzini in jeans attillati per poi finire per somigliare a Bryan Ferry? E non conosco molti 44enni come me. Normalmente sono pelati e un po’ grassi. Così ho detto a Richard: “Ora sono proprio in un sandwich di merda. Sentivo che avevamo ancora molto da dare”. Ma credo che ora, guardandomi indietro, succedeva molta merda dietro le quinte e ad un certo punto doveva pure finire. Mi dispiace, però, che sia finita in un prefabbricato in un festival a Parigi, quando ci sono 40.000 persone che aspettano te. Se potessi portare indietro l’orologio me ne sarei andato a fare una passeggiata, avrei fatto il concerto e l’altro che ci rimaneva, mi sarei preso una settimana libera, avrei valutato il da farsi e poi l’avrei fottutamente fatto. Ma siamo ragazzi irlandesi. Quando scende la foschia rossa ucciderai qualche stronzo. Cos’è veramente successo? (Dopo una pausa) Tutto è cominciato tre mesi prima del tour. Siamo in questo hotel dopo il matrimonio di un amico e finisce che rimaniamo io, Liam, nostro fratello maggiore, Paul, e le nostre tre mogli e fidanzate in una stanza alle sei del mattino. Io comincio a sparlare e Liam dice, in tono molto serio, che alla fine del tour lui lascerà. C’è stato un po’ di kung fu. Lo avevo sentito mille volte prima, ma il giorno dopo mi sono svegliato e ho pensato: “Se lo fa, bene”. È iniziato il tour ed è andato tutto bene, ma poi è iniziata quella cazzo di cosa dell’abbigliamento (la linea Pretty Green fondata e condotta da Liam, ndr) e lui voleva sponsorizzarla nel programma del tour. Io ho detto di no. “Perché no?”. Se la Coca Cola vuole sponsorizzare noi diciamo: “Quanto?” Se vuoi sponsorizzare i tuoi parka nel programma del tour degli Oasis, quanto mi paghi?”. Lui si è infuriato. Da allora in poi mi alzavo la mattina e la nostra segreteria telefonica aveva strani messaggi lasciati da lui nel cuore della notte. È iniziata come una cosa offensiva, poi strana, poi da far accapponare la pelle. Abbiamo cambiato numero. Il giorno dopo entravo e gli dicevo: “Di che cosa parlavi?”. E lui diceva: “Non so di cosa stai parlando”. Quando abbiamo cambiato numero ha iniziato a lasciare messaggi sul telefono della mia compagna. Lei si svegliava la mattina e c’erano cose come: “Di’ al tuo cazzo di fidanzato …”. Era una cosa folle. Ho pensato: “Arriva alla fine del tour, lui annuncerà che se ne va e io sono fuori di qui”. Poi lui ha deciso di non presentarsi al V Festival. È così che funziona il cervello di Liam. Abbiamo subito un casino di fuoco incrociato dei giornali e lui abbocca. E nella sua testa io sono il burattinaio di tutti i media. Così quando andiamo a Parigi mi dice: “Tu dirai a – inserisci il nome di qualunque stronzo – che quando lo vedo gli spacco la faccia”. Le parole erano scambiate. C’era gente tra noi. È uscito dal camerino. E poi, qui non sto scherzando, mi ha lanciato una prugna. Si è spiaccicata contro il muro. E io ero lì in piedi a pensare: “Per favore, fa’ che non sia questa la fine”. Una prugna. Cosa che gli fa onore, è andato nel suo camerino ed è tornato con una chitarra, che mi ha lanciato verso la testa. Almeno non era un mango. 8


Non era un mango, era una chitarra. E devo dire che non vado fiero di questo, ma mi avrebbe potuto strappare la faccia quindi l’avrei potuta sfasciare in mille pezzi. Andy Bell si legava le scarpe come se non stesse succedendo nulla, così gli ho detto: “Bene, puoi andartene a fanculo anche tu se non ti interessa dire nulla mentre attorno a te si scatena la fine”. Stava letteralmente contando quante scarpe aveva. Ho detto: “Vaffanculo, vaffanculo e vaffanculo. Sono fuori di qui”. Sono andato in macchina, sono tornato all’hotel, ho chiamato il manager e gli ho detto: “Io dico basta”. E si è scatenato l’inferno. Cosa provi ora rispetto a quella cosa? (Respiro profondo) Rimpiango di non aver fatto il concerto. Mi manca Gem, che ha un cuore d’oro ed è un musicista eccezionale, e mi manca Chris Sharrock. Non do la colpa a nessuno in particolare. Perché Liam si comporta come si comporta? Forse in una certa misura dò la colpa ad Andy e Gem per non aver detto nulla, ma forse comunque nessuno di noi avrebbe ascoltato. Sei in contatto con loro? Sono in contatto con Gem e Chris e sembra che tutto si sia sistemato e calmato. E alla fine è incredibile come ci fidassimo così poco l’uno dell’altro. C’era sempre questa cosa: se non fosse per Noel gli altri quattro non esisterebbero. Ma sono lì a fare la loro cosa e la stanno facendo bene. E l’altro lato è: se non fosse per Liam quelle canzoni suonerebbero come il nulla. Stiamo per scoprire se è vero. Che opinione hai dei Beady Eye? Se dico che sono merda la gente dirà che lo sto dicendo solo perché c’è Liam. Se dico che sono fantastici la gente dice la stessa cosa. Non ho un’opinione su di loro. Onestamente non ho sentito l’album, ma lì ho visti alla tele. E va dato atto, amico, che stanno facendo le cose. Spero che quando uscirà il mio disco la gente non paragoni i due album perché sono cose completamente diverse. Loro sono in quella cosa rock’n’roll ed è grandioso. Liam dice che non gli piacciono le cose non convenzionali, strane, quindi non è sorprendente che stiano facendo quello che stanno facendo. Ho sempre pensato: “Porca troia, a me piace quel po’ di merda strana e non convenzionale”. Quindi spero che la gente non ci metta a confronto. Loro sono, per loro stessa ammissione, una rock’n’roll band. Io sono un cantautore. ************************************************************************************ In chiusura abbiamo chiesto a Noel di indicarci i suoi libri preferiti. Ecco la sua selezione: ELVIS AND THE MEMPHIS MAFIA Allana Nash, Billy Smith, Marty Laker and Lamar Fike "Viene fuori dagli amici d’infanzia di Elvis, che si siedono ad un tavolo e rievocano tutto, dai tempi della scuola a Memphis all’epoca in cui Elvis che canta ancora nei piazzali delle fiere, fino agli anni di Las Vegas e sino alla sua morte. Aveva uno scimpanzè come animale domestico. Lo allenavano ad alzare la gonna alle 9


ragazze. Poi Elvis si stufò dello scimpanzè e lo misero fuori in gabbia. L’animale morì ghiacciato". AGENT ZIGZAG Ben Macintrye "Eddie Chapman è un imbroglione di bassa lega nella Londra degli anni ’30, va a Jersey a rapinare un hotel, viene catturato e viene sbattuto in gattabuia proprio mentre c’è l’invasione nazista. I nazisti scoprono che questo tizio è un esperto di esplosivi, quindi lo gli affidano la missione di far esplodere un’industria inglese. Alla fine diventa un doppio agente e torna in Germania, cena ai tavoli dei massimi esponenti nazist, ed è solo uno spalamerda di South London. Mi piacciono i libri di quel periodo. Erano solo 50, 60 anni fa e c’era una guerra in corso". LIFE Keith Richards "Non ho mai avuto il mito di Keith Richards. D’accordo, ha fatto un po’ di cose e ha scritto un po’ di canzoni. È quello che facciamo noi, siamo fottute rock star. Ma devo dire che dopo aver letto questo libro, che grande tipo! La sua visione della musica è incredibile. Come possa essere capace di ricordarsi metà delle figate è una cosa che non capisco, ma è proprio salito nella mia considerazione. Non mi piace il modo in cui se la prende sempre con Mick Jagger, però. La gente attacca Jagger e non so perché, dal momento che è un grande. Guarda il testo di Sympathy For The Devil. È una figata potente". ONE MINUTE TO MIDNIGHT MICHAEL DOBBS "È una testimonianza ora per ora delle 48 ore che conducono alla crisi missilistica cubana ed è sbalorditiva. A mezzanotte la guerra nucleare stava per cominciare. Kennedy si svegliò il mattino dopo e si accorse che dalla parte russa c’erano anche brave persone. L’esercito stava spingendo Kennedy in Guerra e lo stesso valeva anche per Krusciov. E stava quasi per succedere". SHAKEY Jimmy McDonough "In questo libro c’è una frase che mi ha cambiato la vita. Gli viene chiesto perché è stato nei Buffalo Springfield, nei Crazy Horse e in tutte queste band e lui risponde: ‘Nessuna band è sufficientemente grande da poter contenere quello che ho io’. Quando lo lessi avvertii la stessa sensazione. Negli ultimi anni con gli 10


Oasis scrivevo solo metà degli album, quindi ho fatto uscire 15 canzoni in 10 anni. Devo aver scritto 60 canzoni all’anno. Continuavo a rileggere quella citazione. C’è questo tizio che fa qualunque cosa vuole. Nessuno sarà mai come Neil Young”. Intervista: Will Hodgkinson per Mojo, settembre 2011 Foto: Jill Furmanovsky traduzione by frjdoasis3 - oasisnotizie.blogspot.com

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