Estratto Rapporto Formedil 2016

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RAPPORTO

FORMEDIL 2016

Ritorno alla formazione Per un nuovo welfare di settore a misura di lavoratori e imprese. Il ruolo della formazione.



RAPPORTO

FORMEDIL 2016

Ritorno alla formazione Per un nuovo welfare di settore a misura di lavoratori e imprese. Il ruolo della formazione.


CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE FORMEDIL Presidente Vicepresidente

Invitati:

COLLEGIO SINDACI REVISORI Presidente Gianluca Puliga

Massimo Calzoni Francesco Sannino Manola Cavallini Romano Baldo Franco Gullo Enzo Pelle Giuseppe Moscuzza Beatrice Sassi Antonio Mazza Piero Petrucco Giovanni Brancatisano Maurizio Aluffi Antonio Amato Viviana Stefanini

ANCE FENEAL UIL FILLEA CGIL FILLEA CGIL FENEAL UIL FILCA CISL FILCA CISL ANCE ANCE ANCE CNA COSTRUZIONI ANAEPA CONFARTIGIANATO FEDERLAVORO E SERVIZI CONFCOOPERATIVE CONFIMI ANIEM

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direzione Generale Politiche attive e Passive del Lavoro - Div. VI^ ex DGPOF Adriana Migliorelli ANCE Stefano Puecher Passavalli FENEAL-UIL/FILCA-CISL/FILLEA CGIL

Il Formedil è un Ente riconosciuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi della Legge 14 febbraio 1987 n. 40

Le Giornate Nazionali della Formazione Edile e il Rapporto Formedil sono stati realizzati con il patrocinio dell’INAIL

Il volume è stato curato da: Giovanni Carapella Lorenzo Bellicini Hanno collaborato: Germana Cristiano – FORMEDIL Tiziana Gugliandolo – FORMEDIL Claudia Levantesi – CRESME Antonella Linari – FORMEDIL Rossella Anna Martino - FORMEDIL Paola Reggio - CRESME Alla parte terza BDFC ha collaborato Claudio Cigarini – RES Edili Reggio Emilia Alla parte quarta BLEN.IT hanno collaborato Marco Golato – FORMEDIL e Maurizio Fanzini – C.S.E.Parma La parte quarta LE POLITICHE ATTIVE PER IL LAVORO è a cura del programma ACT di Italia Lavoro L’intervista al Presidente e Vice-Presidente FORMEDIL è di Alfredo Martini – Strategie e Comunicazione I dati riportati nella prima e seconda parte del rapporto sono stati forniti direttamente da ciascuna Scuola Edile. I dati riportati nella terza parte sono stati estrapolati dalla Banca Dati Formazione Costruzioni e forniti direttamente da ciascuna Scuola Edile. L’elaborazione dei dati è stata curata da CRESME Ricerche Spa. FORMEDIL - Roma formedil@formedil.it www.formedil.it www.blen.it www.16oremics.it

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INDICE

PRESENTAZIONE: PER UN NUOVO WELFARE A MISURA DI LAVORATORI E IMPRESE. IL RUOLO DELLA FORMAZIONE Intervista a Massimo Calzoni, Presidente Formedil e Francesco Sannino, Vicepresidente Formedil

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PARTE PRIMA: GLI SCENARI DI RIFERIMENTO

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1.

LA TRASFORMAZIONE DELL’AMBIENTE COSTRUITO Lorenzo Bellicini, CRESME

11

2.

RITORNO ALLA FORMAZIONE Giovanni Carapella, Formedil

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PARTE SECONDA: IL SISTEMA DELLE SCUOLE EDILI NEL 2015 - L’ATTIVITÀ FORMATIVA

37

1.

39 39

Gli enti scuola 1.1. L’articolazione territoriale

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PRESENTAZIONE

PER UN NUOVO WELFARE A MISURA DI LAVORATORI E IMPRESE. IL RUOLO DELLA FORMAZIONE. Intervista a Massimo Calzoni, Presidente Formedil e Francesco Sannino, Vicepresidente Formedil. Come ogni anno il Rapporto Formedil sulla formazione edile in Italia costituisce non soltanto un momento di riflessione finalizzato a comprendere quanto si è fatto, dove e come, ma in un’ottica più complessiva anche a mettere a fuoco quale ruolo e quali prospettive possa avere la formazione che fa capo alle parti sociali dell’edilizia. Una riflessione che oggi non può non riguardare l’intero Sistema Bilaterale delle Costruzioni (SBC). Si tratta di un’esigenza condivisa sia da parte datoriale che dalle rappresentanze dei lavoratori e che ha trovato un momento importante di confronto in occasione della Giornate nazionali della Bilateralità, tenutesi a Roma nel mese di luglio. Come si comprende la questione di una ridefinizione e di un rilancio della bilateralità non può prescindere da una valutazione dell’efficacia e dell’efficienza sul piano delle attività degli enti singolarmente e nel loro insieme. Il Rapporto fornisce una fotografia realistica delle potenzialità e dei risultati, così come mette in evidenza alcune criticità. Tutti elementi che vanno a confluire come “dati” utili alla riflessione delle parti sociali. Per questo motivo, l’introduzione che segue si caratterizza per la sua discontinuità assumendo la forma dell’intervista al presidente Massimo Calzoni e al vicepresidente Francesco Sannino, dove non i numeri sono l’oggetto principale, bensì valutazioni e idee, possibili linee guida per una ripartenza che tenga conto del profondo cambiamento che sta caratterizzando il mercato italiano delle costruzioni, così come lo stesso modo di produrre e quindi il cantiere. Ed è spesso proprio il cantiere l’ambito dove emergono con maggiore forza contraddizioni e novità che debbono trovare risposte che chiamano in causa sia il ruolo della rappresentanza che quello della formazione. “Siamo di fronte a un vero e proprio terremoto che ha caratterizzato profondamente il cantiere - sottolinea Massimo Calzoni, dove a guidare processi e a condizionare le relazioni oggi sono nuovi attori, sempre più forti e determinanti, come i produttori di materiali e chi propone e applica innovative soluzioni costruttive. A questo processo è strettamente connessa la problematica della grande varietà contrattuale che rende complessa e difficile la gestione nei cantieri. Siamo di fronte a uno scenario nel quale lo spazio delle imprese tradizionali si restringe. Per questo si deve guardare al cantiere e al suo funzionamento in modo nuovo che chiama in causa le stesse relazioni industriali. Il che vuol dire soprattutto superare la logica della guerra tra associazioni di rappresentanza e organizzazioni sindacali nella consapevolezza che se l'innovazione è oggi in mano ai produttori, agli installatori e ai manutentori allora non possiamo evitare di assumere un approccio inclusivo. C’è bisogno di un nuovo sistema di relazioni industriali fondato sul principio di fare del lavoro e dell’impresa leve importanti, anche per un cambiamento profondo del Paese. E’ in questo quadro che la Bilateralità si conferma un originale modello di

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partecipazione e un sistema dinamico di regolazione del confronto, che si concretizza nell’erogazione di una vasta gamma di servizi, prestazioni e progettazione condivisa. Un sistema il nostro che da anni promuove iniziative di riflessione che sono il frutto di pratiche concrete, di progetti e che da un paio di anni possono essere riassunte nello slogan “per un’edilizia sicura e sostenibile”. Uno slogan per l’edilizia del futuro che deve basarsi sulla qualità degli operatori, su una formazione continua, su regolarità, professionalità e correttezza da parte di tutti gli operatori. Condizioni che assumono oggi una rilevanza particolare di fronte alla tragedia del terremoto che ha colpito l’Italia centrale e che sono alla base della scelta fatta come Formedil di tenere le Giornate nazionali non a Roma bensì a Udine, in concomitanza con il quarantennale del terremoto che colpì il Friuli nel 1976. Come allora anche oggi le competenze giocano un ruolo fondamentale, così come la volontà ferrea di raggiungere l’obiettivo di una ricostruzione a misura delle persone e con soluzioni costruttive in grado di coniugare la nostra storia con nuove opportunità economiche e modelli abitativi rispondenti alle esigenze di oggi.” Aggiunge Francesco Sannino, “la bilateralità e il sistema che vi è stato costruito intorno costituiscono pilastri fondamentali su cui rilanciare l’edilizia. Ne sono del resto testimonianza le iniziative contro la crisi sviluppate in questi anni dalle Parti Sociali di filiera, frutto di scelte politiche lungimiranti che hanno impedito l’affermazione di un’idea di mercato con meno vincoli e meno tutele del lavoro. Nonostante le deludenti risposte da Governo e Parlamento nel favorire gli investimenti e la modernizzazione del Paese, l’originale esperienza sviluppatasi intorno agli Stati Generali delle Costruzioni, alle manifestazioni unitarie del settore con i caschetti colorati realizzate in giro per l’Italia, ai ‘manifesti’ per le regole e la qualità del costruire nel nostro Paese, così come il progetto sulla buona occupazione sono state un collante che ha impedito di lasciare il settore abbandonato a se stesso.” Ma da dove bisogna partire per restituire vigore e protagonismo al sistema bilaterale e alla formazione edile di questo sistema in particolare? Per il presidente Calzoni “si deve ripartire dalla condivisione di alcuni presupposti. Innanzitutto dal fatto che la nostra missione è di fornire servizi reali e concreti a lavoratori e a imprese, servizi e prestazioni riconoscibili e percepibili come utili. E ciò significa che dobbiamo perseguire l’obiettivo di assicurare livelli e tipologie di servizi omogenei su tutto il territorio nazionale, abbandonando le derive pericolose e negative dell'autoreferenzialità. I dati del Rapporto evidenziano diversità e incongruenza che non possiamo più permetterci. Ma, perché ciò avvenga, è necessario costruire e dotarsi di una carta dei servizi condivisa su base nazionale, con standard precisi e fondata su criteri oggettivi da tutti riconosciuti. A cui collegare una dotazione di strumenti quali banche dati e anagrafiche di sistema, che debbono essere uniche e a cui sia semplice accedere.” Per il vicepresidente Sannino “un ruolo importante il sistema bilaterale lo può svolgere nell’ambito della riforma del mercato del lavoro. L’introduzione del contratto di ricollocazione, e le risorse comunitarie legate 6

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al sistema di politiche attive per il lavoro possono fare di Blen.it lo strumento per offrire azioni utili a lavoratori e imprese coniugando formazione e politiche attive del lavoro. Il nostro sistema potrebbe candidarsi a operare liberamente nel mercato dei servizi a favore del mondo del lavoro, in quanto soggetto abilitato e quindi riconosciuto come struttura di intermediazione di manodopera che svolge anche formazione. Ma perché ciò avvenga in modo efficace è necessario superare le difficoltà che impediscono la realizzazione di un vero sistema degli enti paritetici attraverso la messa in rete territoriale delle banche dati per la gestione dell’attività della borsa lavoro. L’accordo per la gestione sperimentale dell’incontro tra domanda e offerta in base al D.Lgs. 150/2015 sottoscritto dalle Parti Sociali nel corso delle Giornate della Bilateralità 2016, rappresenta un altro passo nella direzione dell’attuazione di un processo che ha come obiettivo la realizzazione di un sistema in grado di sostenere la quantità e la qualità del lavoro a un sistema di tutele legato a un mondo in continua evoluzione. “ C’è condivisione piena da parte della presidenza Formedil sul fatto che ogni progetto di rilancio debba avere “due finalità: guardare all’interesse del Paese e al futuro delle nuove generazioni. Dal primo punto di vista significa porre al centro un efficiente ammodernamento del territorio, tenendo conto delle differenze ambientali, storiche e paesaggistiche. Perché costruire deve tornare ad essere un'attività nobile tornando a svolgere la nostra funzione sociale di creatori di nuova ricchezza e nuova occupazione. Dobbiamo poi operare nell'interesse dei giovani e delle future generazioni. Il che vuol dire non sprecare risorse e territorio, valorizzando la capacità di fare del nostro settore. Dobbiamo dare prospettive a saper riconoscere e garantire il valore del lavoro e delle competenze. L’auspicio è di poter costruire un grande patto dei corpi intermedi per orientare le politiche e gli investimenti pubblici a iniziative realmente utili. La sfida a cui è chiamata la bilateralità è quella di essere capace di rifondare un welfare di settore efficiente e a misura delle nuove esigenze di lavoratori e imprese.” (A cura di Alfredo Martini)

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PARTE PRIMA GLI SCENARI DI RIFERIMENTO

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO

LA TRASFORMAZIONE DELL’AMBIENTE COSTRUITO Lorenzo Bellicini – Direttore CRESME 1. L’avvio di un nuovo ciclo Nel 2016 il settore delle costruzioni secondo i dati dei principali osservatori economici sembra avere arrestato la sua caduta e avviato una nuova fase uscendo dalla recessione iniziata nel 2008. L’entità della ripresa, date le dimensioni della contrazione vissuta durante la crisi, è modesta, e permangono fattori di incertezza: con il raffreddamento per le attese della crescita economica, l’atteso rafforzamento nel 2017 e nel 2018 degli investimenti in costruzioni, per alcuni osservatori è, addirittura, messo a rischio. Per il Centro Studi di Confindustria nel 2017 la crescita sarebbe solo dello 0,6%, inferiore a quella già debole del 2016, mentre per ANCE vi è anche il rischio, che le cose possano prendere una via più negativa. Per altri osservatori, tra cui quello del CRESME, lo scenario delle costruzioni tende al miglioramento pur in un contesto complesso. INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI: PREVISIONI 2016-2016 (VARIAZIONI A VALORI DEFLAZIONATI) DATA STIMA

2016

2017

COMMISSIONE EUROPEA (2)

Maggio 2016

2,4

2,8

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE(1)

Aprile 2016

1,0

1,5

CONFINDUSTRIA (3)

Aprile 2016

0,7

0,6

CRESME (4)

Maggio 2015

1,8

2,1

ANCE (5)

Luglio 2015

0,3

-1,2/+1,1

(1) (2) (3) (4) (5)

MEF, Documento di economia e finanza 2016, Aprile 2016, p.2 European Commission, European economic forecast, May2016, 156 Confindustria, Scenari Economici. Risalita in cerca di slancio, Aprile 2016, p.9 CRESME, Italy, in Euroconstruct 81° Euroconstruct Cuìountry Report, June 2016, p.252 ANCE, Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, Luglio 2016, p.6

In ogni caso a trainare la ripresa sono, in questa fase iniziale: il comparto della riqualificazione del patrimonio esistente; la nuova stagione per le opere pubbliche – un po’ rallentata dall’avvio delle norme del nuovo codice ma con buone basi; l’edilizia non residenziale. Per avere qualche segnale dell’edilizia residenziale di nuova produzione bisognerà aspettare la fine del 2017 se non addirittura il 2018. Come si è recentemente scritto, il positivo quadro degli investimenti in opere pubbliche, è confermato dai documenti di finanza pubblica, dai bilanci annuali consolidati e dalle relazioni semestrali delle principali imprese pubbliche e private che gestiscono infrastrutture pubbliche o di pubblica utilità, nonché dai dati sugli appalti pubblici. E se dopo il 18 aprile 2016, si è registrata una frenata nei bandi di gara dei lavori tradizionali, se consideriamo anche i bandi di concessioni e servizi il quadro resta positivo anche per il 2016. Del resto gli investimenti di oggi hanno più a che fare con quanto successo nel passato e i dati non sono

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO negativi: secondo l’Osservatorio degli Appalti Pubblici di CRESME Europa Servizi, già nel 2014 gli importi a valori correnti dei lavori pubblici messi in gara sono stati pari 28,6 miliardi di euro, con un incremento del 55% rispetto al 2013. Nel 2015 la crescita è continuata toccando i 30,6 miliardi di euro, pari a un incremento del 6,9%. Si è così interrotta una fase di contrazione dei bandi di gara che era iniziata nel 2004 e proseguita sino al 2013, con le sole eccezioni del 2008 e del 2010. SERIE CICLICA DEGLI INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI DAL 1951 AL 2020 (MILIARDI DI EURO COSTANTI)

Fonte: CRESME

OO.PP.: BANDI DI GARA PUBBLICATI IN ITALIA (IMPORTI IN MILIONI DI EURO)

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

Valori assoluti Numero Importo 35.347 23.736 34.772 32.873 30.729 32.346 29.874 32.125 26.765 29.886 25.465 28.154 24.131 30.841 18.494 25.680 18.519 27.619 16.723 27.000 15.864 22.169 14.110 18.475 17.501 28.641 18.786 30.609

Fonte: CRESME Europa Servizi

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Variazione % Numero Importo 14,3 12,0 -1,9 38,5 -11,6 -1,6 -2,8 -0,7 -10,4 -7,0 -4,9 -5,8 -5,2 9,5 -23,4 -16,7 0,1 7,6 -9,7 -2,2 -5,1 -17,9 -11,1 -16,7 24,0 55,0 7,3 6,9


PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO Va detto che il sostegno alla ripresa degli investimenti arriva anche dalla Legge di Stabilità per il 2016, dalla soppressione del patto di Stabilità interno, che dovrebbe liberare gli investimenti degli Enti locali con bilanci virtuosi e dall’effetto delle misure europee per gli investimenti (CEF, Connecting Europe Facility; FEIS, Fondo Europeo per gli investimenti strategici del piano Juncker; FESR, Fondo europeo di sviluppo regionale). Certo sullo scenario tracciato resta qualche punto interrogativo sui tempi e sui comportamenti delle stazione appaltanti nel 2016, a seguito delle innovazioni contenute nel nuovo codice degli appalti, ma il quadro non si può dire negativo. Anche perché il dibattito in atto sembra oggi mostrare una ritrovata attenzione per il settore delle costruzioni: sia in termini di incentivi (sicurezza sismica, ricostruzione); sia in termini di una nuova stagione di interventi “sull’ambiente costruito”. OO.PP.: IL VALORE DELLA PRODUZIONE (IMPORTI IN MILIONI DI EURO)

Fonte: CRESME Europa Servizi

Naturalmente la moderata uscita dalla crisi e l’inizio di un nuovo ciclo non deve però far dimenticare da un lato l’eccezionale contrazione del valore della produzione vissuta dal settore - a valori costanti tra 2008 e 2015 si è perso il 35% del mercato-, e soprattutto il fatto che la crisi ha avviato un profondo processo di riconfigurazione che non potrà che accelerarsi con l’avvio della nuova fase. La ripresa “non mette a posto le cose”, accelera il cambiamento.

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO

1.2. La riconfigurazione del mercato: innovazione Affrontare il tema della riconfigurazione del mercato, come già altre volte sottolineato, vuol dire affrontare, da un lato, il nodo del ridimensionamento strutturale di alcune attività e la crescita di altre; dall’altro analizzare lo scenario del mutamento tecnologico che incide sui prodotti, sui processi e sui modelli di offerta. Nel 2015, secondo le stime del CRESME, il 72% del valore del mercato delle costruzioni in Italia è ormai prodotto dalla manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio esistente. La nuova edilizia residenziale è scesa in Italia a 14,6 miliardi di euro con un calo del 70% rispetto al picco precedente la crisi. L’attività di manutenzione e riqualificazione del patrimonio esistente interessa anche il comparto dell’edilizia residenziale pubblica e le opere del genio civile. Dei 32,9 miliardi di euro di investimenti nel settore pubblico nel 2015, 17,5 sono costituiti da opere di nuova realizzazione, mentre 15,4 miliardi, il 46,8%, sono di manutenzione straordinaria. L’importanza della riqualificazione del patrimonio esistente è il primo evidente elemento della riconfigurazione avvenuta nel mercato delle costruzioni. Ma non è il solo. Un insieme di nuove norme e direttive ha puntato negli ultimi anni a riconfigurare il settore delle costruzioni verso nuovi modelli operativi. L’Unione Europea riconosce al settore delle costruzioni tre importanti caratteri: da un lato il rilevante impatto economico e sociale che le costruzioni svolgono all’interno dell’economia europea; dall’altro il ruolo competitivo che il sistema dell’offerta europea delle costruzioni è in grado di giocare sul mercato globale; ma soprattutto considera rilevanti le potenzialità che la spinta evolutiva delle costruzioni può produrre sulla vita dei cittadini europei. Per queste ragioni l’Europa ha prodotto, e produce, una sistematica azione, condotta su vari piani, mirante al miglioramento della qualità nei processi e nei prodotti dell’edilizia. E l’attività di armonizzazione dei regolamenti e degli standard dei paesi aderenti all’Unione, che genera una rilevante dinamica innovativa sul piano normativo, è un primo ambito di innovazione che determina e ha determinato importanti processi di riconfigurazione. Inoltre il riconoscimento del grande impatto ambientale del settore delle costruzioni, ha portato da un lato a ridisegnare gli obiettivi di riduzione della CO2, raggiungibili attraverso l’efficientamento energetico e la riduzione dei consumi (sia nel processo realizzativo, sia nell’uso dei beni costruiti). Si tratta di una continua spinta delle normative e dei regolamenti verso un livello sempre più alto di qualità e sostenibilità in un progressivo processo di integrazione europeo che introduce nel settore una costante spinta verso l’ innovazione. Naturalmente il motore principale dell’innovazione resta l’innovazione tecnologica, l’evolvere di diversi modelli organizzativi, la crescita della produttività. Come è noto dalla letteratura l’innovazione può essere di prodotto o di processo, incrementale (progressiva) o radicale (scardinante), endogena o esogena. Le componenti dell’innovazione sono in sostanza varie e la storia è da sempre un continuo succedersi di innovazioni. Ma esistono anche fasi cicliche in cui le innovazioni assumono intensità rivoluzionarie. Sono molte oggi le analisi che sostengono l’ingresso in una nuova fase storica, un passaggio di epoca, l’inizio di una forte discontinuità tra un passato e un futuro: alcune analisi descrivono l’ingresso nella quarta rivoluzione industriale, che definiscono come l’epoca della cyber-fisica; altre analisi descrivono i caratteri di una seconda rivoluzione delle macchine dopo quella della seconda metà del ‘700. Il punto di svolta, come è già successo per la prima rivoluzione industriale viene da una accelerazione della produttività. “La Rivoluzione industriale ha inaugurato la prima età delle macchine dell’umanità, il primo periodo in cui il

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO nostro progresso è stato spinto in primis dall’innovazione tecnologica, il momento della trasformazione più radicale che il nostro mondo abbia mai conosciuto (…) E adesso arriva la seconda rivoluzione delle macchine. I computer e le altre innovazioni digitali stanno facendo per la nostra forza mentale, per la capacità di usare il nostro cervello affinché capisca e influenzi il nostro ambiente, quello che la macchina a vapore e i suoi epigoni fecero per la forza muscolare. Ci permettono di superare i precedenti limiti e ci portano in un territorio inesplorato”1. Information communication technology, digitalizzazione, robotica, stampanti 3d, nanotecnologie, domotica e internet delle cose ridisegnano materiali, componenti, processi dell’industria delle costruzioni, modificano i comportamenti e le organizzazioni, i luoghi del abitare e del lavoro, modificano lo spazio urbano. A ben vedere costruzioni e infrastrutture diventano sempre più sistemi di “macchine” e “impianti”. Lo sono già e lo diventeranno ancor più nello svilupparsi del settimo ciclo edilizio.

1.3. Macchine e impianti L’analisi della produzione di edifici e reti infrastrutturali fa emergere un carattere innovativo molto concreto e molto poco ‘futurista’: questo carattere è la crescita, misurata in termini occupazionali, delle attività afferenti alla tecnologia e all’impiantistica, rispetto al tradizionale mondo del “mattone e del cemento” (“brick and mortar”). Secondo l’Istat tra i censimenti del 1991 e del 2011 le imprese di installazioni impianti in Italia sono passate da 74.000 a 151.000; gli addetti di queste imprese sono cresciuti da 272.000 al 487.000, passando dall’impiegare il 20% degli addetti alle costruzioni nel 1991 al 30,4% nel 2011. Secondo i dati ASIA nel 2013, gli addetti alle installazioni impianti sono ancora saliti in percentuale, toccando il 34% degli addetti al settore delle costruzioni. Del resto il potenziale di mercato degli impianti, se mettiamo insieme la componente di innovazione tecnologica, la componente normativa e le dimensioni e i caratteri dello stock di impianti esistenti negli edifici e nelle infrastrutture, appare solido. Basterà ricordare – sempre secondo recenti analisi del CRESME che la dotazione impiantistica degli edifici residenziali in Italia consta di circa 19,5 milioni di impianti termici tra autonomi e centralizzati, senza considerare gli impianti che non riscaldano l’intera abitazione (camini, ecc.) e gli impianti mobili (stufe, convettori, ecc.); gli impianti per l’aria condizionata sono 17,7 milioni (considerando le unità motocondensanti); gli impianti per la produzione di acqua calda sanitaria sono quasi 12 milioni; gli impianti idraulici e idro-sanitari sono presenti nella quasi totalità delle abitazioni (si stima che solo 150.000 abitazioni ne siano prive, pari allo 0,5% del totale); anche gli impianti elettrici hanno una diffusione quasi totale con il 98,9% di presenza nelle abitazioni e il 96,3% con utenza attiva; gli impianti di sollevamento ammontano complessivamente a oltre 930 mila unità tra ascensori, montacarichi e scale mobili. Nel settore non residenziale, rispetto ad uno stock complessivo superiore ai 4,7 milioni di unità immobiliari, si rilevano 3,6 milioni di unità servite da impianti di riscaldamento e 2,4 milioni di unità con impianto di raffrescamento. Tra le unità immobiliari dotate di entrambe le funzioni (riscaldamento e raffrescamento), oltre 770 mila unità immobiliari possiedono un impianto che assolve ad entrambe le funzioni. 1

7 E. Brynjolfsoon, A.McAfee, La nuova rivoluzione delle macchine. Lavoro e prosperità nell’era della tecnologia trionfante; Milano 2015

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO Ma il peso degli impianti è rilevante anche all’interno del mercato delle opere pubbliche che noi associamo più naturalmente al cemento e al tondino. CRESME ha stimato che il mercato dei contratti pubblici che prevedono attività di installazione, manutenzione e gestione di impianti civili e industriali, ovvero i bandi di gara per la realizzazione di nuovi impianti e per la riqualificazione, manutenzione e gestione di impianti esistenti, nonché per la costruzione/riqualificazione, manutenzione e gestione di altre opere complete di impianti civili e industriali, tra il 2002 e il 2014, è rappresentato da 125.777 gare per un importo complessivo di oltre 205 miliardi. Rispetto all’intero mercato dei contratti per opere pubbliche rappresenta quote del 41% per numero e del 57% per importo2 Il 51% dei 205 miliardi messi in gara (circa 104 miliardi, pari al 29% del mercato delle opere pubbliche), riguarda bandi che prevedono, tra l’altro, la fornitura, il montaggio, la manutenzione o ristrutturazione di impianti interni agli edifici: impianti tecnologici di cui alle categorie SOA OG11, OS3, OS28 e OS30, ovvero impianti idrosanitari, di cucine e lavanderie, del gas ed antincendio, termici e di condizionamento del clima, interni elettrici, telefonici, radiotelefonici e televisivi nonché reti di trasmissione dati; impianti elettromeccanici trasportatori di cui alla categoria SOA OS4 (impianti trasportatori e di sollevamento, ascensori e scale mobili); impianti pneumatici e antintrusione di cui alla categoria SOA OS5. Gli impianti nelle gare per opere infrastrutturali rappresentano invece il 49% del valore delle opere messe in gara. Si tratta prevalentemente di impianti riconducibili alle categorie SOA OG6 (acquedotti, gasdotti, oleodotti e opere di irrigazione), OS22 (impianti di potabilizzazione e depurazione), OG10 (impianti per la trasformazione e la distribuzione dell’energia elettrica e impianti di pubblica illuminazione), OG9 (impianti per la produzione di energia elettrica) e OS14 (impianti di smaltimento e recupero degli edifici). Tra il 2002 e il 2014, la domanda pubblica media annua di interventi nel settore dell’impiantistica è rappresentata da 9.675 interventi per un importo complessivo di 15,8 miliardi.

1.4. Partenariato Pubblico e privato, Facility Management, Energy tecnology, gestione: la crescita dei servizi nelle costruzioni Il mercato delle costruzioni e quello delle infrastrutture sono poi cambiati nel corso degli anni non solo integrando sempre più gli impianti, ma allargandosi al mondo dei servizi introducendo il piano della gestione delle opere. In particolare l’analisi dei dati sulle opere pubbliche evidenzia come i contratti di Partenariato Pubblico Privato e i contratti di costruzione, manutenzione e gestione interamente finanziati con risorse pubbliche, che possiamo considerare “nuovi mercati” sono andati negli anni acquisendo spazio; mentre il mercato dei lavori “tradizionali”, ovvero quello degli appalti di sola esecuzione, ha perso importanti quote di mercato rispetto agli anni novanta e all’inizio degli anni 2000. I “nuovi mercati” nascono nei primi anni 2000 - con l’introduzione delle nuove procedure di affidamento dei lavori da parte della Legge 11 Novembre 1998 n. 415, cd. Legge Merloni-ter, prima e poi dal D.Lgs. 20 agosto 2002 n. 190 e dal D.Lgs. 12 Aprile 2006 n. 163, cd. “Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”- e tengono conto dell’esigenza di integrazione delle attività di costruzione e di fornitura di servizi, ovvero di tutte quelle attività che accompagnano l’intero ciclo di vita delle opere pubbliche: dalla progettazione, al finanziamento, alla costruzione, alla manutenzione e alla gestione dei servizi da prestare all'utenza. Si sono così affermati il partenariato pubblico e privato e in generale tutte le diverse tipologie di 2

CRESME, Il mercato dell’installazione impianti in Italia: 2015-2018. Primo Rapporto Congiunturale e Previsionale, Roma 2015

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO contratti che prevedono attività di “costruzione, manutenzione e gestione di edifici, impianti e infrastrutture”. MERCATO OPERE PUBBLICHE –BANDI DI GARA PER TIPO MERCATO, TIPO CONTRATTO E SISTEMA DI REALIZZAZIONE 2002-2014 E GENNAIO-OTTOBRE 2014 E 2015 - IMPORTI IN MILIONI DI EURO % totale Totale 2002 2014 20022012% 2014% 2002-2014 2014 Lavori tradizionali - A

20.466

16.145

251.734

86

56

70

Sola esecuzione (a)

18.318

11.584

180.546

77

40

50

Appalto Integrato

1.636

4.561

55.289

7

16

15

513

-

15.899

2

..

4

Lavori e servizi - B

1.819

3.095

53.731

8

11

15

Concessione di lavori

1.286

1.532

46.939

5

5

13

3

285

2.095

0

1

1

530

1.277

4.698

2

4

1

1.451

9.378

54.059

6

33

15

124

1.809

16.064

1

6

4

8

257

3.954

0

1

1

1.319

7.312

34.041

6

26

9

TOTALE

23.736

28.617

359.524

100

100

100

MERCATI TRADIZIONALI - A

20.466

16.145

251.734

86

56

70

MERCATI COMPLESSI - B+C

3.270

12.472

107.790

14

44

30

Contraente generale

Altro PPP Costruzione e gestione Servizi e Lavori - C Concessione di servizi Altro PPP Manutenzione e gestione

Fonte: CRESME Europa Servizi e Osservatorio Nazionale sul PPP (www.infoppp.it) (a) Comprese 6 gare della PCM per la fornitura, il trasporto ed il montaggio di Soluzioni Abitative in Emergenza ed i servizi ad esse connessi.

Dividendo i principali segmenti di mercato in due gruppi principali, che possiamo definire dei ”mercati complessi” e dei “mercati tradizionali”, nell’intero periodo 2002-2014 emerge con forza la crescita e l’affermazione dei mercati complessi che integrano le attività di progettazione ed esecuzione lavori con la manutenzione e gestione pluriennale delle opere realizzate; di contro i mercati tradizionali, e in particolare gli appalti di sola esecuzione, anche a causa della limitata disponibilità di risorse pubbliche, si contraggono fortemente. Nel 2002 i lavori “tradizionali” di sola esecuzione valevano l’86% dell’ammontare delle gare pubbliche messe in gara; nel 2014 questa percentuale è scesa al 56%. Va detto che a partire dalla seconda metà del 2013 e in particolare nel 2014 e nel 2015, prende avvio una nuova stagione per le opere pubbliche: si assiste a una ripresa grazie alla quale tornano a crescere anche gli appalti di sola esecuzione. Certo continuano a crescere le concessioni di servizi, crescono e assumono maggiori dimensioni gli appalti per la manutenzione e gestione dei patrimoni pubblici, mentre si dimezzano le concessioni di lavori e si restringono gli appalti integrati, e dal 2009 non si fa più ricorso agli affidamenti a contraente generale. Soprattutto a partire dal 2014 tornano a crescere anche le opere medie e piccole, dopo 12 anni di progressivo e costante calo; crescono anche le grandi opere di importo superiore a 50

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO milioni di euro. Scuole, uffici, sanità, ferrovie, illuminazione pubblica, reti gas e acqua, manutenzione, energia e impianti tecnologici sono i settori più dinamici del biennio 20014-2015. Una ampia parte della domanda di opere pubbliche, nonostante la ripresa della ‘sola esecuzione’ nel biennio 2014-2015, viene sempre più intercettata dal mondo dei servizi. “Gestione” diviene anche nel settore pubblico una delle parole chiave del mercato italiano delle costruzioni e delle infrastrutture. Anche considerando che PPP e “costruzione-manutenzione e gestione” sono ambiti di attività in cui sia i lavori sia i servizi sono integrati, è il mondo dei servizi che negli anni 2000 ha guadagnato più terreno. L’innovazione passa attraverso lo sviluppo del Facility Management, passa attraverso l’esternalizzazione dei servizi da soggetti pubblici verso soggetti privati specializzati. Si tratta di una attività assai ampia, nelle forme più avanzata integrata, che vede esternalizzare in forma integrata più servizi: a titolo esemplificativo, dal semplice bando per la costruzione e la gestione di un parcheggio di un museo al coordinamento integrato dei servizi che ruotano intorno alla gestione dello spazio espositivo, dai servizi di mobilità inerenti al collegamento con la rete dei trasporti locali fino ai servizi di ristoro, dalla vigilanza alla pulizia necessari alla funzione della struttura. E’ solo un esempio del cambiamento di pelle che sta caratterizzando il mercato degli appalti pubblici, avviando, attraverso l’esternalizzazione in outsourcing, realizzazione e gestione non solo di singoli servizi o infrastrutture, ma di progetti complessi e integrati tra loro che mettono insieme, in un’unica gara, attività di costruzione o manutenzione e altri servizi. Per avere una idea dello sviluppo di questo mercato basterà ricordare che dal 2007, primo anno di cui si conoscono i dati, al 2014 il mercato dell’esternalizzazione dei servizi FM pubblico in Italia, considerando l’insieme dei servizi integrati e non messi in gara, è passato da 24,3 miliardi di euro a 43,8. Nel pieno della crisi questo mercato è raddoppiato. I BANDI DI GARA PER CONTRATTI DI LAVORI E SERVIZI 2007-2014 A CONFRONTO

Fonte: CRESME Europa Servizi, su dati Osservatorio Nazionale del Facility Management

Certo molto di questo mercato è ancor fatto di singole opere esternalizzate, attraverso attività di monoservizio, solo una parte è attività multiservizio, e quindi vero Facility Management. Ma il punto che si vuole sottolineare è il seguente: il FM nasce dal fatto che la qualità di un prodotto-servizio è ormai generalmente 18

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO intesa come la piena soddisfazione del livello di richieste esplicitato dai clienti, soddisfatte nel minore tempo e costo possibile, attraverso il coordinamento e il controllo della qualità dei processi, esteso e integrato a tutta la filiera degli attori coinvolti. I servizi, comprendendo in essi anche la produzione e gestione dei beni, sono definiti di “qualità” se il loro è processo continuo di miglioramento delle perfomance è basato su strumenti trasparenti di valutazione dell’efficacia. Il modello è ciclico e si considera il continuo passaggio dalle esigenze ai risultati, attraverso la specificazione contrattuale delle prestazioni, terminando con la fase di monitoraggio e di valutazione dei servizi stessi. La richiesta dei servizi all’industria edilizia e a quella delle opere del genio civile sta ormai estendendosi dalla semplice costruzione dell’edificio, all’intero ciclo di vita dell’immobile. Pertanto, centrale diviene l’attenzione posta alle fasi di ideazione, progettazione, verifica e valutazione dei prodotti-servizi effettuati e in quelle nelle quali si è in diretto contatto con il cliente finale. Un aspetto rilevante della riflessione, sulla quale le esperienze italiane mostrano qualche criticità, ha a che fare con l’evoluzione del concetto di costo del prodotto-servizio. Nel corso del tempo il concetto di definizione di “costo” è mutato nel più ampio concetto di “capacità di produrre valore aggiunto”, per misurare il quale, o meglio per monitorare i processi di miglioramento di tale capacità, nel corso degli anni sono state elaborate teorie e modelli manageriali che si sono sempre più affinate e sviluppate. In Italia, tali innovazioni metodologiche e culturali sono arrivate con molto ritardo: la contabilità dei costi per la previsione delle performance d’impresa era già stata teorizzata negli anni ’50 e lo studio delle dinamiche dei costi e la loro pianificazione era stata sviluppata negli anni ’60; mentre la modellizzazione dei costi lo fu negli anni ’70 e addirittura negli anni ’80 fu studiato il modello per la determinazione dei costi del ciclo di vita del prodotto; seguito poi dall’analisi del valore nel 1985 e dall’esplosione del Facility Management alla fine degli anni ‘80. Si può sostenere che nel nostro Paese, la valutazione del costo complessivo degli immobili nel loro completo ciclo di vita, non sia ancora presente in modo strutturato. Solo a partire dalla metà degli anni ’90 (con un decennio ed oltre di ritardo rispetto agli altri paesi sviluppati) il FM è entrato anche nel mercato italiano, divenendo patrimonio comune, modello di comportamento, iniziativa imprenditoriale, mercato e ancora debole disciplina di insegnamento nelle università. L’ottimizzazione della gestione delle facilities è divenuta uno dei fattori di successo per l’incremento della competitività sui mercati da parte delle imprese e per questo motivo è oggetto d’interesse a partire da quegli anni. Le performance raggiunte su questo piano, pur con la rilevante crescita di mercato vissuta, sembrano ancora ricche di criticità proprio nella misurazione dei risultati finali.

1.5. Innovazione tecnologica, digitalizzazione: “smart city” Come abbiamo accennato, il miglioramento esponenziale nell’utilizzo dei computer, le enormi quantità di dati digitalizzate, lo sviluppo di “innovazione ricombinante” – “il vero compito degli innovatori non consiste tanto nel saltar fuori con qualcosa di nuovo e importante quanto invece nel saper ricombinare le cose che esistono”- insieme allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, alle nanotecnologie, alla nuova robotica, alle biotecnologie e alla rete digitale comune che consente quella che viene generalmente definita “connessione globale”, determinano uno scenario innovativo rivoluzionario, e modificano radicalmente il quadro evolutivo della produttività e dei processi produttivi. Sono processi che stanno avendo e avranno ancor di più nei prossimi anni un impatto sorprendente per le costruzioni, ma che stanno ridefinendo le stesse modalità di funzionamento delle città, delle reti, dei

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO territori: da un lato digitalizzazione e nuove potenzialità di gestione dati determinano innovativi contenuti di funzionalità, efficienza e qualità che hanno già alimentano la teoria della “smart city” ; dall’altro nuove tecnologie consentono importanti forme di risparmio nell’erogazione dei servizi e nella gestione dell’ambiente costruito e ridisegnano gli scenari economici sulla base di nuove opportunità di investimento. Un esempio che fa capire quello che sta succedendo può essere l’illuminazione pubblica. Apparentemente un prodotto semplice, che oggi vive una radicale trasformazione. Infatti sulla base delle tecnologie esistenti e delle esperienze che si stanno maturando, i terminali di illuminazione pubblica (così come quelli semaforici o altri vari terminali), attraverso un processo di valorizzazione tecnologica dell’infrastruttura, diventano strumenti di connessione, controllo e facilitazione, in sostanza infrastruttura capillare di un progetto innovativo che trasforma “i punti luce” in sistema informativo diffuso in grado di erogare più servizi: dal punto di vista della sicurezza e della mobilità con videocamere in grado di monitorare il territorio (telecontrollo); dal punto di vista della mobilità integrando i punti luce con sensori per il traffico automobilistico, ciclabile e pedonale (telerilevazione); dal punto di vista dell’ambiente attraverso sensori di misurazione della qualità dell’aria. Ma le potenzialità già oggi sul mercato si allargano ancora alla telegestione georeferenziata dei parchimetri, alla telegestione georeferenziata dello svuotamento puntuale dei cassonetti rifiuti, allo sviluppo di servizi di richiesta soccorso georeferenziati, allo sviluppo di servizi di alimentazione ed erogazione di ricarica per veicoli elettrici; allo sviluppo di servizi di alimentazione e erogazione di ricariche per i cellulari, abbinabili a totem con servizi di advertising; allo sviluppo di servizi georeferenziati di telemedicina, di servizi di alimentazione e telegestione georeferenziata di stazioni con defibrillatore, ecc. In sostanza, grazie alle nuove tecnologie, “i punti luce” si trasformano in nodi di una rete che alla fine consente di cablare la città, integrata con soluzioni di fibra ottica o cloud wi-fi, garantendo la funzionalità della copertura di molti servizi. L’elemento determinante che rende questa situazione particolarmente interessante, riguarda le risorse necessarie a sostenere l’investimento tecnologico dell’up grade dei punti luce e degli altri terminali sul territorio: - In primo luogo le nuove tecnologie LED e i modulatori di intensità consentono rilevantissimi risparmi energetici e manutentivi e giustificano, economicamente, una azione rilevante di investimento; - In secondo luogo proprio per il fatto che l’investimento è ripagato dal risparmio si è aperta una grande opportunità di sviluppo di interventi d partenariato pubblico e privato; - In terzo luogo la normativa e le risorse europee fanno della riduzione della CO2 e dell’innovazione che guarda alle Smart city un ambito privilegiato di indirizzo delle risorse, creando interessanti opportunità di sostegno all’investimento. Ma la trasformazione dei punti luce è solo un esempio del quadro delle soluzioni tecnologiche, delle opportunità, delle offerte e delle sperimentazioni oggi disponibili sul mercato, grazie alla digitalizzazione e all’internet delle cose. L’intero mondo delle costruzioni, dei trasporti e delle utilities (ormai un campo di attività in letteratura internazionale “Building, transport e utilities”) viene investito dai processi innovativi che “internet of thing” sta producendo, incidendo sui comportamenti della domanda, sui modelli di offerta, sui processi gestionali, sui conti economici. E’ l’inizio di una rivoluzione. Una rivoluzione che interessa, pur con le problematicità che interessano le nostre modalità operative, anche le città italiane: in un recente studio si sostiene che la metà delle città italiane con oltre 50.000 abitanti ha avviato, negli ultimi tre anni, un progetto che ha a che fare, anche embrionalmente, con l’ambito operativo delle “smart city”. 20

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO

1.6. Innovazione tecnologica, digitalizzazione nel processo costruttivo L’innovazione sta incidendo anche sui processi produttivi del settore delle costruzioni. Si tratta, da un lato, dell’avvio di una fase di industrializzazione attraverso la quale un numero sempre maggiore di componenti degli edifici e delle opere del genio civile, vengono costruiti fuori cantiere e assemblati in cantiere. Non solo l’attività di cantiere come quella di fabbrica viene realizzata attraverso lo sviluppo di macchine e robot che facilitano l’attività dell’uomo, tra le quali è da inserire lo sviluppo della tecnologia additiva delle stampanti 3d. Probabilmente da questo punto di vista il settore delle costruzioni si avvia ad affrontare la sua prima rivoluzione industriale della storia. L’altro lato dell’innovazione riguarda la modellazione informatica e lo sviluppo di nuove forme di intercooperazione e interoperatività. L’attuale modello di comportamenti nell’industria delle costruzioni vede coinvolti molti soggetti, alcuni sono coinvolti durante le operazioni di promozione e progettazione, altri in quelle di costruzione e manutenzione, altri in quelle di rinnovo e demolizione, altri si allargano come abbiamo acccennato alle fasi di gestione. Senza tralasciare gli utilizzatori finali. Per rimanre nel processo costruttivo, l’industria delle costruzioni coinvolge un complesso network di stakeholders e fornitori di materie e servizi che hanno necessità di comunicare tra di loro lungo tutta la durata di un progetto realizzativo. E’ noto che la lunga filiera delle costruzioni sia caratterizzata da due tipologie di comportamenti: uno spirito competitivo e il permanere di un carattere che delinea una forte “asimmetria informativa” tra i diversi attori partecipanti al processo. L’insieme di informazioni e dati che i diversi attori coinvolti nel processo devono scambiarsi è ampio e da’ luogo a grandi problemi di comunicazione che spesso si riflettono in costi non necessari, tempi ritardati, scarsa produttività del lavoro nel settore. E’ in quest’ambito che lo sviluppo del Building Information Modeling (BIM) consente, in primo luogo, di semplificare la comunicazione, creando un ambiente informatico collaborativo, integrato e aperto a tutti i sistemi informativi. Ciò avviene attraverso la condivisione e l’integrazione informatica di varie tipologie di software (software 3D object oriented, engineering analysis software, software per il rendering, coordination software, estimating software, middleware, detailing software). Il BIM può quindi essere sintetizzato come un contenitore informatico in grado di immagazzinare tutte le informazioni sul progetto architettonico, sulle specifiche dei prodotti impiegati, sulla logistica, sulle sequenze dei lavori da realizzare per la costruzione e sui costi relativi alla costruzione e alla gestione e manutenzione del manufatto. Al modello in 3D con il quale si visualizzano i rendering, viene aggiunto il tempo relativo alla sequenza delle attività di costruzione collegato a uno o più database e sistemi che integrano utilmente quantità, geometrie e sequenze arrivando in tal modo all’introduzione del tempo nel progetto e quindi alla quarta dimensione (4D). Con l’introduzione dei costi dei relativi beni e servizi si entra nella quinta dimensione (5D), mentre l’evoluzione dello strumento si allarga alla funzione “acquisti” (6D) e con l’applicativo della gestione operativa si è in grado di gestire e valutare le diverse soluzioni progettuali anche durante le fasi realizzative (7D). Il BIM quindi è un processo evolutivo la cui implementazione sul mercato è solo avviata che utilizza dei veri e propri elementi costruttivi nella fase di progettazione, e non disegni geometrici come nel CAD, ma veri e propri oggetti (parete, sanitari, tubazioni, impianti, ecc..), i quali, in linguaggio informatico, sono considerati piccoli programmi che hanno la capacità di accettare input e fornire output. Per esempio, di fronte ad una sollecitazione prodotta da un calcolo sismico come input, attraverso il BIM l’oggetto può fornire come output la deformazione del materiale; in questo modo tali funzionalità consentono ad un ingegnere di

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO simulare le prestazioni dell’edificio mentre viene sviluppato il progetto, in modo che possa fornire rapidamente l’autorizzazione per la scelta progettuale. Alla stessa stregua, l’oggetto scelto in fase progettuale, ad esempio un determinato sistema di riscaldamento e di raffreddamento, porta con se tutti gli elementi prestazionali, funzionali, di costo, di acquisto e di posa in opera, nonché tutte le necessità di manutenzione periodica fornite dal produttore, che consentono di conoscere in tempo reale l’impatto sulle variabili architettoniche, costruttive, economiche e manutentive dovute alla scelta di quel particolare componente. Tale continuità delle informazioni consente di prevenire molte inefficienze dovute al passaggio dalla virtualità progettuale alla realtà del cantiere. Il BIM, in modo efficace e rapido è in grado di simulare l’impatto delle varianti di progetto su tutti gli elementi chiave del progetto interessati, da quelli architettonici a quelli manutentivi; consente di testare ex ante il concept del progetto con le diverse informazioni di tipo urbanistico, geologico, amministrativo, di mercato derivanti da database precostituiti; aiuta a scoprire e a risolvere i conflitti costruttivi già nella fase di progettazione evitando di scoprirli successivamente in cantiere; individua fin dalla fase di progettazione tutti i costi relativi al progetto da realizzare, compresi quelli manutentivi. I principali benefici provenienti dall’utilizzo della tecnologia BIM, correttamente e completamente sviluppata, si possono riscontrare nella comunicazione senza fine tra i diversi soggetti partecipanti al progetto; la visualizzazione che consente di comprendere immediatamente e migliorare i tempi e i modi relativi alla decisione da parte dei clienti; il controllo automatico dell’adempimento delle normative; l’analisi rapida degli effetti progettuali sull’efficienza energetica; il calcolo dei costi di costruzione, gestione e manutenzione ad ogni variazione effettuata in sede progettuale; la verifica di disallineamenti ed errori fin dalla fase di progettazione evitandone il riscontro sul cantiere, la facilità e semplicità nelle decisioni di rinnovo e demolizione. Queste potenzialità tecnologiche richiedono modelli organizzativi profondamente ripensati e tempi di implementazione che non possono essere rapidissimi; ma tracciano con chiarezza le potenzialità dello sviluppo futuro.

1.7. Un nuovo scenario In conclusione gli elementi di cui disponiamo ci consentono di sostenere che il settore delle costruzioni, per l’attività di progettazione, costruzione e gestione di edifici e infrastrutture, vive l’ingresso in una fase di grande cambiamento. Sono innovazione tecnologica e digitalizzazione che si presentano come i motori del cambiamento più rilevante in termini di messa in discussione del modello di offerta preesistente, ma sono già avvenuti in questi anni 2000 cambiamenti importanti, forse più semplici, come il passaggio dalle nuove costruzioni alla riqualificazione, o la crescita del peso degli impianti, o lo sviluppo del PPP e del FM. O ancora si pensi alla questione della riduzione della CO2 e allo sviluppo negli ultimi anni del mercato delle fonti energetiche rinnovabili e dell’efficientamento energetico. Costruzioni e infrastrutture sono già un’altra cosa rispetto al passato. Certo una spinta importante viene dalla continua innovazione tecnologica di prodotti, sistemi, componenti a cui abbiamo già fatto riferimento. Inoltre la digitalizzazione rende possibili nuove forme di intercooperazione tra gli stakeholder delle costruzioni; consente l’interoperabilità dei modelli a supporto di processi e sistemi di progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione degli immobili; consente di

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RAPPORTO FORMEDIL 2016


PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO aumentare la prevedibilità e la qualità della valutazione delle scelte, riducendo significativamente l’elevato costo dell’errore che caratterizza l’attività edilizia e infrastrutturale. Ma a ben vedere gli effetti più importanti in termini di innovazione si avranno attraverso una azione “ricombinante” in cui si integrano: l’evoluzione tecnologica di prodotti, materiali, sistemi componenti; il piano dello sviluppo digitale che trova nella modellazione BIM lo strumento oggi più attuale; i principi organizzativi della produzione, già adottati in altri ambiti industriali ma ben distanti da applicazione nel settore delle costruzioni, come quelli della “Lean Production”. (Un modello di produzione basato sulla condivisione continua delle informazioni, sulla collaborazione di tutti gli attori della filiera partecipanti al processo, sulla chiara definizione dei ruoli e sulla attribuzione degli obiettivi di successo con le premialità relative, sulla ottimale valutazione delle scelte e sulla trasparente analisi delle performance). Certo questa evoluzione presuppone anche lo sviluppo di due aspetti critici: una politica industriale settoriale in grado di indirizzare il percorso innovativo, percorso sul quale si giocano anche aspetti competitivi sul piano internazionale per l’industria delle costruzioni italiana; un attento lavoro sui nuovi standard contrattuali, che tenendo conto degli aspetti innovativi, possano essere condivisi dall’intera filiera degli attori coinvolti.

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO

RITORNO ALLA FORMAZIONE Giovanni Carapella, Direttore Formedil

Il 10 novembre 2015 a Roma abbiamo presentato il piano biennale 2016/2017 approvato all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione del Formedil come contributo di merito al processo di costruzione del nuovo sistema unitario nazionale SBC. In quell’occasione abbiamo insistito su un indirizzo di “Ritorno alla Formazione”. A che punto siamo rispetto a questo ragionamento? Sostanzialmente le premesse di questo ragionamento erano tutte all’interno del processo di riconversione del sistema formativo di settore, iniziato nel 2008 e basato sul superamento del concetto di centro di formazione professionale, attraverso la trasformazione delle scuole edili in centri di servizio per la formazione indirizzati alle persone e ai lavoratori.

RAPPORTO FORMEDIL 2016

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO Il varo della sperimentazione BLEN.IT più la decisione contrattuale del 1 luglio 2014 di puntare su enti unitari formazione/sicurezza nei territori, hanno rafforzato sicuramente questo processo. La crisi del settore e l’avviato processo di riconversione della bilateralità edile sono venuti a confrontarsi in un momento molto difficile, con la crisi del settore e la criticità dei bilanci. La contrazione delle entrate, sia contrattuali che derivanti dai minori finanziamenti pubblici, rendono prioritaria per tutti una riflessione sulla riorganizzazione del sistema bilaterale. Bisogna rifondare la bilateralità per salvarla, facendone il pezzo forte del welfare sussidiario di settore. La bilateralità edile è quindi un’opportunità per fare “rete”, facendo sistema. Lo ribadiscono anche le riflessioni comuni tra i tre enti nazionali Formedil CNCE, CNCPT sul tema delle anagrafiche, delle banche dati, dell’osservatorio comune di settore. Noi, come sistema bilaterale di settore, abbiamo una ricchezza di dati e di opportunità che possiamo e dobbiamo sfruttare. A che punto siamo? I dati del Rapporto Formedil 2016 ci danno una fotografia del nostro Sistema. Dal punto di vista della Formazione abbiamo numeri importanti di cui andare fieri, ma senza esaltarsi troppo, sapendo leggere nei numeri i limiti e le criticità e anche trovando il modo e d il coraggio di rafforzare le tendenze positive, tagliando le zone di passività.

Nelle scuole edili rilevate c’è un aumento del 12% del numero dei corsi e del 12% degli allievi formati ma vi è una riduzione delle ore formative. Questo perché ci si concentra prevalentemente sulla formazione obbligatoria e perché è partita tutta la massa degli aggiornamenti relativa agli adempimenti normativi di prevenzione e sicurezza. L’offerta formativa comunque si diversifica. Bisogna tenere conto che le risorse impegnate ritornano a crescere e questo non era assolutamente scontato. Ritornano a crescere le risorse contrattuali e ritornano a crescere le risorse che le scuole edili/ enti unificati trovano sul mercato privato. Questo fa sì che, se si ripensa al quadro generale della crisi 2009/2015, noi come sistema abbiamo movimentato oltre 500 milioni di risorse nel campo della formazione, per il 60% derivanti da risorse proprie e contrattuali, per il 30% da finanziamenti pubblici acquisiti a vario titolo attraverso bandi pubblici e/o procedure concorsuali e per un 10% da altre fonti di finanziamento. 26

RAPPORTO FORMEDIL 2016


PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO

Tutto questo ci ha permesso di formare, nel periodo vivo della crisi tra il 2009 e il 2015, 991.867 lavoratori su 82.000 corsi e 2 milioni e mezzo di ore di formazione. Si tratta, nel dettaglio, di 809.723 operai, 161.367 tecnici e 20.777 rappresentati dei lavoratori. Di questi allievi formati 192.680 sono stranieri, 58.123 sono donne. Sono tutti dati raccolti ed analizzati meglio all’interno del Rapporto Formedil 2016. Torniamo alla formazione, abbiamo detto, analizzando criticità e linee di formazione, sperimentazioni in corso e approdi possibili.

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO Ci sono tante cose che si stanno facendo, sia a livello di Formedil Nazionale che a livello locale nei territori: buone pratiche, esperienze virtuose anche citate dal Presidente Massimo Calzoni nel suo intervento introduttivo alle Giornate nazionali della Bilateralità edile, e in linea con gli scenari dell’innovazione delineati da Lorenzo Bellicini nel capitolo introduttivo del Rapporto Formedil 2016. Ai fini del ragionamento ecco di seguito 4 esempi di interazioni virtuose nazionale/territoriali riguardanti nuovi campi di azione formative di settore.

Primo: Coniugare la formazione e le politiche attive del lavoro valorizzando la Borsa Lavoro Edile Nazionale blen.it e ricostruire una seria presenza del sistema Formedil nell’ambito della prima formazione. Come è cambiata la legislazione e come è in corso di cambiamento con particolare riferimento ai decreti attuativi di ANPAL? E’ evidente che coniugare la formazione con le politiche attive del lavoro è il riferimento futuro che noi avremo. Sono due facce della stessa medaglia che fanno da sponda anche per intercettare i finanziamenti pubblici. Per decisione delle parti sociali, a partire dal 2008 con l’avvio nel 2012 della prima fase di sperimentazione, ci siamo dotati della Borsa Lavoro Edile Nazionale. La BLEN.IT è arrivata a coprire quasi tutto il territorio nazionale, ma non tutto. Bisogna allora chiedersi anche in questo caso perché non si riesce ad ottenere una copertura su tutto il territorio nazionale ma soprattutto perché, anche là dove sono attivi gli sportelli (con credenziali rilasciate), si fa fatica a farli utilizzare e quindi ad intercettare sia la domanda delle imprese sia le potenzialità dei lavoratori. C’è tutta la questione di poter legare anche la formazione a questi lavoratori che si rivolgono al nostro settore. C'è il problema dell’interfaccia lavoratore/impresa e della conclusione delle procedure di incontro domanda/offerta e infine c’è tutto il tema della riforma dei servizi per l’impiego legata ai decreti attuativi del Jobs Act e all’istituzione di ANPAL. Questa è la ragione per cui le parti sociali, su richiesta della Presidenza del Formedil e del suo CdA, hanno siglato un accordo nazionale tra le parti sociali che consenta di avviare una seconda fase di sperimentazione della Borsa Lavoro legata anche a questo contesto normativo in continua evoluzione e profondamente mutato negli anni. Abbiamo varie iniziative a livello nazionale (sportelli FiXo/Italia Lavoro) che vedono coinvolte le scuole edili/enti unificati, come “Garanzia Giovani” e la “Alternanza scuola lavoro”. Quest’ultimo è il dato che ci ha sorpreso di più perché nel 2015 abbiamo avuto varie scuole edili/enti unificati che hanno fatto esperienze di alternanza scuola

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RAPPORTO FORMEDIL 2016


PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO lavoro per un numero di 683 percorsi. Sono pochi, però il dato è significativo, se si tiene conto che nel 2015, anche per il perdurare della crisi, registriamo una diminuzione degli ingressi nel settore (dato che si registra anche con il calo delle 16 ore prima) e vediamo una diminuzione dei contratti di apprendistato e quindi del numero di apprendisti che passano attraverso le nostre strutture per fare la formazione relativa. Tutto questo ci fa rendere conto che per noi come sistema un tema prioritario è quello di ricostruire una seria presenza del sistema Formedil nell’ambito della prima formazione. Questo è un tema e un problema del quale bisogna discutere anche a partire dalla presentazione del Rapporto Formedil 2016. CERTIFICAZIONE ACCREDITAMENTO –RAPPORTO FORMEDIL

Numero enti

% sul totale

In possesso di certificazione di qualità

72

70,6

In possesso di accreditamento regionale

90

88,2

In possesso di accreditamento per le politiche attive del lavoro

26

25,5

In possesso di accreditamento per fondi interprofessionali

40

39,2

In possesso di accreditamento per IeFP

36

35,3

Fonte: elaborazione CRESME su dati FORMEDIL

I dati rilevati quest’anno, relativi al possesso di certificazione di qualità e accreditamento da parte delle Scuole Edili/Enti Unificati territoriali, forniscono un quadro di riferimento in evoluzione con Organismi che si rivolgono a differenti asset operativi e di particolare finanziamento.

Secondo: Rafforzare la formazione continua. Il valore strategico dei format nazionali e la sperimentazione MICSXCapo: progetto cofinanziato dal Formedil ed incentrato sull’identificazione della figura di capocantiere. Questa è una figura sulla quale si sta ragionando anche a livello europeo ed il Formedil, in particolare Rossella Martino, sta seguendo un importante progetto condotto a livello europeo dalla Rete Reforme nell’ambito di Erasmus +, progetto che si occupa anch’esso del tema delle figure intermedie, sia a livello di imprese che di cantiere.

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO

L’importanza dei format nazionali quali MICS è la capacità di fare sistema su quasi tutto il territorio nazionale. Se prendiamo in esame il complesso dei MICS, Formedil ha realizzato oltre 30.000 corsi e formato più di 266.000 lavoratori. A partire dalla formazione obbligatoria abbiamo avuto l’opportunità unica di agganciare lavoratori e imprese (circa 100.000) e offrire loro un servizio.

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RAPPORTO FORMEDIL 2016


PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO Questa capacità di offrire servizi utili alle imprese ed ai lavoratori deve diventare la nostra missione ed è il punto di forza che dobbiamo ribadire sempre di più, anche la Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per contrastare in maniera forte la “mala formazione” o ancor peggio la finta formazione. Ai pezzi di carta che girano e che sono ritenuti purtroppo equivalenti ai nostri, noi dobbiamo opporre una formazione di qualità, incentrata su format nazionali e standard di qualità. Abbiamo bisogno, però, di far sì che la formazione obbligatoria diventi il primo momento di crescita dentro la logica della costruzione di un percorso di carriera lungo l’intero arco della vita lavorativa, con interventi mirati, brevi e ricorrenti, dove il lavoratore sia assistito dalla scuola edile/ente unificato sia presso l’impresa e sul cantiere, sia con ritorni in formazione. Questa è la logica con cui abbiamo ragionato sul tema del capocantiere e sulla base della quale abbiamo avviato la sperimentazione del progetto MICSXCAPO. Abbiamo pensato di individuare una figura di snodo sul tema dell’organizzazione di cantiere, offrendo un percorso “lungo”. Sappiamo che esistono tutta una serie di obiezioni che sono state mosse su questo tema: che ad esempio il profilo selezionato a livello nazionale non sia in alcune province corrispondente alle esigenze espresse dalle imprese o all’offerta formativa corrisposta, o ancora che il periodo ipotizzato per il percorso sia troppo lungo ed in contrasto con le effettive dinamiche contrattuali e occupazionali del settore. Spesso un contratto di lavoro per molti lavoratori non dura più di 12 mesi a fronte di un percorso formativo di 16/18 mesi. C’è chi obietta che nelle imprese specialistiche la figura richiesta sia quella di un capocantiere specializzato e non generico. Sono tutte valutazioni e perplessità sulle quali si sta ragionando, le sperimentazioni servono anche a questo, servono a confrontarsi e a definire un format unitario nazionale capace di radicarsi nei singoli territori tenendo conto della specificità locale. La realtà è che noi abbiamo 20 sedi che stanno sperimentando e che, con risultati interessanti, stanno coinvolgendo 214 capicantiere su un progetto unitario, con allievi di varie età, nazionalità e genere. Purtroppo quasi nella totalità orientato sulla fascia maschile, perché siamo sempre un settore a stragrande prevalenza maschile, anche nelle figure intermedie dove invece potrebbe trovare spazio un’adeguata rappresentatività di genere.

Per condizione lavorativa i capicantiere coinvolti in questa sperimentazione sono: 173 lavoratori dipendenti (da notare che di questi ben 64 sono dipendenti di imprese di famiglia, quindi figli o parenti di piccoli imprenditori) mentre 35 sono lavoratori in proprio. La dimensione delle imprese coinvolte varia: dalla micro impresa (con 23 partecipanti) alle piccole imprese (in maggioranza) financo alla media impresa (partecipazione che non era poi così scontata).

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO Quale professionalità di partenza? Un alto numero di partecipanti ha oltre 20 anni di lavoro nel settore e di esperienza alle spalle, questo perché per fare il capocantiere, bisogna aver maturato una esperienza importante, ma ci sono anche tanti giovani che sono entrati in edilizia e che ci vogliono restare ed hanno il desiderio di affrontare un percorso di crescita formativa e professionale gratificante.

Il Formedil ha organizzato in primavera 2016 a Roma presso la Feneal-UIL nazionale, un incontro tra le scuole partecipanti alla sperimentazione e la presidenza del Formedil, per fissare alcuni concetti, per dare alcuni chiarimenti, proprio per ribadire l’interesse che abbiamo su questa sperimentazione.

Questo è un percorso gestito localmente nelle varie province coinvolte, ma attraverso materiali unitari, con il supporto di una equipe nazionale di sostegno coordinata da Claudio Tombari, che ci consente di monitorare i progressi che stanno intervenendo, anche attraverso l’assistenza diretta sul campo dei Consulenti Tecnici e l’utilizzo dei social network per la gestione dei singoli gruppi in formazione. Questo percorso MICS per capocantiere, per decisione del Consiglio di Amministrazione del Formedil e della sua Presidenza, è giunto al secondo turno di sperimentazione, con un secondo Bando interno. Questo consentirà di ampliare il numero delle province coinvolte, con l’avvio di ulteriori 13 progetti, portando ad un totale di 43 le province coinvolte nella sperimentazione. 32

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO Il kit dei materiali per i formatori, che è disponibile sul sito del Formedil, è stato elaborato in dettaglio per poter dare un’idea di come sono stati concepiti questi percorsi formativi.

La carta dei valori, anch’essa disponibile sul sito, è la base dalla quale partire perché se noi vogliamo realizzare una formazione attenta al valore delle persone e ai bisogni delle persone e delle imprese, dobbiamo avere in mente una comune idea di formazione.

Terzo: L’innovazione legata alla sostenibilità e all’efficientamento energetico: il “Green Thinking”. Questo è un tema amplissimo. Il Formedil sta realizzando un progetto con il supporto di tutte le parti sociali, che vede coinvolte in partenariato due Università (il Politecnico di Torino e la Federico II di Napoli); ECIPA /CNA e direttamente anche l’ANCE. Il progetto si intitola “I-TOWN” e ragiona intorno al tema di come

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO diversificare l’offerta formativa creando nuove opportunità per ricerca e formazione a supporto della piccola impresa di filiera. Questo è l’obiettivo del più vasto progetto europeo BUILD –UP SKILLS che coinvolge 28 paesi dell’Unione Europea. Il Formedil, all’interno del progetto I-TOWN, ha realizzato nel 2015 un’indagine campionaria “sul campo” intervistando 901 lavoratori, anche grazie alle scuole edili/enti unificati che hanno partecipato a questa rilevazione e a cui va il più sincero ringraziamento per il lavoro svolto. Questa rilevazione ci ha permesso di comprendere cosa pensano i lavoratori sul fabbisogno formativo. Il risultato della rilevazione è che c’è una effettiva esigenza di formazione, che c’è una domanda di aggiornamento crescente e quindi che ci sono spazi di intervento per noi.

Al settore servono figure nuove, ma soprattutto serve la riconversione delle figure esistenti che sono già in possesso delle competenze generali, ma hanno bisogno di acquisire nuove tecniche e soprattutto un nuovo modo di pensare “green”, così come ci richiede la Comunità Europea anche relativamente agli obiettivi H2020. Questo risultato dell’indagine campionaria è confortato anche dall’analisi risultante dal progetto “BROAD”, progetto europeo finanziato nell’ambito del Dialogo Sociale e coordinato dalla Fillea-CGIL e che vede la partecipazione di ANCE e delle altre organizzazioni sindacali. Quest’analisi, fatta a livello nazionale ed europeo ci dice che, facendo un paragone a livello internazionale, in Italia la figura dell’artigiano e dell’operaio specializzato è il “core-business” del settore. La figura dell’operaio, il “blue collar” è ancora oggi la figura predominante nel nostro settore. Questo ci porta ad elaborare una strategia di intervento e di crescita culturale e formativa su figure target come l’operatore edile, l’operatore termoidraulico, l’impiantista elettrico/elettronico, il carpentiere per le tecnologie costruttive in legno. Per fare dei piani formativi di massa, (così come è stato fatto per la sicurezza), nell’ambito dell’aggiornamento nazionale di tutti i lavoratori su queste tematiche, non serve solo il dialogo sociale, ma serve l’interlocuzione con i poteri pubblici perché i piani formativi di massa hanno bisogno di essere finanziati. Noi mettiamo a disposizione a cofinanziamento le nostre strutture, il nostro software didattico, ma poi c’è bisogno di investimenti così come molti paesi europei già stanno facendo.

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO

Oltre I-TOWN noi stiamo ragionando anche sui “white collar”, presentando una proposta specifica nell’ambito di H 2020 Horizon EE14. Concretamente è partito un nuovo ciclo di formazione formatori per i nostri formatori e per i formatori dei nostri partner di progetto con un primo riuscitissimo corso di impianti meccanici che si è svolto al Politecnico di Torino ed un secondo corso che si svolgerà in autunno presso la Scuola edile di Reggio Emilia su una parte più edile. Un terzo corso invece si terrà a novembre presso l’Università Federico II di Napoli ed avrà come oggetto gli impianti elettrici ed elettronici. Trattasi di corsi gratuiti che si pongono come obiettivo il coinvolgimento sia le Scuole edili/enti unificati che sono presenti nel progetto I-TOWN, che coloro che non fanno direttamente parte del progetto.

Quarto: L’innovazione. I sistemi costruttivi a secco: dalla centralità dal murare al montare e assemblare, interfacciandosi e sovrapponendosi con altre professionalità specialistiche. Aumentano i protocolli di collaborazione tra Formedil e associazioni specialistiche di settore o con imprese produttrici di materiali, tecnologie e componenti. Questi diventano una grande opportunità di miglioramento e innovazione dei contenuti della nostra formazione e della qualificazione della nostra offerta professionalizzante a partire dalla formazione dei nostri formatori.

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PARTE PRIMA

GLI SCENARI DI RIFERIMENTO I nostri formatori sono la nostra grande risorsa, come tutto il personale dei nostri enti. Dobbiamo sapere che qualificare la nostra offerta significa partire dalla qualificazione delle nostre risorse umane. Nel 2014/2015 abbiamo gestito un progetto Fondimpresa molto importante denominato “FORSE” dedicato proprio al miglioramento della qualità del personale dei nostri enti. E’ stata una grande iniziativa di massa e sarebbe auspicabile ripeterla in modo unitario con tutti e tre gli Enti nazionali. Riprendendo quanto detto nelle Giornate nazionali della bilateralità edile, il nostro management, il nostro personale e la nostra rete di collaboratori è una grande risorsa, è un grande asset che noi abbiamo a disposizione e che dobbiamo mettere in campo. Un accenno va fatto anche alla rete di collaboratori ed al personale che sta cambiando, si sta riducendo e qualificando anche spostandosi dal lato amministrativo a quello più squisitamente tecnico che per quanto riguarda le scuole edili / Enti unificati è un dato interessante. Abbiamo realizzato, con Assogesso/Cagema, 8 corsi di formazione formatori legati alla posa del cartongesso secondo le norme UNI, norme che tornano sul tema dell’innovazione di prodotto e di processo. Sono stati fatti in 4 città diverse, nelle scuole edili/enti unificati di Perugia, Milano, Ragusa e Bari che li hanno ospitati.

Sono stati coinvolti 80 formatori provenienti da 34 scuole edili. Abbiamo rilasciato un diploma unitario Formedil/AssogessoCagema redatto tenendo conto delle norme UNI di riferimento, e consegnato a quei formatori che hanno fatto l’intero ciclo di 48 ore d formazione, suddivise in ciclo base e ciclo avanzato. Tutta questa sperimentazione è raccolta e raccontata in una serie di filmati registrati direttamente presso le scuole edili, con la partecipazione dei protagonisti diretti che sono i nostri formatori nella veste di allievi e i mastri posatori messi a disposizione di Cagema/Assogesso in qualità di docenti. Quando parliamo di ritornare alla formazione professionale, parliamo di mettere in campo e spingere su questo tipo di azioni di formazione. Anche questo è un modo per metterci in discussione, inverando quella che è la nostra missione comune, quel Ritorno alla formazione a cui i nostri enti sono dedicati.

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PARTE SECONDA IL SISTEMA DELLE SCUOLE EDILI NEL 2015 L’ATTIVITA’ FORMATIVA

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PARTE SECONDA

IL SISTEMA DELLE SCUOLE EDILI NEL 2015 – L’ATTIVITA’ FORMATIVA

1. Gli enti scuola 1.1. L’articolazione territoriale L’annuale rapporto sull’attività formativa erogata dalle scuole edili che fanno riferimento al sistema bilaterale delle costruzioni coordinato dal FORMEDIL, quest’anno, ha potuto contare sugli archivi della formazione di 102 scuole, una in meno rispetto all’anno scorso. Di queste 97 svolgono corsi di formazione a livello provinciale, mentre le restanti 5 erogano corsi a livello regionale. Cominciato già nel 2013, il processo di unificazione di Scuole Edili e CPT si è particolarmente accentuato nel biennio 2015-2016. Nel 2014 gli Enti unitari di formazione e sicurezza1 erano circa il 38% delle scuole partecipanti, il restante 62% era costituito da Scuole Edili. Nel biennio 2015-2016, le percentuali si ribaltano; gli Enti Unitari sono diventati 66 pari al 64,7% delle scuole partecipanti. La distribuzione territoriale degli enti, risente dell’assenza di una scuola nel Sud, di conseguenza il Sud e il Centro con 28 scuole sono entrambi rappresentativi del 27,5%, mentre il Nord-Ovest e il Nord-Est, con 23 scuole di formazione ciascuno, lo sono del 22,5%. Nonostante quanto precisato, la base dei dati è rimasta omogenea e del tutto raffrontabile con quella del 2014, anche per via dell’intensa attività formativa erogata dalle scuole nel 2015. LE SCUOLE EDILI NEL 2015 - COMPOSIZIONE % PER AREA TERRITORIALE

Sud 27,5%

Nord ovest 22,5%

Nord Est 22,5% Centro 27,5%

Fonte: elaborazione CRESME su dati FORMEDIL

Di seguito sono elencati gli enti (scuole edili / enti misti) per regioni aderenti al sistema FORMEDIL.

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In conseguenza delle decisioni delle Parti Sociali che in sede di rinnovo contrattuale hanno previsto l’unificazione di Scuole Edili e CPT, processo tuttora in corso

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PARTE SECONDA

IL SISTEMA DELLE SCUOLE EDILI NEL 2015 – L’ATTIVITA’ FORMATIVA ELENCO DEGLI ENTI ADERENTI ALLA RETE NAZIONALE FORMEDIL SISTEMA EDILE PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA

ENTE UNICO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA
 DELLA PROVINCIA DI ASTI

ENTE SCUOLA PER L’INDUSTRIA EDILIZIA ED AFFINI DELLA PROVINCIA DI BIELLA

ENTE SCUOLA PER L'ADDESTRAMENTO PROFESSIONALE EDILE DI CUNEO PIEMONTE SCUOLA EDILE NOVARESE

FSC - Formazione Sicurezza Costruzioni Torino

ENTE SCUOLA EDILE PER L’INDUSTRIA EDILIZIA ED AFFINI DELLA PROVINCIA DEL VERBANO CUSIO OSSOLA ENTE PARITETICO TERRITORIALE UNIFICATO NELLA PROVINCIA DI VERCELLI

VALLE D'AOSTA

ENTE PARITETICO EDILE DELLA REGIONE DELLA VALLE D’AOSTA

SCUOLA EDILE DI BERGAMO

ESEB - ENTE SISTEMA EDILIZIA BRESCIA

LOMBARDIA

ESPE - ENTE SCUOLA EDILE DI COMO

ENTE SCUOLA EDILE CREMONESE - C.P.T.

ESPE - ENTE UNICO PARITETICO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA LECCO

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PARTE SECONDA

IL SISTEMA DELLE SCUOLE EDILI NEL 2015 – L’ATTIVITA’ FORMATIVA ELENCO DEGLI ENTI ADERENTI ALLA RETE NAZIONALE FORMEDIL SCUOLA PROVINCIALE APPRENDISTI EDILI di MANTOVA

ESEM - ENTE SCUOLA EDILE DI MILANO

LOMBARDIA

ESEDIL – CPT PAVIA, FORMAZIONE E SICUREZZA IN EDILIZIA

ESFE - ENTE PARITETICO PER LA SICUREZZA E LA FORMAZIONE DELL'EDILIZIA DI SONDRIO S.P.E.V. - SCUOLA PROFESSIONALE EDILE CPT PREVENZIONE INFORTUNI DELLA PROVINCIA DI VARESE COMITATO PARITETICO EDILE PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA PER LA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO TRENTINO A.A CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE E PREVENZIONE INFORTUNISTICA DELL'EDILIZIA DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO CFS - CENTRO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA DI BELLUNO C.P.I.P.E. SCUOLA EDILE-CPT CENTRO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA EDILE DI PADOVA

ASSISTEDIL - SCUOLA EDILE DI ROVIGO

VENETO

CENTRO EDILIZIA TREVISO C.E.Tre – Formazione – Lavoro – Sicurezza

C.E.Ve. – CENTRO EDILI VENEZIA – FORMAZIONE & SICUREZZA

ESEV-CPT - CENTRO PARITETICO PER LA FORMAZIONE, LA SICUREZZA ED I SERVIZI AL LAVORO DI VERONA CENTRO EDILE “A. PALLADIO” PER LA FORMAZIONE PROFESSIONALE DELLE MAESTRANZE EDILI DELLA PROVINCIA DI VICENZA

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PARTE SECONDA

IL SISTEMA DELLE SCUOLE EDILI NEL 2015 – L’ATTIVITA’ FORMATIVA ELENCO DEGLI ENTI ADERENTI ALLA RETE NAZIONALE FORMEDIL FORMEDIL GORIZIA

EDILMASTER – LA SCUOLA EDILE DI TRIESTE FRIULI V.GIULIA ENTE SCUOLA MAESTRANZE EDILI PREVENZIONE E SICUREZZA DELLA PROVINCIA DI PORDENONE

C.E.F.S. CENTRO EDILE PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA UDINE

ENTE SCUOLA EDILE DI GENOVA

S.E.I. – C.P.T. (SCUOLA EDILE IMPERIESE – COMITATO PARITETICO TERRITORIALE) LIGURIA ENTE SCUOLA EDILE SPEZZINA

ENTE PARITETICO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA IN EDILIZIA DELLA PROVINCIA DI SAVONA IIPLE – ISTITUTO ISTRUZIONE PROFESSIONALE LAVORATORI EDILI DI BOLOGNA E PROVINCIA ENTE PARITETICO TERRITORIALE UNIFICATO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA EDILFORM ESTENSE

NUOVA SCUOLA EDILE DELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA

EMILIA ROMAGNA

ENTE SCUOLA EDILE DELLA PROVINCIA DI MODENA

C.S.E. - CENTRO SERVIZI EDILI / SCUOLA EDILE DI PARMA

ENTE SCUOLA EDILE DI PIACENZA

RES EDILI REGGIO EMILIA - SCUOLA

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PARTE SECONDA

IL SISTEMA DELLE SCUOLE EDILI NEL 2015 – L’ATTIVITA’ FORMATIVA ELENCO DEGLI ENTI ADERENTI ALLA RETE NAZIONALE FORMEDIL I.S.P.E.R. CPT – ISTITUTO SCUOLA PROVINCIALE EDILI CPT RAVENNA EMILIA ROMAGNA

SCUOLA EDILE ARTIGIANI E PMI DI FORLI - CESENA E RIMINI

SCUOLA PROFESSIONALE EDILE DI RIMINI E CIRCONDARIO

CFSE - CENTRO PER LA FORMAZIONE E SICUREZZA IN EDILIZIA AREZZO

ENTE SCUOLA EDILE DI FIRENZE

SCUOLA EDILE GROSSETANA

ENTE UNICO SCUOLA EDILE – CPT DELLA PROVINCIA DI LIVORNO

SCUOLA EDILE LUCCHESE

TOSCANA

SCUOLA PER LA FORMAZIONE E SICUREZZA IN EDILIZIA PER LA PROVINCIA DI MASSA CARRARA (S.F.S.)

ENTE PISANO SCUOLA EDILE

ENTE SCUOLA EDILE CPT DELLA PROVINCIA DI PISTOIA

SCUOLA EDILE PRATESE

ENTE SENESE SCUOLA EDILE

COMITATO TECNICO PARITETICO DELLA TOSCANA

CENTRO EDILE PER LA SICUREZZA E LA FORMAZIONE DI PERUGIA UMBRIA T.E.S. e F. – TERNI EDILIZIA SICUREZZA E FORMAZIONE

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PARTE SECONDA

IL SISTEMA DELLE SCUOLE EDILI NEL 2015 – L’ATTIVITA’ FORMATIVA ELENCO DEGLI ENTI ADERENTI ALLA RETE NAZIONALE FORMEDIL ENTE C.P.T. – SCUOLA EDILE PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA NELL’INDUSTRIA EDILIZIA ED AFFINI DELLA PROVINCIA DI PESARO URBINO ASSISTEDIL - ENTE SCUOLA EDILE DI ANCONA MARCHE ENTE SCUOLA EDILE DELLE PROVINCE DI ASCOLI PICENO E FERMO COMITATO PARITETICO TERRITORIALE PER LA SICUREZZA E LA FORMAZIONE IN EDILIZIA ENTE SCUOLA EDILE /CPT DI MACERATA ESEF-CPT – ORGANISMO PARITETITO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA DI FROSINONE E PROVINCIA ESEL-CPT ENTE BILATERALE PARITETICO TERRITORIALE PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA IN EDILIZIA DELLA PROVINCIA DI LATINA LAZIO

EDILFORMAZIONE - ENTE SCUOLA EDILE DI RIETI

CEFMECTP – ORGANISMO PARITETICO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA IN EDILIZIA DI ROMA E PROVINCIA

ESEV-CTP VITERBO

ENTE SCUOLA EDILE/CPT DELLA PROVINCIA DI CHIETI ENTE PARITETICO UNIFICATO PER LA FORMAZIONE LA SICUREZZA E LA SALUTE DELLA PROVINCIA DI L’AQUILA FORMEDIL PESCARA FORMAZIONE E SICUREZZA NELL'EDILIZIA ABRUZZO E.F.S.E. - ENTE PARITETICO UNIFICATO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA PER L'INDUSTRIA EDILIZIA ED AFFINI DELLA PROVINCIA DI TERAMO

EDILFORMAS ABRUZZO

MOLISE

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ENTE SCUOLA EDILE DEL MOLISE

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PARTE SECONDA

IL SISTEMA DELLE SCUOLE EDILI NEL 2015 – L’ATTIVITA’ FORMATIVA ELENCO DEGLI ENTI ADERENTI ALLA RETE NAZIONALE FORMEDIL C.F.S. - CENTRO FORMAZIONE E SICUREZZA EDILIZIA AVELLINO

CFS - FORMAZIONE E SICUREZZA IN EDILIZIA DELLA PROVINCIA DI BENEVENTO

CAMPANIA

FORMEDIL SCUOLA EDILE DELLA PROVINCIA DI CASERTA

CFS CENTRO FORMAZIONE SICUREZZA DI NAPOLI

ENTE SCUOLA EDILE DI SALERNO

EDILSCUOLA DI PUGLIA

FORMEDIL BARI - ENTE SCUOLA PER LA FORMAZIONE PROFESSIONALE IN EDILIZIA

ENTE UNICO SCUOLA EDILE CPT DELLA PROVINCIA DI BRINDISI PUGLIA FORMEDIL FOGGIA ENTE SCUOLA

SCUOLA EDILE DELLA PROVINCIA DI LECCE

FORMEDIL CPT TARANTO

E.S.E.Ma. - ENTE SCUOLA EDILE DI MATERA

BASILICATA

EFMEA - ENTE PER LA FORMAZIONE PROFESSIONALE DELLE MAESTRANZE EDILI ED AFFINI DELLA PROVINCIA DI POTENZA

ENTE SCUOLA EDILE DELL’EDILCASSA DI BASILICATA

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PARTE SECONDA

IL SISTEMA DELLE SCUOLE EDILI NEL 2015 – L’ATTIVITA’ FORMATIVA ELENCO DEGLI ENTI ADERENTI ALLA RETE NAZIONALE FORMEDIL ENTE SCUOLA EDILE DI CATANZARO - CROTONE - VIBO VALENTIA

CALABRIA

CPT/ ENTE SCUOLA EDILE COSENZA

ENTE SCUOLA EDILE PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA DELLA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA

ESIEA - ENTE FORMAZIONE E SICUREZZA PER L'INDUSTRIA, L'EDILIZIA ED AFFINI- AGRIGENTO

E.N.S.E – C.P.T. ENTE NISSENO SCUOLA EDILE COMITATO PARITETICO TERRITORIALE ORGANISMO PARITETICO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA IN EDILIZIA DI CATANIA M.A.F.S.EN. - ENTE CASSA SCUOLA EDILE C.P.T. DI ENNA

SICILIA

E.S.E.Me.P. - ENTE SCUOLA EDILE DI MESSINA PANORMEDIL - CPT - ORGANISMO PARITETICO PER LA FORMAZIONE E LA SICUREZZA IN EDILIZIA DI PALERMO E PROVINCIA ENTE S.F.E.RA - RAGUSA SCUOLA EDILE E C.P.T.

E.S.E.S. - ENTE SCUOLA EDILE SIRACUSANA

E.PA.T.U ENTE PARITETICO TERRITORIALE UNIFICATO DELLA PROVINCIA DI TRAPANI ENTE SCUOLA PER LE INDUSTRIE EDILIZIE ED AFFINI PER LA PROVINCIA DI CAGLIARI SARDEGNA

E.S.E.N. - ENTE SCUOLA EDILE DI NUORESE

ESEP - ENTE SCUOLA EDILE DI SASSARI Fonte: elaborazione CRESME su dati FORMEDIL

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UN PROGETTO EUROPEO COORDINATO DA FORMEDIL NELL’AMBITO DI BUILD UP SKILLS PILLAR II. La sostenibilità e il futuro delle costruzioni. Quale formazione Il cantiere del futuro sarà sostenibile e punterà sull’efficienza energetica, la bioedilizia, l’innovazione organizzativa. Tutta la filiera delle costruzioni avrà bisogno di accrescere le competenze professionali degli operatori. L’obiettivo del progetto è creare e aggiornare programmi di formazione per la qualificazione di lavoratori e artigiani nei settori dell’efficienza energetica e dell’energia rinnovabile in ambito edile, secondo il piano di azione proposto nella roadmap italiana realizzata nell’ambito del Pillar I dell’iniziativa “Build Up Skills Italy”. La formazione può essere un investimento per la sostenibilità da attuare attraverso processi evolutivi che generano competenze di alta qualità.

A EUROPEAN PROJECT COORDINATED BY FORMEDIL AS PART OF BUILD UP SKILLS PILLAR II. Sustainability and building future. What kind of training The goal of the project is to create and update training programs for the qualification of workers and craftsman in the fields of energy efficiency and renewable energy in building, according to the action plan proposed in the Italian roadmap within Pillar I of “Build Up Skills Italy”. Training can be an investment for sustainability to be implemented through evolutionary processes that generate high-quality skills. The construction site of the future will be sustainable and will focus on energy efficiency. The entire building industry will need to increase the professional skills of operators. Co-funded by the Intelligent Energy Europe Programme of The European Union

Contract number: EE/13/BWI/721/S12.680178 Project duration from 01/09/2014 to 31/08/2017 Elaboration date: 29/07/2014

www.bus-itown.eu


FORMEDIL – Via G.A. Guattani, 16 – 00161 Roma e-mail formedil@formedil.it – web www.formedil.it Settembre 2016


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I rapporti Formedil sono on line sul sito www.formedil.it

RAPPORTO FORMEDIL Il FORMEDIL è l’Ente Paritetico Nazionale per la formazione in edilizia, costituito nel 1980 dalle Associazioni firmatarie del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro edilizia industria, ANCE, Feneal UIL, Filca CISL, Fillea CGIL, a cui partecipano anche i rappresentanti ANAEPA CONFARTIGIANATO, CNA COSTRUZIONI, CLAAI, CASARTIGIANI, ANIEM, AGCI, CONFCOOPERATIVE, LEGACOOP. FORMEDIL, con CNCE Commissione Nazionale Casse Edili e CNCPT Commissione Nazionale CPT costituisce SBC, sistema bilaterale delle costruzioni. Attraverso una capillare presenza su tutto il territorio nazionale, il sistema formativo edile garantisce un’offerta formativa in ogni realtà locale e per tutte le esigenze privilegiando l’aggiornamento continuo e la crescita professionale costante degli operatori del processo produttivo edilizio. A fianco di imprese, artigiani, lavoratori; in prima fila per promuovere l’innovazione, la qualità e la sicurezza nelle costruzioni, a partire dalla formazione. Il FORMEDIL è riconosciuto da Ministero del Lavoro come beneficiario della L. 40/87 destinata agli enti di formazione che svolgono attività di coordinamento a livello nazionale. Su mandato delle parti sociali di settore il FORMEDIL promuove la Borsa Lavoro Edile Nazionale attraverso il portale Blen.it. Il Rapporto Formedil 2016 fotografa ed analizza l’atttività svolta dalla rete nazionale delle Scuole Edili FORMEDIL: • 102 centri territoriali di formazione • 13.831 corsi 294.414 ore di formazione • 161.827 allievi (85% operai, 13,2% tecnici), di cui 27.729 stranieri, 7.354 donne. • Nel quaderiennio 2012/2015 oltre 300 milioni di euro investiti in formazione (Dati Rapporto Formedil 2016) Il rapporto Formedil 2016 è stato realizzato in collaborazione con

Il Rapporto Formedil 2016 è stato presentato nell’ambito delle Giornate Nazionali della Formazione Edile, realizzate con il patrocinio dell’INAIL, dal 22 al 24 settembre 2016 ad Udine. CON IL PATROCINIO

DIREZIONE GENERALE PER LE POLITICHE ATTIVE E PASSIVE DEL LAVORO con il contributo della legge 40/87


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