Cittavecchia Brochure

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La storia di Cittavecchia è quella di un uomo che, negli anni 90, trasferitosi da Milano a Trieste, decide di mettere a frutto la sua creatività attraverso malti, luppoli e lieviti, trasformando il processo di produzione della birra, fino ad allora industriale, in un metodo “manuale” e personale. Michele Barro, inizia il suo percorso di “sperimentazione” come homebrewer per poi diventare mastro birraio, un pioniere assieme a pochi in Italia, che ha saputo alimentare la rinascita della birra viva, “fatta come una volta”. E’ nel 1999 che l’idea di Michele si trasforma in CITTAVECCHIA. Un nome che racconta la storia del cuore di Trieste, il quartiere dove si respira l’aria mitteleuropea e dove soffia il vento di bora.


CHIARA Birra a bassa fermentazione dalla schiuma fine, densa e persistente. All’olfatto risalta il malto e un gradevole profumo di luppolo erbaceo. Al sapore si fanno notare il sentore di miele, una lieve acidità ed un’amaro decisamente contenuto, molto al di sotto di una “Pils” tradizionale. Il corpo è ben sostenuto. Accompagna bene primi delicati, carni bianche, pesce, pizza e formaggi freschi. Gradazione alcolica: 4,9° Gradazione plato: 12,5° Colore: oro intenso Unità di amaro: 23 Contenuto bottiglia: 0,33 l e 0,75 l Primo anno di produzione: 1999


LA BORA È un vento secco e freddo che scende, con violenza, dall’Altipiano carsico che circondaTrieste al mare, soprattutto nella stagione invernale. È il frutto dell’incontro tra un mare relativamente caldo e un retroterra elevato e freddo: quasi un simbolo della città, cresciuta dall’incontro tra il continentale Impero austriaco e il tepore dell’Adriatico. Un vento a raffiche fortissime, che gettano a terra le persone, e impediscono alle navi di salpare: una volta, racconta una famosa canzone, ha soffiato così forte che ha rovesciato perfino un tram. Ma i triestini sono in fondo orgogliosi di tanta ingovernabile forza, e anche se si lamentano cantando: “...comare che inferno! che vada in malora la bora d’inverno!”, si deve poi concludere “eviva la bora che vien e che va!”.


IL PONTEROSSO A Trieste il mare si spinge fino al cuore della città per mezzo di un lungo, dritto canale, scavato secoli fa tra le vecchie saline. Lo attraversava l’antico Ponte Rosso in legno che si apriva, alzandosi, per permettere ai grandi velieri di attraccare. Nei palazzi attorno abitavano ricchi mercanti serbi che dalle finestre potevano ammirare giù nel Canale le loro navi cariche di merci di paesi lontani. La Piazza Ponterosso, densa di bancarelle di frutta, verdura, fiori, era punto di incontro, crocevia di umanità: mercanti serbi, greci, tedeschi, armeni, ebrei che discutevano gli ultimi arrivi dal Levante e commentavano le ultime novità da Vienna, serve impegnate a tirare sul prezzo con le venderìgole, le venditrici padrone della piazza, facchini dei vicini magazzini che si riposavano accanto a una fontana. Su tutto echeggiavano le larghe vocali del dialetto triestino, divenuto lingua franca tra le diverse comunità di mercanti. E chiacchere, grida, imprecazioni, risate si spegnevano attorno ai tavoli, nella densa schiuma di un boccale di birra ambrata.


ROSSA Birra a bassa fermentazione in stile “Vienna”. Colore ambrato brillante dalla schiuma densa. Mostra un lieve carattere di malto tostato ed un aroma di luppolo contenuto. Secca e di media corposità, è una birra che accompagna molto bene i piatti tipici della nostra regione, primi e carni saporite, insaccati e tutti i formaggi. Gradazione alcolica: 5,1° Gradazione plato: 13,3° Colore: ambrato Unità di amaro: 24 Contenuto bottiglia: 0,33 l e 0,75 l Primo anno di produzione: 1999


WEIZEN È una birra al frumento ad alta fermentazione di tradizione bavarese, che richiede l’uso un lievito specifico. L’aspetto velato è tipico delle “Hefe Weizen”, cioè non filtrate. Anche l’aroma di banana è tipico di questo stile birrario. La tipica miscela di dolce/amaro ed acidulo la rendono particolarmente dissetante ed adatta ai mesi estivi. Perfetta con il pesce, anche fritto o crudo, crostacei e frutti di mare, oppure con il maiale bollito di austroungarica memoria. Gradazione alcolica: 5° Gradazione plato: 12,5° Colore: biondo velato Unità di amaro: 21 Contenuto bottiglia: 0,33 l e 0,75 l Primo anno di produzione: 2000


IL CASTELLO DI MIRAMARE C’è un castello sul mare, Miramar, bianco e dolce come una torta nuziale, circondato da uno splendido parco. E c’era una volta un principe, o meglio un arciduca, Massimiliano, niente di meno che il fratello dell’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe. C’era una principessa, Carlotta del Belgio, che sposò Massimiliano: il castello era il loro nido d’amore, costruito per desiderio dello sposo. Ma il loro tempo lì fu troppo breve: l’alta politica internazionale decise che Massimiliano doveva diventare Imperatore del Messico. L’arciduca sbarcò nel suo impero, dove però era in corso una rivoluzione, venne imprigionato e fucilato. La sua principessa morì lontana da Miramar, completamente pazza. Chissà quanto desiderava Massimiliano andarsene lontano? Noi preferiamo immaginarlo nel suo parco in riva al mare, verso sera, mentre discute con il capo giardiniere di quegli alberi appena arrivati dalle lontane Americhe: ancora accaldato per la lunga giornata estiva, sorseggia una birra weizen.


U N B O C CA L E F O R M I DA B L E Per il commissario Maigret a volte un filo conduttore nelle sue inchieste è un elemento gastronomico: ostriche in Bretagna, un vinello nel Sud della Francia, l’acquavite di prugne in Alsazia. Inchieste che alla fine vedono il colpevole portato al Quai des Orfèvres, il commissariato di Parigi, e assicurato alla giustizia: non prima però di un lungo, faticoso interrogatorio durante il quale Maigret si fa portare dalla vicina Brasserie Dauphine un vassoio di panini e di boccali di birra scura, nella sua misura preferita, la formidabile. La Brasserie Dauphine, la birreria dove servono anche cibo saporito e sostanzioso: e che ricorda, a noi triestini, uno dei tanti buffet di austriaca memoria sparsi per la città. Il buffet, da pronunciare non alla francese ma rigorosamente alla triestina, e cioè bùfet, dove si mangia esclusivamente carne di maiale bollita, dalla salsiccia al cotechino alla lingua, condita con senape e kren, la radice di rafano, e accompagnata sempre da dell’ottima birra schiumosa e fresca.


F O R M I DA B L E Una birra specialissima ad alta fermentazione. Uno stile tra la Strong Ale e la Birra d’Abbazia. Ha un colore scuro ed una schiuma densa e persistente. La gradazione alcoolica si bilancia con il corpo, che non essendo eccessivo, dona facile bevibilità. Va servita attorno ai 15°, per evidenziare il gusto di frutta matura, ciliegia e marasca, liquirizia, legno e il leggero affumicato. Accompagna molto bene le carni saporite, i formaggi stagionati, i dessert ed il cioccolato, in particolare la torta Sacher. Gradazione alcolica: 8° Gradazione plato: 18,5° Colore: mogano scuro Unità di amaro: 25 Contenuto bottiglia: 0,33 l Primo anno di produzione: 2001


KARNERA Birra nera della famiglia delle “Stout”, una doppio malto vicina alla tradizione inglese sia per gli ingredienti che per il lievito utilizzato. Ha conquistato il terzo posto al concorso “Birra dell’Anno” 2008 nella sua categoria. La schiuma è bruna, ma una volta compattata assume una colorazione più chiara tendente al nocciola chiaro. È caratterizzata da un profumo intenso in cui emergono lievemente l’affumicato, un sottile torbato ed una liquirizia appena accennata. Va bevuta a temperature non troppo basse, attorno ai 12/15 gradi. Gradazione alcolica: 5,7° Gradazione plato: 15,3° Colore: nero Unità di amaro: 35 Contenuto bottiglia: 0,33 l Primo anno di produzione: 2008


KARNERA, CONTINUA

LA

L E G G E N DA

Chi meglio di lui la rappresenta? “L’uomo Più Forte Del Mondo” è alto due metri in un epoca in cui l’altezza media degli italiani non raggiungeva il metro e settanta. Vince alla Boxe e diventa campione mondiale dei pesi massimi. I più grandi, i più forti. L’unico italiano ad essere riuscito nell’impresa. E poi il cinema. Non era un grande attore, ma quello che conta è la sua immagine, la sua dimensione eccezionale. Una leggenda dentro il sogno che allora era il cinema. Ancora fino a poco tempo fa le mamme dicevano ai bambini: “mangia che diventi grande come Carnera”.


PA S S A G G I O I N I N D I A Dall’Inghilterra dell’epoca vittoriana, le navi partivano cariche di merci e birre verso le colonie. Stressata da un viaggio lungo e difficile, la birra però cambiava gusto e piacevolezza. Vennero così usati l’alcool ed il luppolo, naturali antisettici con i quali si poteva garantire stabilità e durata. Nacquero le India Pale Ale, IPA. Sul carso triestino dove ha sede il Birrificio Cittavecchia è forte l’influenza slovena. Simbolo di questa comunità è il tiglio, LIPA, cioè l’albero della vita, luogo sotto le cui fronde le antiche genti usavano riunirsi per decidere delle cose importanti del villaggio. IPA, L’IPA, LIPA…un gioco di parole, una birra da bere…. anche d’estate proprio sotto un tiglio.


L I PA E’ caratterizzata da una gradazione piuttosto alta e da un’importante luppolatura, tipica delle “India Pale Ale”. Realizzata con materie prime del Regno Unito quali il miglior malto Maris Otter e luppoli della varietà Fuggle e East Kent Golding si presenta di colore ambrato e con delicate note aromatiche. La gradazione è piacevolmente bilanciata dall’amaricatura, che regalano nel loro insieme una birra molto dissetante, ottima nelle stagioni calde e invitante anche in quelle fredde. Gradazione alcolica: 6,1° Gradazione Plato: 16,3° Colore: ambrato Unità di amaro: 42 Contenuto bottiglia: 0,33 l Primo anno di produzione: 2015


S. NICOLÒ Una specialità birraria prodotta solo nel periodo natalizio. E’ una “saison” ad alta fermentazione di colore leggermente ambrato e caratterizzata dall’uso di spezie. Di buona gradazione, ma piuttosto secca e dissetante. Risaltano nell’aroma la frutta secca ed in particolare la pesca e l’albicocca. Pensata per le scorpacciate natalizie ma anche per i cibi esotici e speziati. Gradazione alcolica: 6° Gradazione plato:13,3° Colore: ambrato Unità di amaro: 29 Contenuto bottiglia: 2 l Primo anno di produzione: 2003


LA STORIA DI S. NICOLÒ Una figura storica: vescovo di Mira, in Asia Minore, nel terzo secolo dopo Cristo, viaggiò spesso per nave nel Mediterraneo in vari pellegrinaggi. Attorno ad un nucleo storico di doni in denaro da lui elargiti a persone bisognose si creò la tradizione, molto diffusa nei paesi nordici, del santo che da allora continua a portare regali ai bambini buoni ogni anno, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre. San Nicolò è, in tedesco, Sankt Niklaus. E da qui a Santa Claus, passando l’Atlantico assieme agli emigranti, il passo è breve. Il santo raffigurato in abito vescovile, con tanto di mitria e pastorale, diviene qui l’allegro grassone, che negli anniTrenta una riuscita pubblicità della Coca Cola veste di rosso, e che tutto il mondo conosce. San Nicolò è molto popolare a Trieste, dove le tradizioni del Mediterraneo si intrecciano a quelle nordiche dell’Impero d’Austria a cui la città appartenne per secoli. Per i bambini triestini è una magia antica svegliarsi all’alba e scoprire i tanto attesi regali.


L’entusiasmo pacato ma creativo di Michele Barro, si arricchisce dal 2016 di quello sobrio e composto dell’enologo Giulio Ceschin che, portando in campo gli anni di militanza nel vino, ha rilevato CITTAVECCHIA assieme ad alcuni soci, con l’obiettivo di realizzare assieme a Michele, birre che abbiano una doppia anima: quella del luppolo e quella dell’uva e al contempo lascino inalterato il fascino d’antan che alberga nelle storiche birre CITTAVECCHIA. Nel progetto di Michele e Giulio, il birrificio, con ritrovata energia, diventa un vero e proprio “laboratorio di sperimentazione” dove realizzare nuove birre adatte al mercato in evoluzione e dove fidelizzare una “community” di consumatori ai quali offrire “esperienze” di gusto e cultura.



BIRRIFICIO CITTAVECCHIA Z.A. STAZIONE DI PROSECCO, 29/E 34010 SGONICO (TS) TEL. +39 040 251060 info@cittavecchia.com WWW.CITTAVECCHIA.COM


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