Erodoto108 n°8

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ASIA/CINA Yan mei, tutta la memoria in un frutto Testo di Luisa Zhang

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a quando ha memoria, mio nonno ha sempre conservato gli yan mei sotto spirito. Come i corbezzoli in Italia, gli alberi di questo frutto crescono selvatici. I frutti freschi sono dolci, con una punta di aspro, se la maturazione non è arrivata al punto giusto. Quando SanQe, il villaggio di mio nonno esisteva ancora, lui, tra giugno e luglio, si arrampicava sulle colline ap-

Queste piccole bacche rosse sono un simbolo nazionale. Conservate sotto spirito, cercano di allacciare generazione a generazioni. Ma se volete assaggiarlo fresco dovete andare sulla collina di mio nonno.

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pena dietro il cortile di casa. Il paese era piccolo, duecento persone, non di più, un gruppo di case a un solo piano adagiate sulle rive di alcuni canali che confluivano in un grande fiume. Terra solitaria nel sud-est della provincia di Zhejiang. Qualche anno fa, il progresso è arrivato anche in questo angolo remoto della Cina: bisognava costruire strade per raggiungere le città e il cemento aveva bisogno di spazio. Per questo il villaggio fu spianato. Decisione improvvisa: sparì il fiume, scomaparvero i torrenti, non c'era più il ponte dove a fine raccolto il riso veniva lasciato ad

asciugare, non cento anni fa, ma fino a che il progresso non aveva deciso che era ora di cambiare secolo. In cambio della vecchia casa, a ogni abitante è stata data una nuova abitazione: un solo grattacielo enorme, alto e senza fiume, si è inglobato tutti gli abitanti di SanQe. Poche centinaia di persone stipate in un birillo di vetro e ferro: dalle finestre si vedono le colline, ma non si sente più l'odore della terra. I nonni hanno accettato l'appartamento di risarcimento, ma non si sono trasferiti: preferiscono lavarsi con l'acqua fredda della fabbrica dove hanno lavorato tutta una vita che vivere nel grattacielo. La fabbrica è rimasta in piedi, serenamente placida, tra i campi di grano e la strada sterrata che porta al paese che non c'è più. Si può ancora salire sulla collina. Dove gli alberi di yan mei tornano a offrire i propri frutti anche a quel mondo che li mette in scatole sotto vuoto. Il nonno non affrontava l’inverno senza questi frutti. Una volta gli ho chiesto se aveva una ricetta particolare per conservarli. Mi ha guardato facendo gli occhi tondi dello stupore:‘Che ricetta? Si lavano, si asciugano e si mettono in un barattolo di vetro pieno di alcool!’. Ecco qua. In Europa gli yan mei arrivano con piccole spedizioni. Negli Stati Uniti la loro importazione è proibita. Il succo, invece, si trova in molti mercati di prodotti orientali. Il frutto essiccato viene usato come snack. Per la nostra famiglia, gli yan mei ricordano il passaggio di consegne tra generazioni, tra stagioni, tra epoche che furono e oggi durano fatica a convivere.


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