L'era atomica

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oxygen 09 – 05.2010

Nucleare: un’energia sempre più sicura

di Antonio Moccaldi

Le attuali tecnologie per la sicurezza degli impianti nucleari e la gestione delle scorie radioattive, e le ricerche che porteranno ulteriori miglioramenti nei prossimi decenni, con i reattori di quarta generazione.

Perché oggi c’è un significativo ritorno al nucleare nel mondo? Basta una semplice riflessione: per produrre un megawatt di potenza elettrica occorre “bruciare” in un giorno circa un grammo di U235, oppure 2,9 tonnellate di carbone, ovvero due tonnellate di petrolio. In un mondo, pertanto, con una richiesta sempre più crescente di energia, soprattutto nei paesi in forte sviluppo, questa semplice riflessione giustifica di per sé il ritorno al nucleare sia in termini economici che geopolitici, nonché per l’accresciuta sensibilità verso i problemi di tutela dell’ambiente e della salute dell’uomo, creati dall’attuale sistema di produzione energetica. Ma, a distanza di circa 25 anni dall’incidente di Chernobyl, cosa è cambiato in quello che è stato sempre considerato dall’opinione pubblica il “tallone d’Achille” del nucleare, ai fini di una serena e consapevole accettazione di questa forma di produzione di energia? E cioè a che punto è il problema della sicurezza degli impianti nucleari e, soprattutto, il problema della gestione delle scorie radioattive? I reattori che i paesi più evoluti si accingono a realizzare, chiamati di “terza generazione avanzata”, sono progettati per una vita utile di circa 60 anni, con elevatissimi livelli di sicurezza, grazie a una serie di sistemi sia attivi che passivi ridondanti, con strutture di contenimento di mas-

sima resistenza e sistemi (quattro, in serie) che assicurano il “raffreddamento” in qualsiasi situazione (terremoti, caduta di aerei, ecc.). Questo elevatissimo livello di sicurezza raggiunto oggi, e che sarà ancora più raffinato nei reattori di cosiddetta “quarta generazione”, è stato ottenuto anche grazie all’esperienza di esercizio dei reattori finora installati nel mondo (oggi ne sono in funzione 437, che assicurano il 15% del totale dell’elettricità prodotta). In particolare, aver sviluppato soluzioni impiantistiche sempre più sicure è dovuto anche al fatto di aver concentrato lo sforzo su un numero limitato di tipologie. Tutto ciò ha consentito a un famoso scienziato medico di livello internazionale di asserire che «non avrebbe nessuna remora ad abitare a fianco di un impianto nucleare». Certamente oggi, in generale, si va lentamente affermando nella pubblica opinione il concetto che l’energia nucleare è, tutto sommato, un sistema di produzione di energia non solo sicura, ma anche non inquinante, e che, nei riguardi dell’effetto serra, essa può ridurre il fenomeno del riscaldamento globale, nonché dei cambiamenti climatici. Il nucleare, in sostanza, anche agli occhi dei più intransigenti ambientalisti (Moore, Brand, Tindale, Smith) appare come una delle possibili e necessarie fonti di energia (anche se ovviamente non l’unica), complessiva-


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