Il Geometra Bresciano - n.6- 2010

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SCUOLA Giuliana Mossoni Da “Giornale di Brescia” 18 novembre 2010

La presenza del vino camuno fa bene anche agli altri prodotti della Valle, i salumi e i formaggi

Avevamo accennato, a pag. 21 del n. 5/2010, al Convegno di Remedello “Agricoltura ieri, oggi e domani”, organizzato per i neo geometri del Bonsignori, alla relazione di Sergio Bonomelli, presidente del Collegio agrotecnici bresciani, centrata sul rilancio della viticoltura in Vallecamonica. Questo articolo, ripreso dal Giornale di Brescia, ce ne dà ampia conferma.

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n’annata interessante, quella che si è appena chiusa. Una vendemmia che ha permesso di raccoglere, nelle aziende del Consorzio Igt Valcamonica, ben 1.100 quintali di uve Igt. Un quantitativo in linea con quello dello scorso anno. Si è lavorato molto bene sia in campagna sia in cantina e la stima è di ottenere un vino di qualità ancora superiore a quello delle passate annate. «I vinificatori camuni – precisa l’agronomo del Consorzio Igt Sergio Bonomelli – giudicano questa annata interessante; a esaltare, in particolare, sono i profumi intensi e la colorazione decisa. Quanto abbiamo raccolto, poi, è in linea con la produzione provinciale, a conferma che anche in Valcamonica ci si sta portando agli elevati livelli delle altre zone più rinomate». La conferma che la coltivazione della vite e la produzione del vino in Valle stanno godendo di una stagione particolarmente favorevole arriva anche dalle richieste di terreni da coltivare: nel conoide della Concarena, ormai, sono rimaste ben poche aree disponibili e molta gente continua a chiedere di impiantare vigneti. Grazie ad alcuni finanziamenti pubblici, sono anche partiti i primi stralci 58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2010/6

per la realizzazione della “Strada del vino”, in particolare tra Losine, Cerveno e Ono San Pietro. La cantina sociale camuna, quella della località Sant a Losine, si prepara poi a vivere una nuova vita. E pensare che il rilancio della viticoltura in Valle risale a solo 11 anni fa, quando

dato è in asse con le altre aree montane vitate, tipo la Valtellina e la Val d’Aosta). I vitigni più presenti sono il Merlot, con una fetta del 40%, il Marzemino (25%) e il Barbera (10%), il resto sono altri generi, tra cui il bianco. Sul mercato annualmente sono commercializzate oltre 90 mila bottiglie in rappresentanza di 21 etichette totali. Se nel 2007 le uve raccolte e poi trasformate in Igt erano 800 quintali, nel 2008 sono salite a 900, fino ai 1.100 del 2009 e del 2010, una crescita dovuta dall’entrata in pro-

Un sodalizio di tutela nato nel 2004 La nuova stagione del rilancio della viticoltura camuna, partita nel 1999, ha subito un’impennata nel 2003, con il decreto di riconoscimento dell’Indicazione geografica tipica (Igt) dei vini di Vallecamonica e con l’approvazione del disciplinare di produzione. A fine 2004 è nato il consorzio per la tutela del vino Igt, che associa sei aziende. Ad assistere tutte le fasi del processo, c’è stata la Comunità montana.

la Comunità montana e il Centro vitivinicolo provinciale stesero un piano d’intervento, avviando un’indagine conoscitiva. La zona di produzione vitivinicola si estende oggi per circa 8mila ettari, dei quali risultano “vitati” circa 145, in particolare in tre macroaree: da Sellero a Breno (nel conoide della Concarena) per circa 60 ettari, la Valgrigna con 56 ettari e l’area Piancogno-Darfo-Artogne con 27. In campagna lavorano circa 500 viticoltori, molti hobbisti, che operano su una superficie media di 2.500 metri quadri (questo

duzione di nuovi vigneti impiantati negli anni scorsi. I viticoltori camuni, quindi, stanno investendo: dal riconoscimento dell’Igt nel 2003 al 2008 sono state presentate una cinquantina di domande di impianto o reimpianto per 12mila ettari di vigneto e un investimento di oltre 550mila euro. Ma il vino camuno non fa bene solo a se stesso: la sua presenza nel paniere dei prodotti locali ha determinato un maggior valore aggiunto anche per gli altri beni, in primis i formaggi e i salumi. ❑

Vigneti che rispettano la natura

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a passeggiata in compagnia di Antonio Ligabue nei vigneti di Cerveno è una piacevole sorpresa, poiché è qui che apprendiamo la possibilità di coltivare uva senza l’utilizzo di sostanze chimiche. Cinquemila sono le piante che punteggiano quest’angolo di Valcamonica. «Il nostro modo di intendere la coltivazione dell’uva – dice Ligabue titolare dell’azienda agricola fondata nel 2003 – è quello di lavorare la terra nel rispetto dell’ambiente. Non utilizziamo né diserbanti né concimi e gli unici prodotti utilizzati per la difesa dalla peronospora e dall’oidio sono la poltiglia bordolese e lo zolfo». Per ottenere uve sane e mature l’azienda presta molta cura alla potatura e limita la quantità di prodotto per pianta; il vino viene ottenuto tramite fermentazione naturale senza uso di lieviti, di anidride solforosa e successivamente imbottigliato senza filtrazioni. L’azienda a conduzione familiare produce mediamente 3.000 bottiglie l’anno, sommando i vari vini prodotti dalle uve provenienti da questo ed altri piccoli appezzamenti recuperati in altre zone della Valcamonica: “Tas”, “Inamàra”, “Ble”, “Badalisc” e “Minego” sono i nomi dei vini legati ai territori di produzione. Francesco Ferrati


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