VIAE Estate 2016

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VALLE ISARCO – VALLE DEI PERCORSI

Gastronomia al top in montagna Le migliori baite all’insegna di qualità e regionalità

Valle Isarco, terra del vino bianco Dai muri a secco alla viticoltura eco-sostenibile

Percorsi verso l’equilibrio interiore Con “Alto Adige Balance” verso il benessere


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Ciao, piccola marmotta!

38 I “Big Five”

Indice 04 Trovare l‘equilibrio Muoversi e lasciarsi coinvolgere – le iniziative di “Alto Adige ­Balance” in Valle Isarco portano su diversi percorsi del benessere

26 Il signore delle pecore Il ritratto dell’allevatore di pecore Reinhold Eisendle della Val di Fleres

08 Gastronomia al top in montagna Autenticità, qualità e regionalità per le “Malghe TOP”

28 Ballare sotto la torre Vipiteno, uno dei borghi più belli e piacevoli d’Italia

11 Camminare al cospetto delle Dolomiti Il sentiero Dolorama porta in quattro tappe dall’Alpe di Rodengo/ Luson attorno alla Plose in Val di Funes e poi fino a Laion

30 Un posto magico! All’Alpe di Fane in fondo alla Valle di Valles si respira l’aria del grande cinema

12 Piatti paradisiaci La ricca e varia tradizione dei Krapfen in Valle Isarco

32 Piccoli cavalieri e piccole dame Visite guidate per bambini al castello medievale Rodenegg

14 Ciao, piccola marmotta! Il “MondoAvventuraMontagna” di Racines-Giovo e le numerose attrazioni

34 Vignaiolo del nord Il maso Santerhof a Rio di Pusteria, la cantina vinicola più settentrionale d’Italia

16 Dolomia – un viaggio nel tempo A piedi attraverso 250 milioni di anni: il sentiero Dolomieu tra Colle Isarco e Vipiteno

36 I segreti del paradiso delle mele Sulle tracce della mela altoatesina sull’altipiano delle mele di Naz-Sciaves

20 Due frecce per la pace Castel Reifenstein/Tasso presso Campo di Trens, uno dei castelli medievali meglio conservati dell’Alto Adige

38 I “Big Five” Nell’area vacanze sci e malghe Rio Pusteria cinque cime offrono una vista panoramica mozzafiato

22 Forza e-bike! Percorsi per e-bike in Val Ridanna

40 I volontari dei sentieri Sui Monti di Fundres a seguire due volontari dei sentieri durante una camminata di controllo

24 Sette erbe per il bisogno La processione delle erbe al Santuario di Maria Trens a Campo Trens

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43 Le tre Vergini Sante di Maranza Il sentiero della leggenda sulle orme di Aubet, Cubet e Quere


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Rinascita della città degli artisti

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Vini squisiti e libri fantastici

44 Sulle tracce di Soliman Far rivivere il passato di Bressanone 48 Bressanone a tutto sport Una carrellata di grandi eventi sportivi a Bressanone e nei dintorni 50 Vini squisiti e libri fantastici All’Abbazia di Novacella vini e libri in primo piano 52 Acqua, fonte di vita Vivere l’acqua a Bressanone e nei dintorni 54 Passione per rocce e sassi La passione dell’arrampicata libera all’aperto 56 Il sentiero “Griablsteig” Un sentiero speciale porta all’Alpe di Luson dal “Herolerhof” al Rifugio Prato Croce 58 Dove osano i gufi di Woody Sulla montagna-avventura Plose scoprire la natura con lo zaino degli esploratori 59 Avvicinarsi alla montagna Reinhold Messner racconta le Odle di Funes, “le più belle rocce ­delle Dolomiti, Patrimonio UNESCO” 62 Menestrelli della Valle Isarco Walther von der Vogelweide e Oswald von Wolkenstein, famosi poeti e menestrelli medievali

66 Simbiosi di terreno e vino Riconoscimenti internazionali per i vini bianchi mineralici della Valle Isarco 68 Qualità per convinzione Coltivazioni e allevamenti in armonia con la natura 70 Qualità dell’attimo L’Alpe di Villandro, il centro geografico dell’Alto Adige, il luogo ideale per lasciarsi alle spalle problemi e stress 72 Tradizioni con “schiocco” L’insolita usanza del “Goaßlschnöllen”, l’uso della frusta 75 Cinque buoni motivi Cinque personaggi raccontano le zone sciistiche della Valle Isarco 77 Un inverno molto diverso Personalità locali raccontano la passione per “sport invernali alternativi” 80 Tutto da scoprire Le attrattive della Valle Isarco 82 Valle Isarco – valle dei percorsi 83 Informazioni Come arrivare, clima e collegamenti

64 Rinascita della città degli artisti Chiusa nel mutamento dei tempi

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Testo: Doris Brunner Foto: Helmuth Rier

Trovare l’equilibrio

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ATTIVITÀ

In primavera la natura si sveglia dal letargo. Il momento ideale per risvegliarsi e sentirsi rinascere. Muoversi e lasciarsi coinvolgere: le iniziative di “Alto Adige Balance” portano in Valle Isarco sui percorsi del benessere.

Mettersi le scarpe da corsa e correre un giro. Mangiare una mela sana rinunciando a pietanze precotte dal freezer. Osservare le bellezze della natura durante una passeggiata invece di passare il proprio tempo postando su facebook sul proprio smartphone. In fin dei conti sappiamo cosa ci fa bene e cosa ci aiuta a rimanere sani. Troppo raramente riusciamo a mettere in atto i nostri propositi. Le iniziative di “Alto Adige Balance 2016” offrono in diverse località della Valle Isarco passeggiate meditative, salutari allenamenti di corsa e altre innumerevoli ispirazioni per corpo e anima. Da inizio maggio a fine giugno potete avvicinarvi passo dopo passo al vostro equilibrio interiore. viae 2016 | 5


ALTO ADIGE BALANCE TROVA IL TUO PERCORSO IN VALLE ISARCO INIZIO MAGGIO – FINE GIUGNO 2016 Escursioni guidate, visite e iniziative comuni in tutta la Valle Isarco portano il visitatore a trovare passo dopo passo il proprio equilibrio. I particolari pacchetti “Balance” elaborati ad hoc, sono prenotabili presso gli esercizi associati, assieme ad altre offerte speciali come la colazione vitale a buffet, il massaggio rilassante o il salutare bagno al fieno. Il programma “Balance” completo con il tema “muoversi in salute” si trova sul sito www.valleisarco. com/it/valle-dei-percorsi/alto-adige-balance 6 | viae 2016

L’intento di “Alto Adige Balance” non è quello di dare benessere per poche ore, bensì il focus è rivolto piuttosto sull’allungamento del benessere anche nella quotidianità e così nella prevenzione della propria salute. In Valle Isarco, la valle dei percorsi, si punta sul movimento salutare, che non ha nulla a che fare con prestazioni sportive estreme, ma con il movimento consapevole in mezzo e con la natura senza l’utilizzo di attrezzi o stress da prestazione. Esperti allenatori di rilassamento e terapia Kneipp, pedagoghi delle erbe e guide naturali e paesaggistiche invitano a vivere in prima persona come portare in equilibrio il proprio corpo con lo spirito: ad esempio durante una passeggiata all’alba sull’Alpe di Villandro sopra Chiusa o una camminata con esercizi respiratori sul monte Gitschberg nell’area vacanze sci e malghe Rio Pusteria e a Racines o seguendo le orme di Kneipp a Barbiano sopra Chiusa. Attraverso esercizi concreti gli esperti riescono a trasmettere così i loro saperi e conoscenze, dando ai partecipanti innumerevoli suggerimenti e consigli da seguire e provare poi in perfetta autonomia. L’arte dell’equilibrio sta nel costante esercizio e continua ricerca personale. Molti studi scientifici dimostrano che persino un leggero movimento produce effetti più che positivi: il corpo riduce gli ormoni dello stress, il sistema immunitario viene rafforzato, la circolazione si attiva e persino il cervello inizia a produrre sostanze naturali come serotonina e dopamina. “Quando passeggio non devo pensare come muovere i miei piedi. Il movimento è automatico, per cui posso concentrarmi su altre cose: è qui che inizia una fase creativa nella quale riesco a trovare soluzioni. A questo punto inizio a sentire


Movimento salutare non significa sport estremo bensì muoversi consapevolmente nella natura e con i ritmi della natura

“BALANCE” E LO SPORT D’ECCELLENZA: ATLETI DELLA VALLE ISARCO E LE LORO FONTI DI FORZA In Valle Isarco vivono e si allenano numerosi assi dello sport come la biatleta Karin Oberhofer, l’atleta Silvia Weissteiner e il mountain biker Gerhard Kerschbaumer. Come si mantengono in forma, fisicamente e mentalmente? Cosa fanno nella loro patria, la Valle Isarco, per allenarsi, ma anche per riposarsi e rilassarsi? Durante una tavola rotonda gli atleti della valle raccontano delle loro fonti di forza e dei loro segreti per il successo. A fine tavola rotonda si possono approfondire vari concetti gustando specialità tipiche locali. Data: venerdì, 13/05/2016, dalle ore 19 al Castaneum a Velturno

leggerezza e benessere”, spiega la guida alpina e psicologo Pauli Trenker, uno dei protagonisti nell’ambito di “Alto Adige Balance” delle passeggiate riflessive sul Monte Cavallo a Vipiteno. Tante possibilità di fare un passo dopo l’altro, come quella proposta a Laion all’inizio della Val Gardena: qui in 5.000 passi si cammina da un luogo di forza all’altro, ad esempio dal monte dominante della Rasciesa fino al trono della Madonna, dove si racconta che la Madonna si sia fermata per godersi la vista panoramica incredibilmente bella. Misticismo ed energia di questi particolari luoghi noti fin dai tempi della preistoria sono ancora percettibili ai giorni nostri.

„La quiete esteriore è la via verso la quiete interiore“ Non solo il movimento ci aiuta a trovare nuova forza e a riuscire a mollare, ci vogliono anche momenti di silenzio. “Silenzio e quiete portano a concentrarsi su se stessi: la quiete esteriore è la via verso la quiete interiore”, racconta la guida naturalistica e libero pensatore Stefan Braito, che nella valle dolomitica di Funes porta i visitatori a camminare lungo le linee di forza a Santa Maddalena. Un luogo ideale per fermarsi e ricaricarsi è anche il Monastero di Sabiona sopra Chiusa: nel giardino del convento si possono godere momenti meditativi con Monika Engl, maestra di rilassamento. Anche erbe possono essere utilizzate come rimedio contro lo stress, questo è risaputo da secoli in Valle Isarco. Ma quali erbe officinali sono particolarmente adatte, come si impiegano e dove crescono, questo sono alcune delle tematiche delle escursioni guidate proposte in Val di Giovo a Racines, sull’Alpe di Rodengo/

Luson nell’ area vacanze sci & malghe Rio Pusteria, a Luson e attorno a Bressanone, Novacella e Varna. Sapevate che l’imperatoria è nota come il “ginseng delle Alpi”? Se non lo sapevate, allora seguite l’esperta di erbe Veronika Trenk­ walder quando sul Monte Cavallo sopra Vipiteno si mette alla ricerca di questa particolare radice salutare. Non bisogna andare lontano per trovare altre fonti di forza: l’acqua, l’elisir della vita, sgorga da diverse fonti in Valle Isarco. Numerose antiche sorgenti d’acqua e luoghi sacri legati al culto dell’acqua si trovano lungo vari percorsi: le sacre fonti di Bagni Froi sopra Gudon o il luogo sacro Tre Chiese sopra Barbiano, dove le tre chiesette incastonate tra di loro emanano un’aura mistica. Questi luoghi si possono raggiungere con comode passeggiate da soli o nell’ambito delle iniziative di “Balance”. Allo stesso modo si possono scoprire i numerosi parchi Kneipp come quello delle ninfe vicino alla cascata di Barbiano sopra Barbiano o il percorso Kneipp nella Valle d’Altafossa a Maranza o vicino alla cascata Moaßl in Val di Vizze vicino a Vipiteno, alla quale ci si può recare insieme all’esperta di bioenergetica Martina Saxl durante un’escursione meditativa. Camminare e immergere le braccia nell’acqua gelida, il parroco Kneipp conosceva già secoli fa i migliori rimedi per la nostra salute. E così il percorso “Balance” verso il nostro equilibrio porta alla Casa di cura Dr. von Guggenberg a Bressanone, dove da 125 anni si seguono i percorsi per l’equilibrio interiore. Tutte le iniziative “Balance” hanno un fattore in comune: iniziano con il primo passo… viae 2016 | 7


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ENO-GASTRONOMIA Testo: Doris Brunner Foto: Hannes Niederkofler, Thomas Grüner

Gastronomia al top in montagna Malghe, baite e rifugi della Valle Isarco hanno conservato il loro carattere tradizionale, puntando su autenticità, qualità e regionalità: le migliori hanno ottenuto il riconoscimento “Malghe TOP”. Ecco perché…

Una baita in legno con il tetto di scandole, canederli con insalata di crauti, un oste cortese, che vi spiega i nomi delle montagne attorno. È così che vogliamo essere accolti in montagna. Ed è proprio quello che molte malghe, baite e rifugi offrono in Valle Isarco! Un caso? Per niente! La Valle Isarco è già da sempre la valle dell’ospitalità, da secoli attraversata da genti e popoli. Da generazioni il senso dell’ospitalità viene vissuta in modo autentico, in valle come in quota tra i monti. Le strutture per lo più piccole e a conduzione familiare non rappresentano per gli osti solo un lavoro, ma sono un luogo, dove amore e passione si coniugano perfettamente. E qui l’ospite è sempre il benvenuto, se non addirittura un amico ospitato a casa propria.

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La particolarità e l’unicità sono il credo dei gestori di malghe e baite di montagna: tradizione e cultura sono molto importanti e si ritrovano non solo nei piatti e nelle pietanze proposte. Le specialità tipiche altoatesine si trovano tutte nei gustosi menu: canederli allo speck, maccheroni alla pastora, gulasch e zuppa con frittatine, strudel di mela e l’omelette spezzettata, ovviamente tutto fatto in casa e preparato al momento con prodotti della stagione. Invece delle patatine fritte molti rifugisti propongono patate arrostite e al posto dei soft drink si trova il succo di lampone fatto in casa. Alcune malghe dispongono di un proprio caseificio e si possono così assaggiare accanto a formaggi di malga anche latticello e yogurt con frutti di bosco. Vere leccornie!

Passione viva Tuttavia tradizione non significa rinunciare alla modernità: piatti vegetariani o vegani ormai non sono più una rarità. E gli chef anche nelle più piccole cucine si dimostrano veri apprendisti stregoni creando ad esempio Schlutzkrapfen, i tipici 10 | viae 2016

ravioloni della Valle Isarco, non solo ripieni di spinaci, come da ricettario, ma con ripieni creativi di finferli (gallinacci) o porcini. La vera passione per autenticità e regionalità si percepisce sempre fin dal primo momento: costruzioni in materiali locali come legno o pietra, i tradizionali gerani a decorare balconi e finestre, cartelli di legno, steccati fatti secondo intrecci tradizionali invece di recinti in rete metallica e sentieri perfettamente segnalati. Tutti elementi essenziali per il rispetto del paesaggio culturale della valle, che rifugisti e malgari mantengono e coltivano. Anche le Stube per lo più rivestite di legno sono amorevolmente decorate con molti dettagli: tovaglie o fiori in plastica? Neanche per sogno! Ma non ogni baita deve per forza avere il tetto di scandole o una facciata segnata dal tempo. Le baite di nuova costruzione riprendono l’architettura alpina, ma interpretandola in modo innovativo. La sensibilità per l’ambiente circostante è una missione dei rifugisti e malgari della valle, soprattutto nel rispetto dell’ambiente. In montagna si è

molto più vicini alla natura rispetto alla valle. Si vive in modo più intenso la natura e si è più esposti agli elementi. Il rispetto per la natura e l’ambiente sono fondamentali per la vita in montagna. Un fatto che s’impara subito.

AUTENTICITÀ E QUALITÀ IN MONTAGNA Alti standard di qualità sempre controllati, regionalità e autenticità: questi sono i presupposti che malghe, baite e rifugi devono seguire per ricevere il riconoscimento di “Malga TOP”. Nel primo anno dell’iniziativa già oltre quaranta strutture in Valle Isarco rispettano i rigidi criteri di qualità. E la lista dei “TOP” sta già crescendo. Dove si trovano in Valle Isarco le “Malghe TOP” e come si raggiungono, lo si può scoprire sul sito www.valleisarco.com


ATTIVITÀ

Testo: Doris Brunner Foto: Stefan Gasser

Camminare al cospetto delle Dolomiti Il sentiero Dolorama porta in quattro tappe dall’Alpe di Rodengo/Luson attorno alla Plose fino a Laion. E sempre guardando le bellissime guglie delle Dolomiti, Patrimonio UNESCO Dal paesaggio d’altura ricco di fiori e piante dell’Alpe di Rodengo/Luson ci si avvicina alle scoscese rocce delle Odle di Eores e di Funes, per continuare su ampi prati e alpeggi scendendo fino a Laion a sud di Chiusa all’entrata della Val Gardena. Il percorso panoramico è lungo 52 chilometri e inizia in modo dolce per portare attraverso il paesaggio vario della Valle Isarco. All’orizzonte ci accompagnano in modo marcato le bizzarre guglie delle Dolomiti. Dapprima è l’imponente Sass de Putia alla fine della valle di Luson a dominare la scena, poi dal passo Göma nel parco naturale Puez-Odle ci sorprendono le Odle di Funes per lasciare poco dopo la Rasciesa il campo libero per la vista imperdibile su Sassolungo, Sasso Piatto e Sciliar. Il sentiero Dolorama corre quasi interamente su strade forestali e sentieri segnalati con un unico attraversamento di una strada asfaltata. Lungo il sentiero si trovano luoghi di sosta molto panoramici, dove riposarsi, come ad esempio il luogo dell’insediamento preistorico

Partenza: parcheggio Zumis-Rodengo

Alpe di Rodengo/Luson

Bressanone

Rifugio Monte Muro

Plose

Passo delle Erbe Passlo Göma

Chiusa

Funes-Rifugio Genova

Parco naturale Puez-Odle

Arrivo: Laion

Rasciesa

Astmoos sull’Alpe di Luson o di fronte alle stratificazioni geologiche al passo delle Erbe, dove la storia della terra è a vista. Il percorso di quattro

1° giorno: Rodengo-Rifugio Monte Muro 2° giorno: Rifugio Monte Muro-Rifugio Genova 3° giorno: Rifugio Genova-Rasciesa 4° giorno: Rasciesa-Laion

giorni può essere affrontato a tratti: numerosi sono i punti, dove iniziare o accorciare il percorso. Inoltre i punti di partenza e arrivo sono facilmente

raggiungibili con mezzi pubblici, così da poter lasciare l’auto tranquillamente in garage. www.valleisarco.com viae 2016 | 11


Testo: Barbara Felizetti Sorg Foto: Libro „100 Krapfen del Sudtirolo“ (Edition Raetia)

P iatti paradisiaci Alpeggi assolati, cime rocciose. Frutteti fertili, pascoli magri. Vita cittadina avvincente, quiete infinita in campagna. La Valle Isarco è varia e piena d’interessanti contrasti. Una costante accomuna tutte le località: ovunque per le occasioni speciali si preparano gustosi “Krapfen”. Rosa Wurzer, contadina di Ridanna

“Quando ero ancora bambina, i Krapfen erano una cosa molto speciale”, a raccontarlo è Rosa Wurzer di Ridanna e nello stesso tempo stende con il mattarello un grande pezzo d’impasto. “Al maso arrivavano in tavola solo tre volta all’anno”. A Natale, Carnevale e per la Sagra del paese – e forse anche per qualche matrimonio – si preparava l’impasto già il giorno prima, si riempivano con un misto di mele, ricotta e papavero e si friggevano nell’olio bollente. “Quando il profumo dei Krapfen fritti pervadeva tutta la casa, anche i più piccoli sapevano che si era alla vigilia di una grande festa”, ricorda la 87enne contadina. Per quale motivo si utilizzassero proprio questi particolari ingredienti come mele e papavero proprio in alta montagna a 1.300 metri, dove questa frutta non cresce più, rimane inspiegabile.

Krapfen in tutte le forme Rotondi, quadrati o a mezza luna, dolci o salati: i Krapfen si preparano ovunque in Valle Isarco. Mentre l’impasto di farina di segale e di frumento è di regola sempre uguale, la forma e il ripieno fanno la differenza. In molte località i Krapfen sono dolci con ripieno di pere, mele o di un impasto di ricotta e frutti, come ad esempio i Krapfen dell’Alta Valle Isarco della zona di Vipiteno (vedi ricetta), o anche riempiti con marmellata di prugne o mirtilli rossi. Specialmente durante il periodo del Törggelen in autunno nella parte meridionale della valle attorno a Bressanone e Chiusa si trovano ripieni di noci o castagne. Nella loro versione salata si trovano con ripieno di patate, crauti, spinaci e coste – i Krapfen verdi come quelli che si servono a Velturno si può intuire a prima vista dal colore che traspare di quale ripieno si tratta. Senza ripieno sono invece i Roggener Struzen di Rodengo, come anche i Valler Struzen di Valles, entrambi preparati con un impasto a base di pasta madre. Nella zona di Bressanone una volta alla Vigilia di Natale si preparavano Krapfen ripieni di miele, che non a caso avevano un nome altosonante: “regno dei cieli”. 12 | viae 2016

La Signora Rosa nel frattempo ha fatto riscaldare abbondante olio in pentola. Lentamente v’immerge un Krapfen dopo l’altro. “L’olio deve essere bollente, altrimenti i Krapfen diventano unti”, spiega. “Allora tutto il lavoro sarebbe stato inutile”. Mentre sta friggendo, racconta dei tempi passati, dei suoi genitori, della sua difficile infanzia piena di lavoro al maso. Qualche aneddoto però la fa ridere di cuore. Nonostante l’età, Signora Rosa non fa fatica a svolgere i lavori di cucina. Quanti Krapfen avrà fatto nella sua lunga vita? Soltanto oggi ne sta facendo quasi un centinaio. “Domani mio figlio festeggia un compleanno rotondo e così verranno tutti i miei figli, nuore, generi e nipoti, sarà una grande festa”, racconta ridendo. “Allora ci vogliono un bel po’ di Krapfen in tavola”. Come da sempre: ci vogliono pietanze speciali per eventi speciali.

LIBRO CONSIGLIATO 100 Krapfen del Sudtirolo Le contadine sudtirolesi svelano i loro segreti Euro 14,90 112 pagine ISBN: 978-88-7283-232-5 Edition Raetia


re zione: e lascia Prepara burro e olio re ciotola Mescola re. in una nte, i t n a ie d d raffred utti gli ingre tare breveme i. t as ut Versare rli bene. Imp er ca. 30 min p la .6 a c i d e mesco e far riposare lo e un roto ricoprir con l’impasto a pezzi e sten e lo r r re a a r o li P g a . t Form li , a li pessore glie ov cm di s ti in sottili fo dei pezzi ova rdi o s o e z b z u e q i el m ene dere ellata n rli, pigiando b gere in m r a m ig a r la g pasta. F to, ripie d’impas con un taglia . li e t ir e rifin te olio bollen an abbond

ENO-GASTRONOMIA

i fen dolc a: Krap t t e ic r ra La nost nti: zi): Ingredie a. 30–35 pez c ( o t s Impa so burro fu 100 gr. o li iai d’o 2 cucch rina di segale to fa r. frumen 250 g rina di fa r. g 250 1 uovo di latte 1 tazza i sale iaino d 1 cucch ensa) : Ripieno a (piuttosto d t a ll re marme r frigge hide pe c a r a i olio d

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Testo: Barbara Felizetti Sorg Foto: Alex Filz

Ciao, piccola marmotta! Dove abitano le marmotte? Da dove arriva l’acqua? Le formiche sono davvero laboriose? La risposta a queste e molte altre domande si scoprono nel “MondoAvventuraMontagna” di Racines-Giovo, un percorso per giovani esploratori.

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ATTIVITÀ Lungo il percorso MondoAvventuraMontagna, adatto anche a passeggini, si susseguono 15 divertenti attrazioni per piccoli e grandi esploratori della natura

“Mamma, stiamo salendo in cielo?” Mia figlia Miriam si stringe forte a me e guarda con ansia verso l’alto. L’idea dell’ascensione potrebbe essere un pensiero del tutto affascinante, ma ridendo faccio cenno di no. “No, tesoro mio. Scendiamo prima. Vogliamo andare a trovare le marmotte, ricordi?” “Ah, si!”, grida mio figlio Raphael con entusiasmo, “e lo scivolo gigante! È da tanto che aspetto di provarlo.” La salita con la gondola dura alcuni minuti. Le confortevoli gondole panoramiche ci portano in un batter d’occhio alla stazione a monte della zona escursionistica Racines-Giovo a 1.800 metri d’altitudine. “Beh, ci siamo risparmiati una salita faticosa!”, è il mio pensiero mentre prendiamo i nostri zaini e scendiamo dalla cabinovia. “Dove andiamo per primo?”, chiedo ai bambini. “Allo scivolo al parco giochi nel bosco!”, grida con eccitazione Raphael. “No, alla tana delle marmotte”, protesta sua sorella. Papà dallo zaino estrae l’opuscolo e lo stende davanti a noi sul prato. “Guardate!”, esorta i due piccoli esploratori avventurosi. “È un percorso, che porta attraverso tutto il MondoAvventuraMontagna, se lo seguiamo, non ci perdiamo proprio nulla”. Dopo una breve discussione iniziamo il nostro percorso.

Sculture arboree e figure naturali Mentre i bambini ci precedono speranzosi, lasciamo correre il nostro sguardo sulle fantastiche montagne attorno a Racines. Che panorama incredibile e l’aria così fresca! Quanto fa bene! Mentre siamo ancora assorti nei nostri pensieri, Miriam e Raphael ci fanno cenno dalla cima della palestra di arrampicata del grande pinguino. “Mamma, Papà, guardate!”, grida il più grande con emozione “lì dietro abitano le marmotte”. Ed effettivamente una gigantesca tana delle marmotte ci invita a scoprire il mondo nascosto di questi animali schivi. Quando usciamo nuovamente alla luce del sole, dobbiamo socchiudere gli occhi, ma non c’è tempo, si continua velocemente. Siamo affascinati dagli incredibili alberi-sculture e dai quadri naturali fatti di radici e muschio, poi scopriamo da dove arriva l’acqua ed esploriamo il mondo delle laboriose formiche. Quasi non riusciamo a staccarci dal mini-zoo con le morbide pecore e le belanti capre. “Che carino l’asinello”, chiama entusiasta Miriam. “Vorrei portarlo a casa”. Riusciamo a farla desistere solo facendole capire che per l’asinello è meglio brucare la gustosa erba di montagna piuttosto che stare nel corridoio di casa nostra. Con malinconia Miriam si congeda dal simpatico animale. viae 2016 | 15


Vista panoramica dall’alto

CAMMINARE NEL MONDOAVVENTURAMONTAGNA Il MondoAvventuraMontagna di Racines-Giovo offre ad amanti della natura numerose attrazioni. Le malghe dell’ampia zona escursionistica propongono gustose specialità regionali. Il percorso avventuroso parte direttamente all’arrivo della cabinovia panoramica ed è particolarmente adatto a famiglie con bambini. È inoltre anche percorribile con passeggini. » L’accesso al percorso MondoAvventuraMontagna Racines-Giovo (si percorre in 45 minuti) è gratuito. » La cabinovia è in funzione da metà giugno a inizio ottobre ogni giorno ­dalle ore 8.30 alle 17. www.racines-giovo.it 16 | viae 2016

Sopraffatti da tutte queste avventure, è arrivato il momento per una breve sosta. “Ho fame come un orso”, fa notare Raphael. Nella vicina e accogliente baita ci gustiamo una gustosa omelette spezzettata con marmellata di mirtilli rossi. Proprio il piatto giusto e corroborante per continuare il nostro percorso, dove saliamo come quattro agili scoiattoli sull’alta torre panoramica. “Wow!”, siamo affascinati dal bellissimo panorama che si gode dall’alto. Imponenti cime, pareti rocciose scoscese, boschi impenetrabili, alpeggi ricchi di erbe. Un vero spettacolo della natura, ovunque. All’improvviso nostro figlio è preso dalla fretta. Tra le cime degli alberi ha scorto il tanto agognato scivolo gigante. Non c’è tempo da perdere. Poco dopo, eccolo che scende come il vento dal lunghissimo scivolo. “Ancora!”, grida divertito. Anche sua sorella non ci pensa due volte e lo imita: su e giù, su e giù. Mi meraviglio di quanta energia possano avere questi due bambini. Al parco giochi lasciamo finire questa emozionante giornata. Mentre i bambini si divertono a giocare ai pirati lungo un piccolo ruscello facendo navigare una pigna e si esercitano ad arrampicarsi tra le corde, noi ci riposiamo su un grande sdraio e ci godiamo questo momento. Quando nel tardo pomeriggio scendiamo in gondola verso la valle, sorrido compiaciuta e penso, che oggi, in fin dei conti, non siamo stati in cielo, ma in un piccolo paradiso senz’altro.


ATTIVITÀ Testo: Renate Breitenberger Foto: Oskar Zingerle

Dolomia – un viaggio nel tempo Quando la Val di Fleres si trovava all’equatore, le Dolomiti erano una grande barriera corallina nel mare primordiale. Quello che è rimasto dopo 250 milioni di anni, è visibile lungo il sentiero Dolomieu tra Ladurns vicino a Colle Isarco e il Monte Cavallo sopra Vipiteno.

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“Se il Tribulaun ha il cappello, il tempo sarà bello”. Abbiamo fortuna. La cima di Dolomia, alta 3097 metri, è coperta da una fitta nuvola. I raggi del sole mattutino ci riscaldano la schiena quando alla partenza della seggiovia Ladurns scendiamo dal bus di linea. Dopo otto minuti di salita arriviamo in cima alla seggiovia e studiamo la tavola informativa. Qui passa il sentiero dedicato allo scienziato Deodat de Dolomieu. Nel 1790 il francese scoprì in Val di Fleres un minerale molto simile al calcio. A questo minerale fu dato il nome Dolomia. I nostri scarponi tra poco cammineranno su roccia nata oltre 250 milioni di anni fa, in un’era quando in Val di Fleres vivevano rettili e anfibi, molto prima che il clima si ribaltasse e questi animali si estinguessero.

La meraviglia della natura L’ispettore forestale Franz Sigmund e il direttore dell’Associazione turistica Josef Turin hanno percorso il sentiero di Dolomieu innumerevoli volte per lavoro e nel loro tempo libero. Nonostante ciò, scoprono sempre qualcosa di nuovo. Il sole attraversa le cime dei larici e arriva fino a ceppi coperti di muschio. Troviamo verghe d’oro, rododendri, cardi, farfacci e campanule. I lamponi e i mirtilli sono gustosi, lucherini cinguettano e sopra di noi un astore volteggia. Piccoli torrentelli attraversano lo stretto sentiero, per sparire tra rocce carsiche e per riemergere chissà dove. Le conifere qui raggiungono un’altezza di 40 metri e le loro fronde ogni anno crescono di mezzo metro. I loro tronchi ci rivelano altro ancora: le marcature gialle segnano i confini di proprietà, funghi degli alberi certificano la buona qualità dell’aria, mentre il lichene del lupo, utilizzato nel Medioevo per avvelenare i lupi, è una delle poche piante che è sopravvissuta all’era glaciale. I rami morti sparsi dappertutto? È bene lasciarli. “Il legno che può decomporsi, chiude il circolo della natura”, spiega Franz. Non andiamo di fretta. Sulle tavole informative leggiamo delle formiche giganti e carpentiere, del picchio che batte su rami e tronchi con il becco, ammiriamo la Parete Bianca costituita di scuro gneis con la cima di Dolomia. Seduti su una panca di legno Franz racconta con quanta fatica gli operatori forestali per due estati hanno costruito il sentiero con piccone e pala attraverso la giungla di pino mugo. Il pino mugo è la protezione ideale contro l’erosione e da lui si estrae anche l’olio essenziale. Quando d’in18 | viae 2016


verno la neve si stacca dalle fronde refrattarie, la situazione può diventare pericolosa: spesso da qui si staccano valanghe. La natura mostra tutta la sua forza alla fossa Schleyergraben, dove spesso sono scese delle frane, o lì dove sono bruciati dei larici. E non a caso lungo il sentiero ci sono due casette di legno come riparo per escursionisti in caso di temporali e fulmini.

A piedi attraverso 250 milioni d’anni Di tanto in tanto il bosco si dirada e libera la vista: Forcella di Porto con i bunker, sotto di noi la morena laterale Fleres, accanto a noi macigni che la natura ha accumulato in una bianca città dei sassi. Vista panoramica su Colle Isarco. Quando vediamo vacche al pascolo e il paesino di baite Vallming con i tre caseifici Walterkaser, Baronkaser e Jörgnerkaser, i nostri stomaci brontolano e ci viene voglia di burro e formaggio grigio. Dopo un caffè continuiamo il nostro cammino sulla strada forestale e il sentiero fino al laghetto paludoso Kastell, dove vivono rane temporarie ed euglene. Passiamo accanto a un orto di erbe aromatiche, a un recinto con lama liberi e una tenda indiana. Lasciamo dietro a noi 250 milioni di anni, quando saliamo nella cabinovia del Monte Cavallo e si apre davanti a noi la conca di Vipiteno con vista su Racines e le Dolomiti. Chissà se il Tribulaun nel frattempo si è tolto il cappello?

SENTIERO DOLOMIEU (6-SENTIERO DELLE MALGHE MONTE CAVALLO/LADURNS) » Dislivello: 500 m » Grado di difficoltà: non difficile, non adatto a passeggini » Tempo di percorrenza: Ladurns-Monte Cavallo-Baita Ochsenhütte (15 km): ca. cinque ore e mezza Ladurns-Monte Cavallo (7,5 km): ca. due ore e mezza Escursione possibile in entrambi sensi » Particolarità: 20 tavole informative su flora, fauna, geologia e storia » Posti di ristoro: Baita Ochsenhütte, Malga Allrissalm, Baita Ladurner Hütte, ­Malga Vallmingalm, Rifugio Sterzingerhaus, Stazione a monte Monte Cavallo, Malga Kuhalm, Malga Ochsenalm » Apertura cabinovia Ladurns: ore 9 – 17.30, dal 1° al 17 luglio e dal 1° al 18 settembre mercoledì, venerdì, sabato e domenica; 18 luglio – 31 agosto ogni giorno » Apertura cabinovia Monte Cavallo: 26/05 – 09/10 (ogni giorno), 15-16/10, 22-23/10 ogni giorno ore 8.30-17, dal 02/07 – 04/09 ogni giorno ore 8.30 17.30 (domenica fino ore 18, dal 27/07 – 07/09 ogni mercoledì dalle ore 5 » Orario mezzi pubblici: www.sii.bz.it www.rosskopf-ladurns.it viae 2016 | 19


Testo: Barbara Felizetti Sorg Foto: Marco Santini, Klaus Peterlin

Due frecce per la pace 1

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1 In mezzo alle viti dipinte nella sala verde sono rappresentati arcieri e santi, ragazzi e giullari 2 Dietro alla splendida grata lignea scolpita si nasconde una piccola cappella 3 Complessivamente si possono visitare dieci locali tutti perfettamente conservati, poichĂŠ Castel Reifenstein/Tasso nella sua lunga storia non fu mai conquistato o distrutto

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CULTURA

A sud di Vipiteno vicino a Campo Trens su una collina si erge Castel Reifenstein/Tasso, uno dei castelli medievali meglio conservati dell’Alto Adige. I suoi visitatori rivivono da vicino momenti di un glorioso passato.

“Mio adorato!”, esclamò un tempo la castellana di Reifenstein rivolgendosi al suo consorte. “Così non possiamo andare avanti. Sei continuamente in conflitto con i Signori di Castel Sprechenstein/Pietra. Persino la povera gente soffre per il continuo astio. Vai e porta finalmente a termine questa faida! Così i due castellani inimicati decisero di affrontarsi in un duello. Ognuno si recò nel proprio torrione, tese il proprio arco e tirò la miglior freccia in direzione del nemico. Ma, come per miracolo, le due frecce si toccarono esattamente a metà, proprio sopra la palude di Vipiteno, e vi s’inabissarono. Quale segno del cielo! Da allora in poi i due castellani vissero in armonia e anche la castellana di Reifenstein poté d’allora in poi vivere tranquilla e contenta nella sua caminata. Chissà se questa storia è realmente avvenuta? Chi può dirlo con esattezza? Durante una visita a Castel Reifenstein/Tasso ci si può comunque immergere nel lontano tempo dei cavalieri. Già in lontananza si notano benissimo le maestose mura di cinta con le antiche feritoie e la grata, che dovevano tenere lontani dal castello eventuali spiacevoli intrusi. Dal torrione, la torre risale addirittura al XII secolo, si poteva controllare l’intero bacino di Vipiteno. Sicuramente anche l’ampia superficie della palude di Vipiteno ha contribuito al fatto che il castello in tutta la sua lunga storia non fosse mai stato conquistato e di conseguenza distrutto. Chissà invece quali drammi sono avvenuti nella tremenda camera della tortura? Pensieri ben più piacevoli vengono nella sala verde, che si trova nell’ala tardo gotica del castello. Deve il suo nome non a caso al colore, tutto verde, delle pareti come anche del soffitto a travi e della grata di legno. Sulle pareti affreschi di fitte viti tra il cui fogliame e frutti si nascondono arcieri, santi, ragazzi e giullari. Nell’erker rivolto a est una piccola cappella separata dalla sala da una splendida grata lignea scolpita. Attraverso gli antichi vetri a tondi perfettamente conservati s’intravedono la vicina cappella di San Zeno del XIV secolo, ai piedi della quale furono ritrovate bare di legno baiuvare risalenti alla tarda antichità, più lontano Vipiteno, Stilfes e Campo Trens, Castel Sprechenstein/Pietra sul lato opposto della valle, che per l’appunto è protagonista dell’avvincente storia tra i castellani, che si è conclusa con un “e vissero felici e contenti”.

CASTEL REIFENSTEIN/TASSO Castel Reifenstein/Tasso fu menzionato per la prima volta nel 1100. Costruito dai vescovi di Bressanone per controllare una delle vie di comunicazione più importanti attraverso il Brennero, all’inizio del XIII secolo passò in proprietà dei Conti del Tirolo. Dal 1813 il castello è di proprietà della linea di Innsbruck dei famosi Conti di Thurn und Taxis. Il castello può essere visitato con guida da inizio aprile a inizio novembre. Visite guidate ogni giorno (escluso sabato) ore 10.30, 14 e 15 (minime 4 persone), dal 20 luglio al 5 settembre in più alle ore 16. Visite guidate per gruppi con più di 15 persone su richiesta. Informazioni al numero 339 2643752 (ore 8-10.30 e 16-20). www.vipiteno.com / cultura & eventi viae 2016 | 21


Testo: Karl Polig Foto: thinkstockphoto.com, provinz.bz.it/geobrowser

Forza e-bike! “Cosa? Tu su un’e-bike?” Capisco il ­disappunto del mio amico, quando mi sorprende su una mountain-bike elettrica. In fin dei conti fino a poco fa il mio principio era “solo chi fa fatica è uno sportivo vero”. 22 | viae 2016


ATTIVITÀ

Mondo delle miniere Ridanna-Monteneve

Masseria

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Vipiteno

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VAL RIDANNA

PARTENZA

Castel Wolfsthurn Mareta Casateia

Stanghe

Avevo letto alcuni rapporti che con l’e-bike si potessero affrontare quasi senza fatica anche giri impegnativi, per me sembravano favole, ma valeva un tentativo provare per credere o per smentire definitivamente. Esco dal noleggio bike con un attrezzo al top e con tutte le istruzioni tecniche dal capo in persona. In sella alla mia bike attraverso la pittoresca cittadina di Vipiteno e mi immetto sulla ciclabile per Mareta nel comune di Racines. Un giacchino sottile per la discesa, una borraccia e un paio di barrette energetiche si trovano nel mio piccolo zaino. Chissà se la batteria veramente mantiene quanto promesso dal noleggiatore. Nella modalità Eco pedalo comodamente lungo il torrente Mareta. Basta una leggera pedalata, il resto lo fa la batteria – una nuova sensa-

zione di pedalata! Nel verde vivaio di pesci alla mia destra si specchia il paesino di Telves con la caratteristica torre a cipolla. Continuo senza sforzo verso la valle. All’orizzonte le cime dei tremila innevati. Dopo circa sei chilometri la ciclabile arriva a Mareta. Qui si notano subito la torre campanaria aguzza e il maestoso castello barocco di Wolfsthurn con le sue 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno, che ospita il museo provinciale della caccia e della pesca. Lo visiterò un’altra volta.

A tutta birra… Seguo la stradina stretta fino alle frazioni Vögls e Wetzl; ora la salita aumenta notevolmente. “Finalmente una prima prova per la mia e-bike”, penso e cambio nella modalità Tour. Quasi senza sforzo salgo in quota.

Come nidi di rondini i vecchi masi sono adagiati lungo i pendii. Gerani rossi ornano le finestre incorniciate di calce bianca. La strada asfaltata finisce all’ultimo maso a 1.400 metri d’altitudine. Seguo la strada sterrata che m’indica la direzione verso Ridanna. Mi stupisco della prestazione della mia e-bike. Non c’è quasi differenza nella conduzione della mia normale mountain-bike. Mi sento in piena forma e la batteria non ha nemmeno consumato la metà dell’energia disponibile. La stradina si stringe e diventa un sentiero. I prati scendono scoscesi alla mia sinistra verso la gola Achenrain. Per sicurezza decido di scendere dall’e-bike. Dopo un breve tratto a spinta davanti a me si apre l’ampia Val Ridanna. Passo accanto a croci campestri e graziosi masi verso la

fine della valle. In prossimità del Mondo Miniere Ridanna-Monteneve, dove i visitatori possono scoprire la secolare attività mineraria, passo all’altro lato della valle e seguo l’indicazione “Obere Erzstraße”. Si sa, che il meglio arriva sempre alla fine e così mi godo l’ultima discesa lungo la strada provinciale a tutta birra. Mi viene quasi la voglia di togliere il casco per sentire il vento tra i capelli. Ma non mi faccio tentare da questa leggerezza e mi godo invece appieno la veloce discesa. Anche se non ho faticato e sudato, lo stesso mi sento uno sportivo vero. L’e-bike per me ha superato il test a punteggio pieno. www.racines.info

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Testo: Barbara Felizetti Foto: Andreas Tauber

Il 15 agosto, festa dell’Assunzione, per tradizione inizia la raccolta delle erbe. Fiori dai colori sgargianti ed erbe profumate in questo giorno vengono portate in processione al luogo di pellegrinaggio di Maria Trens a Campo di Trens per la consacrazione perché mantengano per tutto l’anno il loro effetto protettivo e di benessere.

Quando il terzo giorno dopo la sepoltura della Madre di Dio Maria gli apostoli si recarono alla tomba, questa era avvolta da un profumo fragrante. La tomba vuota era piena di rose e gigli, e attorno ad essa le erbe più amate dalla Santa Madre erano in piena fioritura. Questa leggenda rivive ancora oggi nel rito della consacrazione delle erbe. Le erbe che ogni anno il 15 agosto vengono portate in chiesa, hanno, secondo la credenza popolare, effetti molteplici tanto da rifornire innumerevoli farmacie domestiche, e non solo. Sembra che le erbe proteggano dai fulmini, allontanino malattie e disgrazie e che mantengano sane le bestie nelle stalle. Probabilmente agiscono positivamente sulla felicità dei 24 | viae 2016

matrimoni e la prosperità. Per tutto l’anno con le erbe si affumicano le case, soprattutto nelle notti stabilite dalla tradizione o dopo la morte di un congiunto. In questo giorno, quando la Chiesa cattolica festeggia l’Assunzione, cioè la salita di Maria nel regno dei cieli, è l’inizio del maggiore tempo di raccolta di erbe di tutto l’anno. Di fatti fino all’8 settembre (Natività della Beata Vergine Maria) le erbe sviluppano particolari virtù curative.

La magia dei mazzi ­profumati Sono sette le erbe che per tradizione le donne, e non solo quelle che vanno in pellegrinaggio a Maria Trens a sud di Vipiteno, devono utilizzare per formare i mazzi di erbe. Accanto

all’assenzio, la camomilla e l’iperico anche salvia, plantago e arnica come anche il verbasco, meglio conosciuto come il cero della Madonna, erano le sette erbe officinali principali. Un numero magico, ma anche sacro, che sta non solo per le sette pene di Maria, ma anche per l’essere umano che riunisce in se spirito (corrispondente al 3) e corpo (corrispondente al 4). In altre religioni i mazzi possono essere di nove, dodici o addirittura 77 erbe, tutto sempre legato alla simbologia di numeri magici. Nella tradizione cattolica ci sono moltissime processioni nelle quali i fedeli attraversano cantando e pregando i paesi, come la Domenica delle Palme o il Corpus Domini, e si decorano le finestre delle case con


TRADIZIONI Nella tradizione cattolica ci sono moltissime processioni nelle quali i fedeli attraversano cantando e pregando i paesi

drappi ornamentali. A Maria Trens il 15 agosto ad essere portate in processione fino alla chiesa parrocchiale, che da secoli accoglie pellegrini da tutto il mondo, sono erbe e fiori profumati accompagnate dal suono della banda musicale, da gonfaloni e stendardi. Tutto il paese il giorno dell’Assunzione, nel quale si festeggia anche il patrocinio, è in fermento. Dopo la consacrazione, le erbe e i fiori vengono venduti all’asta fuori dalla chiesa, in modo di dare la possibilità anche a chi non possiede erbe officinali di avere in casa le sette erbe per ogni bisogno.

SANTUARIO MADONNA DELLA PACE Per visite guidate alla chiesa di p­ ellegrinaggio Maria Trens ­rivolgersi a Helene Benedikter, Albergo “Post” a Maria Trens, tel. +39 0472 647124. viae 2016 | 25


Testo: Renate Breitenberger Foto: Oskar Zingerle

Il signore delle pecore Reinhold Eisendle è bruno, occhi azzurri e per niente ingenuo. Il 38enne allevatore di pecore al suo maso Steinmessnerhof a Sasso in Val di Fleres ogni giorno trasforma 50 litri di latte in yogurt, formaggio fresco e da taglio. Al suo fianco l’amico Michael, la madre Annemarie, 40 pecore frisone da latte e la cagnolina pastore Cindy.

Il caffè nero fumante nella tazza della colazione. Reinhold Eisendle beve un bel sorso prima di mettersi gli stivali verdi da stalla. “Alzarsi alle cinque del mattino è dura”, mormora mentre fa l’occhiolino. Dieci minuti dopo le prime due pecore sono attaccate alla mungitrice meccanica e masticano foraggio, mentre il latte scorre nel bidone al ritmo di musica dalla radio accesa. Intanto si sono fatte le sei e dietro al Tribulaun sorge il sole. Alba al maso Steinmessnerhof a Sasso, piccola frazione a 1450 metri ai piedi del ghiacciaio di Montarso in Val di Fleres. Silenzio e quiete ovunque, tutt’attorno noccioli, abeti rossi, una manciata di masi, vecchi muri a secco e prati falciati. Reinhold da ragazzo qui ha spesso accudito pecore di razza alpina e Jura. “Bääääh”, il belato di Schmuse quando dal recinto esce all’aperto. “Schmuse bela sempre”, sorride Reinhold, mentre con il gregge attraversa l’”inferno”, la gola del torrente”, per arrivare al pascolo. Reinhold le sue 40 pecore non le 26 | viae 2016

porta mai in malga in quota. “Le frisone hanno bisogno dell’uomo, altrimenti, dopo un mese da sole diventano selvagge come i camosci.”

“Comprate più vacche” Quando suo padre cinque anni fa è morto durante il lavoro nel bosco, era chiaro che il figlio unico Reinhold avrebbe preso in mano il maso. “Compra più mucche”, era il consiglio di un conoscente. Reinhold invece comprò pecore che rovinano meno i prati scoscesi rispetto ai bovini. E poi con il loro latte voleva produrre yogurt, formaggi freschi e da taglio, all’inizio solo per se stesso, oggi anche per i suoi clienti. Vende i suoi prodotti di venerdì al mercato contadino in Piazza Città a Vipiteno. Pecore non sono da tutti. “Forse ha a che fare con il passato”, spiega Reinhold. I nostri antenati spesso mangiavano le pecore più anziane e tutta la casa puzzava. Spesso arriccia il naso anche chi non ha mai provato lo yogurt di latte di pecora, ma dopo la prima cucchiaiata il gusto cremoso e pannoso

appassiona chiunque. Reinhold lo chiama l’effetto “wow”! Ben 2.600 anni fa i traci, antico popolo dei Balcani, si legarono attorno alla pancia otre di pelle d’agnello perché il calore umano e la microflora trasformassero il latte in uno yogurt molto digeribile. Reinhold riscalda il latte delle sue pecore in un pentolone d’acciaio, aggiunge batteri lattici e travasa lo yogurt nei vasetti. Le forme di formaggio sotto vuoto finiscono nel frigorifero per la stagionatura. “Prima o poi vorrei provare a fare un camembert. Ma devo fare molta attenzione con le muffe bianche, altrimenti me le ritrovo ovunque”, racconta prima di scomparire nella cantina dei formaggi.


“Le frisone hanno bisogno dell’uomo, altrimenti, dopo un mese da sole diventano selvagge come i camosci.”

Due ore più tardi Cincy abbaia. È l’ora per andare a prendere le pecore. “Al mattino saliamo, alla sera scendiamo”, sorride Reinhold quando s’incammina. Quando raggiungono il pascolo, Cindy s’innervosisce. “Walk on”, ordina la voce del pastore e la cagna di Border Collie s’impenna davanti a una pecora. Un cane pastore che capisce l’inglese? “E anche il dialetto della Val di Fleres”, ride Michael. Anche l’amico di Reinhold condivide l’amore per le pecore. Ogni anno lava circa 100 chili di lana tosata, l’asciuga, la fila e la colora per farne tappeti, coperte e a maglia panciotti e calzini. A chi è interessato, insegna a lavorare la lana e fare tappeti. Ma i più rinunciano ben presto. Basti pensare che per un paio di calzini ci si impiega 50 ore.

Sono ormai le otto di sera quando sul ghiacciaio di Montarso il sole tramonta. Nella stube del maso Steinmessnerhof si accendono le luci. Fine giornata! Domani sono in programma i lavori con il fieno. Reinhold deve travasare lo yogurt di notte. In compenso dopodomani all’alba è pronta di nuovo una grande tazza di caffè.

ENO-GASTRONOMIA

Reinhold Eisendle:

MERCATO CONTADINO Ogni venerdì da maggio a ottobre dalle ore 9 alle 13 in Piazza Città a Vipiteno i contadini vendono prodotti regionali e stagionali come frutta, verdura, pesce, carne, uova, pane, miele, marmellate, grappe, distillati e sciroppi.

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EVENTI PRINCIPALI A VIPITENO » Festa sotto le lanterne – sa e dom, 23 e 24/07 e ogni mercoledì dal 27/07 al 24/08/2016 dalle ore 19 » Sagra dei canederli – dom, 11/09/2016 » Giornate dello yogurt – 10/07 al 07/08/2016 » Tappeto rosso – ogni sabato dal 17/09 al 08/10/2016 » Festival storico di Pasqua – 05/03 al 28/03/2016 » Blues Days – 02/05 al 08/05/2016 » Orfeo Music Festival – 04/07 al 16/07/2016 www.vipiteno.com / cultura & eventi 28 | viae 2016


CULTURA

Testo: Susanne Strickner Foto: Klaus Peterlin

Ballare sotto la torre Vipiteno è una delle cittadine più belle e più vivibili d’Italia. Per questo si è meritata il riconoscimento “Borghi più belli d’Italia”. La cornice storica rappresenta lo sfondo ideale per innumerevoli eventi del tutto originali.

Innumerevoli lampadine sui merli delle facciate storiche dei palazzi illuminano la notte e evidenziano la sagoma maestosa della Torre delle Dodici. La costruzione alta 46 metri è il simbolo di Vipiteno, sorveglia le attività sulla piazza e divide il centro in Città Vecchia e Città Nuova. “Fino nel XX secolo un guardiano abitava nella torre, annunciava le ore e avvertiva la popolazione in caso d’incendi, alluvioni o guerre”, racconta un vipitenese che è seduto con la sua famiglia al tavolo vicino a noi alla Festa sotto le lanterne. Ormai da più di 20 anni da metà luglio a metà agosto sempre mercoledì sera e durante i fine-settimana nella zona pedonale di Vipiteno si festeggia, si degusta e si balla alla luce delle lanterne. Un dolce profumo ci attira verso lo stand delle contadine. Non possiamo resistere ai Krapfen di Vipiteno, agli Strauben (frittelle) e agli spiedini di frutta coperti di cioccolato. Una contadina ci racconta del mercato contadino, che si svolge ogni venerdì mattina in Piazza Città da maggio a ottobre. La piazza un tempo serviva come area libera da strutture per difendere la Città Nuova. Gli edifici sul lato orientale della piazza ospitavano il vecchio

municipio e i magazzini (Ballhaus) per merci di passaggio. A nord il vecchio ospizio è collegato con la poco appariscente Chiesa dello Spirito, nota anche come Chiesa dell’ospizio, che al suo interno custodisce alcuni degli affreschi più importanti del XV secolo del maestro Johannes von Bruneck.

Festa in una delle strade più belle dello shopping Allo stand vicino non ci lasciamo sfuggire una degustazione di yogurt. Da luglio ai primi d’agosto qui si svolgono le Giornate dello yogurt di Vipiteno con un ricco programma e numerosi eventi tutti incentrati attorno al famoso “yogurt di Vipiteno”, uno dei marchi di yogurt più famosi d’Italia. Sul nostro cammino attraverso la storica zona pedonale ammiriamo le magnifiche facciate delle case borghesi con gli Erker adornati di fiori. Ci saltano agli occhi le numerose antiche insegne di alberghi ancora ben conservate, anche se le antiche strutture ormai hanno lasciato il posto a bellissimi negozi. Proprio per questo la zona pedonale di Vipiteno è considerata una delle più belle strade per lo shopping dell’arco alpino e fa da cornice a molte manifestazioni. Così a settembre in occasione della tradizionale Sagra dei canederli gli osti

vipitenesi servono oltre 70 gustosi piatti di canederli su una tavolata unica lunga 400 metri tra la Città Nuova e la Città Vecchia. Quattro sabati in autunno sono dedicati allo shopping speciale: un tappeto rosso steso in tutta la città storica porta di negozio in negozio. Passiamo accanto al municipio tardo gotico davanti al quale si trova l’imponente statua di marmo bianco rappresentante San Giovanni Nepomuceno. La sontuosa sala consigliare, nella quale ancora oggi si svolgono regolarmente le sedute del consiglio comunale, spesso diventa scena di eventi culturali come ad esempio durante il Festival storico di Pasqua, un ciclo di concerti e rappresentazioni teatrali che si tengono ogni anno in ricordo delle rappresentazioni profane e religiose del periodo aureo di circa 500 anni fa e dell’artista universale Vigil Raber. Si è fatto tardi sotto le lanterne nella città storica di Vipiteno. La festa cittadina sta per terminare, ma il centro storico si sta già preparando per organizzare il prossimo ballo sotto la Torre delle Dodici.

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Testo : Doris Brunner Foto: Frieder Blickle, Oskar Zingerle, Florian Mohn

“Un posto magico!” L’idilliaca Malga Fane alla fine della Val di Valles ogni anno attira innumerevoli ospiti e persone del posto. Il piccolo paesino di baite è stato perfino scoperto come location per lungometraggi. Ora si respira anche un po’ aria di Hollywood.

La Malga Fane nei Monti di Fundres nell’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria non è solo una meta molto amata da escursionisti, ma anche una location molto ricercata. Il paesino idilliaco sopra Valles è stato il set per una puntata di una importante serie della televisione germanica ZDF “Der Bergdoktor” (il medico di montagna) e nell’estate 2015 qui girò un artista molto importante: il sceneggiatore, regista e produttore cinematografico Barry Morrow. Ha ricevuto l’Oscar nel 1989 per la sceneggiatura del film “Rain Main” con Tom Cruise e Dustin Hoffman nei ruoli principali e l’Emmy Award per il film “Bill” che descrive la sua amicizia con il disabile mentale Bill Sackter. Ecco un’intervista inconsueta su Hollywood e le malghe, ricordi d’infanzia e vacche. 30 | viae 2016

Barry Morrow

VIAE: Signor Morrow, da Hollywood alla Malga Fane – uno choc culturale? BARRY MORROW: Beh, sa, tengo Hollywood e il film business lontano dalla mia vita privata. Mia moglie ed io non siamo una tipica coppia hollywoodiana; cerchiamo di vivere in modo più normale possibile. Evitiamo la confusione. Sono un romantico e così la Malga Fane mi ha affascinato fin da subito. Un luogo veramente magico! Non conosco altri posti così particolari come questo.


CULTURA In quale modo Malga Fane è adatta come set cinematografico? E’ perfetta! Nelle produzioni a Hollywood siamo costretti ad utilizzare set artificiali. Qui invece la Malga Fane è già per se un set ideale! Tutto lo staff della produzione si è subito innamorato del paesaggio, del mangiare, del vino e della gente della Valle Isarco. Qui si è subito benaccolti! Cos’è per Lei particolarmente interessante in Alto Adige e in Valle Isarco? La particolare combinazione tra cultura austriaca e italiana ha generato un insieme molto affascinante e unico. Qualche volta faccio fatica a capire dove mi sto trovando: in mezzo ai monti o in riva al mare. Qual è stato il suo primo pensiero quando si è trovato in mezzo alle malghe, ai monti e alle vacche? I miei genitori erano farmer in Minnesota, ma io sono cresciuto in città. Per tutta la vita mia madre e mio padre mi raccontarono della loro vita nella farm. Quando un giorno mi sono svegliato qui a Valles ed ho sentito il muggito delle vacche, mi sono commosso, perché mi ricordava i racconti della mia infanzia. Ritornerò qui sicuramente magari per sciare o per camminare.

“Smitten!” è una commedia romantica, che uscirà nelle sale cinematografiche nel 2016 e che in parte è stata girata a Valles. La sceneggiatura è anche nata in Alto Adige... Esatto. Circa quindici anni fa ero ospite in Alto Adige e mi sono imbattuto nella storia di una giovane donna della Val Gardena, che ha potuto passare un’unica notte con il suo grande amore. L’uomo è morto durante la Grande Guerra, ma in quella notte d’amore è nato un bambino. Attorno a questa biografia ho scritto una nuova storia, più bella della storia reale e che è diventata la sceneggiatura di “Smitten!”. Lei ha ricevuto un Oscar e un Emmy. Mentre altri per tutta la vita lavorano solo con l’obiettivo di ricevere queste famose statue, Lei le ha regalate. Perché? Questi riconoscimenti hanno più importanza per altri. Sicuramente l’Oscar per “Rain Man” mi ha aperto molte porte e avrei anche potuto diventare una superstar ricca e famosa. Ma vedo ogni giorno come le persone cambiano. Ed io non volevo perdere la mia dignità in quel modo. Vivo la miglior vita che mi possa immaginare con la mia famiglia, i miei amici e le mie storie. Faccio quello che amo fare e questo mi rende felice. E inoltre penso che conta solo quello che hai ancora davanti a te. viae 2016 | 31


Testo: Doris Brunner Foto: Marco Santini

Piccoli cavalieri e piccole dame Come vivevano i cavalieri nei loro castelli? ­Quanto pesa un elmo? E a cosa servono le feritoie? Durante le visite guidate per bambini a Castel Rodenegg a Rodengo si rivive la ­quotidianità del castello medievale.

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Clomp, clomp, clomp … alcuni bambini corrono eccitati avanti e in dietro sull’imponente ponte levatoio davanti a Castel Rodenegg. Aspettano con i beretti in testa che si apra cigolando il portone di legno del castello medievale e che inizi la visita guidata per bambini. Teste imbalsamate di volpi, orsi e linci sono appese sopra la grande volta del portone. E una carrucola di ferro. “A cosa poteva servire, cosa pensate?”, pone la domanda la guida Pia, che ora prende in custodia la schiera di bambini. Subito racconta dell’armatura che pesava tra 35 e 45 chili e dei cavalieri che la indossavano e non erano così più in grado di salire da soli sul cavallo. Per questo ci voleva una carrucola di ferro. Nella sala delle armi i bambini si possono accertare di quanto pesasse un elmo. “Ma pesa una tonnellata!”,


CULTURA La famiglia dei conti von Wolkenstein diedero nel XVI secolo a Castel Rodengo l’aspetto odierno. Le antiche mura e i relitti medievali accendono la fantasia dei piccoli esploratori

grida una bambina piccola, che coraggiosamente si è infilata un elmo. Con la lancia in mano anche lei sembra un piccolo cavaliere.

Sulle orme di stregoni e cavalieri Castel Rodenegg presso Rodengo è il tipico castello delle fiabe. Stupiti i bambini guardano attraverso il vetro inserito nel suolo. Dietro si cela la segreta profonda sette metri – qui nessuno vorrebbe essere rinchiuso. Quasi tutti però prendono coraggio ed entrano nella buca del “Lauterfresser”. “In questa stretta cavità fu tenuto prigioniero il presunto stregone Mahias Pergher, chiamato “Lauterfresser”, cioè il mangiatore di liquidi, poiché preferiva nutrirsi di zuppe. Molto probabilmente invece aveva perso tutti i suoi denti”, racconta Pia. E probabilmente Mathias Pergher non era neanche uno stregone, ma semplicemente una persona che ai suoi tempi, in cui pochi bambini andavano a scuola, sapeva leggere e scrivere e perciò sapeva troppo. Ascoltano attentamente e guardano stupiti davanti agli affreschi di Ivano, gli affreschi profani più antichi dell’area culturale tedesca. Pia racconta in modo entusiasmante delle avventure del cavaliere Ivano,

che si avventurò audacemente nel mondo. Chissà se l’uomo selvatico che ha incontrato era cattivo o bravo. I pareri sono diversi. E l’anello che rende invisibili, sarebbe una cosa molto pratica… ovvio che tutti vorrebbero averlo! Forse uno dei bambini che si trova accanto alla cisterna dell’acqua piovana – allora l’unica acqua a disposizione per lavare, bere e cucinare – esprime il desiderio di avere l’anello magico mentre in silenzio ascolta a occhi chiusi la goccia che cade nella profonda cisterna. E’ il momento in cui si possono esprimere dei desideri, “ma non rivelate cosa avete desiderato!” Negli innumerevoli anfratti e stanze di Castel Rodenegg si scoprono numerose testimonianze del medioevo: utensili da cucina nella cucina annerita dal fumo, le lance nella sala delle armi o le feritoie sopra l’arcata del portone, le piccole botole nelle mura di difesa per far cadere sul nemico pece, olio o acqua bollente. Il tempo passa velocemente e alla fine la strega buona del castello regala una pozione magica – per tutte le nuove avventure che attendono i piccoli cavalieri e le piccole dame.

CASTEL RODENEGG VICINO A RODENGO La storia movimentata della fortezza inespugnabile sopra la gola del Rienza presso Rodengo fa di ogni visita un’avventura per tutta la famiglia. Nella prima metà del XII secolo il castello fu costruito come fortificazione, la famiglia dei conti von Wolkenstein nel XVI secolo gli diede l’aspetto odierno. Storie cavalleresche e l’atmosfera delle antiche mura accendono la fantasia dei piccoli esploratori. E i racconti del famigerato stregone Mathias Pergher fanno spesso rabbrividire persino gli adulti. Lascia particolarmente impressionati i visitatori l’espressivo ciclo di affreschi della leggenda di Ivano del pittore Hartmann von Aue. Orari d’apertura: 1° maggio – 1° novembre, ogni giorno escluso sabato La visita è possibile solo con guida (ore 11.30 e 14.30; dal 15 luglio al 31 agosto anche alle ore 15.30); dal 15 ottobre solo una visita guidata alle ore 14.30. Per gruppi di almeno 15 persone è richiesta la prenotazione. Visite guidate per bambini: ogni lunedì alle ore 15, bambini a partire dai 5 anni. Informazioni presso Ufficio informazioni Rodengo: tel. +39 0472 454 044 e cell. +39 328 165 13 32 viae 2016 | 33


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Vignaiolo del nord

ENO-GASTRONOMIA

Testo: Marlene Kranebitter Foto: Oskar Zingerle

A poche centinaia di metri a nord-est del borgo di Rio di Pusteria ­nell’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria si trova l’antico maso Santerhof, gestito da Willi Gasser e dalla sua famiglia. “Santer Willi” ha un rapporto del tutto particolare con l’agricoltura e questo lo si riscontra anche nel fatto che il suo maso è il maso vinicolo più settentrionale d’Italia.

Willi Gasser gestisce il maso in modo innovativo, inconsueto e, se si tratta di prodotti, anche curioso. In primo piano questo significa vigneti e meleti. Willi Gasser sperimenta volentieri nuove cose, spesso in contrasto e conflitto con i trend attuali. È in un certo senso un bastian contrario. Al maso Santerhof crescono ad esempio, in contrapposizione alla monocoltura, più di trenta varietà di mele, tra queste anche varietà pressoché dimenticate come le “Stoanpeppelen” e le “Gravensteiner”. Queste varietà sono particolarmente apprezzate da persone che soffrono di allergie o altre patologie e mal sopportano le attuali varietà incrociate. Quasi due decenni fa Gasser inizia anche con la viticoltura in una zona che per posizione e orientamento non corrisponde propriamente alla zona più vocata per la viticoltura. Le viti del maso Santerhof si trovano a nordest sopra Rio di Pusteria fino alla chiusa di Rio di Pusteria. Nessuno avrebbe pensato che a nord di Novacella ci possano essere condizioni climatiche accettabili per la viticoltura. Willi Gasser ha osato e ha avuto successo: “Oggi siamo la cantina più settentrionale d’Italia”, spiega con orgoglio. Gasser non ha piantato varietà classiche e ben introdotte, bensì per convinzione ha deciso di puntare su varietà più ecologiche e più resistenti alle malattie funginee, le viti PIWI come “Marechal Foch”, “Solaris” e “Regent”. Queste piante dispongono di anticorpi per la lotta contro le tipiche malattie delle viti. Il cosiddetto resveratrolo previene inoltre malattie cardio-vascolari.

Vini “altamente” premiati Vini PIWI non hanno bisogno di etichettature particolari come biologico o altro, poiché nel loro gusto possono assolutamente concorrere con vini tradizionali. In occasione di degustazioni cieche dell’associazione coltivatori PIWI i vini del maso Santerhof hanno ottenuto ottimi piazzamenti. Con il rosso “Rubus” e il bianco “Primus” nel 2014 Willi Gasser ha vinto le degustazioni. Tra i venti concorrenti fu introdotto di nascosto anche un vino non-PIWI con

il nome “Pirata”, per avere un confronto diretto e obiettivo con un vino “tradizionale”. “Aver superato un rinomato Lagrein dell’Alto Adige, mi riempie d’orgoglio”, è il commento di Gasser. Durante le molto particolari visite guidate attraverso i vigneti attorno all’antica e amorevolmente restaurata stazione di dogana della chiusa di Rio di Pusteria, Willi Gasser porta l’attenzione sull’energia che scaturisce dalla natura. Nelle sue decisioni Gasser, che dispone di un’enorme conoscenza tecnica, spesso si fa influenzare anche dall’intuizione – e il successo gli da ragione. Alla fine conviene avere molta pazienza e vale la pena rinunciare a fitofarmaci per seguire un percorso un po’ particolare di un’agricoltura più vicina alla natura. Vini, mele e succhi di mele possono essere acquistati direttamente al maso Santerhof. Poiché non ci sono orari d’apertura fissi, è bene prenotarsi telefonicamente: tel 0472 849632, cell. 348 3067054. www.santerhof.eu

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Testo: Doris Brunner Foto: Hannes Niederkofler, Oskar Zingerle

I segreti del paradiso delle mele 36 | viae 2016


ENO-GASTRONOMIA

Perché ci sono rose tra i filari di meli sull’altipiano delle mele di Naz-Sciaves? Perché la forma della mela viene influenzata dal seme? Tante informazioni interessanti sulla mela e la sua coltivazione in Valle Isarco.

In mezzo ai meleti dell’altipiano delle mele di Naz-Sciaves spicca il giallo delle rose in fiore. “Non sono qui solo per bellezza“, sorride Matthias Überbacher, esperto pomologo e coltivatore di mele. Molto più di un richiamo il roseto è un sistema d’allarme precoce ed ecologico. Se c’è un’infestazione di afidi, questi piccoli insetti per prima colonizzano le rose. Il contadino così può intervenire per tempo ed evitare il “trasloco” dei fastidiosi coinquilini sugli alberi di mele. Nella coltivazione delle mele c’è molto sapere e tanto lavoro. E lo si capisce partecipando ad una delle escursioni guidate attraverso i meleti di Naz-Sciaves. 900.000 alberi di melo crescono sull’altipiano. In primavera il paesaggio si trasforma in un mare di fiori, ma non da ogni fiore nasce un frutto. “Solo il dieci per cento dei fiori si trasforma in mela. Il resto viene diradato, in estate poi i frutti in eccesso o danneggiati vengono eliminati a mano. Così le restanti mele possono svilupparsi in modo ottimale. Se un melo porta troppi frutti, l’anno successivo non produce e si gode una pausa”, spiega Matthias. E a cosa servono i fili rossi che avvolgono i rami dei meli? “Sono trappole a base di feromoni! Grazie alle sostanze sessuali liberate i parassiti maschili vengono disorientati e non riescono più a trovare femmine per la riproduzione. Con questo metodo si evita la propagazione degli insetti”, spiega l’esperto pomologo questa variante ecologica di lotta ai parassiti.

Frutta coltivata con molto impegno Prima della raccolta autunnale delle mele, durante tutto l’anno c’è molto da lavorare: d’inverno il contadino deve potare gli alberi. Sopra stretti, sotto più ampi, quasi come un albero di Natale. Se ad aprile c’è la minaccia di gelate, allora i delicati fiori devono essere protetti. Grazie agli impianti d’irrigazione attorno ai fiori si forma uno strato di ghiaccio che con la sua temperatura costante protegge i fiori dalle gelate“. Rami che crescono troppo vanno potati continuamente e legati. Ma anche il terreno dev’essere curato in modo da essere molle e ben areato per offrire le condizioni ideali per la crescita. Più sopra tra i rami dà nell’occhio una mela verde dalla forma infelice. Con un coltellino si scopre subito il segreto di questa malformazione: la mela non ha potuto svilupparsi uniformemente, poiché da un lato mancano i semi di mela. “Se una mela è molto grande, nel torsolo troveremo tanti semi”, svela l’esperto. Ci sono anche delle mode nella

Matthias Überbacher, esperto pomologo: “Se un melo ha troppi frutti, nell’anno successivo fa una pausa e non produce”

coltivazione delle mele? Certo, mele rosse sono di moda! Non sono solo belle da vedere, ma sono altrettanto sane, come tutte le altre varietà di Naz-Sciaves, dalla dolce gialla Golden Delicious fino alla verde e croccante Granny Smith. Questo prodotto di qualità dell’Alto Adige contiene pochissimi grassi, ma in compenso è ricco di fibre, vitamina C e minerali e zuccheri ben digeribili. Molte altre informazioni sulle mele si scoprono facendo una passeggiata lungo il sentiero della mela. Il percorso molto vario è lungo 7,5 km e porta attraverso meleti e pinete da Naz a Rasa e di ritorno al punto di partenza. Numerose tavole informative aiutano ad apprendere molte nozioni utili e interessanti sulla coltivazione delle mele a Naz-Sciaves e in tutto l’Alto Adige. Chi è interessato alla viticoltura attorno a Novacella, può allungare la passeggiata e percorrere così il sentiero del vino e delle mele della Valle Isarco che dall’Abbazia di Novacella continua per i pendii di vigneti di Kranebitt a Bressanone per ritornare sull’altipiano di Naz-Sciaves.

SULLE TRACCE DELLA MELA DELL’ALTO ADIGE SULL’ALTIPIANO DI NAZ-SCIAVES Durante le escursioni guidate attraverso i meleti dell’altipiano delle mele Naz-Sciaves un esperto spiega tutto sulla coltivazione, immagazzinaggio e la lavorazione del frutto. Alla fine della passeggiata è prevista una degustazione. Le escursioni si svolgono da metà aprile a metà ottobre e la partecipazione è gratuita. Maggiori informazioni: www.natz-schabs.info viae 2016 | 37


Testo: Veronika Kerschbaumer Foto: Oskar Zingerle

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ATTIVITÀ

Ampi alpeggi e rocce bizzarre – così si può descrivere il mondo della montagna dell’Alto Adige. L’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria punta l’attenzione su cinque cime, dalle quali si gode un panorama molto speciale. I “Big Five” sono quattro cime nei Monti di Fundres e una all’Alpe di Rodengo/Luson, in alta montagna e ovviamente raggiungibili da escursionisti appassionati.

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Testo + Foto: Oskar Zingerle

I volontari dei sentieri

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ATTIVITÀ

Chi va alla scoperta della natura in Valle Isarco li usa con naturalezza, dal fondovalle fino su sulle cime più alte: sentieri, vie, percorsi. Per poter camminare serenamente, bisogna continuamente rinnovare la segnaletica e fare tanta manutenzione. In Valle Isarco sono un centinaio i volontari dei sentieri, che svolgono queste attività a titolo onorario! Abbiamo seguito due di loro durante una camminata di controllo sui Monti di Fundres.

È uno degli ultimi giorni caldi della tarda estate di quest’anno. Raimund Seebacher, impiegato in pensione, segue una delle sue attività preferite da pensionato: essere in giro all’aperto nella natura, tra gli spettacolari Monti di Fundres nel suo comune di nascita a Vandoies nell’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria. “Oggi unisco nuovamente l’utile al dilettevole”, spiega Raimund, mentre mette nel cofano della sua macchina pali di legno ottagonali, diversi cartelli e attrezzi. Da alcuni mesi nel comune di Vandoies lungo tutta la rete di sentieri vengono rinnovati tutti i cartelli e Raimund è una delle persone che mette a dis­ posizione a tale scopo il suo tempo a titolo onorario. Gran parte della rete di sentieri dell’Alto Adige viene mantenuta da parte dell’Alpenverein, il CAI di lingua tedesca, del quale Raimund fa parte. “Solo nel comune di Vandoies ci sono 200 km di sentieri e 800 marcature, una simile manutenzione sarebbe impossibile da pagare”, racconta Raimund. Un ultimo controllo se c’è tutto l’occorrente e via in direzione Vallarga, dove incontriamo Robert Huber, un altro dei volontari dei sentieri.

“L’acqua è il problema più grande” Circa un terzo dei sentieri, soprattutto a quote inferiori vengono gestiti e manutenuti dalla locale associazione turistica, il resto dall’Alpenverein. La suddivisione è riconoscibile dalle sigle sui cartelli: “TV” per l’associazione o “AVS” per l’Alpenverein. Chi gestisce i sentieri non è solo responsabile per la segnaletica, ma deve anche curare lo stato del sentiero stesso. “L’acqua qui è il problema più grande”, dice Raimund, “i sentieri vengono erosi, vengono fuori sassi e si formano solchi profondi”. Per evitare questo, soprattutto nelle quote inferiori l’acqua piovana si convoglia in appositi canaletti, che continuamente devono essere liberati da terriccio, pietre e sassi. Ma durante tutta la stagione escursionistica c’è sempre tanto da fare lungo i sentieri: rimuovere sassi o alberi caduti, potare arbusti e cespugli, togliere smottamenti di terra e molto, molto di più. Da alcuni anni l’Alpenverein cerca di affidare a livello locale la manutenzione a “padrini” o “madrine”. I “padrini” o le “madrine” volontari viae 2016 | 41


si occupano di uno o di più sentieri, curano la segnaletica e li tengono in ordine. Il sistema di segnaletica dei sentieri alcuni anni fa è stato standardizzato in tutto l’Alto Adige per evitare una selva disomogenea di cartelli e migliorare così l’orientamento. All’elaborazione del regolamento della segnaletica ci si è appoggiati alle indicazioni del “Club Arc Alpin” (l’unione dei club alpini dell’arco alpino), che determina la forma dei cartelli a freccia e la segnalazione ben visibile con i colori rosso-bianco-rosso. Ogni palo segnaletico in Alto Adige è registrato in modo esatto tramite GPS. “La loro posizione è questione di buon senso. Invece è regolamentato che la segnaletica deve essere all’inizio del sentiero, in concomitanza d’incroci o luoghi poco chiari, proprio per indirizzare sempre verso la giusta direzione”, spiega Raimund. I cartelli sono tutti in legno di larice. “Ovvio che i cartelli in metallo darebbero meno lavoro di manutenzione, ma si è deciso di dare più peso all’estetica e così 42 | viae 2016

si utilizza il legno, anche perché questi cartelli sono più ecologici”, racconta Robert. Le lettere vengono fresate nel legno e colorate con colori resistenti alle intemperie. Indicano il numero del sentiero, la destinazione e il tempo di percorrenza.

Aiuto analogico Nel frattempo abbiamo raggiunto la malga Obere Engbergalm. Raimund e Robert caricano sulla schiena i rimanenti cartelli, pali e attrezzi e iniziano l’ultimo tratto di percorso fino alla Forcella di Monte Stretto (2600 m). Per strada incontriamo continuamente escursionisti... ci si saluta cordialmente e oltre i 2000 metri d’altitudine ci si dà automaticamente del “tu”. Ci sono anche escursionisti che fanno il sentiero europeo Monaco-Venezia (550 km di lunghezza) che passa proprio di qui. Salgono dalla Val di Vizze e qui sono circa a metà del percorso che porta in 28 giorni ad attraversare le Alpi dalla Marienplatz a Monaco fino a Piazza San Marco a Venezia. Dopo mezz’ora raggiungiamo l’incrocio tra il nostro sentiero e l’Alta Via di Fundres,

un percorso di 70 km percorribili in sei giorni da Vipiteno a Falzes. Qui si trova un palo danneggiato che va sostituito. Qualche colpo metallico di martello interrompe il silenzio quasi contemplativo, infatti lo zoccolo del palo che va piantato nel terreno è d’acciaio zincato. Il palo viene avvitato al profilo e vengono fissati i cartelli. Dopo ulteriori 30 minuti raggiungiamo la Forcella di Monte Stretto e ci godiamo brevemente il panorama mozzafiato sulle cime di fronte, la Gran Vedretta e il Gran Pilastro con la grande lingua di ghiacciaio. Basta divertirsi, il lavoro ci aspetta! Bisogna ancora fissare due cartelli e drizzare un palo storto. Alcuni escursionisti bavaresi osservano Raimund e Robert al lavoro e li ringraziano sinceramente per il loro prezioso lavoro: “Nonostante il GPS sul polso, facciamo sempre volentieri più affidamento sulla indicazioni <analogiche>.”

INFORMAZIONI Suggerimenti su sentieri nei Monti di Fundres: www.gitschberg-jochtal.com / Vacanza estiva / Escursioni


ATTIVITÀ Testo: Doris Brunner Foto: Oskar Zingerle

Le tre Vergini di Maranza A Maranza la gente venera le tre sante Vergini Aubet, Cubet e Quere. La leggenda, la vita e i miracoli delle tre donne e dove trovare ancora oggi le loro tracce ... “Attila, il re degli Unni, imperversava in Europa con fuoco e spada, distruggendo spietatamente tutto e tutti che non gli rendessero omaggio. In grande pericolo erano tre fanciulle, ma riuscirono a fuggire dal loro paese natio. A lungo vagarono attraverso la terra desolata sopportando fame e sete. Quando salirono da Rio di Pusteria verso Maranza, caddero sfinite a terra. Iniziarono a pregare e all’improvviso sgorgò l’acqua dalla roccia, il ciliegio sotto il quale si erano adagiate piegò i rami offrendo loro i suoi frutti e dando ombra alle Vergini devote. Questo luogo è noto come “Jungfrauenrast” (riposo delle Vergini), dove si erge una cappella. Tanti miracoli sono avvenuti nei luogo, dove vissero”.

Leggendario luogo delle Vergini Se oggi si passeggia sul sentiero dei tigli, il cammino lastricato di

porfido che da Rio di Pusteria porta a Maranza, si arriva al luogo dove le tre Vergini Aubet, Cubet e Quere secondo la leggenda si rifocillarono durante la loro fuga, noto appunto come “Jungfrauenrast”. La fonte leggendaria esiste ancora, il ciliegio invece no. Da secoli le tre Sante di Maranza vengono venerate. Nella chiesa di pellegrinaggio al centro del paese, dedicata a loro e a San Giacomo, su un altare laterale sono presenti tre figure lignee dorate. Accanto all’altare anche un reliquario con offerte votive. Qui vennero in pellegrinaggio i contadini della Valle Isarco, in parte a piedi scalzi, nei periodi di siccità per chiedere la pioggia per i campi secchi. Ma non solo. Nell’affresco del soffitto della cupola principale il pittore barocco tirolese Johann Mitterwurzer ha ritratto le tre Vergini come patrone delle pene d’amore. A metà settembre ancora oggi si festeggia

la festa padronale delle tre Sante Vergini con una processione, che un tempo passava attraverso i campi dove era già finita la raccolta. E le donne pregavano per una ricca prole. Nell’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria si trovano molte tracce che ricordano Aubet, Cubet e Quere. I loro nomi ricorrono spesso su lapidi nel cimitero di Maranza come anche su alcune facciate di case, ma anche a pochi chilometri di distanza sull’imponente chiusa di Rio di Pusteria, dove in una nicchia è rappresentata la loro fuga da Attila. Altri dettagli interessanti sulle tre Sante e su altre leggende e fiabe della zona si possono scoprire durante l’escursione guidata “Meronsa/i sentieri delle leggende di Maranza”, offerta gratuitamente con la carta ospiti “Almencard”.

VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELL’AREA VACANZE SCI & MALGHE RIO PUSTERIA Con le carte ospiti “Almencard” e “Almencard PLUS” si possono scoprire gratuitamente molte attrattive dell’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria e della Valle Isarco, come un ricco programma di escursioni e eventi culturali, l’utilizzo dei mezzi pubblici e ricevere riduzioni su varie prestazioni offerte da diversi partner. L’Almencard è valida da fine maggio a metà ottobre e l’Almencard PLUS dal 1° maggio al 30 novembre. Entrambe vengono consegnate gratuitamente agli ospiti dai partner convenzionati. www.gitschberg-jochtal.com viae 2016 | 43


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CULTURA Testo: Veronika Kerschbaumer Foto: Oskar Zingerle, Alex Filz

Sulle tracce di Soliman Se la cittĂ storica di Bressanone potesse raccontare tutte le storie che ha visto avvenire: dell’andirivieni medievale quando sotto i portici si commerciava e mercanteggiava o della visita di un ospite molto esotico che nel 1551 soggiornò per due settimane a Bressanone. viae 2016 | 45


Nel chiostro di Bressanone il maestro Leonhard ha dipinto uno strano animale elefantesco. Poiché non aveva mai visto un elefante, ha dovuto ricorrere a fonti e racconti molto vaghi.

Nel XVI secolo, un’epoca nella quale nacquero i primi musei e in tutta Europa si ammiravano giganti, nani e strani animali con stupore, curiosità ed anche orrore, il dono di un elefante tra i regnanti d’allora non era poi così strano, inconsueto e buffo. Fu così che Massimiliano, figlio maggiore dell’Imperatore Ferdinando, in seguito Imperatore Massimiliano II del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica e Arciduca d’Austria, ricevesse in regalo dal re portoghese un elefante. Durante il suo viaggio dalla lontana India attraverso il Portogallo e Genova fino a Bressanone il reale elefante Soliman ha lasciato molte tracce. A Bressanone si trattenne addirittura per due settimane, attirando innumerevoli curiosi. Soliman ha “soggiornato” nella stalla dell’allora albergo “Zum Hohen Feld”. Dopo la partenza del grande ospite Andre Posch, l’allora oste dell’albergo, fece dipingere l’animale sulla parete ovest della casa. Dal 1578 l’albergo di proprietà di Peter

IL SOGNO DI SOLIMAN Da fine novembre a inizio gennaio le stupende facciate nel cortile interno del Palazzo Vescovile di Bressanone riprendono nuova vita grazie ad uno show di video-proiezioni con la modernissima tecnica “mapping”. Lo straordinario spettacolo multimediale di luci e musiche degli artisti „Spectaculaires - Allumeurs d‘images“ porta gli spettatori nel mondo fantastico dell’elefante Soliman. www.brixen.org/soliman 46 | viae 2016

Oberpurgsainer fu conosciuto con il nome “Hauss am Hellephandt” (casa dell’elefante), oggi il noto “Hotel Elefante” nella parte nord di Bressanone, sempre ancora con lo stesso affresco sul muro esterno.

Elefanti a Bressanone Tuttavia per un personaggio l’elefante è arrivato a Bressanone con un ritardo di 89 anni. Se Soliman fosse arrivato nel 1470 nella città vescovile, nella terza arcata del chiostro non sarebbe raffigurato un bovino grigio dalle zampe lunghe, il collo gracile, con orecchie a sventola e le labbra carnose. Gli affreschi delle 15 arcate del chiostro risalgono in prevalenza al Medioevo e avevano il compito di spiegare la Bibbia al popolo analfabeta, così le scene delle Sacre Scritture vennero rappresentate nelle diverse rappresentazioni. Maestro Leonhard di Bressanone nel 1470 ricevette l’incarico di dipingere la battaglia del sacerdote ebraico Eleazar contro i siri, che si scagliarono contro Israele con un esercito di elefanti da combattimento. Ma Leonhard non aveva mai visto fino ad allora un elefante e le descrizioni del pachiderma erano rarissime. Anche nella chiesetta di S. Nicolò nella frazione di Cleran sopra Bressanone una simile figura fantasiosa di un elefante della stessa scena biblica è dipinta su una parete. In questo caso però il Maestro Leonhard ha sostituito le orecchie a sventola con aguzzi orecchi di cavallo e avvolto l’elefante in un corazza metallica. Basta un passeggiata attraverso il vecchio cimitero in funzione fino al 1793 e che divide il Duomo di Bressanone, la chiesa più importante dell’Alto Adige e chiesa dei principi vescovi, dalla Chiesa parrocchiale San Michele, più vicina al popolo, con la sua Torre Bianca, per trova-


Il Duomo di Bressanone con gli annessi edifici rappresentano i fasti dell’antica città vescovile

re altre tracce di rappresentazioni elefantesche. Con molta fantasia sotto le arcate si può riconoscere un elefante su una pietra sepolcrale, che secondo la leggenda scende dalla pietra una volta all’anno per attraversare Bressanone. Secondo Karl Gruber, professore emerito di arte cristiana e tutela dei beni culturali di Bressanone, simili leggende sono da prendere con le dovute precauzioni. “Su questa pietra sepolcrale è rappresentato uno stemma di fantasia del Rinascimento e l’elefante come animale esotico era una figura di grande effetto. Allora spesso blasoni furono inventati per darsi più importanza.”

Far rivivere il passato La disperazione del Maestro ­Leonhard e dei pittori della sua bottega nel XV secolo nel reperire illustrazioni di elefanti, è oggi facilmente immaginabile. Anche se, qualche volta può capitare di imbattersi a Bressanone in un pittore

smarrito della bottega del Maestro Leonhard che vi chiede di descrivergli un elefante. Ma questo non vuol dire che le creature elefantesche del chiostro e della chiesetta di San Nicolò vengono ridipinti. Niente paura. Si tratta invece di una visita guidata teatrale che da maggio 2016 metterà in scena i tesori storico-culturali della città in modo diverso. In compagnia di una guida teatrale, che racconta la storia di Bressanone, la città più antica del Tirolo, passando di luogo in luogo, di scena in scena. In diversi luoghi particolari della città personaggi storici in abiti conformi alle epoche storiche raccontano la loro vita e fanno in questo modo rivivere ai partecipanti delle visite guidate teatrali le diverse epoche del passato. Così alla Porta del Sole il guardiano dell’anno 1179 si ostina a non concedere al gruppo l’accesso alla città e al Palazzo Vescovile s’incontra Maria, una domestica del vescovo preoccupata per l’insurrezione contadina del 1552.

VISITE GUIDATE TEATRALI A BRESSANONE Da maggio 2016 si può conoscere Bressanone da un punto di vista diverso grazie a due visite guidate teatrali. Si può scoprire Bressanone seguendo le orme dell’elefante o rivivere la città vescovile dal suo lato più oscuro. Entrambi le visite durano circa 90 minuti. „Sulle tracce dell’elefante“, ogni sabato ore 10 „Stregoni, carnefici e farabutti“, ogni martedì ore 21 Informazioni presso Associazione turistica Bressanone tel. +39 0472 836 401, www.brixen.org viae 2016 | 47


Testo: Doris Brunner Foto: Tourismusverein Brixen

A Bressanone s’incontrano i big dello sport per fornire il massimo delle prestazioni e per provare i propri limiti. Ecco una carrellata di grandi eventi sportivi in programma a Bressanone e dintorni: fare il tifo, applaudire o partecipare?

Giro d’Italia 3.383 km 24 maggio 2016, partenza della tappa a Bressanone Il grande Giro d’Italia, una delle più importanti gare ciclistiche a tappe al mondo. A Bressanone un onore speciale: la 16a tappa del Giro d’Italia partirà dalla Piazza Duomo e porterà poi a Bolzano e sul Passo della Mendola per finire ad Andalo in Trentino. www.giroditalia.it www.gazzetta.it/giroditalia/2016/it/tappa/16 48 | viae 2016

Börz-Plose Bike Day

TourTransalp powered by Sigma – arrivo di tappa Bressanone

1500 m dislivello, 51 km 26 giugno 2016 da S. Andrea sopra Bressanone attraverso Plancios fino al Passo delle Erbe

897 km, 19446 m dislivello, 22 passi 1a tappa da Imst (A) a Bressanone: 153,61 km, 2.786 m dl, 2 passi 26 – 27 giugno 2016

Il “Börz-Plose Bike Day” è la giornata per ciclisti e biker sportivi, ma senza stress da gara. Il percorso circolare in un paesaggio mozzafiato e senza auto si snoda su 51 km con un dislivello di 1500 m da S. Andrea sopra Bressanone per arrivare a Plancios e da lì fino ai 1650 m del Passo delle Erbe. Al giro ciclistico si può anche partecipare partendo da S. Pietro in Val di Funes o da Antermoia in Val Badia. Ogni partecipante parte da dove e quando vuole – si consiglia solo di pedalare in senso antiorario. “Börz” è il nome ladino del Passo delle Erbe, che collega la Valle Isarco con la Val Badia. La partecipazione al “Börz-Plose Bike Day” è gratuita. www.boerz-plose-bike.org

Il TOUR Transalp powered by Sigma 2016 è la gara di mountain bike più famosa e più spettacolare in Europa. La gara a tappe per squadre a coppie porta attraverso le Alpi e le Dolomiti. Più di 1.200 partecipanti saranno alla partenza per l’impegnativa ed emozionante percorso a tappe da Imst nel Tirolo del Nord (A) a Riva del Garda. La prima tappa porta direttamente a Bressanone, dove i partecipanti il 26 giugno saranno ricevuti in Piazza Duomo con tutti gli onori. Il lunedì mattina si riparte da Bressanone per arrivare a San Vigilio di Marebbe, una tappa che porta nel cuore delle Dolomiti alla leggendaria “Sellaronda”. www.tour-transalp.de


ATTIVITÀ

Gore-Tex® TransAlpine Run 15000 m dislivello, 250 km 10 settembre 2016 Arrivo e manifestazione conclusiva in Piazza Duomo a Bressanone Il Gore-Tex® TransAlpine-Run è uno degli eventi di trail running più importanti al mondo. In sette giorni 300 squadre a coppie provenienti da tutto il mondo attraversano la cresta principale delle Alpi da Oberstdorf in Baviera, correndo ogni giorno per oltre 30 km e superando ca. 2000 metri di dislivello. Dopo sette giorni intensi i corridori percorrono il 10 settembre l’ultima tappa attraverso la Croce di Lazfons e il Lago Rodella fino a Bressanone per tagliare il traguardo in Piazza Duomo. www.transalpine-run.com

MountainBIKE-Testival Bressanone Salomon AlpenX100 Brixen Dolomiten Marathon 2450 m dislivello, 42,195 km 1 – 2 luglio 2016 La “Brixen Dolomiten Marathon” porta il 2 luglio da Piazza Duomo (partenza alle ore 7.30) su 42,195 km attraverso boschi e prati fino alla cima della Plose, la montagna di casa. Con 2450 m di dislivello nelle gambe ogni partecipante, in gara singolarmente o a staffetta a due o a quattro, è felice della propria prestazione sportiva, ma anche dell’impressionante panorama paesaggistico. Il giorno precedente, l’1 luglio pomeriggio, si tengono le gare meno impegnative: bambini e donne correranno per un progetto solidale. www.brixenmarathon.com

10218 m dislivello, 160 km 5 – 7 agosto 2016 Arrivo in Piazza Duomo a Bressanone Il difficilissimo attraversamento delle Alpi per trail runner: senza pause si corre non-stop da Seefeld nel Tirolo del Nord (A) attraverso le Alpi fino a Bressanone su un percorso paesaggisticamente molto entusiasmante attraverso tre paesi, Germania e Austria fino in Alto Adige. I primi corridori arriveranno a Bressanone sabato, 6 agosto, attorno alle ore 18, mentre gli ultimi passeranno l’arrivo appena domenica, 7 agosto, verso le ore 22. Sabato pomeriggio, 6 agosto, arriveranno i trail runner che hanno scelto il percorso breve da Steinach o Colle Isarco fino a Bressanone. www.alpenx100.com

50 espositori, innumerevoli trail di prova e programma di contorno 22 – 25 settembre 2016 a Bressanone e dintorni Prove, giri e molto entusiasmo. Il MountainBIKE-Testival Bressanone è ogni anno un evento speciale per gli appassionati di mountain bike in Valle Isarco, durante il quale s’incontrano professionisti e non provenienti da ogni dove. Sui trail più belli sulla Plose e in Valle Isarco si provano in situazioni estreme i nuovissimi modelli di bike e e-mountain bike dei migliori produttori. Alla Bike-Expo più grande dell’Alto Adige partecipano 50 espositori presenti in Piazza Duomo e nelle vicinanze. E’ l’occasione per scoprire i nuovi trend, per vedere e provare. Un ricco programma di contorno e numerose gite guidate con locali bike guide fanno anche parte dell’evento. www.mountainbike-testival.de viae 2016 | 49


Testo: Doris Brunner Foto: Alex Filz, Kloster Neustift

Vini squisiti e libri fantastici Cos’hanno in comune vini, libri e un’abbazia? Nell’Abbazia dei Canonici Agostiniani di Novacella presso Bressanone hanno moltissimo in comune, fin dall’anno della fondazione dell’abbazia nel XII secolo. Vini multi-premiati e una magnifica biblioteca dell’Abbazia ne sono la testimonianza fino ad oggi.

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CULTURA

VISITE ALL’ABBAZIA DI NOVACELLA Le visite guidate dell’Abbazia portano a scoprire la movimentata storia dell’imponente complesso e alcune peculiarità come la ­ricca chiesa barocca e l’imponente biblioteca. Vengono organizzate anche visite guidate al giardino dell’Abbazia di Novacella. Nell’accogliente mescita dell’Abbazia si possono assaggiare gli eccellenti vini; per gruppi a partire da 10 persone sono possibili degustazioni guidate e una breve visita attraverso la cantina e i vigneti. Per informazioni e prenotazioni, tel. 0472 836 189, www.abbazianovacella.it

Hartmann, abbate dell’Abbazia agostiniana di Klosterneuburg presso Vienna, nel 1140 venne eletto Vescovo di Bressanone e fondò in seguito l’Abbazia agostiniana di Novacella, pochi chilometri a nord dell’allora città vescovile di Bressanone. Fu fortemente sostenuto da Reginbert, burgravio di Sabiona, e da sua moglie Christina. Entrambi fecero all’Abbazia ricche donazioni di masi e terreni, tra i quali ampie distese di vigneti. Molti altri benefattori seguirono il loro esempio, cosicché ben presto l’Abbazia grazie alla viticoltura poté poggiare su solide basi economiche autonome. Oggi lungo i pendii protetti attorno alla struttura conventuale di Novacella crescono alcuni tra i più caratteristici vitigni bianchi della Valle Isarco come Sylvaner, Müller-Thurgau, Kerner, Gewürztraminer e Veltliner. I vini rossi come Lagrein, Schiava, Pinot Nero e Moscato Rosa crescono invece nei possedimenti dell’Abbazia più a sud attorno a Bolzano. Nella cantina dell’Abbazia di Novacella, una delle cantine più antiche al mondo, vengono vinificati alcuni tra i vini bianchi più premiati della Valle Isarco: anche per il 2016 la cantina ha ottenuto gli ambiti “Tre Bicchieri” del Gambero Rosso per “Alto Adige Valle Isarco Riesling Praepositus ’13”.

Il centro della scienza e della formazione Ma non è solo il vino, ma anche la cultura e la formazione a caratterizzare il convento. La scuola abbaziale, documentata fin dalla seconda metà del XII secolo, si stabilì nell’età moderna come il centro della scienza e dell’istruzione. Il convento divenne uno dei centri spirituali e culturali più importanti con influssi ben oltre i confini dell’allora Tirolo storico. Poco dopo la fondazione dell’Abbazia ci fu anche bisogno di disporre di testi scritti: libri per le liturgie, per le preghiere corali come anche per l’insegnamento nella scuola conventuale. Nel famoso scriptorium dell’Abbazia efficienti calligrafi producevano in mesi di assiduo lavoro impressionanti manoscritti liturgici, arricchiti da fantastiche miniature. La riproduzione di testi della Bibbia, della liturgia e delle più famose opere filosofiche e teologiche rappresentava allora, quando la stampa di libri non era ancora stata inventata da Johann von Gutenberg, una delle attività principali dei conventi. Purtroppo oggi l’intero tesoro di libri dell’Abbazia di Novacella non è più esistente: incendi e altre perdite hanno distrutto opere molto preziose o le hanno fatto cambiare proprietario. Nonostante tutto la biblioteca dell’Abbazia di Novacella con le sue più di 90.000 opere registrate di otto secoli è uno dei pilastri dell’universo culturale dell’Alto Adige. Nella sala della biblioteca dell’Abbazia, costruita in puro stile rococò, sono custoditi nelle librerie, scaffalature e vetrine oltre 20.000 preziosi volumi, tra cui fantastici manoscritti illuminati. Nella parte bassa della magnifica sala si trovano le opere religiose e spirituali, nella parte alta quelle scientifiche. Quattro scale portano alla galleria del coro, sopra le finestre e sul soffitto ricchi stucchi dal colore rosa e sopra i portoni principali affascinanti putti. Una biblioteca magnifica, che vale la pena di essere visitata. viae 2016 | 51


Testo: Veronika Kerschbaumer Foto: Thomas Grüner, Tourismusverein Lüsen

Acqua, fonte di vita Da sempre Bressanone ha un rapporto speciale con l’elemento acqua. Nella città vescovile d’un tempo s’incontrano due grandi fiumi altoatesini, l’Isarco e il Rienza, sulla Plose sgorga la migliore acqua minerale. Alla fine del XIX secolo i trattamenti Kneipp praticati nella casa di cura Dr. von Guggenberg hanno dato inizio allo sviluppo turistico della città. Fino ad oggi l’acqua e i suoi effetti vitali si possono provare in modo attivo a Bressanone e nei dintorni.

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Su la gamba dei pantaloni e con passo da cicogna attraverso l’acqua fredda! Si deve a una intuizione del prete bavarese Sebastian Kneipp nel XIX secolo, quello che ancora oggi fa bene alle persone, e non solo alle gambe stanche. Quando Kneipp si ammalò di tubercolosi, si curò con bagni nel Danubio. Più tardi da questa sua esperienza sviluppo il suo concetto di salute ormai famoso in tutto il mondo. L’obiettivo dei trattamenti Kneipp è la prevenzione e il rafforzamento del sistema immunitario, stabilizzare e armonizzare con le applicazioni d’acqua l’equilibrio termico, la respirazione, la circolazione, il metabolismo, la digestione e il sistema nervoso. Sebastian Kneipp descriveva le applicazioni d’acqua così: “Mirano a eliminare le radici delle malattie, a sciogliere le sostanze malate nel sangue, espellere queste sostanze e portare così nuovamente nel giusto circolo il sangue rigenerato e sano.” Gettata sulle cosce, camminare nell’acqua e pediluvi crescenti hanno segnato il destino di Bressanone, perché queste applicazioni Kneipp hanno regalato alla città la prima ondata di turisti. Otto von Guggenberg, brissinese di nascita, istituì nel 1890 nella sua città natale il primo sanatorio Kneipp dell’Austria – allora l’Alto Adige faceva ancora parte dell’Impero d’Austria.


Percorsi Kneipp, cioè luoghi dove camminare nell’acqua, sono presenti anche oggi nei dintorni di Bressanone. Unico è il giardino Kneipp lungo il WoodyWalk sulla Plose: a 2000 metri e con vista sulle Odle di Eores aria fresca di montagna e acqua gelida di sorgente danno una sferzata di vitalità. In seguito il percorso di sassi, sabbia, legno e erba da fare a piedi scalzi riattiva la circolazione e l’irrorazione sanguigna.

Osterie e altro Tutto da scoprire è il parco Kneipp vicino a Varna, completamente immerso nel fresco bosco. Dal parcheggio dietro alla chiesa il percorso si sale a serpentine attraverso il bosco, passando vicino a antichi

ATTIVITÀ

castagni fino a raggiungere il parco Kneipp lungo il torrente Scaleres. Ma l’acqua non serve solo per i percorsi Kneipp... Nella Valle di Luson si trova una vera perla del divertimento del bagno in acqua: lo stagno naturale Luson. L’acqua di sorgente viene purificata in modo naturale dal canneto costituito da giunchi, iris acquatici e carex che puliscono l’acqua direttamente. Nitrati e fosfati vengono assorbiti dal terreno paludoso, togliendo a germi patologici in questo modo la base dell’esistenza. Un altro gioiello naturale per fare il bagno si trova a nord di Varna presso Bressanone. Sulla riva a nord del Lago di Varna c’è una zona di libero accesso, mentre la riva sud dal 1977 è un biotopo protetto, dove si possono osservare diverse specie di libellule nel loro spazio vitale naturale. Vivere l’acqua nella sua forma più impetuosa si può con il canyoning o l’hydrospeed. Entrambe le attività vengono proposte a Bressanone da un’associazione. Il canyoning consiste nel superare le gole formate dalla forza indomabile dell’acqua tra i laghi Puntleider fino a Le Cave a nord di Fortezza o da Scezze fino a La Mara a sud di Bressanone, ovviamente muniti di muta di neoprene, speciale imbracatura e casco. Salti spericolati nelle piscine naturali, audaci discese con le corde, gli spruzzi di cascate sul viso o scivolate divertenti: il canyoning è senz’altro il modo più straordinario di entrare in contatto con l’elemento acqua. Vivere a diretto contatto con l’acqua e nel contempo scoprire Bressanone da una prospettiva del tutto inaspettata, questo promette l’hydrospeed: attrezzati di muta di neoprene e pinne, casco e un particolare bob galleggiante si nuota seguendo la corrente dell’Isarco. Durante il viaggio bagnato si passa accanto a edifici storici della città vecchia di Bressanone fino alla frazione di Albes a sud della città.

Lo stagno naturale di Luson si riempie grazie all’acqua di sorgente

VIVERE L’ACQUA ATTORNO A BRESSANONE PARCHI KNEIPP: Il parco Kneipp alla Plose si raggiunge partendo dalla stazione a monte della cabinovia Plose dopo una camminata di 40 minuti lungo il percorso WoodyWalk. La cabinovia Plose è aperta dall’11 giugno al 9 ottobre. Nelle basse stagioni la cabinovia è in funzione nei giorni feriali dalle ore 9 alle 12e dalle 13 alle 18, nei fine settimana e festivi con orario continuato dalle 9 alle 18. Dal 2 luglio all’11 settembre la cabinovia è in funzione anche nei giorni feriali con orario continuato dalle 9 alle 18. www.plose.org Il parco Kneipp a Varna si raggiunge in pochi minuti a piedi dal parcheggio Lidl (sotto la parrocchiale). Il parco molto bello dal punto di vista paesaggistico e molto tranquillo offre rigenerazione a corpo e anima. www.brixen.org STAGNI BALNEABILI: Lo stagno naturale di Luson è aperto in base al tempo da metà maggio a metà settembre ogni giorno dalle ore 10 alle 19. Si raggiunge in auto da Bressanone o con i mezzi pubblici disponibili ogni ora. www.luesen.com Il lago di Varna si trova a nord di Varna presso Bressanone. Il lago si raggiunge in poco più di dieci minuti di cammino ­partendo dal parcheggio segnalato. www.brixen.org CANYONING & HYDROSPEED: Canyoning è possibile da maggio ogni martedì e sabato alle ore 9 e 13 per quattro ore. Hydrospeed su richiesta. Informazioni e iscrizioni: www.outdoorcenterplose.org viae 2016 | 53


Testo: Veronika Kerschbaumer Foto: vertical-life.info

Passione per rocce e sassi Per chi non scala, qualsiasi parete rocciosa sembra inaccessibile. Matthias Polig di Racines, 32 anni, è cresciuto con lo sci, ma a 18 anni in parete ha scoperto la sua vera passione e ne ha fatto la sua professione. Da tre anni con altri due soci dirige un’azienda che pubblica guide stampate sulle scalate e ha portato la scalata sportiva nell’era delle App.

se stessi. La propria testa è l’unico avversario da superare, non ci sono altri avversari, neanche il tempo. Ho immediatamente iniziato ad allenarmi e ad aprire nuove vie e ad attrezzarle.

Matthias Polig

VIAE: Signor Polig, a 18 anni ha toccato roccia per la prima volta. Nel frattempo scalare è al centro della sua vita professionale e privata. Come si è sviluppata questa grande passione? MATTHIAS POLIG: Arrampicare mi ha affascinato da subito, perché si è in competizione soltanto con 54 | viae 2016

L’Alto Adige è noto come la culla dell’alpinismo per famose pareti. Anche la Valle Isarco ha di che far entusiasmare scalatori? Senz’altro! Ai piedi del Sass de Putia nella zona della Plose c’è una bellissima palestra di roccia con percorsi facili, ma anche qualche via più difficile. In Val di Funes al di sotto del ghiaione della parete nord del Furchetta nel Gruppo delle Odle si trova la palestra “Malga Zannes” con oltre 50 vie, ma anche a Fortezza si può arrampicare. La prima palestra di roccia in Valle Isarco è nata a sud di Bressanone a La

Mara, mentre da poco c’è a Spilonca a Scaleres vicino a Varna una nuova palestra d’arrampicata e boulder. In tutta la Valle Isarco ci sono moltissime palestre di roccia interessanti e di grande tradizione, tutte circondate da un paesaggio incantevole! Anche per questo il mondo dell’arrampicata qui è così vasto. Quando piove, in autunno o inverno, ci si ritrova tutti a Bressanone nel centro d’arrampicata “Vertikale” per fare qualche salita. In cosa si differenzia l’arrampicata in roccia all’aperto da quella al chiuso in palestra? Quando si arrampica su roccia bisogna tenere presente le difficoltà che la via presenta, ma anche il tempo, la temperature, i possibili pericoli come la caduta di massi o


ATTIVITÀ

Climber Patxi Usobiaga al Passo delle Erbe ai piedi del Sasso Putia, via “Sultans of Surg” (8a)

ARRAMPICARE IN VALLE ISARCO Fortezza a nord di Bressanone: circa 15 minuti di cammino fino alla palestra di roccia “Hohe Festung” con 30 vie, grado di difficoltà dal 3 al 6c Spelonca a Scaleres vicino a Varna: palestra di roccia “Waldkofel” con vista mozzafiato sulle Dolomiti, difficoltà delle 15 vie da 6a+ a 7c; boulder su circa 70 vie La Mara a sud di Bressanone: prima palestra di roccia della Valle Isarco con 50 vie, difficoltà da 4 a 8b Passo delle erbe nella zona della Plose: arrampicare ai piedi del Sasso Putia su 39 vie, difficoltà da 3 a 8b

la morfologia stessa della parete. In palestra ci si può concentrare quasi completamente sull’aspetto sportivo dell’arrampicata. A che cosa pensa quando sta scalando? A niente! Riesco a distrarmi completamente. Non penso né al lavoro, né a qualsiasi altra cosa, ma solo alla prossima presa e alla mossa successiva. Sono semplicemente in movimento e dimentico tutto quello che mi succede attorno. In arrampicata si mette la propria vita nelle mani del compagno al quale si è assicurati con la corda. Cosa si prova? Quando si arrampica al limite, la fiducia è fondamentale. Se si dovesse

precipitare, in fin dei conti è il compagno che deve assicurare la caduta. Ma quando arrampichi o assicuri non ci pensi continuamente, perché tutto viene in modo istintivo. È pericoloso arrampicarsi? Se si seguono le regole fondamentali, non è pericoloso. Ma bisogna essere concentrati e attenti in ogni caso. Non bisogna mai sopravvalutarsi. Nella natura entrano in gioco altre fonti di pericolo, che spesso non si riescono a prevedere, come ad esempio la caduta di massi o un repentino cambio del tempo. La natura non si può mai escludere dalle fonti di pericolo.

Malga Zannes in Val di Funes: palestra di roccia ai piedi della parete nord della Furchetta nel gruppo delle Odle (Patrimonio UNESCO) con 52 vie, difficoltà da 3 a 8a Reifenstein/Tasso sudovest di Vipiteno: palestra di roccia ideale per principianti con 8 vie, difficoltà da 3 a 5c Sprechenstein/Pietra sudest di Vipiteno: 25 vie salgono fino a poco sotto il castello, difficoltà da 5a a 8a+ “Kluener Kofl” sudest di Vipiteno: 9 vie per neofiti dell’arrampicata, difficoltà da 5b a 6b Flading in Val Racines: palestra d’arrampicata al sole con 25 percorsi relativamente corti alla fine della valle, difficoltà 4 fino 7a+ Centro d’arrampicata Vertikale: complessivamente 2.000 mq di superficie d’arrampicata, di cui 400 mq boulder; 195 vie con gradi di difficoltà da 3a a 8b+ e 162 boulder Orari d’apertura: lu-ve ore 12-22.30, sa ore 10-22.30, dom e festivi ore 10-20.30 www.vertikale.it Informazioni su arrampicate: www.valleisarco.com / escursionismo & arrampicata viae 2016 | 55


Testo: Willy Vontavon Foto: Alex Filz

“Griablsteig”, un sentiero speciale L’Alpe di Luson è un luogo molto speciale. Oggi partiamo dal Herolerhof lungo il sentiero “Griablsteig” fino al Rifugio Prato Croce.

ESCURSIONI GUIDATE A LUSON » martedì: escursione delle erbe all’Alpe di Luson » mercoledì (luglio e agosto): escursione culturale attraverso il paese e la valle Kaserbachtal » giovedì: sulle tracce del dottore contadino Ragginer » giovedì: giro dei masi fino al maso Löchlerhof » giovedì: escursione al bosco di cirmoli alla fine della valle » giovedì (luglio e agosto): corso d’arrampicata per bambini dai 7 anni » venerdì (maggio a ottobre): bosco, cereali e capre Iscrizioni all’Associazione turistica Luson, tel. +39 0472 413750 – www.luesen.com 56 | viae 2016

La nostra giornata escursionistica inizia a Bressanone. Da qui partiamo alle ore 9.18 alla stazione autolinee con il bus no. 325, che dopo soli 25 minuti raggiunge il paese di Luson. Un caffè veloce e poi prendiamo l’autobus 326 che ci porta lungo una strada di montagna al Herolerhof, situato quasi 700 metri più in alto. Abbiamo così raggiunto i 1650 metri di quota. Quando scendiamo dall’autobus ci troviamo di fronte a un panorama incredibile: sotto di noi si apre tutta la valle con il paese di Luson, il suo campanile particolare, il vicino stagno balneabile e tutt’attorno montagne coperte da ampie distese di bosco. La nostra meta è il Rifugio Prato Croce/Kreuzwiesenalm, dove vogliamo arrivare per pranzo. Grazie ai mezzi pubblici siamo già quasi all’altezza del rifugio, ci mancano solo 400 metri di dislivello, che possiamo superare seguendo un

percorso di ca. sei chilometri con facili salite e discese. Dal Herolerhof camminiamo attraverso un bosco di abeti rossi verso le frazioni Tulper Gampis e Starkenfeld. Ora in primavera i prati Gampis sono ricoperti dai fiori rosa dell’erba serpentina. Un centinaio di metri dopo una piattaforma panoramica dotata di sedie a sdraio, dalle quali godere il panorama sulla frazione Gargitt, sull’anfiteatro dell’Alpe di Luson fino al Sass de Putia con i suoi 2875 metri e dove avremmo già voluto fermarci, abbandoniamo il sentiero classico dell’Alpe di Luson e svoltiamo a destra verso il sentiero “Griablsteig”, lungo il quale a sinistra si estende la palude Gra, una zona paludosa protetta da un recinto perché zona sotto tutela, dove è assolutamente vietato entrare e che costituisce un naturale bacino d’acqua per Luson.


ATTIVITÀ

Griablsteig

GRIABLSTEIG Lunghezza percorso: 6,5 km Dislivello salita: 410 m Tempo percorrenza: ca. 2 ore

Vegetazione straordinaria Il poco conosciuto sentiero Griablsteig è particolarmente bello per i giochi di luce tra gli alberi e la vegetazione. Una sola salita abbastanza ripida, che ci costa qualche respiro affannoso, ma per il resto il sentiero corre lievemente lungo il limite del bosco, come adagiato al terreno. Ogni tanto attraversiamo ruscelli, dove troviamo crescione d’acqua e sui prati imperatoria e antillide vulneraria, che i malgari una volta usavano come rimedio naturale per curare ferite e piaghe di uomini e animali. La gente di montagna comunque è sempre ancora convinta che questi rimedi naturali funzionino meglio dei medicinali dalla farmacia. Probabilmente hanno anche ragione.

Dalla malga Plasell-Alm arriviamo alla malga Glibiser Plun e attraverso un bosco di cirmoli fino al Rifugio Prato Croce/Kreuzwiesenalm. Abbiamo camminato per meno di due ore, ma lo stesso le nostre gambe non vedono l’ora di riposarsi sotto il tavolo. Il Rifugio Kreuzwiesenalm ha una lunga tradizione. Costruito nel 1933, per molti anni era l’unico punto di ristoro sull’Alpe di Luson lunga oltre 20 chilometri e una meta molto amata dagli abitanti di Luson, Rodengo e della Val Badia. Il rifugio viene gestito dalla famiglia Hinteregger. Prima del pranzo il figlio Hannes ci mostra con orgoglio il suo caseificio, la sua grande passione, dove produce formaggi tipici come “Graukas”, “Ziggokas” e “Lissna Almkas”. Il latte proviene

dalle 17 vacche, che qui passano assieme alla famiglia Hinteregger tutta l’estate all’alpeggio.

Formaggi fatti in casa Della qualità di questi formaggi caserecci ce ne accertiamo seduti sul terrazzo del rifugio. Ordiniamo un piatto di formaggio con insalata e ci facciamo aggiungere anche due canederli, anche se questo piatto non si trova sul menu. Con vista sul Sass Putia e le Odle di Eores che all’orizzonte fanno da contrasto roccioso al boscoso Monte Muro e alla Plose, ci godiamo il pranzo e l’incredibile panorama. Adesso scendiamo. Camminiamo in direzione frazione Flitt, dove ci attende l’autobus che ci riporta a Luson e poi a Bressanone. Dal

rifugio Prato Croce seguiamo il sentiero “Schmalzhaus” attraverso un bosco di cirmoli verso il parcheggio “Schwaigerboden”. Da qui possiamo vedere l’intero percorso che abbiamo fatto oggi: in lontananza si vede il Herolerhof, da dove siamo partiti a piedi, e poi il sentiero Griablsteig. La discesa fino a Flitt è veloce. Qui alle 15.40 arriva l’autobus che in dieci minuti ci riporta al paese di Luson. Un bagno nello stagno balneabile di Luson, che abbiamo visto dall’alto, non sarebbe male. E perché no? L’ultimo autobus verso Bressanone parte alle 18.20. Ce la facciamo…

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Testo: Willy Vontavon Foto: Thomas Grüner

Dove osano i gufi di Woody Sulla montagna-avventura Plose presso Bressanone si sono nascosti otto gufi. Gruppi di esploratori su incarico di Woody si mettono sulle loro tracce, muniti di scarponi e zaini e tutti gli attrezzi ­necessari per la ricerca.

L’incarico non è un problema per noi, piuttosto una … sfida! Otto gufi si sono nascosti lungo il sentiero “Woody Walk” sulla Plose, e Woody, la simpatica mascotte della Plose, ci chiede di scovarle una ad una. Alla stazione a monte della cabinovia Woody ci ha consegnato lo zaino dell’esploratore, che – secondo lui – contiene tutti gli attrezzi necessari ad un esploratore per trovare le risposte indispensabili per sopravvivere nella natura. C’è ad esempio un metro con il quale possiamo misurare la circonferenza dell’albero più grosso sulla Plose, come anche un vasetto con lente per catturare insetti e poi esaminarli sotto la lente d’ingrandimento. E poi c’è anche un binocolo con il quale scrutare l’orizzonte, anche se non serve guardare lontano per trovare il meglio alla Plose… Ma per il momento non sappiamo cosa farcene di questi attrezzi, perché non abbiamo idea di come metterci sulle tracce degli otto gufi. Una circostanza aggravante è che gufi di regola sono animali notturni, e noi siamo qui alla Plose in pieno giorno con un sole che spacca le pietre! Ma no, senti! L’urlo di un gufo! E se fosse qualcuno che vuole ingannarci e distrarci dal compito, magari unendo le mani e soffiando imita l’urlo del gufo? “Ci sono”, grida eccitato uno dei miei amici ricercatori. “46°41‘03.2“N 11°43‘17.4“E – pensa qualcuno mi ha infilato nella tasca queste coordinate senza che io me ne fossi accorto!” Le coordinate! A questo serviva la cartina, che era nello zaino. Con l’aiuto dello smartphone di papà ora tutto è un gioco da ragazzi, trovare i gufi. Partiamo, seguitemi! Adesso so, dove si è nascosto il primo gufo. 58 | viae 2016

LO ZAINO DEL PICCOLO ESPLORATORE La Plose, la montagna di 2500 metri d’altitudine sopra Bressanone, negli ultimi anni si è sempre più trasformata in un paradiso degli escursionisti. Facilmente raggiungibile con la cabinovia­ S. A ­ ndrea-Valcroce, la montagna si presenta con innumerevoli attrattive, che soprattutto famiglie possono scoprire camminando. Vicino alla stazione a monte giovani esploratori possono acquistare per 27,50 Euro lo “zaino dell’esploratore” (50 Euro per due zaini) con tanti attrezzi utili per vivere avventure divertenti lungo i due chilometri del sentiero “Woody Walk”. Si può tornare in valle lungo un percorso di otto chilometri usando un divertente mountaincart a tre ruote. www.plose.org La cabinovia S. Andrea-Plose è aperta in estate dall’11/06 al 09/10/2016 dalle ore 9 alle 12 e dalle 13 alle 18, sabato e domenica con orario continuato dalle ore 9 alle 18. Ospiti di Bressanone e dintorni ricevono gratuitamente la “BrixenCard”, con la quale si può utilizzare una volta al giorno (andata e ritorno) gratuitamente la cabinovia. La BrixenCard è valida inoltre su tutti i mezzi pubblici del sistema di trasporto integrato dell’Alto Adige, dà accesso a 86 musei dell’Alto Adige e – escluse domeniche e festivi – alla più grande piscina avventura Acquarena nel centro di Bressanone, come anche al completo programma dell’Associazione turistica con visite guidate e diverse manifestazioni. www.brixencard.info


ATTIVITÀ Testo: Willy Vontavon Foto: Oskar Zingerle, Alex Filz

“Avvicinarsi alla montagna” Reinhold Messner oggi vive in Val Venosta, ma la sua patria è la Val di Funes. A Casnago, un alpeggio nell’alta Val di Funes direttamente sotto le Odle di Funes, possiede ancora una piccola baita. L’alpinista più famoso del mondo racconta perché le Odle di Funes sono le più belle rocce delle Dolomiti, Patrimonio UNESCO, e come ci si può avvicinare in modo corretto: piano, passo dopo passo.

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Reinhold Messner

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VIAE: Signor Messner, lei considera le Odle di Funes le sue montagne “natali”. REINHOLD MESSNER: In effetti. Ogni alpinista ha le proprie radici lì dove è nato. Gli alpinisti della mia generazione non sono nati nelle palestre di roccia come spesso avviene oggi, ma dalle pareti rocciose, quelle reali. Sulle Odle, Sass de Putia e Puez ho iniziato, ho imparato a scalare da bambino. A cinque anni ho scalato assieme ai miei genitori il Sass Rigais; lì dove oggi si trova la ben attrezzata palestra di roccia Malga Zannes, abbiamo imparato giocando le basi dell’arrampicata, provando prese e tastando la roccia. Ed è proprio questo che mi distingue da altri alpinisti. Nelle montagne di Funes ho sviluppato il mio istinto,

che già molte volte mi ha salvato la vita. Questo istinto è cresciuto lentamente con me durante la mia infanzia in mezzo alle rocce friabili, che fanno fare molta attenzione e dove da adolescente ho scoperto tante nuove vie. Lei è cresciuto a S. Pietro di Funes e le estati le ha passate per lo più a Casnago. Cosa la lega oggi a questo posto di montagna? Casnago è sempre molto bello, anche se nel frattempo è un luogo molto più frequentato d’un tempo: quando ero bambino, fin qui in malga arrivavano due o tre persone al mese. Gli abitanti di Funes gestiscono molto bene la parte alta della valle. Ci sono diverse baite con caratteristiche diverse e una gastronomia incon-

fondibile, e inoltre molte possibilità per escursioni. Per me ci potrebbero essere più alberghi in valle; la Val di Funes avrebbe le potenzialità e questo rappresenterebbe un valore aggiunto. Lei è considerato l’alpinista più famoso al mondo. Quali sono i suoi suggerimenti per chi avesse voglia di avvicinarsi alla montagna? Dovrebbe interiorizzare lentamente le Dolomiti. Poi dovrebbe “prendere le misure”: la Val di Funes è il paradiso degli escursionisti. Sul pendio soleggiato si cammina di maso in maso e poi si sale in malga all’alpeggio. Camminando si scopre passo dopo passo, come reagisce il proprio corpo, ad esempio sotto forma di dolori muscolari. Bisogna


prendere lentamente confidenza con la montagna. Magari dopo vari periodi di vacanze, ci si sente anche pronti per affrontare una scalata al Sass Rigais, alla Furchetta o sulla Fermeda Grande nel gruppo delle Odle. In ogni caso dev’essere possibilmente una lenta evoluzione e soprattutto bisogna imparare a capire i propri limiti. Da sempre Lei è un fautore della sicurezza in montagna… Tutti noi non vogliamo rischiare la nostra vita. Se qualcuno rischia troppo, spesso non ha la minima idea di cosa sta facendo. Solo se mi avvicino molto lentamente alla montagna, dapprima come escursionista su sentieri facili, imparo passo dopo passo ad abituarmi a questo habitat semi-selvaggio. Un tempo questo si imparava fin da bambini, perché la gente cresceva nelle valli, allora non arrivavano ancora ospiti o forestieri. Da bambini si cresceva in questo mondo e ci si avvicinava poco a poco, dai prati ai boschi e poi sempre più in alto fino agli alpeggi e ai piedi delle montagne. Di regola e con buon senso non ci si inoltrava oltre, e non c’era nessuna necessità di farlo, anche perché si percepiva che questo era il proprio limite. Non le sembra un paradosso: mette in guardia dai pericoli, ma al ­tempo stesso lei ha sempre cercato ­esperienze estreme, quasi oltre ogni limite. Si, ma io ho molta esperienza, un dato che in questo contesto non va dimenticato. Ho fatto 3500 scalate e partecipato a oltre 100 spedizioni.

Anch’io ho iniziato da bambino a piccoli passi, imparando lentamente, e appena a 25 anni ho osato fare passi più grandi. Proprio per questo metto sempre in guardia dal voler saltare le tappe proprio in montagna.

O le Odle con la chiesetta di San Giovanni in Ranui. Ah si! Il motivo con S. Maddalena e il maso, la chiesa, la mia casa di una volta e la casa della canonica è altrettanto unico. Questa immagine da anni sta facendo il giro del mondo.

Sono sempre affascinato dalle combinazioni di colori a Casnago: d’estate il verde intenso dei prati, d’inverno l’immenso bianco della neve, e poi i contrasti delle montagne grigie e l’azzurro del cielo. Si è vero, Casnago è effettivamente un posto speciale, anche perché da questa posizione le Odle di Funes sembrano molto armoniche, mentre invece da “Glatsch” sembrano più “storte”. Inoltre tra Casnago e le Odle c’è un piccolo avvallamento, una piccola valle. Questo cambia la prospettiva con la quale vedo le montagne, rispetto al fatto di vedere un prato in continua ascesa fino alle rocce, questa piccola valle fa parte del fascino dell’alpeggio. Un terzo elemento è la luce speciale: proprio in autunno, quando i colori s’intensificano, al crepuscolo qui c’è una luce che farebbe emozionare qualsiasi pittore o fotografo. Ci sono pochi massicci delle Dolomiti più belli di questi. Casnago con le Odle ha un fascino particolare, che non hanno neanche le Tre Cime di Lavaredo, molto più uggiose. Forse le Tre Cime sono più conosciute, ma le Odle di Funes sono molto più belle. Se in Giappone o in America trova un calendario con le Dolomiti, allora sicuramente una delle immagini è quella delle Odle di Funes.

Con tutto rispetto, ma mi sembra una vera dichiarazione d’amore alla sua valle natale. Si, sono sempre stato volentieri in Val di Funes. Come unico di nove fratelli ci sono rimasto fino all’età di 40 anni. Se allora avessi trovato un maso da comprare, sicuramente abiterei ancora in Val di Funes. Purtroppo allora non ne ho trovato nemmeno uno, ma non è grave. A Casnago possiedo ancora oggi questa piccola baita, una vecchia casetta di legno. E al momento sto lavorando a un grande progetto di un lungometraggio, che al 70 per cento è ambientato in Val di Funes, la saga di una famiglia dal XIX secolo fino ad oggi. Però è ancora presto per parlarne…

CASNAGO L’alpe di Casnago nell’alta Val di Funes ai piedi delle Odle di Funes è raggiungibile solo a piedi. La camminata dura circa un’ora e mezza. Punto di partenza è la chiesetta di S. Giovanni in Ranui o il parcheggio Zannes alla fine della Val di Funes. www.villnoess.com/it viae 2016 | 61


Testo: Doris Brunner Foto: Gustavo Alabiso

Menestrelli della Valle Isarco Sapevate che la Valle Isarco è la culla del Minnesang, il canto lirico del medioevo? Due dei poeti e menestrelli più famosi del medioevo dell’area culturale tedesca, Walther von der Vogelweide e Oswald von Wolkenstein, sono strettamente legati alla valle ­Isarco: ecco un breve ritratto dei giramondo e delle loro origini in valle.

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CULTURA

Walther von der Vogelweide – il primo cantautore (ca. 1170-1230) È considerato il più famoso poeta e menestrello germanico del medioevo. Nel XIX secolo si presupponeva che il maso Vogelweiderhof a Laion fosse il suo luogo di nascita. Di conseguenza molti studiosi, autori e altri artisti arrivarono a Chiusa, facendovi nascere un’importante enclave artistica. Come cantore itinerante si muoveva di corte in corte, dove poteva declamare le sue opere. Il suo lascito comprende oltre 100 versetti, 70 cantici e versi politici, nei quali ha dimostrato di non aver avuto peli sulla lingua. Il paese di Laion porta nel suo stemma un uccello cantatore rinchiuso in una gabbia quadrata a ricordo del suo presunto famoso compaesano. Sulle orme di Walter von der Vogelweide in Valle Isarco: » Sentiero “Walther von der Vogelweide” a Laion Da Laion il sentiero di 7,4 chilometri porta al maso Vogelweiderhof e passando per altri masi di ritorno fino a Laion. In preparazione sono stazioni lungo il sentiero con tavole informative sulla vita e le opere del famoso poeta.

» Maso Vogelweiderhof a Novale/Laion Il tradizionale maso è uno dei probabili luoghi di nascita del famoso menestrello. Visite su prenotazione. » 6ª Giornata escursionistica Walther von der Vogelweide, 17 luglio 2016, Laion, partenza ore 8–11 Giornata escursionistica amatoriale sulle tracce del menestrello Walther von der Vogelweide in collaborazione con l’associazione IVV seguendo due percorsi distinti: - escursione ad anello “Walther von der Vogelweide (7,2 km) con due punti di controllo, uno alla casa di nascita del menestrello con possibilità di visita. - Anello “Rasciesa” (23,5 km, lungo i percorsi Posta e Troi Pajan fino alla chiesetta della Santa Croce sulla Rasciesa fino a Laion; punto di ristoro lungo il percorso) con tre punti di controllo. Festa campestre a Laion per rifocillarsi alla fine delle camminate con specialità gastronomiche e musica tradizionale. www.laion.info

Oswald von Wolkenstein – il primo cittadino europeo (ca. 1377-1445) Cantore, poeta, compositore, menestrello e politico d’importanza sovraregionale. Cresciuto a Castel Trostburg/Forte a Ponte Gardena, ben presto girò il mondo. La sua opera comprende oltre 100 canti. Particolarmente famosi sono i canti autobiografici nei quali racconta con grande effetto le proprie avventure. Come consigliere e ambasciatore dei regnanti d’allora viaggiò in Europa, Africa e Asia. Conosceva diverse lingue e per questo è considerato il “primo cittadino europeo”. Oswald von Wolkenstein era molto colto, ma anche litigioso. La sua tomba fu scoperta nel 1973 nell’Abbazia di Novacella. I componenti della famiglia Wolkenstein-Rodenegg, proprietari di Castel Rodenegg/Rodengo nel paese omonimo, sono i suoi diretti discendenti. Sulle orme di Oswald von Wolkenstein in Valle Isarco: » Castel Trostburg/Forte a Ponte Gardena: Uno dei castelli più scenografici dell’Alto Adige e sede dei Signori von Wolkenstein. Qui Oswald von Wolkenstein ha vissuto fino all’età di 10 anni. Aperto per visite guidate da Pasqua a fine ottobre: www.burgeninstitut.com » Lapide funebre nel vecchio cimitero di Bressanone Oswald von Wolkenstein prima della sua partenza per un pellegrinaggio a Gerusalemme nel 1408, commissionò una lapide commemorativa nel caso non fosse più tornato a casa. Questa lapide ora si trova sulla facciata ovest del vecchio cimitero di Bressanone tra la Parrocchiale e il Duomo. viae 2016 | 63


Testo: Willy Vontavon Foto: Oskar Zingerle, Martin Sagmeister

Rinascita della città degli artisti Negli ultimi quattro decenni prima della Grande Guerra ­Chiusa era la mecca per tanti artisti, che qui producevano all’aria aperta. Ora Chiusa con appassionanti performance artistiche vuol far rivivere il periodo aureo. La rinascita di una colonia d’artisti è dunque possibile. 64 | viae 2016


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CULTURA

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Era la seconda metà del XIX secolo quando la scoperta del probabile luogo di nascita del menestrello Walther von der Vogelweide a cinque chilometri da Chiusa nella frazione di Novale di Laion portò Chiusa a diventare la città degli artisti. Per artisti da tutta l’Europa e persino da Oltreoceano Chiusa, da un giorno all’altro, divenne un’ambita meta di vacanza e residenza. Nelle strette viuzze artisti potevano incontrare persone con stesse affinità da tutto il mondo, creando un’atmosfera oltremodo creativa. La città con i suoi bellissimi angoli nascosti divennero così botteghe e atelier all’aria aperta dal fascino internazionale. Nel corso dei decenni quasi 300 pittori e disegnatori qui hanno creato innumerevoli opere d’arte. Il pittore tedesco Alexander ­Koester (1864-1932), ad esempio, si trasferì a Chiusa con la sua famiglia nel 1896. Koester conosceva Chiusa dal 1891, quando durante un soggiorno di studio conobbe la figlia dell’oste dell’albergo all’Agnello Georg Kantioler e se ne innamorò. A Chiusa l’artista fece costruire una villa con studio, nel quale nacquero innumerevoli quadri di paesaggi. La villa in stile art-déco è oggi in proprietà privata. Un monumento nel parco di Via Stazione, creato dall’artista altoatesino Martin Rainer, ricorda Koester e i suoi famosi quadri di anatre.

La Prima Guerra Mondiale rappresentò una cesura nello sviluppo della città degli artisti. E si può nuovamente prendere Koester per descrivere il destino e il declino della città. Dopo che nel 1915 Chiusa fu dichiarata zona di guerra, Koester si trasferì in Baviera. Allo stesso modo molti altri artisti abbandonarono questo luogo prediletto. Ora Chiusa vuole riallacciarsi ai decenni gloriosi, e ne ha tutti i presupposti, poiché la bellezza e l’originalità delle viuzze e delle case medievali con le facciate incoronate da merli non sono cambiate molto da allora. Se si entra in una delle antiche osterie di Chiusa, ad esempio l’albergo Zur Vogelweide, si percepisce immediatamente il fascino di quando 150 anni fa qui gli artisti si trovarono per animate discussioni.

Arte moderna nella medievale Chiusa Performance d’arte moderna animano nuovamente i vicoli, ogni tanto confondono sia ospiti che la popolazione locale. Negli ultimi anni all’improvviso spuntarono sulle vie spruzzi colorati: l’artista di Innsbruck Ursula Schachenhofer in estate aveva documentato con una bottiglia piena di colore, ma forata, i suoi molteplici passaggi attraverso Chiusa. Dopo alcuni giorni le viuzze erano piene di chiazze colorate. L’arte idrosolubile di Schachenhofer era effimera, ma

1 Fin dalla metà del XIX secolo Chiusa è il luogo creativo amato da artisti provenienti da tutto il mondo 2 Oggi Chiusa, la città degli artisti, vuole far rivivere quei fastosi decenni, avendo i migliori presupposti 3 Kunstbodennah.it Karin Pertoll – Die Welt war gelb und rot und blau… – 2014

nella consapevolezza della popolazione la performance ha lasciato tracce. “L’arte può polarizzare e provocare”, spiega Andy von Lutz, uno degli ideatori del gruppo “Kunst Bodennah”, che con “Klausen Vollpension” (trad. Chiusa a pensione completa) ha inventato una performance del tutto particolare: nello stesso periodo tre artisti sono ospitati a turno in locali privati o pubblici non utilizzati gratuitamente per soggiorno e cibo e mettendo a disposizione anche un atelier. In cambio gli artisti creano opere durevoli, che rimangono in proprietà della città di Chiusa. Gli artisti invitati rappresentano in pieno l’obiettivo della rinascita della colonia d’artisti: arrivano dalla Georgia, Austria, Italia e Lituania. Informazioni sulle attuali iniziative sono reperibili sul sito www.kunstbodennah.it. “Abbiamo l‘aspirazione di sorprendere il visitatore, di provocare e di stimolare la riflessione”,

spiega Andy von Lutz. Visite nei singoli atelier non sono solo permesse, ma anche benaccette. Questo è solo l’inizio. Chiusa è molto attiva dal punto di vista culturale con molte associazioni che arricchiscono la vita della città con molte piccole manifestazioni. Beni culturali scelti sono stati dotati di un codice QR per avere su smartphone le più importanti informazioni su storia e architettura dell’edificio. Le brevi escursioni che partono da Chiusa, ad esempio al Convento di Sabiona, che troneggia maestoso sopra la città, assomigliano a brevi viaggi in epoche passate. Da poco Chiusa fa parte di Euro-Art, l’associazione delle colonie d’artisti europee. Albrecht Dürer sarebbe stato felice di questo sviluppo: il pittore germanico nel 1494 durante il suo viaggio in Italia si fermò a Chiusa e ne fu talmente deliziato, che ne fece subito un ritratto. viae 2016 | 65


Testo: Doris Brunner Foto: Oskar Zingerle

Il clima della Valle Isarco con giornate e ­ stive calde e notti fresche in combinazione con un terreno ghiaioso sono le particolarità che ­distinguono i locali vini bianchi

Simbiosi di terreno e vino I vini bianchi mineralici della Valle Isarco ogni anno ricevono riconoscimenti internazionali. Quale ruolo gioca il terreno, perché le proprietà del vino sono così strettamente legate alla zona di produzione, perché i muri a secco nei vigneti caratterizzano tanto il paesaggio della valle.

Dal fondovalle fino a 950 metri d’altitudine i vigneti si adagiano sui pendii della Valle Isarco da Novacella presso Bressanone fino attorno a Chiusa, caratterizzando il paesaggio da secoli. Mentre altrove la viticoltura diminuisce, in Valle Isarco è in piena espansione: ogni anno nascono nuovi vigneti. Attualmente la superficie vitata di 300 ettari si ingrandisce annualmente di circa sette/otto ettari. “Molti giovani viticoltori si dedicano con entusiasmo e creatività al vino 66 | viae 2016

e portano avanti le tradizioni di famiglia, anche perché grazie ai vini di qualità il lavoro del viticoltore in Valle Isarco è dal punto di vista finanziario molto appagante”, sottolinea Thomas Dorfmann, da 25 anni cantiniere della Cantina Valle Isarco a Chiusa. Oltre 130 viticoltori di Chiusa e dintorni conferiscono le loro uve alla Cantina Valle Isarco, dove vengono trasformati nei premiati “Valle Isarco Müller Thurgau Aristos“ e “Sabiona Sylvaner”. I vini bianchi della Valle Isarco appassionano soprattutto per le note fruttate, la loro eleganza e mineralità. Ma perché questi vini sono così particolari? E come influisce il terroir, cioè la zona di produzione, il carattere del vino? In valle il vino riceve la sua personalità sia dal clima con giornate estive calde e notti fresche come anche dalla natura del terreno e dalle rocce. “Sono tipici per la Valle Isarco terreni morbidi, ben ventilati e ghiaiosi: le viti in questo sottosuolo povero devono formare radici molto profonde e così dai diversi strati assorbono vari minerali”, spiega Thomas Dorfmann. Le diverse rocce influenzano la mineralità del terreno, che si ripercuote nuovamente negli aromi dei vini: nel bacino di Novacella è il granito a conferire la particolare


ENO-GASTRONOMIA mineralità, mentre solo pochi chilometri più a sud è la fillade quarzifera, una roccia simile all’ardesia, a dare l’aroma. Attorno a Chiusa la roccia intrusiva del genere delle dioriti, detta „diorite di Chiusa“, influenza il carattere del vino, mentre nella parte bassa della Valle Isarco si incontrano diversi tipi di formazioni porfiriche vulcaniche. In accordo con le diverse caratteristiche geologiche e mineralogiche dei terreni vengono coltivati tipi d’uva diversi. “Nei vigneti più settentrionali della Valle Isarco si trovano soprattutto Müller Thurgau, Kerner e Riesling, nella parte centrale Sylvaner, Ruländer, Gewürztraminer e Veltliner e più a sud le varietà Sauvignon, Chardonnay, Pinot bianco, Pinot nero e Schiava”, spiega il cantiniere Dorfmann.

Muri per ottimi vini I filari di vigne sono interrotti da muri a secco, che attraversano i vigneti come un nastro di sasso talvolta molto rettilineo, talvolta lievemente irregolare. Un’opera in muratura fatta dall’uomo senza l’utilizzo di malta o calcestruzzo, che per questo prende il nome di muro a secco. Un lavoro artigianale tradizionale che bisogna imparare. Se le pietre non vengono accatastate in modo regolare, il muro non resiste alla prima pioggia intensa. “Questi muri di pietre naturali sono molto importanti per il paesaggio, ma anche per la viticoltura”, spiega Thomas Dorfmann. Lungo i pendii ripidi della Valle Isarco aiutano a creare terrazzamenti aumentando così la superficie a disposizione della viticoltura, e in più aiutano la giusta insolazione nonostante la ripidità dei terreni. Inoltre muri a secco attenuano il fenomeno dell’erosione. La pioggia si disperde dietro il muro lentamente nel terreno, le radici assorbono gradualmente l’acqua e in questo modo meno terra viene dilavata dalla superficie del terreno. I muri a secco sono anche come una sorta d’impianto di aria condizionata per i vigneti. Le pietre immagazzinano il calore del sole di giorno rilasciandolo di notte in prossimità del terreno. “Il raffreddamento notturno viene attenuato. Se a notte fonda ci si addentra nei vigneti, ci si accorge della differenza di temperatura”, spiega Dorfmann.

Se si cammina con occhi aperti sul sentiero dei vigneti nella zona di Chiusa, si capisce o si sente un’altra importante funzione dei muri a secco. Sono importanti biotopi per piante e animali che amano il calore. Così tra le pietre si possono scorgere ramarri occidentali che si riscaldano al sole o si può solo più sentire il loro fruscio, quando velocemente si rifugiano tra le pietre dei muri.

CULTURA ENOLOGICA ATTORNO A CHIUSA Una visita guidata nella Cantina Valle Isarco per imparare i segreti della viticoltura, la fermentazione, la vinificazione e l’invecchiamento. Il percorso espositivo presenta una breve sintesi sullo sviluppo della viticoltura nel segno della tradizione e della qualità. Visite guidate e degustazioni vini vengono organizzate su richiesta. www.eisacktalerkellerei.it Durante le giornate dei vini bianchi della Valle Isarco “Sabiona16”, il 27 e 28 maggio 2016 si possono assaggiare i vini bianchi passeggiando tra le incantevoli viuzze di Chiusa. Per informazioni: www.chiusa.info / cultura e piaceri Lungo il sentiero escursionistico del vino a Chiusa si conosce grazie a tavole informative la storia della viticoltura e il particolare terroir. Dalla piscina di Chiusa il sentiero lungo 5,5 chilometri attraversa i pittoreschi vigneti attorno a Chiusa. Escursioni guidate a maggio e giugno sempre di venerdì alle ore 10 www.chiusa.info viae 2016 | 67


“Barbianer Zwetschke”

“Keschtn”

Già dal tardo medioevo a Barbiano si coltivano prugne, le cui origini si trovano in Asia Minore, ma che sulle pendici sopra Chiusa hanno trovato una nuova patria. Fino nel XX secolo erano una merce d’esportazione importante per la bassa Valle Isarco. Sempre ancora il frutto ricco di vitamine e minerali e il cui contenuto di potassio aiuta l’attività dei reni e il metabolismo viene coltivato e diffuso da molti contadini del posto. La prugna deve il suo aroma intenso alle forti escursioni termiche tra giorno e notte, mentre l’incomparabile dolcezza deriva dalle molte ore di sole. La “Barbianer Zwetschke”, prugna di Barbiano, non può mancare nella cucina locale: vengono trasformate in marmellate o distillati, utilizzate per insaporire pane, risotti e altre leccornie. Particolarmente amati sono i dolci alle prugne come i canederli dolci “Zwetschkenknödel” e lo Strudel alle prugne. Durante il periodo di raccolto a Barbiano il frutto viola è ogni anno in primo piano e a settembre i ristoratori locali e le contadine preparano per le Settimane della prugna e la Festa della prugna particolari specialità. A Barbiano si può anche percorrere il sentiero delle prugne.

Fino nel XIX secolo i castagni hanno caratterizzato il paesaggio attorno a Chiusa e a Bressanone. Noto come l’”albero del pane dei poveri” furono cibo per i contadini durante i duri inverni. Oggi le castagne “Keschtn” vengono arrostite sul fuoco e servite nel periodo del Törggelen, un’antica usanza autunnale legata all’assaggio dei vini e delle pietanze tradizionali contadine. La castagna è anche l’ingrediente base per molti piatti tipici e tradizionali, ma anche per nuove raffinate creazioni come la crema, il ratatouille o la birra di castagne. I ristoratori della Valle Isarco festeggiano questo frutto sano, ricco di vitamine e poco calorico da metà ottobre ai primi di novembre durante le Settimane delle castagne. A Velturno da oltre 20 anni nel periodo del Törggelen si svolgono le settimane “Keschtnigl” (riccio di castagno) con specialità a base di castagne della cucina tradizionale contadina e con vini particolari. Attraverso i castagneti della Valle Isarco si può camminare lungo il sentiero del castagno, “Keschtnweg”, lungo 63 chilometri che da Novacella presso Bressanone porta lungo i pendii sopra Chiusa fino a Castel Roncolo a Bolzano.

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ENO-GASTRONOMIA

In Valle Isarco rivivono antichi saperi e tradizioni. Per convinzione si passa a coltivazioni e allevamenti in armonia con la natura e con una particolare attenzione per l’ecologia, tutto secondo il motto “qualità invece di quantità”.

“Villnösser Brillenschaf” La “Villnösser Brillenschaf”, la pecora dai tipici anelli neri attorno agli occhi, dal XVIII secolo è originaria dell’Alto Adige. Come fornitrice di lana e carne, la pecora della Val di Funes ebbe molta importanza fino alla Seconda Guerra Mondiale. Da alcuni anni si assiste a una rinascita della più antica razza ovina altoatesina: nuovi impulsi arrivano non solo dalla lana come prodotto naturale, ma anche dal gusto delicato della carne a grana fine. Questa si trova ormai su molti menu dei più rinomati ristoranti della Valle Isarco o trasformata in salami, prosciutti e salamini affumicati. La carne d’agnello contiene oltre a proteine nobili, vitamine e minerali, anche acidi grassi monosaturi e polisaturi in un rapporto equilibrato. Un grande riconoscimento della “Villnösser Brillenschaf” è il contrassegno Presidio Slow Food. In Val di Funes ogni anno ad ottobre si svolgono le settimane degli agnelli (“Villnösser Lammwochen”) con escursioni a tema per conoscere da vicino i prodotti agricoli della Val di Funes.

“Graues Geisler-Rind” Sui prati della malga Wörndleloch-Alm in Val di Funes pascolano i bovini grigi delle Odle. L’idea di valorizzare questa razza bovina in via d’estinzione, è nata da alcuni contadini nella primavera del 2013. Obiettivo degli allevatori è da allora una produzione di carne di altissima qualità nostrana. L’agricoltura della Val di Funes trova così degli sbocchi alternativi e i ristoratori possono proporre a ospiti e gente del posto carne di alta qualità e pura. Inoltre in questo modo i contadini contribuiscono attraverso l’allevamento innovativo del bovino grigio “Graues Geisler-Rind” allo sviluppo di un allevamento zootecnico naturale e corretto e al mantenimento delle attività agricole di piccoli masi e malghe in alta montagna. viae 2016 | 69


Testo: Veronika Kerschbaumer Foto: Oskar Zingerle

Qualità dell’attimo

ESCURSIONE ALL’ALBA SULL’ALPE DI VILLANDRO Vivere la nascita del nuovo giorno durante un’escursione all’alba sull’Alpe di Villandro con Monika Engl. Quando il sole regala alla natura il calore dei primi raggi, la natura per un attimo si ferma per dare un particolare benvenuto al nuovo giorno. I partecipanti si risvegliano invece durante il percorso Kneipp. Sempre di martedì dal 29 maggio al 26 giugno nell’ambito del progetto “Balance Alto Adige – Trova il tuo percorso in Valle Isarco”. Informazioni: www.chiusa.info 70 | viae 2016


Ascoltare a occhi chiusi la natura o osservare da vicino la bellezza di un fiore. Per farlo cosa ci vuole? Innanzitutto tempo. Ma anche una persona, che ti porta a capire cosa c’è da scoprire. Monika Engl è la persona giusta: donna vivace, life coach, guida escursionistica e allenatrice Kneipp. La sua energia vitale deriva tra l’altro anche dalla pratica del Qigong.

“Se percepiamo la natura in modo consapevole con tutti i sensi, troviamo noi stessi”, spiega Monika Engl, mentre si toglie scarponi e calzini. “Solo camminando a piedi nudi, sentiamo intensamente il terreno e la terra”, rivela Monika Engl e cammina sorridendo sui prati dell’Alpe di Villandro. Il solletico dell’erba sulle piante nude dei piedi rappresenta già un primo piccolo passo sul cammino verso il proprio equilibrio. L’Alpe di Villandro, dove si gode una vista mozzafiato sulle Dolomiti, in pratica rappresenta uno dei luoghi quasi mistici per l’introversione, anche perché è il centro geografico dell’Alto Adige. Il punto centrale si trova esattamente ai “Königslacken”, ovvero gli stagni del re, vicino alla chiesetta al Morto sull’Alpe di Villandro. Un’escursione all’alba serve anche per vivere intensamente la natura e al contempo se stessi. Camminare nella natura al buio è una piccola avventura: la visibilità ridotta aiuta a percepire la natura in un modo del tutto particolare. Chi riesce a superare le proprie ansie e inizia il proprio percorso al buio, viene abbondantemente premiato. “Vivere il passaggio tra notte e giorno in mezzo alla natura è un’esperienza unica”, racconta Engl. Nell’oscurità della notte la natura riposa e quando i primi raggi di sole sorgono dietro alle cime, il giorno e la natura ricominciano a vivere. “Poco prima dell’alba, prima che nasca il nuovo giorno, sembra che la natura trattenga per un attimo il respiro”, così Monika Engl descrive la magia di quell’attimo. Al mattino l’aria sembra completamente ripulita, si percepiscono intensamente i primi rumori come il cinguettare degli uccelli, tutto rinasce dalla notte. “La natura è incredibile perché il solo fattore temporale che conta è l’istante, l’adesso“, racconta Monika Engl, mentre si prepara per un esercizio Qigong. Prima di iniziare con i movimenti fluidi continua a raccontare: “L’uomo conosce tre periodi: il passato, il futuro e il presente. Il singolo istante spesso va perso, ma è proprio quello che conta, perché ogni singolo istante è unico e irripetibile. Ogni attimo ha inoltre una propria particolare qualità.” Quando si è presi dalla propria attività, spesso si smarrisce la propria via e si perde il proprio equilibrio interiore. “Fermarsi e prendersi del tempo è molto salutare per l’anima”. Per Monika Engl spesso basta fare dei respiri profondi per rilassarsi. Eccola in piedi a gambe larghe, le braccia stese, respirare profondamente. “L’aria è l’elemento più importante, perché ci serve per vivere”, racconta meditando. “L’aria riempie ogni spazio e nonostante ciò non la percepiamo”. Ed ecco che inizia con i movimenti al ritmo del Qigong. Sembra che anche le sagome delle cime delle Odle di Funes, che al mattino sembrano così vicine, vogliano seguire i movimenti fluidi degli esercizi.

ATTIVITÀ

Mentre per la natura il fattore tempo non esiste, l’uomo si sforza di organizzare la propria giornata seguendo il ritmo delle ore. Non c’è nulla di meglio di lasciare dietro a se lo stress e la quotidianità e immergersi nella natura per trovare il proprio equilibrio. L’Alpe di Villandro sopra Chiusa è sicuramente uno dei luoghi più adatti per rilassarsi e rigenerarsi.

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Testo + Foto: Oskar Zingerle

Tradizioni a “schiocco” Alexander Delueg della Val di Funes è uno dei 600 “Goaßlschnöller”, schioccatore, dell’Alto Adige. In un’intervista ci racconta questa particolare usanza.

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TRADIZIONI viae 2016 | 73


Ma qualche volta si è anche fatto male con la frusta? Non che me ne ricordi. Bambini imparano a usare la frusta senza problemi. Al contrario degli adulti. Ci rinunci volentieri, se sei venuto in malo modo a contatto con il “Schmåtz“, il fioretto, una strisciolina di seta rossa fissata alla fine della frusta. Una cosa molto dolorosa. Qual è l’abilità del Goaßlschnölln? E’ tutto questione di tecnica, che parte dall’anca in su. Ci si posiziona in modo stabile con le gambe. Il busto si gira per la preparazione del colpo in una direzione e nel ritorno del busto la frusta prende il suo tipico movimento. La parte finale della frusta con il fioretto in questo modo prende altissima velocità e questo produce poi il tipico schiocco.

Lo schiocco ritmico delle fruste fatto in gruppo è da veri campioni

VIAE: Signor Delueg, qual è l’origine del “Goaßlschnölln”, l’uso della frusta? ALEXANDER DELUEG: All’inizio le “Goaßln”, le fruste, avevano l’utilità di condurre o inseguire il bestiame. Ben presto ci si è resi conto, che il rumoroso schiocco, “schnölln”, poteva essere utilizzato per comunicare anche a grandi distanze. Si può dire che divenne una forma primitiva del telefono o cellulare. Pastori e malgari potevano comunicare tra di loro tramite lo schiocco delle fruste, anche se non c’era un contatto visivo. Si è sviluppato una forma di linguaggio Morse: uno schiocco significava ad esempio “il pranzo è pronto”, due schiocchi “è successo qualcosa” e così via.

In quali occasioni si può assistere al Goaßlschnölln? Nei comuni montani e sugli alpeggi ogni occasione di festa è buona per schioccare: il rientro dall’alpeggio, feste in malga, cortei, processioni, matrimoni e simili feste. Gli schiocchi sono particolarmente impressionanti tra le rocce dove il suono si propaga lentamente e lungo le pareti rocciose l’eco ritorna solo dopo alcuni secondi. Di particolare effetto è sentire il ritmo delle fruste dei gruppi di schioccatori, un vero concerto. Un vero schioccatore fra l’altro si porta sempre dietro la propria frusta nello zaino e succede così che all’alpe qualcuno si mette a schioccare in modo spontaneo. Se in zona c’è un altro schioccatore, allora la risposta non si fa attendere. La frusta dunque è ancora un mezzo di comunicazione… (sorride) E’ vero, però non per questo rinuncio al mio cellulare.

Oggi invece ci sono i cellulari ... ... se c’è campo tra le montagne. Scherzi a parte: ovviamente le fruste hanno perso il loro scopo iniziale, ma è rimasta la tradizione che negli ultimi quindici anni sta vivendo una rinascita. Proprio nei comuni montani, come da noi in Val di Funes, il Goaßlschnölln è diventato uno sport popolare molto amato e seguito anche dai bambini. E Lei come ha iniziato con il Goaßlschnölln? Da bambino assieme ai miei fratelli passavo le estati in malga da mio nonno. Come piccolo pastore ero sempre in contatto con le fruste e il fascino di saper usare questo strumento e di produrre schiocchi udibili in lontananza era solo questione di tempo. 74 | viae 2016

Alexander Delueg

INFO Informazioni sulle feste e le manifestazioni tradizionali in Valle Isarco: www.valleisarco.com / tutti gli eventi


Cinque buoni motivi

ATTIVITÀ

Text: Oskar Zingerle, Foto: Thomas Grüner

Non importa che si scii o si faccia snowboard, che si preferiscano piste facili o più ­impegnative per pennellare le proprie curve: le cinque stazioni sciistiche della Valle Isarco offrono tanta varietà su piste ottimamente preparate. Abbiamo chiesto a cinque personaggi di presentarci le particolarità di ognuna delle stazioni sciistiche.

Ladurns-Colle Isarco www.rosskopf-ladurns.it

Patrick Staudacher, Campione del Mondo di Super G, Ladurns

Siccome qui sono di casa, naturalmente ho un legame particolare con la zona sciistica Ladurns-Colle Isarco. Qui ho imparato a sciare e ho messo le basi per la mia carriera successiva. Oggi posso consigliare la zona sciistica soprattutto per famiglie. Con soli due impianti di risalita si raggiungono otto piste di diversi gradi di difficoltà. Questo rende la zona molto controllabile, appunto ideale per famiglie. Ciò significa che bambini non devono sempre essere accompagnati a ogni discesa. Mentre i pargoli si divertono sulle piste, i genitori possono fare una pausa in una delle accoglienti baite per riscaldarsi all’interno o stando fuori al sole. Grazie alla sua posizione geografica, a Ladurns l’innevamento è garantito. E a Ladurns non si può solo sciare: una gita in slitta con una piacevole cena nella baita “Allriss Alm” è altrettanto divertente quanto la discesa con gli sci o lo snowboard! viae 2016 | 75


Plose-Bressanone www.plose.org

Philipp Burger, frontman della band “Frei.Wild”

Panorami incantevoli, pendii ripidi ed estensioni infinite, in mezzo la nostra piccola baita e lì anch’io, che sulla Plose ho bellissimi ricordi d’infanzia e il ricordo di tramonti mozzafiato. Per me la Plose non è solo la montagna di casa, non solo il posto, dove scio meglio, ma è anche molto di più di un’ottima gastronomia. Questa montagna è il simbolo per una natura incredibile. In un certo senso è anche un luogo di amicizia per me. La Plose è da sempre e sarà per sempre la mia grande montagna, che sovrasta Bressanone, in altre parole sorveglia tutta la Valle Isarco. Significa sport, musica, agricoltura, turismo e artigianato, tutto insieme. Questa montagna è il garante per tutto quello che ha influenzato la mia vita e che l’ha resa così com’è. La Plose è la mia “Heimat”.

Racines-Giovo www.racines-giovo.it Come sciatore appassionato cerco sempre piste impegnative, e di queste ce ne sono alcune a Racines-Giovo. Ho un ricordo molto particolare di questa zona sciistica, perché qui ho vinto l’unica gara di sci che abbia mai fatto. Apprezzo molto le ottime condizioni che trovo qui. Racines-Giovo è una delle zone sciistiche che per prima apre sempre le piste e sempre in condizioni ottimali. Ci sono una serie di baite eccellenti, nelle quali mi fermo molto volentieri. E com’è consuetudine in Alto Adige, si viene accolti in modo cordiale e si mangia benissimo. Come padre di famiglia non sono solo uno sciatore che si gode le piste e le baite, ma scio anche volentieri con i miei bambini su pendii meno impegnativi. La zona sciistica di Racines-Giovo è diventata così la zona preferita di tutta la mia famiglia.

Peter Girtler, chef con 2 stelle Michelin, Gourmetstube Einhorn a Mules presso Vipiteno

Gitschberg-Jochtal www.gitschberg-jochtal.com

Alexander Prosch, dal 2010 al 2014 allenatore della Squadra A maschile di slalom gigante

A due anni e mezzo mio padre mi portò per la prima volta a sciare al Gitschberg e da allora questa montagna mi affascina. E questo sempre ancora, nonostante io veda per lavoro ogni anno oltre 60 diverse stazioni sciistiche in tutta Europa. La magia della zona Gitschberg-Jochtal mi prende sempre. Il Gitschberg assolato dalla mattina alla sera, le fantastiche piste di Jochtal sempre ben preparate, le molte baite e gli innumerevoli rifugi dove mangiare in modo egregio… tante ragioni per innamorarsi di Gitschberg-Jochtal. Bambini e principianti trovano le loro piste ideali come anche sciatori più allenati. E poi raccomando a tutti di fermarsi per ammirare il panorama: a est le Tre Cime di Lavaredo, a sud lo Sciliar e a ovest le Alpi Sarentine… lo sci al meglio!

Monte Cavallo-Vipiteno www.rosskopf-ladurns.it Frequento l’Alta Valle Isarco e l’area sciistica di Monte Cavallo da oltre un decennio, grazie ai veloci collegamenti autostradali. Ho potuto sperimentare la soddisfazione dello sci alpino senza l’affollamento tipico di altri luoghi di vacanza. I comodi impianti di risalita consentono poi di gustare senza sosta il sapore della montagna d’inverno. Lungo la pista che da Monte Cavallo scende a Vipiteno, alcuni amici, amanti dello slittino, si sono cimentati anche in discese notturne, in tutta sicurezza e con un divertimento assicurato. L’area offre inoltre la possibilità di passeggiate con le ciaspole, e anche di ristorarsi, durante le ascese di sci alpinismo, presso i numerosi rifugi. Durante le mie escursioni mi sono rilassato piacevolmente in quota, mangiando cibo sano e godendo delle tradizioni sudtirolesi, che qui sono ancora perfettamente conservate.

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Pierguido Soprani, ex pubblico ministero della Repubblica


Un inverno molto diverso

ATTIVITÀ

Testo: Oskar Zingerle Foto: Alex Filz, Thilo Brunner, thinkstockphoto.com

In Valle Isarco è possibile scoprire l’inverno anche lontani dalle piste, nella natura. Diversi altipiani come l’Alpe di Villandro o di Luson/Rodengo, ma anche le vallate idilliache come la Val di Funes, Ridanna o Fleres e le montagne innevate come i Monti di Fundres sono mete ideali per gli amanti delle passeggiate invernali con o senza racchette da neve, con sci di fondo, con slitte o con sci d’alpinismo. Abbiamo chiesto ad alcune personalità di descrivere le loro esperienze e la loro passione per questi “sport alternativi”.

Passeggiate invernali La mia attività di snowboarder professionista è appassionante ma qualche volta anche faticosa e stressante. Per questo mi godo i periodi di riposo a casa in Val di Funes. Quando cammino nella natura, riesco a distrarmi completamente. D’inverno percorro volentieri il sentiero Adolf Munkel ai piedi delle Odle di Funes. Qui trovo pace e la forza per le prossime gare. L’aria fresca e pulita, la neve che scricchiola ad ogni passo sotto gli scarponi… una sensazione bellissima e indescrivibile. Secondo il tempo a disposizione e della mia condizione fisica posso scegliere tra percorsi più o meno lunghi e così sono in giro tra una e tre ore e mi godo il bellissimo paesaggio naturale dell’Alpe di Funes. Raccomando a tutti di fare una sosta in uno degli accoglienti rifugi o baite aperti d’inverno. Il servizio qui è ottimo e si possono assaggiare diversi, gustosi piatti tradizionali.

Roland Fischnaller, snowboarder professionista da Val di Funes

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Sci d’alpinismo

Sci di fondo

Raimund Seebacher, alpinista appassionato di Vandoies

Karin Oberhofer, biatleta professionista di Ridanna

Già da oltre 40 anni appassionati di natura vengono attratti d’inverno dai Monti di Fundres per lo scialpinismo. Gli impianti di risalita sono arrivati da poco. E così anch’io ho iniziato a salire. Il panorama sulla cima del Gitschberg, la neve polverosa e i boschi innevati fin dalla mia giovinezza hanno svegliato in me la passione per lo scialpinismo. Per me è il modo più bello per fare alpinismo. Una sfida per corpo e anima. Riesci a vivere la natura da molto vicino e conosci i tuoi limiti. Nell’area vacanze sci e malghe Rio Pusteria c’è una grande scelta di percorsi di scialpinismo di tutti i gradi di difficoltà. Chi ha abbastanza esperienza di scialpinismo o chi si affida a una guida, può affrontare quest’avventura speciale e unica, salendo magari sulla Cima Piatta a Valles (2669 m) o al Monte Guardia Alta (3068 m) a Fundres. Alto grado di divertimento è garantito anche sul tracciato “Skigitschtreck” segnalato sulla cima panoramica Gitschberg.

Lo sci di fondo è uno degli sport ideali per godersi la bellezza della natura d’inverno e per fare del bene alla propria salute. Proprio a Ridanna l’ampia valle aperta nella sua parte finale offre scenari unici incastonati tra i pendii delle montagne. La pista da fondo attraversa tutta la valle e si può così godere appieno il bellissimo paesaggio invernale. Il terreno è relativamente piano con alcune leggere salite, che si possono però anche evitare. Così la pista da fondo è adatta sia per sportivi ambiziosi, come anche per chi se la prende più comoda. Per la mia attività sportiva amo allenarmi al mattino nella parte alta della pista da fondo, mentre nel pomeriggio mi diletto sulla pista che attraversa la valle. Lavorare così diventa un vero spasso, perché non posso immaginarmi di trovare condizioni migliori altrove. A tutti gli ospiti consiglierei di partecipare alla gara di biathlon per ospiti, un divertimento molto speciale.

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Slittino

Escursioni con le racchette da neve

Hermann Goller, oste a Sant’Andrea

Matthias Hofer, guida alpina di Villandro

Le tracce delle racchette da neve e vicino tracce di scoiattoli, camosci, cervi e caprioli in cerca di cibo. Con le racchette da neve si scopre l’inverno dal suo lato più tranquillo. Lontano dalle piste da sci e dalla folla con le racchette da neve si trovano pace sulle malghe, paesaggi innevati incontaminati e – guardando indietro – le proprie tracce nella neve. La passione per il movimento nella natura intatta è diventata la mia professione. Durante le mie escursioni guidate con racchette da neve sull’Alpe di Villandro abbandoniamo i percorsi battuti per raggiungere lungo tracciati poco conosciuti e frequentati diverse mete. Il compenso per le fatiche è la vista panoramica a 360° nel cuore dell’Alto Adige. Le mete da raggiungere dall’Alpe di Villandro sono il Corno del Renon, la Sella dei Sentieri, il Monte Villandro, la chiesetta al Morto, al Guflreiteck o al Monte del Passo.

Anche se nei mesi invernali sono molto impegnato, spesso mi prendo il tempo per andare con lo slittino sulla vicina pista da slittino ­“RudiRun“, che scende dalla Plose. Lo slittino è diventato, accanto allo sci, l’attività del tempo libero preferita da me e dalla mia famiglia. Ci divertiamo moltissimo insieme e non fa differenza se non abbiamo lo stesso livello di capacità di guidare lo slittino. Anche per questo lo slittino è un divertimento per tutta la famiglia, anche con bambini piccoli. In Valle Isarco ci sono circa 50 piste da slittino e ognuno trova la sua pista ideale. La pista da slittino “RudiRun” sulla Plose con i suoi 10,5 chilometri è una delle più lunghe piste d’Italia. È proprio la sua lunghezza a renderla particolarmente impegnativa. La partenza si raggiunge comodamente in cabinovia. La Valle Isarco è un vero paradiso per gli appassionati di slittino.

INFORMAZIONI www.valleisarco.com / attività / sciare & altri sport invernali viae 2016 | 79


Tutto da scoprire Gola di Stanghe

Castel Wolfsthurn

Senza sosta il rio Racines all’inizio della valle omonima ha scavato il suo letto per secoli nel marmo bianco fino a formare una gola profonda, la “Gilfenklamm”. Per passerelle e ponti sospesi il sentiero segue il percorso dell’acqua impetuosa attraverso la gola di marmo più particolare d’Europa. www.racines.info

Castel Rodenegg

Vipiteno La città mineraria si merita il riconoscimento dei “Borghi più belli d’Italia”. La Torre delle Dodici, il simbolo di Vipiteno, divide la Città Vecchia dalla Città Nuova, entrambe attraversate da un’incredibile via dello shopping costeggiata da sontuose case borghesi ricche di Erker e tetti merlati. www.vipiteno.com

Abbazia dei Canonici Agostiniani Novacella L’abbazia fondata nel 1142 con la sua chiesa abbaziale tardobarocca, il chiostro gotico, il Pozzo delle Meraviglie, la biblioteca con manoscritti unici e la pinacoteca storica è una delle strutture conventuali più grandi del Tirolo. L’Abbazia di Novacella è anche famosa per i suoi vini bianchi vinificati nella propria cantina. www.abbazianovacella.it 80 | viae 2016

Le origini di Castel Wolfsthurn , situato su una collina a Mareta di Racines, sono sconosciute. Nel XVIII secolo il castello fu trasformato nell’unico castello barocco dell’Alto Adige e oggi ospita dietro alle sue 365 finestre alcune preziose sale con arredi originali d’epoca e il Museo Provinciale della caccia e della pesca. www.wolfsthurn.it

A Rodengo si trova dal 1140 il castello più potente e più grande dei suoi tempi. Il ciclo di affreschi del XIII secolo raffigurante la leggenda di Ivano dipinto da Hartmann von Aue rappresenta il ciclo di dipinti murali profani più antichi dell’area culturale tedesca. Castel Rodenegg è ancora oggi in possesso dei discendenti di Oswald von Wolkenstein. www.gitschberg-jochtal.com

Alpe di Rodengo/Luson e Sass de Putia Con i suoi 20 chilometri quadrati l’Alpa di Rodengo/Luson è l’alpe più lunga dell’Alto Adige e uno degli altipiani più grandi d’Europa. I prati d’altura sono attraversati da innumerevoli sentieri, dai quali la vista è quasi sempre rivolta verso il Sass de Putia, l’imponente pilastro dolomitici alto 2875 metri. www.gitschberg-jochtal.com


Alpe di Fane L’Alpe di Fane alla fine della Val di Valles è un vero gioiello. A 1730 metri di quota si trova il piccolo paese di montagna con la chiesa del 1898 e numerose baite costruite nello stile tradizionale con i tetti di scandole. Molte baite sono aperte e nel caseificio della Malga Fane il latte fresco viene trasformato in gustosi formaggi. www.gitschberg-jochtal.com

Forte di Fortezza Costruita nel 1833 sotto l’Imperatore Ferdinando I°, la fortezza ospita accanto ad una mostra permanente sulla sua storia anche mostre temporanee, nelle quali arte, modernità e storia si fondono. Nella fortezza si trova anche l’info-point BBT con tutte le informazioni sul più grande cantiere d’Europa. www.forte-fortezza.it www.bbtinfo.eu

Bressanone A Bressanone, con i suoi 1.100 anni la città più antica del Tirolo, s’incontrano arte, cultura, sport e voglia di vivere. Di particolare interesse sono il Duomo con le sue due torri, il chiostro romanico con i preziosi affreschi tardogotici, la vecchia residenza dei principi vescovi con il Museo diocesano e il Museo dei presepi, e i portici con i numerosi negozi e caffè. www.brixen.org

Tre Chiese Dove nella piccola frazione di Tre Chiese si trovava una fonte sacra pagana e un luogo di forza, tra il XIII e il XVI secolo furono costruite tre chiesette attigue arricchite con affreschi e altari a portelle gotici. A Tre Chiese diversi personaggi importanti, come Sigmund Freud, hanno passato periodi di villeggiatura. www.chiusa.info

Chiusa e il monastero di Sabiona Non è da meravigliarsi se da sempre Chiusa affascina grandi pittori e poeti. Le strette viuzze medievali e le strette case borghesi della città storica con il dominante monastero di Sabiona sul Monte Sabiona costituiscono il particolare fascino della cittadina. Anche per questo Chiusa fa parte dei “Borghi più belli d’Italia”. www.chiusa.info

Odle Patrimonio UNESCO Dal 2009 il parco naturale Puez ­Odle nella valle dolomitica di ­Funes con le guglie dolomitiche delle Odle fa parte del Patrimonio Naturale UNESCO. Davanti a questo panorama incredibile si trova a Funes la chiesetta di San Giovanni in Ranui con il caratteristico campanile a cipolla, uno dei motivi più fotografati. www.villnoess.com viae 2016 | 81


Valle Isarco – Valle dei percorsi BRENNER

Vipiteno e le sue vallate www.vipiteno.com www.racines.info www.colleisarco.org

Area vacanze sci & malghe Rio Pusteria www.gitschberg-jochtal.com

STERZING

Altopiano delle ­mele Naz-Sciaves www.natz-schabs.info

Bressanone e i suoi dintorni www.brixen.org www.luesen.com

ck

BRIXEN

Eisa

Chiusa e dintorni www.chiusa.info

Rienz

Val di Funes

KLAUSEN

Laion www.lajen.info

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BOZEN

www.villnoess.info


Info

Oltre 300 giornate di sole all’anno Temperature* MESE MIN. Gennaio -3,8 Febbraio -1,4 Marzo 2,9 Aprile 7,0 Maggio 10,8 Giugno 14,0 Luglio 15,9 Agosto 15,4 Settembre 12,2 Ottobre 6,7 Novembre 1,1 Dicembre -2,9 * Dati a °C

Collegamenti aerei Gli aeroporti più vicini sono a Innsbruck (ca. 85 km), a Bolzano (ca. 40 km) e a Verona Villafranca (ca. 190 km). Durante tutto l’anno trasferimenti in pullman dagli aeroporti low cost di Bergamo, Verona e Innsbruck a partire da 25,- €. www.valleisarco.com

Come arrivare in auto Venendo da sud, imboccando l’autostrada del Brennero in direzione Verona-Bolzano, si arriva (uscita Chiusa, Bressanone Nord/ Val Pusteria, Vipiteno e Brennero) direttamente nella regione turistica della Valle Isarco. Come arrivare in treno Fermate per tutti i treni IC e EC nelle stazioni di Bressanone, Fortezza e Brennero nonché, per i treni regionali, nella stazioni di Ponte Gardena, Chiusa e Vipiteno. Servizi navetta collegano poi ogni ora o più volte al giorno, a seconda della località di destinazione, le stazioni di arrivo con le località turistiche prescelte. www.sii.bz.it

Mobilcard La Mobilcard Alto Adige dà la possibilità di viaggiare con tutti i mezzi pubblici locali e anche con qualche funivia in tutto l’Alto Adige per scoprire anche le vallate più remote. La Mobilcard è disponibile nelle associazioni turistiche della Val Isarco. www.mobilcard.info

Distanza ed ore di viaggio da/a Bressanone » Verona 190 km ca. 2,0 h » Milano 330 km ca. 3,5 h » Venezia 310 km ca. 3,5 h » Torino 380 km ca. 5,0 h » Firenze 380 km ca. 4,5 h » Roma 700 km ca. 6,5 h

Passo Resia

VIPITENO SS12

SS40

SILANDRO

CHIUSA

SS244

SS38

Tubre

BOLZANO

Editore Consorzio turistico Valle Isarco Bastioni Maggiori, 26A, 39042 Bressanone tel. +39 0472 802 232, info@valleisarco.com www.valleisarco.com

SS51

A22

SS12

Responsabile per i contenuti Willy Vontavon (willy.vontavon@brixmedia.it)

LIENZ

Passo Monte Croce

Passo Stelvio

N 10

SS49

MEBO

SS38

km 0

BRUNICO BRESSANONE

MERANO

Colophon viae – Valle Isarco - Valle dei percorsi Iscrizione al Tribunale Bolzano No 02/2002 del 30/01/2002

A

SS621

Passo Giovo CH

Contatto Consorzio Turistico Valle Isarco Bastioni Maggiori, 26A I-39042 Bressanone (BZ) - ALTO ADIGE tel. +39 0472 802 232 fax +39 0472 801 315 info@valleisarco.com www.valleisarco.com

SALISBURGO VIENNA

Brennero

Passo Rombo

MAX. 5,5 9,1 14,5 18,6 23,0 26,7 29,0 28,4 24,4 18,2 10,8 5,9

AMBURGO BERLINO FRANCOFORTE MONACO KUFSTEIN INNSBRUCK

STOCCARDA

KEMPTEN ZURIGO BREGENZ LANDECK

20

TRENTO VERONA MILANO VENEZIA MODENA ROMA

Uscita autostradale

Copertina Helmuth Rier

Redazione Brixmedia Srl

Stampa Artprint srl, Bressanone

Progetto, design e redazione fotografica Brixmedia Srl (www.brixmedia.it)

CORTINA VENEZIA

Passo Costalunga

Tiratura 2.000 in italiano e 5.000 in tedesco

Traduzioni Uta Radakovich

Passo Sella

www.fsc.org


L’Alto Adige vi invita a seguire questa dieta

Natura, enogastronomia, benessere, sport: scegliete la vacanza piĂš invitante per voi. www.suedtirol.info


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