Eidos 196 web

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Quindicinale iscritto al registro della Stampa presso il tribunale di Teramo n. 13/03 del 22/05/03

ANNO 7 N.196 23 novembre 2013

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OFFICINA VAGNOZZI DUE SRL

un team vincente


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OFFICINA VAGNOZZI DUE SRL

il vostro veicolo industriale in mani sicure Il complesso, che si sviluppa su una superficie di 5mila metri quadrati, di cui mille al coperto, si trova nella zona industriale di Roseto (area autoporto), a due passi dal casello autostradale di Santa Lucia. Da sempre a servizio IVECO, il gruppo, guidato dall’amministratore unico Rosario Forcella, si è specializzato anche in plurimarche. Riparazioni, revisioni, controllo freni, impianti elettrici ed elettronici

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na squadra perfetta, piena di energia, fatta di gente con una grande esperienza e straordinaria professionalità, in grado di prendersi cura di mezzi importanti che solcano le nostre strade per il trasporto di merci, come nel caso dei “bisonti” della Iveco o semplici pendolari a bordo di pullman attrezzati. Nove uomini, tra i quali il titolare Rosario Forcella, al servizio di una vasta clientela. Parliamo dell’OFFICINA VAGNOZZI DUE SRL, nella zona industriale autoporto di Roseto, autorizzata IVECO e centro specializzato KNORR BREMSE, leader mondiale di componentistica pneumatica ed elettronica nei veicoli industriali. L’OFFICINA VAGNOZZI DUE SRL è una società che si è trasformata come ragione sociale nel 2007 dalla ditta Vagnozzi snc. E’ attiva nel settore della riparazione e manutenzione dei veicoli industriali dal 1957. Nasce da qui la scelta di formare una nuova società, avvalendosi del legame e della collaborazione di Rosario Forcella, oggi amministratore unico, formando oltretutto uno staff giovane che lavora in sinergia con personale con oltre 30 anni di esperienza nel settore dell’autoriparazione veicoli industriali. Un team affiatato, sottoposto a continui corsi di aggiornamento dalla casa costruttrice IVECO e da altre case di primo impianto. Tutto questo per garantire un’estrema efficienza alle richieste della clientela. Da sempre a servizio IVECO. Ma negli anni l’OFFICINA VAGNOZZI DUE SRL si

è specializzata anche come plurimarche. L’azienda è dotata delle migliori apparecchiature e attrezzature tecniche per diagnostica e rilevamento guasti, sistemi all’avanguardia in campo elettrico ed elettronico, come ad esempio un nuovo e di ultima generazione centro tecnico di taratura tachigrafo digitale e analogico. L’officina si sviluppa su una superficie al coperto di 1000 metri quadrati e un piazzale di 4mila metri completamente recintato, in contrada Casale, zona autoporto, a due passi dal casello autostradale di Santa Lucia. L’OFFICINA VAGNOZZI DUE SRL dispone inoltre di un innovativo centro di revisione veicoli, a norma per veicoli medio-pesanti e pesanti, con revisioni in sede da parte dei tecnici della motorizzazione civile di Teramo. I mezzi vengono preparati per i successivi controlli da personale altamente qualificato. È possibile eseguire prenotazione per revisione direttamente dagli uffici dell’officina e tramite agenzie partner esterne. L’attività viene garantita dal lunedì al venerdì con orario continuato 8-18,30, mentre il sabato il team dell’OFFICINA VAGNOZZI DUE SRL è pronta ad intervenire a seconda della disponibilità e degli impegni. Per i veicoli gestiti direttamente da Rosario Forcella e i suoi collaboratori vengono effettuate gratis la prova freni su frenometro con rilascio del documento ufficiale. Per contatti: 0858090525, fax 085 8048053. E-mail: vagnozzi2srl@libero.it. Rosario Forcella, operativo 24 ore su 24, 3475372338.


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Montese lascia... o raddoppia? Il vice sindaco e responsabile di Obiettivo Comune ha rassegnato improvvisamente le dimissioni. Secondo il Pd si tratta solo di un’azione di facciata per ottenere qualcosa in più dagli alleati. Ma ormai i rapporti con il resto della coalizione erano logori. Pavone si dice stupito dalla decisione. Intanto nei prossimi giorni dovrà pensare al rimpasto della Giunta. Roseto Tricolore rivendica il vice sindaco, mentre i Liberalsocialisti vogliono l’assessorato da affidare a Camillo Di Pasquale

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na semplice lettera, pochi contenuti, ma chiara: dimissioni. Alfonso Montese, responsabile del movimento Obiettivo Comune, martedì sera ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di vice sindaco di Roseto e da assessore al bilancio. Lui che aveva sempre detto di voler cambiare le cose dall’interno alla fine ha gettato la spugna. Secondo i maligni perché è pronto per fare campagna elettorale a sostegno di Scelta Civica in vista delle elezioni regionali della prossima primavera. Ma in realtà le cose stanno diversamente. Intanto non va sottaciuto il fatto che ultimamente i rapporti tra Montese e il resto della coalizione erano logori con continui battibecchi soprattutto con Roseto Tricolore e con l’assessore Fornaciari. Comunque questo il contenuto della lettera consegnata al sindaco Pavone avente per oggetto le dimissioni. “Facendo seguito al colloquio intercorso nel quale ho anticipato la determinazione raggiunta”, si legge, “comunico formalmente le mie dimissioni dal ruolo di vicesindaco e assessore al bilancio, finanze, programmazione economica e patrimonio ricoperti e, per l’effetto ti riconsegno le deleghe conferitemi al riguardo. La fattiva e fruttuosa collaborazione intrattenuta con il sindaco e con tutti i componenti della Giunta ha consentito un percorso punteggiato da alcuni risultati soddisfacenti, ma ha rivelato nel tempo un progressivo deterioramento, sicché mi vedo costretto a rinunciare al ruolo esercitato”. Montese poi ringrazia i colleghi assessori e i consiglieri che hanno condiviso con lui la passione e l’impegno nell’espletamento del ruolo politicoamministrativo. “Ringrazio inoltre, tutti i dipendenti comunali”, conclude, “il cui impegno è una vera risorsa per la nostra

Pavone e Montese comunità. Da ognuno di loro ho imparato qualcosa. Un caloroso ringraziamento va al segretario generale e a tutti i dirigenti dell’Ente ed in particolare al dirigente di Ragioneria e vice segretario generale Rosaria Ciancaione, con la quale ho lavorato proficuamente la cui competenza e disponibilità sono state preziose”. Il giorno seguente le dimissioni Montese si è incontrato con lo stesso Pavone che però ancora non riesce a dare una spiegazione al gesto del suo vice. “Non so perché abbia deciso di dimettersi”, ha detto il primo cittadino, “Francamente resto sorpreso perché dopotutto stavamo lavorando bene e fino a poco prima stavamo parlando di cosa fare”. Obiettivo Comune deve ora chiarire la propria posizione. Se continuare ad appoggiare la maggioranza con il consigliere comunale che rappresenta il movimento, Pasquale Di Felice. O andare all’opposizione, magari votando i punti di volta in volta. Una cosa comunque è certa. Il sindaco Enio Pavone dovrà procedere con un rimpasto del proprio esecutivo. La carica di vice sindaco sarà rivendicata da Roseto Tricolore in quanto nell’accordo preelettorale era Alessandro Recchiuti, assessore alle politiche sociali ed ex Udc, che avrebbe dovuto ricoprire

tale ruolo. Poi ci fu l’apparentamento per il ballottaggio con la lista civica Obiettivo Comune (Montese pretese il vice sindaco) e quell’accordo saltò. Ma dovrebbe essere tirato fuori dal cassetto nei prossimi giorni, quando si inizierà a parlare di rimpasto. Anche il Pdl rivendicherà tale carica che potrebbe essere ricoperta dall’attuale assessore ai lavori pubblici Fabrizio Fornaciari. Mentre per quanto riguarda il nome del quarto assessore, il più gettonato è quello del capogruppo dei Liberalsocialisti Camillo Di Pasquale. Intanto il Pd ironicamente si chiede se siano una “scelta” politica (chiaro il riferimento alla possibile collaborazione con Scelta Civica) ed una presa di posizione netta o l’ennesimo tentativo di alzare il prezzo per la sua permanenza in maggioranza. “Se ratificate quali sono le reali ragioni che hanno portato a questa decisione”, si domanda il Pd rosetano, “I problemi politici vanno risolti nelle stanze della politica e non vanno assolutamente caricati sulle spalle dei cittadini. Di una cosa siamo certi: le dimissioni o presunte tali del vice sindaco Montese mettono in luce in modo inequivocabile le tensioni interne che la maggioranza di centro destra”.


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Cologna Spiaggia

via Delle Palme abbandonata Gli abitanti della zona lamentano la scarsa manutenzione garantita dal Comune. Alcuni lampioni sono spenti, mentre da anni non vengono potati gli alberi che adornano la strada del quartiere residenziale. Pessime anche le condizione in cui versano i bidoni per la raccolta dei rifiuti. Più volte i cittadini si sono arrangiati con il “fai da te”

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trada abbandonata e manutenzione spesso affidata ai residenti. Ma la situazione negli ultimi mesi è peggiorata. Alcuni cittadini che abitano in via Delle Palme, a Cologna Spiaggia, lamentano lo stato di abbandono e degrado della strada, una traversa della Nazionale, in piena zona residenziale. Sono diversi i problemi denunciati dagli abitan-

ti. A cominciare dal segnale dello “stop” ormai usurato. Nonostante le richieste dei residenti, la segnaletica verticale non è stata mai sostituita. C’è poi un problema che riguarda la scarsa illuminazione. Infatti, un paio di lampioni non funzionano. Sembra che le lampadine siano da sostituire da più di 6 mesi. Quindi un bel tratto di strada è completamente al buio. Da tre anni non viene eseguita la

potatura delle palme e i rami folti e secchi coprono i restanti lampioni, riducendo sensibilmente l’illuminazione. “C’è da dire, inoltre”, sottolineano i residenti in un comunicato stampa, “che i rami secchi delle palme sono pericolosissimi per i pedoni e per le macchine in sosta. Già in passato alcuni si sono staccati, finendo su una vettura parcheggiata lungo la via. I marciapiedi poi sono pieni di erbacce e i raccoglitori della spazzatura sono usurati, perdendo liquidi e rifiuti, lasciando nella zona un odore nauseabondo”. Uno stato grave di abbandono che, sempre secondo i residenti di via Delle Palme, favorisce la proliferazione dei topi. “Siamo a conoscenza delle difficoltà economiche degli enti locali”, prosegue la nota, “quindi da bravi cittadini abbiamo finora provveduto a tagliare le erbacce dei marciapiedi, creando un minimo di decoro alla zona. Ma a questo punto ci chiediamo, gli amministratori comunali, che sono stati più volte informati, dove sono? È triste vedere che a distanza di quasi tre anni non è cambiato nulla. Non pretendiamo chissà che cosa, ma almeno un minimo di manutenzione è assolutamente necessaria”.


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Ciao Gabriella

Ci mancherai! le vie del centro, Ci mancherà non vederti per a passeggio, Ci mancherà non incontrarti ci mancherà , La tua presenza in piazzetta e sempre la tua, Ci mancherà il tuo dover dir casa e riuscire dopo Ci mancherà il tuo entrare in cinque minuti, ata al tuo balcone, Di mancherà vederti affacci ocemente, come Te ne sei andata all’alba vel piaceva a te. Ciao Gabriella, di te, chi ti voleva Sai, tanti, tutti hanno parlato di volertene, bene e chi forse non sapeva to un pensiero per In questi giorni tutti hanno avu te, a, qualcun’altro Qualcuno ti ha definito curios particolare, o è l’importante e Ma tutti ti ricorderanno, quest energica, sempre vogliamo ricordarti così attiva, a, felice di essere nonorgogliosa di essere mamm come eri, TE STESSA. na e coraggiosa nell’essere Ciao Gabriella.

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abriella dietro un angolo e in mezzo ad una via della sua Roseto. Al centro o un po’ più in là. Gabriella e i suoi nipoti. I suoi cani. La sua bicicletta. Gabriella, i suoi nipoti, i suoi cani, la sua bicicletta e sempre i suoi figli. Lj fije’a mì. Li metteva in ogni discorso, che ridesse o si arrabbiasse, ce li metteva sempre. Se si notassero di più la sua camminata da lontano o i suoi occhi chiari da vicino, non si sa. Si sa che aveva un modo tutto suo di incontrare e di allontanarsi. Era una Rosetana e ne aveva tutti i vizi ma pure le virtù. Come quella di criticare questo strano paese come solo chi lo ama può fare. Come quella di non fingere perché lei non era finta. Come, insomma, la Roseto più vera a cui mancherà. Gli angoli ora sembrano più spigolosi ma pure meno angoli senza di lei. Più vuoti. Gabriella ci ha raccontato una storia. Ci ha fatto capire che quando uno del quartiere incontra un’altro del

quartiere dice “ oh, ma duva vì?”. Poi aggiunge “ e ndà stì?” pure se si sono incontrati ieri. È il linguaggio del conoscersi. Spesso è fatto di “che sti fa’?” e pure di “ nn vid que!”. Sono le parole facili del saluto. A volte si aggiunge “ mo’ te lu vuj dic “ e lì bisogna stare attenti. Quella è una cosa importante. Non sempre è buona. Ma vera. Alla fine può arrivare “da che part vì?” e allora significa che dopo un po’ si va insieme “là ball”. È così. E quando non incontri più una persona così capisci quanto fossero belle quelle parole. Sempre finivano con un sorriso. Si continueranno ad ascoltare e a dire. Ma mancheranno lo stesso se a quel quartiere a mancare è qualcuno. A modo suo...fino alla fine, vero Gabriella? Mica hai avvisato? No, tu te ne sei andata. E basta. “Picchè? nghè cuscì? Scì, pruprie cuscì. “ Gabriè...che te putem dic? Cuscì t ni jit e mo’ t’arcurdem...


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CASTAGNA REPUBLIC Continua a imperversare la leggenda della “repubblica” di Senarica. Resistente a ogni ricerca storica. Come quella di Raffaele D’Ilario.

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di MARIO GIUNCO

iccola è bella. Anche se si tratta di una repubblica. Na- to nel 1970, con l’ausilio di un istituto di credito della provincia, scosta fra i monti e i boschi di castagno. Con un nome all’epoca ben altrimenti munifico e…fermiamoci qui. Un modello vagamente allusivo e misterioso. Senarica, frazione di di ricerca, menzionato in tutte (per la verità non molte) bibliograCrognaleto, è il regno del pregiato marrone “’nzite”, fie. Ignorato completamente e non da ora a Senarica. Siccome è che punta al marchio doc. E’ un minuscolo borgo che, disponibile presso la nostra Biblioteca Civica, non vogliamo sotsecondo una leggenda, si proclamò repubblica ai tempi di Gio- trarre a un volenteroso lettore il piacere della scoperta. Si può vanna I d’Angiò, regina di Napoli (1327-1382) e strinse un trattato dire che nel libro si troveranno storici importanti: Nicola Castad’alleanza con Venezia, che l’obbligava a fornire due soldati e a gna (“nomen omen”), Giovanni Pansa, Nicola Palma, Francesco pagare una certa tassa. Una leggenda, senza convincenti riferi- Savini, lo stesso Benedetto Croce. Un giornalista all’epoca famomenti storici e documentali. Ma tanto basta per metterci su, nei so, un campione di simpatia, apprezzato divulgatore di cultura, Alessandro Cutolo, che sollevò per primo il “caso giorni in cui più rapidamente il sole declina, Senarica” sul mensile “Historia”. E una galleria inuna festa – caldarrosta, cosa non si fa per credibile di personaggi, dalla già citata Giovanna I te! – e un convegno, della serie “Laboratorio d’Angiò, che seppellì un record di mariti, che dopo del pensiero”, con la partecipazione di autola prima vedovanza e una serie di “carpiti amori”, rità varie, studiosi, politici arrembanti o stanse ne andò a seconde e terze e a quarte nozze, ziali, notoriamente esperti in materia. E con smentendo tutti i proverbi e “sprofondossi” in quel’immancabile presenza dell’assessore della sto ultimo matrimonio con Ottone di Brunswick, Serenissima, delegato alla promozione della “continuando – annota pudicamente Castagna – città, catapultato dalla laguna sulle nevi del quella sciagurata vita dove la licenza era più”. Poi Gran Sasso. Raffaele D’Ilario avrebbe fatto Bernardino di Cicintò, alla cui figlia Franceschina, un bel salto dalla sedia. Lui esempio degli andata in sposa ad un giovane di nome Angelo studiosi pignolissimi, con la lente d’ingrandei Castiglione di Penne, i senarichesi diedero in dimento, che tutto controllano e verificano: dono la terra di Poggio Umbricchio, rimpicciolenfotocopie, fotografie, appunti, brogliacci, bibliografia. Che non sopportava il pressapLa copertina del libro di D’Ilario do ulteriormente il loro territorio e creando il seme di future discordie. E i senatori, che non sapevano pochismo e la faciloneria. Perciò i suoi libri sono pieni di note e noticine, ma si leggono ancora con piacere (a scrivere, “perché gentiluomini” e facevano scolpire in parlamento differenza dei ponderosi saggi dei giorni nostri, che editori poco che erano “nobilissimi” ed esentavano “in eterno” la popolazioscrupolosi mandano in circolazione senza nemmeno l’indice dei ne dal pagamento di tributi, in virtù di un antico privilegio che nomi, per risparmiare un sedicesimo di carta e così il libro spesso neppure loro sapevano. E lo scrittore chietino Camillo Mezzanotte rimane fra gli scaffali, a raccogliere polvere e insetti).A Raffaele (1855-1935), che dà al suo romanzo il titolo “La tragedia di SeD’Ilario (1903-1985) si deve la ricostruzione della storia del pri- narica”, perché gli piaceva il nome della località (e infatti la vera mo secolo di Roseto, i tre volumi famosi. Si devono a lui anche ambientazione è Chieti). Come fini la “repubblica”? Noi non lo alcune ricerche “stravaganti”, che non riguardano il suo paese raccontiamo, c’è appena stato il “Laboratorio del pensiero”, che natale, polemiche spesso, come quella sul poeta Modesto Della ci auguriamo abbia trattato l’argomento come si conviene. DefiniPorta o come il volume “La verità sulla ‘Repubblica di Senarica’ tivamente, speriamo. Un modesto consiglio: forse è meglio fidarsi, una leggenda medievale senza il crisma della storia”, stampa- anche in questo caso, di Raffaele D’Ilario.


POLITICA 12

Il messaggio di Matteo Renzi è vincente, ma spaccherà il Partito Democratico C’è un grande ostacolo che Renzi deve superare: è rappresentato dai “malpancisti” all’interno della sua compagine e della sua coalizione. L’ala più spostata a sinistra non lo vede come un riformatore. Lo accusa di essere malato di “berlusconismo” e di voler snaturare gli ideali progressisti. E intanto sono proprio loro a voler che l’Italia rimanga così com’è, dando vita a un conservatorismo becero e senza futuro

Parlare di Matteo Renzi significa affrontare tout court la questione politica italiana degli ultimi decenni. Dentro questo contenitore c’è un po’ di tutto, ma alcuni messaggi del fiorentino sono forti e potrebbero far breccia sugli elettori in modo trasversale. Intanto il primo chiarimento è che l’esponente del Pd ci sembra avere i numeri per una svolta nell’ambito della sinistra italiana, ma siccome siamo dubbiosi da sempre che la politica dal di dentro possa mutare pelle (spiegandolo numerose volte su queste colonne), poiché endemicamente malata, le nostre considerazioni risultano da subito molto ipotetiche. Il senso è questo: se il sistema non viene rovesciato come si fa con un calzino, difficile cambiare in modo radicale una struttura elefantiaca e burocratizzata come lo Stato italiano. Il nostro albero genealogico parla che il Belpaese è la patria del trasformismo e delle riforme fatte a metà o lasciate morire nei cassetti. Siamo fermamente convinti che il processo di mutazione parta da fuori il palazzo e che servano dei volenterosi che riscrivano da capo le regole su cui confrontarci.

Di riprove ne abbiamo un’infinità e non ci vogliamo dilungare ulteriormente: basti ricordare la spinta innovativa della Lega e del Movimento Cinque Stelle che sono finiti soffocati da un sistema che è di per sé stritolante e contrario ai veri cambiamenti, perché è funzionale a se stesso e alla complessa macchina organizzativa dei partiti. Ma al di là di ciò, e tornando al discorso iniziale, il sindaco di Firenze ha messo in campo una serie di proposte che dovrebbero svecchiare la politica nazionale e potrebbero trovare il consenso da parte di molti elettori, fuori dagli schemi di destra o sinistra. Intanto Renzi si è reso conto che con un governo così debole, con un Presidente del Consiglio che ha poteri decisionali risibili, non si va da nessuna parte. Il suo modello (che è una vecchia idea espressa prima di lui da molti capi di amministrazioni locali) è il sindaco d’Italia, che darebbe certezza a chi vince, così da poter incidere con una politica quinquennale, frutto di un programma duraturo. La sinistra comunista ha sempre visto in passato negativamente questa soluzione, anche quando nel

di William Di Marco

Federico De Roberto 1993 ci fu la nuova legge elettorale per i sindaci. Molti esponenti di quella parte politica allora ritenevano che il primo cittadino dovesse essere l’espressione del Consiglio comunale, che un’elezione diretta poteva portare a una deriva populista e tutto ciò l’Italia, con il ricordo dittatoriale del ventennio, non se lo poteva permettere. Nel tempo (anche noi allora scrivemmo che un’elezione diretta era la migliore cosa e che a beneficiarne maggiormente sarebbe stato l’allora


POLITICA 13 Pds) diversi si convertirono, tant’è che la sinistra in generale ha ottenuto il maggior numero di sindaci con quel sistema. Pertanto è un bene che il Presidente del Consiglio venga eletto dalla gente e che il Presidente della Repubblica abbia un ruolo di mero controllo, senza le storture “presidenzialistiche de noantri” che oggi si vedono in Italia, grazie a un onnipresente e onnisciente Giorgio Napolitano. In alternativa potremo eleggere direttamente il primo cittadino della Repubblica, come in Francia, a cui poi tutto farebbe capo. Insomma, la strada di quella riforma potrebbe essere da subito percorsa. Ma continuiamo con Renzi: quest’ultimo si è espresso contro l’esistenza delle due Camere, indicando nel Senato quella che dovrebbe essere abolita, perché, almeno come è strutturato oggi, è solo un doppione del Parlamento. Questo bicameralismo - che con un ossimoro viene chiamato “perfetto” - è una delle cause dello stagno partitocratico. Il sindaco toscano prosegue soffermandosi su uno dei problemi più urgenti che la politica dovrebbe risolvere, vale a dire quello legato alla giustizia. I riferimenti personali alle vicende di certi politici stanno fuorviando il vero assetto centrale del discorso. La nostra magistratura vive fuori il contesto delle normali professioni ed ha una serie di privilegi che non possono essere più accettati. Non è giudicata da nessuno (senza responsabilità civile) e quando ciò avviene è un altro giudice che emette un verdetto sul suo collega. Se si guarda ai problemi di ogni giorno, ci si accorge che le cause civili hanno una durata media di otto anni e se ci sono dei contenziosi su pagamenti e riscossioni, chi deve incassare vive una situazione kafkiana, in cui chi è in regola soccombe e chi delinque ha le massime protezioni,

Matteo Renzi compresa quella di una lungaggine delle procedure che va a vantaggio di chi è in difetto. Pertanto coloro che sono dentro il lavoro quotidiano di migliaia di imprese sanno che il problema giustizia non riguarda chi vive ad Arcore, ma è un male così diffuso che non può essere sottaciuto, per renderlo soltanto un baratto politico. Proseguendo su alcune dichiarazioni di Renzi, ci si accorge che anche il mercato del lavoro dovrebbe cambiare. Più soldi in busta paga e più impegno diretto di chi ha voglia di lavorare, con differenziazioni (soprattutto nel pubblico impiego) a chi ha capacità e idee. Insomma, stiamo al solito e per molti versi semplice discorso della meritocrazia, che ancora nella mente di molti è un termine impronunciabile, perché foriero di chissà quali disgrazie. Invece è il motore sano di qualsiasi società che vuole evolversi, perché chi è bravo lo è certamente per lui, ma gli effetti benefici ricadono su tutta la società. Altro campo su cui Renzi spenderà il suo impegno sembra essere quello dell’abolizione delle province. In tal senso il fiorentino è deciso, anche se le renitenze sono tante e chi vive dentro i partiti farà di tutto affinché questo tasto non venga mai premuto. Insomma, ci

sono diversi punti programmatici che il candidato alla segreteria del Partito Democratico ha posto all’attenzione del suo elettorato e dell’opinione pubblica. Potrebbe trovare un consenso molto vasto, fuori dagli schemi tipicamente contrapposti del nostro partitismo acefalo. Tuttavia c’è un grande ostacolo che Renzi deve superare: è rappresentato dai “malpancisti” all’interno della sua compagine e della sua coalizione. L’ala più spostata a sinistra non lo vede come un riformatore. Lo accusa di essere malato di “berlusconismo” e di voler snaturare gli ideali progressisti che, a quel punto e secondo questi esponenti, verrebbero meno. Per alcuni “ingessati” del Pd e della sinistra estrema, tutto dovrebbe rimanere così com’è: questi stanno veramente dando l’impressione di rappresentare il vero conservatorismo italiano. Facciamo degli esempi. Il lavoro? Vanno garantiti a vita quelli che sono dentro il mercato, ma chi è fuori è abbandonato a se stesso. Le Province? Formalmente vanno abolite, ma poi gli apparati partitici vivono con queste cariche periferiche, che accontentano sempre gli amici degli amici. L’elezione diretta del Presidente del Consiglio? Potrebbe esserci una deriva autoritaria. Il bicameralismo? Guai a toccare la Costituzione, considerata la “più bella del mondo”. Povero Renzi! Può avere i numeri per vincere e forse “tentare” di cambiare qualcosa, ma c’è chi lo detesta e questi non sono tanto i dirimpettai di casa, quanto coloro che abitano con lui sotto lo stesso tetto. Sono i numerosi Viceré che Federico De Roberto descrisse mirabilmente nel suo capolavoro, capaci di andare a Roma a fare solo i propri interessi.


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GIOVANE FISARMONICISTA DI ROSETO ALLA RIBALTA INTERNAZIONALE ROSETO – Anche quest’anno il giovane fisarmonicista rosetano, Andrea Di Giacomo, ha confermato di essere un vero e proprio talento con la sua fisarmonica, distinguendosi in numerosi concorsi internazionali e diversi prestigiosi appuntamenti musicali. Lo scorso aprile ha partecipato alla trasmissione televisiva su RAI2 “I Fatti Vostri” dove si è esibito con l’orchestra del M° Demo Morselli, il 15 giugno ha vinto l’mportante Premio Internazionale “Italia Award” a Pineto (TE).

Si è classificato 2° a Castelfidardo e 3° a Samara (Russia) nelle due più importanti competizioni mondiali. Ha concluso l’anno vincendo il 1° Premio al Festival Internazionale di Spoleto. Andrea studia fisarmonica moderna con il M° Renzo Ruggieri, un altro rosetano molto conoscito nel panorama musicale internazionale. Il suo sogno è di diventare un musicista professionista e realizzare le sue prime incisioni discografiche.

L’assassino torna sempre sul luogo del delitto in questo caso la piscina. Dopo l’oro regionale l’oro nazionale.

GRAZIE DARIO!

I

vigili del fuoco si ritrovano a Torino dal 10 al 12 maggio per i campionati italiani di nuoto e nuoto per salvamento. I circa 300 atleti, provenienti da tutta Italia, si sfideranno nella piscina del Palazzo del Nuoto, di via Filadelfia 89. Il Comando di Torino e la “bellissima” città che gli fa da cornice, già città olimpica a forte vocazione sportiva, hanno accolto con la consueta ospitalità gli atleti e le Autorità. La manifestazione è dedicata a Franco Cattani, capo reparto, sommozzatore e pioniere del salvamento. I Vigili del Fuoco non sono solo atleti, ma hanno anche un cuore grande. In occasione dei Campionati di Nuoto per Salvamento e Nuoto di Torino hanno deciso di lanciare una raccolta di prodotti alimentari a lunga conservazione e di abbigliamento, da affidare al SERMIG e destinato ai meno fortunati. Hanno lanciato l’iniziativa anche ai colleghi che giungono dai vari Comandi, chiedendo loro di portare dei prodotti tipici della propria regione. Per il comando di Teramo ha partecipato il Vigile del Fuoco Dario Pannelli ottenendo ottimi risultati visto l’impossibilità di potersi allenare con continuità non tanto per mancanza di tempo ma, per mancanza di disponibilità di una corsia. Il GS VVF “Di Pietro” scatta ai Campionati Italiani VVF di nuoto. Il rinato gruppo sportivo dei Vigili del Fuoco di Teramo sezione Nuoto si tuffa alla grande nel magnifico impianto del Pala Nuoto di Torino centrando un ottimo primo posto al 2° Campionato Italiano VVF di Nuoto “Memorial Franco Cattani” svoltisi dal 10 al 12

maggio. L’atleta V.F.Q. Pannelli Dario si è affermato, dopo una gara sofferta e avvincente, Campione Italiano VVF nei 50 SL con il tempo di 26.20 nella categoria M 30.

50 Stile Libero M30 Maschile - Finale 1) OSP-146100 PANNELLI Dario ITA 83 Comando Teramo 26.20 2) OSP-146274 SOLINAS Simone ITA 79 Comando Alessandria 26.30 3) OSP-146182 FOGGETTI Stefano ITA 81 Comando Torino 26.40


CI PIACE

L’Associazione “Vecchio Borgo” con l’Unicef Nel mese scorso si è svolta la campagna di sensibilizzazione organizzata dall’ Unicef Nazionale e denominata “Combattere la mal nutrizione infantile nei Paesi in via di sviluppo”. In tutta Italia si sono allestite dei banchetti nelle varie piazze offrendo con una modica spesa una tazza di ceramica, con vignetta di Altan, con dentro una lattina contenente semi di orchidea. Anche la nostra Associazione Culturale “Vecchio Borgo” ha aderito, davanti alla chiesa e presso il museo di Montepagano, allestendo degli stand. Nel ringraziare i cittadini per la buona riuscita delle due giornate, l’associazione informa che la campagna va avanti sino a Natale e chi vuole può acquistare ancora le tazze esposte all’ingresso del Museo della Cultura Materiale. “Grazie a nome dell’Unicef per la vostra collaborazione”, fa sapere l’associazione, “e una nota di merito va alle giovane volontarie, Martina, Cristina, Rosamaria, Valeria, Ludovica e al parroco Don Roberto Borghese”.

NON CI PIACE

Le palme diventano ora un pericolo per i pedoni Le palme attaccate dal punteruolo rosso rappresentano ora un vero e proprio pericolo per quelle persone che si trovano a passare sotto le chiome degli arbusti malati. Qualche sera fa, nella centralissima piazza della stazione, ha ceduto parte della chioma di una palma che si è schiantata a terra, precipitando da un’altezza di circa 15 metri. Fortunatamente nessuno si è rimasto ferito anche Comune perché data l’ora non c’era gente in giro. Sulla vicenda, però, è intervenuto il Partito Democratico che ha accusato l’amministrazione comunale di incuria. “Se la palma avesse ferito un passante chi si sarebbe assunto la responsabi-

lità?”, dice il Pd, “Per anni a torto o ragione il centro destra rosetano si è interrogato sulla pericolosità delle opere realizzate dalle precedenti amministrazioni, oggi l’assessorato ai lavori Stazione pubblici non riesce nemmeno a garantire la sicurezza di passeggiare in piazza”. Al di là della nota polemica del Partito Democratico è chiaro che dal punto di vista della manutenzione degli alberi malati bisogna fare qualcosa di più.


Da giovedì scorso, e sino a lunedì 11 novembre, la strada provinciale 28, che collega Pineto con Atri, chiusa al traffico per consentire la messa in sicurezza del torrente Calvano. Si sta dunque per concludere dopo un’attesa di oltre un anno la questione che riguarda lo spostamento del monolite che ostruisce una parte del corso d’acqua. Un intervento che richiede la chiusura al traffico di un tratto di strada, con deviazione all’interno del centro abitato di Borgo Santa Maria. Più precisamente, la ditta incaricata dalla Provincia di Teramo sta sistemando il monolite al di sotto del livello stradale per aumentare la sezione di deflusso delle acque del torrente Calvano, assicurandone in questo modo la messa in sicu-

rezza e scongiurando il rischio di eventuali alluvioni in caso di abbondanti piogge. Il tratto interessato è quello che va dall’uscita dell’autostrada A14 al bar “Rifa’s”. Il traffico è deviato all’interno del quartiere di Borgo Santa Maria, che sorge proprio a ridosso della provinciale 28. Intanto, il Comune, che ha chiesto alla Provincia di lavorare durante il fine settimana quando il traffico è meno intenso, raccomanda comunque ai mezzi pesanti che transitano lungo l’autostrada di preferire in quei giorni altre uscite a quella pinetese e, ai residenti di Borgo Santa Maria, di non parcheggiare le automobili lungo la via principale, onde evitare ulteriori disagi.

CI PIACE

Finalmente il Calvano viene messo in sicurezza

La vecchia discarica dismessa di Coste Lanciano diventata ormai un luogo di incontri per tossicodipendenti che la sera approfittano del buio pesto della zona per iniettarsi la dose di sostanza stupefacente. Sul posto abbandonano poi le siringhe usate, sporche di sangue. E persino una scatola intera di siringhe non ancora utilizzate. L’area in questione sino a qualche mese fa era praticamente irraggiungibile in quanto la zona era stata erosa dalla piena del fiume Tordino di 2 anni fa. Poi l’estate scorsa il Comune, con un intervento in economia, ha provveduto a mettere in sicurezza questo tratto di lungofiume ricostruendo l’argine e ricoprendo la discarica che però dovrà quanto prima essere bonificata. Anche perché c’è sempre il rischio che una nuova alluvione possa erodere il vecchio impianto di smaltimento, trasportando tonnellate di rifiuti verso il mare. Con i lavori di messa in sicurezza è stato realizzato un sentiero sterrato, utilizzato anche dai mezzi agricoli, che porta a ridosso del fiume. E proprio grazie a questo percorso, i tossici raggiungono l’area per i loro scopi. Chiudere l’area è praticamente impossibile. L’unica cosa da fare è aumentare i controlli.

Siringhe sul lungofiume Tordino

NON CI PIACE

La vecchia discarica di Coste Lanciano luogo di ritrovo per tossici


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È SCOMPARSO FERNANDO PANGIA IL MOLISANO DI MONTEPAGANO

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e n’è andato nel silenzio per un motivo che si riferisce al mutamento dei tempi, un cambiamento, diciamolo francamente, che non solo ci stordisce, ma anche ci avvilisce. Molisano, appartenente ad una famiglia di radicati possidenti agricoli, si ritrovò a Montepagano perché sposò, giovanissimo, Margherita Proti, figlia di Mario, commerciante e valido solista musicale, suonatore di corno. Lassù, all’ombra del campanile di Sisto V esercitò tanta simpatia da diventare necessariamente un elemento politico, attento e molto votato. Lavorò nel commercio alimentare esercitando soprattutto le proprie competenze agricole che attenevano all’olio, al vino e alle altre derrate. Nella politica locale ebbe un buon successo sia nell’amministrazione comunale che nell’azienda di soggiorno. La sua determinazione caratteriale si identificò con la posizione di un amico, entusiasta e leale. Fu il fondatore della Mostra interregionale dei vini che a Montepagano ebbe come sede centrale l’antico palazzo, alla sinistra dell’angusto corso che porta alla chiesa. Fernando, con il suo grande carico di simpatia fece da regista a quella manifestazione enologica che diede grande impulso alla nascita della viticoltura locale, fino ad allora asfittica e sconosciuta. Quando si andava a Montepagano era obbligatorio andare a salutare Fernando che si disobbligava nei modi che appartenevano all’alta borghesia agricola. Un’altra sua grande passione era quella del raccoglitore di oggetti di antiquariato, non quello che aveva a che fare con gli oggetti costosissimi, ma gli altri che, annoverati appunto nella cosiddetta cultura materiale, hanno fatto la storia dei ceti bassi della nostra economia agricola. Sarebbe interessante fare un censimento delle sue donazioni, del tutto gratuite, collocate nel novero dell’artigianato povero, ma al tempo stesso di grande interesse artistico. Chi scrive queste note, che è stato suo amico vero e devoto, ricorda recentemente quando gli feci gli auguri perché era diventato un felice “bisnonno”. Per telefono il sorriso di chi riceve il complimento non

si vede, ma si sente o meglio si intuisce, felicemente, questo va detto con altrettanta felicità. Poche persone al funerale (ma certo i soli tre manifesti che riempiono di colpa gli impresari funebri di oggi) non potevano consentire un numero di persone più cospicuo. Ma, tant’è, lui sempre presente, sia nei lutti che nelle feste, meritava un esercito di persone, magari disposti a ringraziarlo per quello che è stato e per quanto ha dato. Alla moglie ed alle due figlie, ai nipoti che lo hanno onorato, un grazie da chi non lo dimenticherà mai.


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Ha regalato 17 anni di allegria a tutte le piazze d’Abruzzo

“LA BOTTEGA DEL SORRISO”

Ecco la Compagnia dialettale che con la sua bravura, la passione ma soprattutto nel vincolo di amicizia ha trovato la sua formula di successo riuscendo ad essere la prima in Regione di Vincenzo Angelico

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i era a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ‘90. Furoreggiavano i cori; le piazze si riempivano per ascoltare canti folkloristici con cadenze dialettali di tutte le contrade. Si veniva dalla drammatica ubriacatura degli anni ‘60 e ‘70, quando pistole, catene, chiavi inglesi, stragi e attentati scuotevano il tessuto sociale nazionale già pago del boom e alle prese con la prima crisi del petrolio (1973). Questa ondata di violenza aveva cambiato il costume, la politica, gl’indirizzi sociali dell’intera nazione; pretendeva di cancellare, distruggere il passato e la sua cultura ricca di millenarie esperienze; nel bene e nel male, ovviamente. Rappresentavano, quei canti popolari, la riscoperta, la valorizzazione, una presa di coscienza vera e totale delle radici contadine; di valori e ideali di un mondo perduto ma che ancora poteva indicare, forse, itinerari umani e positivi alle nuove generazioni. Durò pochi anni questo fenomeno. Ma intanto si stava preparando una nuova stagione socioculturale, quella del teatro dialettale. Per onestà di cronaca va detto che già da diversi anni Fausto Verdecchia di Atri vi lavorava alacremente sfornando commedie di grande livello, non di rado autentici capolavori. Vi recitavano persone di varie estrazioni sociali, ci si divertiva; si era dilettanti ma c’erano un impegno, una serietà dal sapore decisamente professionale. La gente si assiepava in tutti gli spazi, rideva. Le piazze dei piccoli paesi soprattutto conobbero un’evasione nuova, arricchirono il loro languore di una fetta di sorriso. Fu in quei tempi che un giovane ragioniere di Cellino Attanasio, Tonino Ranalli, oggi funzionario di banca, (come tutti i ragionieri chissà perché!) si scoprì scrittore di racconti dialettali. Accalorò alla sua idea amici del paese e del circondario per una piccola compagnia teatrale: “La bottega del sorriso” nata esattamente il 13 gennaio 1996, quindi ora ha compiuto 17 anni, non ancora maggiorenne. Lo strano, o il bello, di questo gruppo di amici sta nel fatto che è praticamente lo stesso dalla sua fondazione. Ogni anno ha messo in scena un nuovo lavoro e le serate si sono accumulate, l’una sull’altra. Ad oggi le rappresentazioni tenute dalla Compagnia in tutto l’Abruzzo, ma anche in Molise, nel Lazio, nelle Marche e finanche oltreoceano sono la bellezza di 593!! Se si considera anche che per ognuna di queste 17 commedie ci sono state anche un minimo di 25 serate di prove si arriva ad un

numero di oltre 1.000! Perché questo conteggio matematico? Solo per dimostrare che lo stesso gruppo di amici si è visto per un numero di serate che corrispondono a quasi tre anni. Questo è uno dei motivi della coesione, dell’affiatamento che traspare sul palcoscenico, l’amicizia e la complicità che portano a recite che strappano lacrime e sorrisi al sempre più vasto pubblico che la Bottega ha incontrato. Raccontare 17 anni di successi non è facile e potrebbe essere noioso. Sufficiente crediamo almeno gli ultimi due anni che hanno registrato un crescendo di successi. Nel 2011 venne messa in scena “CHE BELLA FAMIJE” di Tonino Ranalli ed Enzo D’Angelo. La commedia è andata in scena per 23 volte e il riconoscimento e l’apprezzamento del pubblico viene confortato dalla vittoria schiacciante al Festival Nazionale di Ascoli Piceno “Ascolinscena”: Gradimento del Pubblico, Migliore compagnia, attore protagonista con Tonino Ranalli, attore non protagonista con Enzo D’Angelo, attrice non protagonista con Sandra Di Marcantonio, scenografia e costumi. Sette premi su nove in palio!!! Poi al festival Nazionale Maschera d’Oro di Lanciano premiati Tonino Ranalli ed Enzo D’Angelo per il miglior testo. Ed ancora a Pescara al Trofeo Regionale Teatro Circus, premio come miglior compagnia e migliore regia a Tonino Ranalli ed Enzo D’Angelo. Annata trionfale. L’anno dopo, cioè’ l’anno scorso, va ancora meglio. Si porta in scena una nuova commedia, “Pijemice nu cafè!” sempre della premiata ditta Ranalli-D’Angelo. “Il titolo è una frase comune, molto comune in Italia. Fa pensare subito ad un gesto di amicizia, ad un momento conviviale, comunque a qualcosa di piacevole. La commedia, ancora in cartellone, ha avuto 29 rappresentazioni ed ha partecipato a quattro rassegne. Le ha vinte tutte!! Premio del pubblico come migliore compagnia al Fenaroli di Lanciano. Migliore compagnia, scenografie e miglior attore Nicola Rapone ad Atessa, rassegna Drago d’Oro. Migliore compagnia, primo premio del pubblico e miglior attore Nicola Rapone ad Avezzano, Premio Angizia. E per finire di nuovo ad Ascoli, Premio Ascolinscena, incetta di premi: migliore spettacolo, gradimento del pubblico, attore protagonista, Enzo D’Angelo e non protagonista Nicola Rapone.Queste due annate straordinarie hanno suggerito di riproporle anche quest’anno (già oltre venti le serate) mentre la commedia “Na femmine chi li baffe!” ha varcato l’oceano per essere portata tra i nostri connazionali in Canada, ed è stata ripresa e rappresentata anche da diverse compagnie, abruzzesi e non. Che dire! Una riflessione: se il dialetto ci identifica, ci qualifica e perpetua il nostro pregevole passato, il teatro dialettale recupera l’anima autentica di vissuti umili, difficili, ma ricchi di dignità, di saggezza, di fiducia quotidiana e incondizionata nell’avventura esistenziale.


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Gli “Eventi” del nostro sito www.eidosnews.it

la svolta per organizzarsi giornate e serate in modo divertente e intelligente La nostra “home page” ha il calendario degli eventi, in cui stiamo includendo tutto ciò che accade in ambito culturale, ricreativo e quant’altro. L’utente finale avrà a disposizione un motore di ricerca per sapere cosa fare, a seconda dei suoi gusti e dei suoi interessi

I

l nostro sito continua in modo esponenziale ad avere contatti di tanti lettori, e di questo siamo contenti. Sono diversi i suggerimenti che stanno arrivando e molte persone sono venute in sede per rendersi in qualche modo disponibile a questo progetto di “redazione diffusa” che abbiamo lanciato e che vede numerosi giovani (ma non solo) im-

pegnati a scovare notizie legate al nostro territorio, denunciando ciò che non va e allo stesso tempo evidenziando quanto di buono la nostra zona riesce a esprimere. È arrivato, adesso, il momento di spiegare meglio una parte importante del nostro contenitore. Parliamo della “finestra” sugli eventi. È una sezione alla quale teniamo molto, perché è il nostro biglietto

da visita per renderci utili, informando su tutto ciò che accade in campo culturale e artistico nella nostra area di riferimento, ma anche per mettere in risalto le numerosissime attività ricreative e ludiche organizzate da associazioni, gruppi, privati, locali di intrattenimento ecc. Consultare la pagina degli eventi, nelle nostre intenzioni, significa metter a disposizione un

Bacino D’utenza di riferimento di Eidos News Notaresco

Atri

Cermignano

Giulianova

Castellalto

Pineto

Roseto

Cellino Attanasio

Morro d’Oro


23 ventaglio, il più completo possibile, di ciò che accade nel nostro territorio, in modo che l’utente finale possa organizzare meglio le sue giornate e serate. In pratica il servizio è questo. L’home page (cioè la pagina iniziale del sito) ha il calendario degli eventi, in cui stiamo includendo (per i primi mesi gratuitamente, per poi passare a un piccolissimo contribuito, che quantificheremo in seguito) tutto ciò che accade in ambito culturale e ricreativo. In tale discorso rientreranno concerti, progetti culturali, convegni, presentazioni di libri, mostre d’arte, estemporanee di pittura, dibattiti, manifestazioni sportive e quant’altro contribuisce a fare cultura. A tutto ciò andranno aggiunte quelle iniziative molto seguite da settori specifici della popolazione (giovani, amanti del ballo, cultori del revival, ecc.) organizzate da locali (si pensi alle serate d’estate negli stabilimenti balneari o in generale alle attività turistiche) che vogliono far conoscere in modo dettagliato le loro iniziative per accogliere più gente possibile. Ecco che al calendario si affiancherà la ricerca per sezioni, che faciliterà l’in-

dividuazione degli appuntamenti. In altre parole, consultare il sito www.eidosnews. it, significherà, oltre ad avere le notizie e le informazioni aggiornate continuamente, poter disporre di un quadro di ciò che si può fare ogni sera e nei fine settimana. Un servizio utilissimo a chi è alla ricerca dell’impegno culturale, ma anche del divertimento e delle ultime tendenze modaiole. La nostra intenzione è quella di offrire un servizio sempre più innovativo sia per gli utenti finali sia per i tanti operatori culturali o di iniziative ricreative

che vogliono far sapere ciò “che bolle in pentola”, in riferimento particolare al nostro bacino d’utenza che va da Roseto, per proseguire con Atri, Pineto, Giulianova, Morro d’Oro Notaresco Castelbasso, Cellino Attanasio e Cermignano È ovvio che occorrerà la partecipazione attiva dei lettori che, già dai primi segnali, sembrano gradire i nostri sforzi. Adesso inviateci le vostre iniziative e gli eventi prossimi che state organizzando: troverete una vetrina aperta a tutti per farli conoscere. (WDM)

IMPORTANTE Eidos News ha aperto la propria sede a Roseto centro, esattamente in Via Milli n° 12. Potrete portare lì le vostre osservazioni e i vostri suggerimenti. In modo particolare, l’ufficio è a disposizione di chi volesse usufruire delle inserzioni nella pagina degli “Auguri” e nella nuova rubrica “Vendo-Compro”.

CERCASI COLLABORATORI Chi volesse collaborare, soprattutto (ma non soltanto) giovani studenti delle nostre scuole per la stesura di articoli, ma anche coadiutori per la ricerca pubblicitaria, potrà contattare la redazione al cellulare 338.23.14.618 o all’indirizzo di posta elettronica: info@eidosnews.it.


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Luigi Gigino Brandimarte.

La sfera di cuoio per lui ha rotolato costantemente, da quando bambino giocava nei giardinetti del Belvedere e di piazza della Libertà, fino all’amore duraturo per la sua Rosetana di William Di Marco

Non ha smesso mai di tirare calci al pallone, anche quando decise di sedersi in panchina e impartire i suggerimenti ai suoi. Oggi, però, quella Roseto che l’aveva visto crescere, per molti aspetti, è sparita. Da qui un grido d’allarme accorato e sentito: “Coltiviamo la memoria storica, altrimenti...”

U

Luigi Brandimarte

na volta un bimbo era arrivato appena in tempo a vedere dov’era il baule della nonna. Così ci sbirciò dentro e cominciò a sfogliare le pagine sbiadite dell’album dei ricordi, un po’ fuori dal tono candido del bianco. Intanto iniziò a udire i demolitori che avanzano con i picconi lanciati contro le pareti: stavano per cambiare il volto di ciò che c’era, con l’unico scopo di ristrutturare - forse, anzi sicuramente in meglio e in un modo molto più adeguato alle nuove esigenze - quella soffitta della memoria che da quel momento non sarà più come prima. La magia delle cose andate probabilmente era destinata a svanire e lo spazio intorno non sarebbe stato più come l’aveva conosciuto nei giorni in cui il passato stava per cedere il passo alla modernità del presente. E quel bambino, che correva all’impazzata dietro un pallone rotolante, era il piccolo Luigi Brandimarte, e nessuno capiva fino in fondo chi fosse, se non quando la voce intonava il suo diminutivo, Gigino, che da solo valeva per un’intera enciclopedia di presentazione. Il nome nel tempo è divenuto sinonimo di calcio, di campionati, di gol realizzati da chi l’area la sapeva dominare con i suoi guizzi e la sua rapidità. Poi negli anni la passione sfrenata si riverserà sulle panchine, in cui si sedette per guidare i discepoli alla conquista di vittorie e promozioni. Ma quel baule è rimasto nell’immaginario del bambino di allora e di tutta quella generazione che nacque nel mezzo della II Guerra mondiale. I piccoli come lui non vissero l’angoscia del rumore assordante dei bombardamenti, se non altro perché i ricordi si affogano nell’impalpabile mondo di chi ha pochi anni per sedimentare le vicende della prima infanzia nella memoria, ma che ha avuto tutto il tempo necessario per vedere da dentro quella Roseto che era molto generosa con i suoi figli, al punto da offrire scenari suggestivi, intrisi di un’armoniosa estetica, fatta di semplicità e di bellezza. E quel “fanciullino”, che il poeta esaltava come punto del ritorno costante dei nostri ricordi, oggi come allora vede all’orizzonte del tempo che fu un Belvedere al mare di un

fascino straordinario, dove si giocava tra pari età con una palla che sembrava non conoscere il concetto della staticità e, quando faceva buio, c’era un altro piccolo “salotto buono” da andare a calpestare per tirare calci a una sfera di cuoio: era la piazza della Libertà, con i giardinetti e il verde che rendeva edenica tutta l’area centrale. Ma i ricordi continuano con la pescheria, posta dove oggi c’è il Lido La Bussola. Quel luogo da solo narrava le vicende dei pescatori, con il mitico Fernando Giorgini che dal largo lanciava il suono di rientro, dando fiato alla sua tromba come un novello Odino di ritorno dalla battaglia, contro i pericoli del mare. E tutti erano sulla riva a vedere il momento propizio, dato dalla clemenza dell’onda che poi permetteva alle lancette di incunearsi nel flutto propiziatorio che spingeva l’imbarcazione fino alla riva. Certo, sono pensieri di un tempo, ma che molti rimpiangono e Gigino in questa pratica è in prima linea.”La mia città non sa coltivare la memoria storica - sentenzia oggi guardando a ritroso i luoghi mitici dell’infanzia - e molti non sanno chi c’è stato prima di loro e cosa queste persone hanno fatto. Quasi un grido di dolore per una città che è cresciuta tanto, ma che spesso dimentica il suo passato. Tuttavia il nostro interlocutore non vuole cadere nella retorica dei ricordi fini a se stessi e inizia all’indietro il viaggio della sua vita, in cui le “bombe” - non quelle che realizzerà nelle reti avversarie erano dei maledetti ordigni che scendevano dal cielo. Tutto ebbe inizio... In via Thaulero o meglio in Via Colombo angolo Via Thaulero. Sono nato proprio lì, dove in seguito sarebbe sorta una delle gelaterie più rinomate della zona. Era il 13 ottobre 1940 in pieno clima bellico, anche se ero troppo piccolo per coltivare dei ricordi nitidi. L’unica cosa che so per certo è che la mia famiglia sfollò a Montepagano, mentre io fui l’unico ad andare a Notaresco da un mio zio. Erano certamente anni difficili e ognuno di noi, anche se bambino, doveva fare la sua parte. Mio padre Profeta faceva il marinaio. Si sposò con Rosa Marchegiani di S. Benedetto e misero al mondo ben otto figli, sei maschi e due femmine. I maschi fecero tutti i marinai, tranne me. All’inizio andarono con mio padre che aveva una “lampara” e poi una “lancetta”, ma nel tempo si imbarcarono


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Roseto, 10 giugno 1962. Una posa “plastica” di Gigino Brandimarte con l’amico Leone Marini quasi tutti con la Genepesca, per solcare gli oceani e i mari del Nord. Invece mia madre aveva il compito di accudire tutti noi e cercava di non farci mancare niente. Un ricordo che ho di quel periodo è quando mio padre ritornava e passava parte del suo tempo al Bar Fracassa, posto sotto l’Albergo Imperiale. In pratica in quel sito oggi c’è un negozio di oggetti per la casa, all’imbocco di Via Thaulero per chi viene dalla S. S. 16. Era un po’ il ritrovo di tutti i marinai. La sua fanciullezza fu trascorsa tra i banchi di scuola? Sì, proprio così. Iniziai, una volta tornati a Roseto dopo la guerra, a frequentare la Scuola Elementare di Via Milli. In realtà la nostra classe era ubicata nel distaccamento di Via Triboletti, all’altezza di dove oggi c’è una orologeria. Mi ricordo due cose in modo preciso e distinto. La prima è legata ai nostri insegnati di allora, vale a dire la maestra Paparone e il maestro Di Furia, che ci portarono, in periodi diversi, fino alla quinta. Poi ho ancora impresso il percorso che facevo prima di recarmi in aula. Da casa mia nella zona del mare passavo al Ristorante Mirella, ubicato nello stabile che successivamente sarebbe diventato l’Hotel Clorinda. Era il periodo post bellico e alcuni generi alimentari venivano consegnati direttamente dallo Stato. Appena uscito di casa, mi recavo in questo stabile per ritirare del latte in polvere, una pillola di olio di fegato di merluzzo e un panino. Li consegnavano a tutti i bambini e i luoghi di smistamento erano diversi. Così passarono gli anni della prima infanzia. A quel punto molti smettevano di studiare. Lei invece... Continuai, frequentando le Scuole Medie dalle monache e anche quegli anni passarono velocemente. A quel punto potevo veramente smettere, ma i miei mi invogliarono a continuare. Scelsi una scuola che mi avrebbe dato un futuro lavorativo, indirizzando i miei interessi verso l’Istituto Elettrotecnico di Chieti. Arrivai a diplomarmi “perito elettrotecnico” e la scelta cadde su quel corso semplicemente perché l’Italia stava vivendo un momento molto florido sotto il profilo economico. Erano gli anni del boom e quindi con la mia qualifica avrei potuto trovare un posto adeguato in una delle fabbriche, che proprio in quegli anni stavano sorgendo come funghi. Ma poi la mia storia mi dirà che le cose non andranno così e che nella vita mi aspettava un impiego nel mio Comune di residenza. Ma prima di un posto fisso avevo lavorato in varie parti. Per esempio per diversi anni d’estate fui assunto dallo Zuccherificio Sadam di Giulianova, quando in campagna c’era da raccogliere le barbabietole che poi venivano lavorate in fabbrica per la produzione dello zucchero. Insomma, ho cercato di non rimanere senza

Roseto, campo Patrizi, 19 dicembre 1960. Gigino Brandimarte realizza l’unica rete che fece la Rosetana vincere contro il Penne far niente. Ma intanto la sua passione per il calcio non conosceva soste. È vero. Il calcio ha rappresentato tutto per me, ma anche per molti della mia età. Da piccoli eravamo al mare a giocare dalla mattina fino a quando non si faceva sera. Il nostro punto di ritrovo da maggio a ottobre erano i giardini del famoso Belvedere, quel tratto di lungomare di Roseto 1944. Il piccolo Gigino, con stile littorio che abbelliin mano una bambolina di pezza, a va tutta la parte centrafianco della sorella Giuditta “Edi” le del nostro paese. Ma quando sopraggiungeva l’oscurità ci trasferivamo tutti in Piazza della Libertà, che poi diventava il luogo più frequentato d’inverno. Anche lì esistevano dei magnifici giardinetti e il verde la faceva da padrone. Siccome erano presenti dei lampioni dell’illuminazione, riuscivamo a giocare fino a quando non era l’ora del rientro a casa. Eravamo una combriccola che impazziva per il calcio. Con me c’erano Ubaldo Di Pietro, Fernando Torbidone, Alfiero Concordia e tanti altri che avevano la stessa mia passione, anche se più grandi di me. Parla di quegli anni con molta nostalgia... Non si tratta di voler riproporre il passato, ma certe cose rimangono impresse. Per esempio negli anni ‘50 Roseto era pienissima di Romani e venivano anche molti Teramani e Montoriesi. C’era un movimento diverso, con il Lido Mirella che era un vero centro di attrazione per i personaggi di livello nazionale e oltre. Per esempio mi ricordo cantanti, attori, ma anche uomini di sport come Primo Carnera che fece un’esibizione all’Arena 4 Palme e la presenza di John Charles, il famosissimo attaccante della Juventus, che realizzò una tournée come cantante, interpretando un successo molto in voga nel 1955-56, cioè “Sixteen Tons”. Ma mi ricordo come se fosse ieri anche un altro luogo che da bambino frequentavo: la pescheria che era all’altezza dell’odierno Lido La Lucciola. Le barche a vela giungevano e tutto il pescato veniva portato dentro lo stabile. Nel pomeriggio arrivavano diversi commercianti all’ingrosso.


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Roma, 24 luglio 1964, Cecchignola. Gigino Brandimarte durante il periodo del militare nel salone della mensa. Sul vassoio porta una bistecca con insalata mista, così riporta il retro della fotografia spedita ai genitori

1979. Gigino Brandimarte con la moglie Maurizia Valente

Alcuni di loro si sbrigavano a confezionare delle casse specifiche, colmandole con il ghiaccio, per poi portarle in stazione e aspettare l’arrivo del treno Lecce-Milano. Noi ragazzini eravamo lì a dare una mano, per racimolare qualche lira, così potevamo andare al Supercinema della pineta, ma prima facevamo una capatina nella Fabbrica del Ghiaccio Di Blasio per comprare la rinomata gassosa. Prima ha detto che l’attrazione principale era il calcio. Inevitabile, quindi, arrivare a giocare con la Rosetana. È vero, anche se non fu così scontato. Nella metà degli anni ‘50 la nostra squadra cittadina non viveva un momento di grande splendore. Non c’erano o erano strutturati male, per esempio, i campionati giovanili, anche se io a quattordici anni iniziai a frequentare il Patrizi, militando nella categoria juniores della Rosetana allenata da Dino Celommi, vero maestro per tanti giovani del tempo. Poi nel 1956-57 il locale sodalizio fu sponsorizzato da “Monti confezioni”, una fabbrica che aveva aperto in quegli anni e che da lì a poco diverrà un vero colosso. Il presidente della squadra era Luigi Di Giuseppe, direttore dello stabilimento, e mi ricordo che la società biancazzurra fu una delle prime a livello regionale ad avere una divisa completa, compreso un vestito a mo’ delle compagini professioniste. Fu in quell’anno che debuttai in campionato, indossando la maglia della prima squadra. Ma non finì lì... Assolutamente no. Per me la Rosetana ha significato tantissimo, se non tutto, perché è stato un onore indossare quella maglia, come dovrebbe essere per qualsiasi giovane, anche se oggi non è più così. Da quel 1957 fino al ‘63 rimasi a Roseto, pur se nel 1962 ebbi un’esperienza a Giulianova in serie D, l’odierna Prima Divisione. Con me c’era anche Nicola Ferri e per capire l’importanza del raggruppamento, facevamo le trasferte a Bari, Brindisi e in altre grandi città del Sud. Poi tornai a Roseto fino al 1969. A quel punto mi trasferii ad Atri, dove giocai per due campionati. In quegli anni la Rosetana si stava ristrutturando e il presidente Bruno D’Eustachio aveva preso come direttore sportivo Romano Mari. Da S. Benedetto arrivò l’allenatore Paolo Beni, un nome importante per quei tempi e io fui chiamato come suo secondo. Vincemmo due volte il campionato di Promozione, anche se la

Roseto, dicembre 1995, Circolo Tennis, II Torneo di calcio a 5 “Fernando Torbidone”. Da sin in piedi: Franco Talamonti, Gabriele Talamonti, Giuseppe De Petris, Pedicone, Diego Giannascoli; Da sin accosciati: Ermanno Romualdi, Gigino Brandimarte, Antonio De Luca

prima volta fummo penalizzati e non ottenemmo il passaggio di categoria. Cosa che avvenne l’anno successivo, così da approdare in serie D. Nella stagione 1973-74 presi le redini della squadra biancazzurra e cominciai la mia carriera da allenatore. Rimasi a Roseto per dieci anni, per poi andare a Pineto, dove ottenemmo una importante promozione in Quarta Serie, cioè la serie D di un tempo. Poi la mia carriera continuò a Morro d’Oro e ancora con la squadra della mia città. Il calcio era l’unico lavoro? No, perché dal 1971 ero entrato come impiegato nel Comune di Roseto, dove ho lavorato in quasi tutti gli uffici, dal commercio, all’anagrafe, dalla segreteria generale alla polizia amministrativa. Sono rimasto in municipio fino al 2007, anno della pensione. Nel frattempo, esattamente nel 1974, mi ero sposato con Maurizia Valente, rosetana anche lei e abbiamo avuto nostra figlia, Federica. Oggi che cosa fa Gigino Brandimarte? Passo il mio tempo con gli amici al “Bar Verde Vita”, discutendo di tutto, dalla politica al calcio e allo sport in generale. Ma non mi faccio mancare mai le partite delle giovanili. Quando posso le seguo, anche se sono anni che non metto piede allo stadio per vedere la Rosetana, da quando ci furono le scelte folli per la C 2. Le faccio una confessione: quanto mi sarebbe piaciuto allenare i ragazzi! Ma adesso voglio solo fare lo spettatore. Roseto le ha dato tanto e lei ha contraccambiato con lo sport. Ma c’è qualcosa che non le piace del suo paese? Di cose ce ne sono che non vanno. Vedo oggi una città sporca, indisciplinata, che non ha memoria storica. Molti giovani non sanno cosa hanno fatto gli anziani del posto. E poi il calcio è stato sempre un po’ bistrattato, mentre ha dato tantissimo a questa città. Dico l’ultima cosa: dovremmo fare poche cose, ma farle bene per rendere Roseto vivibile come un tempo. Il cuore tenero di Gigino si è aperto come raramente aveva fatto in passato. L’uomo di poche parole, che con il solo sguardo incuteva timore prima agli avversari e poi ai suoi giocatori, ci ha socchiuso il suo album. E quelle foto continuano a parlare per lui, e lo faranno per molto tempo ancora.

Pubblicati: 1 Altobrando Rapagnà; 2 Luigi Braccili; 3 Arnaldo Giunco; 4 Pino Mazzarella; 5 Maria Pia Di Nicola; 6 Emidio Testoni; 7 Luigi Celommi; 8 Gabriele Matricciani; 9 Tonino Sperandii; 10 Adriana Piatti; 11 Mauro Pincelli; 12 Maria Pulcini; 13 Erardo Triozzi; 14 Rossana Bacchetta; 15 Tonino Marini; 16 Gino Sforza; 17 Valeria Collevecchio; 18 Pace Celommi; 19 Franco Sbrolla; 20 Dante D’Alessandro; 21 Vittorio Foschi; 22 Giuseppe Savini; 23 Pietrino Di Gianvittorio; 24 Vittorio Fossataro; 25 Nino Faga; 26 Quintino Liberi; 27 Giancarlo Verrigni; 28 Angelo Cioci.


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PUNTURE I ROSBURGHES -

E SU BRUCCHI, NEL CAOS TERCAS NON PUOI FARE IL CAMPANILISTA cAMBIARE CASACCA, SI USA COSÌ BRAVI GLI AQUILANI A ROSETO BENE LO SPORT: MERITIAMO IL MEGLIO

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OVE È FINITA LA RAZIONALITÀ? Avete visto il sindaco teramano Brucchi mentre su di un’auto scoperta, tipo Il sorpasso di Gasmann, …benediva il Lotto Zero? Certo che lo può fare, visti gli anni che sono passati per il completamento

dell’opera. Ma quando si strappa i capelli, fra l’altro diradati, perché la Tercas è stata salvata da un istituto bancario barese. E ‘mbè…? Il sindaco pretutiano può dire la sua sulla banca teramana, ma il fatto che si sia persa la “teramanità”, in questo caso diventa, davvero ridicolo. Quelli che hanno le azioni bloccate da mesi, le obbligazioni inamovibili, gli interessi non incassabili, debbono piangere perché sono arrivati …i baresi? Sindaco, cerchiamo almeno di mantenere la razionalità.

di LUIGI BRACCILI

luigi.braccili@virgilio.it

la, lasciò il capoluogo e si fermò a Roseto. Facciamo alcuni nomi: Emidio Di Carlo, recentemente premiato dall’Unesco per meriti culturali, Franco Soldani, maestro della fotografie, non ultimo Ugo Centi, architetto, giornalista, scrittore che, è arrivato a Roseto, ma non si è mai fermato. Con il proprio “blog”, Controaliseo, ha toccato tanti argomenti, diventati sicuramente dei problemi. È andato a Montepagano e si è fermato un po’ per guardare la torre che il Papa marchigiano Sisto V fece costruire perché, quando predicava non riusciva a sentire la campanella dell’antica chiesa parrocchiale. Nessuna diagnosi, per carità, ma è certo che va sentito, non solo come architetto, ma soprattutto come esperto di immobili antichi. Sentiamolo.

SPORT: È IMPORTANTE NON FERMARCI… L’impegno è bilaterale: basket e calcio, ma ci sono anche le altre CONTINUA IL…CAMBIOCASACdiscipline da non trascurare. Nel CHE basket, l’impegno dei rosetani si Sul piano dell’etica politica non c’è riferisce al fatto di non giocare certamente di che sorridere. Guarin trasferta come opera in casa. dando la zona nostra, rilevate quanÈ vero, dove non c’è il caldo tifo te maglie dei nostri politici stanno del “Maggetti”, viene a mancare cambiando colore. Nulla di grave, Montepagano la spinta, questo è tutto. Il coach per carità, dicono i politologi…la Melillo vuole cambiare le cose a fedeltà politica è morta da tempo. Nessuna smorfia per il passaggio dell’ex colognese De Vincen- Reggio Calabria in un palazzone dove gli incontri incominciarotiis dal Pd alle file del banchiere-deputato Giulio Cesare Sot- no ai tempi del mai dimenticato Scibilia. Ora, acquisita la nuova tanelli che il suo salto verso un nuovo partito lo ha compiuto sponsorizzazione, occorre cancellare dalla ragione sociale il tiprima. E poi ce ne sono stati tanti altri, ma diceva, mi pare tolo, sì americano, di “Sharks”, sta per …squali, sdentati. Non Saragat, “…rimanere sempre nello stesso partito, non è cosa è un dispetto nei confronti di Martinelli al quale non abbiamo consentito, allora, di fare il sindaco, ma è una questione …di seria!”. Sarà vero? ripulitura. Per il calcio, un bravo alla Rosetana che, stordita in casa da un poker dalla terribile S. Nicolò, è tornata alla vittoria, BRAVI GLI AQUILANI A ROSETO Non ne sono molti, diciamo che si tratta di un …gruppetto che usando il…pugnale fra i denti. Va bene così. dalla notte del 9 aprile 2009, quando la terra tremò a L’Aqui-

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(tra Curiosit

31 a cura della redazione Cerchi Concentrici Promotor

Perché Via Antinori a S. Giovanni si chiama così?

Anton Ludovico Cartina di S. Giovanni Via Antinori Siamo sempre nella località di S. Giovanni e questa volta puntiamo l’attenzione sulla strada che costeggia il centro sportivo, che fa da collegamento tra Via Iovine e Via Della Porta. Quando fu concepita l’urbanizzazione in questa zona, il reticolato viario ebbe uno sviluppo molto lineare, con le due parallele lunghe, collegate all’estremità da due strade e al centro da una piazza alberata. Rispecchiava, in qualche modo, la struttura originale dell’antica Rosburgo e prima ancora di Le Quote. Anton Ludovico Antinori (L’Aquila, 26 agosto 1704 – L’Aquila, 1º marzo 1778) è stato un arcivescovo cattolico, storico ed epigrafista italiano. Appartenente alla Congregazione dell’Oratorio, occupò le sedi di Lanciano e poi di Acerenza e Matera. Come erudito, interessandosi in particolar modo di epigrafia latina e di archeologia, contribuì con segnalazioni, studi ed interpretazioni all’opera sia del Muratori che del Mommsen. Di padre bolognese e madre napoletana, iniziò gli studi di grammatica nella sua città natale, per poi trasferirsi a Napoli, sotto gli auspici dell’abate Ferdinando Galiani, dove si laureò in giurisprudenza. Tornato all’Aquila a 25 anni, decise di approfondire la storia della sua città, guadagnandosi presto fama di erudito. Nel 1732, sollecitato per interposta persona dal Muratori, Antinori fu incaricato

della raccolta di antiche e inedite Cronache aquilane, compito che egli assolse fino al 1737, anno in cui inviò i frutti del suo studio al richiedente, corredandolo di un’introduzione alla storia dell’Aquila fino all’anno 1265: si trattava delle cronache di Buccio di Ranallo, Antonio di Buccio, Antonio di Boezio, Niccolò di Borbona, Nicolò Ciminello di Bazzano, Francesco d’Angeluccio di Bazzano, e del Catalogus Antinori pontificum Aquilanorum. A 30 anni Antinori fu ordinato sacerdote e in seguito, dopo aver trascorso tre anni nell’Oratorio di San Filippo Neri del capoluogo abruzzese, si trasferì a Roma. Qui, Benedetto XIV lo destinò al ruolo di bibliotecario di una istituenda biblioteca di Bologna, senza però partire per la città paterna. A causa di ragioni di salute viaggiò tra Napoli e L’Aquila, dove fu canonico della Collegiata di San Silvestro. Nel 1745 fu nominato con regio decreto di Carlo III arcivescovo di Lanciano, mentre nel 1754 fu trasferito a capo dell’arcidiocesi di Acerenza e Matera, dove fece abbellire la Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio Vescovo. Per causa di salute chiese, e ottenne, nel 1758, di ritirarsi, ritornando nuovamente all’Aquila, ottenendo peraltro una pensione regia, oltre ai benefici legati ad una chiesa nei pressi di Giulianova e, dal 1770, al Monastero di San Pietro ad Oratorium di Capestrano, in cui si trasferì nel 1775. Pubblicò numerosi documenti di storia abruzzese, confluiti in particolare nei 4 volumi della Raccolta di memorie istoriche delle tre provincie degli Abruzzi (Napoli 1781-1783). La maggior parte delle sue opere sono conservate manoscritte presso la Biblioteca provinciale “Salvatore Tommasi” dell’Aquila, molte delle quali edite postume, anche su iniziativa della Società abruzzese di storia patria a lui intitolata. (InfoWeb)

È in edicola Chorus di novembre, la pubblicazione di approfondimenti culturali e analisi storica Chorus n° 30 è disponibile da alcuni giorni con l’editoriale (“Quando la retorica prende il sopravvento”) che è un po’ la continuazione di quello del numero precedente. In sintesi si traccia il persistere di controsensi giganteschi tra ciò che si dice in senso teorico e la realtà dei fatti. Lo Stato pretende che il cittadino versi fino all’ultimo centesimo le imposte e le tasse, ma quando le parti s’invertono, il primo a non pagare è la macchina burocratica che, attraverso questo comportamento scellerato, sta mettendo in ginocchio migliaia di aziende. Di tali controsensi ce ne sono altri e la riflessione d’apertura è imperniata un po’ su questi temi. A seguire torna la firma di Luigi Braccili che fa il punto della situazione sulle pubblicazioni locali, con giornali che

continuano a essere stampati e altri che trovano più difficoltà. Poi c’è una riflessione di Franco Sbrolla sulla petrolizzazione del nostro Abruzzo, che da sempre è conosciuto come la “Regione Verde”, ma che sembra voler dimenticare questa sua importante e produttiva (se ci fossero gli adeguati investimenti) prerogativa. Il pezzo s’intitola “L’Abruzzo, gli idrocarburi e lo scadimento della politica”. Infine Ugo Centi firma due interventi: il primo è di tipo urbanistico con il focus sul borgo medievale rosetano: “Sono andato a trovare il campanile di Montepagano. E mi sono perso. Nella fantasia”. I riferimenti alla bellezza del luogo possono portare direttamente a invocare il Rinascimento. L’altro articolo è sulla nostra classe politica “Costituzionalmente incapaci di novità”. Il giornale è disponibile: a) sul sito www.williamdimarco.it, cliccando “Riviste” nel menù in alto, poi Chorus e poi ancora n° 30; b) sul sito www.eidosnews.it. Per riceverlo a casa basta segnalare il proprio indirizzo di posta elettronica a chorus@williamdimarco.it.


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INFORMATIVA PER I CITTADINI

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a Legge Regionale del 10 agosto 2012 n. 41 (BURA), che disciplina la materia funeraria e di polizia mortuaria cambia in modo radicale gli assetti dei compiti e delle funzioni in merito al trattamento del caro estinto.

privatamente o, se lo si desidera, è possibile disperderle in luoghi adatti.

La nuova regolamentazione definisce, quindi, in modo chiaro le procedure in ambito mortuario. Pertanto è opportuno rivolgersi sempre a strutture specializzate che offrono serAd esempio ora, per il periodo di osservazio- vizi adeguati per tutte le esigenze, diffidando ne, il trasporto del defunto – dall’ospedale a da chi non conosce le procedure e alimenta i casa - è consentito prima delle 24 ore, previa costi ingiustificatamente. documentazione. A riguardo, l’azienda Antonio Ruggieri S.r.l. garantisce il servizio di trasporto a costi contenuti, determinati in base all’impegno e, soprattutto, mette a disposizione presso i locali della sua azienda una sala di commiato a titolo gratuito. Inoltre, per ceneri e cremazioni ci sono tariffe ben definite, non elevate, se non inferiori a quelle di un funerale normale. La nuova Legge Regionale permette di conservare le ceneri


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(tra Curiosit

La Libreria Mondadori di Roseto mette a disposizione libri horror per gli studenti della Scuola Media di Morro D’Oro La lezioni nelle sole aule scolastiche è un ricordo sempre più legato al passato. Bella, pertanto, l’iniziativa di due insegnanti della Scuola Media di Morro d’Oro, esattamente le proff. Manuela Cappucci e Genny Santomo che, approfittando della ricorrenza di Ognissanti-Halloween, hanno voluto far visitare ai ragazzi la nota libreria rosetana. Ovviamente il reparto più gettonato è stato quello dell’horror, e per rendere tutto più coinvolgente hanno chiamato in causa l’attore Amedeo Giusepponi, che ha letto dei brani tratti dal racconto The black cat (“Il gatto nero”) dello scrittore americano Egar Allan Poe. L’accoglienza dei gestori della libreria è stata lodevole, al punto tale che la scuola ha ricevuto in dono un libro da inserire nella specifica biblioteca d’istituto. I ragazzi si sono divertiti e al contempo hanno apprezzato un luogo “magico” come può essere una libreria .

L’Istituto “Moretti” di Roseto è alla ricerca di aziende-partner per ospitare gli studenti negli stage scuola-lavoro. Per le imprese è un modo per gratificare il proprio impegno ed è a costo zero La Scuola Superiore rosetana, la più antica del territorio tra le istituzioni educative statali, ha riattivato i propri stage per gli alunni che frequentano i sette corsi operativi già da anni. In che cosa consiste uno stage? È un modo, oltretutto ora obbligatorio, di far conoscere agli studenti l’operatività di ciò che apprendono sui banchi, entrando nelle aziende e toccando con mano la teoria descritta nei libri. Questi percorsi scuola-lavoro, già attivati da anni presso il “Moretti”, hanno bisogno di aziende che si rendano disponibili, in base alle esigenze della scuola, per accogliere gli studenti. Gli indirizzi dell’istituto rosetano sono: Ragioneria (Amministrativa e Informatica), Turismo, Geometri, Grafica e

Comunicazione, Tecnico Manutenzione Elettrico e Tecnico Moda. “Vogliamo far capire alle tante aziende del territorio - sottolineano la preside Elisabetta Di Gregorio e le proff. Carmela Della Loggia (responsabile del Coordinamento con gli Enti Esterni) e Liberata Tritelli (responsabile del progetto scuola-lavoro all’Ipsia) - che collaborare con la scuola è molto importante per noi. Chi lo fa da anni si sente gratificato e di questo siamo contenti, ma molte imprese non sanno di tale opportunità e del fatto che è tutto a carico del nostro istituto, quindi senza nessun tipo di spesa. Invitiamo, chi volesse aprirsi a questa esperienza, a contattarci al numero telefonico 085.899.02.91”. v


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(tra Curiosit

I “ragazzi di una volta” 3 una foto del 1960 all’”Arena 4 Palme” L’”Arena 4 Palme” è stata veramente il tempio dello sport rosetano e delle tante iniziative ricreative che vi trovarono ospitalità, soprattutto negli anni ‘50 e ‘60. Dopo aver giocato nei vari campi in terra battura, i ragazzi si concentrarono in questo bel luogo di ritrovo che, oltre ad avere due campi da tennis, aveva un rettangolo di pallacanestro perfettamente liscio e omologato. Le tantissime partite dei ragazzini di allora, alle volte, furono immortalate, come in questo caso, da foto che il tempo ha un po’ sbiadito, ma che non ha certamente potuto cancellare nei ricordi di quei piccoli protagonisti, oggi uomini maturi, ai quali cediamo un pizzico di nostalgia. Veniamo al dettaglio dell’immagine. Siamo a Roseto, è il 6 aprile 1950 e il contorno è quello dell’”Arena 4 Palme”. Da sin. Pio Di Giuseppe, Remo Maggetti, Settimio Angelini, Giorgio Bacchetta. In basso: Cesare Mandolini, Giuliano Verrigni, Ermanno Romualdi, Angelo Cioci e Italo Bruscia (foto concessa dal dott. Angelo Cioci).

I giocatori degli anni ‘60 della Rosetana, VI parte Gabriele Di Gregorio e Pietro Felicioni

Gabriele Di Gregorio Ci sono stati tanti giovani calciatori che nel corso degli anni hanno calcato il terreno del campo Patrizi. Se si pensa che la società azzurra è una delle più antiche della provincia, forse addirittura la più antica (e questo titolo se lo contende con la compagine del capoluogo), dal momento che già all’inizio degli anni ‘20 del Novecento c’era in campo la Rosburghese. Ebbene, tutti questi anni trascorsi hanno permesso ai giovanissimi di dilettarsi con la sfera di cuoio e girare un po’ i rettangoli di gioco della

Pietro Felicioni zona e dell’intera regione. Anche in questo numero riportiamo due tesserini, appartenenti all’archivio privato di Pace Celommi e messi a disposizione dal presidente dell’A. S. Roseto Calcio Camillo Cerasi. Sono di Gabriele Di Gregorio, classe 1946, e di Pietro Felicioni, anche egli classe 1945. Tutti e due i cartellini portano la firma dell’allora presidente della Figc (Federazione Italiana Gioco Calcio), vale a dire Giuseppe Pasquali, in carica dal 1961 al 1967.


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Da Hair & Nail un prodotto rivoluzionario

con Vitagel

le unghie tornano a vivere I l modernissimo concept store Hair & Nail ancora una volta dimostra tutta la sua attenzione nei confronti delle tecniche di avanguardia che migliorano, dal punto di vista della salute, l’uso di prodotti di onicotecnica. È infatti da poco disponibile per la clientela il rivoluzionario prodotto VitaGel, grazie al quale è possibile ridonare all’unghia il giusto apporto vitaminico di cui necessita. Dietro ogni unghia smaltata c’è un po’ di apprensione. Ogni donna ha sentito o letto qualcosa a proposito delle problematiche legate all’utilizzo degli smalti, partendo dalla pericolosità di alcuni dei

VitaGel Strenght e VitaGel Recovery

VitaGel ridona vitamine alle unghie

componenti come Formaldeide, Toluene e DBD fino alla salute stessa dell’unghia. Gelish per primo risolve queste preoccupazioni attraverso due prodotti assolutamente rivoluzionari, VitaGel™ Strenght VitaGel™ Recovery. Strenght è un il primo formulato al mondo per la cura delle unghie naturali arricchito con Vitamine A, E e B5. Questa sua caratteristica unica gli permette di agire sull’unghia fornendole le componenti necessarie per proteggerla e rinforzarla: la Vitamina A cura e ripara l’unghia, la B5 la idrata, guarisce e rigenera, la E è un potente an-

tiossidante che la rende più elastica evitandone la rottura. Recovery sfrutta le stesse proprietà di Strenght ma ne aumenta la concentrazione rivelandosi il prodotto ideale per le unghie fragili, deboli e danneggiate. Una volta applicato contrasta efficacemente gli effetti dello stress e collabora ad aumentare la flessibilità dell’unghia. Le sue potenzialità si rivelano al meglio quando Recovery è usato come base per trattamenti successivi. Il risultato è univoco: dopo l’applicazione le unghie sono più belle, più sane e più forti, mentre la durata della manicure risulta allungata di intere settimane. Grazie a Strenght e Recovery, Gelish cancella tutte le preoccupazioni e trasforma la cura delle unghie in un rituale di forza e salute.

Lo staff di Hair e Nail sarà lieto di illustrare nel dettaglio alla clientela il nuovissimo VitaGel e sarà possibile ritirare la brochure illustrativa.

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(tra Curiosit

Venerdì 15 novembre terzo appuntamento per “La Cultura in cammino”. Tema: dipendenza dal gioco (la ludopatia) Il terzo appuntamento dell’edizione autunnale (la XIV) de “La Cultura in cammino” ha sempre come tema la “dipendenza”, ma questa volta in risalto c’è una problematica che sembra essere non così grave, all’apparenza, e che invece sta colpendo sempre di più i giovani. Parliamo della dipendenza dal gioco d’azzardo, che in termini tecnici è conosciuto come “ludopatia”. Aumentano a vista d’occhio i ragazzi che spendono soldi giocando su Internet e alle slot machine dislocate su tutto il territorio. L’approccio a tali infernali tentazioni dovrebbe essere proibito ai minori di 18 anni, ma non sempre è così.

Al di là di ciò, questa vera e propria malattia, quando degenera con un abuso ossessivo, è in grado di rovinare giovani e adulti, che non riescono a smettere. Ecco perché la “Cultura in cammino” nel suo terzo appuntamento del 15 novembre prossimo ha voluto dedicare un incontro su questo tema, esattamente “La dipendenza dal gioco (ludopatia)”. Interverrà il dott. Fabrizio Mascitti, psicoterapeuta del servizio “Game over” del Ceis di Pescara. Inoltre, ci saranno i volontari dell’Associazione “Amici del Progetto Uomo” di Roseto. Il convegno, aperto a tutti, si terrà alle ore 18:00 al Centro Piamarta del S. Cuore.

I giovani del direttivo dell’associazione culturale Cerchi Concentrici Promotor hanno deliberato le prossime iniziative L’associazione culturale della Cerchi Concentrici Promotor continua a programmare le future iniziative da portare avanti per il prossimo 2014. Per farlo i giovani del direttivo si sono riuniti, hanno iniziato a elaborare delle idee per potersi così organizzare in tempo e far sì che le proposte si trasformino in realtà. Quando ci riuniamo è sempre un piacere per noi - spiega il vice presidente Martina Bidetta - perché sappiamo che spesso riusciamo a trasformare concretamente quelle iniziative che ci proponiamo di portare avanti. Ci conosciamo da tempo e tra noi c’è il giusto clima per lavorare, unitamente agli insegnanti del direttivo che sono al nostro fianco. I prossimi appuntamenti saranno legati a “La Cultura in cammino” edizione invernale, che prenderà il via a fine gennaio e si occuperà di stampa locale. Ma in cantiere dovrebbe esserci anche una bella iniziativa dedicata ai giovani. Ne parleremo a tempo debito. Nella foto: in primo piano Angelo Marcone, poi le ragazze da sin. Donatella Cantoro, Serena Paesani, Ilaria Di Cristoforo (seminascosta), Talisa Feliciani, Stefania Di Sante, Lorenza Pasquini, Martina

Bidetta; i ragazzi da sin. Matteo Poliandri, Federico Lelj, Matteo Di Nicola, Simone Tarquini ed Ercole Montese.


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Un libro sarà donato a Papa Francesco

L’UNITALSI FESTEGGIA I SUOI 110 ANNI DI ATTIVITÀ. UN CAMMINO DI FEDE, FRATELLANZA E SPERANZA

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iudicato eccezionale il pellegrinaggio nazionale a Lourdes di quest’anno (24-28 settembre) e che ha coinciso con il 110° anno dell’Unitalsi, la grande organizzazione che come recita un fresco slogan da altrettanti anni prende per mano chi ha bisogno. Niente di più vero e lo testimoniano le migliaia di persone desiderose di vivere questa occasione di vita con un fratello e una sorella: i tanti operatori dell’UNITALSI, le sorelle di assistenza e i barellieri che con affetto e premura li accompagnano e li assistono. Il pellegrinaggio nazionale costituisce un momento intenso, ricco di riflessione, dal ricordo indelebile per chi vi partecipa e che poi dirà con orgoglio: “L’Unitalsi è la mia famiglia, la mia gioia, la mia storia!”. Ognuno ha l’occasione di dire questa frase; ognuno seduto accanto all’altro ha potuto pregare insieme, accendere una candela verso quella speranza che porta lo stesso nome che ogni unitalsiano porta nel petto: Charitas.

La carità e l’amore un raggio di sole nel deserto dell’indifferenza della quotidianità. E proprio in questo sabato (9 novembre) l’UNITALSI festeggerà solennemente la sua lunga ultracentenaria attività con un incontro con Papa Francesco cui donerà un libro che racchiude il senso del suo cammino associativo a conclusione del convegno nazionale. Il libro successivamente sarà donato ai soci. Tanti pellegrini rosetani e del circondario ma anche la nostra città riteniamo siano grati quanto orgogliosi del concittadino On. Dante D’Elpidio, noto politico e professionista, persona umile e caritatevole, che dell’Unitalsi è il vice presidente nazionale e del quale ha fatto una missione di vita. Vincenzo Angelico


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AD ATRI I GIOVANI CONCERTISTI PIÙ AFFERMATI D’ITALIA Un’intera stagione di concerti dedicata alle promesse del concertismo internazionale

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l 9 novembre, alle ore 18, parte l’attesa rassegna concertistica che da anni la storica Città di Atri dedica ai giovani concertisti italiani che si sono particolarmente distinti a livello internazionale. L’Associazione Musicale “Cesare Tudino” ospiterà nell’ottocentesco Teatro Comunale di Atri, come primo appuntamento della stagione, il Falasca Quintet, di cui il pianista, fisarmonicista e compositore rosetano Daniele Falasca è protagonista. Della sua formazione faranno parte Fabrizio Mandolini (sax), A. Zarrinchang (contrabbasso), P. Fidanza (chitarra) e G. Di Sabatino (batteria). Daniele Falasca si è diplomato in Fisarmonica e Composizione con il massimo dei voti ed in pianoforte con lode al Conservatorio “A. Casella” di L’Aquila sotto la guida del M° Vincenzo Di Sabatino. Ha frequentato corsi di alto perfezionamento in pianoforte con Bruno Canino e Aldo

Ciccolini. Ha vinto numerosi concorsi nazionali e internazionali. Ha collaborato con le migliori band del centro Italia e con diversi artisti come: Aida Cooper, Rossana Casale, Max Gazzè, Fabrizio Bosso, Marco Tamburini, Tullio De Piscopo, Luca Bulgarelli, Luca Colombo, Fabio Zeppetella, Amin Zarrinchang, Gabriele Pesaresi, Fabrizio Mandolini, Glauco di Sabatino. I suoi cd: Più di mille parole, Ricomincio da qui, AnimaLibera e La voce dentro me. Insegna pianoforte principale nella Scuola di Musica “MUSICAHDEMIA” di cui è anche direttore. Fabrizio Bosso ha detto di lui: “Dopo anni che collaboro con grandi fisarmonicisti, come Antonello Salis e Luciano Biondini, scopro con piacere un altro grande talento capace di regalare forti emozioni con questo strumento. Daniele Falasca in questo lavoro riesce a dare prova di una tecnica impeccabile, in grado quasi di far parlare la fisarmonica”. Il programma del suo concerto atriano prevede musiche di sua composizione. La rassegna proseguirà il 16 novembre con celebre Trio di Salerno: Giacomo Mirra (violino), Antonio Amato (violoncello) e Vincenzo Zoppi (pianoforte), vincitore di prestigiosi premi nazionali (I premio assoluto al V Concorso Musicale Internazionale di Francavilla Fontana (BR); I premio assoluto al XVII “Concorso Nazionale Napolinova”; I premio al XVIII Concorso di Esecuzione Musicale “Rotary Club Teramo est”; I premio al IV Concorso Musicale “Città di Firenze”. Il 30 novembre chiuderà la stagione la pianista pescarese Tiziana Columbro, alla cui formazione artistica hanno contributo musicisti di chiara fama, come Gianluca Luisi, Pietro De Maria, Andrea Lucchesini, Fanny Solter, Elzbieta Tarnawska e Vlad Dimulescu. La Columbro proporrà al pubblico un difficilissimo programma dedicato a Debussy (Estampes), a Listz (Ballata in si minore n. 2) e a Schumann (Carnaval op. 9). L’ingresso ai concerti è gratuito.


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Droghe e stupefacenti, problemi che attanagliano sempre più il mondo giovanile. Se ne è parlato alla Cultura in cammino Red. Cerchi Concentrici Promotor

Grazie a questo convegno i giovani presenti hanno capito che ci sono Centri d’ascolto disponibili a dare il massimo delle informazioni e il sostegno necessario a chi è entrato nel tunnel della droga di Serena Paesani

Da sin. Doretta Celommi, Maria D’Annibale e Alessandro Di Marco

È

iniziata la nuova stagione de “La Cultura in cammino”, giunta alla XIV edizione. Il filo conduttore di questi appuntamenti autunnali sarà quello delle “dipendenze” dalle droghe, dall’alcool (vedere la rubrica “Curiosizie” di questo numero) e dal gioco. Il 25 ottobre si è svolto il primo incontro, grazie al quale i tantissimi ragazzi presenti, ma anche il pubblico più maturo, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con la dott.ssa Maria D’Annibale, direttrice della comunità di accoglienza del CEIS di Pescara. Vista la sua grande esperienza nell’aiutare persone con problemi di tossicodipendenza, la relatrice ha esposto in modo comprensibile ed efficace innanzitutto il vero significato di dipendenza, con le sue mille sfaccettature; poi si è soffermata sull’utilità di chiedere aiuto, da parte di chi entra in questo buco nero, alle organizzazioni territoriali preposte all’ascolto. Grazie a questo convegno i giovani presenti hanno capito che

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STEFANIA DI SANTE

la dipendenza attraversa varie fasi. Si comincia con il porsi delle domande esistenziali, alle quali non si riesce spesso a dare una risposta da soli, fino a giungere a situazioni molto problematiche. A questo punto, invece di cercare consiglio a persone vicine, molti preferiscono dimenticare il malessere provocato dalle domande stesse, lanciandosi in avventure senza ritorno. In questo modo si nascondono dietro la maschera delle sostanze stupefacenti, entrando nel tunnel della dipendenza, nonostante conoscano ciò a cui vanno incontro e le difficoltà che esistono per uscire da questo incubo. Una domanda che ha disorientato il pubblico è stata: “Cosa sono per voi la felicità e la sofferenza?”: il silenzio che è seguito all’interrogativo probabilmente ha sottolineato la presa di coscienza da parte dei giovani, i quali hanno ascoltato con molta attenzione, catturati dalle parole della direttrice. Chi non era a conoscenza di tutte le varie problematiche che si nascondono dietro le droghe, è rimasto colpito anche dalle esperienze del Centro di accoglienza di Roseto, attraverso le parole della prof.ssa Doretta Celommi e dell’educatore Alessandro Di Marco, i quali cercano di aiutare i ragazzi a rispondere alle domande più insistenti provenienti dal mondo giovanile. Il Centro d’ascolto “Progetto Uomo”, che si trova a Roseto in via Silvio Pellico, 22 (vicino il Liceo “Saffo”) è a disposizione di chi vorrà avere delucidazioni di ogni genere, sia esso tossicodipendente, genitore o amico di chi ha simili problematiche. Complimenti, quindi, a Maria d’Annibale, al suo lavoro e alle tante informazioni fornite ai ragazzi presenti.


RACCONTO DEL PASSATO 41

Pasquale l’ardito furbetto di Tiesse

Con il termine “ardito” si indicava ciascuno dei soldati scelti e organicamente raggruppati in reparti d’assalto, destinati alle operazioni più rischiose durante le due guerre mondiali. Ma non sempre le cose andarono così e quella volta il “bisognino” fu di ben altra entità

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al racconto del mio amico Pasquale che era in Fanteria. «Mamma mia quanta fame c’era in quel periodo della guerra! Vicino alla nostra caserma c’era un reparto di giovani messi molto meglio di noi. Erano spavaldi, sicuri e facevano colpo sulle ragazze della città anche per la loro tenuta militare. Seppi che erano ARDITI, che dormivano nei lettini, mangiavano bene, seduti a tavola e con cibo sufficiente. Non ho tardato a fare domanda e dopo una decina di giorni mi hanno trasferito al nuovo reparto. Ero anch’io un “Ardito d’Italia”, pasti abbondanti, poco lavoro, vita bella. Poi fummo tutti trasferiti in Albania sul fronte greco. Si sentivano le cannonate dappertutto, ma noi eravamo bene al riparo. Un giorno il capitano ci riunisce e fa una scelta: venti arditi per una missione. Spiegò che c’era una postazione greca con alcune mitragliatrici che davano fastidio alla nostra base. Bisognava farla fuori e dovevamo essere pronti per quella notte. Quel giorno ci fu un tempaccio, freddo cane e tanta pioggia, eravamo con uno zaino pieno di bombe a mano. Il capitano avanti e noi dietro. Dopo aver camminato tanto, bagnati e con tanta paura in corpo, ci fermammo nel mezzo di un acquitrino, eravamo nascosti tra le canne e i cespugli. Il capitano ci spiegò la missione, ci indicò e diede il “via” di attacco verso la postazione nemica. Nello scatto io scivolai, mi impantanai e rimasi un po’ indietro e al resto... pensò la fifa che avevo addosso! A quel punto mi ac-

quattai nel fango tra i cespi, nessuno nel buio poteva vedermi. Poco dopo successe il finimondo! Esplosioni, urla nella notte, rialzai la testa quando ritornò il silenzio. Tremavo più per la paura che per il freddo! Poi li sentii che ritornavano indietro e mi passavano vicino, allora mi accodai agli ultimi ed era già l’alba quando rientrammo nell’accampamento. Il peso della sacca mi ricordò però il mio carico di morte, mi avvicinai ad un fossato col pretesto di “farla” e lì scaricai le bombe a mano, ricoprendole con un po’ di terra. Il giorno dopo il comandante ci elogiò tutti: “Ottimo colpo ragazzi! Operazione compiuta e tutti rientrati”». Oggi, l’amico, mostrandomi la targa di “Arditi” a lui intestata commenta: “Pasquale, non è mica un fesso!”.


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La Scuola Media di Morro d’Oro lancia un nuovo progetto una classe virtuale dove i ragazzi interagiscono tra loro e con gli insegnanti Red. Cerchi Concentrici Promotor

Si chiama “Edmodo” ed è una piattaforma sul Web in cui gli studenti si ritrovano nel pomeriggio per gli approfondimenti e per scambiarsi varie informazioni. Un modo nuovo per fare scuola in un ambiente molto protetto

di ilaria di cristoforo

È

stato lanciato un nuovo progetto presso la Scuola Media di Morro D’Oro, con lo scopo di creare una classe virtuale: si chiama “Edmodo”, ed è un social network didattico, simile a Facebook, ideato per le scuole, con lo scopo di avvicinare gli insegnanti agli alunni negli approfondimenti pomeridiani e far interagire con la massima sicurezza i ragazzi tra loro. Per saperne di più, abbiamo parlato con la professoressa di Inglese Genny Santomo. Com’è nata questa iniziativa? È nata grazie ad un corpo docenti molto affiatato e operativo, ma soprattutto grazie all’interessamento della responsabile del nostro plesso, prof.ssa Emanuela Cappucci. L’obiettivo era quello di creare una piattaforma di microblogging nella quale alunni e docenti avessero potuto scambiarsi informazioni di ogni genere, lezioni e materiale didattico, ognuno dalla propria abitazione, in modo da avere una “classe aperta” anche dopo la scuola. L’iniziativa ha riguardato solo le terze, che da noi sono due, ma convivono in una unica realtà virtuale. Qual è l’ambiente di lavoro? Innanzitutto va detto che quello creato sul Web è un ambiente

La prof.ssa Santoro con le nostre intervistatrici

&

Talisa Feliciani

protetto, in quanto possono entrare solo docenti e alunni della scuola che hanno propri account e password. Tutta la piattaforma, le istruzioni e le funzioni sono in lingua inglese, favorendo così il metodo “Learning by doing”, ossia imparare facendo. Gli alunni possono usufruire di questa classe virtuale in tutti i momenti, la mattina e il pomeriggio. È un progetto multimediale, in quanto possono essere pubblicate come risorse sia testi scritti sia video. Quali sono i vantaggi di “Edmodo”? I vantaggi sono molteplici: c’è una comunicazione costante tra docenti e alunni, si può usufruire del materiale, dei documenti, dei link, dei lavori in Power Point creati dai docenti, ma anche dagli studenti stessi, per chiarire eventuali dubbi o per approfondire determinati argomenti. L’iniziativa è veramente da incoraggiare; pertanto facciamo un grande “in bocca al lupo” per la buona riuscita di questo progetto, affinché anche le altre scuole possono utilizzare questo metodo di apprendimento multimediale.

La scuola media di Morro D’oro


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CSI TERAMO, BASKET GIOCATO...

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a nascita del settore pallacanestro del Comitato Provinciale del CSI Teramo risale all’anno 2007 quando l’allora Direttore Tecnico Provinciale, l’attuale presidente Angelo De Marcellis e, all’epoca responsabile di Commissione Federico Agostinelli, lanciarono la proposta sportiva ed aggregativa agli appassionati del territorio aprutino. Le sei squadre al via, numero minimo per l’attivazione di una fase locale di un Campionato CSI, erano già un risultato eclatante vista la novità, senza precedenti recenti in provincia, a cui venivano chiamati gli sportivi della palla a spicchi. Da allora ben sei edizioni sono andate brillantemente in archivio con una costante crescita tecnica e quantitativa dei partecipanti alla quale è corrisposto un difficoltoso ma progressivo sviluppo del settore arbitrale. Al brillante lavoro pionieristico, svolto da Federico Agostinelli ha fatto seguito la gestione organizzativa di Fabio Adducci e quella attuale del Prof. Antonio Cancellieri. Volto noto della pallacanestro nostrana, esponente di una famiglia particolarmente in simbiosi con la disciplina in questione. Oggi il Campionato di Pallacanestro del CSI, nella sua settima riproposizione, conta un organico di ben 14 compagini provenienti da comuni più disparati della Provincia con concentrazioni percentualmente significative nel capoluogo teramano e nella cittadina rivierasca dalla nota vocazione cestistica, Roseto degli Abruzzi (per quest’anno sono quattro le formazioni rosetane: Eidos Roseto - Omnia Turismo Roseto - Crabs Roseto 2013 - Roseto Eventi). La formula di gioco, condivisa nella riunione preliminare con le

Eidos

Crabs Roseto

società iscritte, prevede la disputa di una prima fase in due gironi presumibilmente equi formati tenendo conto delle posizioni in classifica della scorsa stagione, e di una seconda fase dove le società si incontreranno in base al posizionamento in classifica. Una sezione sarà quindi valevole l’aggiudicazione del titolo e per l’accesso alla fase regionale mentre un’altra sarà dedicata ad un torneo tra pari classificati in posizioni medio basse. Il Campionato provinciale prevede quindi fasi locali, regionali, interregionali e nazionali, ultimo step questo al quale si è qualificata, tra le teramane, solo la società Campli La Vecchia, aggiudicandosi il Premio Nazionale Fair Play. Negli ultimi anni il cammino delle abruzzesi teramane Bellante Basket, Fantasticc e Teramo a Spicchi, infatti, si è arenato alle Finali interregionali dove le squadre umbro-toscane hanno detto sempre l’ultima parola. Che non sia questo l’anno buono per buttare il cuore oltre l’ostacolo? Constatato l’accrescersi del livello tecnico, il Comitato vuole preservare le società che conservano come loro spiccata peculiarità l’aspetto aggregativo e socializzante. A questo proposito, per il primo anno, ha indetto un Campionato CSI di A2, per il quale sono ancora aperte le iscrizioni, che ha condizioni e situazioni organizzative agevolate, tese al pieno coinvolgimento di tutti i veri appassionati di basket, anche se non in possesso di mezzi tecnici, economici e gestionali rilevanti. Una storia quindi tutta da scrivere, dove i protagonisti sono i cittadini che amano lo sport e lo vivono con l’entusiasmo, il sentimento autentico e la gioia di sempre.

Omnia Turismo Roseto

Asd Roseto Eventi


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s k r a h eto S

Ros

ti Maggit di Luca

foto: Mimmo Cusano

ROSETO CAPOLISTA Squali in testa insieme a Chieti, Omegna e Ravenna. Prossima gara in casa contro Nord Barese, domenica 17 novembre.

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l Roseto comanda la classifica del campionato di DNA Silver dopo 6 giornate, a quota 8 punti, insieme a Chieti, Omegna e Ravenna. Il terzo campionato italiano, nonostante l’inserimento degli stranieri, si sta rivelando quello di sempre: avvincente, equilibrato, difficile da pronosticare. In tutto questo, bello trovare in testa la matricola rosetana insieme ai cugini del Chieti, altra sorpresissima del campionato, soprattutto in virtù degli infortuni che ne hanno assottigliato l’organico.

Alex Legion

La squadra rosetana di coach Phil Melillo ha costruito il primato fidando sul solido fattore campo (3 vittorie in 3 uscite contro Omegna, Mantova e Casalpusterlengo) e andando a vincere a Bari. Due le sconfitte, in trasferta, a Lucca e Ravenna. Una squadra che finora ha dato spettacolo in casa, dove i tre esterni (il passaportato Stanic e gli stranieri Sowell e Legion) e il centro (l’italiano Bisconti) hanno fatto valere talento e qualità, per la gioia di un pubblico che si è attestato sulle 2.500 presenze. Il fosforo in regia di Stanic, la

poliedrica capacità di Sowell di essere utile in tanti modi, la straripante fisicità di Legion (esterno capace di viaggiare a 12 rimbalzi di media), la solidità e la pericolosità offensiva di Bisconti sono stati i quattro pilastri sui quali gli Sharks hanno costruito il primato. La squadra può poi contare sulla determinazione del rosetano Marini, sulle triple di Genovese, sulla produttività di Leo (rallentato da un lungo infortunio in fase di preparazione) e sui minuti di gregariato di Pomenti, Gloria e Faragalli. Dieci giocatori in grado

Tifosi in Curva Nord

Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere


Roseto S

har45ks

Kevin Sowell finora di esprimere un basket godibile e di primeggiare, nonostante il progetto iniziale di squadra manchi ancora – almeno teoricamente – di un’ala grande da quintetto. Non si sa se la dirigenza rosetana deciderà di tornare sul mercato per rinforzare l’organico, ma è certo che finora tutti stanno interpretando al meglio la richiesta di coach Melillo di difendere forte, aiutare a rimbalzo e aprire il contropiede ogni volta che si può, anche grazie ai fulminei cambi di passo di Sowell. È senz’al-

Arcangelo Leo

tro presto per fare bilanci, ma dopo le prime 6 gare un plauso va fatto al direttore sportivo Marco Verrigni che, alla sua prima esperienza come responsabile del mercato giocatori e senza esperienza in fatto di stranieri, ha scelto due americani solidi, bravi e divertenti come Kevin Sowell e Alex Legion. Il Roseto giocherà domenica 10 novembre a Reggio Calabria, per poi tornare al PalaMaggetti domenica 17 novembre, quando arriverà il Nord Barese dell’ex Niccolò Petrucci.

Luca Bisconti

Salvatore Genovese

Pierpaolo Marini


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Ricordi del passato

“la raccolta delle olive” A cura del Museo della Cultura Materiale di Montepagano

La raccolta delle olive

Vecchio ulivo secolare

Il frantoio Marini

LU COJE LA LIVE M’avè chiamate a scagn’aiute pe coje la live Peppe lu Sderrenite. A parte lu suprannome, te’ na fije. Grazzijelle, che è nu giujelle. Li capille lunghe e nire, l’ucchie prufunne nde lu mare, li labbre fitte apposte pe bascià; pe nen parlà dell’iddre cose... M’azzive quand’appene ce se vedave, me ‘ngullive la scale e abbijve a coje: ma p’aguardà se menave Grazzijelle, ére chiù li frunne che cujave che li zocche de la live. Vinne a purtà la culazzione e se stò a coje pure esse. Quande calave a svuddì la ceste, arcalave pure je, e siccome purtave la gonne cercave de farl’arsaje pe prime; e intante faciave finte d’artaccarme na scarpe. Che spettacule ére quand’ arsajave a ‘mmonde pe la scale! Che vulije coje la live, sant’Anne ! A nu certe punte lu patre me fice: - Ma uje, te s’ascioje simbre, ssi scarpe? - Mbe’... è li licce nuve, allìsceche! - j’aspunnive. La sere, finite a ‘rcapà li frunne, decedémme d’abbruschì ddu castagne. Peppe jò a cacccià a beve, la moje mastrijave lò lu fuche

e je e Grazzijelle ce mettèmme a castrà li castagne. (S’à da castrà, sennò spare!) Tra na castagne e n’andre allungave lu péte, ma lla criste me do’ na zampate lò lu spizzelle che me fice celà lu fiate: pecché la mamme, mentre azzuffiave lu fuche, aguardave sott’a lu tavuline. (Che sci’ ‘ccise!) C’alluchémme attorne a lu fuculare: la mamme vruscinave li castagne, lu patre bevave e je tuccave. Li castegne ére bune, ma je tenave robba chiù sapurite vicine e cercave d’apprufittì: ugne tante faciave cascà na castagne e mentre l’arcujave attendave la gammette. Quande li castagne finò, me dive na stirite e je pusiva la mana mancine sobbr’a na piccine. La fije se jetticò, la mamme s’azzò e lu patre me disse: - Lu fije mì, nn’è mije che ce ne jéme a ‘rpusì? E dumane fa menì pàtrete a coje la live, sennò huanne nge sciambéme manche pe Natale ! Bruno Di Pasquale


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di AMEDEA CAPRANI

Comunicare efficacemente con i bambini l’ascolto attivo

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omunicare vuol dire mettere in comune, condividere, scambiare informazioni. Tale scambio riguarda due tipi di informazioni che vengono trasmesse attraverso due mezzi differenti, quello verbale, soggetto alla volontà e al controllo dell’individuo e quello non verbale, di pertinenza del corpo e molto meno cosciente. Una comunicazione può essere definita efficace quando i due interlocutori si scambiano informazioni chiare e ben decodificate, senza essere soggetti a giudizio reciproco, critiche o censure. La comunicazione efficace può essere applicata in diversi campi, tra cui la scuola, dove viene utilizzata allo scopo di migliorare gli scambi comunicativi tra insegnanti e bambini. È importante sottolineare che i bambini, per crescere bene, hanno bisogno di esperire situazioni comunicative che siano per loro fonte di stimoli, soddisfacenti e soprattutto prive di ambiguità. Sin dai primi anni di scuola il bambino entra in relazione con i suoi pari e con gli adulti di riferimento, con i quali trascorre buona parte del suo tempo e con cui comunica quotidianamente. Sappiamo bene che la comunicazione è una condizione essenziale per gli esseri viventi. Secondo Paul Watzlawick, maestro in questo ambito, è impossibile non comunicare. Questo significa che ogni atto umano ha in sé valenza comunicativa e che il bisogno di comunicare è connaturato al nostro essere. La scuola deve dunque dare ai bambini la possibilità di vivere scambi comunicativi appropriati alla loro fase di sviluppo, stimolandone la curiosità in senso conoscitivo e lo sviluppo delle capacità relazionali. In ambito scolastico, il ruolo più importante a livello comunicativo è ovviamente quello dell’insegnante, che ha il compito di trasmettere ai bambini non solo informazioni ma anche regole che poi vengono riportate da loro all’esterno e utilizzate nei vari ambiti di vita. Sin dall’inizio della scuola i bambini dovrebbero imparare a comunicare in modo efficace con l’altro, così da disporre degli strumenti più

adeguati per affrontare e risolvere in maniera corretta le difficoltà che incontrano e incontreranno lungo il loro percorso di crescita. Ai fini di una comunicazione efficace con i bambini, una condizione necessaria è quella di utilizzare un ascolto attivo nei loro confronti, che consiste nel limitarsi a recepire il messaggio del bambino, senza inviare messaggi propri, meditando su di esso. In sostanza, si tratta di predisporsi all’ascolto, allo scopo di comprendere al meglio ciò che il bambino sta comunicando, poiché in assenza di interventi e di espressioni di giudizio da parte dell’adulto egli potrà sentirsi considerato e libero di esprimere se stesso. L’ascolto è un prerequisito essenziale per poter acquisire informazioni conoscitive ed emettere messaggi appropriati alle situazioni ed è dunque importante utilizzarlo e favorirlo nei diversi contesti di vita del bambino, non solo a scuola. Solo quando il piccolo avrà finito di comunicare sarà opportuno e indispensabile che l’adulto faccia una restituzione su ciò che ha capito e incoraggi l’instaurarsi di un colloquio costruttivo con il bambino che sia per lui e per gli altri occasione di riflessione. L’ascolto empatico e partecipato che l’adulto presta al bambino consente di stabilire con questo una relazione “paritaria”, in cui entrambi si trovano allo stesso livello, in quanto ciò che si vuole insegnare è il saper ascoltare, proprio attraverso la creazione di uno spazio di silenzio rispettoso e attento in cui il bambino viene accolto e sostenuto per quello che è, e incoraggiato ad esserlo. Questo approccio favorisce la costruzione di solidi e significativi legami, che sappiamo essere fondamentali per un adeguato sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino. L’ascolto attivo permette dunque di accrescerne l’autostima, rendendolo più autonomo e ne promuove lo spirito di iniziativa e l’apertura verso l’altro. Un bambino che nel suo percorso di crescita ha potuto fare esperienza di cosa significhi essere veramente ascoltati, del senso di riconoscimento e gratificazione che ne deriva, sarà un adulto più capace di comunicare e di ascoltare a sua volta le nuove generazioni, ponendo le basi per il loro benessere e promuovendone una crescita più sana. Amedea Caprani (psicologa) amedea.caprani@virgilio.it


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TEAM BUILDING un nuovo modo di fare FORMAZIONE aziendale

di LUISA DEL NIBLETTO

Fare esperienza di gruppo in un contesto non lavorativo

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l Team Building (costruzione di un gruppo), nato principalmente in America e usato soprattutto all’inizio con i bambini, oggi rappresenta un insieme di attività che vengono usate per la formazione aziendale delle risorse umane. In particolare lo scopo principale delle attività che rientrano nel Team Building è creare un’esperienza condivisa che contribuisce a creare rapporti costruttivi e proficui tra colleghi. I partecipanti alle attività di Team Building sono coinvolti in ambienti e situazioni diverse da quelle quotidiane trovandosi spesso davanti ad una serie di attività che portano ad agire fuori dagli abituali schemi mentali e comportamentali. Le attività di Team Building permettono al team, appunto, di far risaltare i punti di forza individuali, ma anche le risorse del gruppo in un contesto privo di condizionamenti e pressioni. Attraverso l’esperienza di gruppo si lavora insieme per raggiungere obiettivi e si condividono lo spazio, il tempo, le emozioni per il bisogno di socializzare. Si possono realizzare diverse attività di Team Building: per esempio si può trattare di una formazione outdoor, dove si costruiscono programmi formativi specifici per ciascuna realtà ed esigenza aziendale, nell’ottica di un’esperienza in cui si esaltino lo spirito di squadra, il rispetto delle regole, la gestione del tempo, la tenacia, lo sviluppo di capacità e risorse individuali, ciò al fine di allenare e formare il gruppo e l‘individuo per la gestione di situazioni complesse. Esempi di attività di Team Building outdoor possono essere: escursioni in montagna in cui mettere in atto le capacità di orientamento del gruppo; percorsi acrobatici di squadra; la risalita di un fiume; in generale attività in cui bisogna superare in squadra degli ostacoli naturali in contesti naturalistici. Ci possono essere inoltre attività di Team Building nel sociale, ad esempio per la realizzazione di un evento sociale di ampio valore etico e morale, che nasce da un’azienda e si rivolge al non profit finalizzate a favorire la comunicazione tra

i dipendenti, ma anche la collaborazione e la cooperazione, in vista di un obiettivo esterno a quello aziendale, ma dal forte potere aggregante. L’attività formativa esperienziale outdoor permette di far vivere direttamente specifiche dinamiche di gruppo che, nella formazione in aula (indoor), che utilizza giochi psicologici e discussioni, spesso non emergono in maniera così evidente e coinvolgente. Le attività di Team Building mirano in generale a sviluppare un buon clima organizzativo, favorendo la comunicazione tra i dipendenti attraverso la collaborazione e la cooperazione. Molte aziende abruzzesi all’avanguardia si sono avvicinate a questo nuovo metodo formativo con la finalità di aumentare la collaborazione e i legami, l’empatia e l’ascolto tra i dipendenti, di stimolare la creatività dei partecipanti, oltre che per aumentare il senso di appartenenza all’organizzazione. L’esperienza condivisa, infatti, aiuta nella creazione di relazioni costruttive e proficue tra colleghi. Un’esperienza fuori dall’ambito lavorativo, con ruoli diversi da quelli assunti quotidianamente e con obiettivi comuni, favorisce il lavoro di squadra e l’unione tra i membri del gruppo.

Dott.ssa Luisa Del Nibletto Psicologa 3456419446 delniblettoluisa@virgilio.it

Colloqui Psicologici Incontri di Rilassamento individuale o di gruppo (Training Autogeno e/o Rilassamento Muscolare Progressivo)

Progettazione di programmi Psico-Sociali (es. Team Building Aziendale)


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TELEVISIONE

addio zuzzurro di BARBARA CINQUE

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aspare e Zuzzurro si sono conosciuti nel 1974 al Refettorio , un locale di cabaret di Milano , una sera Zuzzurro andò a vedere l’esibizione di Gaspare e la stessa sera Zuzzurro conobbe la sorella di Gaspare se ne innamorò e la sposò , così nacque la coppia Zuzzurro e Gaspare amici nel lavoro e nella vita privata. Debuttarono come duo comico nello spettacolo di Rita Pavone e Teddy Reno fino a lavorare con Pippo Baudo, Marco Columbro, poi l’arrivo in televisione con “no-stop” dove il marchio Zuzzurro e Gaspare viene decisamente sigillato, il nome Gaspare fu inventato durantr il provino per il programma , mentre Zuzzurro era il nome scelto dal comico per ricordare il vecchietto del film di Vittorio De Sica “il giudizio universale” il quale quando gli viene detto che sarebbero state chiamate a morire le persone in ordine alfabetico , quel vecchietto risponde:” io sono l’ultimo, mi chiamo Zuzzurro” . Ecco questo è il motivo per il quale Zuzzurro scelse questo nome e

se lo portó dietro per ben trentacinque anni, per tutta la sua carriera televisiva e teatrale . Ora Zuzzurro e Gaspare non ci sono più il duo si è spezzato con la morte del primo, Zuzzurro aveva un cancro ai polmoni e comunque insisteva per debuttare a teatro il 15 ottobre ma i medici gli avevano dato cinque settimane di vita e purtroppo avevano ragione , il 24 ottobre se ne andato, lasciando Gaspare solo. Gaspare pensava di essere preparato alla morte dell’amico, ma non si è mai pronti: “ Credevo di farcela ma non è così , non posso pensare che ora sia in una bara, pensavo di aver metabolizzato la realtà ma non riesco a pensare che ora lui non ci sia più . Per me è un incubo”. Zuzzurro non c’è più e i media lo ricordano con affetto, ma dove era la televisione quando Zuzzurro era in vita e duettava ancora con Gaspare? Bisogna per caso morire per essere ricordati? Ai posteri l’ardua sentenza!

Offset - Digitale - Editoria - Grafica Via Brasile (Zona Ind.le) Roseto degli Abruzzi - Tel. 085.8993113 - Fax 085.8932265 Ufficio Roseto: Via G. Milli, 12 - Roseto degli Abruzzi - Tel. 085.8933307 info@tipolitorosetana.it - ufficioroseto@tipolitorosetana.it - www.tipolitorosetana.it


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I racconti di Edgar Allan Poe di DAVIDE GENTILE

dal dimenticatoio al piccolo schermo

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certamente capitato a tutti di pensare, quando guardiamo la televisione, di trovarsi di fronte ad uno spettacolo raccapricciante: uomini e donne (…) che cercano di trovare la propria anima gemella tra un litigio ed un’ “esterna” davanti alle telecamere, pseudo-cabarettisti che tentano invano di strapparci un sorriso ogni lunedì sera, per non parlare poi delle presentatrici che annunciano con fierezza la gravidanza di questa o quella donna del cinema, come se avesse svelato chissà quale arcano segreto. Eppure c’è da dire che occasionalmente (e ripeto, occasionalmente) vengono proposte tematiche e riferimenti che fanno pensare che forse (e ripeto, forse) la situazione attuale del piccolo schermo non sia poi così disperata. È in queste settimane che va in onda, infatti, una serie americana, genere thriller, che vede protagonisti un agente dell’FBI e un pericoloso serial killer, ex professore universitario, il quale, insieme alla sua setta di adepti, si ispira per i suoi delitti nientedimeno che ai racconti di Edgar Allan Poe. In questa breve serie, che non voglio pubblicizzare facendone il nome, vengono citati diversi macabri dettagli e alcune delle tematiche principali che il maestro dell’horror riportava sui suoi celeberrimi racconti. Già, celeberrimi, perché in un modo o nell’altro tutti noi conosciamo, almeno

per sentito dire, la storia dell’uomo che mura la moglie nel “Gatto nero”, o del principe Prospero e della sua festa in cui incombe “la maschera della Morte Rossa”. Ma troppo spesso, purtroppo, vuoi perché letti a scuola e mai più trattati, o vuoi perché non si predilige il genere, la produzione di Poe viene limitata dal pensiero comune a qualche storiella noir. E dico purtroppo perché se letti in età adulta gli stessi racconti ci sembreranno totalmente diversi, o meglio, riusciremo a cogliere quegli aspetti che prima neanche notavamo. Si provi allora a conoscere meglio uno dei più grandi geni che la letteratura americana e internazionale abbia mai vantato, a leggere i suoi racconti ora, e sfido chiunque a non provare sulla propria pelle la perversione dell’uomo che iniziava ad odiare il suo gatto, a non sentirsi totalmente smarriti e spaventati dal mistero dell’ “Uomo della folla”, affascinati e catturati dalla poetica morte di “Ligeia”, o totalmente presi dall’analitica e ragionata, ma allo stesso tempo visionaria risoluzione dei “Delitti della Rue Morgue”. Cogliamo, quindi, il riferimento televisivo di cui si parlava prima e intendiamolo come una sorta di occasione per rispolverare, a detta di chiunque li abbia letti, dei capolavori indimenticabili in cui il delitto si fonde con il macabro, l’amore con la morte, il mistero con la follia, l’inconscio con la perversione, in un turbine di rivelazioni ed emozioni tutte da (ri)scoprire.


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musica

PIÙ MUSICA LIVE buone nuove per la musica in Italia

di GIULIA MARINI

La musica dal vivo è fondamentale per la vita di una città. Troppi locali hanno chiuso negli ultimi anni a Milano, la città dove vivo, metropoli caratterizzata da una creatività diffusa. Creatività che si trasforma in lavoro, per chi la fa, chi la comunica, chi la ospita…”. Stefano Boeri, ex assessore alla cultura di Milano, è - ormai da mesi - in prima linea nell’impegno socioculturale “Più Musica Live”, il progetto che si prefissa di dare all’Italia una nuova legge sulla musica dal vivo. L’architetto Boeri, uno che di eventi musicali ha le tasche piene (non per niente presiede il consiglio d’Amministrazione de “La Notte della Taranta” il festival di musica popolare salentino), lo scorso Giugno ha dichiaratamente chiesto – con una lettera aperta sul Corriere della Sera diretta al Ministro della Cultura Bray - una nuova legge che snellisca le procedure relative alle esibizioni dal vivo. A settembre 2013 il primo traguardo della campagna “Più Musica Live”. È stato infatti approvato il Decreto Valore Cultura presentato proprio dal ministro Bray – il quale ha sin da subito dato seguito alla richiesta del dott.

Boeri. Il decreto comprende una norma che istituisce una più semplice e fruibile autocertificazione per l’organizzazione di esibizioni live che non coinvolgano entro le ore 24:00 un numero di spettatori superiore alle duecento persone. L’autocertificazione va quindi a sbrogliare quel lungo nodo di licenze e autorizzazioni, che erano in passato necessarie per dare vita ad un qualsiasi tipo di evento che prevedesse la “somministrazione” di musica dal vivo al pubblico. La vittoria – precisa lo stesso Boeri nella pagina web relativa al progetto – è stata frutto di tanti fattori: il supporto dei 47mila firmatari della petizione lanciata su www. change.org, i media che hanno attivamente partecipato all’impegno e tutti i senatori e deputati che hanno contribuito al risultato in sede di votazione. Una battaglia è decisamente stata vinta, la guerra però è ancora tutta da combattere. Nei prossimi mesi sono in calendario una serie di appuntamenti - primo tra tutti l’incontro al Medimex di Bari del prossimo 7 Dicembre - in cui la carne da mettere al fuoco sarà sufficiente a saziare qualsivoglia partecipante. I prossimi obbiettivi in termini di regolazione riguardano - infatti - lavoro e diritti dell’autore, creatività ed imprese musicali, depenalizzazione per il disturbo della quiete pubblica per i grandi eventi, aumento ragionevole dei decibel ecc… Più Musica Live sta mettendo in atto una vera rivoluzione, diventando un reale spunto di riflessione per l’intero sistema politico italiano. Un sistema del fare - si spera - non del “dire”.


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Quale può essere l’etica di un font? di GIORGIA PASQUINI

Giambattista Bodoni ha realizzato centinaia di caratteri, disegnati tra il 1765 e il 1813. Notevole è il contributo e il valore che ha dato alla nostra Italia agli occhi degli altri Paesi europei.

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ome accade ormai di frequente, l’Italia e gli italiani ignorano la grandiosità delle proprie arti, storia, cultura e ingegno che, purtroppo, rimangono un lontano ricordo delle caratteristiche che ci rendevano ineguagliabili a livello mondiale. Poiché il panorama contemporaneo sembra offrirci pochi motivi per camminare a testa alta negli altri Paesi del mondo e poiché il vanto della nostra cultura può ogni tanto farci dimenticare le tristezze delle odierne condizioni politiche e sociali, voglio parlarvi di uno dei numerosi gioielli italiani nel campo della grafica, operante all’epoca dell’artigianato. Nel 1740 nasce a Saluzzo Giambattista Bodoni, un tipografo disegnatore di fama internazionale. Appena diciottenne si trasferisce a Roma per compiere gli studi all’università La Sapienza e per impiegarsi come torcoliere, disegnatore di lettere e fregi e compositore, presso la “Stamperia poliglotta di Propaganda Fide” che egli definisce la propria Atene, in quanto sua felice scuola. A Roma (non manco di ripetermi e sottolineare la nostra unicità) Giambattista scopre le epigrafi e le incisioni latine, scolpite in tutta la loro proporzione. La ricerca, in questo senso, di una perfezione così ponderata, lo accompagnerà durante tutto il suo operato. In seguito cerca di raggiungere Londra per completare la sua formazione ma dovrà rinunciarvi a causa di una malattia che lo terrà nel paese natio. Su un’ipotetica linea del tempo segneremmo proprio questo momento come il più significativo della sua carriera,

ovvero, l’invito a Parma per formare e dirigere la Stamperia Ducale: questa condizione gli permetterà di scrivere la storia della tipografia moderna italiana. Crea così l’omonimo carattere (o font) più famoso, distinto da un forte contrasto tra i chiari e gli scuri e anche dalle grazie sottilissime. Ricordiamo che i caratteri possono essere di tipo bastone (dritti, lineari e per l’appunto senza grazie) o di tipo graziato (con particolari terminazioni alla fine dei tratti delle lettere, le grazie). C’è da dire che il tipografo gode di una fortuna contemporanea importante tanto che le sue edizioni, già ritenute pezzi d’arte, gli permettono rapporti privilegiati con le corti e con gli ambienti culturali europei: ci arrivano testimonianze di apprezzamento da Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo, Giuseppe Parini, Vincenzo Monti, Beniamino Franklyn. Questo accade perché Giambattista segue il processo delle proprie stampe meticolosamente, tanto da scegliere gli inchiostri veneziani più pregiati, i supporti cartacei fatti a mano (per ogni sua richiesta da Milani di Fabriano), poiché per ogni suo progetto sono studiati un formato e una rilegatura, in pelle o cartone, sempre contraddistinta da un particolare arancio ottenuto da una lavorazione dalle bacche. Dunque, il fatto che la sua fama con i secoli sia solo cresciuta, è sintomo della modernità che il suo operato ancora conserva, poiché rivelatore di valori come: un intramontabile classicismo, l’eleganza che ne deriva e il rigore che, comunque, sempre paga. Di Giambattista Bodoni ci restano centinaia di caratteri, disegnati tra il 1765 e il 1813 e, soprattutto, il contributo e il valore che ha dato alla nostra Italia agli occhi degli altri.


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Concorso Nazionale di Poesia inedita, premio “Montepagano” A dicembre la premiazione dei vincitori dell’iniziativa organizzata dall’associazione culturale Obiettivo Comune

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talia, terra di santi, naviganti e come tutti sappiamo: di poeti. È davvero nel nostro DNA la propensione genetica a questa forma di comunicazione, che si perde nella memoria dei nostri padri nobili della cultura italica. Da Dante a Leopardi, da D’Annunzio ad Alda Merini, sono centinaia i nomi celebri in tutto il mondo, che si potrebbero citare, per aver suscitato con i loro componimenti le emozioni umane più profonde, che solo la poesia può riuscire a regalare. Affianco ai nomi eccellenti della poesia e della letteratura nazionale, ci sono una miriade di “sconosciuti” che spesso riescono ad arrivare ad un punto così alto di sensibilità da stupire perfino gli “addetti ai lavori”. Sono migliaia i giovani e meno giovani italiani che si cimentano con le parole e scrivono le loro poesie, molti di loro partecipano sistematicamente, altri in maniera più sporadica, ai concorsi che vengono dedicati allo scrivere. Ed è in quest’ottica, con l’intento di far conoscere i nuovi poeti della nostra terra, che l’associazione Obiettivo Comune di Roseto, anche quest’anno ha organizzato un Concorso Nazionale di Poesia inedita, premio “Montepagano”. Il concorso giunto alla sua seconda edizione, vedrà la cerimonia di premiazione il giorno dell’immacolata, 8 dicembre alle ore 17.30 presso i saloni della Villa Comunale della città. Mentre i lavori dovranno essere inviati entro e non oltre il 20 novembre a Associazione Obiettivo Comune, via Svizzera 16, Roseto. Oppure per posta elettronica a: organizzazione. obiettivocomune@gmail.com. L’organizzazione precisa che gli autori dovranno indicare oltre ai dati anagrafici, anche l’indirizzo e il recapito telefonico. Oltre alla sezione “adulti” anche quest’anno è prevista la sezione per i più giovani, denominata “virgulti, piccoli poeti crescono”. Per i minorenni è richiesta l’autorizzazione scritta dei genitori. È comunque disponibile sul sito dell’associazione e sulla pagina facebook di Obiettivo Comune, tutte le informazioni necessarie per la partecipazione al concorso, fa sapere il suo Presidente, il Dott. Michele Nuzzo, il quale informa che i vincitori di ciascuna sezione saranno premiati con l’apposizione, su una parete di un edificio di Monte-

pagano, di una stele in ceramica artistica con la trascrizione della poesia vincitrice. Inoltre tutte le poesie che parteciperanno saranno raccolte in un volumetto. Anche in questa seconda edizione dunque si prevede una notevole partecipazione di autori. Saranno coinvolti nel concorso anche ospiti delle Case Circondariali Minorili di tutta Italia. L’evento, precisa Nuzzi, è stato patrocinato gratuitamente dal comune di Roseto. Le poesie vincitrici, della prima edizione 2012, trascritte sulla stele in ceramica, opera dell’artista Marina Sperandii, sono rispettivamente: il componimento “Libero” di Francesca Aceto, studentessa della scuola media “G. D’Annunzio” di Roseto e vincitrice della sezione “Virgulti” e la poesia “Notti” di Alessandra De Simone, prima classificata nella sezione “Adulti”. Sarà di certo anche quest’anno un momento di festa, di cultura e di conoscenza per la città di Roseto e per tutti i giovani poeti e non, che vorranno portare con le loro poesie, che ricordiamo sono a tema libero, un ventata di eternità, che sia in equilibrio tra l’edonismo e la pedagogia come affermava un altro grande della poesia del passato, Orazio. La sacralità della parola dunque, raccontata in versi che emozionano e resistono alle iperbole massacranti del nostro tempo. Questa è la poesia.


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John & Jazz

una rassegna musicale che ha dato lustro a Roseto

Red. Cerchi Concentrici Promotor

Agli appassionati di uno dei generi più suonati al mondo spesso non è parso vero di vedere all’opera, nel bar di via Nazionale, grandi jazzisti di fama nazionale e oltre. La rassegna adesso si è presa una “pausa di riflessione”, ma presto tornerà. Intanto i ricordi vanno a quella volta in cui Irio De Paula suonò con un giovane musicista rosetano e disse...

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di LORENZA PASQUINI

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Maria Scogliamiglio

al 2009 in poi, una delle rasa Roseto da tutta l’Italia se non, addirittura, segne più importanti di musica da altre parti del mondo. L’organizzazione jazz del centro-sud Italia, sicuraha richiesto sacrifici economici, ma finora mente è stata John & Jazz. Muci siamo distinti per la capacità di riuscire a sicisti di grosso calibro e giovani pagare tutti i musicisti, per cui questi ultimi che in questo ultimo lustro hanno raggiunto continuano ad essere tutti disposti a tornauna consolidata notorietà sono passati per il re. Inoltre i nostri sforzi sono stati ripagati bar rosetano di proprietà di John (conosciudalla soddisfazione della buona riuscita deto come Johnny) Fossemò, la cui fama, in John Fossemò, Francesco Di crescenzo gli eventi. e le nostre intervistatrici questo specifico campo musicale, è andata Qual è l’aneddoto che le è rimasto più impresso? ben oltre i confini abruzzesi. Per saperne di Il primo che mi viene in mente accadde cirpiù abbiamo avvicinato l’ideatore e l’orgaca due anni fa, quando Irio De Paula venne nizzatore della rassegna, Francesco Di Crea suonare da noi. Prima del concerto ruppe scenzo, che ci racconta come da una sfida la sua chitarra così chiamammo Gabriele tra amici sia partito un appuntamento molto Porta del Metronomo per chiedere se potesapprezzato dai cultori della buona musica. se prestarcene una. Più entusiasta di noi, Com’è nata l’iniziativa? gli prestò una delle sue chitarre più costose: Era il 2008 e mentre io, Johnny Fossemò e De Paula la smontò per poterla risistemaMassimiliano Coclite discutevamo dei jazzire a modo suo. Nel provarla Gabriele iniziò sti, e quali di loro fossero i migliori, schera stargli dietro con la batteria, ma quando zando uno di noi propose di creare una sentì il figlio, Roberto Porta, piccolo ma brarassegna specifica. Nonostante la battuta, ci vissimo batterista, preferì suonare assieme venne davvero voglia di dare spazio al jazz a lui: il più contento fu proprio il padre. anche a Roseto e non perdemmo tempo ad Insieme ai suoi amici, vorreste diffondere organizzare il primo di una lunga serie di apmaggiormente la cultura del jazz. Perché L’ex sindaco Di Bonaventura e Irio De Paula puntamenti. credete che sia una buona idea? Quante serate avete organizzato e quanto Prima di tutto, attraverso le manifestazioni successo hanno riscosso? in generale, c’è la possibilità di stare insieme agli amici, poi in Contando anche le due serate presso la Villa comunale, abbia- questo caso hai anche l’occasione di ascoltare musica di quamo realizzato ben 40 eventi. Alla Villa hanno partecipato 600 lità. Inoltre i festival di questo genere, se fatti con continuità, persone per la prima serata e 400 per la seconda. Gli appun- possono garantire un’enorme affluenza turistica e ne sono la tamenti nel locale, nonostante lo spazio ridotto, hanno riscos- prova Umbria Jazz e Pescara Jazz, che hanno ricavato molto di so comunque un grande successo. Gli ospiti sono stati grandi più di quanto speso per l’organizzazione. Perciò se le istituzioni jazzisti: ne cito solo alcuni come Irio De Paula, Fabrizio Bosso potessero finanziare programmi come questi, le ricadute coine tra i locali Fabrizio Mandolini, Mauro De Federicis, Edmondo volgerebbero tutta la cittadinanza. Di Giovannantonio e molti altri. Tanti di loro passano spesso Programmi per il futuro. in televisione per aver suonato nelle orchestre più importanti, Purtroppo le ristrettezze finanziarie dell’ultimo periodo ci hanno come quella di Sanremo oppure per la loro collaborazione con costretto a sospendere l’edizione del 2014. Ma tutti noi siamo famosi cantanti italiani come Jovanotti, Antonello Venditti, Alex speranzosi di riprendere la rassegna a partire dal 2015 per porBritti. Proprio per questo, per ascoltarli, molti cultori sono venuti tare ancora a Roseto i grandi del jazz.


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Luciano Monticelli tradito

da un suo assessore

Filippo D’Agostino ha firmato assieme ad altri 10 consiglieri comunali di opposizione l’atto dinanzi ad un notaio, a Pescara, la fine anticipata della consigliatura. Duro il commento del sindaco: “Non ha avuto il coraggio di confrontarsi in Consiglio Comunale”

T

radito da un suo ex assessore, Filippo D’Agostino. Il sindaco di Pineto Luciano Monticelli mandato a casa assieme al resto della Giunta grazie ad un accordo che i 10 consiglieri comunali di opposizione più l’assessore D’Agostino hanno sottoscritto dinanzi ad un notaio a Pescara a fine ottobre. “Gattiani”, sinistra radicale, esponenti del Pdl e appunto un assessore tutti assieme appassionatamente per sfiduciare Monticelli a pochi mesi dalla scadenza naturale del mandato. “Un danno alla città di Pineto e non a me. Questo è certo”, ha commentato l’ex primo cittadino, “l’importante è non aver ceduto a squallidi ricatti”. Monticelli definisce l’azione che giovedì scorso ha portato all’azzeramento dell’esecutivo “una mascalzonata fatta per tutelare gli interessi personali e non certo quelli della collettività”. Monticelli promette di rimanere sul territorio, accanto ai cittadini. “D’Agostino ha messo nei guai i pinetesi per interessi personali e di questo la popolazione si è accorta”, conclude, “Di contro, io ho molta serenità dentro, perché so di aver lavorato in maniera trasparente e di non aver mai ceduto a piccoli e grandi ricatti di partiti o di singoli. Per questo, sono ancora più forte di prima. Chi ha compiuto questo gesto, invece, non ha futuro, perché non ha idee e, soprattutto, si è comportato in maniera negativa nei confronti della città, tra l’altro

a pochi mesi dalle elezioni, quindi in un momento decisamente inutile. Non dimentichiamoci, inoltre, che le dimissioni sono state firmate addirittura a Pescara: la conferma di un atteggiamento poco trasparente”. Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario del Pd di Pineto, Antonio Vignola. “È un atto indegno, un’azione priva di senso di responsabilità, e mi riferisco all’atteggiamento compiuto dall’ex assessore Filippo D’Agostino”, sottolinea Vignola, “Era più di un mese che non partecipava alla vita di palazzo di città. Negli ultimi giorni ho contattato più volte i referenti locali dell’Udc in vista dei punti importanti che sarebbero stati oggetto del prossimo Consiglio Comunale. Ma forse i progetti erano già altri. E sicuramente erano progetti che nulla avevano di politico. Non si è avuto nemmeno il coraggio e la limpidezza di affrontare la questione apertamente, in un’assise civica. Ci si è nascosti dietro una foglia di fico. Ma le vere ragioni quali sono? Non si può far cadere un’amministrazione, lasciando il bilancio inapprovato, lasciando molte questioni che riguardano l’interesse dei cittadini in sospeso e nascondendosi dietro la questione legata allo spostamento del mercato nel centro della città”. Secondo Vignola i motivi sono ben altri, di carattere più strettamente personale. “L’assessore non cerchi di chiudere gli occhi ai cittadini”, conclude il segretario del Pd, “facendo credere che la sua sia

stata un’azione compiuta per il loro bene. Per non parlare poi della foto che ritrae destra e sinistra a brindare assieme. La sinistra avrebbe potuto dimostrare senso di responsabilità, discutendo la questione nelle sedi istituzionali, non festeggiando in un bar, ricreandosi soddisfatta solo per aver raggiunto un obiettivo di carattere prettamente personale”. Il commento più duro nei confronti di D’Agostino, che avrebbe voluto garanzie non solo per una sua ricandidatura ma persino per ciò che concerne un’eventuale corsa per la poltrona di primo cittadino, è stato dell’assessore Alberto Dell’Orletta. “La politica attuata da questa maggioranza”, ha ricordato Dell’Orletta, “era quella di non andare oltre il secondo mandato. D’Agostino, non nuovo a questi salti, già da 13 anni faceva parte dell’esecutivo. Iniziò col centro destra prima di essere determinante anche all’epoca della caduta della Giunta guidata da Paolo Di Domenico. Dopo Mussolini e Berlusconi avremmo vissuto il ventennio di Filippo D’Agostino a Pineto. Ho detto che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. E a distanza di anni il nostro ex collega è tornato proprio sul luogo del delitto, determinante questa volta per la caduta dell’amministrazione Monticelli”. Insomma, tutti contro D’Agostino che secondo il sindaco “dimissionato” è ormai un uomo “finito politicamente”.


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