Il linguaggio segreto dell'ansia

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Indice

Introduzione Capitolo 1 I volti dell’ansia

Capitolo 2 Tempi e luoghi

Capitolo 3 I momenti della vita

Capitolo 4 Consigli generali

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Introduzione

L’anima usa l’ansia per farti rinascere

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n ognuno di noi esiste una parte invisibile, possiamo chiamarla “spazio interno”, che è il vero protagonista della nostra vita emotiva. Da questo spazio interno scaturiscono emozioni, sentimenti, desideri, sogni, progetti… Così come originano le sofferenze, le ansie e prendono corpo le paure. Vengono tutti quanti partoriti da questa dimensione nascosta, impalpabile, ma di importanza-chiave per realizzare ciò che siamo. Gli antichi chiamavano questo spazio “anima”, e lo consideravano sacro, convinti che lì dentro vigessero regole diverse da quelle più comuni del mondo esterno. Ritenevano che fosse la sede dell’intelligenza, che da lì originasse il destino degli uomini e prendessero il via tutte le nostre trasformazioni. Erano consapevoli dell’importanza della sua funzione, la rispettavano e se ne prendevano cura, dialogavano con lei e a lei si affidavano: ritenevano che al suo interno abitassero gli Dei, ovvero le forze universali che in noi come nel mondo circostante ispirano ogni evento. Oggi invece coltiviamo molto poco l’anima, e ne conosciamo solo la versione presentataci dalla Chiesa, oppure quella chimica proposta dalla scienza. È un po’ poco. E così ce ne sfugge il funzionamento, e la affrontiamo con criteri del tutto inappropriati. Tra i tanti, l’errore più catastrofico che facciamo è di volerla correggere. Quando l’anima manifesta un disagio, come l’ansia, noi crediamo che sia ammalata e vorremmo “ripararla”, né più né meno di come la medicina fa con le patologie corporee, per ricondurla a una 7


presunta normalità. Ma questo approccio meccanicistico al nostro “spazio interno” è deleterio… L’anima fa maturare la nostra personalità e le sue manifestazioni: anche le più strane o sofferte, non sono sintomi da eliminare ma segnali di uno sviluppo in corso. Fate il paragone con una pera che sta maturando: il suo sapore è ancora aspro, la sua polpa dura, ma nessun contadino si sognerebbe mai di correggere (o eliminare) un frutto simile. Quella polpa dura non è avariata, quel sapore acidulo non va corretto: “preparano” il frutto che verrà. Allo stesso modo l’ansia, le paure, il panico, vanno considerati come passaggi energetici che anticipano un aspetto nascente del carattere, un comportamento diverso dai precedenti, una scelta inaspettata di vita che si annuncia… Quello che, a una lettura superficiale, sembra un errore di percorso, è un “nuovo” modo di essere ancora in preparazione. Se tenti di cacciarlo via, ricacci indietro il tuo destino che stava affacciandosi. E ne azzeri il percorso, costringendolo a ricominciare ogni volta da capo. Considerare l’ansia e le paure alla stregua di un errore di cui liberarsi sarebbe come voler abortire al 5° mese di gestazione perché il feto ha le braccia poco proporzionate o il profilo imperfetto. A furia di voler correggere qualcosa che non andrebbe toccato, finiamo per farlo morire: è proprio quello che avviene quando l’ansia o le paure si cronicizzano senza fare a tempo a trasmutare in qualcosa di nuovo, d’altro… L’anima è come un grembo e usa le tue ansie per farti rinascere. Proprio così. Dobbiamo immaginare l’anima, il nostro spazio interno, come un utero che vive una gravidanza perenne: per tutta la vita dà forma al nostro modo di essere, continuamente ci trasforma e ci fa crescere. L’anima sta “mettendo al mondo” la nostra personalità. Ogni nostro stato interiore (ansie, desideri, disagi, gioie...), anche quello in apparenza sbagliato, sofferto o incomprensibile, è parte del processo evolutivo. Come i dolori di 8


Introduzione

un parto sono naturali e necessari, così ansie, paure, sofferenze vanno concepite come momenti di passaggio indispensabili a creare ciò che stiamo diventando: non errori di percorso, ma segni vitali di sviluppo. In ogni giorno della nostra vita la nostra anima, insomma, sta tessendo una tela, e il disegno che poco a poco compare siamo noi. È un lavoro quotidiano e dura per tutta la vita. I fili con cui la tela è costruita sono le nostre emozioni, i nostri stati interiori, i nostri istinti. Nessuno escluso. Purtroppo noi, ogni tanto, ci comportiamo come Penelope: quello che la nostra anima tesse di giorno, noi ogni sera lo smontiamo. Quando l’anima ci parla attraverso un disagio, non ascoltiamo. Cerchiamo in ogni modo di mandarlo indietro. Risultato: ciò che doveva maturare, abortisce. E quel qualcosa siamo proprio noi. Ma c’è un modo diverso di agire: possiamo percepire l’ansia e i disagi, “appoggiarci sopra” l’attenzione e la consapevolezza, tenerceli vicini, notarne la presenza, e se li perdiamo di vista, ogni tanto andarceli anche a cercare. Sono nuclei di noi in divenire che si stanno formando e che, per maturare e completarsi, chiedono solamente di averci al loro fianco senza interromperne lo sviluppo. Di solito diciamo: ecco, è la solita ansia che arriva e mi impedisce di fare quello che devo fare. Proviamo a ribaltare il ragionamento: e se “quello che devi fare” fosse proprio il motivo per cui l’ansia arriva? E se deviare il tuo percorso verso una strada più in linea con ciò che sei fosse il suo scopo segreto? Ed è proprio vero che si tratta della “solita ansia”? Niente affatto, anzi: è questa idea ad allontanarci dalla guarigione. L’ansia non è mai la stessa. L’ansia di oggi non è quella di ieri, l’ansia del ragazzo non è quella dell’adulto o dell’anziano. L’ansia ha mille volti. Impariamo a conoscerla più da vicino e ad accoglierla come un ospite prezioso. È questa la strada della vera guarigione. Raffaele Morelli 9


L’ossessione per l’ordine

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amme che continuano a mettere a posto i giochi del figlio, mariti che risistemano con metodicità le cose già riordinate dalla moglie, donne che non riescono ad andare a letto la sera se non hanno concluso tutte le faccende domestiche, persone che sul lavoro tengono la scrivania libera e pulita quasi fosse un “tempio”. Sono quattro esempi che parlano di un problema tanto diffuso che forse nessuno di noi può dire di non aver mai incontrato (con se stessi o con un familiare o amico), e che in fondo non sembra neanche più un problema. E invece lo è. Certo, saper tenere in ordine l’ambiente in cui si vive o si lavora è fondamentale e denota equilibrio interiore e chiarezza mentale, ma esiste un punto, superato il quale, questa capacità diventa un’ossessione: quando non si può più fare a meno di mettere sempre “tutto a posto”, quando non si riesce a smettere, quando un po’ di disordine può rovinare la giornata creando una sgradevole e ansiosa sensazione di “incompiuto” se non addirittura un senso di colpa. Si tratta a tutti gli effetti di una forma d’ansia, nella quale si scarica un fortissimo bisogno di controllo. Di solito è un modo inconsapevole per impedire a emozioni profonde di emergere, o per gestire insicurezze radicate, o per sentirsi a posto con la coscienza: in questo caso l’ordine, ad esempio, della casa, diventa per analogia un ordine morale, un senso di “pulizia interiore”, e le geometrie con cui si risistemano le cose offrono l’idea di “rettitudine interiore”. In pratica la persona sta tenendo a bada qualcosa e al con12


Capitolo 1

tempo sta mantenendo il suo equilibrio grazie a queste azioni rituali, che però hanno un prezzo elevato: la mancanza di libertà nel vivere il proprio tempo e l’impossibilità di lasciarsi andare pienamente al relax, alle emozioni, ai cambiamenti.

Ecco cosa si mette a posto e i rischi per la psiche Tutti ossessionati da: • la casa, • il garage, • la cantina o la dispensa, • la scrivania, • l’automobile, • il giardino o il terrazzo, • gli armadi, • i cassetti, • l’agenda, • il computer.

I rischi: • essere considerati freddi, inospitali, scostanti, a volte noiosi. • Difficoltà a vivere le emozioni e a lasciarsi andare. • Togliere spontaneità al vivere domestico di partner e figli. • Perdere contatto con la propria dimensioni interiore.

Consigli pratici Anche se fai l’impossibile per rimuoverlo, il tuo lato disordinato e caotico è senz’altro presente in te e in qualche parte si sta manifestando. Fermati un attimo e osservati: vedrai che almeno un aspetto di te sta tendendo al disordine. Qui di seguito sono riportati i principali tipi di “caos compensativo”, con cui cioè cerchi di compensare l’eccesso di ordine, e accanto a ognuno il significato psicologico specifico e il suggerimento curativo specifico. Individua il tuo e riportalo nella tua vita in modo consapevole. REAZIONI SCOMPOSTE. Stai accumulando troppa aggressività: 13


esprimi subito le tue contrarietà, senza timore o vergogna. DISTRAZIONI. Fai cose che non ti interessano: arricchisci la tua vita di elementi piacevoli. TRASCURATEZZA. Vivi con una morale troppo rigida: sii più elastico e cedevole, via i sensi di colpa. SINTOMI FISICI. Il super-controllo impedisce il fluire della vita: dedicati al tuo benessere. ANSIA. L’ordine non può contenere tutta la tua inquietudine. Fai una psicoterapia per capire e per cambiare. PENSIERI CAOTICI E LOGORREA. Hai paura di incontrare il tuo vuoto interiore. Gradualmente rallenta le tue azioni. SCOPRI NUOVI INTERESSI. Se dedichi così tanta attenzione all’ordine, vuol dire che stai sfogando in quel modo “alternativo” una gran quantità di energia vitale che non trova forma e spazio in aspetti più autentici e creativi. Fai il possibile per riscoprire interessi e passioni, cose in grado di mettere al centro della tua psiche elementi reali rispetto a questo ordine esagerato e ossessivo. APRI DI PIÙ LA TUA CASA. Quando la propria casa diventa un museo da spolverare, vuol dire che stai bloccando te stesso in una forma rigida e obsoleta, incapace di accogliere realmente tutto quello che ti accade ogni giorno. Fai vivere la tua abitazione, rendila un posto in cui “avvengono le cose”, un luogo pieno di vita. Organizza anche solo piccoli ritrovi: valorizzala e ti sentirai meglio anche tu. RITROVA IL TUO GUSTO PERSONALE. L’ossessione per l’ordine spegne i gusti personali e li blocca. È più importante che tutto sia a posto rispetto al fatto che ti piaccia e sia adatto ai tuoi bisogni o a quelli della tua famiglia. Cambia mentalità: disponi le cose innanzitutto come ti piacciono davvero, non come “devono essere”. Abbiamo bisogno di una casa che corrisponda alla nostra anima, non alle nostre nevrosi. 14


L’ansia del mattino

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ansia non è tutta uguale. Chi ne soffre lo sa: le sfumature, l’intensità, le percezioni personali del disagio e le conseguenze sulla vita pratica sono diverse a seconda dei casi e dei momenti. È come se questa agitazione avesse una “qualità” differente di volta in volta. L’ansia avvertita al risveglio è tra le più fastidiose e può presentarsi in due momenti: subito dopo aver aperto gli occhi, mentre si è ancora a letto, con uno stato di tensione presente in tutto il corpo e palpitazioni che scattano appena ci rendiamo conto che una nuova giornata sta per iniziare; dopo qualche minuto dal risveglio, con uno stato di inquietudine crescente che si trasforma in una spiacevole sensazione di oppressione toracica. In entrambi i casi, tutto quello che dobbiamo o vogliamo fare diventa difficile. Attenzione e concentrazione sono scadenti, l’entusiasmo è azzerato, il pessimismo aumenta e può comparire un sintomo tra i seguenti: colite, cefalea, crampi allo stomaco, dolore cervicale, senso di sbandamento. La caratteristica prevalente di quest’ansia, a causa dell’importante consumo energetico, è la stanchezza profonda che si presenta fin da subito. Sul piano psicologico è come se mancasse un “filtro”: ci sentiamo esposti agli impegni della giornata che ci appaiono “pericolosi” o troppo pesanti da sopportare. Le cause possono essere molteplici, ma a fare da “trait d’union” a quasi tutte le situazioni c’è uno stato depressivo latente e quindi non riconosciuto. Vediamo come intervenire. 56


Capitolo 2

L’identikit dell’ansia che compare al risveglio Le cause • Stanchezza cronica dovuta a un precedente periodo di intenso impegno psicofisico. • Troppi impegni o responsabilità, oppure troppi tempi vuoti e percepiti come inutili. • Disordine nello stile di vita e incapacità organizzativa. • Disinteresse per le attività in programma. • Ambiente di lavoro o familiare avvertito come ostile. • Esagerate aspettative proprie o altrui. Le conseguenze immediate • Calo del rendimento professionale o domestico. • Nervosismo, irritabilità e scarsa qualità relazionale. • Fretta costante e senso di angoscia imminente. Le conseguenze nel tempo • Crisi depressiva conclamata. • Logorio fisico con disturbi. • Tendenza all’uso “personalizzato” di farmaci ansiolitici.

Consigli pratici ANTICIPA IL SONNO. Chi soffre di ansia mattutina tende spesso a stare alzato fino a tardi la sera. Anticipa di un’ora l’addormentamento per presentarti con più energie e più lucidità all’inizio della giornata seguente. All’inizio puoi aiutarti con rimedi naturali, alcuni prodotti omeopatici e fitoterapici hanno proprietà rilassanti e sono ottimi induttori e regolatori del sonno. SCRIVI I SOGNI. Quest’ansia ti dice che qualcosa non va nella tua giornata: magari hai avversione per attività spiacevoli o fa57


ticose, oppure hai semplicemente un approccio sbagliato nei confronti di cose che potresti vivere più serenamente. Cerca di comprenderlo. Per aiutarti a capire fino in fondo questo momento di disagio possono venire in tuo soccorso i sogni: prova ad annotarli su un taccuino per qualche settimana. Potresti trovare suggerimenti inaspettati. ESCI DAL RITMO CONSUETO. Se sei prigioniero di giornate vuote e prive di senso, mettile a disposizione di qualcuno che ne ha davvero bisogno: potresti trovare la risposta che stai cercando e qualora non fosse così ti tornerà la voglia di riappropriati del tuo tempo che inizierai a sentire come prezioso.

L’ansia della sera

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ome succede con le stagioni, anche lo stato d’animo è spesso collegato ai diversi momenti della giornata. Mattino, pomeriggio, sera e notte (che tutte le tradizioni accostano rispettivamente a primavera, estate, autunno e inverno) rappresentano per la nostra psiche atmosfere diverse, capaci di influire sullo stato energetico, sull’umore e sulle idee. Un fenomeno naturale che può acuirsi in presenza di alcuni disturbi psichici. Esiste una forma d’ansia che si manifesta solo con l’arrivo della sera. Durante il giorno resta latente: gli impegni la tengono a bada e sembra assente, la persona è serena. Poi nel tardo pomerig58


La paura del parto

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roprio oggi che si può sentire meno dolore possibile o addirittura evitarlo, oggi che le tecniche di assistenza medica hanno raggiunto alti livelli di sicurezza, che la mortalità sia della partoriente che del nascituro sono ridotte praticamente a zero, le donne che temono il momento del parto sono in aumento. Sia chiaro: benché esso sia uno degli eventi più naturali del mondo resta un momento cruciale, in cui la donna mette in campo tutte le sue risorse, psichiche e fisiche, qualunque sia il tipo di parto. In diversi casi l’ansia si fa intensa e contrasta con il piglio più sicuro e un po’ fatalista che avevano le nostre nonne - quantomeno dai loro racconti - e le donne di oggi che vivono in Paesi con molta meno assistenza. Il parto, in breve, viene sentito intimamente come qualcosa di pericoloso. I motivi sembrano molteplici. Innanzitutto la donna occidentale moderna, in genere, teme molto il dolore fisico perché non è abituata visto l’uso consueto di antidolorifici. Questo, insieme al fatto di essere diventata molto “mentale” per riuscire a sostenere una vita fatta di molti impegni e di lavoro/carriera, l’ha allontanata dalla percezione piena del proprio corpo, che conosce poco e di cui teme di perdere il controllo: il parto del resto è qualcosa che si innesca in lei (le contrazioni, la rottura delle acque, il bimbo che preme per uscire) e che va accompagnato, non guidato; questo la obbliga ad affidarsi, e soprattutto la donna con atteggiamento psichico maschile fa più fatica a lasciarsi andare. Inoltre alcune notizie di malasanità e di casi sporadici in cui “le cose sono andate male” aumentano il senso di insicurezza e la paura, no96


Capitolo 3

nostante i molti esami diagnostici rassicuranti, che il bimbo possa non essere sano. E il fatto che il partner possa assistere al parto può aiutare solo quando lui non è sua volta ansioso. Il tutto crea una preoccupazione molto anticipata rispetto all’evento, che turba la gravidanza e l’idea di concepire un figlio. Ma il corpo della donna sa sopportare e la motivazione fa attingere a risorse impensabili. Bisogna solo ricontattarle.

Le situazioni che incutono ansia • • • • • • • •

La paura di non sopportare il dolore o la situazione. Farsi suggestionare dalle esperienze altrui. Un partner insicuro e ansiogeno. Le aspettative dei parenti. Sottovalutare le proprie risorse. Sfiducia nei medici e negli ospedali. Difficoltà ad accettare gli imprevisti. Essere impressionabili.

Consigli pratici INFORMATI BENE. Una conoscenza vera aiuta. Ci sono corsi ben fatti che preparano psicologicamente e fisicamente a questa esperienza. Non sottovalutarli. NON CHIEDERE QUA E LÀ. Non farti riempire la testa delle “storie da parto” di amiche o parenti, magari un po’ drammatiche di loro. Liberati dal sentito dire. SCEGLI UN MEDICO DI FIDUCIA. Devi trovarti bene sia sul piano tecnico che su quello umano. Un professionista che sia di97


sponibile in caso di dubbi e paure. Sceglilo tu. È importante. LE SOLUZIONI, SE TEMI IL DOLORE. Esistono tecniche per eliminare o alleviare la sofferenza fisica. Chiedi quanto c’è da sapere e non farti influenzare dai giudizi degli altri, per esempio da chi dice che del parto bisogna vivere tutto, anche i dolori. NON CENSURARE LA TUA ANSIA. Anche se è qualcosa di naturale, è comunque un “grande evento”: esprimi la tua paura. Sono utili anche colloqui di supporto psicologico.

Il pianto del figlio

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i sarà capitato di assistere al pianto di un bimbo di uno-due anni. Forse ha fame, è stanco, oppure vuole attenzione. È un pianto naturale, il modo che il piccolo ha di esprimersi fin dalla nascita. Eppure intorno ecco una mamma che si agita perché non riesce a farlo smettere subito, o un papà che fa il giullare pur di distrarlo, entrambi si affannano a offrirgli qualsiasi cosa pur di placarlo, anche se, in questa “tombola” improvvisata, ciò che offrono spesso non corrisponde al suo reale bisogno. Questo è uno dei risultati più discutibili della cosiddetta “società del benessere” per la quale salute = assenza di sintomi, e, per estensione, felicità del bambino = assenza di pianto. Sia chiaro: non tutti i genitori sono così ansiosi. Però il boom dei giochi per bimbi e del business delle comodità per l’infanzia testimonia un’attenzione 98


Evita la staticità

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tiamo facendo una piccola coda alla cassa di un supermercato, senza fretta, quando ecco che all’improvviso ci sentiamo addosso un’ansia inspiegabile come se stesse per accadere qualcosa di brutto. Oppure stiamo guidando, senza essere in ritardo né preoccupati, quando ci sorprendiamo in un intenso stato di contrattura muscolare. O ancora: siamo a cena da amici e ci stiamo divertendo ma, senza apparente motivo, percepiamo una morsa di inquietudine che ci prende lo stomaco e ci distrae dalla pur amabile conversazione. Tutte situazioni, fra le tante possibili, che bene evidenziano una forma particolare d’ansia, che non ha un nome specifico ma di cui soffrono in molti: quella apparentemente priva di causa. Per la verità chi ne soffre non ha neppure disturbi organici che potrebbero essere collegabili, come una malattia o un sintomo. Eppure quest’ansia è reale, concreta e decisamente fastidiosa. Di cosa si tratta allora? Di eccesso di energia. Sì: dall’analisi di queste situazioni emerge che, una volta esclusi forti conflitti interiori o disturbi dell’adattamento, cause esterne o corporee, a balzare in primo piano è uno stile di vita basato sulla sedentarietà e, in ogni caso, sullo scarso movimento fisico. Non solo non si fa attività fisica regolare, ma non si fanno mai, in nessuna occasione, degli sforzi muscolari di tipo massimale: così le energie non vengono mai “sfogate” e non si ha modo di utilizzare la propria forza. L’assenza dello sforzo, della fatica muscolare, fa sì che un’alta quota di energia, già favorita dalla sedentarietà e dal fre126


Capitolo 4

quente eccesso di calorie assunte attraverso gli alimenti, resti intrappolata nell’organismo e cerchi delle vie alternative per esprimersi. L’energia accumulata si esprime attraverso la muscolatura scheletrica (causando tensione muscolare), la muscolatura liscia, (causando fastidi digestivi e nodo allo stomaco), e la struttura psichica, manifestandosi sotto forma di ansia. Riconoscere questo tipo di ansia è fondamentale per non andare alla ricerca di problemi psicologici inesistenti o per non sentirsi in balia di chissà quali forze arcane, e al contempo ritrovare uno stile di vita più naturale ed equilibrato. Non prenderne atto, forse, è il vero pericolo.

I segnali che non sfoghi tutta la tua energia • • • • •

Malessere psicofisico indefinito e angoscioso. Stato di generale tensione muscolare. Sensazione di fretta o di incombenza negativa. Senso di peso sullo sterno o nodo allo stomaco. Difficoltà di attenzione e di concentrazione.

Consigli pratici FAI PIÙ ATTIVITÀ FISICA. Se non ci sono controindicazioni, è bene inserire un’attività fisica regolare due volte la settimana, che preveda momenti di sforzo muscolare massimale. Senza esagerare, ovviamente, visto che non si è allenati. Bisogna iniziare in modo graduale, magari con la supervisione di un personal trainer, individuando un’attività che non annoi e che piaccia. È fondamentale. SCEGLI UN’ALIMENTAZIONE LEGGERA. Poiché quest’ansia è ener127


gia in eccesso, possiamo toglierne una parte agendo sull’alimentazione. Nessuna dieta rigida, ma un’alimentazione sempre leggera che non porti a un surplus calorico. Questo discorso vale anche per chi non è in sovrappeso. La riduzione dell’ansia sarà visibile nel giro di pochi giorni. NON INTOSSICARTI CON FARMACI INUTILI. Assumere psicofarmaci per placare questa forma d’ansia è controindicato, perché porterebbe solo a una transitoria riduzione dei sintomi e a un accumulo ulteriore dell’energia, col risultato di diventare dipendenti dalle medicine. Da evitare anche terapie psicanalitiche. Utile invece un maggior contatto con la natura (camminare nel verde, meglio se in collina).

Trova i tuoi punti fermi

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er alcuni è un bel gruzzolo di denaro in banca, per altri è una buona salute, per altri ancora è una casa di proprietà, un lavoro certo, una buona posizione sociale un matrimonio felice e dei figli ecc. Sono i cosiddetti “punti fermi”, cioè quegli elementi (interiori o esterni) che ci danno un senso di sicurezza, sui quali facciamo perno nelle avversità e sui cui non siamo disposti a “mollare” perché sentiti come indispensabili. Tutto può cambiare, ma quelli devono esserci sempre: possiamo sentirci adulti e realizzati, eclettici ed equilibrati, avere 128


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