Vinci l'ansia delle pulizie

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di continuare a pulire, anche quando hanno già pulito tutto perfettamente? Senza saperlo stanno cercando di rinnovarsi e di riprendere in mano la propria vita, attraverso un antico rituale di purificazione. Vorrebbero spazzare via le “scorie” dell’esistenza e ritrovare la propria identità autentica, come il restauratore scrosta la polvere

Vinci l’ansia delle pulizie

Perché tante persone sentono l’impulso

RIZA Andrea Nervetti

Vinci l’ansia delle pulizie Cosa nasconde e come risolverla

per ridare luce ai colori di un dipinto.

il suo significato simbolico e le strategie per uscire dai disagi, ritrovando l’equilibrio e la via giusta per esprimere se stessi.

Edizioni Riza - Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it

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RIZA

di questa ossessione molto diffusa,

Andrea Nervetti

Nel libro sveliamo il senso profondo

Prefazione di

Raffaele Morelli

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Andrea Nervetti

Vinci l’ansia delle pulizie Cosa nasconde e come risolverla

Prefazione di Raffaele Morelli

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Vinci l’ansia delle pulizie Testi di Andrea Nervetti Editing: Giuseppe Maffeis Copertina: Roberta Marcante Immagine di copertina: Alberto Ruggieri © 2016 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore. Andrea Nervetti Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano ed è docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto stesso. Ha scritto per le riviste: Riza psicosomatica, Figli felici, Salute Naturale e Dimagrire. È autore dei libri “Mai più vittima” (Riza 2013), “Vinci i disagi della vita di tutti i giorni” (Riza 2014),“Ritrova la tua unicità” (Riza 2015).

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SOMMARIO INTRODUZIONE L’ansia di pulire rinnova riti arcaici ormai persi..................................................... 7 Capitolo 1 Spazzare via le scorie che ci bloccano ................................................................... 11 Capitolo 2 l’esigenza di pulizia diventa un’ossessione.......................................................................... 37 Capitolo 3 da dove nasce IL “TERRORE” dello sporco............................................................................ 51 Capitolo 4 gli antichi rituali di purificazione..................................................................... 65 Capitolo 5 la casa È L’immagine di noi stessi............................................................................... 75 Capitolo 6 Le strategiE per liberarsi dall’ansia................................................. 93 Capitolo 7 come si esce dal disagio: ecco due casi.........................................................................117

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INTRODUZIONE

L’ansia di pulire rinnova riti arcaici ormai persi

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ualche tempo fa, sul sito delle Edizioni Riza (www. riza.it) è stato pubblicato un articolo dal titolo“Cosa nasconde l’ansia di avere sempre tutto pulito e in ordine”. Spiegava che questa particolare forma d’ansia, assai diffusa, ha ben poco a che fare con l’ordine e la pulizia e molto con il mondo interiore, con le emozioni profonde. Quando non si può fare a meno di pulire e mettere sempre tutto a posto, quando basta un po’ di polvere o una stanza in disordine a creare ansia, significa che qualcosa nella nostra vita non funziona e che l’anima si sta ribellando all’esistenza che ci siamo imposti. L’articolo ha suscitato un profondo interesse: è stato letto finora da più di un milione di persone e molte altre continuano a farlo; tramite Facebook è stato condiviso migliaia e migliaia di volte. Non solo: tantissimi sono stati i commenti e numerosi quelli di persone che si erano riconosciute nell’identikit descritto o avevano riconosciu7

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to dei comportamenti tipici di amici o parenti. Ci siamo chiesti le ragioni di un tale interesse: evidentemente l’ansia delle pulizie è un argomento che tocca da vicino molte persone. Intuiscono che in realtà questo bisogno va ben oltre il desiderio di vivere in un ambiente ordinato e pulito, ma risponde a richiami più profondi. L’argomento meritava quindi di essere approfondito e per farlo abbiamo chiesto un parere su questo fenomeno a Raffaele Morelli, fondatore e direttore dell’Istituto Riza di medicina psicosomatica. Ne è nata una lunga riflessione in forma di intervista, che ha fornito lo spunto per questo libro e che potrete leggere in apertura. Morelli spiega che questo gesto non si può interpretare sul piano razionale. Che senso ha pulire ossessivamente ciò che sappiamo essere già pulitissimo? Chi lo fa sta in realtà cercando di dare un senso alla propria vita, perché sente che si è bloccata. Cerca di evitare che si formi un accumulo di “inquinamento” interiore e tenta di riattivare energie arcaiche dentro di sé, compiendo uno dei riti più antichi, quello della pulizia. Pulendo prova inconsciamente a ritrovare la propria identità autentica, così come il restauratore scrosta gli strati di polvere per ridare luce ai colori originari di un dipinto. Quindi occorre dare ascolto a questa esigenza che viene dal profondo e cogliere il suo vero significato: ritrovare la dimensione rituale e nella nostra vita e dare espressione alle nostre esigenze più autentiche, che stiamo soffocando e che si fanno sentire sotto forma di ossessioni. 8

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Il libro segue la traccia di questa interpretazione, approfondendo dapprima l’importanza che i riti avevano in tutte le società tradizionali; entreremo perciò nel dettaglio dei simbolismi contenuti in alcuni rituali arcaici legati al tema della pulizia, per comprendere come questi comportamenti collettivi riempissero di senso le esistenze di quegli uomini e di quelle donne e li preservassero così dalla schiavitù delle ossessioni individuali. Ci addentreremo quindi nella dimensione simbolica della casa, dove l’ossessione della pulizia trova il terreno più fertile per manifestarsi; l’abitazione è un intimo spazio psicologico prima di essere un luogo fisico. Descriveremo poi nel dettaglio come può nascere il disagio che spinge a pulire ossessivamente, quando può diventare una vera mania, clinicamente rilevante, e come viene trattata dalle principali scuole psicologiche. Infine presenteremo due casi clinici molto significativi, la cui narrazione spiega, al di là di ogni teoria, come si possano manifestare in una persona i turbamenti e i disagi che riguardano il tema della pulizia. Ma dimostrano anche come sia possibile liberarsene e tornare a vivere una vita appagante e armoniosa, ritrovando dentro di sé le risorse innate di guarigione, che ognuno possiede e che troppo spesso dimentichiamo.

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«Chi pulisce con gesti ripetitivi e rituali - spiega Raffaele Morelli - sta cercando la propria identità autentica, che vuole essere liberata da tutte le incrostazioni che la limitano. Il disturbo si supera abbandonandosi all’energia di cui esso è portatore»

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CAPITOLO 1

spazzare via lE scorie che ci bloccano

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L’ansia di pulizia è il segnale di malesseri profondi

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l notevole interesse sollevato dall’articolo sull’ansia delle pulizie pubblicato sul sito Internet di Riza ci ha spinto ad approfondire l’argomento. Come mai così tante persone sono state attirate da questo tema e l’hanno commentato? Abbiamo chiesto al fondatore dell’Istituto Riza di medicina psicosomatica, Raffaele Morelli, un parere in proposito. Perché questo tema suscita tanta attenzione e partecipazione? È una sorpresa?

No, non mi ha sorpreso. La diffusione di quell’articolo è la prova di quanto il pensiero olistico e la visione psicosomatica affermano da sempre: nonostante il trionfo della razionalità, nonostante viviamo (almeno in Occidente) in un mondo incomparabilmente più agiato, sicuro, pulito e ordinato rispetto a ogni altra epoca storica precedente, stiamo male. Mettiamo in atto collettivamente dei comportamenti che, col solo parametro della ragione, appaiono privi di senso. L’ansia della pulizia 12

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e dell’ordine è solo uno di questi; pensiamo alla diffusione dell’alcolismo, alle droghe e a tutte le altre dipendenze, alle fobie, alla depressione, agli attacchi di panico di cui soffrono milioni di persone solo nel nostro Paese. La risposta non è nella superficie delle cose - Un fatto è certo: tutti questi sono segnali di un malessere profondo che attanaglia l’anima degli uomini e delle donne impedendo loro di vivere una vita armonica e appagante. Ma che senso ha tutta questa sofferenza, ora che i bisogni primari vengono nella maggior parte dei casi soddisfatti, ora che in fondo “non ci manca nulla”? Il grande problema è che il senso di questo malessere collettivo non può essere cercato nella superficie delle cose, non è lì che troveremo risposte. Nella superficie, che è il regno della coscienza razionale, il territorio dell’Io, pulire e ordinare sono semplici attività quotidiane che si compiono perché necessarie alla nostra esistenza, non hanno altri scopi. Pulisco perché la casa è sporca, metto in ordine perché così ritrovo facilmente le cose. Quindi, una volta pulito e riordinato, il compito finisce; in tal senso, ogni esagerazione è patologica, sbagliata. «Dottore, io pulisco come una matta!»: così si esprimono le persone che non riescono a fare a meno di ordinare e lavare in continuazione. Se sostiamo in questo territorio, 13

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sulla “crosta” del problema, non arriveremo ad alcuna soluzione. “Pulisco come una matta” significa affermare che il mio pulire va oltre la normalità ed entra nel territorio spaventoso della follia, un territorio che la mente razionale teme e dal quale vorrebbe subito fuggire. Solo che non si può, qualcosa da dentro lo impedisce. «Vorrei smettere, ma non riesco a farne a meno»: ecco la frase chiave per cominciare ad avvicinarci al senso di quel che accade. C’è qualcosa dentro di noi che ci obbliga a mettere in campo questi comportamenti paradossali e ripetitivi, a volte per anni. All’inizio, la mente prova a reagire come può, razionalizzando il problema: lo faccio perché è giusto, l’igiene è fondamentale, l’ordine quanto mai utile, sono gli altri che sbagliano, dovrebbero tutti comportarsi come faccio io e così via. Tutto questo è comprensibile, si tratta di una difesa psicologica dalla paura di non essere normale, ma non contiene nemmeno un grammo di verità: non lo si fa mai spinti da un autentico bisogno di pulizia e di ordine, lo si fa perché si obbedisce a un preciso rituale che proviene dagli spazi profondi dell’anima, dell’inconscio, spazi che sono molto più ampi di quelli della coscienza razionale. Il linguaggio dell’anima è simbolico, il suo agire ha la forma del rituale e infatti pulizia e ordine os14

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sessivi sono per l’appunto riti. Per comprendere il fenomeno bisogna partire da qui.

Quindi le persone che puliscono ossessivamente stanno in realtà compiendo un rituale e occorre penetrare nel mistero del rito per afferrarne il significato autentico?

Proprio così. Uno dei problemi più grossi del mondo moderno è la perdita dei riti, il tramonto della dimensione sacrale legata a questi atti, che sono solo apparentemente irrazionali. Senza riti non possiamo vivere pienamente, diventiamo come automi, magari efficienti, ma più simili a un esercito di cloni tutti uguali che a uomini liberi. Non mi sorprende che i disagi si presentino con un aspetto rituale: tutto quello che espelliamo dalla nostra vita dalla porta (perché lo riteniamo indegno o magari superato), se in realtà ne fa intimamente parte rientrerà dalla finestra, e lo farà ad esempio nelle forme paradossali e fastidiose dei disturbi. L’uomo ha prima relegato la dimensione rituale al territorio della religione, facendone un fenomeno collettivo quando in realtà si tratta di un modo di funzionamento psichico strettamente individuale. Poi, col tramonto delle grandi religioni organizzate, ha tentato di liberarsene del tutto: il risultato è l’aumento della sofferenza psicologica, 15

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