Il formidabile cocco

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G U I D A P R A T I C A

IL FORMIDABILE COCCO

LA NOCE DI COCCO CONTIENE NON SOLO LA POLPA DAL GUSTO INCONFONDIBILE, MA ANCHE L’ACQUA E L’OLIO, CHE SONO DOTATI DI NOTEVOLI PROPRIETÀ SALUTARI. IL CONSUMO DI QUESTO FRUTTO REGOLARIZZA I GRASSI E GLI ZUCCHERI NEL SANGUE, SERVE A PREVENIRE LE PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI ED È EFFICACE PER UNA RAPIDA PERDITA DI PESO. IN QUESTO LIBRO POTRAI SCOPRIRE LE MOLTE VIRTÙ DEL COCCO, ALCUNE DELLE QUALI SONO POCO NOTE. INOLTRE TROVERAI MOLTI CONSIGLI PRATICI E TANTE RICETTE DI CIBI E BEVANDE PREPARATI CON INGREDIENTI RICAVATI DALLA PREZIOSA NOCE: POTRAI CREARE PIATTI DAL SAPORE DELIZIOSO E DALLE INSOSPETTABILI VIRTÙ BENEFICHE.

IL FORMIDABILE

RIZA

IL FORMIDABILE COCCO

G U I D A P R A T I C A

COCCO

ABBASSA LA PRESSIONE, REGOLA IL COLESTEROLO, FA DIMAGRIRE E RIGENERA IL CERVELLO SALUTE • Protegge lo stomaco • Idrata l’organismo • Stimola i neuroni

PREVENZIONE • Riequilibra i livelli di zuccheri • Combatte virus e batteri • Rinforza le ossa e i denti

BELLEZZA • Aiuta a perdere peso • Nutre i capelli • Tonifica la pelle

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IL FORMIDABILE

COCCO

abbaSSa La PreSSioNe, reGoLa iL coLeSTeroLo, fa dimaGrire e riGeNera iL cerVeLLo

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IL formidabile cocco Testi a cura di: Dario Folchi Editing: Giuseppe Maffeis Progetto grafico: Roberta Marcante Foto e illustrazioni: Fotolia, 123rf, Shutterstock © 2017 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore. Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.

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Sommario

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iNTrodUZioNe

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La SToria

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La diffUSioNe

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La PiaNTa e i ProdoTTi

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Per La SaLUTe

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Per La beLLeZZa

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iN cUciNa

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iNTrodUZioNe

Sotto la dura scorza, un tesoro di gusto e virtù

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ensare alle noci di cocco evoca immediatamente scenari esotici e tropicali: sole, mare, spiaggia, sapori deliziosi e rinfrescanti... Tutti conosciamo la noce di cocco, ma in modo abbastanza superficiale, perché questo frutto in realtà ci dà molto di più della sua polpa gustosa e fresca. Tra i popoli polinesiani la palma da cocco è chiamata infatti “l’albero della vita”, perché è stata ed è fondamentale per fornire cibo e bevande alla gente del posto, ma anche per molti altri usi quotidiani. Per questo è considerata dagli scienziati tra le 10 piante più utili per il sostentamento dell’uomo nel pianeta. Ai tropici l’alleanza cocco-uomo affonda le sue radici nella notte dei tempi, tanto che la noce e la palma che la produce sono al centro di tanti riti, miti e leggende, che la collegano anche all’origine dell’uomo e alla sua diffusione nel mondo. La forma della noce ricorda infatti una testa umana (con dei fori che assomigliano a occhi e naso) e cadendo in mare il frutto può galleggiare percorrendo lunghissime distanze. Così la pianta si è diffusa in località svariate, tanto che è difficile chiarire esattamente quale sia la sua

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iL cocco terra d’origine. La sua diffusione in Europa è però abbastanza recente, essendo avvenuta dopo la scoperta dell’America, benché potesse arrivare per vie più brevi dall’Asia o dall’Africa. Apprezzata fin dai primissimi contatti, è andata acquistando una sempre maggiore popolarità man mano che i suoi costi si sono fatti meno proibitivi, grazie all’espandersi delle coltivazioni e a una maggiore facilità di trasporti. Oggi il commercio della noce di cocco ha una notevole importanza nel mondo e in Italia, con un interesse sempre crescente, dal momento che, oltre al frutto, sono molto apprezzati (e venduti) anche due suoi sottoprodotti dalle qualità straordinarie: l’acqua e l’olio di cocco.

Tantissime proprietà Alta fino a 30 metri, longeva fino a 100 anni, fruttifera per gran parte della sua esistenza, la palma da cocco predilige le coste marittime tropicali. Ma chi è dotato di pollice verde e vuole portare un po’ di tropici nel proprio salotto o giardino, con qualche accorgimento ed entro certi limiti, può coltivarla con successo anche alle nostre latitudini. Ma quali sono i motivi di questa popolarità? Oltre all’indiscutibile bontà del suo sapore, la noce di cocco è apprezzata e ricercata per le sue proprietà salutari. La polpa è ricca di sostanze nutrienti e benefiche, l’acqua di cocco è un potente integratore di sali minerali e l’olio di cocco si sta dimostrando una sostan-

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iNTrodUZioNe za pregiata, dalle tante virtù. Solo in epoca recente è stato “riabilitato” dalla comunità scientifica, dopo essere stato considerato una sostanza potenzialmente nociva, a causa dell’alto contenuto di acidi grassi. Ma oggi si fa distinzione tra questi ultimi, e si è giunti alla conclusione che quelli presenti nell’olio di cocco, i cosiddetti acidi grassi a catena media, sono dotati di tante proprietà benefiche accertate dalla medicina. Tra le varie loro capacità, c’è anche quella di alzare i livelli di colesterolo buono e contrastare quello cattivo. Il frutto apporta una notevole dose di nutrienti, ma può essere anche utile all’interno di regimi dietetici mirati al dimagrimento. Soprattutto l’acqua e l’olio di cocco possono essere utili per perdere peso in fretta e in modo sano; i prodotti ricavati dal cocco hanno anche l’apprezzabile caratteristica di andare a “bruciare” in particolare i grassi concentrati sul punto vita. Il consumo di cocco può fare tanto per la nostra salute, ma anche per la bellezza; in particolare l’olio di cocco è un cosmetico naturale utile per prendersi cura della pelle, dei capelli e anche dei denti. Il libro si conclude con un’ampia sezione dedicata all’impiego del cocco in cucina: spieghiamo come scegliere le migliori noci di cocco, come aprirle e come lavorarle. Indichiamo anche come fare in casa i sottoprodotti che si possono ricavare dalla noce. Infine, non possono mancare numerose ricette per tutti i tipi di piatti (e anche di cocktail) a base di cocco. Troverai quindi tantissimi modi per gustare questo frutto delizioso e per usufruire delle sue virtù salutari.

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IL COCCO

IL COCCO LA STORIA

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IL GIALLO DELL’ORIGINE: DA DOVE PROVIENE?

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IL COCCO E L’UOMO: UN’ALLEANZA ANTICA

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IL FRUTTO ALLA CONQUISTA DELL’EUROPA

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IL COCCO

IL GIALLO DELL’ORIGINE: DA DOVE PROVIENE? Una pianta “esploratrice”

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ggi il cocco lo troviamo commercializzato a ogni latitudine del pianeta, sfruttato in ogni sua parte, apprezzato per il suo inconfondibile gusto e profumo e le sue straordinarie proprietà. Eppure, la palma che ci regala questi inestimabili frutti (di cui in realtà consumiamo solo il seme, come vedremo più avanti) cresce solo nella fascia tropicale. E se questo è facile da verificare, ben più complesso è individuare in questa zona qual è stato il suo luogo d’origine. Le difficoltà sono date da una serie di fattori, eccone alcuni. • Come tutte le palme, anche quelle da cocco sono di origine antichissima e abitano la Terra da circa 30-50 milioni di anni prima dell’uomo. • Le palme da cocco prediligono le coste marittime, perché le brezze che vi spirano hanno un’influenza benefica nel loro sviluppo. Questo fa sì che spesso le noci di cocco, una volta mature, cadano direttamente in acqua, dove possono resistere alla salsedine per ben 110 giorni (caratteristica unica tra i vegetali terrestri), durante i

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LA STORIA quali possono percorrere ben 5.000 km. Se in quest’arco temporale e spaziale la noce di cocco incontra terraferma e condizioni propizie, facilmente darà vita a una nuova palma. Questa affascinante caratteristica di pianta “navigatrice” ed “esploratrice”, le ha consentito di espandersi “autonomamente” in vaste aree. • Alla sua espansione naturale, si è sommata quella dell’uomo, che fin da tempi antichissimi ha trovato nel cocco un alleato per la sopravvivenza prezioso e indispensabile, portato con sé e ripiantato a ogni migrazione dalle popolazioni che lo sfruttavano.

Nata da due ceppi distinti India, Australia, Nuova Guinea, Malesia, Melanesia, Sud America: questi sono solo alcuni degli indiziati come luogo d’origine della pianta, ognuno suffragato da lavori scientifici degni di nota. Ma forse, quello che possiamo considerare il più autorevole e accreditato, anche se non “definitivo”, è un imponente studio condotto nel 2011, che ha unito sforzi di ricercatori australiani, francesi e statunitensi e con il quale è stato confrontato il DNA di ben 1.322 palme da tutto il mondo. Il responso è stato inequivocabile: tutte le piante provengono da due distinti ceppi, uno indiano, da cui è partita la “colonizzazione” della pianta verso Africa e America del Sud, e uno del Sud-est asiatico, in Malesia, a cui si deve la diffusione delle palme da cocco in Madagascar, Polinesia, Australia e America Centrale.

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IL COCCO

IL COCCO E L’UOMO: UN’ALLEANZA ANTICA Già 3.000 anni fa in India Già in tempi remoti l’uomo considerava la palma da cocco e il suo frutto degli alleati: apportavano grassi, proteine, sali minerali, acqua purificata, fibra, tessuto e legno e forniva riparo dal sole... un’autentica benedizione, che ha portato diverse lingue a chiamare la palma “l’albero della vita”. Tradizione orale, antichi testi, usanze e riti religiosi ci suggeriscono quanto intimamente il cocco fosse correlato alle vite delle popolazioni che lo conoscevano. Già il più antico testo medico della regione indiana, datato tra il 1400 e il 1000 a.C, cita il cocco come pianta medicinale, attribuendole la capacità di “diluire il sangue” e capacità energetiche. La forma della noce di cocco con i tre caratteristici “circoli”, disposti in modo da ricordare occhi e bocca in un volto, ha dato vita a molte storie che vedono l’albero originato da teste umane.

Le leggende sulla sua nascita - C’era una volta un giovane pescatore - racconta una di queste storie che, nonostante le provasse tutte, non era capace di prendere neanche un pesce. Decise allora di ricorrere alla magia e un potente mago gli insegnò un sor-

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LA STORIA tilegio per levarsi la testa dal corpo. Allora il giovane si levava la testa, la lasciava a riva e si tuffava nel mare. I pesci, incuriositi dallo strano essere, gli entravano dentro al corpo passando dal collo, così, quando il giovane se ne riempiva, tornava a riva, si svuotava dei pesci e rimetteva la testa. Al villaggio tutti erano incuriositi dallo strano fenomeno, e un giorno un bambino decise di seguirlo. Quando il giovane si tuffò senza testa, il bambino la raccolse per portarla al villaggio, ma ben presto, pesando troppo, la gettò in un cespuglio. Il giovane, non trovando più la testa, fu costretto a tornare dentro l’acqua, dove si tramutò in pesce. Il bambino, raccontato tutto agli anziani, tornò con loro dove aveva lasciato la testa, ma al suo posto trovarono una palma da cocco, che produceva frutti con il volto del giovane pescatore.

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IL COCCO

La noce usata nei riti Anticamente, la somiglianza fra la noce di cocco e la testa umana ha fatto sì che i frutti venissero offerti agli dei in sacrificio al posto di teste umane. Tra le antiche tradizioni giunte fino a noi, le più significative sono quelle legate ai matrimoni, dove bisogna agitare una noce di cocco attorno alla testa dello sposo e, dopo averla rotta, bisogna lanciarne i pezzi in ogni direzione, per scacciare gli spiriti maligni. O, più semplicemente, regalare una noce di cocco durante i matrimoni è gesto augurale di prosperità e soprattutto fertilità. Significativi anche i legami con un altro rito particolarmente importante, quello funebre: qualora non si sia trovato il cadavere, lo si “ricostruisce” con canne a formare il corpo, sormontate da una noce di cocco a rappresentare la testa, per ricoprire poi il tutto con legna e arderlo. La noce di cocco viene inoltre usata per riti di medicina tradizionale: si fa ruotare per avere un responso sulla vita del malato, se si ferma verso est guarirà, se invece verso ovest morirà. La corteccia del tronco bruciata viene usata come antisettico, mentre i fiori del cocco come astringenti e per contrastare la gonorrea. Ci sono infine giunte numerose testimonianze di antichi riti dal Nepal, dove il più importante era riempire di cocco e acqua brocche sacre che venivano dislocate lungo il percorso intrapreso dal re, per invocare gli dei e far sì che garantissero al sovrano il successo della missione.

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LA STORIA

Frutto prezioso in Polinesia Tra i più grandi promotori dell’espansione del cocco sono stati i polinesiani. L’arcipelago polinesiano è caratterizzato da isole molto piccole, dove la popolazione arrivava presto a un punto di saturazione e gruppi di famiglie partivano in perlustrazione delle isole vicine con piccole canoe per dar vita a nuovi insediamenti. Immancabili compagne di viaggio, le noci di cocco, contenenti al loro interno liquidi per idratarsi, oltre a molti dei nutrienti necessari ad affrontare le traversate, col vantaggio ulteriore che in caso di ribaltamento delle imbarcazioni le noci di cocco, galleggianti e impermeabili, potevano essere facilmente recuperate. Le noci non consumate durante le traversate, ovviamente, venivano utilizzate per dare vita a nuove piantagioni.

Il dono dopo il diluvio - Traccia di questa tradizione si trova nella leggenda di Maui, dalle straordinarie analogie con gli episodi biblici dell’Arca di Noè, dove Maui, il prescelto dal dio Ka-Le per ripopolare la Terra dopo averla sommersa con un diluvio universale, decide a diluvio concluso di imbarcarsi sulla sua canoa con a bordo noci di cocco per portarle in dono a KaLe. Anche le leggende dei polinesiani vedono la palma da cocco nata da una testa, ma nelle loro tradizioni quest’ultima non è umana, bensì quella di un’anguilla-divinità, Te Tuna, o Tuna, tramutatasi in cocco dopo essere stata uccisa, per coronare il sogno di essere baciata dall’amata principessa Sina ogni 17

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IL COCCO volta che questa portava alla bocca uno dei tre segni circolari, bucato per bere l’acqua del cocco.

All’origine della vita - Altra leggenda ricorrente in Polinesia è quella che vuole le palme di cocco germinare solo dove odono il rumore del mare e le voci umane, a ricordare i due metodi di diffusione della pianta, attraverso la corrente marina e attraverso il trasporto umano (per la scienza, rispettivamente, “dispersione idrocora” e “dispersione antropocora”). Il legame tra cocco e vita è così forte che ancora oggi nell’isola di Pasqua, a Bali, a Java e a Celebes, ogni volta che nasce un bambino, è tradizione piantare una palma da cocco.

ANCHE NELL’ANTICO EGITTO

Testimonianze molto antiche della conoscenza del cocco ci giungono anche da altri Paesi, spesso inaspettate. Il papiro egiziano Sallier dimostra che nel 1650 a.C. almeno un esemplare di palma da cocco si trovava in Egitto, nei giardini botanici di Tothmes I. E diverse fonti dimostrano che anche gli antichi Greci più colti conoscessero la pianta; in tal senso inequivocabile è la testimonianza giuntaci dagli scritti di Apollonio di Tiana (I secolo d.C.), che descrive le palme come presenti in gran numero nella fertile pianura del Gange.

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LA STORIA

IL FRUTTO ALLA CONQUISTA DELL’EUROPA Importato dai grandi esploratori In Europa, il cocco fu “riscoperto” e utilizzato dopo le grandi scoperte e i viaggi del Cinquecento, anche se era già noto agli studiosi. Del cocco, chiamato “noce indiana”, scrisse infatti ad esempio un monaco siriaco, Cosma Indicopleuste, che nel V secolo descrive le palme, i frutti, la loro raccolta e i loro usi, in un suo resoconto di viaggio, parlando delle tappe in Sri Lanka. Facendo un salto di alcuni secoli, troviamo il cocco citato nel racconto di viaggio di un altro straordinario avventuriero, il mercante Marco Polo, che nel “Milione” lo descrive come “gustoso, dolce come lo zucchero, e bianco come il latte, capace sia di nutrire che di dissetare” e afferma che è diffusissimo nei territori indiani. Nonostante la storia abbia quindi testimoniato la presenza e l’utilizzo del cocco in Egitto, Grecia, Turchia e perfino Italia, bisogna attendere il Cinquecento e attraversare l’Oceano Atlantico per vederlo finalmente, per vie ben più traverse, approdare in Europa. Lo “trovarono” e portarono qui Spagnoli e Portoghesi, grazie alle loro spedizioni alla conquista dell’America, dove lo incontrarono nel centro-sud del continente.

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