Futuro sostenibile

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e outlet. Di fronte alla decrescita causata dalla crisi finanziaria si moltiplicano le sollecitazioni ai cittadini perché consumino di più e la logica intrinseca di ogni singolo settore vanifica quello che dovrebbe essere l’obiettivo comune. Ciò che tutt’al più finora procede bene, è una diversificazione dell’offerta per corrispondere all’emergente sensibilità ecologica: in qualche aeroporto circolano i primi autobus a idrogeno, le compagnie elettriche vendono in segmenti di nicchia anche elettricità “verde”, alcune compagnie ferroviarie noleggiano biciclette, le compagnie aeree a basso costo fanno pubblicità di vacanze ecologiche, d’inverno, sotto le stufe a fungo sui marciapiedi, vengono serviti alimenti dell’agricoltura biologica. Ma nel complesso domina la schizofrenia: nel dibattito pubblico e nei media quasi tutti sembrano favorevoli a una politica per il clima; nel mondo della produzione materiale, però, l’uso di energia e combustibili fossili continua ad aumentare. Eppure non solo la natura, ma anche la globalizzazione si ritorce contro di noi. La crescita delle economie emergenti, specialmente di Cina e India, è un grande evento storico. Con ciò si compie per queste nazioni quella promessa che aveva accompagnato per più di mezzo secolo il Sud del mondo: raggiungere un giorno i paesi occidentali. Tuttavia all’esultanza della sbornia segue ben presto il mal di testa, perché la rincorsa allo sviluppo aumenta ulteriormente la pressione sulla biosfera. L’atmosfera, che già trabocca delle emissioni climalteranti dei paesi ricchi, viene ulteriormente appesantita dalle galoppanti emissioni dei paesi emergenti. Mentre la retorica ufficiale è piena di preoccupazioni, i paesi industrializzati continuano a essere tra le principali minacce per l’ambiente globale. Negli anni della rimozione, infatti, le loro élite economiche si sono date abbondantemente da fare per espandere a livello mondiale un’economia di rapina ecologica. Supportate dalla locale ambizione allo sviluppo, le imprese dei paesi dell’Ocse hanno aiutato la Cina e altre nazioni emergenti a conquistare un posto nella serie A dei paesi che minacciano il clima. Quando nelle nazioni emergenti ci sono lavoro a basso costo e nuovi mercati, gli azionisti sperano in forti guadagni. E i consumatori sono felici di dover spendere molto meno per tanti loro acquisti. Inoltre

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