Kairòs N.2

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La formazione… questa sconosciuta! di Giovanni Matteazzi

Da tempo si assiste sul territorio ad una invasione di corsi, di esperti, di attività “tuttologica”, che portano solo grande confusione ed incertezza. Non solo: documenti non conformi, non corretti, non coerenti hanno invaso Aziende di tutti i tipi e a tutti i livelli operativi; si assiste pertanto ad una dequalificazione sulla e per la formazione e soprattutto sui docenti, che dovrebbero essere la punta di diamante, per superare il limite dei continui incidenti e morti sul lavoro (l’importanza di un serio “Codice Etico” e di un fondamentale “Codice di Responsabilità Sociale”, in una gestione di S.G.S.L. UNI Inail Ispesl). È indubbio, che se non si vuol comprendere il valore fondamentale della formazione specialistica a qualsiasi livello, mai potrà essere superata la procedura del “pressapoco”. Non è possibile che ancora oggi si debbano recepire o leggere su documenti fondamentali, quali il P.S.C. (Piano Sicurezza e Coordinamento) e P.O.S. (Piano Operativo Sicurezza), applicazione di decreti legge obsoleti, superati, cancellati dal D.Lgs. 81/08 s.m.i.c.. È mai possibile che vi sia ancora confusione, per esempio, nel settore Ateco 3 (Edilizia), tra la definizione di “artigiano” con quella di “ditta artigianale”; è mai possibile che non si voglia comprendere la necessità fondamentale della idoneità fisica del lavoratore; è mai possibile che le visite presso il medico competente siano considerate come un peso? Vi sono impostazioni mentali bloccate da decenni, che non reputano opportuno l’aggiornamento perchè lo stare fermi è senz’altro più comodo e meno coinvolgente. Quanto sollecitato dal D.Lgs. 106/09, in merito al concetto

di “responsabilità”, non stà ancora inserendosi nel mondo del lavoro. Ancora oggi non si vuol capire la procedura dell’ “Azienda Virtuosa”, il metodo operativo della “regola d’arte”, ma soprattutto non si vuol ancora capire che sicurezza e prevenzione sono fondamentali, sono di aiuto, solo quando il Datore di Lavoro va a riprendere percorsi professionali qualificanti e qualificati, va a recepire gli strumenti necessari per ottenere concreti risultati, per trasferire ai propri addetti tutto un “percorso di sicurezza”, affiancato e tutelato con giusti operatori accreditati, nella massima professionalità di formazione. Il modello organizzativo (D.Lgs. 231/01) va considerato oggi nella sua fondamentale importanza, va progettato e realizzato nell’ambito di una funzionalità operativa per raggiungere traguardi della “prassi” di continua attenzione più verso la parte pratica che più verso la teoria. Bisogna superare il concetto espresso per la qualità intesa non tanto come “insieme delle caratteristiche che conferiscono la capacità di soddisfare esigenze espresse ed implicite”, bensì intesa come fusione di una gestione di modello affinchè vi siano procedure di istruzione operativa, di dimensione aziendale nei ruoli di responsabilità, vi sia la giusta comunicazione di informazione e soprattutto vi sia la gestione di tutti gli elementi organizzativi e procedurali, atti a ridurre le possibilità di accadimento di incidenti, di infortuni, nella rispetto della tutela anche dell’ambiente e luogo di lavoro. È funzionale pertanto procedere al recepimento di tutte le nuove metodologie di pianificazione, di programmazione, cui, per esempio, fa giusta attività l’Associazione Italiana per la Gestione ed Analisi del Valore (A.I.A.V.) – Pisa; d’altra parte si fa ancora fatica a comprendere la tecnica dell’Analisi del Valore (A.V.) per l’ottimizzazione del “costo globale” dell’intervento; ed è una situazione di gravissimo limite, a tutti i livelli dell’organigramma aziendale, sia nel settore cantieristico, sia nel settore della Pubblica Amministrazione, perché non si vuol fare quel passo in più e/o crescere quel famoso centimetro oltre il muro, per ampliare l’orizzonte della formazione. Si assiste ad un continuo non recepimento delle UNI, che possono confortare la formazione, le valutazioni di metodo, le valutazioni di tecnica operativa; si continua a voler trascurare la definizione delle classi di esigenza, che risultano poi correlate in una unica visione di insieme affinchè vi possa essere la possibilità

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