HR79_TRACCE NEL VENTO

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Emilie Richards

Tracce nel vento


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Happiness Key Mira Books © 2009 Emilie Richards McGee Traduzione di Elisabetta Lavarello Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance dicembre 2010 Questo volume è stato stampato nel novembre 2010 presso la Mondadori Printing S.p.A. stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 79 del 3/12/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 72 del 6/2/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Il vecchio non apriva. Tracy Deloche strinse la mano a pugno e batté alla porta di Herbert Krause finché non fu una scheggia a fermarla. Con una smorfia di dolore, estrasse il frammento di legno usando un'unghia che aveva urgente bisogno delle attenzioni della sua estetista preferita. Sfortunatamente, la dolce Hong Hanh limava e cambiava smalto a tariffe scandalose in un lussuoso centro a più di duemila miglia di distanza, mentre Tracy aspettava di ritirare il magro affitto di Herb per poter mettere qualcosa in frigo e nel serbatoio della macchina. «Signor Krause, è in casa?» chiamò di nuovo. Vedeva la vecchia Dodge di lui parcheggiata sul retro. Con un sospiro scoraggiato, si lasciò cadere su una panca accanto a tre vasi di terracotta pieni di orchidee. Qualcosa di verde e di viscido sparì nel muschio che ricopriva il terriccio. Era fatta così, la Florida. Brulicava di insetti disgustosi che ti guizzavano accanto giorno e notte. Happiness Key, l'isolotto della felicità. Per poco non scoppiò a ridere. Era stato CJ, il suo ex marito, a dare quel nome a questa parte dell'isola su cui sorgevano il cottage di Herb e altri quattro. In un raro sprazzo di poesia, CJ aveva definito quel buco lo yin e yang della Florida. Su un lato, spiagge di sabbia bianca orlate di palme che ondeggiavano alla brezza tropicale; sull'altro la natura più selvaggia. Mangrovie e alligatori, uccelli migratori, e acquitrini che vibravano della più dolce musica del Creato. Chi non avrebbe trovato la felicità 5


lì? Sicuramente non CJ, che si era illuso di moltiplicare il suo già considerevole patrimonio costruendo su quell'isolotto incontaminato un porticciolo turistico e un elegante complesso residenziale per i turisti che da tutto il mondo venivano a svernare in Florida. Dalla fiancata del cottage, arrivava il faticoso ronzio di un condizionatore. Herb Krause doveva amare le temperature antartiche. Prima o poi il vetusto apparecchio sarebbe finito in una discarica e Tracy avrebbe dovuto sborsare centinaia di dollari per sostituirlo. Herb era più vecchio delle mangrovie che bloccavano l'accesso alla baia, più vecchio dei tumuli che si alzavano all'estremità di Palmetto Grove Key, dove i primi abitanti della Florida avevano seppellito i loro morti. Non c'era da stupirsi che soffrisse tanto il caldo. Per fortuna l'uomo si pagava da solo le bollette dell'elettricità. Sfrattare un anziano per risparmiare qualche dollaro le avrebbe procurato una pubblicità negativa di cui poteva fare benissimo a meno. Ne aveva già avuta abbastanza in California. Appoggiando la schiena contro la parete di cemento del cottage, Tracy incrociò le braccia e chiuse gli occhi. Da quando si era tirata su dal letto, non aveva ancora guardato l'orologio, ma dovevano essere quasi le nove. L'aria era già afosa. Maggio, sulla costa del Golfo della Florida, era estate piena. Ovviamente, Tracy non aveva ancora passato lì tutta un'estate, perciò forse giugno sarebbe stato ancora più insopportabile. Ma considerando quanto fosse già diventata insopportabile la sua vita dopo il divorzio da CJ, cos'era qualche grado di temperatura? Che l'umidità diventasse pure tanto densa da mangiarla col cucchiaio... Lei se la sarebbe cavata. Quella frase stava diventando il suo mantra. E non aveva nemmeno pagato un guru californiano della psichiatria perché glielo coniasse. Se l'era trovato da sola. Gratis. Una porta cigolò e per un attimo Tracy sperò che Herb Krause fosse finalmente riuscito ad attraversare la tundra ghiacciata del suo salotto. Poi sentì strusciare una scopa. Aprì gli occhi e si piegò in avanti. La vicina di Herb, Alice 6


Brooks, infagottata in un abito da casa bianco e rosso, spazzava davanti alla porta. Come al solito. Tracy faceva poco caso alle abitudini dei suoi inquilini, ma persino lei non aveva potuto fare a meno di notare Alice fuori con la sua scopa mattino, mezzogiorno e sera. La donna alzò il viso e i suoi occhi incontrarono quelli di Tracy. Parve sconcertata nel vedere la padrona di casa seduta sulla panca di Herb. Tracy si alzò stancamente e attraversò il prato spelacchiato che separava i due cottage. In ogni caso, Alice era la prossima della lista, e dato che Herb o la stava evitando o era già uscito, tanto valeva proseguire. Qualcuno doveva pagarle l'affitto, oggi. Aveva il conto in rosso. «Buongiorno, Alice» la salutò. Sorrise, e le costò un bello sforzo. «Mai un attimo di riposo, eh?» «Sabbia. E foglie.» Alice scosse la testa. «Uh-huh.» Tracy non sapeva cos'avesse quella donna, ma sembrava sempre un po' svagata. «Ho pensato di passare a ritirare gli affitti prima che faccia troppo caldo.» Alice la guardò confusa. «Oggi?» «Già. Quindici maggio. Metà mese. Ricorda che le ho detto che sarebbe stato più semplice se tutti avessero pagato lo stesso giorno?» Alice annuì. Portava degli occhiali con una montatura d'acciaio dello stesso grigio argenteo dei suoi capelli. Profonde rughe le solcavano gli angoli della bocca, dandole una piega amara. Tracy aveva la sensazione che quegli ultimi anni non fossero stati facili per lei. Benvenuta nel club. Una vocetta acuta risuonò in casa. Tracy aveva già notato una Saab di modello recente nel vialetto, accanto alla vecchia Hyundai di Alice. «Mi scusi. Non sapevo che avesse visite. Posso tornare più tardi, se preferisce.» «Visite?» «C'è qualcuno in casa sua.» Tracy indicò la porta protetta da una zanzariera. Il cottage di Alice, come gli altri, sembrava una scatola da scarpe sormontata da un tetto di con7


sunte tegole canadesi. Questo era dipinto in giallo chiaro, con il portoncino color corallo e gli infissi verde mare. Come decorazione, tre cavallucci marini turchesi salivano lungo il muro con un'angolazione di quarantacinque gradi. Sembrava che cercassero di scappare. Alice si guardò alle spalle. «La mia nipotina. Mio genero. Sono venuti a stare con me.» Tracy era sorpresa. «Vivono qui?» Una bambina dai capelli lunghi aprì la porta e schiacciò la faccia contro la zanzariera. «Buongiorno. Ha dei figli, lei?» chiese speranzosa. Tracy cercò di ricordare le clausole del contratto d'affitto di Alice. Gli inquilini potevano invitare altre persone a vivere nei loro cottage senza il suo permesso? Avendo altri programmi per la proprietà, CJ si era preoccupato solo che i cottage potessero essere liberati con un semplice preavviso di trenta giorni da ambo le parti e che le riparazioni fossero effettuate a discrezione del proprietario. Proprietario che ora era Tracy, dato che il buon vecchio CJ era preso da problemi immobiliari suoi. Il visetto della bambina era distorto dalla vecchia zanzariera arrugginita. Era difficile capire quanti anni avesse, ma non doveva essere ancora adolescente. Prima che Tracy potesse risponderle, una voce maschile la chiamò. «Olivia...» «Ce li ha?» insistette la ragazzina a bassa voce. «Qualcuno con cui posso giocare?» Tracy pensò a come sarebbe stata complicata la sua vita, ora, se lei e CJ avessero aggiunto un figlio all'equazione. «Nessuno» disse, con sincera gratitudine. «Spiacente. Nemmeno un pappagallino.» «Olivia.» La voce dell'uomo era gentile, ma sicuramente autorevole. La bambina si staccò dalla zanzariera, tornando a essere una figura tridimensionale. Poi sparì. «Gli assegni li scrive Lee» disse Alice. Tracy si girò a guardarla. «Suo genero?» Alice parve grata che Tracy avesse capito. «Ci penserà lui.» 8


«Perfetto. Potrebbe chiedergli di farlo ora? Mentre aspetto, proverò di nuovo a casa di Herb. La macchina c'è, ma prima non mi ha aperto.» «Non l'ho visto.» Trascinando le pantofole, Alice rientrò in casa. Prima che la donna richiudesse la porta, Tracy la vide lanciare un'occhiata di rimpianto alla scopa. Mentre tornava verso il cottage di Herb Krause, Tracy dovette ammettere che invidiava ad Alice il fatto di avere una famiglia. Non poteva contare su nessuno, lei. Aveva appena divorziato, era stata rinnegata dai genitori e dalla maggior parte dei suoi amici. E, per giunta, era stata costretta a trasferirsi in una palude infestata di zanzare e a riscuotere miseri affitti per riempire il frigo. Almeno CJ, che probabilmente stava facendo la sua ora d'aria nel cortile del carcere di Victorville, aveva i pasti assicurati. E cosa importava se faceva colazione con uova in polvere, pane tostato e caffè annacquato? Per i prossimi vent'anni, il governo si sarebbe assicurato che il suo stomaco non fosse mai vuoto. Il che era già qualcosa. «Bene, eccola che arriva.» Wanda Gray posò La sposa del pirata accanto a sé sul cuscino della sdraio e guardò la sua nuova padrona di casa risalire il sentiero sterrato. «Kenny...» chiamò il marito, girandosi verso la porta. «È quella Deloche che viene a prendere il suo assegno. Tu non interferire. Ci penso io.» Le parve di sentire un grugnito, ma non ne era sicura. Un grugnito era il massimo che poteva aspettarsi da Ken, ormai. Le spiaceva di non aver segnato sul calendario la data della loro ultima conversazione. Pazienza. Non aveva nessuna intenzione di alzarsi per ricevere la Deloche. Si tolse gli occhiali e li posò sul libro prima di lisciare il prendisole sulle ginocchia tozze. Poi si portò una mano ai ricci rossi, ritoccati alle radici con la sua tintura preferita. Cosa importava se Tracy Deloche era snella ed e9


legante come le protagoniste di Sex and the City? Wanda Gray non era seconda a nessuno, neanche a cinquantasei anni. E poi, quella donna si dava troppe arie. Certo, possedeva quei venticinque acri di terra sull'isolotto di Palmetto Grove Key, di fronte alla cittadina di Palmetto Grove, una proprietà che in teoria valeva milioni. Ma a cosa le serviva? Da quello che Wanda poteva capire, la Deloche avrebbe fatto una bella fatica a vendere, col mercato immobiliare che era quello che era, e quegli esaltati ambientalisti della Wild Florida che strepitavano perché il comune aveva dato all'ex della signora Deloche il permesso di costruire. Minacciavano di portare la questione in tribunale. Sì, madame Deloche aveva una bella grana per le mani, e ora Wanda le avrebbe complicato ulteriormente la vita. Con estremo piacere. Oggi la padrona di casa era vestita con dei pantaloni neri al polpaccio e un reggiseno da bikini in tinta coperto da un camicione di garza bianca. Era snella e abbronzata, e i capelli scuri le scendevano lisci sulle spalle. Aveva denti smaglianti e il genere di pelle fine e delicata su cui era meglio non lesinare la protezione solare. Wanda sperava che si dimenticasse di metterla. Si meritava proprio che le venisse qualche ruga. Quando Tracy la raggiunse, Wanda la aspettava, le dita giunte, come se avesse tutto il tempo del mondo. «Salve» la salutò Tracy, facendo lampeggiare i suoi denti da diecimila dollari. «Sembra fresca e rilassata.» Wanda non si lasciò ammaliare. Tracy Deloche non avrebbe notato neanche se Wanda si fosse contorta negli spasmi d'avvelenamento da morso di serpente corallo. «Sembra fresca e rilassata anche lei.» Inarcò un sopracciglio. «Con quel costumino. È andata a nuotare?» «Mi creda, questo bikini non ha mai visto l'acqua. Si slabbrerebbe tutto.» «Ma guarda. Un costume da bagno che non si può bagnare. Cosa devono ancora inventare?» Tracy sorrise, come per segnalare che il tempo dei con10


venevoli era scaduto. «Non voglio disturbarla oltre. Sono passata solo a ritirare l'affitto.» «L'avevo immaginato.» Wanda non si mosse. «Allora, l'assegno è pronto?» «No. Non l'ho preparato, dato che ho una lista di cose da riparare prima che lei veda anche solo un centesimo.» Wanda guardò con piacere il sorriso di Tracy affievolirsi. Nell'istante in cui si spense, sferrò il colpo di grazia. «E prima che lei mi ricordi che il nostro contratto, se così si può definire quel pezzo di carta che ha firmato Kenny, stabilisce che lei non è tenuta a fare lavori di ristrutturazione, lasci che le dica io che ho fatto una chiacchierata con un tizio del comune questa settimana e gli ho parlato di tutte le cose che non funzionano qui.» Wanda fece una pausa a effetto. «Ovviamente, non gli ho detto esattamente dove vivo. Non ancora. Ma lui ha accennato alla possibilità di far demolire questa baracca, se metà delle cose che ho detto sono vere. Quindi ritengo che lei, essendo una donna sveglia e intelligente, converrà che fare qualche riparazione ora e tenersi gli inquilini che ha sia meglio che trovarsi con un pugno di mosche.» Tracy rimase in silenzio. Wanda si chiese se stesse cercando di mantenere la calma. «Vuole quella lista?» chiese alla fine. «Non ha preso in considerazione la possibilità di parlarmi semplicemente di quei problemi per vedere come potevamo risolverli?» «Cara, persone come lei non chiedono a persone come noi di firmare un contratto tanto schifoso a meno che non intendano prenderci per il collo.» «Cara...» Tracy aveva stretto gli occhi e la parola era uscita come uno schizzo d'olio bollente. «Persone come me sanno che persone come lei sono sposate a un poliziotto. Quindi, ci avrei pensato due volte prima di ignorare dei problemi reali, qui.» Wanda abbassò gli occhi sulle unghie fucsia e notò una minuscola scalfittura sullo smalto. Doveva esserselo segnato contro lo stipite quando aveva portato quell'enorme vassoio 11


di pesce al tavolo sei, ieri. Tornò a fissare la donna. «La vuole, quella lista? Ce l'ho proprio qui. Ovviamente, basterebbe che si guardasse un po' in giro...» «Mi lasci respirare, okay? Sono qui solo da due settimane. E le ho passate scrostando sporco dalla bicocca in cui vivo. Non ho proprio avuto tempo di ispezionare le case.» Wanda sfilò una busta dal libro e gliela tese. «I fornelli perdono tanto gas che due piante che tenevo sul davanzale della cucina sono morte asfissiate. Il tetto perde in corrispondenza del bagno. La vasca è più arrugginita di una nave da guerra. E se volessi degli animali in casa, mi prenderei un gatto, non sciami di insetti. Ho già pagato un disinfestatore e fatto riparare i buchi più grossi da cui entravano. Può dedurre l'importo dal mio affitto.» «Santo cielo, niente piastrelle di travertino? Granito in cucina?» Wanda posò la busta sul libro vedendo che Tracy non la prendeva. «Sì, sì, faccia pure la sarcastica. Ma ci pensi bene. Ha idea di quanto sia difficile sfrattare qualcuno, al giorno d'oggi? Specialmente quando capita che lo sceriffo sia amico di un certo membro della forza di polizia di Palmetto Grove?» Tracy si piegò in avanti e afferrò la busta. «Farò quello che posso, ma non si aspetti miracoli.» Wanda la guardò marciare verso il cottage in cui si era trasferita quella coppia dell'India. Non cercò di fermarla, anche se sapeva che non erano in casa perché li aveva visti uscire un'ora prima. Erano persone a modo, questo doveva ammetterlo. Erano fatti così, gli indiani. Di solito arrivavano negli Stati Uniti conoscendo l'inglese ed erano educati. Ma la loro presenza a cinquanta metri da casa sua era un'altra dimostrazione del fatto che quell'isolotto dove Ken l'aveva trascinata era un mondo alieno. Non si sarebbe mai sentita a casa sua, lì. «Happiness Key, un cavolo.»

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Tracce nel vento di Emilie Richards Arriva un momento nella vita in cui bisogna prendere ciò che si ha e ricominciare daccapo. Tracy Deloche decide così di lasciare la California e trasformare Palmetto Grove Key, un isolotto sulla costa del Golfo della Florida e sua unica proprietà, in un villaggio turistico. Il primo ostacolo che incontra è, però, l’opposizione dell’associazione ambientalista capeggiata da Marshall Egan. Ovviamente Tracy non si dà per vinta, ma non considera che tra incontri inaspettati, amicizie improbabili e ricerche rivelatrici la sua vita possa iniziare ad assumere un aspetto e un ritmo molto diversi. Scopre, infatti, l’incanto della natura selvaggia e l’irresistibile fascino dell’amore, che a volte aiuta a mettere in prospettiva le proprie scelte e fa capire ciò che conta davvero.

Opposte passioni di Susan Andersen Macy O’James ha lasciato la cittadina di Sugarville subito dopo il diploma, determinata a non voltarsi indietro. Ma ora che la sua famiglia ha bisogno di lei, decide di affrontare le malelingue, da cui è sempre stata giudicata troppo esuberante. L’inizio non è dei più promettenti. Al suo arrivo Macy viene infatti fermata per eccesso di velocità dallo sceriffo, accompagnato dal nuovo capitano dei vigili del fuoco, l’atletico e prestante Gabriel Donovan. E non è piacevole scoprire che questo esempio sexy di rettitudine alloggia proprio nella pensione degli zii. I due fanno letteralmente scintille ed è chiaro a tutti che i loro battibecchi nascondono una forte attrazione. È la legge degli opposti, no? Ma Macy e Gabriel non sono liberi di lasciarsi andare alla passione. Non ancora, per lo meno.


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