H2540 LA STELLA DEL DESERTO

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L a Famiglia R eale

del

Qusay

Un regno, una corona, quattro audaci principi del deserto.

Molti anni fa, Aristo e Calista, due perle nel cuore del Mediterraneo, erano governate come un unico stato. Aspre lotte intestine lacerarono però il regno di Adamas, spingendo le due isole a percorrere strade diverse: da quel momento, i Karedes regnarono incontrastati sulla scintillante e modaiola Aristo e gli Al’Farisi sulla desertica Calista. Alla morte dell’ultimo sovrano di Aristo, si scoprì che la vera erede al trono dei Karedes era Stefania, sua figlia illegittima. Come se ciò non bastasse, Zakari Al’Farisi, sceicco di Calista, la convinse a sposarlo, così da riuscire, finalmente, a riportare entrambe le isole sotto il potere di un’unica famiglia. La sua. Ma un’oscura nube incombe sugli Al’Farisi: il giorno dell’incoronazione di Stefania, uno straniero arriva a renderle omaggio dal vicino regno del Qusay. Uno straniero che non conosce il proprio passato, ma solo il proprio futuro di re. Cosa accadrà quando Xavian, re del Qusay, scoprirà di stare vivendo la vita sbagliata? E chi reclamerà il trono del Qusay, quando infine la verità sarà svelata?


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Carol Marinelli

LA STELLA DEL DESERTO


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Wedlocked: Banished Sheikh, Untouched Queen Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2010 Harlequin Books S.A. Special thanks and acknowledgement are given to Carol Marinelli for her contribution to The Dark-Hearted Desert Men series Traduzione di Velia De Magistris Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony settembre 2010 Questo volume è stato impresso nell'agosto 2010 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2540 del 24/9/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 22 DEL 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo Mentre le sue damigelle la vestivano, Layla guardò la sua immagine riflessa allo specchio: il generoso seno, le gambe lunghe e snelle, i delicati tatuaggi all'henné sparire sotto metri di velo dell'abito d'oro sontuosamente ricamato. Infine anche i capelli folti e lucenti, neri come l'ala del corvo, e il viso sapientemente truccato – le labbra rosse e piene e le gote sfumate con la cipria – scomparirono a loro volta, finché tutto quello che di lei rimase in evidenza furono gli occhi, due zaffiri viola e splendenti. Sbatté le palpebre con fare nervoso mentre pensava che, quando quei veli sarebbero stati rimossi, lei non avrebbe provato l'usuale sensazione di sollievo. L'operazione non avrebbe significato che era a casa, nel Palazzo di Haydar, dove poteva rilassarsi in tutta tranquillità. No, quando quei veli sarebbero stati rimossi, avrebbe avuto di fronte il suo neo marito, nel deserto del Qusay, per la sua prima notte di nozze. Il re Xavian Al'Ramiz, l'uomo a cui era stata promessa in sposa sin da bambina, dopo tutti quegli anni aveva deciso di fare il suo dovere e di portarla all'altare. L'aveva fatta aspettare a lungo e, cosa a suo parere più importante, aveva fatto aspettare il suo paese. La sua vita era stata, ed era ancora, un'attesa continua. Layla era la maggiore di sette sorelle. Sua madre era morta nel tentativo di dare alla luce un erede maschio, 5


lei ricordava bene la disperazione e i singhiozzi che avevano accompagnato ogni nascita, e a ogni nascita il popolo di Haydar, profondamente tradizionale, aveva manifestato in modo sempre più eclatante il disagio che provava alla prospettiva di essere governato da un sovrano donna. Ah, ma suo padre era stato saggio, e lungimirante. Aveva combinato il suo matrimonio con l'unico figlio de re del Qusay, un principe ereditario. Xavian avrebbe regnato anche sull'Haydar, e un giorno il loro primogenito – un maschio, ovviamente – avrebbe riunito sotto una sola corona i due Paesi. Ma poiché la data del matrimonio non era stata precisata, con la morte di suo padre Layla era diventata regina. Gli Anziani avevano tentato di trasformarla in una figura meramente rappresentativa, e di consigliarla su ogni passo da intraprendere, ogni mossa da fare. Lei invece aveva dato al suo ruolo una grande importanza. Si era dedicata ai suoi compiti con passione e dedizione, rifiutando di dare il suo assenso a tutto ciò della cui validità non fosse assolutamente convinta. E per quello che riguardava il suo fidanzato... Xavian apparentemente era stato troppo felice del suo stile di vita da scapolo per rinunciarci. Solo dopo la morte di entrambi i genitori aveva deciso di onorare l'accordo intercorso fra suo padre e il compianto re di Haydar, ma intanto Layla aveva continuato a crescere, governando il paese a modo suo, diventando più saggia. Xavian aveva indugiato troppo a lungo per poter ancora sperare in un atto di obbedienza da parte della sua sposa, e lei non aveva più alcuna intenzione di consegnare passivamente le redini del suo regno a un uomo che non aveva alcun interesse né per l'Haydar, né per lei. La morte dei sovrani del Qusay aveva costretto il principe playboy a rientrare in tutta fretta dall'Europa per salire al trono. Un condottiero nato, nonostante il suo lutto, stava affrontando e superando con successo 6


anche momenti molto difficili per il suo popolo. Layla lo sapeva, perché Layla lo aveva osservato. Non aveva mai parlato con lui, lo aveva visto una sola volta, e da lontano, ed era vagamente al corrente della vita dissoluta che il suo futuro sposo aveva condotto sino a poco prima. Di recente aveva trovato un po' di tempo fra i suoi numerosi impegni per studiarlo. Aveva registrato e riascoltato innumerevoli volte i suoi discorsi, eloquenti e volitivi, e capito che il giovane e spensierato dongiovanni si era trasformato in un vero re. E un re aveva bisogno di una regina. Una transazione di affari, nulla di più. Layla ne era sempre stata consapevole, tuttavia quando aveva osservato a distanza l'uomo destinato a diventare suo marito trascorrere la sua esistenza fra scorribande sessuali e lussi sfrenati, aveva provato gelosia piuttosto che sdegno. Gelosia perché a Xavian era concesso avere amanti e libertà, mentre per lei c'era solo l'attesa. Aveva ventisei anni. E quella sera, finalmente, era il suo turno. Quella sera, anche se si trattava di un accordo politico, anche se il loro era un matrimonio organizzato, e se avrebbero vissuto praticamente separati, quella sera Xavian l'avrebbe portata nel deserto del Qusay. Quella sera si sarebbe ritrovata faccia a faccia con suo marito, Layla pensò, le gote in fiamme. Quella sera il re Xavian Al'Ramiz sarebbe diventato il suo amante. Il suo primo e unico amante. Bizzarro da parte sua, ma per qualche motivo desiderava che il suo futuro sposo fosse meno attraente, che quel viso che aveva visto sui giornali, in televisione, su Internet, fosse dotato di minore fascino. Aveva scrutato i lineamenti del suo volto, trattenendo il fiato quando le era sembrato che quegli occhi scuri, dalle pagine dei rotocalchi, le restituissero gli stessi sguardi interessati. Xavian aveva un aspetto regale, dal naso dritto e aristo7


cratico agli zigomi sporgenti, ai capelli neri e folti perfettamente tagliati. E c'era un'aura che lo circondava, un atteggiamento di naturale fiducia in se stesso che non lo abbandonava mai. Lei ne era stata testimone quando gli impegni ufficiali li avevano condotti a presenziare alle stesse funzioni. Celata dal velo, aveva tenuto gli occhi fissi sul suo futuro marito, sperando in un segno da parte sua, magari un sorriso, un cenno del capo, un qualsiasi gesto teso a manifestare anche solo curiosità nei confronti della donna che avrebbe sposato. Xavian non aveva lasciato trapelare niente. Meno di niente. Era stato accanto a lei l'anno precedente durante la cerimonia per l'incoronazione della regina Stefania di Aristo, e non l'aveva degnata di uno sguardo. L'umiliazione a cui l'aveva sottoposta quel giorno le bruciava ancora, resa più cocente dall'ostentato ignorare la loro futura unione. «Altezza.» Layla chiuse gli occhi irritata mentre Imran, uno dei suoi tanti consiglieri, entrava nella stanza per fare il punto su alcune situazioni e chiederle istruzioni finali con la sua voce sgradevole e nasale. «Ho bisogno urgentemente di una sua firma sulla nuova proposta per la miniera di zaffiri.» Diavolo, era il giorno del suo matrimonio! Ma il dovere veniva sempre al primo posto, e la regina di Haydar ne aveva molti di doveri. Parte del suo entourage l'aveva seguita in Qusay per le nozze, una intera squadra di avvocati, le sue cameriere personali, e Baja, dama di compagnia e migliore amica. Oh, quanto quegli avvocati, quei consiglieri, si erano rammaricati quando la loro regina aveva cominciato a esprimere la sua opinione senza timore, rifiutando di lasciar loro carta bianca! Per il loro sconforto, Layla si era imposta, e questo comportava rammentare agli Anziani di continuo che, per ogni que8


stione, la decisione finale spettava a lei. Era stancante controllare costantemente ogni resoconto, ogni calcolo, consapevole che i suoi cosiddetti aiutanti non aspettavano altro se non un segno della sua debolezza, per approfittare di quel momento e far scivolare fra gli altri un documento in modo che lei non notasse la piccola clausola apposta in calce... Desideravano che l'Haydar rimanesse ancorato ai modi del passato, invece di sfruttare le tante opportunità che quel paese così ricco offriva ai suoi abitanti. «Può aspettare» replicò Layla guardando Imran negli occhi. «Oggi non firmerò niente. Mi occuperò di tutto al mio ritorno, fra una settimana.» L'uomo strinse le labbra. «Gli scavi devono cominciare subito» sottolineò. «Cominceranno al mio ritorno!» sbottò Layla. «Quando avrò letto gli emendamenti e se li avrò approvati!» Tuttavia, nonostante il tono imperioso che aveva usato, sentì le lacrime bruciarle gli occhi, lacrime che non avrebbe mai permesso che Imran vedesse, così si girò verso la finestra e fissò il mare. Era il giorno del suo matrimonio. Di sicuro, di sicuro, aveva il diritto per quell'unica giornata di essere solo una donna? Apparentemente no. «Dobbiamo anche discutere della possibilità di estendere la visita del re in Haydar» provò ancora Imran. «Al momento non discuteremo di niente» ribadì Layla, continuando a dargli le spalle, sapendo che se l'uomo avesse notato la sua debolezza, avrebbe insistito con le sue richieste. «Ora, se gentilmente mi permetterai di occuparmi del piccolo problema costituito dal mio matrimonio, presto sarò in grado di dedicare di nuovo e completamente la mia attenzione al nostro paese. E voglio sottolinearlo per l'ennesima volta» aggiunse, «niente, e intendo niente, dovrà essere approvato durante la mia assenza.» 9


«Naturalmente» replicò l'uomo con fare accondiscendente. «Anche se, altrettanto naturalmente, nel caso di urgenze lei dovrà fidarsi del giudizio del Consiglio degli Anziani.» «Imran.» Ormai le lacrime si erano asciugate e gli occhi brillavano di una luce decisa mentre Layla si voltava per guardarlo. «Porterò il computer con me e, se per un qualsiasi caso tu non dovessi riuscire a contattarmi via e-mail, salirai su un elicottero e mi raggiungerai nel deserto.» «Pensavo che non volesse essere disturbata» obbiettò il consigliere. «Come ti ho già detto diverse volte, non presumere mai di conoscere i miei pensieri.» «Certo, Altezza» concluse lui prima di congedarsi. E, anche se mancavano minuti al momento delle nozze, la tensione che aggredì lo stomaco di Layla era causata solo dall'atteggiamento indisponente di Imran. «Respira, Layla» suggerì Baja con gentilezza. Cara, dolce Baja, che assisteva in silenzio a ogni riunione ma che ascoltava tutto. Baja, l'unica testimone dei suoi pianti notturni. Baja, la sola persona al mondo davvero consapevole dell'enorme fardello che le gravava sulle spalle. «Approfitterà della mia assenza per scavalcarmi» ipotizzò Layla. «Sarebbe un folle. I tuoi ordini sono stati chiari.» «Distorcerà il senso delle mie parole.» «Allora metti tutto nero su bianco.» La presenza di Baja era un tale conforto per lei... Le era grata per la sua saggezza, per la sua pazienza, per quelle qualità che la rendevano quasi degna di una completa fiducia. Quasi, perché da tempo Layla aveva imparato che l'unica persona al mondo della quale potesse fidarsi ciecamente era lei stessa. «Lo farò» replicò annuendo. «Prima, però, devi sposarti.» Layla fu scortata lungo i corridoi del Palazzo del Qu10


say, ed era più facile per lei focalizzare la sua attenzione sui tanti ritratti appesi alle pareti, o sul fruscio che lo strascico del suo vestito produceva mentre camminava, piuttosto che sul fatto che, ancora pochi istanti, e sarebbe diventata la moglie di Xavian. Il vento del deserto, caldo e soffocante, la investì non appena uscì dalla reggia. Attraversò il fantastico giardino, fino all'altare, dove si fermò per aspettare il suo sposo. Sarebbe stata una cerimonia in forma privata. La settimana seguente, come voleva la tradizione dell'Haydar, da donna sposata avrebbe evitato di portare il velo, e sarebbe stata presentata a dignitari e regnanti durante un ricevimento formale, ma quel giorno gli unici presenti erano gli Anziani di corte di entrambi i Paesi. Rimase in piedi all'ombra di un grande albero, percepì il profumo dei fiori ancora in boccio, sentì il gorgoglio dell'acqua nelle fontane, e continuò ad aspettare. D'altra parte, Xavian aveva rimandato il loro matrimonio per dieci anni, Layla ragionò. Quale differenza potevano fare altri dieci minuti? O ancora dieci? Qualcuno le portò una sedia. Layla rifiutò e rimase con la schiena ben dritta, lo sguardo fisso davanti a sé, bruciante per l'umiliazione, perché quell'uomo non avrebbe potuto scegliere un modo più chiaro per farle capire quanto poco tenesse a lei. Avrebbe voluto andare via. Girare le spalle alla tradizione, esigere immediatamente un mezzo di trasporto che la riportasse a casa, dire a Xavian cosa poteva farne del suo contratto... «Il re sarà qui a breve.» Layla si guardò le mani, e fu costretta a piantare fisicamente i piedi per terra per impedirsi di allontanarsi, oltre che a serrare le labbra in una linea sottile per soffocare quelle parole di cui lei e il suo popolo si sarebbero sicuramente pentiti nel caso 11


davvero fossero state pronunciate. «Forse Sua Altezza dovrebbe sedersi.» Di nuovo, le fu indicata la sedia. Gli Anziani si facevano vento con le mani. Forse ora avrebbero servito qualcosa di fresco da bere, pensò Layla, e poi i componenti del suo seguito si sarebbero riuniti con quelli del seguito di Xavian per decidere insieme quale strategia adottare nel caso in cui il re non si fosse presentato affatto. Ma quello era il suo dovere, pensò Layla. Restare lì. Accettare una pubblica umiliazione. Aspettare. Avrebbe sopportato tutto per il bene della sua gente, si sarebbe sposata se questo era ciò che la tradizione esigeva, ma mentre vacillava sotto i raggi cocenti del sole, pallida, vicina allo svenimento, Layla giurò a se stessa che il suo futuro marito avrebbe pagato per tutto quello. Se Xavian pensava davvero di poterla trattare in modo così assurdo, se pensava che lei avrebbe chinato la testa e obbedito a tutti i suoi ordini, se pensava di trovare in lei una moglie mansueta e pronta ad accontentarlo, ecco, quella sarebbe stata la sua condanna. Il re Xavian avrebbe dovuto condurre le sue ricerche più accuratamente. Avrebbe dovuto sapere che il velo celava una donna testarda e orgogliosa, una regina forte che sapeva prendere decisioni importanti. Quella sera gli avrebbe detto senza mezzi termini cosa pensava di lui, decise. Xavian non aveva idea di cosa lo aspettava, pensò mentre un sorriso soddisfatto le incurvava le labbra. Ma poi, mentre i minuti continuavano a passare e nulla accadeva, anche quel sorriso svanì.

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1 Il re Xavian Al'Ramiz lesse di nuovo il biglietto, uno dei tanti ricevuti per il suo imminente matrimonio. Lo inviava il re Zakari di Calista, che agli auguri aggiungeva di essere impaziente di incontrarlo personalmente la settimana seguente, al ricevimento ufficiale. Era la terza lettera. Con la prima, gli aveva porto le condoglianze per la scomparsa dei suoi genitori e lo aveva invitato al Palazzo di Calista. Lui non aveva replicato. Anzi, aveva bruciato la missiva. Poi ne aveva ricevuta una seconda, un ringraziamento per il dono spedito dal popolo del Qusay in occasione della nascita del principe ereditario, Zafir. Ancora Xavian non aveva risposto, anche se aveva conservato il messaggio per qualche giorno prima di bruciare anche quello. E ora, l'ultima. Non c'era nulla di disdicevole in quelle poche righe, pensò mentre le leggeva forse per la centesima volta. Non sapeva con precisione cosa cercava fra quelle parole, generiche espressioni di felicitazioni, eppure non riusciva a controllare l'ansia che gli comunicavano. La sua futura moglie lo stava aspettando. Era già in un ritardo imperdonabile, ma continuava a leggere e a indugiare su quello che era solo un messaggio formale 13


inviato dal re Zakari di Calista e da sua moglie, la regina Stefania di Aristo. Con il loro matrimonio avevano riunito le loro due isole nell'antico regno di Adamas, e allora perché, si chiese Xavian, avevano usato la carta con lo stemma della Famiglia Reale di Calista, e non con quello di Adamas? Passò un dito sull'emblema, percependo di nuovo quella bizzarra sensazione, come di turbamento pur se immotivato. Una sensazione che non lo aveva mai abbandonato dal giorno dell'incoronazione della regina Stefania, da quando lei lo aveva guardato negli occhi e sul suo viso si era dipinta un'espressione sconvolta. No, era stata addirittura sul punto di perdere i sensi, Xavian si corresse. E lui le aveva stretto una mano fra le sue, continuando a parlarle finché il marito non si era reso conto del problema e l'aveva condotta via. In seguito aveva saputo che la regina era stata già in attesa del suo primo figlio durante la cerimonia, il che avrebbe dovuto spiegare il suo malessere. Ma non spiegava però il suo, ragionò Xavian. Perché era stato inquieto già prima di rendere omaggio a Stefania, esattamente da quando aveva visto il re Zakari fra gli altri sovrani. Il suo cuore aveva preso a battere all'impazzata, cosa che ancora gli accadeva di notte, e che gli stava accadendo anche in quel momento. «È tutto pronto, Altezza» annunciò Akmal, il suo visir, entrando nella stanza. «La sua sposa sta aspettando.» Xavian percepì una nota perplessa nella sua voce. In effetti la sua sposa, la regina Layla di Haydar, stava aspettando ormai già da tempo. Era la seconda volta che Akmal entrava discretamente negli appartamenti reali per controllare che non ci fossero problemi, e solo per trovare il suo re esattamente dove lo aveva trovato la prima volta, in piedi accanto alla finestra, una lettera in mano, lo sguardo rivolto al ma14


re. «Arriverò fra breve» replicò. «Altezza, posso suggerire...?» «Non hai sentito quello che ho detto?» sbottò Xavian, finalmente girandosi, gli occhi che praticamente mandavano fiamme, il tono deciso inteso a far capire chi era il re, e chi comandava. Con addosso l'uniforme militare del Qusay – la giacca verde oliva decorata da tante medaglie, stivaloni di cuoio nero, la spada d'argento che gli penzolava a un fianco e la treccia dorata che reggeva il copricapo – senza dubbio aveva un aspetto imponente, in qualche modo minaccioso. Ma, considerata la sua altezza, le spalle ampie, il fisico possente, in fin dei conti non aveva bisogno di medaglie o spade per imporre se stesso e ottenere rispetto. «La regina potrà aspettare finché io non sarò pronto.» «Come desidera, sire.» Akmal, il quale sapeva quando era il momento di ritirarsi, chinò la testa e uscì dalla stanza. Di nuovo solo, Xavian riprese a guardare il mare. Layla avrebbe aspettato. Di quello ne era certo. D'altra parte aveva aspettato già a lungo. Fidanzato con lei sin dall'adolescenza, il matrimonio avrebbe dovuto essere stato celebrato già da dieci anni. Lui aveva scelto di rimandare, e di godersi appieno la sua libertà. Quella libertà che però adesso era sul punto di finire. Uscì in terrazza, desiderando di ritrovarsi di fronte al deserto, e non al mare. Nel deserto egli riusciva a ritrovare rari momenti di pace, nel deserto quella sera avrebbe portato la sua nuova moglie. Un pensiero che lo disturbava. Da quando i suoi genitori avevano perso la vita in un incidente aereo, i suoi consiglieri non avevano smesso per un solo attimo di lavorare. La sua esistenza da playboy era giunta al termine, era re ormai, e i re non si comportavano come i principi. I re si sposavano 15


e generavano eredi, e a lui toccava la stessa sorte. Dopo tre mesi di lutto, il matrimonio che lui aveva posticipato all'infinito doveva aver luogo. Sarebbe stata una cerimonia privata, date le circostanze, come lo era stata quella della sua incoronazione. Preparativi in grande stile erano del tutto inappropriati considerata la recente scomparsa del sovrano e della sua consorte. Il popolo avrebbe appreso solo l'indomani delle avvenute nozze, e intanto lui si sarebbe ritirato nel deserto con la moglie in attesa della cerimonia ufficiale. Infine, dopo un ulteriore periodo di lutto i festeggiamenti sarebbero stati estesi anche al popolo, e probabilmente il popolo avrebbe avuto diversi motivi per esultare. A parere del Consiglio degli Anziani infatti, era auspicabile che, esattamente nove mesi dopo le nozze, il nuovo principe ereditario avrebbe visto la luce. Akmal gli aveva consigliato di astenersi da incontri sessuali almeno per sette giorni prima del matrimonio, in modo che il suo seme fosse impetuoso e potente. Un consiglio che lui, ovviamente, aveva scelto di ignorare. La sua impetuosità sessuale non conosceva limiti. E poi la sua unione con Layla altro non era se non una strategia politica. L'Haydar soffriva guidato da una donna, e con la sua presenza, seppure occasionale, Xavian avrebbe ricondotto in riga un paese agitato da turbolenze sociali. Naturalmente, si sarebbe preso un'amante. Molte amanti. Non aveva alcuna intenzione di dormire da solo. Quindi l'inquietudine che lo affliggeva non era causata dall'imminente matrimonio, e nemmeno dalla morte dei suoi genitori. Già da molto tempo prima del fatale incidente, la sua anima aveva attraversato una profonda crisi. Una crisi però che non sapeva definire, nÊ gli era possibile identificarne la fonte. 16


A volte fissava la lettera per lunghi minuti, come stava facendo in quel momento, in cerca di indizi che probabilmente non esistevano. Forse era sulla strada della follia. Di notte apriva gli occhi all'improvviso, il cuore che gli martellava nel petto. Svegliava la bellezza di turno che dormiva accanto a lui e la congedava bruscamente. Nessuno, nessuno doveva vederlo in un tale stato di prostrazione. Come in quel momento, mentre il suo cuore batteva all'impazzata, e il petto si alzava e si abbassava al ritmo del respiro affannoso mentre continuava a scrutare il mare. Aveva la nausea, quasi si trovasse effettivamente a bordo di una barca in balia dei flutti. Gocce di sudore gli imperlavano la fronte, vacillava come sospinto dalle onde. Le cicatrici che gli solcavano i polsi bruciavano, a volte succedeva. Guardava l'oceano, in cerca di cosa non sapeva. Distolse lo sguardo, obbligò il cuore a rallentare la sua corsa, cercò conforto nel pensiero della serata che lo aspettava. Non perché avrebbe avuto sua moglie accanto, ma perché solo il deserto aveva il potere di calmarlo. Sì. Si sarebbe sposato, avrebbe condotto la regina nel deserto, consumato alla svelta il matrimonio, e l'indomani sarebbe stato libero di vagare fra le dune, libero di chiedere alla terra sulla quale regnava consigli e guida. Più sereno adesso, rientrò in camera, la lettera ancora in mano. Si fermò accanto a un grosso cero e impassibile osservò la fiamma che divorava la spessa carta color crema con lo stemma di Calista. Gettò il foglio bruciato nel camino, completando così il rituale che aveva già ripetuto due volte, e aprì la porta, praticamente travolgendo Akmal. Scoccò al suo visir un'occhiata di rimprovero, e si avviò a lunghi passi lungo il corridoio, fino al giardino, pronto ormai per fare ciò che doveva. 17


Gli Anziani erano seduti, ma si alzarono di scatto quando lo videro arrivare. La sposa non si girò. Ammantata da un abito color dell'oro, il capo velato, tenne gli occhi bassi mentre lui si avvicinava. La prospettiva di prendere in moglie quella donna non lo entusiasmava per nulla, pensò Xavian. L'Haydar era un paese ancorato alle tradizioni di un tempo. Le donne dovevano portare il velo fino al giorno del matrimonio. Ma anche quei metri di seta splendente non riuscivano a nascondere del tutto una figura dalle forme abbondanti. Perfetto, pensò Xavian con cinismo. Gli toccava mettere incinta una donna grassa e senza esperienza. Ma non c'era limite ai suoi doveri? Il celebrante cominciò con la sua litania, chiese a Layla se sarebbe stata una sposa devota e leale, se avrebbe servito suo marito, prestando a lui e ai figli che sarebbero venuti ogni cura e attenzione. Fu con un sussurro che lei rispose di sì. Il celebrante le pose di nuovo le stesse domande, e di nuovo lei rispose affermativamente. La terza volta Xavian notò che lei continuava a tenere il capo chino mentre rispondeva, come era giusto che facesse. E poi fu il suo turno. Xavian avrebbe provveduto a lei? Era l'unico quesito che il celebrante gli avrebbe rivolto, e solo per una volta. Un re non aveva bisogno di ripetersi. «Sì.» Allora lei alzò la testa, e Xavian vide un paio di occhi magnifici, violetti, ombreggiati da ciglia nere e lunghe. Ne fu compiaciuto. Magari le avrebbe chiesto di tenerli aperti mentre facevano sesso. Tutto finì in pochi minuti. Si erano guardati per il più breve degli istanti, ma quell'attimo era stato catturato dall'obbiettivo della macchina fotografica, e l'im18


magine l'indomani sarebbe stata pubblicata sui giornali di tutto il mondo. Lo sceicco re Xavian Al'Ramiz del Qusay, e ora anche dell'Haydar, e la sua sposa, la regina Layla Al'Ramiz di Haydar, e ora anche del Qusay. L'unione così a lungo attesa era ufficiale. «Partiremo per il deserto fra un'ora» affermò Xavian, rivolgendosi per la prima volta alla moglie. «Spero che il mio staff sia stato di aiuto.» Lei non replicò. La testa china, si limitò ad annuire. «Hai bisogno di qualcosa?» chiese ancora Xavian, tentando di avviare una conversazione, ma non riuscì a strapparle anche un solo monosillabo. «Ci vediamo fra un'ora» dunque tagliò corto. Ovviamente, pensò Xavian mentre si avviava verso il suo appartamento, i tacchi degli stivali che risuonavano sul pavimento di marmo lucido, sarebbe stata una notte del tutto priva di eventi interessanti.

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