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Esperimenti “È molto difficile trovare un modo per definire come io e lui riusciamo a interagire, è un tipo di rapporto artistico in continua evoluzione.“ noi stessi, l’importante è che poi la musica parli per noi. L’intenzione è e resta buttare giù qualcosa che possa essere interessante, non troppo scontato, e da questo nasce anche l’idea della confraternita, dare un’idea delle cose che facciamo senza farle cadere dall’alto. Il progetto St.Ride infatti pur partendo da voi due mi sembra infatti molto aperto come progetto. M.: Abbiamo effettuato delle collaborazioni con altri musicisti (tra cui vorrei citare Dubmaster Spillus, una persona adorabile, con cui c’è un’amicizia di lunga data), ma non hanno avuto ulteriori sviluppi, anche se non è detto che in futuro non riproveremo. Secondo me St.Ride siamo e rimaniamo io e Edo, è già abbastanza difficile per noi due sintonizzarci e trovare un campo su cui andarsi a confrontare. Le collaborazioni sono stati dei tentativi dettati anche dalla voglia di relazionarci di più con l’esterno e per provare approcci diversi con la materia, che però alla fine ci hanno mostrato che i risultati più coerenti con le nostre intenzioni li otteniamo al meglio quando ci confrontiamo solo noi due. È molto difficile trovare un modo per definire come io e lui riusciamo a interagire, è un tipo di rapporto artistico in continua evoluzione. E.: Io ho iniziato a suonare con lui perché musicalmente era molto anarchico. In studio venivano soprattutto giovani per imparare e per avere un punto di riferimento per creare qualcosa di buono anche tecnicamente; il mio socio è un insegnante di musica per cui la maggior parte dei gruppi che entravano qua dentro venivano a cercare la precisione del basso che entra con

la cassa, la voce giusta, clichè già conosciuti. Poi mi sono trovato con lui in una situazione in cui ero l’alieno quando dicevo frasi del tipo “Questa cosa non può tenere, non è nei canoni giusti”, mentre Maurizio riusciva a dare l’irrazionale alle cose che facevamo. Allora ci siamo lasciati andare, lui veniva un po’ verso le mie idee mentre io mi spostavo molto verso di lui, diciamo che lo scambio non è stato pari, io ho fatto una fatica notevole ad abbandonare certi concetti musicali, così come lui ha fatto altrettanta fatica per riuscire a inventarsi alcune cose. Sicuramente la nostra fortuna è avere lo studio a disposizione che ci permette di provare molto spesso, per cui riusciamo a scambiarci tanti dati. Pur essendo però due personalità tanto diverse il risultato finale riesce ad essere ben amalgamato. M. Questo proprio grazie allo sforzo di entrambi di andare verso l’altro, o comunque di trovare un territorio comune di dialogo. Passando a parlare dei vostri dischi, partendo dall’esordio pubblicato da Snowdonia si possono notare molti cambiamenti dal punto di vista sonoro. Ad esempio “Carne al fuoco” è un disco molto rumoroso, pieno di fischi e feedback, mentre “Se sto qui nevica” è già più vicino a un’idea di melodia, più elettronico. Si tratta di un’evoluzione oppure sono i volti diversi del progetto St.Ride? M.: Non so dirti se si tratta di un’evoluzione perché la nostra musica non segue una precisa direzione di crescita, nel senso che man mano che portiamo avanti il nostro lavoro, che impariamo delle cose, arriviamo a un confronto che ci porta sempre più in là in quella che è la nostra capacità di dialogare attraverso la musica. Non cerchiamo un percorso che parta da un punto ed arrivi ad un altro, si tratta piuttosto di sguardi diversi. “Carne al fuoco” è un di-

Maurizio (foto di Anna Positano) sco live quindi deriva da una moltitudine di spunti pensati per essere suonati dal vivo, mentre “Se sto qui nevica” è nato in studio, è un lavoro più meditato. E.: In “Se sto qui nevica” c’è stata una maggior ricerca verso la musicalità, anche spaziando tra possibili generi, un tentativo di avvicinarci a nostro modo a qualcosa di più ascoltabile, ma si tratta comunque di una tappa. Si può quindi dire che pur nella loro diversità ci sia una linea rintracciabile che 17 CMPST #8[12.2008]


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