il quotidiano della calabria

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A Crotone un’iniziativa in memoria del ragazzino ucciso al campetto. Ieri avrebbe compiuto 11 anni

Un coro di rabbia per Domenico L’appello doloroso della madre ai criminali: «Pentitevi e costituitevi» di GIULIANO CARELLA CROTONE - «Costituitevi, pentitevi, convertitevi perché quello che avete fatto è atroce. Dovete farlo perché il peso sarà sempre più forte». Francesca Anastasio, madre del piccolo Domenico Gabriele, vittima innocente della 'ndrangheta, spirato lo scorso 20 settembre (dopo tre lunghi mesi di coma) a seguito delle ferite riportate in quella che è passata alle cronache come la sparatoria del campetto di Margherita a Crotone; lancia l'appello agli autori della strage del 25 giugno. Dal Duomo del capoluogo ionico, dove nella mattinata di ieri è stata organizzata una giornata commemorativa per il piccolo, che proprio ieri avrebbe compiuto 11 anni, tuonano forti le parole di una nuova “madre coraggio”. E alla mente tornano subito le celebri frasi pronunciate nel '92 dalla vedova Schifani (moglie di Vito, uno dei poliziotti della scorta di Falcone morto nella strage di Capaci) quando, sul sagrato del Duomo di Palermo, invitò gli autori

della strage a pentirsi. Anche Francesca, come lei, alza la testa e rivolge le parole di redenzione in via del tutto diretta agli assassini del suo piccolo angelo. «Certo, non immaginavo una festa così per Domenico», dice la donna ai numerosi bambini delle scuole primarie e secondarie accorsi per festeggiare Dodò nella Basilica cattedrale del capoluogo ionico. «Quella di mio figlio è stata una morte assurda, ingiusta, che non si può accettare», spiega con la voce rotta dall'emozione perché ripensa a quanto accaduto. Ma è solo un attimo di debolezza. Prende allora subito fiato, tiene il groppo in gola e, senza versare una lacrima, dirige lo sguardo fiero verso la navata principale. Alle autorità presenti rassicura: «Noi, non nutriamo alcuna vendetta nei confronti di chi ha strappato nostro figlio ai suoi sogni. Abbiamo fiducia nelle istituzioni e nella giustizia la quale, siamo certi, farà il suo corso». Alle parole di Francesca fanno eco quelle di un'altra madre tormentata dalla barbarie della 'ndrangheta:

figlio c'erano settecento persone eppure nessuno vide niente. Fu come se avessero sparato un'altra volta ancora al mio Antonino». Poi un'iniezione di conforto alla mamma sfortunata: «Non ti abbattere Francesca, alza anche tu la testa affinché tuo figlio possa avere giustizia». Le celebrazioni in onore del compleanno del piccolo Domenico hanno avuto inizio intorno alle dieci in piazza della Resistenza (largo antistante il palazzo comunale di Crotone). Un lungo e silenzioso corteo, da qui, si è mosso lungo la via principale cittadina (via Vittorio Veneto) per raggiungere la vicina Basilica cattedrale. Nel corso del tragitto, sono state osservate quattro tappe in cui gli organizzatori della manifestazione hanno letto altrettanti frasi di martiri che hanno combattuto la mafia: si tratta dei giudici Falcone e Borsellino, dell'ex capo della Squadra Mobile di Palermo, Boris Giuliano, e di una dedica tutta im-

prontata su Dodò dagli stessi organizzatori del corteo. Arrivati sul sagrato del duomo, i due coniugi Gabriele hanno quindi liberato una colomba bianca in segno di pace. Poi la commemorazione religiosa officiata dal presule Domenico Graziani. Una prima risposta dello Stato al martirio del piccolo Gabriele è arrivata lo scorso 25 settembre quando, nell'ambito dell'operazione “Apocalypse now”, gli uomini dell'Arma hanno tratto in arresto 14 persone presunte affiliate al clan Tornicchio. Tra loro si pensa possano nascondersi i presunti autori della strage del campetto. Le indagini degli inquirenti vanno avanti serrate su questa pista. Intanto, in una delle intercettazioni che hanno dato il via all'operazione, risalente all'ottobre del 2008, è venuto a galla che la strage poteva essere evitata se solo si fosse intervenuti prima sul clan Tornicchio.

C’è anche la mamma di Antonino colpito a Melito

I compagni di classe del piccolo Domenico durante il corteo

quelle di Stefania Laganà, mamma del tenero Antonino, il bimbo di appena quattro anni ferito in un attentato mafioso il 6 giugno del 2008 a Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), mentre partecipava ad una recita scolastica di fine anno. Domenico e Antonino sono due storie parallele, di due vittime innocenti,

“marchiate” da fatti cruenti di 'ndrangheta. Fatalità che, nella stretta attualità, portano ad un epilogo diverso. «Non lasciate impunita questa morte - ammonisce Stefania dal leggio della Basilica cattedrale - mettiamo fine a questa mattanza. Quando quel proiettile si conficcò nella bocca di mio

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Domenica 18 ottobre 2009


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