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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

didascalie Rivista della scuola in Trentino

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SOMMARIO

DIDASCALIE

Rivista della scuola in Trentino Periodico mensile Anno XVIII, numero 4 aprile 2009 Rivista promossa dalla Provincia Autonoma di Trento (L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22) Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745 dell’11.1.1992 Direttore responsabile: Giampaolo Pedrotti Coordinatore: Mario Caroli E-mail: mario.caroli@provincia.tn.it

la notizia/Consiglio autonomie: la notizia/intervista a Luca Arighi e Elina Massimo provincia/La scuola in Finanziaria dalle scuole/L’indagine: Lavagne interattive multimediali dalle scuoleprimaria Zivignago dalle scuoleMedia “D.Chiesa” Rovereto dalle scuoleLiceo “Prati” Trento dalle scuoleIstruzioni per l’uso

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il dossier

In redazione: Patrizia Lucca Manuela Saltori (segreteria) In questo numero: Cristiana Bianchi, Carla Brugnara, Mario Caroli, Chiara Cazzanelli, Maria Vittoria Clementi, Antonio Di Seclì, Enzo Falagiarda, Patrizia Lucca, Francesca Jurman, Anna Mattedi, Renata Nalini, Nadia Nicoletti, Massimo Parolini, Loris Taufer, Federica Vulcan Alunni classi 1A e 1Bscuola primaria Villazzano TN Redazione: Via Gilli 3, 38100 Trento tel. 0461/497268 - 69 fax 0461/497267 Realizzazione e Stampa Litografia Effe e Erre - Trento Per richiedere la rivista Didascalie telefonare o mandare un fax o scrivere a: Redazione Didascalie, Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38100 Trento E-mail: didascalie@provincia.tn.it

“Nel nome del Priore” L’intitolazione della scuola primaria di Pressano a don Milani dentro il testo: Il dossier I protagonisti La scuola Il percorso La cerimonia Il dirigente Le immagini Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi: Mario Caroli, Patrizia Lucca, Loris Taufer Insegnanti scuola primaria Pressano: Carla Brugnara, Chiara Cazzanelli, Maria Vittoria Clementi, Renata Nalini, Federica Vulcan Inserto 19-30

Didascalie è stampata su carta ecologica, sbiancata senza cloro Le foto di questo numero sono di: archivio Didascalie, fornite dai diretti interessati, Ufficio stampa Pat

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Bestia e sapone

dalle scuole/Primaria Villazzano: L’orto: perché a scuola? dalle scuole/Primaria Villazzano: L’esperienza dalle scuole/Primaria Villazzano: Il libro e la parola ai bambini dalle scuole/Primaria Villazzano: Consigli a una collega dalle scuole//Conservatorio Bomporti Trento: dalle scuole/Babar, progetto per le scuole formazione professionale/AFP: Artigianelli Trento ed Enaip Tione la scuola al museo/Castello di Avio: Studenti ciceroni dentro le scuole paritarie/LIA Rovereto-Liceo Modena: dentro le scuole paritarie/Cattedrali a confronto segnaliamo/Il libro di Davide Modena: Bestia e sapone la recensione/Mauro Lando: Dizionario trentino la scuola al museo/Castello Buonconsiglio: Egitto mai visto offerta varia/Il concorso per le scuole: Ferrovia Trento-Malè

Bestia e sapone

/Il convegno: La nuova istruzione tecnica

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terza di copertina quarta di copertina

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In copertina in alto: un’immagine della classe quinta della scuola primaria di Zivignago per il servizio sulle LIM (vedi servizio nelle pagine 9-18); a destra, sempre in alto, la copertina del libro di Davide Modena presentato nel Segnaliamo (pagine 44-45); in basso, la copertina e un’immagine del dossier interno su “Nel nome del Priore” (vedi pp. 19-30) n.4 aprile 2009


LA NOTIZIA

CONSIGLIO AUTONOMIE

La parola a Luca Arighi ed Elina Massimo Luca Arighi e Elina Massimo sono rispettivamente Presidente e Vicepresidente del primo Consiglio delle Autonomie scolastiche del Trentino. Indicati per traghettare il nuovo organismo per il primo breve periodo, sono stati confermati praticamente per il triennio. Accanto al Consiglio del sistema educativo provinciale (ex CSP), la Legge 5/2006 ha previsto il Consiglio delle autonomie scolastiche e formative. Luca Arighi: “Sono presidente del consiglio di istituto del Comprensivo di Levico, sono ingegnere, lavorando per un’impresa che ha un livello di risorse umane elevato sono da sempre attento per lavoro alla qualità della formazione e all’interazione possibile tra il mondo delle imprese e quello dell’istruzione e della formazione. Lombardo d’origine, sono da tredici anni in Trentino.” Elina Massimo: “Sono dirigente scolastico da settembre 2005 del comprensivo Trento 6, laurea in Lettere, quindi formazione umanistica, ho insegnato storia dell’arte ed ho nella mia carriera un percorso in molte scuole, prima alle superiori poi nel comprensivo e sono stata in comando per cinque anni in Provincia fino al 2005. Queste esperienze precedenti mi consentono di avere una visione abbastanza ampia della scuola trentina che mi serve nel ruolo del consiglio delle autonomie.” L’intervista è stata realizzata a Levico martedì 7 aprile 2009. IL NUOVO ORGANISMO Le scuole protagoniste, ma come istituzioni autonome Iniziamo dal “Chi è” il Consiglio delle autonomie, come lo definireste? Arichi: La legge prevede questo consiglio come una grossa novità che non ha uguali nel resto d’Italia e lo prevede come un incontro di tutti i dirigenti ed i presidenti dei consigli di istituto di tutte le istituzioni scolastiche del Trentino. Questo lo rende un punto di incontro di tutte le scuole, viste per quella che è la loro autonomia di istituti ed è significativo da questo punto di vista che a rappresentare le scuole ci siano il dirigente che ne è il titolare e legale rappresentante, ma anche il presidente del consiglio di istituto. Quindi un organo collegiale rappresentativo della collegialità della scuola, che riunisce le scuole e le rende protagoniste nella loro specificità di istituzione autonoma. Massimo: A me piace anche enfatizzare molto il fatto che questo organo è il luogo istituzionale di incontro di tutte le scuole, comprese le paritarie e la formazione provinciale attraverso la rappresentanza delle due componenti fondamentali: quella dei dirigenti (quindi dei docenti, della gestione) e quella dei genitori. E’ un luogo istituzionale con delle funzioni istituzionali formalizzate dalla legge di raccordo tra la scuola praticata e l’amministrazione che del sistema scolastico provinciale gestisce e coordina i gruppi. La prima domanda che farebbe un esterno è: “Ma questo organismo non è un doppione di altri già esistenti (il consiglio del sistema educativo provinciale, le riunioni di servizio dei presidi e magari anche la ventilata consulta dei genitori)?” Massimo: Il rischio c’è. La legge definisce la costituzione di questi organi e ne definisce le differenze: il consiglio delle autonomie scolastiche è la rappresentanza della scuola, il consiglio del sistema edun.4 aprile 2009

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cativo provinciale è la rappresentanza di chi ha interesse al sistema educativo, quindi anche enti locali e mondo produttivo, però c’è il rischio di una richiesta di pareri ridondanti che non sempre sono coerenti e rischiano di sovrapporsi. Sarebbe importante la definizione molto precisa dei ruoli anche a costo di ridefinirli in alcuni momenti, ruoli e funzioni di vari organismi; secondo me al consiglio del sistema educativo provinciale compete un ruolo “politico”, un po’ più spostato sul piano tecnico è quello del consiglio delle autonomie scolastiche, che ha il compito di proporre, oltre a essere consulenziale rispetto all’amministrazione e contribuire, “supportare” la gestione. Tutti aspetti che dovrebbero essere studiati e armeggiati. Arighi: Nella pratica, noi con l’ex consiglio scolastico provinciale non abbiamo sperimentato alcun tipo di contrapposizione o di doppioni, non abbiamo avuto interazioni e tanto meno sovrapposizioni. Non so come incida, come sia gestito, che rapporti abbia anche con l’amministrazione, so che noi siamo coinvolti abbastanza su alcuni argomenti cruciali in questo momento per l’attuazione della legge. Penso che ci sia comunque un significato e un ruolo per un organismo che rappresenti le scuole, perché se sono istituzioni autonome che fanno parte di un sistema il fatto che si sia pensato di metterle insieme e dare loro un’espressione comune credo che abbia un significato un po’ come per analogia, fatte le debite proporzioni, il consorzio delle autonomie locali, i comuni vengono sentiti in quanto tali nel loro insieme, poi in consiglio provinciale ci sono altri tipi di rappresentanza della comunità trentina. Le competenze sono diverse ma non sia mal pensata l’idea di dare una voce comune alle istituzioni scolastiche a fianco di altri organismi pensati su una base diversa di rappresentanza. Massimo: Importante è rispettare i ruoli, chiarirli per evitare di sovrapporsi e lavorare anche in sinergia. Rispetto ai dirigenti il ruolo del consiglio delle autonomie è “politico”, mentre le riunioni di servizio sono esclusivamente tecniche, dove si ragiona e si discute anche sul progetto complessivo, la la loro visione in quella sede è più tecnico-gestionale anche di sistema, ma con una visione più unilaterale del dirigente. Arighi: I Dirigenti sono venuti maturando una chiarificazione al proprio interno in questi anni sul possibi2

le loro doppio ruolo. In Consiglio qualcuno ha cercato di chiarire bene che quando il dirigente va ad una riunione di servizio indetta dall’Assessorato per i presidi, va come dipendente e collaboratore della provincia; quando viene in Consiglio delle autonomie è rappresentante della scuola e si pone in questi termini, dell’intera scuola, insieme al presidente del consiglio di istituto in termini di rapporto verso l’amministrazione, non è più il dirigente che col proprio “capo” ragiona su come attivare determinate cose, ma è un tecnico, il rappresentante di un’istituzione nel suo complesso che si rapporta con gli altri, non è sempre semplice. CHI RAPPRESENTA CHI… Il rapporto col consiglio dell’istituzione e con il collegio docenti Vien fuori che il ruolo forte del Consiglio dell’autonomia sta proprio nella rappresentanza delle scuole. Chi rappresenta chi? Il genitore che viene in Consiglio come rappresentante di chi? E il dirigente scolastico rappresenta davvero la scuola? Che rapporto c’è con il consiglio di istituto, da una parte, e con il collegio docenti, dall’altra? Arighi: Penso che ci siano rapporti diversi, dipende da come il dirigente e il presidente si rapportano all’interno della propria scuola. A me è capitato in più di un’occasione, o in vista di una riunione del Consiglio delle autonomie o a seguito di una riunione dello stesso, di riportare in Consiglio di istituto notizie o richiedere parere su un tema discusso, ad esempio sul regolamento per le elezioni dei consigli di istituto. Ne ho parlato sia in Consiglio di istituto che in Consulta dei genitori. Mi pare che così i Presidenti partecipano più attivamente anche al Consiglio, mi sembrano persone che mantengono il legame con la propria scuola, poi onestamente non saprei dire con certezza come poi gestiscono le dinamiche al proprio interno. Per i presidi? Vale ancora l’idea dell’eletto/delegato a rappresentare la scuola? Massimo: Il problema è ancora aperto. Questo spazio c’è già nel Consiglio del sistema educativo provinciale, che è elettivo, con una rappresentanza anche dei dirigenti. Il dirigente ha un doppia “faccia”, il termine è improprio, un doppio ruolo: da una parte, rappresentante del proprio personale, quindi il tramite del proprio collegio ( docenti, ata, gli stessi genitori) e, dall’altra, il ruolo di dirigente scolastico che è anche altro. Credo che la relazione n.4 aprile 2009


con il collegio all’interno della scuola è ancora tutta da costruire perché ci siamo concentrati su altro per quanto riguarda noi dirigenti, però è un terreno che può essere molto fertile. Se noi riuscissimo ad agganciare proprio il Consiglio delle autonomie attraverso una rappresentanza reale e quindi portare in consiglio d’istituto, in collegio docenti alcune discussioni che abbiamo in Consiglio delle autonomie credo che rafforzeremo molto il ruolo istituzionale del Consiglio stesso. Ripeto, tutto da costruire. Arighi: Facciamo l’esempio sul Regolamento per l’utilizzo delle strutture scolastiche in orario extrascolastico. Io ho percepito dal dibattito che tutti avevano la presa sul problema, sia i genitori, sia i presidenti che i dirigenti, ma sugli aspetti pratici, attuativi, organizzativi di questi temi, mi sembra che tutti facessero sempre riferimento a situazioni reali discusse, approfondite e concrete per la situazione della loro scuola. Non ho assistito a prese di posizione di principio, parapolitiche; mi è sembrato che sempre le discussioni sono state ancorate tendenzialmente alla realtà della propria scuola, per cui desumo che bene o male ci sia un ancoraggio. Certo i presidenti dei consigli di istituto sono al sesto anno di proroga e questa è stata una difficoltà specifica, spero venga risolta. Ci sono genitori/presidenti che sono stati eletti quando ancora non c’era il Consiglio delle autonomie, ora sono al sesto anno di proroga e fanno un po’ fatica a svolgere il ruolo di presidente. La partecipazione è stata finora più bassa rispetto ai dirigenti, però decisamente attiva come capacità di intervento. IL FUNZIONAMENTO DEL CONSIGLIO Un regolamento che finora pare faccia funzionare bene l’organismo Presidente il Consiglio delle autonomie si è dato un Regolamento per funzionare…

di lavoro sia con componenti del comitato che con altri consiglieri per approfondire vari argomenti. Il Consiglio nella sua complessità ha comunque delle prerogative che abbiamo voluto lasciare per non svuotarne il ruolo e che riguardano eventuali linee di indirizzo vincolanti per il Comitato delegati e, una volta all’anno, l’approvazione dell’attività del comitato, quindi un rinnovo di fiducia. Il rischio di assemblarismo è stato in qualche modo contenuto con aggiustamenti successivi, di volta in volta e siamo arrivati a questa strutturazione che mi sembra stia prendendo piede anche in termini di risultati. Massimo: E’ chiaro che perché funzioni bene e perché non venga vanificato poi il senso del Consiglio delle autonomie deve essere presidiata la collegialità nel momento in cui si danno le linee di indirizzo e si fa il rendiconto, ma anche in itinere dando le informazioni, quindi un grosso lavoro di comunicazione che stiamo perfezionando, abbiamo un portale da perfezionare e garantire a tutti la possibilità di accedere alla documentazione, lavorare nei gruppi ecc.. Serve una periodicità almeno triennale Secondo voi, qual è la periodicità ideale per un organismo di questo tipo? Arighi: È importante che sia ancorata al rinnovo del Consiglio di istituto, perché i presidenti dei consigli di istituto che sono metà del Consiglio delle autonomie sono eletti con quella periodicità, quindi una periodicità triennale penso che vada bene. Proprio per questo abbiamo progettato un percorso formativo per i nuovi presidenti in maniera tale che appena eletti possano avere rapidamente queste informazioni, proprio per entrare più rapidamente nel ruolo. Massimo: Bisogna curare molto il passaggio di consegne per non vanificare tutto il percorso fatto, perché i dirigenti restano, ma i presidenti dei consigli di istituto cambiano.

Arighi: Siamo andati per adattamenti successivi con due obiettivi per far funzionare davvero un organismo di duecento persone: farle venire da tutte le valli senza un rimborso spese per due-tre riunioni all’anno, avviare forme di comunicazioni che creassero questo tessuto. Abbiamo privilegiato la collegialità all’inizio, con qualche difficoltà, recentemente abbiamo strutturato un il nostro organismo per dare maggiore efficienza al lavoro, con un Comitato di delegati (85% dei dirigenti e 60% dei genitori) che ha la delega di prendere decisioni ed esprimere pareri in nome del Consiglio, rimanendo riservate però al Consiglio in seduta plenaria due-tre volte all’anno alcune competenze molto specifiche, la riunione del comitato delegati è circa mensile, poi ci sono dei gruppi n.4 aprile 2009

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COMPETENZE E CONTENUTI “Esprime solo pareri, quindi conta poco…” Dall’esterno questi organismi collegiali sono visti come poco incisivi perché esprimono solo pareri… Massimo: È un lungo cammino in salita, questo della tenuta della individuazione dei contenuti e di dare autorevolezza al Consiglio stesso nel momento in cui si esprime, credo che l’autorevolezza si conquista attraverso la coesione del consiglio e la decisione, compatti e decisi, attraverso forme di accordo e collaborazione, chiarendo l’opinione e il parere del consiglio stesso espresso nella sua complessità. Siamo partiti dando dei pareri rispetto ai Regolamenti, su richiesta dell’amministrazione, il nostro sforzo è quello adesso di spostarci sul piano della proposta, quindi di anticipare la richiesta dell’amministrazione, senza particolare presunzione, individuando anche linee di indirizzo, piste di lavoro, percorsi da suggerire all’amministrazione perché noi la scuola la conosciamo, come dirigenti e come presidenti. Arighi: Quando si è chiamati ad un organo consultivo, quello che conta molto è l’autorevolezza e il rapporto con chi deve recepire questi pareri o queste risposte. Gli altri nodi credo che siano innanzitutto la qualità di quello che si produce, quindi pareri e proposte di qualità elevata, così l’autorevolezza aumenta e si ha maggiore probabilità di essere ascoltati. Poi, il rapporto. Abbiamo avuto esperienze in cui i nostri pareri non sono stati recepiti, in questi casi abbiamo migliorato un processo anche di restituzione delle motivazioni, in qualche passaggio questo non c’era stato, ma ora è diventato prassi. Direi

che negli ultimi tempi, se c’è una impossibilità da parte dell’amministrazione di recepire il nostro parere, di solito c’è un’interazione per spiegare le ragioni per cui non è possibile fare questo ed eventualmente per trovare delle forme di accordo e di condivisione su un’alternativa, ad esempio sugli utilizzi del personale questo è successo, così sul regolamento per l’elezione negli organi collegiali, l’assessore Dalmaso ha voluto dialogare con il Consiglio per trovare quello adatto, sul Regolamento delle paritarie c’è stata una interazione su quelli che erano i contenuti delle nostre proposte elaborate dal gruppo di lavoro e la maggior parte di questi sono stati recepiti. C’è la qualità delle proposte, da una parte, e il rapporto con chi deve decidere, c’è una forma di interazione che comunque dà valore al ruolo del Consiglio. Rapporto col “Palazzo”: ce lo siamo guadagnato passo per passo Prima abbiamo visto il rapporto verso il basso, con le scuole; questo fa parte del rapporto verso l’alto, verso il “palazzo”, l’amministrazione …. Massimo: Quello che diceva il presidente è verissimo, è stato un percorso di conquista, ce lo siamo guadagnato passo per passo. Un riconoscimento del ruolo del Consiglio c’è. Mi piacerebbe che ora l’intervento del Consiglio si spostasse sempre di più sul piano della proposta e che sempre di più l’amministrazione riconoscesse nel Consiglio uno degli interlocutori privilegiati, proprio sul piano della proposta, non solo della verifica, della richiesta di parere di fronte a cose già definite, quali i regolamenti. Arighi: Ora ci stiamo muovendo in anticipo, anche di nostra iniziativa, su alcuni regolamenti che si dovranno esaminare, in anticipo raccordato, se ci occupiamo di un certo argomento e sappiamo che in assessorato lo stanno già trattando, ci andiamo a raccordare, in questo modo si entra nel meccanismo e si può dare maggiore influenza. C’è qualche passaggio, da quando c’è il Consiglio, in cui avreste voluto essere più coinvolti? Arighi: Direi che forse nella prima fase c’era stato qualche incidente di percorso da questo punto di vista, noi avevamo espresso dei pareri su certi temi e ci eravamo trovati il parere rigettato nella delibera, in questi momenti ci siamo un po’ confrontati e abbiamo detto “dobbiamo trovare un altro modo, non è che dobbiamo sempre pensare che presidente, assessore provinciale debbano sempre recepire i nostri pareri , però siccome ci siamo, siamo previsti dalla legge, abbiamo un ruolo istituzionale”, minimo minimo ce lo siamo costruiti, abbiamo visto oggi non potrei assolutamente dire come l’assessorato, il palaz-

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zo guardi il consiglio, a me interesse quello che noi riusciamo a guadagnare, mi sembra che da questo punto di vista ci stiamo creando i nostri spazi e troviamo un interlocutore aperto… Massimo: Il fatto che l’assessore sia stato presente, subito dopo la nomina, all’ insediamento del comitato dei delegati e alla riunione plenaria del Consiglio, è un segnale. Arighi: Il fatto che sia stato presente non per fare un discorso, ma per entrare nel merito di alcuni argomenti o per ascoltare, va bene così. Modificheresti qualcosa della legge? Magari la definizione più puntuale di funzioni… Massimo: Mi verrebbe da dire di sì, perché il nostro e il consiglio del sistema educativo provinciale sono due organismi molto diversi, uno è elettivo e uno è rappresentante di comunità completa. Forse andrebbe precisato meglio il ruolo del consiglio, il campo di interessi. Mi pare che l’altro consiglio provinciale potrebbe avere un ruolo più politico di gestione di sistema, mentre noi siamo rappresentativi delle singole scuole. Arighi: Noi non abbiamo avuto problemi di contrapposizione, ma credo che l’altro Consiglio dovrebbe rappresentare valori o sensibilità culturali e politiche, ammesso che ce ne siano e che siano significative nella comunità, infatti secondo me una delle crisi è proprio questa... Il nostro sguardo sulla scuola trentina Una domanda non come “rappresentanti dell’istituzione”, ma come soggetti che nella scuola ci siete e da molto tempo. Nel dibattito ci sono problemi di relazioni col governo nazionale, di tenuta della scuola trentina ai vertici (secondo qualcuno abbiamo rallentato il ruolo di “apripista”…). Il vostro sguardo sulla scuola trentina qual è? Arighi: Voglio richiamare due snodi. Uno mi interessa di più come genitore, quello della partecipazione dei genitori e delle famiglie, un campo molto difficile quello di incentivare la partecipazione reale dei genitori alla vita della scuola. So che ci sono delle iniziative per n.4 aprile 2009

favorire la scuola partecipata, è una scommessa molto forte. Personalmente, a Levico come presidente del consiglio di istituto, ho fatto partire la consulta dei genitori quando ancora era facoltativa. Con alterne fortune perché la partecipazione è sempre un po’ altalenante, è sempre da ricostruire da motivare; questo è un campo decisamente importante e non semplice, uno snodo cruciale, sono contento che ci siano anche delle iniziative di sistema da questo punto di vista. L’altro aspetto sulla scuola trentina, che mi interessa per storia personale ed un po’ per lavoro: la formazione professionale e l’alta formazione. Come genitore ho un’opinione complessivamente molto positiva della scuola trentina anche avendo degli esempi di confronto con la Lombardia, qui trovo degli elementi di forza notevoli, la possibilità di poter incidere con l’autonomia anche su alcuni processi, la formazione professionale come fiore all’occhiello che non è mai una cosa guadagnata per sempre ma ci si continua a lavorare, le forme di alternanza, interpretate correttamente, sono una ricchezza secondo da me da estendere anche alle scuole superiori perché possono portare, se correttamente attuate, un ulteriore contributo. Ripeto che non è mai una cosa guadagnata per sempre, è importante che ci siano anche tramite questi organismi delle forme di partecipazione e di confronto col livello nazionale, di cui non possiamo fare a meno pur avendo l’autonomia, bisogna lavorare per mantenere questi livelli e per garantire un’evoluzione che non può fermarsi. Massimo: Dal punto di vista del dirigente anch’io credo che il sistema scolastico trentino tutto sommato funzioni bene, i risultati ci sono e sono positivi che ci gratificano molto. Tra l’altro, la scuola trentina è capace di grande coesione di visione complessiva unitaria, e credo che proprio per questo, perché abbiamo anche i mezzi e gli strumenti culturali, mi piacerebbe fossimo capaci di andare ancora più avanti. Ora abbiamo sul piatto questi piani di studio che sono una scommessa forte, mi piacerebbe che fossimo capaci di una spinta in avanti, individuare percorsi anche di sperimentazione molto propositivi sul piano dei contenuti e sul piano organizzativo. Da dirigente scolastico ho anche un’attenzione particolare per l’organizzazione Arighi: È importante che la specificità non diventi un fai da te, un chiudersi, noi siamo in una dinamica che è quella europea e mondiale, mi pare che in questo senso ci sia consapevolezza. Sarebbe gravissimo se l’autonomia venisse vissuta come chiusura provincialistica, ma non mi pare che sia così. Mario Caroli 5


PROVINCIA

l’evento FINANZIARIA

Cosa cambia per la scuola Sabato 28 marzo 2009 è stata approvata in Consiglio provinciale la legge finanziaria di assestamento 2009 con 20 sì e 11 no; nella notte dello stesso giorno è stata anche approvata con gli stessi voti la legge recante “Norme di semplificazione e anticongiunturali di accompagnamento alla manovra finanziaria provinciale di assestamento per l’anno 2009”. Vediamo così brevemente, con l’aiuto del responsabile del settore legale in Dipartimento istruzione, dr. Livio Degasperi, di capire le implicazioni per “la scuola”, dopo l’approvazione della: LEGGE PROVINCIALE 28 marzo 2009, n.2 “Disposizioni per l’assestamento del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009-2011 della Provincia autonoma di Trento”(legge finanziaria di assestamento 2009) pubblicata sul bollettino ufficiale del 30 marzo 2009 14 bis, straord. asieme alla: LEGGE PROVINCIALE 3 aprile 2009, n. 4 “Norme di semplificazione e anticongiunturali di accompagnamento alla manovra finanziaria provinciale di assestamento per l’anno 2009” pubblicata sul bollettino ufficiale del 7 aprile 2009 15 supll. n. 1 Ovviamente riportiamo una sintesi divulgativa dei principali argomento toccati dalla finanziaria e dalla legge di accompagnamento all’assestamento di bilancio per il 2009, senza addentrarci nella lettura articolata in termini giuridici delle norme, da fare in altra sede. Nel commento facciamo quasi sempre riferimento non solo agli articoli di legge, ma anche alle note illustrative degli stessi.

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LEGGE PROVINCIALE 28 marzo 2009, n.2 “Disposizioni per l’assestamento del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009-2011 della Provincia autonoma di Trento”(legge finanziaria di assestamento 2009) Graduatorie insegnanti L’articolo 66 della legge finanziaria di assestamento 2009 dispone: Aggiornamento straordinario delle graduatorie provinciali per titoli del personale docente per gli anni 2009-2013 1. In deroga all’articolo 92, comma 2, lettera b), della legge provinciale sulla scuola le graduatorie provinciali per titoli formate per il quadriennio 2009-2013 sono aggiornate dopo il primo anno di validità. Contestualmente gli aspiranti docenti in possesso dei requisiti possono chiedere di essere inseriti nella terza fascia e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti e ai titoli posseduti, fermo restando quanto previsto dall’articolo 92, comma 2 bis, della legge provinciale sulla scuola. In sostanza: invece di avere il previsto aggiornamento ogni due anni, le graduatorie provinciali per titoli per il quadriennio 2009-2012, si aggiorneranno e quindi si riapriranno dopo un anno, quindi con valore effettivo dall’anno scolastico 2010/2011, un anno prima del previsto. Non solo: non si tratta di un’apertura solo per aggiornamento, per consentire cioè solo a chi è già dentro le graduatorie di aggiornare titoli e servizi, ma ci sarà un’apertura tout court per tutti, fermi restando però i paletti già previsti per coloro che provengono da graduatorie ad esaurimento, i quali verranno comunque collocati in fondo a tutte le fasce, come previsto dal comma 2 bis dell’articolo 92 della legge provinciale n. 5/2006: “A partire dall’anno scolastico 2009-2010 gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento previste dall’articolo 1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che chiedono l’inserimento nelle graduatorie provinciali per titoli sono inseriti nelle medesime in posizione subordinata a tutte le fasce, sempreché siano in possesso dei requisiti previsti dal decreto del Presidente della Provincia 28 dicembre 2006, n. 27-80/Leg, concernente “Regolamento per la formazione e per l’utilizzo delle graduatorie provinciali per titoli del personale docente delle scuole provinciali a carattere statale della provincia di Trento (articolo 92 n.4 aprile 2009


della legge provinciale 7 agosto 2006, n. 5)”. Sissini ed altri… Naturalmente, trattandosi di un’apertura a tutti gli effetti, ci sarà comunque un aggiornamento di fatto di servizi e titoli per chi si troverà già inserito nelle imminenti nuove graduatorie provinciali per titoli 2009-2013. Così come, resta pacifico che non ci sarà più la prevista precedente apertura per aggiornamento biennale, ma queste nuove graduatorie resteranno ferme fino al 2013. Va ricordato che con tale soluzione vengono risolti e superati i problemi e le paure dei cosiddetti “docenti sissini del IX ciclo” di rimanere fuori dalle graduatorie provinciali per titoli per altri quattro anni, se non addirittura per sempre, qualora tali graduatorie dovessero diventare definitivamente chiuse e ad esaurimento, come peraltro già successo a livello nazionale. Stesso problema per chi, come gli ultimi docenti delle SSIS, ha già completato o sta appena completando il percorso di abilitazione in didattica musicale o altro percorso anche di laurea abilitante che diversamente non poteva entrare nelle graduatorie 2009-2010. Scuola equiparate, lingue straniere… L’articolo 67 della legge finanziaria di assestamento 2009 è di natura tecnica, come molti altri articoli che riguardano la scuola, ma lo ricordiamo solo in breve. Per le scuole dell’infanzia equiparate, si tratta in sostanza di un modifica della legge provinciale 13/1977 e riguarda la definizione di un finanziamento unico per “le spese di organizzazione, comprese quelle di consulenza pedagogico-didattica e amministrativa, quelle per l’aggiornamento del personale insegnante, quelle per la formazione in ordine alla normativa in materia di sicurezza sul posto di lavoro del personale in servizio presso le scuole e quelle relative all’attività di ricerca, innovazione e sperimentazione;”. Viene inoltre quantificato tale finanziamento unico per l’anno scolastico 2008-2009 e, a partire dal prossimo anno scolastico 2009/2010 il finanziamento, sempre unico, viene rivalutato in base a dei parametri definiti. Lo stesso articolo, nel comma successivo, stabilisce che: “per gli anni scolastici 2008-2009 e 2009-2010 il finanziamento delle spese necessarie per la formazione del personale in materia di sicurezza sul n.4 aprile 2009

posto di lavoro e per l’utilizzo di operatori qualificati per la sperimentazione dell’insegnamento delle lingue straniere previsto dall’articolo 3 della legge provinciale 14 luglio 1997, n. 11 (Insegnamento delle lingue straniere nella scuola dell’obbligo. Modifiche delle leggi provinciali 29 aprile 1983, n. 12 e 23 giugno 1986, n. 15), è corrisposto nella misura massima di 620.000 euro.” LEGGE PROVINCIALE 3 aprile 2009, n. 4 “Norme di semplificazione e anticongiunturali

di accompagnamento alla manovra finanziaria provinciale di assestamento per l’anno 2009”

Semplificazione e modifiche L.P. 5/2006 Con la legge in oggetto sono stati approvati una serie di articoli, che riguardano sì la scuola, ma – almeno per la maggior parte dei casi – non modificano il contenuto della legge di riforma bensì cambiamo lo strumento o le modalità applicative della stessa con l’obiettivo dichiarato della semplificazione di alcuni atti e passaggi anche importanti; citiamo alcuni qui di seguito. Rimane il fatto che per tutti quei passaggi per i quali prima erano previsti Regolamenti con parere della IV Commissione del Consiglio Provinciale ed ora sono stati sostituiti da una delibera, è necessario acquisire comunque il parere della Commissione stessa. Piano provinciale per il sistema educativo L’iter per l’approvazione del Piano provinciale per il sistema educativo rimane invariato, resta sempre la delibera della giunta provinciale ed i pareri richiesti ad altri organismi, ma le scuole zona per zona sono individuate dal documento attuativo del piano stesso, che comunque specifica: a) gli indirizzi generali delle politiche educative, anche con riferimento ai fabbisogni del contesto economico-sociale e alle esigenze culturali delle minoranze linguistiche; b) gli obiettivi generali del sistema educativo provinciale; c) i criteri e gli standard dimensionali delle istituzioni scolastiche e formative. Resta come già detto invece, “ai fini della formazione del piano”, il vincolo di sentire “la competente commissione permanente del Consiglio provinciale, il Consiglio delle autonomie locali, il consiglio del sistema educativo provinciale, il consiglio delle autonomie 7


scolastiche e formative nonché le parti sociali che ne hanno fatto richiesta, ed è valorizzato il confronto con i soggetti erogatori del servizio educativo.” La semplificazione riguarda inoltre l’eliminazione del Regolamento attuatibvo della legge di riforma e quindi dell’iter che il Piano deve percorrere prima di diventare realtà. Consiglio del sistema educativo provinciale Forse la cosa principale che c’è da dire, in termini di semplificazione dei passaggi è che per regolare le modalità di elezione del Consiglio stesso e di funzionamento sarà sufficiente una delibera di Giunta e non un Regolamento. Passerelle tra percorsi del secondo ciclo superiore Anche qui, per le passerelle, si snellisce la procedura, ma resta ancora necessario un Regolamento per stabilire i criteri e le modalità e non i singoli casi. La provincia approva indirizzi per la definizione dei criteri, ma saranno poi le singole istituzioni scolastiche e formative che individueranno criteri per riconoscere crediti e recuperare eventuali debiti. Alternanza scuola-lavoro Per l’alternanza scuola-lavoro sarà la Giunta con propria delibera a individuare modalità per la promozione e la valorizzazione dell’apprendimento in alternanza tra scuola e lavoro, ma resta necessario un Regolamento per la valutazione degli apprendimenti degli studenti. Alta formazione, diritto allo studio universitario, utilizzi… Niente Regolamento, ma solo delibera anche per definire i Piani di studio relativi ai percorsi si Alta Formazione professionale. E niente Regolamento ma solo delibera anche per il diritto allo studio universitario e per altri interventi rivolti a stranieri coinvolti nei progetti di scambio e mobilità interuniversitaria, borse di studio e servizi vari. Lo stesso discorso (delibera e non più regolamento) per gli utilizzi del personale insegnante, periodi sabbatici, esoneri e semiesoneri, ecc..

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Vincolo cinque anni per docenti Il vincolo di permanenza di cinque anni nelle scuole del Trentino esteso anche ai docenti con incarico a tempo indeterminato che provengono da fuori provincia attraverso la mobilità territoriale. Prima questo vincolo valeva solo per i docenti che prendevano il ruolo in Trentino. “Il personale docente assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato o trasferito con mobilità territoriale o professionale da altra provincia, garantisce comunque la permanenza effettiva per almeno cinque anni nelle scuole a carattere statale della provincia” Reclutamento dirigenti scolastici La novità più importante, rispetto alle modalità finora utilizzate anche per l’ultimo corso-concorso per reclutare i dirigenti scolastici, riguarda chi ha diritto a partecipare: non serve più avere sette anni di ruolo, ma è sufficiente essere di ruolo (anche al primo anno), ed avere maturata un’anzianità di servizio di almeno sette anni anche non di ruolo. Ecco la modifica all’articolo 100: “Al corso-concorso è ammesso il personale docente in servizio a tempo indeterminato, in possesso di diploma di laurea, che ha maturato almeno sette anni di servizio effettivo, anche a tempo determinato, nelle scuole statali o provinciali.” Doppio lavoro nella Formazione professionale Il personale docente della Formazione professionale che già oggi, autorizzato dal dirigente può svolgere una libera professione, d’ora in poi può avere anche un’attività commerciale (es. un negozio, un’impresa…) con alcuni vincoli: “Il personale docente della formazione professionale, previa autorizzazione del dirigente del servizio competente in materia di personale, può svolgere altre attività professionali e commerciali, purché non diano luogo a rapporti di lavoro subordinato, non siano di pregiudizio all’assolvimento dei compiti inerenti alla funzione docente e siano compatibili con l’orario di insegnamento e di servizio.” A cura di M.C.

n.4 aprile 2009


DALLE SCUOLE

l’indagine LIM

Nella primaria di Zivignago La mattina del 7 aprile 2009, scuola primaria di Zivignago, I. C. Pergine 1. Nella classe quinta con la maestra anna roat Nella classe seconda con la maestra flora paoli. Ho chiesto di poter osservare una loro lezione con la lavagna interattiva e mi hanno subito risposto che c’è molta differenza nell’utilizzo con i bambini piccoli rispetto a quello con gli alunni più grandi, così hanno deciso di mostrarmi entrambe le modalità. La primaria di Zivignago è molto piccola e tranquilla e c’è solo una sezione per tipologia di classe. Le lezioni che ho scelto di seguire riguardano le materie letterarie. La collaborazione della famiglia La scuola è subito individuabile proprio all’inizio del paese, è un edificio rosa, con le bandiere, un bel cortile davanti e di fronte i prati, la vista delle montagne e del Castello. Dopo il caffé con la moka in sala insegnanti, dove le sedie sono solo tre o quattro, entro nella classe quinta, insieme alla maestra Anna. Questa classe è fortunata perché in aula c’è una lavagna interattiva che viene usata quotidianamente. La maestra, che ha seguito un apposito corso di formazione lungo, per imparare l’utilizzo di questo strumento multimediale, nella pausa caffé mi ha raccontato che all’inizio aveva informato le famiglie di questo nuovo tipo di didattica e solo una si era mostrata contraria per via dell’inquinamento elettromagnetico in classe, si tratta di genitori che hanno fatto una scelta di vita molto “ecologica”, senza televisione e computer in casa, nutrendosi solo con cibi biologici. È importante la collaborazione delle famiglie perchè i bambini che hanno un computer a casa possono eseguire i compiti online, effettuare ricerche e partecipare ai forum, contribuire ad accrescere il glossan.4 aprile 2009

rio con le parole nuove. L’attività, impostata a scuola con la LIM, continua così anche a casa. L’insegnante utilizza una piattaforma Didapat e la trova un valido strumento, la LIM nell’aula dove si insegna, senza dover spostare la classe e la piattaforma le sembrano il massimo. La classe ha un suo sito e questo per i bambini è entusiasmante e li aiuta a vincere la poca passione per i compiti che così invece fanno molto volentieri. Certo che ci vuole tempo per preparare i materiali, ma i vantaggi della LIM secondo la maestra Anna superano gli inconvenienti, all’inizio magari i bambini erano un po’ troppo eccitati dalla novità, ma adesso lavorano bene. Orgogliosi del proprio sito Entrata in classe e spiegato ai bambini il motivo della mia visita, sono loro a volermi mostrare il sito e soprattutto i loro forum. Ogni bambino si è scelto un nickname ed una password che la maestra non sa; nel sito c’è anche uno spazio per i messaggi personali, che possono usare per scambiarsi posta tra di loro o con l’insegnante, c’è la possibilità di chattare se si trovano

in linea contemporaneamente, c’è uno spazio più disciplinare dove inseriscono le ricerche sui vari argomenti scolastici, c’è il glossario dove i bambini inseriscono la definizione delle parole nuove che hanno imparato e c’è la possibilità di lanciare dei forum da parte degli alunni stessi. Si è aperto così uno spazio di dibattito all’interno della classe, i bambini visitano il forum tutti i giorni e questo si è rivelato utile soprattutto per gli studenti stranieri che si sono così trovati ad utilizzare la lingua italiana in forma scritta, quasi senza accorgersene. I bambini della classe quinta alzano tutti la mano per aggiudicarsi la possibilità di farmi vedere il loro sito, del quale si capisce subito che sono molto orgogliosi; a turno si alzano, vanno al computer e con scioltezza “aprono” utilizzando il loro nome e la loro password e mi mostrano i forum che preferiscono. Il numero degli interventi fa capire quali sono gli argomenti che hanno avuto più successo, mi dicono. Il primo, con 83 risposte, risulta essere quello sugli animali, lanciato appunto da uno studente con una foto di animali insoliti, chiedendo chi sapeva cosa erano, a cui i suoi compagni hanno continuato a rispondere con entusiasmo. Un’occasione per conoscersi meglio Il forum era partito con l’intenzione di far esercitare i bambini 9


nella scrittura, ma ora che hanno scoperto come si fa a reperire le immagini ed a inserirle, questa risulta la loro attività preferita. Mi fanno vedere tutte le immagini di animali che hanno scelto e le frasi a volte ironiche e divertenti che le accompagnano. Dopo questo argomento, un bambino ha proposto “Parliamo anche di mostri fantasy”, che pure ha riscosso molto successo, ma il forum che risulta secondo in classifica per numero di risposte risulta essere quello relativo agli aerei, un altro argomento che appassiona questi giovani studenti. Anche la maestra ha lanciato un forum con un quesito di geografia “chi conosce da dove viene il nome Dolomiti?”. Questa domanda non li ha proprio entusiasmati, ma una bambina, dopo alcune risposte fantasiose, ha trovato la risposta corretta, la maestra commenta le risposte con le faccine, per indicare se sono giuste (faccia sorridente) o sbagliate (faccia imbronciata). Ultimamente un bambino ha aperto un forum di discussione su “A che cosa non rinunceresti mai?” al quale si è sentita di rispondere anche l’insegnante e che ha rivelato le passioni segrete della classe. I bambini mi hanno mostrato come si fa a trovare un’immagine, ad inserirla nel forum, ad aggiungere una frase di commento: gli studenti sono i protagonisti di questa parte della lezione, l’insegnante interviene il minimo indispensabile, ma 10

non tralascia di sottolineare l’uso improprio di un indicativo al posto di un congiuntivo, invitando la classe a trovare la forma migliore ed il nome del modo verbale che è meglio utilizzare. Quello che mi colpisce è il livello di attenzione molto alto, tutti seguono quello che appare sullo schermo, molti alzano la mano per essere chiamati a mostrare la loro competenza, nessuno sta facendo altro, chiacchiera col compagno o giocherella come a volte accade nelle classi. LIM e grammatica La seconda parte della lezione riguarda un classico argomento di analisi logica, le espansioni dirette ed indirette ed in particolare il complemento oggetto. Chissà se anche in questo caso la LIM riuscirà a mantenere desta l’attenzione degli studenti. L’insegnante presenta l’esercizio come una specie di gioco, sulla lavagna ci sono delle frasi “a pezzi”, alcuni di questi si possono spostare per completare la frase in modo sensato, quello che si sposta è il cosiddetto complemento oggetto. Anche qui i bambini si alzano dai banchi e vanno alla lavagna, o per meglio dire al computer, dove scelgono la frase da completare. A volte le risposte sono corrette dal punto di vista grammaticale, ma forse più “creative” da quello logico di ciò che comunemente pensiamo noi adulti, così vediamo che Biancaneve può

mangiare la mela, ma anche l’insalata, che la luna può illuminare la notte ma anche la casa, che la zia può indossare una collana oppure un vestito di perle. Il fatto che tutti possano vedere la stessa cosa e riflettere insieme anche in questo caso aiuta la classe a mantenere l’attenzione. Il clima è molto rilassato, la maestra mantiene sempre la calma, nessun bambino viene deriso o sgridato se sbaglia, nel caso di più soluzioni possibili sarà la classe o un compagno successivo a scegliere la migliore. Mentre queste operazioni avvengono, ognuno è inviato dall’insegnante a ripetere a voce le definizioni e a fare l’analisi logica di tutta la frase. Segue un altro esercizio simile con le espansioni indirette, adesso ad essere in evidenza sono le domande che aiutano a riconoscere i complementi: dove? quando? perché? che cosa? Raccogliamo le idee La seconda ora la consegna per i bambini è costruire una mappa concettuale alla lavagna, in vista della relazione che ognuno di loro deve redigere dopo la visita alla scuola media di Pergine. L’utilizzo della LIM, che mi viene mostrato questa volta, è come con questa si possa costruire una mappa. La classe sceglie un titolo che viene messo in mezzo, ne propone vari e la maestra ricorda che nella stesura individuale potranno scegliere il titolo che vogliono. Sono sempre i bamn.4 aprile 2009


bini a proporre e a scegliere e adesso emergono i ricordi di quello che è stato fatto durante la mattinata di visita. I giochi in cortile, il concerto, la lezione, l’accoglienza…la maestra aiuta a ricordare con qualche domanda di approfondimento, i giochi, quali giochi? La lezione… di quali materie? Sono gli scolari a gestire la strumentazione informatica e mi fanno vedere che sanno aprire anche “i figli”(li chiama così il programma) per inserire le idee secondarie. Noto che in classe un paio di bambini hanno il ruolo di “esperti informatici” ed escono dal banco, se un compagno è in difficoltà. I piccoli studenti, così stimolati, dimostrano di avere un’ottima memoria, ricordano veramente tante cose e si può proprio dire in questo caso che un’idea tira l’altra, in breve tempo lo schermo della lavagna si riempie. Forse in questo caso lavagna e gesso sarebbero stati più veloci, ma l’attività prosegue parallelamente, la maestra lancia domande stimolo alle quali i bambini rispondono velocemente in un coro di “Io… io.. io!” per ottenere la parola, mentre a turno poi chi le ha proposte va a scriverle alla lavagna interattiva, i piccoli si aiutano l’un l’altro senza alcuna competizione. Anna gentilmente invita a parlare i bambini che tendono ad intervenire poco, l’attenzione alla relazione non è trascurata a vantaggio della tecnologia. Alla fine, la classe decide la sistemazione migliore da dare alla mappa, la prossima volta ognuno scriverà la propria relazione sfruttando le numerose idee emerse. Certamente nessuno potrà giustificarsi dicendo “non sapevo cosa dire”. E con quelli più piccoli Durante l’intervallo, Anna mi spiega che sente di avere esagerato ad usare la LIM per due ore consecun.4 aprile 2009

tive, di solito varia maggiormente le attività, fa prendere il quaderno e scrivere per non forzare troppo l’ attenzione verso lo schermo, ma oggi si è fatta prendere dal desiderio di mostrarmi diverse possibilità di utilizzo dello strumento. Quello che non ho potuto fare a meno di notare è stato l’entusiasmo dei bambini. Il resto della mattinata, vado a vedere l’utilizzo della LIM con la classe seconda. Prima che la lezione abbia inizio colgo l’occasione di presentarmi agli studenti, che non sapevano della mia visita, e di fare loro qualche domanda, vengo così a sapere che a loro questa lavagna piace proprio tanto, mi elencano le loro materie preferite, per concludere poi che non c’è una materia preferita, ma che la cosa che piace di più è imparare cose nuove. La maestra Flora illustra i compiti da svolgere durante le vacanze pasquali. Si tratta di un racconto che gli alunni scriveranno secondo alcune indicazioni date, potrà essere fantastico oppure realistico. L’esercizio svolto con la LIM è il riconoscimento delle situazioni realistiche o fanta-

stiche. Sullo schermo, oltre alle immagini relative alle situazioni o per meglio dire ai personaggi principali che daranno vita alle situazioni, appaiono una serie di F o di R, corrispondenti a fantastico o realistico, che i bambini devono spostare trascinandole con la mano ed abbinare alla situazione scelta. Seguiranno anche i luoghi in cui ambientare la storia, il tempo ed i personaggi secondari. Anche qui gli alunni si avvicendano alla lavagna, previa alzata di mano, la maestra sceglie chi deve andare. La manualità dei bambini più piccoli a volte ha bisogno di un piccolo aiuto. I tempi sono molto rallentati rispetto alla classe precedente, ma alla fine il concetto risulta chiaro. Segue una lezione di geografia. Sullo schermo c’è la mappa di un paese o di un quartiere ed i bambini hanno modo di imparare ad orientarsi, riconoscere gli edifici pubblici, dare indicazioni ad un ipotetico personaggio virtuale ed infine costruire dei simboli che potrebbero permettere il riconoscimento dei luoghi di interesse, evitando le parole. 11


Scuola media “D. Chiesa” Rovereto LIM

In tutte le aule delle terze Alla scuola media “D. Chiesa” - I. C. Rovereto Est già tutte le aule delle terze sono dotate di una lavagna interattiva, anche se purtroppo il collegamento ad internet è presente solo in quella che si trova nel laboratorio di scienze. Entro nell’aula della classe 3 C alla prima ora di martedì 3 marzo 2009 ed assisto alla lezione di matematica, anzi di geometria, ospitata dalla collega Cristiana Bianchi. Sono molto incuriosita perché la matematica non è la mia materia di insegnamento, quindi mi chiedo se capirò e anche, sarò sincera, se mi annoierò come accadeva spesso durante la mia “lontana” esperienza scolastica

La lavagna non sostituisce tutto La lezione inizia in modo abbastanza tradizionale con la correzione dei compiti di casa. L’insegnante chiede se qualche esercizio è stato difficile da risolvere e subito i ragazzi rispondono il n. 79 di pag. 327. Noto che hanno portato anche il libro, la lavagna non sostituisce tutto, quindi. Però è sulla lavagna che vengono riportati i dati del problema di geometria, la docente traccia rapidamente la figura in questione, un solido a forma di cubo costruito su dei cubetti che fungono da piedistalli. Mi 12

colpisce la chiarezza dell’immagine; sullo sfondo nero le figure tracciate con il sottile e scricchiolante gesso bianco si vedevano decisamente meno. Dopo aver trascritto ordinatamente i dati, la collega fa domande alla classe, gli studenti rispondono tranquillamente, le loro voci non si sovrappongono. “Quali sono le relazioni tra questi dati? Quale dato ci manca?”: la prof. scrive alla lavagna le risposte dei ragazzi, rapida e veloce, usando colori diversi e non a caso. C’è un colore per i dati che abbiamo, uno per le relazioni, uno per i passaggi e così via. Sembra tutto più chiaro, più ordinato ed anche più

comprensibile. È necessario fare un calcolo? Rapidamente appare alla lavagna la calcolatrice. Un ragazzo chiede di tornare ad un passaggio precedente, nessun problema, Cristiana “tocca” la lavagna e possiamo rivedere la pagina precedente. Nella lavagna di ardesia una volta cancellato non si poteva più tornare indietro e mi sembra di sentire ancora nelle orecchie quel “Nooo!” degli studenti più lenti, di fronte all’inesorabile cancellina, che non permetteva loro di finire di copiare tutti i passaggi. I ragazzi continuano ad alzare la mano, sia per fare le domande che per rispondere a quelle che fa loro la docente. Non si muovono dal banco, i banchi sono disposti a file piuttosto distanziate tra loro. Tutti guardano verso la lavagna, magari perché la visone è facilitata dalla grafica…. Ci avviamo rapidamente verso la risoluzione del problema “difficile”, i ragazzi dicono di avere capito, comunque il procedimento illustrato dalla prof. è automaticamente salvato, se qualche studente volesse riguardarselo a casa, potrà farlo grazie alla piattaforma Didapat. “Hanno quasi tutti il computer a casa” ha dichiarato Cristiana “ ed io salvo sempre sulla piattaforma tutto quello che scriviamo a lezione, così possono rivedere i passaggi”. Vedere per credere Finita la correzione dei compiti, siamo passati alla spiegazione di un argomento nuovo. A questo punto gli studenti traggono fuori dallo zaino il “quaderno delle regole” e si accingono a scrivere quello che verrà detto in classe. Si tratta delle piramidi… “Che cosa vi fa venire in mente questa parola?” chiede l’insegnante, i ragazzi parlano delle piramidi egizie ed ecco apparire sullo schermo le immagini n.4 aprile 2009


delle piramidi egizie, poi quella di vetro situata davanti al Louvre, quella del Machu Picchu … Ma non era una lezione di geometria? Questo tuffo nella storia e nella geografia mi piace e sembra piacere anche agli studenti perché fanno una serie di osservazioni sulle similitudini e sulle differenze tra queste piramidi. Viene dato loro anche l’indirizzo di qualche sito su cui possono approfondire questo argomento e risolvere dei problemi con i dati di piramidi realmente esistenti, ad esempio calcolare il peso della piramide di Cheope sapendone le dimensioni. A parlare sono in diversi, non c’è la presenza di un “secchione” cha sa tutte le risposte e che parla più degli altri. Sono i ragazzi che individuano le caratteristiche di questo nuovo solido e la loro docente le trascrive alla lavagna, poi però le confronta anche con quelle che aveva preparato lei e nota che i ragazzi le hanno individuate tutte, c’è solo una definizione che può essere leggermente migliorata. Noto che la docente si è preparata il materiale a casa e mi chiedo quanto tempo ci abbia impiegato e se questo strumento facilita o complica il lavoro dell’insegnante, più tardi glielo chiederò. Le immagini si susseguono alla LIM, uno studente si alza dal banco per indicare toccandole quali figure secondo lui sono delle piramidi e quali no. Sempre grazie alla lavagna viene mostrato loro come si può costruire una piramide con del cartoncino e dello spago. “Come si disegna una piramide?” chiede a questo punto un ragazzo di cui mi sfugge il nome. A questo punto la lavagna da bianca diventa a quadretti ed è facile per l’insegnante di geometria disegnare una piramide sotto gli occhi dei ragazzi. “Facciamo una piramide regolare” La base, le diagonali, il punto di intersezione di queste, il baricentro, da cui si eleva l’altezn.4 aprile 2009

za, poi uniamo i vertici del poligono di base al vertice dell’altezza. Mi sa che ho imparato anch’io. Sempre i colori diversi aiutano a visualizzare. Non solo LIM “E come si fa a calcolare il volume di una piramide?” Sto interrogando la mia memoria in cerca di qualche formula, ma ecco che Cristiana, dopo aver parlato di Democrito e dei metodi empirici, prende in mano due solidi di legno, uno dei quali è una piramide. Prende anche un contenitore pieno d’acqua ed invita i ragazzi a fare un esperimento, immergendo i due solidi che hanno la stessa base e la stessa altezza nell’acqua, per vedere come cambia il livello di quest’ultima. Questi esperimenti si facevano anche ai miei tempi ed erano la cosa che mi piaceva di più. Sono contenta che la lavagna multimediale non li abbia sostituiti. I ragazzi sono incuriositi, due volontari si alzano dal banco, uno segna con un pennarello il livello dell’acqua, uno immerge i solidi facendo attenzione a non immergere anche il proprio dito. Di passaggio in passaggio abbiamo scoperto come calcolare il volume della piramide, sono i ragazzi che hanno “indovinato”

la formula giusta, che poi viene trascritta alla lavagna multimediale dalla docente. L’insegnante avverte che sta per suonare la campana e che è ora di dettare i compiti. “Di già? Come è passata in fretta quest’ora!” si sente mormorare tra i banchi. I compiti vengono scritti da Cristiana sulla lavagna nera e la cosa mi stupisce, ormai mi ero abituata a vedere chiaramente i colori sullo schermo bianco, a sapere che tutto sarebbe stato salvato, che mi chiedo perché questo non sta accadendo anche per gli esercizi assegnati per casa. Mi ricorderò di chiederglielo. Mi giro per sentire qualche impressione sui ragazzi riguardo a questo strumento “Allora cosa ne pensate, la trovate utile la LIM? Vi piace di più della lavagna tradizionale?” Ludovico e Francesco non hanno esitazioni “Certo che è utile, è tutto più veloce con questa lavagna qui, si possono fare più cose in minor tempo, ci si può anche collegare a internet e poi non sporca”. A quest’ultimo particolare non avevo pensato molto, bravi questi ragazzi ad essere sensibili anche verso i problemi di chi deve pulire e intanto ricordo l’odore e la polvere del gesso che spesso mi facevano starnutire. Non ho alcuna nostalgia per la vecchia lavagna nera. 13


SUBITO PASSIONE

Il commento della docente di matematica Ho avuto l’opportunità di venir a contatto con la lavagna interattiva durante alcuni corsi di aggiornamento: è nata una passione immediata. Già da alcuni anni utilizzavo computer e videoproiettore per le mie lezioni di matematica e scienze, ma con la nuova lavagna ho a disposizione uno strumento potente con cui migliorare ulteriormente il lavoro in classe. Arricchito il “mio fare scuola” Con una presentazione caricata sul computer e proiettata sulla lavagna interattiva, diventa possibile premere sull’ampia superficie sensibile al tatto per controllare tutte le applicazioni del computer. Utilizzando una penna o ancor meglio le dita della mano, è facile lavorare alla lavagna interattiva scrivendo, evidenziando o disegnando. Grazie al software in dotazione è possibile ‘scrivere’ su ogni applicazione, salvare, modificare, utilizzando la penna come se fosse la freccia del mouse! Così, in seguito ad una mia richiesta, avallata dal gruppo dei miei colleghi di materia, già da due anni la nostra aula di scienze è stata fornita di una lavagna Smartboard e da quest’anno anche una delle classi in cui insegno, una terza media, dispone dello stesso strumento. Cosa è cambiato nel mio “fare scuola”? Si è rinnovata la comunicazione, arricchendosi con l’apporto di immagini, suoni, video, che rendono la lezione significativa, e, a detta dei ragazzi, piacevole e coinvolgente (anche le ore di matematica divengono particolarmente stimolanti!). Anche la preparazione delle lezioni è diventata molto piace14

vole, sono sempre alla ricerca di materiale da utilizzare e alla scoperta delle potenzialità dello strumento; inoltre, poiché nella mia scuola questo modo di lavorare si sta diffondendo proprio nel gruppo di scienze e matematica, si sta verificando un fatto importante e significativo: noi docenti, e con noi i tirocinanti SSIS, stiamo collaborando di più, condividendo i materiali prodotti. Una “collezione” di lezioni strutturate per LIM Si sta costruendo così una “collezione” di lezioni strutturate per la LIM, che possono essere arricchite, modificate, aggiornate di volta in volta, di anno in anno. Di solito utilizziamo Powerpoint e il Notebook della lavagna stessa: con il primo vengono prodotte prevalentemente le lezioni nel lavoro di preparazione a casa, con il secondo si conducono e accompagnano le lezioni in classe, perché è uno strumento più elastico, con la produzione estemporanea di immagini, figure e l’aggiunta di pagine bianche su cui lavorare. A questo proposito, noto che gli studenti vengono alla lavagna molto più volentieri di prima, quasi a gara per essere interrogati. È straordinario poter “salvare” di volta in volta le lezioni su file, potendole poi recupe-

rare ogni volta che se ne presenta la necessità: nulla va perso, tutto concorre a creare un archivio di classe sempre disponibile. A ciò si aggiunge che da quest’anno la mia scuola dispone anche di una piattaforma online, ovvero di uno spazio in internet per l’elearning: il materiale prodotto in classe può essere caricato e messo a disposizione degli studenti per la consultazione casalinga. Si è davvero rinnovato il nostro modo di “fare scuola”! L’aspetto negativo Nota dolente: mentre nell’aula di scienze il lavoro può avvenire in modo ottimale, nell’aula della terza classe manca il collegamento a internet per questioni tecniche. Ciò rende l’utilizzo della lavagna parziale e più “faticoso” per l’insegnante, in quanto molto materiale utile e disponibile online deve essere “scaricato” di volta in volta, invece che lanciato direttamente dalla rete. Alla preparazione delle presentazioni, si aggiunge questo lavoro di selezione e salvataggio su file di pagine di siti, che non è sempre agevole! Inoltre le lezioni che potrebbero venir caricate in tempo reale sulla piattaforma di classe, devono essere salvate dall’insegnante, che in un secondo momento le metterà a disposizione online. Sono arrivate da poco a scuola altre 6 lavagne interattive e i miei colleghi stanno frequentando i corsi di aggiornamento per il loro utilizzo: questo può diventare un cambiamento epocale nella scuola! Cristina Bianchi Docente di matematica e scienze presso la scuola media Damiano Chiesa n.4 aprile 2009


Liceo classico “Prati” Trento LIM

A lezione d’inglese Giovedì 5 marzo 2009, quinta ora nella classe quinta ginnasio sezione B del Liceo Prati di Trento, con la docente di inglese Emma Ronza. Questa volta la lavagna multimediale non si trova nell’aula normale, ma la classe viene accompagnata nel laboratorio di informatica. In questo locale ci sono a disposizione tanti computer quanti ragazzi, ma non siamo qui per utilizzarli da quanto capisco. Le sedie con le ruote vengono spostate e i ragazzi creano un semicerchio approssimativo in cui gli occhi di tutti sono rivolti verso lo schermo della LIM a fianco della quale si colloca l’insegnante. Poesia e immagini

prendere immediatamente il testo. Gli altri lo ascoltano in silenzio, tenendo il quaderno degli appunti aperto sulle ginocchia. La professoressa allora lo invita a “toccare” le parole di cui non conosce il significato. Così viene fatto e…dietro ad ogni parola c’è un link con l’immagine relativa al significato, una definizione del significato sempre in inglese ed una breve etimologia. Tutto questo è frutto di un paziente ed accurato lavoro dell’ insegnante che ha preparato la lezione. Ai miei tempi si cercava sul vocabolario oppure era l’insegnante stesso che dava il significato in italiano, ma questo metodo di collegare il significato all’immagine, di avere anche la storia della parola e soprattutto di poterla “vedere” mi sembra molto efficace per la memorizzazione, soprattutto per chi ha uno stile di apprendimento visivo come me.

La lezione si svolge interamente in inglese, obiettivo è certamente l’incremento della capacità comunicativa degli studenti, quindi una maggiore competenza lessicale, oltre alla conoscenza di un argomento della letteratura inglese. L’insegnante illustra l’argomento su cui verterà la lezione che questa mattina è il poema The lady of Shalott di Lord Tennyson. Siccome ho chiesto che la lezione si svolga normalmente e che la mia presenza non interferisca, così che io possa osservare un esempio di didattica quotidiana, non ci sarà alcuna traduzione a mio vantaggio. Cerco quindi di seguire le frasi che vengono dette, rinfrescando la mia conoscenza della lingua inglese. Mi diverte molto questo sentirmi studentessa e chiedermi se sto imparando meglio o peggio rispetto a quando andavo a scuola io, ovviamente senza multimedialità. La professoressa Ronza con gesti sicuri accende lo schermo e mostra il sito dove gli studenti potranno trovare importanti informazioni sulla poesia. Chiama subito alla lavagna un ragazzo che comincia a cliccare in vari punti della lavagna, si aprono delle finestre, si vede il ritratto dell’autore, alcune notizie biografiche, alcuni dipinti ispirati alla sua opera e…canzoni. Una di esse appartiene alla cantante irlandese Loreena Mc Kennit, che a me personalmente piace molto. Mi sento subito più interessata. Ecco apparire il testo poetico, punto focale della lezione di questa mattina.

La lettura della poesia procede, lo schermo attira gli sguardi, la foto di un paesaggio simile a quello descritto nei versi che leggiamo ci aiuta a immergerci nel testo, ma è il collegamento con le parole che ci apre un mondo di significati. La docente spiega la pronuncia e così veniamo a sapere che wind è vento e vediamo l’immagine di Eolo che soffia e winding (che si però si pronuncia “wainding”) significa strada tortuosa, mentre l’immagine appunto di una strada tutta curve riempie i nostri occhi. E mi ricordo di una canzone di un po’ di anni fa “The long end winding road”. È facile con questo metodo fare collegamenti all’interno della propria memoria

I significati nascosti

Collegamenti per ricordare

Lo studente, in piedi accanto alla lavagna, legge una strofa a voce alta, dal tono di voce non sembra com-

I collegamenti sono facilitati anche tra discipline diverse: letteratura, musica, pittura. Vediamo un di-

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La lettura procede, lo schermo attira gli sguardi…

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La prima cosa che mi viene detta è che con questo mezzo è più facile catturare l’attenzione dei ragazzi, ma il punto veramente importante è che anche a distanza di tempo dimostrano di ricordare con più facilità i vocaboli che hanno conosciuto in questo modo. La competenza lessicale in inglese nelle classi che usano abitualmente la LIM è di buon livello. I ragazzi dunque imparano meglio e sono anche più invogliati a fare i compiti a casa, compiti che poi mandano via mail all’insegnante. I loro prodotti vengono conservati e contribuiscono alla costruzione di un prodotto finale. Ciò li gratifica molto, ai ragazzi piace vedere il frutto del loro lavoro, mi sembra che in questo modo siano disposti ad impegnarsi di più a casa. … e punti deboli

pinto che raffigura proprio la Lady of Shalott, i ragazzi lo commentano. Veniamo a sapere che diversi pittori hanno composto opere ispirate al testo in esame. C’è la possibilità di vederle grazie ad internet, i ragazzi poi a casa ne sceglieranno una da commentare, quella che a loro parere rende meglio la vicenda del testo. Come compito dovranno pure cercare un paesaggio, magari migliore di quello scelto dalla docente, per illustrare la poesia. L’insegnante non tralascia neanche i riferimenti al mondo attuale e all’esperienza dei ragazzi, come dimenticare che il platano picchiatore di Harry Potter nel testo originale era un salice piangente “willow” , albero collegato alla magia, difatti ha la stessa iniziale di “witch” strega? I ragazzi appaiono interessati e accettano di buon grado la posizione forse un po’ scomoda, seduti sulla sedie dell’aula di informatica in mezzo ai computer, che non vengono utilizzati ed in questo caso sembrano lì solo per togliere loro lo spazio per muoversi. In effetti solo uno studente ha utilizzato la LIM in modo dimostrativo, i compagni sono rimasti fermi al loro posto, forse perchè avrebbero avuto qualche difficoltà ad alternarsi, dato lo spazio limitato. Punti forti della LIM… Al termine dell’ora, che è passata velocemente tra un’immagine, una spiegazione, un collegamento ed un commento, rigorosamente in inglese, sono io a porre una domanda all’insegnante. “Tu che ne fai esperienza, dimmi a tuo parere quali sono i punti deboli ed i punti forti dell’utilizzo della LIM”. 16

Certo che sarebbe meglio averla nella propria aula, spostare la classe, accendere e spegnere le apparecchiature causa un dispendio di tempo, per non parlare poi del caso delle classi un po’ vivaci per le quali lo spostamento è occasione di rumore e magari di disturbo alle altre classi. I tempi tecnici per essere tutti a posto e poter iniziare la lezione sono lunghi in confronto a quelli di un’ora di lezione. Non è il caso della classe di questa mattina, ma può accadere. L’altro punto un po’ negativo è il tempo che si impiega a preparare una lezione con la LIM come questa descritta. Dietro ad un testo poetico di quattro pagine ce ne sono ben 43 di vocabolario illustrato predisposte dall’insegnante! È ovvio che il materiale una volta preparato rimane anche per gli anni successivi, però visto il dispendio di tempo nella preparazione, all’inizio sarebbe molto importante la collaborazione tra colleghi del dipartimento disciplinare e la condivisione dei materiali. Per poter utilizzare al meglio lo strumento è necessario avere frequentato dei corsi, altrimenti il rischio è di usare la lavagna interattiva come un power point. “Bisogna cambiare la propria didattica” è il parere di Emma Ronza “se si vogliono sfruttare tutte le potenzialità dello strumento, ogni anno si possono costruire un paio di unità didattiche da condividere con i colleghi, se si mette insieme il lavoro di tutti, il materiale a disposizione aumenta notevolmente”. Ma anche al liceo Prati di Trento, mi informano, altri colleghi di Emma stanno frequentando dei corsi per imparare ad usare al meglio la LIM. Il servizio da pag. 9 a pag. 16 è di Patrizia Lucca n.4 aprile 2009


il punto LIM

Istruzioni per l’uso Abbiamo chiesto ad Enzo Falagiarda di chiudere questa nostra prima e piccola inchiesta sulle lavagne interattive con una sua breve riflessione sulle “istruzioni per l’uso”. Non abbiamo pensato all’esperto o al formatore specializzato nel settore, ma a lui come: docente di materie letterarie alla scuola media e collaboratore del dirigente presso l’I. C. “Comenius” Trento 2, da diversi anni animatore di tirocinio per gli specializzandi della SSIS di Rovereto, prima responsabile del laboratorio informatico della scuola, insegnante di tecnologia informatica agli studenti della scuola primaria e, naturalmente, insegnante che utilizza la LIM avendola nell’aula della sua classe. Versatilità e nuovi linguaggi Chiunque tra gli insegnanti abbia sperimentato, anche solo occasionalmente, l’uso della lavagna interattiva multimediale, ne avrà verificato, o anche solo intuito, l’impatto positivo sugli alunni e le grandi potenzialità formative. Dunque fortunati gli insegnanti e gli alunni che possono già disporne. Ma è anche probabile che non gli siano sfuggiti alcuni aspetti problematici del suo impiego. La versatilità di questo strumen-

to tecnologico offre un ventaglio di innumerevoli possibilità di utilizzo, che vanno dal potenziamento della didattica frontale (la LIM come estensione della lavagna tradizionale), all’uso critico e creativo in cui gli alunni sono più direttamente coinvolti nel percorso di apprendimento e nella rielaborazione; dal suo impiego come strumento di ricerca e apprendimento collaborativi, a quello documentaristico e metacognitivo, che consente di rivisitare in ogni momento il lavoro svolto, ripercorrendone le tappe e rafforzando la consape-

volezza dell’alunno rispetto alle conoscenze acquisite. Poter operare in modo interattivo, con colori, immagini, suoni, animazioni e filmati, rende di per sé il mezzo moderno e accattivante, di grande interesse per i giovani di oggi che hanno particolare familiarità con il multimediale. Approcci diversificati E la multimedialità – come ben sappiamo – è un potente supporto per l’apprendimento, poiché veicola i contenuti in modo veloce e attraverso diversi canali, sollecitando approcci diversi allo stesso argomento e stimolando intelligenze diverse, con grande vantaggio anche degli alunni che rivelano più difficoltà di fronte ad una didattica affidata spesso quasi esclusivamente al linguaggio verbale. Sotto quest’aspetto, l’introduzione della LIM nella didattica apre scenari veramente nuovi nella scuola poiché attribuisce maggior valore a linguaggi tradizionalmente trascurati e obbliga finalmente insegnanti e alunni ad appropriarsi delle nuove tecnologie della comunicazione e dei codici che ad esse sono propri. Farne un uso ragionato L’esperienza però ci dice che nessuno strumento in quanto tale, per quanto sofisticato, offre soluzioni miracolistiche alla didattica. Anche l’impiego della LIM va pensato. Va programmato sotto vari aspetti, avendo ben presente il contesto in cui si interviene e gli obiettivi che si vogliono raggiungere, senza perdere mai di vista la classe e l’alunno. L’oscuramento, anche se parziale, la luce forte del proiettore, il ronzio della ventola di raffreddamento, potrebbero avere un effetto soporifero se protratti nel tempo.

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In tale ambiente, con l’attenzione centrata sul lavoro visualizzato sullo schermo, è sicuramente più difficile per l’insegnante osservare l’atteggiamento dei singoli allievi e verificarne il reale coinvolgimento. Va pensato e programmato il modo attraverso il quale l’alunno fa proprio l’argomento che viene sviluppato con l’ausilio della lavagna multimediale e tale riflessione deve tradursi in una precisa consegna (Deve registrare puntualmente passaggi e risultati del lavoro sul proprio quaderno? Deve semplicemente prendere degli appunti? E’ sufficiente che stia attento e interagisca con l’insegnante e i compagni, in vista di una rielaborazione successiva attraverso esercizi e libro di testo? …). Insomma va studiato il modo in cui integrare la lavagna interattiva con gli strumenti tradizionali, senza dimenticare un passaggio fondamentale dell’apprendimento, quello dell’operatività e dell’elaborazione individuale. L’uso attivo della LIM, in cui è l’alunno stesso che sviluppa un argomento o confeziona un prodotto in modo creativo, presuppone competenze informatiche che egli deve aver appreso. L’uso flessibile e diversificato che ne fa l’insegnante in classe, è di forte stimolo ed un utile esempio anche per imparare ad utilizzare programmi e ad accedere alle risorse del Web, ma non è sufficiente. L’acquisizione delle nozioni e delle abilità che consentono di usare autonomamente il computer, nonché del software 18

applicativo più diffuso, è un prerequisito (questo vale naturalmente anche per i docenti …). Dunque c’è una gradualità di passaggi di cui tener conto per educare ad una piena fruizione della lavagna interattiva multimediale. Imprevisti e attenzioni “ecologiche” Non sono poi da sottovalutare i problemi tecnici che immancabilmente si verificano, dal cattivo funzionamento di hardware o software, all’interruzione della connessione a Internet, al più banale blocco della tapparella, che possono vanificare ore ed ore di impegno del docente nella preparazione della lezione. Anche di questi “imprevisti” si deve tenere conto ed essere pronti magari a passare alla tradizionale lavagna di ardesia, che perciò non va eliminata dall’aula, anche perché spesso è più utile ed economica – in termini di tempo – dell’omologa versione tecnologica. Si pongono infine, alcune questioni per così dire “ecologiche”. Anzitutto va valutato quale sia il tempo di “esposizione” compatibile con la salute degli alunni, oltre che con le loro capacità attentive. E’ evidente che la lavagna interattiva, così come il computer, non incentiva il movimento e sottopone gli occhi ad una fatica di una certa importanza. E’ perciò auspicabile che si eviti un suo utilizzo intensivo, concordando magari con i colleghi una soglia oraria giornaliera. Va considerata poi l’importanza

del setting d’aula. Il posizionamento e l’altezza dello schermo rispetto ai banchi, la sua distanza dalla prima fila, dovrebbero garantire a tutti una visuale agevole ed una postura corretta (obiettivo difficile da raggiungere in spazi che sono spesso troppo angusti). L’altezza del proiettore deve essere tale da evitare che l’ombra dell’utente venga proiettata sullo schermo, impedendogli di vedere il lavoro che sta facendo. Principi di utilizzo pratico In un contesto “fisico” studiato in funzione dell’impiego della LIM, la cattedra potrebbe trovare collocazione non centralmente, ma di lato, con un computer rivolto verso la postazione docente, in modo che la luce del monitor non infastidisca chi segue la lezione sullo schermo della lavagna interattiva e che l’insegnante possa operare avendo gli alunni di fronte. L’illuminazione dell’ambiente non dovrà essere eccessiva, né del tutto assente, ma moderata e diffusa. Di fondamentale importanza anche la leggibilità dei caratteri utilizzati (grandezza, spessore, colore) e lo sfondo, studiati in modo da agevolare la lettura senza appesantire la vista. Insomma, l’installazione delle LIM nelle aule delle nostre scuole, se da un lato prefigura una didattica più efficace, dall’altro pone una serie numerosa di questioni, anche di ordine pratico, che potrebbero essere utilmente discusse – come è già stato da più parti auspicato tra coloro che in questo momento sono maggiormente impegnati nella loro sperimentazione. Ne potrebbero derivare dei principi e delle regole di riferimento preziosi per tutti. Enzo Falagiarda n.4 aprile 2009


il dossier

DENTRO L’ISTITUTO… Il dossier I protagonisti La scuola Il percorso La cerimonia Il dirigente Le immagini

“NEL NOME DEL PRIORE…” L’intitolazione della scuola primaria di Pressano a don Milani Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi di: Mario Caroli, Patrizia Lucca, Loris Taufer, Insegnanti scuola primaria Pressano: Carla Brugnara, Chiara Cazzanelli, Maria Vittoria Clementi, Renata Nalini, Federica Vulcan n.4 aprile 2009

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il dossier IL NOME

Non solo Barbiana Avevamo molti dubbi, come rivista, se dedicare o meno il solito dossier interno all’intitolazione della scuola primaria di Pressano a don Lorenzo Milani. Non facciamo un inserto ogni volta che viene intitolata una scuola, per ovvie ragioni. Certo c’era di mezzo don Milani e – come noto – in Trentino certe scelte non sono mai state di maniera, lo stesso presidente della Provincia, e non solo nel periodo in cui ha mantenuto la delega sull’istruzione, s’è sempre richiamato con convinzione all’opera educativa di don Milani.

Interesse per il percorso coi bambini… Innocente Pessina, della Fondazione, ha ricordato che in Italia ci sono almeno duecento scuole intitolate a don Milani, come dire, in termini giornalistici, che “non è questo che fa notizia”. Anche in Trentino sono ormai diverse le scuole che portano questo nome. Effettivamente anche noi eravamo e siamo convinti che non è l’intitolazione in sé che ci ha convinti, quanto il percorso che insegnanti e ragazzi hanno fatto assieme e, a quanto sapevamo ed a quanto poi è risultato non solo da quest’anno, ma da alcuni anni a questa parte. Sapevamo che attorno al nome della scuola c’era stata una discussione ed un coinvolgimento non da poco dell’intera comunità e del Comune di Lavis, da diversi anni.

no di don Lorenzo”, dedicato proprio all’intitolazione dell’Istituto comprensivo del Chiese, a Storo, al priore di Barbiana. La scelta di fare il dossier fu legata alla scoperta che dietro all’intitolazione c’era stato un lungo percorso multidisciplinare con tutti gli alunni della scuola media. Anche allora cerimonia della comunità e non solo con le autorità. La stessa cosa abbiamo cercato e trovato contattando le insegnanti della scuola primaria di Pressano. Non vogliamo fare forzature, ma le insegnanti spiegano con poche parole quello che hanno fatto, che viene prima di ogni parola celebrativa. Abbiamo visitato la scuola qualche giorno prima della cerimonia, abbiamo visto la Mostra ed i lavori dei ragazzi, constatato l’entusiasmo sincero e convinto delle maestre, che non si fermate alla “memoria” su don Milani, ma sono arrivate anche a fare un correlazione tra alcuni principi sull’educazione di don Lorenzo e tracce rinvenute nel documento ultimo per l’eleborazione del Piani di Studio provinciali relativi al primo ciclo. Tutto questo tentiamo di riportare nel dossier che segue: dalla scuola di Pressano coi lavori dei ragazzi e delle maestre, alla cerimonia e qualche discorso ufficiale, con tante immagini dei ragazzi e della comunità attorno. (m.c.)

Il primo inserto del 2002 da Storo su don Milani Riguardando vecchi numeri della rivista, ci siamo ricordati che, per coincidenza, il primo inserto interno l’avevamo fatto nel novembre 2002 dal titolo “IL ritor20

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i protagonisti

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la scuola IL CLIMA

Prima della “festa” A meno di una settimana dalla cerimonia dell’intitolazione a Don Milani della scuola primaria di Pressano, facente parte dell’Istituto comprensivo di Lavis, come rivista siamo andati ad incontrare le insegnanti ed il dirigente scolastico per farci raccontare tutto il percorso di coinvolgimento della scuola e dei ragazzi sulla scelta di intitolare la scuola al priore di Barbiana. Siamo andati “prima della cerimonia”, non solo per cogliere qualche immagine “a bocce ferme” e senza autorità e pennacchi, ma anche perché curiosi di vedere che aria si respira in una qualunque mattina di scuola. Ad accogliere didascalie (Mario Caroli e la sottoscritta) c’era il nuovo dirigente Loris Taufer e la fiduciaria Carla Brugnara. Si aggiunge poi anche la maestra Chiara Cazzanelli, un’insegnante “storica” della scuola, dove insegna da diciassette anni.

Atmosfera di allegria Appena entrati nell’atrio, ci colpisce una certa aria di festa, non solo perché c’è il sole all’esterno, ma ancor più per i numerosi e colorati lavori dei bambini appesi alle pareti, a testimoniare che qui si sta aspettando un evento importante. La cura per il colore e per la composizione rendono piacevole da osservare e da leggere questa piccola mostra che ha per tema proprio Don Lorenzo Milani e la scuola di Barbiana. Vi appare l’immagine di un prete, lo si riconosce subito dalla tonaca scura, dal volto sorridente e tranquillo, “è così dunque che lo immaginano i bambini” penso tra me. I bambini 22

hanno preso ispirazione dal film visto insieme, dalla lettura del testo “Il ponte di Lorenzo” dalle lezioni tenute dalle loro docenti e hanno lasciato libera la fantasia. Ma non sono solo immagini quelle che ha dettato loro il cuore, vediamo anche frasi, brevi pensieri scritti proprio dentro piccoli fogli a forma di cuore racchiusi dentro un grande cuore di colore rosso; accanto, invece, un’altra serie di pensieri completa la frase I care, emergono così le situazioni importanti per questi piccoli alunni, la famiglia, compresi i nonni, gli amici, l’amore per la natura, per gli animali, il desiderio di stare vicini a chi si sente solo, a chi non ha nessuno. Non mancano gli

acrostici sul nome di Don Lorenzo Milani e di Barbiana, un’occasione per stimolare la creatività dei bambini, ma anche per farli riflettere. In classe a lavorare Mentre osserviamo i lavori e provo ad immaginare i bambini che li hanno creati, ci colpisce il silenzio quasi irreale che c’è intorno; è tutto luminoso, silenzioso e tranquillo. Pensiamo che forse oggi i bambini sono rimasti a casa per qualche motivo particolare oppure sono altrove magari per una gita scolastica, invece no, ci sono tutti e sono in classe a lavorare coi loro insegnanti, è una tranquilla mattina di scuola. Chiara e Carla, che insegnano in questa scuola da parecchi anni ci fanno da ciceroni e ci accompagnano all’interno delle classi. Così in sequenza entriamo nelle classi, quinta, prima, quarta, seconda e terza. I bambini sono seduti ai loro posti tranquilli, mentre gli insegnanti stanno facendo lezione, in genere in piedi alla lavagna. Probabilmente sono stati avvertiti del nostro arrivo e non se ne stupiscono, si prestano volentieri a farsi fotografare, mettono le mani conserte sul banco, come si usava un tempo, e sorridono compiaciuti. “Sono sempre così tranquilli?” non posso fare a meno di chiedere alla maestra Carla. “No, non sempre, sono anche vivaci ” è la sua risposta accompagnata da un sorriso, probabilmente è l’idea della fotografia sulla rivista che li ha emozionati o forse la festa per la loro scuola, che porterà un nuovo nome. Stiamo in classe n.4 aprile 2009


il meno possibile e lasciamo che le maestre ed il maestro che ci hanno accolti riprendano il loro lavoro. Una scuola aperta al cambiamento C’è una sola sezione per classe, quindi solo cinque classi nell’edificio, che è piuttosto vecchio con le aule spaziose e i soffitti alti, la parte più nuova, aggiunta in un secondo tempo, ha aule più piccole e soffitti più bassi, è stata costruita “solo” trent’anni fa. “Un tempo avevamo classi poco numerose” ci racconta la maestra Chiara “ ora con la nuova edilizia abitativa sono aumentate le iscrizioni e abbiamo anche classi di 26, 27 studenti.” Il suo tono di voce non suona affatto come un lamento, anzi si sente l’orgoglio di lavorare in questa scuola che sta crescendo. “Sarà diventato più difficile allora il tuo lavoro” le chiedo. “No, io ho sempre avuto le classi più numerose della scuola, dipende, i problemi ci sono, se ci sono casi particolari, altrimenti si lavora bene comunque.” Veniamo accompagnati in sala docenti, dove si trovano anche un frigorifero ed un fornello, che rendono l’atmosfera alquanto familiare, fanno immaginare momenti di incontro tra docenti in uno spazio sereno e rilassante. Veniamo a sape-

re che gli insegnanti sono tredici, le nostre accompagnatrici abitano qui a Pressano e vengono a scuola a piedi. Non mancano le innovazioni didattiche e tecnologiche, proprio parlando di didattica scopro che anche qui ci sono delle lavagne interattive, due per l’esattezza, una dentro un’aula a disposizione della classe prima ed un’altra dove si avvicendano, di volta in volta, le altre classi, le insegnanti sembra che la usino volentieri; la maestra Carla mi racconta, mentre beviamo il caffé, che personalmente ha seguito un corso di 40 ore che ha trovato interessante e utile. Il cortile opera d’arte Usciamo per fotografare l’esterno, ci sono dei grandi fiori che decorano la facciata, che purtroppo avrebbe bisogno di essere ridipinta, e

“Non potete andare via senza vedere il cortile” ci viene detto. Incuriositi, ci avviamo, sempre in compagnia delle maestre Carla e Chiara, verso la parte laterale dell’edificio. I cortili di fatto sono due, così i bambini possono essere divisi durante l’interavallo, i più piccoli nel cortile meno ampio e più raccolto, dove si trova anche un piccolo orto e qualche albero fiorito. Scendendo un po’ troviamo un altro cortile molto più grande. “All’inizio accompagnavamo qui anche i bambini della prima classe, ma vedevamo che stavano negli angoli quasi fossero intimoriti, magari a qualcuno dei piccoli gli spazi ampi fanno un po’ di paura, così adesso vi portiamo solo i più grandi che corrono e giocano volentieri qui” ci confidano le maestre. Le montagne sullo sfondo, i prati verdi intorno, ma quello che colpisce la nostra attenzione sono i murales eseguiti dagli stessi bambini che decorano le pareti di confine del cortile. Un muro è dedicato interamente alle fiabe, riconosciamo subito Il Gatto con gli stivali, il Brutto anatroccolo, Pinocchio. L’altra parete invece è dedicata agli antichi mestieri del paese. Sono ammirata dalla bellezza di questi dipinti, realizzati con la tecnica del puntinismo, forse anche per via del sole che gioca a loro favore. Vi scorgiamo come in un libro di altri tempi scene di allevamento, agricoltura, tosatura delle pecore, cardatura e filatura della lana, cottura della polenta, lavatura dei panni alla fontana, stiratura con il ferro a vapore, posto prima sulla stufa a riscaldarsi. Sono stati dipinti negli anni scolastici 2003 e 2004 dalle classi seconde, terze, quarte, quinte, scene di vita che probabilmente i piccoli autori hanno solo potuto immaginare, ma che restano qui a futura memoria di un mondo che non c’è più e di cui è giusto conservare il ricordo. Patrizia Lucca

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il percorso LA SCELTA

Le insegnanti raccontano… Le insegnanti della scuola primaria di Pressano raccontano qui, in sintesi, il lungo percorso che ha portato alla scelta dell’intitolazione della loro scuola, le attività svolte insieme agli alunni e infine alcune riflessioni che, accostando le parole di Don Milani ad alcuni passi dell’ultimo documento sui piani di studio provinciali per il primo ciclo, mostrano l’attualità dei pensieri del priore di Barbiana e rendono ancora più espliciti i motivi della scelta. La nostra scuola Da più di dieci anni si sentiva l’esigenza di dare un nome alla nostra scuola, comunemente conosciuta come “la scuola elementare” di Pressano. A metà degli anni ’90 infatti era stato sottoposto all’attenzione dei bambini e delle famiglie un questionario, elaborato dagli insegnanti, con diverse proposte. Le risposte sono state puntualmente vagliate e quelle che andavano per la maggiore sono state passate al Comune. Tutto ciò però non ha avuto un seguito immediato fino a quando circa cinque anni fa il Comune, in accordo con il Consiglio di Istituto, ha riproposto l’intenzione di intitolare vari edifici e sale del Comune di Lavis. Il Consiglio di Istituto, le insegnanti di Pressano ed il Collegio docenti hanno quindi deciso di intitolare la scuola a don Lorenzo Milani. L’edificio che ospita la scuola fu edificato negli anni 1938/’39 con la collaborazione attiva e gratuita degli abitanti della frazione, alcuni dei quali hanno offerto anche contributi in denaro. Nel 1980 la scuola è stata ampliata e ristrutturata. Fino a qualche anno fa gli alunni non superavano le ottanta unità, mentre negli anni più recenti, grazie allo sviluppo dell’edilizia abita-

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tiva della zona , le iscrizioni sono aumentate fino a raggiungere i 116 alunni attuali. Un lungo cammino Nel settembre del 2007 le insegnanti hanno partecipato al convegno “In parole povere” indetto in occasione del quarantesimo anniversario dalla morte di don Milani. Approfondendo la figura e la grandezza di questo sacerdote ed educatore, si è sentito più forte il desiderio di conoscere il suo percorso umano e metodologicoformativo. All’inizio di quest’anno scolastico è stata decisa la data del 6 aprile come giorno ufficiale per la cerimonia di intitolazione dell’edificio. Tutti gli insegnanti si sono ulteriormente documentati per poter avviare un percorso didattico educativo con gli alunni delle rispettive classi. Ai più piccoli sono stati narrati gli episodi più significativi dell’esperienza di Barbiana, poi tradotti in disegni correlati da brevi didascalie, mentre i più grandi sono stati coinvolti in attività più impegnativi quali la lettura di alcuni brani, tratti dai libri scritti da don Lorenzo, la visione del film “Don Milani, priore di Barbiana” e di altri documentari sull’argomento. La mostra, anche tedesco e inglese Il lavoro di preparazione della mostra è stato trasversale a quasi tutte le discipline fra le quali anche le lingue straniere (tedesco e inglese). Alla fine è stata allestita una mostra nell’atrio della scuola con disegni, cartelloni che raffigurano i luoghi e le vicende della vita di Barbiana, acrostici e pensieri ripresi dagli scritti di don Milani ed elaborati dai bambini. Per la festa dell’intitolazione che si terrà nel teatro dell’Oratorio di Pressano il giorno 6 aprile, è stata ideato dagli alunni di quinta un “ telegiornale” che farà da sfondo agli interventi delle varie autorità e all’ esibizione dei bambini che si cimenteranno nell’interpretazione di brani musicali anche in inglese e tedesco. n.4 aprile 2009


PIANI DI STUDIO

Tracce del pensiero di don Milani Le intuizioni pedagogiche di don Milani trovano riscontro anche negli attuali Piani di studio provinciali a testimoniarne l’attualità educativa e didattica. Ecco a confronto alcuni principi ispirati al pensiero di don Milani e i riscontri nel documento per l’elaborazione dei Piani di Studio Provinciali. Dai pensieri di don Milani

Dai piani di studio provinciali

La scuola trentina…pone le basi per una società democraScuola come: luogo di integrazione sociale e come tica e aperta formando le persone all’essere cittadini solidali fattore di crescita di una società. e a partecipare alla democrazia in prospettiva internazionale e interculturale. In aggiunta al tempo scuola dedicato agli insegnamenti obbligatori, le istituzioni scolastiche prevedono attività opzionali facoltative fino a un massimo di tre ore settimanali, Scuola come opportunità per tutti e per un tempo alle quali possono aggiungersi ulteriori sette ore per le attisufficientemente prolungato. vità di mensa e interscuola… La quota di flessibilità può essere utilizzata per il potenziamento e per una più efficace articolazione modulare delle discipline… L’identità si costruisce nella ricca trama di relazioni significative che vede lo studente aprirsi alle dimensioni della alterità, della relazionalità, dell’altruismo, della solidarietà. Scuola come luogo in cui si impara a comunicare, a L’educazione all’incontro, al dialogo, alla riflessività critica capirsi, anche tra diversi. nei confronti di se stessi e della comunità di appartenenza rappresenta un itinerario da frequentare con sempre maggiore consapevolezza e intensità. …Anche grazie ad esperienze di lavoro di gruppo e di aiuto reciproco, gli studenti imparano a vivere in modo consapevole la relazione con i coetanei e con gli adulti, in un cliIl sogno di una scuola….impegnata a dare a tutti la ma di rispetto, di dialogo, di cooperazione e partecipazione, possibilità di esprimere se stessi e di aver uguali dicercando di conciliare competizione e solidarietà, comprenritti, il sogno di una società centrata sulla giustizia dendo i diversi punti di vista, adoperandosi per prevenire e sulla pace. e gestire i conflitti, agendo contro pregiudizi, stereotipi, discriminazioni, comportamenti di violenza e forme di bullismo. …maturare gli strumenti di giudizio sufficienti per valutaFormazione di coscienze libere e in piedi, capaci di re se stessi, le proprie azioni, i fatti e i comportamenti indidire “ no “ di fronte all’ingiustizia, anche quando i viduali e sociali degli altri, alla luce di parametri derivati calcoli di convenienza lo sconsiglierebbero. dai comuni valori che ispirano la convivenza civile. Carla Brugnara, Chiara Cazzanelli, Maria Vittoria Clementi, Renata Nalini, Federica Vulcan Insegnanti scuola primaria Pressano – I. C. Lavis n.4 aprile 2009

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la cerimonia FESTA

Ma anche riflessione Lunedì 6 aprile 2009, pomeriggio di festa per la scuola primaria (elementare) di Pressano, che fa parte dell’Istituto comprensivo di Lavis. la scuola, la “piccola cara vecchia scuola” non può contenere tutti i genitori, gli insegnanti, le autorità e, principalmente, tutti gli scolari, e allora che festa sia ma all’oratorio, nel teatro del paese che accoglie e raccoglie volentieri i “suoi” paesani per una ricorrenza particolare: l’intitolazione della scuola a don Lorenzo Milani.

Ci sono proprio tutti… La scena certamente è tutta per loro, per i bambini, gli scolari delle cinque classi della scuola primaria di Pressano, ma a dare man forte, ed ovviamente a rendere più festosa e piacevole la cerimonia, sono venuti anche i ragazzi del coro dell’Istituto comprensivo di Lavis e della scuola musicale Diapasan, guidati dal maestro Franco Evangelista e dal maestro Ludovico Conci. Introduzione quindi in musica, orchestra e cori, per il “Don Milani’s Day”, tra i canti anche un brano con giochi sulla lingua scritto da una classse quarta elementare di Gubbio. La lingua, appunto. Ce lo ricorda un immenso striscione attacca26

to sulla parte laterale del teatro che per don Lorenso Milani, “è solo la lingua quella che fa tutti uguali”, anche nell’era del digitale, dei telefonini, del web e dei facebook… Agostino, allievo di don Lorenzo… La lingua, dicevamo. Per il Priore di Barbiana “la parola, come il tempo, è un dono di Dio”, lo ricorda Agostino Bulgari, il primo ragazzo che don Lorenzo incontrò e “catturò” come allievo di quella scuola di vita nella sua canonica, attorno al tavolaccio dove si scriveva tutti assieme “lettera a una professoressa” e dove si affrontavano assieme problemi, difficoltà e la strada per “sortirne” fuori. Agostino ricorda momenti parti-

colarmente belli di quella scuola col priore, “la nostra scuola era bella, abbiamo costruito l’astrolabio, uno strumento per leggere il cielo; a Barbiana non c’era l’acqua… e abbiamo scovato una grossa pozzanghera che noi chiamavamo piscina, per imparare a nuotare”. L’ex allievo di Barbiana non usa mezzi termini, rivolto ai bambini: “Voi state peggio di noi perché avete una valanga di informazioni e i vostri maestri oggi fanno più fatica dei nostri”. Poi, stimola le maestre: “È gravoso anche per voi portare questo nome alla vostra scuola, perché don Milani ci ha messo l’anima, ha amato le sue creature. Questo il segreto per gli insegnanti: convinzione, valori e non solo”. Pessina, preside liceo Bachelet Innocente Pessina, oggi dirigente scolastico al liceo “Bachelet” di Milano che don Milani frequentò negli anni trenta prima della sua conversione al sacerdozio, è a Pressano a nome della Fondazione n.4 aprile 2009


don Milani. Ricorda che in Italia sono circa 200 le scuole intitolate al priore, ma è la motivazione che conta. Cosa vuol dire scegliere oggi questo nome per la propria scuola? “Riconoscere l’importanza di un personaggio vissuto non in una grande città ma in un paesino, anzi in una chiesetta sul versante a nord di un monte, nel Mugello con sei ragazzi… Non vuol dire “copiare Barbiana”, impossibile da replicare, ma vuol dire credere nell’educazione. Proprio per questo il suo “appello” è ai genitori, insegnanti, educatori e presidi “rassegnati, che sperano nella Provvidenza. No, bisogna credere nell’educare anche sbagliando piuttosto che rinunciare al prorio compito.” Autorità, genitori, comunità… Ci sono le autorità, civili e reli-

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giose, come si dice. C’è il sindaco di Lavis, l’assessore provinciale all’istruzione e allo sport, quello alla cultura, il parroco di Pressano don Vittorio Zanotelli, c’è il Maestro Giuseppe Nicolini, capostipite di coristi e musicisti in loco. Ci sono i genitori, tanti, forse tutti quelli della scuola primaria non solo all’interno del teatro dell’oratorio, ma anche all’esterno dove è stato allestito un maxischermo per seguire la cerimonia. C’è ovviamente il dirigente scolastico, Loris Taufer, che collega i vari momenti del pomeriggio. Ci sono gli scolari, questi sì proprio tutti, e ci sono maestre e maestri di Pressano. Ecco i loro nomi: Carla Brugnara (fiduciaria), Chiara Cazzanelli, Serafina Ceolan,

Maria Vittoria Clementi, Annamaria Dorigatti, Enrica Leto, Renata Nalini, Sergio Saltori, Rossella Carraro, Dante Dapolito, Federica Vulcan, Daniela Cainelli, Beatrice Scudiero. Qui Pressano, a voi Barbiana… Tutti gli interventi rimarcano il carattere di festa della cerimonia ed “il peso” di responsabilità nella scelta del nome, c’è la musica, ci sono i canti, ma anche il siparietto con le News, il telegiornale guidato dai ragazzi di Pressano in collegamento con Barbiana: Margherita, Gabriele, Agnese, Carlo, Chiara, Asia, Simone ed altri ancora che si alternano sul palco. Poi, tutti in coda verso “la vecchia, piccola, cara scuola primaria” di Pressano, dove Marva e Samuele (due scolari) scoprono lentamente il nuovo nome della scuola inciso su vetro semplice e trasparente. Come sarebbe piaciuto anche a don Lorenzo. Infine, tutti dentro a visitare la Mostra e i lavori dei ragazzi ed anche per un piccolo buffet sotto la scritta: “I care”. (m.c.) 27


il dirigente IL SENSO

Intervento di Loris Taufer L’intitolazione della scuola primaria di Pressano a “don Lorenzo Milani” è il risultato di un lungo dibattito che ha coinvolto l’intera comunità, i bambini, i genitori e gli insegnanti, l’Amministrazione comunale di Lavis e il Consiglio d’istituto, i Dirigenti scolastici che mi hanno preceduto, Agostino Toffoli e Linda Segata. So che diverse erano state le proposte, ma alla fine si è opportunamente scelto il nome di questo grande personaggio del ‘900, prete scomodo ed educatore che ha dato – e continua a dare – delle indicazioni preziose a tutta la scuola italiana.

Chiarire il senso L’intitolazione di una scuola non è qualcosa di banale o, peggio, di burocratico, ma ha il senso ed il significato di rendere manifesto e chiaro l’indirizzo pedagogico, l’ispirazione ideale, ai quali l’offerta formativa di quella scuola si ispira. Se la scelta del personaggio a cui la scuola è intitolata è poi il risultato dell’azione consapevole di chi quella scuola la frequenta, di certo questo avrà delle conseguenze sul “far scuola” quotidiano degli attori – in questo caso, soprattutto, maestri, alunni e genitori – di quella istituzione. A questa nostra intitolazione della scuola di Pressano a don Lorenzo Milani, tutti noi ci siamo preparati con cura. In particolare i bambini, i ragazzi 28

e i maestri hanno fatto un percorso significativo, durato buona parte dell’anno, per capire chi era don Milani e perché è stato opportuno che la loro scuola gli fosse intitolata. La festa di oggi gestita soprattutto dagli alunni, la mostra che poi andremo a vedere nell’edificio scolastico, la produzione di materiale didattico sono il risultato di un lavoro di preparazione che, ne sono certo, lascerà traccia nella formazione di questi bambini e ragazzi, oggi così emozionati, partecipi ed entusiasti. Il rapporto con la comunità Il fatto poi che oggi ci siano qui diverse autorità della nostra comunità provinciale e locale – l’Assessore

provinciale all’istruzione e quello alla cultura, il Sindaco di Lavis ed altri esponenti politici – e la constatazione che molti siano i genitori che partecipano a questa nostra festa dimostrano il rapporto stretto che c’è tra la scuola e la comunità d’appartenenza, un rapporto che tradizionalmente caratterizza l’identità storica della nostra provincia. Il Comune di Lavis ha fattivamente e finanziariamente contribuito anche alla realizzazione di questa cerimonia d’intitolazione. E l’edificio stesso della scuola di Pressano, eretto dall’amministrazione comunale negli anni 1938-39, fu, come molti altri della nostra provincia, anche il risultato di prestazioni di opere gratuite da parte dei censiti, per lo scavo e la condotta dei materiali, mentre chi non fu in grado di offrire mano d’opera gratuita offrì denaro. Come d’altronde – ci dicono gli storici –l’esperienza a Pressano di una scuola autonoma, pagata dai capifamiglia che procuravano la casa dove aprire i primi locali scolastici, comperavano i materiali didattici e pagavano l’onorario del maestro, rese di fatto perseguibile il grande obiettivo di Maria Teresa d’Austria che, con la sua riforma del 1774, introdusse l’obbligo scolastico e previde l’apertura di una scuola elementare in ogni parrocchia. Una scuola inclusiva Intitolare la nostra scuola di Pressano a don Lorenzo Milani, la cui originalità e grandezza ci viene bene illustrata da Agostino Burberi e Innocente Pessina esponenti n.4 aprile 2009


della Fondazione che porta il suo nome, ha per noi il significato di voler lavorare per una scuola inclusiva, seria ed efficace, che non perde nessun bambino o ragazzo per strada, che fa di tutto per innalzare il livello culturale e di cittadinanza sia di chi ha strumenti per raggiungere l’eccellenza sia di chi fa più fatica, per limiti magari personali o sociali. Noi non dimentichiamo mai che il titolo della parte prima di Lettera a una professoressa della Scuola di Barbina di don Milani afferma: “La scuola dell’obbligo non può bocciare”, cosa che, guarda caso, va nella stessa direzione di sistemi scolastici oggi ai vertici delle indagini internazionali, quali ad es. quello finlandese. Però questo, al di là di ogni lassismo o faciloneria, deve significare per noi maggior impegno nello studio, miglior personalizzazione dei percorsi formativi, acquisizione da parte di n.4 aprile 2009

tutti del senso e del significato dell’esperienza educativa alla quale si partecipa. E tutto ciò proprio nella direzione indicata da don Milani, secondo cui, riferendosi alla scuola di Barbina, “la vita era dura anche lassù. Disciplina e scenate da far perdere la voglia di tornare (….) Non c’era ricreazione. Non era vacanza nemmeno la domenica” (Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria editrice Fiorentina, 1992, p. 12). Quindi lo studio s’intrecciava con la vita. Anche se “chi era senza basi, lento o svogliato si sentiva il preferito. (….) Finché non aveva capito, gli altri non andavano avanti” (ibidem). Le ragioni di una scelta Insomma noi siamo convinti che l’intitolazione della scuola a don Milani e, speriamo, sempre di più

il nostro modo di “fare scuola” tutti i giorni, s’intreccino con quanto viene avanti, anche a livello provinciale, con la discussione sui nuovi Piani di studio provinciali. Questo periodo straordinario che sta vivendo la scuola trentina, il quale dovrebbe progressivamente portare il nostro sistema formativo a modalità nuove d’apprendimento e insegnamento basate realmente sulle competenze, a noi piace vederlo collegato e, per alcuni versi, ispirato alla proposta educativa di don Milani, al tempo stesso rigorosa e attenta ai bisogni di crescita e di senso degli alunni. E questo in un periodo in cui, a livello nazionale, sembrano prevalere logiche più di “selezione” e “repressione” che di “promozione della persona” e di “qualità” dell’offerta formativa. Ecco perché, come comunità scolastica dell’IC di Lavis, abbiamo voluto fare di questa intitolazione del plesso di Pressano, un momento di festa che abbia per noi, a partire dagli alunni, dai maestri e dai genitori, un profondo significato pedagogico del tipo di scuola che quotidianamente, tutti assieme, cerchiamo di realizzare. Loris Taufer Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Lavis

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DALLE SCUOLE

Scuola Primaria di Villazzano L’ORTO

Perché a scuola? Insegno sulle classi matematica e scienze nelle classi 1A e 1B nella Scuola Primaria di Villazzano e a scuola coltivo un orto con i miei bambini. La mia scuola è frequentata dai bambini del sobborgo di Villazzano, che, pur essendo vicinissimo alla città (2 km dal centro) si trova in collina e ha la fortuna di conservare le caratteristiche del piccolo centro. Spesso mi chiedono perché faccio l’orto a scuola. Un’attività trasversale Esiste una forte motivazione di tipo pedagogico, ma devo dire subito che lo faccio soprattutto perché mi piace. Sono convinta sia un’attività che porta con sé moltissimi spunti e che dà modo di ampliare altre conoscenze. Facendo un orto si possono avere moltissime ricadute, un po’ in tutti gli ambiti disciplinari. Per fare un esempio, quando faccio un orto posso misurarlo, per dividerne gli spazi e questa è geometria che farò con i bambini più grandi. Posso osservare il ciclo di una pianta, dalla semina al raccolto dei frutti, e questo è un contenuto scientifico. Poi, se voglio posso scrivere e raccontare le varie esperienze, scrivere un giornalino e questo rientra nella linguistica. Ma posso fare molto altro. Diciamo che l’orto può diventare una bellissima attività di tipo trasversale. Questo non è poco, se si pensa che spesso, per far amare le attività ai bambini, noi maestre, dobbiamo lavorare molto… con la fantasia. Personalmente sono convinta che nella scuola elementare i bambini abbiano bisogno anche di imparare a “saper fare”, proprio come competenza. Sempre più spesso si propongono ai bambini contenuti staccati dal vissuto e dall’area affettiva e troppo spesso si propongono attività slegate dall’esperienza diretta. Sono tutte attività che, purtroppo, i bambini difficilmente riescono ad amare. L’orto è una delle attività che in genere piace, forse perché è legata alla terra e conseguentemente al cibo che mangiamo. I miei bambini hanno sempre avuto una grande simpatia per queste attività. L’attività di orto è un’attività che apre altre porte. Suscita il piacere della scoperta, ma incoraggia la ricerca. Le difficoltà da superare Non è stato sempre facile per me coltivare un orto a scuola! In alcune scuole lo spazio non c’era. In altre n.4 aprile 2009

scuole ci siamo attivati per predisporlo, sfidando regolamenti e paure (in alcuni casi abbiamo tolto l’asfalto dai cortili!). Nella scuola di Villazzano, oltre all’orto abbiamo un laboratorio di pittura, un laboratorio di cucina, uno di informatica, una spaziosissima palestra e una mensa dove i bambini pranzano. Io svolgo l’attività di orto principalmente sulle mie classi, le attuali prime, composte da 43 bambini ( 23 in una e 20 nell’altra). È importante ricordare che non tutte le scuole hanno la fortuna di avere uno spazio predisposto per l’orto. Io mi considero molto fortunata. Molto spesso nelle scuole non c’è lo spazio per un orto vero e proprio. Noi, come insegnanti che si occupano di orti, stiamo pensando di attivarci per favorire la presa in consegna degli spazi pertinenti alle scuole, come ad esempio i cortili. Piantare un albero da frutto, anche piccolo, nel cortile di una scuola può essere un’esperienza molto formativa per un bambino. Pensare ad un percorso che vada dal fiore al frutto, ad esempio, potrebbe sembrare banale, ma non lo è affatto…Oppure predisporre orti in cassetta, semplici da accudire, ma molto affascinanti per i bambini. Dotare le scuole di nidi artificiali e mangiatoie per gli uccellini, in modo da poter svolgere osservazioni sistematiche e non casuali. Il tempo dell’attesa La mia attività di orto si svolge sia al mattino che al pomeriggio ed ha la durata di due ore a settimana. Viene svolta (tempo permettendo!) sia in Autunno, (fino al mese di ottobre circa), sia a Primavera. A Primavera si incomincia con le semine dei vari ortaggi e poi con i trapianti. Abbiamo coltivato verdure di tutti i tipi. Le abbiamo piantate seguendo le consociazioni dell’orticoltura biologica e i bambini hanno imparato che queste verdure (ad esempio carote e cipolle) sono in “associazione” perché si vogliono bene, sono piante amiche 31


e si difendono insieme dai parassiti e dalle malattie. Ho sempre seguito l’orto anche durante l’estate, con l’aiuto dei bidelli e di qualche genitore. Per il periodo invernale non ho previsto attività all’aperto, tuttavia abbiamo costruito alcune mangiatoie da mettere sugli alberi del giardino e alcuni nidi artificiali per gli uccellini. Un giorno di settembre ho preso un gruppo di piccoli e siamo andati nell’orto per annusare le piante aromatiche. All’ingresso dell’orto, proprio dietro al cancelletto, c’è una pianta di menta. È cresciuta moltissimo e io ho preso l’abitudine di regalare un rametto di menta ad ogni bambino, quando vengono, così l’annusano. E’ bellissimo vedere come i bambini si legano a questo “rituale”. Si preparano in fila e aspettano il rametto da portare a casa. Un altro aspetto importante degli orti didattici che mi preme sottolineare é la cultura del cibo. Lavorando in un orto un bambino impara da dove viene il cibo che mangiamo. Non è poco, credetemi. Ci sono bambini che quando hanno raccolto le patate sono andati a casa felicissimi di questa scoperta! Cioè che crescevano sotto terra! È molto importante per un bambino cogliere l’idea di ciclo. Ecco, un orto offre questa occasione! Ma non solo! L’orto insegna che ci sono dei tempi. Se semino devo aspettare finchè il seme è germogliato. E’ esattamente il contrario del “tutto e subito”. E’ importante per il bambino vivere il tempo dell’attesa, perché ha pochissime opportunità per viverlo. L’attesa è importante perché contiene la meraviglia e lo stupore! Il cibo che mangiamo Allo stesso tempo è importante sapere da dove viene il cibo che mangiamo! Un orto offre questa opportunità, come nessun’altra esperienza. O meglio, l’esperienza da affiancare sarebbe quella di avere un piccolo animale da accudire all’interno della scuola. Alcune scuole hanno fatto l’esperienza delle caprette e delle galline. Io non ci ho mai provato. Credo sia un’esperienza validissima. Presenta però, a mio parere, alcune difficoltà di ordine sanitario, difficili da saper gestire con continuità. Io credo che i bambini di oggi abbiano bisogno di attività legate alla terra. L’orto è anche una bellissima occasione pere insegnare e mettere in pratica alcune “buone abitudini” come il ri32

ciclo dei rifiuti e l’educazione cooperativa. In un orto è possibile mettere in atto alcuni obiettivi di educazione cooperativa: imparare a confrontarsi con gli altri, realizzare un prodotto comune attraverso, attività di cooperazione, recuperare il rapporto con la terra, riscoprire le filiere di alcuni prodotti alimentari, scoprire le fasi della produzione agricola di alcuni prodotti, acquisire conoscenze relative al ciclo vitale dei vegetali. Sono sicura che un bambino che ha avuto modo di sperimentare con gioia un orto o un giardino da piccolo, sarà una persona sensibile a queste attività anche da grande, perché questa sensibilità sarà depositata nella sua sfera affettiva. Sul sito www.ortidipace.org racconto le mie esperienze didattiche, in particolare l’esperienza di orto biologico, in una rubrica che si chiama “L’ortogiornale di Nadia”. Nadia Nicoletti insegnante di matematica e scienze nella scuola primaria di Villazzano I. C. Trento 1 n.4 aprile 2009


L’ESPERIENZA

Dentro le classi 1A e 1B Nella Scuola Primaria di Villazzano (Trento), c’è un orto di circa 130 m2, fornito di tutto il necessario per l’attività: piccoli attrezzi, bidone per il compostaggio, acqua per l’irrigazione e materiali vari. L’orto è stato progettato già al tempo della costruzione della scuola. Infatti tutto l’edificio scolastico è costruito secondo i principi della bioedilizia e nella progettazione degli spazi, sia interni che esterni, si è curato molto l’aspetto estetico e la scelta dei materiali. Da qui l’idea, a suo tempo, di riservare uno spazio per l’attività di orto con i bambini. Il risultato è stato quello di avere una scuola “bella”, con spazi aperti e molto accoglienti. Un buon inizio d’anno… I bambini delle classi 1A e 1B nei primi giorni di scuola, a settembre 2009, sono andati nell’orto a raccogliere le patate. Nell’orto hanno preso anche dei mazzetti di erbe aromatiche da portare a casa. Questi prodotti erano quelli seminati dai bambini delle classi quinte (che ora sono alla Scuola Media) la primavera scorsa, appositamente per loro. E’ stato questo un “buon inizio” di anno scolastico e anche un augurio di un percorso di apprendimento che sia attento e sensibile nei confronti dell’ambiente. Nell’orto della scuola coltiviamo un po’ di tutto: verdure, cereali, piante aromatiche, fiori e piccoli frutti. Tra le verdure coltiviamo patate, ravanelli, insalate, fagiolini, zucchine, pastinaca, prezzemolo, rucola, verze, cavoli ecc. La primavera scorsa, con i miei alunni delle classi quinte abbiamo piantato molti tipi di verdure. Le abbiamo coltivate seguendo le consociazioni dell’orticoltura biologica e i bambini hanno imparato che queste verdure (ad esempio carote e cipolle) sono in “associazione” perché si vogliono bene, sono piante amiche e si difendono insieme dai parassiti e dalle malattie. L’esperienza prin.4 aprile 2009

maverile dell’orto si è stata articolata su molti incontri, utilizzando principalmente le ore delle attività opzionali pomeridiane. …e a fine d’anno Alla fine dell’anno scolastico, a giugno, nell’orto abbiamo organizzato una festa con i genitori ed i nonni. Alcuni nonni sono stati particolarmente preziosi nel corso di questi anni, perché hanno portato la loro esperienza e i loro “se-

greti” dell’orto e li hanno insegnati ai bambini. Credo sia importante ricordare questo aspetto, perché è estremamente educativo. Oltre alle verdure, nell’orto della scuola, abbiamo tantissime piante aromatiche: menta (di tre varietà), origano, timo, alloro, melissa, erba cipollina, santoreggia, brotklee e altre. Nell’orto della scuola c’è anche una pianta aromatica “importante” e rara! È la brotklee, (traduzione: trifoglio per il pane), meglio conosciuta in Sudtirolo come “Zigoinerkraut” (traduzione: erba zingara). Si tratta di una leguminosa usata per aromatizzare il pane nero, in italiano si chiama Trigonella caerulea. Assomiglia al trifoglio! E’ usata in tutti i paesi dove

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si usa preparare il pane nero ed è commercializzata come polvere aromatica da aggiungere alla pasta del pane. I semi però sono difficili da reperire. Un museo che ci aiuta La pianta di brotklee mi è stata regalata dal Museo Etnografico di Teodone in Alto Adige, alcuni anni fa, in occasione di una mia visita con una classe che avevo allora, per partecipare ad uno dei laboratori. All’interno del Museo Etnografico oltre al villaggio altoatesino ricostruito, ai mulini, al forno, alle stalle… c’è anche un orto, dove sono conservate tutte le piante da orto tipiche della zona alpina. Ci sono tantissime piante, dalle aromatiche alle piante tintorie e tessili. (Vi consiglio una visita). Anche quest’anno, nella mia scuola, abbiamo seminato la Trigonella e abbiamo a disposizione dei semi per chi vuole provare a piantarla (e a preparare il pane nero). Da qualche anno abbiamo in coltivazione alcuni ortaggi rari tra cui la Pastinaca sativa. Appartiene alla famiglia delle Ombrellifere ed è molto simile alla carota, solo che è di colore bianco. E’ chiamata la “carota degli antichi romani” perché sembra che a quel tempo fosse in uso coltivarla e mangiarla. Fino a pochi decenni fa si poteva trovare in alcune regioni italiane, ma negli ultimi anni è praticamente scomparsa. Con la pastinaca si prepara un’ottima zuppa dal sapore davvero invitante e appetitoso. Poi coltiviamo il Ravanello Nero, un ravanello a maturazione autunnale piuttosto grosso, di colore scu34

ro e dal sapore ottimo. Nell’orto abbiamo anche fiori, piante di rose e di ortensie e un angolo dedicato alla coltivazione del lino, perché anche ai bambini piace avere un “angolo di bellezza”.

IL LIBRO

L’insalata era nell’orto È un libro illustrato, pensato per i bambini, ma utile anche a chi si avvicina all’orto per la prima volta. Scritto con un linguaggio facile, essenziale e volutamente semplice. Potrà essere utilizzato anche dalle scuole che vogliono cimentarsi a fare un orto. Le illustrazioni di Niccolò Barbiero propongono un approccio simpatico e “leggero” con il mondo delle piante. L’autrice è un’insegnante, appassionata di botanica (in particolare di rose) che da molti anni a scuola coltiva l’orto coi bambini. Ha dedicado l’opera ai bambini di oggi, pensando al loro bisogno di realtà e di concretezza. L’introduzione spiega come un bambino può affrontare il lavoro nell’orto, l’importanza di avere vicino un adulto e che, per diventare bravi ortolani, occorre imparare l’arte della curiosità e della pazienza. Consiglia come ci si deve vestire, gli arnesi da usare (zappa, rastrello, vanghetto ecc) ed elenca tutte le azioni che si devono fare e tutte le fasi per piantare un albero. Nel capitolo successivo si parla di verdura e di frutta, partendo dalla carota alla zucchina, con una scheda per ogni verdura. In ogni scheda: la descrizione dell’ortaggio e la spiegazione di come si coltiva, quali piante amiche mettere in consociazione, come effettuare la semina/ il diradamento/ il trapianto, quando e come raccogliere, con delle note sulla conservazione. Segue un capitolo sulle piante aromatiche (basilico, dragoncello, erba cipollina, melissa, menta, rosmarino, salvia, timo) come si coltivano, come si piantano, quando raccogliere le foglie per farle seccare e alcuni consigli, semplici e adatti ai bambini, sul loro uso. C’é anche un capitolo sui fiori che “stanno bene dentro ad un orto”. Nella parte finale si parla degli animali amici (api, lombrichi, uccelli, rospi, ricci) e nemici (afidi, lumache, dorifora…) con alcune indicazioni per allontanarli dall’orto. In conclusione, alcune ricette per i bambini… che possono essere preparate con l’aiuto di un adulto. Nadia Nicoletti, l’insalata era nell’orto, introduzione di Pia Piera, Salani editore Milano 2009, pp 145, € 11,00 n.4 aprile 2009


“CARA CRISTINA…”

Consigli sull’orto ad una mia collega Mi ha scritto Cristina, una maestra come me, chiedendomi alcuni consigli per cominciare a coltivare un orto a scuola. Ho scritto una breve risposta, con alcuni semplici consigli. Forse questi consigli possono essere utili anche ad altri insegnanti che si avvicinano all’orto per la prima volta. Ecco la mia risposta.

lo lasciato per terra: calpestato può trasformarsi in qualcosa di pericoloso! Ai bambini bisogna mostrare gli attrezzi e spiegare bene come si usano, il modo giusto e quello sbagliato di usarli e anche la loro potenziale pericolosità. I piccoli, con il loro attrezzo piccolo e il loro pezzetto di terra da coltivare, stanno tranquilli e di solito preferiscono mettersi accovacciati perché sono più comodi. I grandi invece, di solito, preferiscono attrezzi più simili a quelli usati dagli adulti. … vasi e zappetta

Cara Cristina, io lavoro con le classi della Scuola Primaria e per quanto riguarda gli attrezzi, in particolare con le classi dei piccoli, uso preferibilmente zappette, rastrellini e palette corte, cioè quelle con il manico da 25-30 cm. Invece, quando lavoro con le quarte e le quinte, prendo gli attrezzi più grandi. Sono comunque più piccoli di quelli normali e hanno la parte metallica colorata di rosso o di blu. Pensando a gruppi di 22-25 alunni, di età variabile, cercherei di procurare una quindicina di attrezzi corti e una decina di attrezzi più grandi. Per i ragazzi delle medie consiglierei invece attrezzi normali: lo trovo più educativo, e a loro piace di più. n.4 aprile 2009

Come attrezzi piccoli vanno bene zappette, palette, rastrellini e anche i rastrelli a tre denti. Occhio al rastrello per terra… Per gli attrezzi più grandi procurati zappe, rastrelli e vanghe. Tengo anche le forbici da giardinaggio; ai piccoli le faccio usare in mia presenza. Tieni presente che gli attrezzi grandi ai bambini piacciono come idea, ma poi fanno fatica a usarli e bisogna stare attenti, quando sono in tanti, a che non si urtino fra di loro perchè magari si trovano un po’ troppo vicini mentre lavorano e, inavvertitamente, potrebbero urtarsi. Attenzione poi al classico rastrel-

Procurati anche dei vasi di plastica (riciclando quelli delle piantine in vaso da 20-30 cm), serviranno ai bambini per metterci un po’ di tutto. Ai bambini piace avere la propria zappetta ( o paletta o rastrellino) e un vasetto dove mettere eventuali erbe, prodotti dell’orto, o piantine da trapiantare. I vasetti svolgono un po’ la funzione del cestino, e sono più facili da gestire se hai tanti bambini, anche per pulirli dopo le lezioni. Puoi utilizzare dei cestini se li hai, ma poi si pone il problema dello spazio dove riporli. Ai bambini bisogna insegnare che gli attrezzi si usano bene e poi si mettono a posto puliti. A San Martino (11 novembre), almeno qui al Nord, si mettono via definitivamente tutti gli attrezzi pulendoli con un panno e, se necessario, ungendoli un po’. Di solito in questa giornata si festeggia la fine della stagione, con una festicciola, il riordino di tutti gli attrezzi e lo scambio dei semi. Ti serviranno poi degli annaffiatoi. Prendili di plastica da 3-4 litri al massimo perché altri35


La parola ai bambini… … la penna alla maestra!

menti diventano troppo pesanti per i bambini. Io penserei anche a dei grembiuli. Io li ho da anni a li ho un po’ rattoppati. L’importante è che i grembiuli dei bambini abbiano un tascone davanti per infilare le cose:ci si mette un po’ di tutto. … anche i guanti servono Tieni presente che anche i guanti sono molto utili. Puoi trovare guanti da giardinaggio per bambini facilmente, anche se hanno sempre un costo piuttosto elevato. Ho visto che i bambini preferiscono avere i loro guanti personali e di solito se li portano da casa. Nella bella stagione sarà utile un cappellino per il sole, ma anche quello i miei bambini lo portano da casa. A loro piace moltissimo vestirsi da ortolani:con il grembiule, i guanti e il berrettino. Lo so che ho scritto tanto, ma vorrei dirti ancora una cosa importante. L’esperienza dell’orto per i bambini è importante. E’ un’esperienza unica di sperimentazione diretta, sul campo. Fai in modo che la vivano con serenità e che sia un’esperienza prima di tutto affettiva. Se sbagliano o se arrivano troppo carichi di stress, dai un po’ di tempo in modo che le tensioni si decantino. L’orto dovrebbe essere innanzitutto un’esperienza serena e piacevole. Se tu sarai serena anche i bambini lo saranno e ricorderanno questa esperienza per sempre. Ti auguro buon lavoro.

Siamo i bambini delle cassi 1A e 1B di Villazzano. Non sappiamo ancora scrivere e allora per noi scrive la maestra. Lo sapete che qui a scuola abbiamo un orto? È molto bello. Ci sono le erbe profumate e anche l’Erba Limoncina. Poi ci sono tante verdure: cavoli, insalata, ravanelli neri e bianchi, rucola, rape rosse, cavolfiori, zucchine, biete… e poi tanti fiori e rose. Abbiamo anche tre alberi: un fico, un caco e un albicocco. Abbiamo portato a casa le patate dell’orto e le abbiamo mangiate. Erano buone e prelibate. Elena con la sua mamma ha fatto il purè, mentre Francesca ha preparato le patate arrosto con il rosmarino, (il rosmarino della scuola). Noemi non ha mangiato tutte le patate, ma ne ha tenuta una e l’ha nascosta (a casa) perché vuole piantarla il prossimo anno. Noemi è molto previdente. Lo sapete che sull’albero del fico c’era un frutto grosso grosso e dopo è sparito e non c’era più? Deve essere stata la volpe. Ma la maestra ha detto che l’orto è chiuso dal cancelletto e la volpe non riesce ad entrare di sicuro. Poi la volpe non si arrampica sugli alberi. Allora forse è stato proprio un uccellino. E’ proprio birichino quell’uccellino, perché si era già mangiato anche i semi dei girasoli! E’ un golosone. La maestra è un po’ brava e un po’ no. E’ brava quando ci porta nell’orto e non è brava quando ci sgrida… Lo sapete che nell’orto c’era anche una lumacona grossa che si è mangiata un pezzo di zucchina? Noi abbiamo imparato i nomi di alcune piante. Però solo pochi. Un saluto da tutti i bambini di 1A e 1B di Villazzano. Villazzano, ottobre 2008 Per i bambini, la maestra Nadia

Nadia Nicoletti 36

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Conservatorio di musica “F.A. Bonporti” Trento BABAR

Un progetto per le scuole Numerose scuole, dopo un percorso didattico che le ha preparate ad una fruizione ottimale, hanno assistito allo spettacolo svoltosi a Trento, al teatro Cuminetti, nei giorni 18, 19 e 20 marzo 2009. Lo spettacolo, che prendeva spunto dalle vicende dell’elefantino Babar, saggio, curioso e coraggioso, è arrivato a Trento, dopo essere stato rappresentato con successo nel mese di gennaio al Malibran di Venezia. Rientrava in un ampio progetto a carattere sperimentale che comprendeva realizzazione musicale con recitanti e orchestra, dimensione scenica e proiezioni video con tecnologie sofisticate. L’orchestra era quella del Conservatorio Bonporti, diretta da Julian Lombata, così come le voci bianche e il coro. Sono intervenuti gli studenti Michele Pavesi, Chiara Nichelini, Consuelo Salvatori, Alvise Parolini, Alice Floriani, Paolo Giangiulio; hanno cantato Dania Tosi, Ivonne Dandrea, Roberto Garniga, Vadim Tarakanov. La regia vocale era di Pierina Pugliesi, docente di Arte Scenica, mentre la parte corale è stata curata da Salvatore La Rosa, entrambi docenti del Bonporti.

Uno spettacolo annunciato Un’anticipazione dello spettacolo c’era stata durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico del Conservatorio di, diretto dal Maestro Cosimo Colazzo, .con la lectio tenuta da Domenico Cardone, direttore dell’area din.4 aprile 2009

dattica, ricerca e innovazione presso la Fenice, riguardante il progetto e l’opera sulla quale è incentrato. Alla cerimonia, avvenuta il 30 gennaio 2009, era intervenuta, a nome della giunta provinciale, l’assessore all’istruzione e allo sport. Durante lezione era intervenuta dal vivo l’Orchestra del Conservatorio, portando in concreto alcune esempli-

ficazioni musicali. ll Conservatorio di musica “F.A. Bonporti” di Trento è protagonista di una consistente attività di produzione artistica, connotata dai caratteri della ricerca e della sperimentazione. Il 2009 è stato avviato proprio con la realizzazione di questo importante progetto, che il Conservatorio porta avanti in collaborazione con il Teatro La Fenice di Venezia. Si trattava dell’allestimento musicale e scenico di un’opera di Francis Poulenc, importante compositore del ‘900, sulla Histoire de Babar, la narrazione delle vicende del re elefante, che tanto hanno accompagnato sogni e fantasie dei bambini. Storie narrate e disegnate da Jean de Brunhoff che Poulenc nel 1940 mise in musica, con quadri di deliziosa invenzione, incisiva ed espressiva. Un perfetto equilibrio di storia e musica, che ha entusiasmato i più piccini, ma anche gli adulti per la bellissima confezione, la preziosa cura di ogni dettaglio. Su quest’opera il Conservatorio di Trento e la Fondazione La Fenice di Venezia hanno elaborato un comune progetto, che ha voluto sperimentare la possibilità di una pluralità di ricerche, anche d’ordine creativo. Babar, il famoso elefantino protagonista delle storie illustrate di Jean de Brunhoff, è approdato al mondo musicale grazie alla celebre trasposizione per voce e pianoforte di Francis Poulenc, ispirata al primo albo pubblicato (Storia di Babar). Nell’opera l’eleganza delle immagini e l’immediatezza della prosa originali si compenetrano con il linguaggio musicale che, con un gioco continuo di rimandi, non solo commenta la narrazione, ma la anticipa, la rafforza e la perfeziona. Molte sperimentazioni La produzione, nata dalla collaborazione del Conservatorio di Trento con il Gran Teatro La Fe37


nice di Venezia, era incentrata sulle storie e sulle vicende di Babar, il saggio e autorevole elefantino, che esplora il mondo e guida il suo popolo verso un futuro di pace e prosperità. Intorno a Babar, creatura dello scrittore e illustratore De Brunhoff, è sorto un progetto molto complesso e articolato, divenuto spettacolo musicale, con proiezioni video, e interventi formativi per le scuole e il pubblico. Si è trattato di un progetto sperimentale sotto molti punti di vista. Il compositore, Francis Poulenc aveva scritto una composizione per recitante e pianoforte, intrecciata alla narrazione “Histoire de Babar”, il progetto del Conservatorio è consistito nell’operare un’orchestrazione dell’originale di Poulenc. È stato perciò indetto un concorso interno tra gli studenti compositori, che è stato vinto dall’opera di grande risultato artistico di Andrea Mattevi, studente del Triennio superiore sperimentale di Composizione. Dal momento che De Brunhoff aveva scritto diverse sequenze di narrazione per Babar, oltre a quella più nota, musicata da Poulenc, che non avevano ricevuto alcun accompagnamento musicale, il progetto ha voluto effettuare un esperimento, trattando musicalmente, accanto alla Histoire de Babar, anche Il Viaggio di Babar. L’ incarico affidato dalla Fenice al compositore Matteo Segafredo. Accanto allo spettacolo musicale, realizzatosi nell’orchestrazione di Mattevi e nella produzione compositiva originale di Segafredo, un altro tipo di linguaggio è stato oggetto di approfondimento, ricerca e creazione, difatti è stata elaborata anche una narrazione video per Babar, sceneggiando una linea narrativa di immagini, basate sui disegni di De Brunhoff e sul vasto repertorio di cartoni animati ispirato a Babar. Ne è sorta una colonna video ampia e unitaria 38

insieme, che, in rapporto alla musica, disegna un contesto narrativo intrecciato e integrato intorno a Babar. Responsabile di questa parte del lavoro è stato Metacultura, l’istituto di ricerca su immagini e narrazioni video della Fondazione Rossellini di Roma. Si è prodotto un reciproco determinarsi di immagini e suono, fatto di linee narrative comuni, per un’immersione totale nell’immaginario di Babar, con musica, narrazione e immagini. Il risultato è stato uno spettacolo di grande fascino, che ha coinvolto non solo i piccoli, ma anche gli adulti. Scuole preparate Le scuole hanno seguito un percorso di avvicinamento allo spettacolo e hanno potuto quindi interloquire con esso, tramite vari interventi, anche cantati. Gli studenti sono stati introdotti alla narrazione multimediale verbale, visiva e del teatro musicale, dai rispettivi insegnanti che hanno frequentato alcuni incontri di uno speciale corso di formazione metodologica a loro dedicato, curato dal Conservatorio di musica di Trento e dalla Fenice di Venezia. Le scuole primarie che ne hanno fatto richiesta hanno potuto usufruire gratuitamente di un intervento didattico-musicale nelle classi che avrebbero assistito alla rappresentazione. L’attività musicale, articolata in due incontri (per ciascun gruppo-classe) di circa due ore ciascuno, era diretta idealmen-

te ai bambini delle prime tre classi primarie ma poteva trovare collocazione anche nelle ultime classi del percorso primario; essa ha guidato i piccoli spettatori in modo ludico e attivo all’ascolto consapevole di Storia di Babar. Gli interventi eranoo curati dai tirocinanti del Corso di diploma accademico in Didattica della Musica del Conservatorio Bonporti, coordinati dalla Prof.ssa Lara Corbacchini (docente di Pedagogia musicale). In tale contesto si sono definiti gli incontri con Lara Corbacchini, Julian Lombana, direttore dell’Orchestra per Babar, Andrea Mattevi e Matteo Segafredo, i compositori per lo spettacolo, Domenico Cardone, responsabile dell’Area didattica, della Fenice. Per lo spettacolo era stato approntato un particolare Quaderno di esplorazione che aiutava gli studenti ad approfondire il testo e a memorizzare l’esperienza in forma di gioco. Lo spettacolo rientra in un più ampio progetto dedicato al tema dei rapporti tra musica, teatro e immagine, dal titolo “Il racconto animato: immagini teatrali e voci musicali”. La promozione dell’iniziativa per le scuole e il coordinamento delle adesioni sono stati anche opera dell’Area Didattica del Centro Servizi Culturali S. Chiara, che agisce ai fine dellla promozione della cultura, difatti il Conservatorio di Trento e il Centro S. Chiara collaborano anche per il progetto “Opera domani”, pienamente attivo, con il coinvolgimento di numerose scuole. n.4 aprile 2009


FORMAZIONE PROFESSIONALE

Alta Formazione Professionale del Trentino TECNICO SUPERIORE

I primi due diplomati all’Artigianelli Cerimonia e conferenza stampa nel pomeriggio di giovedì 19 marzo 2009 in piazza Dante, nella sede ufficiale della Provincia autonoma, per i primi due diplomati dell’Alta Formazione Professionale del Trentino presso l’Istituto pavoniano Artigianelli di Trento. Sede istituzionale scelta anche per lo svolgimento dei primi esami davanti alla Commissione, poi consegna dei diplomi e il punto sul percorso, unico in Italia, avviato nel 2006. “Un traguardo importante per i due giovani diplomati” ha detto l’Assessore provinciale all’istruzione, “ma anche per questa sfida importante che la Provincia ha accettato e che si dimostra decisamente unica ed importante”.

… il punto sul percorso

Esame finale e… È stato anche il momento conclusivo del primo percorso di Alta Formazione Professionale del Trentino, con i primi esami del percorso avviato nel 2006. Si tratta di Cristina Simonini (con 100/100) e Valter Caliari (85/100) i due primi giovani diplomati in Tecnico Superiore nelle Arti Grafiche nell’Alta Formazione Professionale del Trentino, presso l’Istituto pavoniano Artigianelli di Trento. Un traguardo importante, al termine di un biennio impegnativo che ha visto partecipare 22 allievi nella innovativa modalità formativa di alternanza scuola/azienda; n.4 aprile 2009

in particolare si sono svolte attività didattiche in aula, tenute da docenti ed esperti di settore provenienti da realtà del Nord Italia, ed esperienze di praticantato in azienda sia in Italia che all’estero. Presidente della commissione d’esame, il prof Michele Pellerey, che ha contribuito all’avvio e allo sviluppo di questa importante sperimentazione, coadiuvato da Marco Franceschini, coordinatore del percorso di Alta Formazione Professionale nei processi grafici, Enrico Coser, esperto esterno in rappresentanza del mondo del lavoro, Ester Crisanti e Dario Carloni (relatori dei lavori presentati dai “diplomandi”), Laura Urbani correlatore.

Il percorso di Alta Formazione Professionale che i primi diplomati hanno appena concluso fa parte del nuovo sistema di formazione terziaria non accademica, che la Provincia Autonoma di Trento sta sperimentando sulla scorta dei modelli di formazione superiore presenti a livello europeo e rappresenta un unicum a livello nazionale. Il titolo conseguito a livello provinciale ha valore sull’intero territorio nazionale, a seguito della sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa tra la Provincia Autonoma di Trento ed il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca il 31 marzo 2006, che ne ha riconosciuto la valenza nazionale e si colloca al V livello del framework europeo delle qualificazioni professionali (EQF). Brevi riflessioni sono state fatte dall’Assessore provinciale all’Istruzione e allo sport, che ha elogiato la passione e la competenza di chi ha ideato e seguito l’esperienza, da Michele Pellerey, Daniela Carlini, che ha ripercorsole varie tappe e gli sviluppi futuri ed Eric Gadotti,direttore del Centro di Formazione professionale degli Artigianelli. 39


Centro Formazione Professionale Enaip Tione “ALTA CUCINA”

L’eccellenza a tavola e… prima! Per presentarlo ufficialmente, anche se il corso di Alta Formazione professionale di “Tecnico superiore di cucina e rispostazione” è già avviato e procede a pieno ritmo, è stato scelto un momento conviviale la sera di martedì 31 marzo 2009 presso la sede del Centro Enaip di Tione, con una breve conferenza stampa che ha raccolto attorno al tavolo i principali protagonisti. Le imprese “dentro” il percorso Assieme all’Assessore provinciale all’istruzione e allo sport, innanzitutto gli attori della scuola, il direttore del Centro, Emilio Salvaterra, la docente coordinatrice del corso di Alta formazione professionale, Laura Fratton, il presidente dell’Enaip, Gianluigi Bozza, rappresentanti del mondo imprenditoriale del territorio, della cooperazione trentina (Paolo Tonelli), dirigenti del dipartimento istruzione (Paolo Renna e Roberto Ceccato) con Daniela Carlini, che da sempre segue e coordina le iniziative della formazione professionale e dell’alta formazione. “Un corso condiviso con le categorie – è stato detto – che sono coprotagoniste dalla progettazione a tutte le altre fasi del percorso.” Questo per tecnico superiore della cucina e della ristorazione, unico in Trentino ed in Italia, pensato e progettato da tempo, “molto articolato con momenti di studio e laboratorio al centro, ma anche praticantato in ristoranti di alto livello nazionale ed europeo. Tra i docenti e collaboratori (questa è una soddisfazione condivisa) alcuni ex allievi, come Alfio berti con curriculum ormai da “cinque stelle”. E la presentazione del corso è stata anche l’occasione per “aprire le porte” ai nuovi spazi per l’alta formazione, presso il centro, questi sì, sicuramente “a cinque stelle”, come si può osservare da piccolo assaggio di alcune foto di questa pagina.

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AFP

La scheda sui percorsi L’Alta Formazione Professionale, sorta in provincia di Trento dal 2006, costituisce, accanto al primo ciclo universitario, un sistema di formazione terziaria non accademica, che propone un innovativo percorso di studi, ispirato ai migliori modelli europei in questo ambito. Accedono ai percorsi di Alta Formazione Professionale: i diplomati provenienti dalla scuola secondaria superiore; i diplomati provenienti dai quarti anni di formazione professionale; i diplomati già inseriti nel mondo del lavoro e quindi aperta anche ad una utenza adulta, in una logica di life long learning. La dimensione dei percorsi avviati anno formativo 2006-2008

Primi quattro percorsi pilota: - Tecnico superiore dei processi grafici: CFP Artigianelli di Trento (20 diplomandi di cui 16 lavoratori) - Tecnico superiore dei processi industriali automatizzati: ITI Marconi di Rovereto (10 diplomandi di cui 5 lavoratori) - Tecnico superiore di programmazione e controllo dei processi amministrativi, contabili e finanziari: IPSCT Battisti di Trento (7 diplomandi di cui 5 lavoratori)

- Assistente alla direzione di unità ricettiva: Istituto di FP di Rovereto (6 diplomandi tutti studenti) anno formativo 2007-2009 Tre percorsi che hanno concluso il primo anno e stanno proseguendo con il secondo anno: - Tecnico superiore per l’energia e l’ambiente: CFP Enaip di Villazzano (15 iscritti, di cui 9 lavoratori) - Tecnico superiore per l’edilizia sostenibile: CFP Enaip di Villazzano (12 iscritti di cui 6 lavoratori) - Tecnico superiore del verde: Fondazione Mach –IASMA di S. Michele (17 iscritti, di cui 12 lavoratori) anno formativo 2008-2010 Percorsi formativi che stanno realizzando il primo anno oche stanno per attivare il primo anno: - Tecnico superiore dei processi industriali automatizzati: ITI Marconi di Rovereto (17 iscritti)- Tecnico superiore grafico: CFP Artigianelli di Trento (21 iscritti) - Tecnico superiore dei servizi ricettivi e turistici: Istituto di FP di Rovereto (15 iscritti) - Tecnico superiore di cucina e ristorazione: CFP Enaip di Tione (18 iscritti) - Tecnico superiore di programmazione e controllo dei processi amministrativi, contabili e finanziari: IPSCT Battisti di Trento Percorsi formativi in fase di progettazione - Tecnico superiore di logistica del trasporto - Tecnico superiore della media e grande distribuzione commerciale - Verifica delle figure professionali del a.f. 2007-2009

Il sistema educativo e di formazione terziaria in provincia di Trento.

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DENTRO LE SCUOLE PARITARIE

LIA Arcivescovile Rovereto - Liceo Classico “Muratori” di Modena Trento e Modena

Cattedrali romaniche a confronto É nata nel momento in cui ho dovuto riflettere sul progetto di tirocinio SSIS l’idea di realizzare una collaborazione tra le classi terze del Liceo Linguistico Europeo Arcivescovile e del Liceo Classico “Muratori” di Modena. Dovendo seguire i corsi a Bologna ed il tirocinio a Modena, avevo preso l’amara decisione di abbandonare per un anno l’insegnamento presso l’Istituto Arcivescovile, questa è stata l’occasione per riprendere i contatti con il mio ambiente di lavoro. Svolgere il mio tirocinio presso il Liceo Muratori di Modena è stata un’esperienza che mi ha arricchito ed è servita in primis per conoscere più da vicino la realtà della scuola pubblica ed imparare ad amarla. Un progetto di squadra Parlando ai ragazzi ho sottolineato il fatto che si trattava di un lavoro di squadra, non esisteva solamente la prof che preparava le lezioni frontali, fini a se stesse, ma un team all’interno del quale tutti svolgevano la loro parte e dovevano dare il meglio di loro per far crescere questa collaborazione. La classe ha dimostrato da subito una grande serietà ed un grande impegno. Il progetto si divideva in cinque fasi: la prima concernente le lezioni frontali in cui è stato approfondito il contesto storico, culturale e sociale medievale del periodo romanico attraverso l’ utilizzo di power-point corredati di brevi video, per meglio stimolare l’attenzione degli studenti. Obiettivo di questa fase introduttiva era far riflettere i ragazzi sulla veridicità o meno della definizione di “secolo buio”, applicata spesso al periodo medievale, per scoprire assieme anche gli aspetti affascinanti di questo periodo, ne è nata una viva discussione in classe. Gli studenti sono stati inoltre stimolati a riflettere su quale tipo di forma mentis avrebbero sviluppato in quel determinato periodo storico, tenendo in considerazione chi erano i detentori del potere all’epoca. 42

Aiutare i ragazzi a “sentire” lo spazio La seconda fase si basava su di una introduzione al testo di Zevi: “Saper vedere l’architettura”, dal quale sono stati estratti e semplificati i concetti fondanti l’architettura. L’obiettivo era fornire gli elementi per poter capire l’architettura attraverso il concetto essenziale di spazio. Lo scopo è stato quello di aiutare i ragazzi a “sentire” lo spazio così come lo percepiscono gli architetti stessi. Utile è stato l’interessante progetto di Chiara Tarolli, studentessa di architettura presso la Facoltà di Ingegneria di Trento, la quale, assieme a M. Sevignani e A. Tomasi, ha realizzato una ricostruzione digitale 3D di un paese del nostro Trentino, Pomarolo, in maniera tale da farci esplorare la mente “spaziante” di un architetto. Trattasi di un modello percettivo, una realtà virtuale, immaginaria, resa tramite un modello 3D che cerca di interpretare e definire l’impressione intuitiva di un luogo. La percezione degli spazi è stata tradotta con l’utilizzo di forme volumetriche semplici, per creare un percorso, un’interpretazione personale, il tutto condito dall’atmosfera creata dalla canzone, non casuale, di Battiato: “Niente è come sembra”.

Romanico e arte orientale Tema della terza fase, un approfondimento sul concetto di “romanico”, sugli elementi architettonici specifici dello stile e sulle similitudini con lo stile orientale. In questo caso ho pensato di proporre il testo di Baltrušaitis “Arte sumera, arte romanica” descrivendo il meraviglioso viaggio di questo grande ed originale storico dell’arte appassionato di scultura romanica, in Occidente, Francia, Spagna, Italia, comprese le grandi vie di pellegrinaggio, ed in Oriente, Armenia, Georgia, Asia Minore. Durante gli spostamenti, Baltrušaitis ha creato un taccuino, sul quale riportava gli schizzi dei capitelli studiati sia in Oriente che in Occidente, grazie al quale ha riscontrato delle analogie e la presenza di schemi tipicamente orientali che si ripropongono nell’arte romanica. Per attualizzare il discorso, ho voluto far riflettere i ragazzi su come, anche nell’arte contemporanea, si ripropongano gli stessi schemi derivanti dall’arte antica orientale. Basti pensare all’elemento ornamentale presente nei dipinti di Klimt, Matisse, dei Nabis, di Gauguin, o, per quanto riguarda l’architettura, di un Horta, esponente dell’Art Nouveau. Avendo assimilato i concetti fondamentali dell’architettura romanica, i ragazzi hanno poi orientato le loro ricerche su di una tematica concernente l’approfondimento dello studio del proprio territorio, ossia la cattedrale delle rispettive città, creando ciascun gruppo un power-point da esporre alla classe. Studenti protagonisti Nell’ultima fase, sono stati protagonisti gli studenti trentini che hanno organizzato una presentazione del Duomo di Trento, seguita da una visita al Duomo e all’attiguo Museo Diocesano. La n.4 aprile 2009


giornata si è conclusa con una visita all’abbazia romanica di S. Lorenzo e alla parte medievale del castello del Buonconsiglio. In seguito è stata la volta degli studenti modenesi che hanno realizzato una visita guidata all’interno del Duomo di Modena; la giornata è proseguita con una visita all’abbazia di Nonantola. Grazie a questo importante momento di confronto, gli studenti hanno appreso le differenze e le similitudini delle rispettive cattedrali e hanno potuto riscontrare, in loco, le varie teorie sulla percezione dello spazio studiate in classe. Hanno inoltre appreso come gestire una visita guidata e cosa significhi lavorare in team in modo produttivo. Credo che questo lavoro abbia contribuito a far sentire la classe più unita. Non posso negare una sorta di competizione positiva tra gli studenti di Trento e quelli di Modena i quali, avendo visto il lavoro dei loro coetanei, si sono subito messi al lavoro, perché non volevano “essere da meno”. Alcuni piccoli gesti mi hanno colpito particolarmente: gli studenti di n.4 aprile 2009

Modena, dopo essere stati nostri ospiti ed aver usufruito del servizio mensa gratuito, hanno deciso di fare una colletta per poter offrire il pranzo agli studenti trentini ospiti nella loro città. Fiducia nei giovani Questi piccoli segnali mi hanno fatto capire l’umanità di questi ragazzi e l’entusiasmo che mettono in quello che fanno. Sono convinta che non esista classe “perduta”: ogni singolo ragazzo è una meravigliosa sorpresa, ognuno possiede delle risorse, che purtroppo a volte non emergono solo perché soffocate dai pregiudizi che noi stessi insegnanti abbiamo. Dando loro fiducia, dando un progetto nel quale si sentono protagonisti in primis, hanno dato il meglio di loro, compresi coloro i quali solitamente si impegnano meno. Voglio ricordare in particolare Andrea, studente con problema di autismo del gruppo di Modena, il quale si è infiammato per questo progetto: arrivato a Trento ha salutato calorosamente i “suoi amici trentini”, ripeten-

do continuamente che “Trento era bella”. Inoltre si è impegnato nella presentazione della porta della Pescheria del Duomo di Modena preparando un’interessante esposizione. Per quanto riguarda la valutazione sulla preparazione degli studenti è stata verificata sia in itinere, attraverso una valutazione dei power-point presentati, sia in fase finale attraverso un test a risposta multipla. È stato un vero piacere avere la possibilità di collaborare ancora con gli studenti trentini e con gli studenti di Modena, i quali mi hanno fatto capire che la scuola dei valori esiste nella scuola pubblica come in quella paritaria, indipendentemente dalle etichette. Nonostante la nostra scuola si basi su di un progetto educativo cristiano esplicito e dichiarato che manca ovviamente al Liceo Muratori, le persone con le quali ho lavorato, docenti e studenti, mi hanno fatto respirare e trasmesso gli stessi valori, i quali si esplicitano attraverso il vivo e quotidiano esempio delle singole persone. Anna Mattedi 43


SEGNALIAMO

Scheda Bestia e sapone – “Fu una guerra imposta, assurda, combattuta a digiuno con le scarpe di cartone. Come ho potuto sopravvivere? Forse per fortuna, per la capacità di sopportare fame, sete, freddo, stanchezza, credo anche per fede”. Sono parole di Giovanni Pacher, 88enne di Roncegno, già vicesindaco e verduraio del paese, in guerra dal 1940 al 1945: come molti reduci di quell’esperienza aveva raramente parlato in seguito, memore del consiglio della “Voce di vedetta morta”: “Però se ritorni/ tu uomo, di guerra/ a chi ignora non dire;/ non dire la cosa, ove l’uomo/e la vita s’intendono ancora” (Clemente Rebora, Poesie Sparse). Ma tra il 2007 e il 2008 l’alpino Pacher ha deciso di parlare al giornalista…

Davide Modena, (1972) sposato e padre di tre figlie; laureato in economia politica, giornalista professionista è redattore del settimanale diocesano “Vita Trentina”, ha collaborato con Il Sole 24 ore. Questo è il suo primo libro. Davide Modena, Bestia e sapone. La guerra dell’alpino Giovanni Pacher (Gruppo alpini di Roncegno), prefazione di Franco De Battaglia, pp. 200, € 12,00 con allegato un Cd audio (di 78 minuti). 44

il libro MEMORIE

Nella valigia dell’alpino 13 ore di registrazione dalle quali è scaturito il bel volume. Il 14 marzo 1940 Giovanni Pacher viene chiamato al Distretto di Trento: matricola n. 10733, assegnato alla 74^ Compagnia delle truppe alpine, Battaglione Bassano, 11° Reggimento, Divisione Pusteria. A Brunico viene promosso tiratore scelto. In vista dell’entrata in guerra dell’Italia, il 3 maggio 1940 passa con la compagnia Val Brenta e parte per il Piemonte: destinazione Ceres, tra la Val Grande di Lanzo e la Val d’Ala. Rischia di morire per avvelenamento da carne in scatola avariata. Il racconto Scoppia la guerra (10 giugno 1940): è di nuovo sopra Usseglio, verso i laghi di Malciaussia e dell’Autaret , con una compagnia di rincalzo. Il 2 novembre 1940, col battaglione “Bolzano”, parte per la guerra d’Albania contro i Greci, pronto a spezzar loro le reni. Sul monte Tomorit (2400 m.) fa il portaordini per non morire congelato. Sul Golico (“gigante di pietra, la vetta appuntita come una baionetta”) è colpito da una scheggia di una bomba al piede sinistro. Viene salvato da un portaordini. Parte come ferito per l’Italia. E’ il Natale 1940: sotto le bende piene di pidocchi, gli tagliano la cancrena. Va a casa in convalescenza. Viene congedato: ma dopo 20 giorni (14 luglio 1941) è richiamato ai servizi sedentari. Va a Brunico, a Campo Tures: per conto del CAI deve chiudere dei rifugi, il Porro e altri. Il 20 giugno 1942 col 9° Reggimento alpini è sulla tradotta per la Russia: “Se vado in Russia a casa non torno” . “Marco visita”: ritorna a Gorizia. E’ trasferito alla divisione Pusteria, Battaglione Trento, compagnia 128. L’11 febbraio 1943 è sulla tradotta per la Francia (in Alta Provenza) col compito di presidiare i magazzini che le truppe italiane avevano sottratto ai francesi e costruire ba-

racche. Da Digne a Gap per sorvegliare la villa dell’ambasciatore italiano. Da Gap a Grenoble, a le Baiare: qui deve fare rastrellamenti di partigiani. Arriva l’ 8 settembre 1943: è l’armistizio. I tedeschi danno tre possibilità: prigionieri in Germania, arruolati nella Wehrmacht, prigionieri-lavoratori in Francia: come la maggior parte dei trentini sceglie di lavorare. Da Grenoble a Troyes, a scavar fosse come rifugi antiaerei. Gennaio 1944: è ai lavori forzati in un campo d’aviazione, deve coprire le buche causate dagli aerei inglesi. E poi Troyes, Romilly, Juvigny e infine Pont-Audemer, in Normandia. E’ l’Aprile 1944: lavora alla costruzione delle rampe per missili V1 e V2 di Von Braun (devono colpire l’Inghilterra volando sopra la Manica). Arriva il D-Day (6 giugno 1944): i prigionieri sono spostati dalla Normandia a Parigi e verso est, in direzione Germania. Riesce a scappare dai tedeschi. Passa tre settimane di fame e sete nella foresta di Verdun. Quindi si rifugia nel paese di Sainte-Ménehould, popolato da immigrati bellunesi. Il 5 settembre 1944 entrano in paese i carri armati americani. Sta qualche giorno coi bellunesi a fare il falegname, poi viene portato via, per ripicca, dai partigiani francesi e tenuto prigioniero, fuori del paese, in un penitenziario, con dei n.4 aprile 2009


tedeschi e alcune collaborazioniste rasate a zero; dopo quattro settimane di prigionia li portano in una fattoria. Lo vogliono fucilare: “destinati a morire come bestie”. Ma arrivano due jeep americane ed è la salvezza. Va in un campo di prigionia statunitense a Compiègne: lo lavano col DDT. Da Compiègne è trasferito a Cherbourg, vicino alla costa. Infine la libertà: è il gennaio 1945, a 16 mesi dall’armistizio. Ma il Trentino è occupato. Diventa collaboratore degli americani. Parte per l’Italia: è il 20 settembre 1945. Sono le 3 del 22 settembre 1945 quando entra a Roncegno. Ora la guerra è finita. Ma subentra la delusione: “La Roncegno che ritrovai cinque anni dopo la partenza era un paese anonimo, insignificante. […] Nessuno organizzò un brindisi per salutare il mio ritorno né quello di nessun altro soldato”. La madre lo convince a non ripartire per la Francia ma a restare e gestire il negozio di verdure: “Portai al negozio i primi finocchi e altra verdura sconosciuta in paese”. Con altri di guerra non ha mai più parlato. Ma ora, grazie alla sensibilità del giornalista Modena, suo compaesano, questa significativa esperienza, potrà rimanere e –speriamo- girare tra i banchi di scuola, per far comprendere – con semplicità – qualche tassello in più del grande mosaico del buio secolo breve. Sa fente? L’alpino Pacher ha una ferrea volontà di portare a casa la pelle, senza rischiare o rischiando quando c’è un buon margine di sicurezza, con prudenza, con astuzia. È una primordiale lotta per la sopravvivenza: in Albania va a fare il portaordini per non morire di freddo la notte; “marca visita” sulla tradotta in Jugoslavia per riban.4 aprile 2009

Il protagonista infatti poteva morire varie volte: da avvelenamento per una scatoletta di carne avariata (a Ceres, in Piemonte), per una granata di mortaio greco sul monte Golico, in un poligono a Marostica per lo scoppio dell’otturatore del fucile; in preda alla fame durante la prigionia dei tedeschi nel Fronte Occidentale, polverizzato da una bomba da disinnescare, davanti a un plotone di partigiani francesi . dire che lui in Russia –con quel piede già colpito in passato da cancrena- non ci può andare; decide di non ribellarsi ai tedeschi dopo l’8 settembre del ’43; in Francia, prigioniero dei tedeschi, dice con insistenza al Lagerführer che non vuole continuare a scavare la buca attorno ad una bomba inesplosa, perché è troppo pericoloso –i due marocchini e l’altro italiano che li sostituiranno salteranno in aria di lì a poco, col comando tedesco incluso-. Si rifiuta di andare coi partigiani francesi in un’azione di rappresaglia contro i tedeschi (“Pour moi la guerra est finie”), non coglie l’occasione offerta dagli americani (ormai dichiarato libero, ma in attesa di tornare in un Trentino ancora occupato dai tedeschi) di fare la patente (“Non mi interessa, poi ci fanno andare con i camion”). La salvezza viene dalla Dea bendata o… dalla Provvidenza? Ma l’astuzia e il senso atavico di lotta per la sopravvivenza potrebbe non essere sufficiente: il racconto della guerra dell’alpino Pacher mette in gioco anche le altre varianti: la Fortuna, il Caso, o la Provvidenza: comunque qualcosa che eccede le doti umane.

La fame, la sete Non c’è solo morte imminente nel racconto di Pacher: il filo rosso che lega tutto il libro sono piuttosto fame e sete, richiami atavici di qualsiasi sopravvivenza. Certe volte, in tempo di benessere e anime belle, risultano quasi brutali i racconti di quotidiano approvvigionamento di cibo di Pacher e compagni: l’oca rubata alla contadina pusterese e infilata a gambe in su nel trombone della fanfara, le ghiande e le carrube dei muli mangiate per sopravvivere in Albania, le pere acerbe cotte da un camion tedesco colpito da una bomba, il maiale ammalato (di malrossino), gettato dal contadino francese (“Sa fente? El magnen?”), la ricerca delle uova nei nidi (come se fossero uomini-rapaci), il gatto ucciso barbaramente con la gamba di un tavolino e poi cucinato a lungo, l’acqua assorbita dalla rugiada sulle foglie: la fame e la sete si patiscono ovunque e con chiunque, coi tedeschi come con gli americani, a meno che non si entri in qualche ruolo privilegiato, nelle cucine: allora si può addirittura sprecare. Massimo Parolini Insegnante in Materie letterarie Istituto “M. Martini” Mezzolombardo 45


la recensione DIZIONARIO

Fatti, personaggi e storie Il libro: “… aiuta a conoscere ed a ricordare grandi e piccoli episodi che hanno segnato la cronaca del Trentino, nei decenni che vanno dal 1945 al 1975. Anni lontani ma nello stesso tempo vicini…, pur rientrando in quella che si dice ‘memoria storica’” L’autore - Mauro Lando, sociologo, giornalista professionista per quasi 40 anni al giornale “Alto Adige”, ora Trentino, caposervizio della cronaca di Trento e della cronaca delle Valli. Ha scritto libri di divulgazione e di approfondimento sul tema dell’Autonomia e delle istituzioni e su altri argomenti. Attualmente è segretario regionale dell’Ordine dei Giornalisti. Trentino 1945-1975 Grazie al Web, dove è possibile in un batter d’occhio rintracciare anche note simpatiche e circostanziate di quasi tutto lo scibile, un dizionario oramai riscuote la più esemplare e assordante indifferenza, o quasi sempre! Se poi il dizionario risulta essere troppo esclusivo per contenuto o troppo localizzato, l’attenzione che raccoglie non supera di solito la prima fila attenta dei cultori. Eppure ciò che Mauro Lando ci propone, per quanto si inserisca concettualmente nella tradizione dei dizionari, può certamente essere considerato una “console” portatile, pronta all’uso dei vari operatori: giornalisti, studiosi, funzionari dell’amministrazione e non ultimi gli insegnanti. Non sono certo, ma non è neppure importante stabilirlo, che il Dizionario di Mauro Lando, articolista di razza, sia la prima ed originale novità nel panorama di questo genere, giornalistico, nella nostra provincia. Non mi risulta che prima d’ora sia stata prodotta, almeno qui da noi, un’opera simile. La sua peculiarità consiste nel fatto che, il Dizionario … del Trentino, poggia la cura delle voci su note di cronaca, lievitate e tramandateci per trenta anni da diversi quotidiani, dal 1945 sino al 1975. Questo primo volume, però, non è che l’inizio, perché il nostro autore è gia alle prese per consegnarcene uno nuovo che conterrà gli argomenti dell’ultimo quarto del secolo XX; per poi probabilmente rituffarsi nell’impresa di un ultimo tomo legato ai primi cinque anni del millennio presente. Utile strumento anche per docenti I docenti per lo più considerano, per formazione e convinzione generale, strumenti utili al proprio lavoro tutti quei manuali “disciplinari” e quei dizionari, 46

linguistici o enciclopedici, che sistematizzano i saperi. Ma un dizionario che registra gli eventi quotidiani, suggeriti e interpretati attraverso l’occhio del corrispondente locale di una certa testata, che li cura e li definisce, viene forse, soprattutto in un’area territoriale ristretta come la nostra, con troppa frettolosità e aprioristicamente scartato o tralasciato come vano strumento per l’istruzione e la formazione degli allievi oppure viene infondatamente ritenuto in qualche modo scarsamente funzionale. Invece no! Con gradualità differente il volume di M. Lando si candida ad un uso attivo in classe, in tutti gli ordini di scuola, dalla primaria alla secondaria di II grado. La mia convinzione è presto verificabile. Basta utilizzare il Dizionario Trentino con le medesime modalità adoperate nella consultazione di una qualsiasi “garzantina” o strumento scolastico similare: ovvero costruendo un percorso di voci. Da una voce all’altra, come navigare… Ad esempio, per acquisire informazioni sulla scuola, si cerchino centri scolastici, scuola di Senter, Sociologia. Per un’indagine geografica e d’ambiente si vedano circonvallazione, autostrada, strade, automobili, autobus, ferrovia Trento Malè. Su ambiente e urbanesimo si consultino piano urbanistico, piano regolatore, boom edilizio, centrali elettriche, inquinamento, lago di Tovel, strada della Flavona, Funivia del Brenta, Monte Bondone. Per la storia si guardi ad industrializzazione, si consultino le voci relative alle fabbriche, si leggano attentati e bombe. Alla stessa maniera è possibile procedere per acquisire chiarezza su istituzioni ed enti o personaggi e via di seguito, passando, sempre a livello esemplificativo, attraverso voci come Alluvione del 4 novembre 1966 e Alluvioni, Alpenn.4 aprile 2009


vorland e Alpinismo, Aquila di san Venceslao e Archeologia, Camera di commercio e Casa degli Artisti Giacomo Vittone, Funivia del Brenta e Incidenti aerei, Libera Università degli studi di Trento e Loss von Trient, Palazzo del Governo e Pirubi, Stramentizzo e SVP, Villazzano Tre e Vino, sino a WWF e Zambana, senza tralasciare ASAR, Berlino Charlottenburg, Decreti delegati, Guerra dei tralicci, Istituto storico italo germanico, Mocheni, Norme di attuazione, Notte di fuochi, Radio gap e Radio libere, Socialisti e Sociologia, Tolomei Ettore e Tomazzoni Umberto, Usi civici e Vita Trentina. Nel costruire il Dizionario Lando ha consultato tutte le testate dei quotidiani trentini pubblicate dal 1945 al 1975, ovvero Liberazione Nazionale, Il Gazzettino, Il Popolo Trentino, Corriere tridentino, l’Adige e Alto Adige. Le voci redatte ammontano a ben 613 che, con i rimandi interni, diventano un migliaio. Nell’introduzione, istruzioni per l’uso Per farsi un’ idea del contenuto e conoscere la metodologia si consiglia la lettura non solo delle voci ma anche dell’introduzione, dove Lando enuncia le idee di fondo per la redazione del testo: “strumento per superare la barriera tra la necessità di conoscenza e le difficoltà di reperire informazioni su anni da passato prossimo” (vedi p. 9) L’opera evidenzia rigore di ricerca, metodo e cura delle voci. Antonio Scalfi nella Prefazione afferma che “il libro che abbiamo fra le mani è un frutto maturo, responsabile e altamente professionale del giornalismo in terra trentina. Per diversi motivi, la lettura su doppia colonna di voci tematiche riferibili a luoghi, fatti, personaggi, condensate in 374 pagine, è un’esperienza arricchente; è una vera e propria antologia, un rosario di realtà recuperate dall’ampio scrigno di un trentennio. L’intero dizionario è ovviamente proposto in ordine alfabetico. Perciò il lettore non ha difficoltà a rintracciare l’oggetto della sua ricerca. Il lavoro è facilitato dagli indici dei nomi a pagina 394-413, da a Prato Giovanni a Zulberti Taulero, e dei luoghi a pagina 414 – 423, da Acquaviva a Zurigo; e da una bibliografia a pagina 390-393. Rigore, scrupolosità, accuratezza Chi conosce l’autore ne ha sempre apprezzato la scrupolosità, l’ accuratezza, la positiva tensione nei confronti del lavoro, aspetti che puntano alla perfezione, tanto in un’intervista quanto in una cronaca, come pure nei diversi saggi già, a suo tempo, da Lando editati. n.4 aprile 2009

A fronte della perdita di tenacia di parte del giornalismo odierno, spiegabile forse con la presenza inflazionata di operatori del settore e con una certa inesperienza, il nostro autore continua, in coerenza con il passato, ad evidenziare sensibilità culturale, fiuto sociologico e solidità professionale. Anche a noi viene spontaneo affermare che, tanto nel chiuso del proprio studio quanto in una classe, è possibile restare catturati, come sostiene Antonio Scalfi in Prefazione, in maniera progressiva, incisiva ed emotiva dalla lettura delle voci e dal gioco dei rimandi. Antonio Di Seclì Le parole per dirlo […] Centri scolastici “L’istituzione dei Centri scolastici nell’anno scolastico 1969-70 rappresentò una vera e propria rivoluzione nel campo dell’istruzione voluta dal Provveditorato agli studi e sostenuta dalla Provincia. Con quella iniziativa si chiusero molte scuole elementari presenti nei piccoli paesi e si concentrarono gli scolari negli istituti dei più vicini centri maggiori. In questo modo vennero meno le scuole “pluriclasse”, ossia quelle caratterizzate da un’unica classe con scolari frequentanti corsi diversi e con un solo insegnante in cattedra. Oltre questo, venne tolta la prassi, comune nei paesi più piccoli o più isolati, di far ripetere le classi fino al quattordicesimo anno, età conclusiva dell’obbligo scolastico. Tutto questo successe nell’autunno del 1969 e non rappresentò un’innovazione facile, anzi. Si levarono infatti molte contestazioni da parte dei genitori che non accettavano la chiusura delle piccole scuole di paese, ma poi nel corso dei mesi la contestazione si assopì. […] Mauro Lando, Dizionario dei fatti, dei personaggi, delle storie del Trentino - volume I 1945-1975, Editore Curcu & Genovese, Trento 2008, pp 423, € 39,00 47


LA SCUOLA AL MUSEO

Castello Buonconsiglio EGITTO MAI VISTO

Percorsi guidati per studenti e docenti Dal 30 maggio all’8 novembre 2009, sarà allestita nelle sale del Castello del Buonconsiglio di Trento la mostra “Egitto mai visto. Collezioni inedite dal Museo Egizio di Torino e dal Castello del Buonconsiglio di Trento”. Come sempre, i servizi educativi del Museo hanno predisposto dei percorsi ad hoc per le scuole e per i docenti. Interessante opportunità educativa L’esposizione permetterà di ammirare ritrovamenti che, insieme a suggestive ricostruzioni scenografiche, sveleranno i segreti della vita quotidiana e dell’Aldilà nell’Antico Egitto. I giovani visitatori potranno vedere dal vivo una magnifica selezione di maschere funerarie e sarcofagi lignei stuccati e dipinti, accompagnati e arricchiti da alcune mummie, da corredi funerari con oggetti d’uso quotidiano, vasellame e modellini in legno che restituiscono aspetti fondanti della civiltà egiziana. La Mostra La mostra può dunque trasformarsi in un’interessante opportunità educativa per imparare a osservare, indagare, ricostruire un quadro di civiltà, approfondire la conoscenza della cultura, della complessa religione degli Egizi e della loro concezione dell’Aldilà, dei rituali funerari e di alcuni aspetti della vita quotidiana, del lavoro del contadino e dell’artigiano, ma anche per sviluppare un metodo di ricerca storica. Proposte per la scuola Per tutti i gradi scolastici, i Servizi educativi hanno strutturato differenti percorsi di visita alla mostra che uniscono a una spe48

cialistica lettura dei reperti spunti, interpretazioni e ricostruzioni, proposte laboratoriali, che ciascun alunno potrà mettere in pratica anche nelle attività che il museo propone per le famiglie per tutto il periodo della mostra. Proposte per i docenti Per i docenti di ogni ordine e grado, si offre la possibilità di partecipare alle visite guidate gratuite alla mostra, condotte personalmente dalle egittologhe che hanno curato l’esposizione, e che si svolgeranno nelle giornate di sabato 30 maggio, alle 14.30 e venerdì 11 settembre alle 17.00. Nei lunedì 7, 21, 28 settembre e 5 ottobre 2009 alle 14.30, i singoli docenti potranno partecipare all’iniziativa il lunedì dell’insegnante che prevede alle 14.30 un percorso di visita alla mostra con presentazione delle attività didattiche svolto dagli educatori museali e alle 16.30 la possibilità di sperimentare alcune attività laboratoriali per avvicinarsi alla scrittura egiziana (lunedì 7 settembre e 5 ottobre), al significato e alla costruzione di amuleti (lu-

nedì 21settembre) o di maschere funerarie (lunedì 28 settembre). Il seminario Un’altra importante occasione per incontrare le egittologhe è il seminario, rivolto a tutti gli insegnanti, che avrà luogo sabato 12 settembre, dalle 9.30 alle 17.00, per affrontare argomenti riguardanti la metodologia didattica dell’egittologia, gli stereotipi che ancora sopravvivono nei manuali scolastici a riguardo di questo quadro di civiltà e tematiche più specifiche come le diverse scritture egiziane, la vita quotidiana e il significato dell’Aldilà per questo antico popolo di così grande fascino. Il seminario coordinato dai Servizi educativi del museo sarà condotto dalle curatrici dell’esposizione, Giovanna Gotti e Sabina Malgora. Ai docenti partecipanti verrà rilasciata dal museo attestazione di frequenza. (F.J.)

Info e prenotazioni Servizi educativi del museo tel 0461/492811 (LUN-VEN 9-13) servizieducativi@castellodelbuonconsiglio.tn.it www.buonconsiglio.it/attività n.4 aprile 2009


OFFERTA VARIA

FERROVIA

Concorso per le scuole In occasione del centenario della Ferrovia Trento – Malè, ora più propriamente Trento- MalèMarilleva, la Trentino Trasporti SpA ha indetto un concorso, la cui comunicazione è in questi giorni arrivata nelle scuole con una lettera dell’assessore all’istruzione e allo sport, che “compatibilmente con la programmazione già decisa e con l’intensità degli impegni che caratterizzano il periodo finale dell’anno scolastico”, si invita a considerare l’importanza delle proposte nei confronti delle quali si auspica la massima adesione. Le attività rivolte agli studenti sono suddivise in quattro bandi di concorso per ordini di scuola. La data di scadenza è improrogabilmente per il 10 giugno 2009. Il concorso non ha carattere professionale, ma intende sollecitare proposte che provengano da studenti iscritti alle scuole della Provincia autonoma di Trento.

do come risultato finale ad uno stemma da adottare come logotipo per i festeggiamenti del “Centenario della Ferrovia Trento – Malè – Marilleva”. SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “I ricordi della ferrovia Trento-Malè” Oggetto del concorso La Ferrovia Trento –Malè è un elemento importante del paesaggio culturale trentino. La mitica “Vaca nonesa” è rimasta nella memoria e nel cuore di generazioni di viaggiatori di Trento, della Piana Rotaliana e delle Valli del Noce. Il concorso ha per oggetto la realizzazione di una composizione relativa ai ricordi della Ferrovia Trento – Malè attraverso i racconti, gli aneddoti, le foto che ne raccontano la storia. SECONDARIA DI 2° GRADO: ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE “Il prolungamento della ferrovia Trento-Malè -Marilleva” Oggetto del concorso La Ferrovia Trento –Malè è un elemento importante del sistema di trasporto del Trentino. Il concorso ha per oggetto la realizzazione di un elaborato relativo a future ipotesi di sviluppo del servizio di trasporto su rotaia.

SCUOLA PRIMARIA “Idee per la realizzazione di un marchio-logotipo” Oggetto del concorso Il ruolo dell’inquinamento atmosferico e dell’effetto serra di origine antropica sembrano avere conseguenze importanti sul riscaldamento globale e sui mutamenti climatici in generale. A tale riguardo, il settore dei trasporti privati è secondo soltanto a quello dell’industria energetica per emissione di CO2 in atmosfera (rispettivamente il 26% e il 34% sul totale). Gli spostamenti attraverso l’uso della ferrovia dovrebbero incidere positivamente sull’Ambiente riducendo notevolmente l’emissione di gas inquinanti. Si esprima in forma di disegno tale concetto, pensann.3 marzo 2009

SECONDARIA DI 2° GRADO: ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE “Composizione” Oggetto del concorso La Ferrovia Trento –Malè è un elemento importante del sistema di trasporto del Trentino. Il concorso ha per oggetto la realizzazione di una composizione relativa al trasporto pubblico. Riferimenti L’intero regolamento dei concorsi per i diversi ordini di scuola è scaricabile presso il sito www.vivoscuola.it


il convegno

VEGNO

ISCRIZIONE AL CON

CIDI la quota di € 20,00 Si effettua inviando al ale o asin contanti, vaglia post (€ 10,00 per gli iscritti) ino,13 tato a: CIDI, piazza Sonn segno bancario, intes e-mail per la propria adesione - 00153 Roma e inviando al n. 06 fax per o t, cidi.i mail@ al seguente indirizzo: le 2009. 5894077 entro il 30 apri rivolgersi: Per ulteriori informazioni CIDI Nazionale 06 5894077 Tel. 06 5809374 Fax CIDI di Trento Tel. 320 0123423

mail@cidi.it

ciditrento@libero.it

SI RICORDA CHE Ccnl 2006/09 2002/05 e dell’art. 64 del Ai sensi dell’art. 62 Ccnl cinque giorni nel diritto alla fruizione di tive di “Gli insegnanti hanno la partecipazione a inizia per stico scola nno corso dell’a sostituzione ai ero dal servizio e con divernei formazione con l’eson te vigen brevi sulle supplenze sensi della normativa icato per l’aggiorCIDI è soggetto qualif n. si gradi scolastici”. Il nale della scuola (prot. perso del zione namento e la forma ). raggio e 1217 del 5 luglio 2005 zione come attività di forma Il Convegno si configura Convegno, il CIDI, riguarda le iscrizioni al namento. Per quanto la riservatezza dei tisce garan 003, 196/2 ai sensi del D.lgs n. dati personali.

Intervengono

PROGRAMMA

Giuseppe Bagni

ORE

ORE 9.30 | 13.00

Maurizio Baroncini

“G.Marconi” di Rovereto Dirigente scolastico ITI

14.30 | 18.00

Fabrizio Barozzi

azione, ITI “G.Marconi” Docente refenti Alta Form di Rovereto

· Presiede Rosamaria Maggio

e · Introduce e presied Daniele Siviero

· L’Istruzione Tecnica Gian Luca Vigne

· Saluti delle Autorità i Tecnici tra presente

e le imprese

· Gli Istitut e futuro Luciana Zou

· L’Istruzione Tecnica e l’Alta Formazione Fabrizio Barozzi

ntale · L’impianto ordiname Tecnica della nuova Istruzione Mario Fierli

· I Poli tecnologici Giuseppe Bagni

PAUSA CAFFÈ · I nuovi bienni e le culture la ricomposizione del Domenico Chiesa opa

· Uno sguardo all’Eur Arduino Salatin

i” di Firenze

Docente lIS “L.da Vinc

PAUSA CAFFÈ · L’Istruzione Tecnica e gli Enti locali Marta Dalmaso Corrado Gabriele Gianfranco Simoncini · Coordina e conclude Sofia Toselli

Domenico Chiesa

Segreteria nazionale

Marta Dalmaso

CIDI

Assessore Istruzione,

Provincia di Trento

Mario Fierli

di lavoro per lo Sviluppo Componente Gruppo a e Tecnologica del MIUR della Cultura Scientific

Corrado Gabriele

Formazione e Lavoro,

Assessore Istruzione, Regione Campania

Rosamaria Maggio

nale del CIDI

Vice Presidente nazio

Arduino Salatin

tino

Direttore Iprase del Tren

Gianfranco Simoncini Assessore Istruzione, Regione Toscana

Formazione e Lavoro,

Daniele Siviero

Presidente del CIDI di

Mirella Stofella

Assessore Istruzione,

Sofia Toselli

Presidente nazionale

Trento Comune di Rovereto del CIDI

Guglielmo Valduga Sindaco di Rovereto

Gian Luca Vigne

industria Veneto Vice Presidente di Conf ion con delega all’Educat

Luciana Zou

Presidente del CIDI di

Roma

n.4 aprile 2009


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