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Maggio 2013 - Anno VIII - n.66

associazioni

Biblioteca Vivente

Sesta edizione “La testa nel pallone”

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FORUM PROVINCIALE DEL VOLONTARIATO SEMPRE PIÙ NEI TERRITORI

Il Centro Servizi Volontariato Salento invita le odv del territorio a inviare le proprie proposte di intervento alle due tappe del Forum “il Volontariato al Centro” di Leverano e Racale sul tema “I protagonisti del Bene Comune”

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l via le attività di preparazione del VII Forum Provinciale “Il Volontariato al Centro” organizzato dal Centro Servizi Volontariato Salento per promuovere la cultura del volontariato e della cittadinanza attiva. Una grande festa il cui leitmotiv di quest’anno sarà “I protagonisti del Bene Comune” e si strutturerà in due tappe: il 6 luglio a Leverano dalle 18 alle 24 e il 28 settembre a Racale dalle 16 alle 22. Un forum itinerante, quindi, che passerà per le piazze dei paesi della nostra provincia, che darà spazio e voce a quella parte dell’Italia che non si vede, ma che da anni si occupa e si preoccupa di migliorare la qualità della vita di tutti prendendosi cura, appunto, dei beni comuni. Salute, ambiente, spazi urbani, beni cul-

turali, legalità, sono alcuni dei beni “comuni” di cui migliaia di volontari si fanno carico ogni giorno, beni che non sono né privati né pubblici, ma di tutti, cui tutti abbiamo accesso, beni il cui godimento non esclude nessuno e che anzi si propongono come condizione collettiva di una migliore convivenza tra tutti. Il Forum si concluderà con un convegno sui temi della sussidiarietà e dei beni comuni nella centrale Piazza Sant’Oronzo a

Lecce. Al fine di pubblicizzare a dovere l’evento e di distribuire a tutte le associazioni il materiale promozionale prodotto perché possano a loro volta divulgarlo presso le proprie sedi, Il Centro Servizi Volontariato invita le associazioni di volontariato del territorio a presentare le proprie manifestazioni di interesse a partecipare al Forum entro e non oltre il 7 giugno, indicando eventuali attività da organizzare.

le parole che contano

L’Inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. dal libro “Le città invisibili” di Italo Calvino

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Editoriale

di Luigi RUSSO

“IL LUNGO PASSO” E LA “TERRA PONTE”

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bbiamo cominciato praticamente per ultimi, noi CSV Pugliesi, insieme a molti altri CSV dell’Italia Meridionale. Ma abbiamo recuperato decisamente, mettendoci in questi ultimi dieci anni al passo di tutti gli altri CSV dell’Italia. E il 24-25-26 maggio 2013 abbiamo questo grande onore di accogliere in casa nostra, che è una casa aperta, tutti gli amici dei CSV d’Italia, dell’ACRI, dei Coge, del Forum Terzo Settore, della Fondazione con il Sud, gli esperti e i politici attenti al grande valore del volontariato, per rilanciare la discussione sull’identità e sul ruolo di questo nostro sistema, che ormai appare indispensabile al nostro paese, ma soprattutto ai volontari che sono la parte dell’Italia di cui i cittadini tutti più si fidano. Stefano Tabò ci ha dato come strumento di lavoro il documento “Il lungo Passo” nel quale egli indica appunto la necessità di porci nell’ottica costante e paziente del camminatore, con gli occhi che guardano al futuro e non solo al presente, radicato nei valori e attento a controllare energie e risorse per vincere le sfide della complessità e della crisi, che si intrecciano con la sfida della nostra identità. Penso che questa terra protesa nel Mediterraneo, nella sua stessa essenza geografica, voglia aggiungere solo qualche piccola cosa al pensiero decisivo de “Il lungo passo”: qui a Lecce e nel Salento potremmo riflettere sull’idea che siamo in una “Terra Ponte”, protesa verso un mare aperto, dove non c’è mai nulla di garantito, dove l’intelligenza, la passione, ma soprattutto la capacità di giocare in squadra e superare pregiudizi e giudizi, possono permetterci di navigare verso la meta che tutti cerchiamo: il consolidamento del nostro sistema, quello dei CSV, in qualità, quantità, efficacia, efficienza, legalità. E come i marinai insegnano, nel mare aperto servono meno le parole e più lo spirito di comunità, la corresponsabilità, la lealtà e la fantasia. Costanza e valori, dunque, ma anche fiducia e corresponsabilità: questo è il viatico del sistema dei CSV che il Salento accoglie a braccia aperte; e che sicuramente da Lecce partirà con nuovo vigore e nuove idee.


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5 PER MILLE 2011, IL VOLONTARIATO CHE PIACE Raccolti oltre 259milioni di euro. È record assoluto

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li italiani si fidano sempre di più del volontariato. Lo dimostrano i dati relativi alle erogazioni del 5 per mille 2011, i cui elenchi degli ammessi sono stati pubblicati il 9 maggio sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Un record storico che ha visto circa 11milioni (10.900.308) di persone supportare il volontariato per oltre 259milioni raccolti che, quindi, è stato scelto dal 65% dei contribuenti con un aumento del 5% rispetto al 2010, in cui si raccolsero 246milioni. Si tratta di oltre 3milioni e mezzo di italiani in più in sei anni. Numeri da record che si inseriscono in un trend positivo innescato ormai da

tempo per quanto riguarda l’utilizzo dello strumento del 5 per mille per destinare fondi a fini sociali. In generale, infatti, oltre 391milioni sono stati indirizzati a questo scopo da quasi 17milioni di contribuenti e negli ultimi anni il trend delle donazioni mirate al sociale ha subìto una continua crescita. Se nel 2006, infatti, le scelte per le onlus erano state fatte da 7,3milioni di persone, l’anno successivo sono schizzate a 8,4milioni, a 9,2 nel 2008 e 9,7 nel 2009 fino ai 10.287.427 del 2010. Ai primi posti per preferenze, si trova ancora Emergency (383.163 preferenze, per un importo totale di 11.023.415 euro), Medici senza fron-

tiere (263.783 scelte per 8.758.403 euro), l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (273.576 scelte e 6.428.287 euro raccolti), il Comitato italiano per l’Unicef (208.082 per 5.460.307 euro) e l’Ail (205.951 scelte e 5.232.227 euro). Seguono le Acli (3.531.654 euro), la Lega del Filo d’Oro (3.503.264 euro), l’Auser (3.041.232 euro), la Fondazione dell’ospedale pediatrico Meyer (2.690.339 euro) e la Fondazione Ant Italia (2.486.828 euro). Sopra i 2 milioni di euro raccolti anche Radio Maria (2.151.700 euro) e Save the Children Italia (2.106.755). I dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate rivelano, inoltre, un altro sal-

to di qualità che riguarda il numero di enti di volontariato ammessi al contributo, anche questi in continuo aumento. Se nel 2010 erano 30.832, nel 2011 balzano a 33.522, con un aumento dell’8,7%. Particolarmente significativi i dati che riguardano gli importi destinati alle pubbliche amministrazioni. I continui tagli ai servizi degli enti locali, in particolare ai Comuni, ha fatto impennare il numero di contribuenti che hanno preferito destinare la quota sulle imposte al proprio comune di residenza per attività sociali. La quota totale destinata ai Comuni è stata, infatti, di 12.521.669,03 euro. Lara Esposito

DAL CANADA ARRIVA A LECCE LA BIBLIOTECA VIVENTE

La fortunata esperienza internazionale è promossa dal Centro Servizi Volontariato Salento in collaborazione con la Libreria Liberrima e le associazioni del territorio. Tra le novità, la Video Biblioteca vivente tradotta in Lis

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a Copenaghen a Washinton a Kyoto sbarca a Lecce, in occasione del “Maggio dei Libri”, la “Biblioteca vivente”, progetto promosso sul territorio dal Centro Servizi Volontariato Salento in collaborazione con la Libreria Liberrima e con le associazioni del territorio. L’iniziativa internazionale in cui ogni libro è un racconto di vita si è tenuta sabato 18 maggio nei locali di Liberrima Kids a Lecce. Il romanzo, infatti, è il dialogo di mezz’ora con un “libro vivente”, persone in carne e ossa disponibili a raccontare la propria storia e a rispondere a domande e curiosità. La biblioteca vivente è una biblioteca vera e propria, con lettori, bibliotecari e un catalogo da sfogliare. Un’esperienza di dialogo interculturale per conoscere realtà di vita diverse dalla propria, un gioco di ruolo contro il razzismo e la diffidenza. Dopo le fortunate edizioni in giro per il mondo (dall’America del Nord, all’Australia, l’Asia e l’Europa), sbarca proprio a Lecce una modalità diversa di raccontare e di ascoltare, grazie al prezioso lavoro delle associazioni Agedo Lecce, Anyway AccesSalento, Zampa libera, Sos per la vita, Comunità Emmanuel, Nuove speranze, Club Alcologici Territoriali, Utopia Sport, Culturambiente, Insieme per i Disabili, SOS Costa Salento. Per l’occasione, i libri si

LA RIFLESSIONE

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sono raccontati anche davanti ad una telecamera: la Video Biblioteca Vivente è stata realizzata da I MOVE Puglia tv. Ogni testimonianza, inoltre, è stata tradotta in Lis. “Il valore delle differenze – dice Luigi Russo, presidente del Centro Servizi Volontariato Salento - è fondativo nell’identità di

LIBRI PER DIRE

prire un libro. Sfogliarlo. Udire il fruscio dei fogli sotto i rami di alberi antichi. Trovare le risposte che non si cercavano, le domande che non si pensavano. Donare il proprio libro. Riceverne in dono uno nuovo, uno vecchio, uno intonso, uno sdrucito. Passare la cultura di mano in mano per promuovere l’umanesimo; di più, l’umanità. È quanto fanno i promotori della lettura nelle strade, i diffusori del pubblico scambio di libri, i propugnatori dell’imprevedibile lascito di libri in luoghi casuali e causati, tra caffè e camminate, cross booking e bookcrossing. Vi sono luoghi di scambio di libri a Tel Aviv, a Torino, a New York, in California. Libri nelle cassette della frutta, nelle cabine telefoniche, sugli alberi e in spiaggia. Libri da leggere ovunque, liberamente, da soli o parlandone con chiunque sia compagno di lettura imprevisto e imprevedibile, come un racconto di cui ci attrae lo sguardo: perché le storie ci ri-guardano. La pratica evasiva ed educativa della lettura diventa così occasione sociale, meditazione

cittadini e cittadine liberi e consapevoli, fondamentale nella prevenzione e nella lotta ad ogni forma di diffidenza, razzismo, discriminazione. In questo le associazioni – conclude Russo – sono eccezionali catalizzatori di energie per promuovere identità autentiche di cittadinanza responsabile”.

solidale e narrante. Di particolare interesse è il progetto “Il Circolo Volontari per la lettura”, nato “dall’idea di formare una squadra di persone che viva insieme l’efficacia e il valore della lettura come attimo di distrazione, strumento comunitario, esperienza espressiva. Le realtà sociali con cui i volontari si confrontano sono diverse, gli ospedali, le biblioteche, le case famiglia, i festival, per creare appuntamenti di lettura a voce alta e interrompere e rendere più lieto un tempo spesso monotono” (www.circololettori.it). Un esempio, non unico ma neppure troppo frequente, di intervento pubblico, (sostenuto in questo caso dall’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili Regione Piemonte e dal Comune di Torino – Biblioteche Civiche), a favore del libro, ha portato nel 2012 “i volontari per la lettura negli Ospedali Gradenigo, Mauriziano e Molinette”. Leggere un libro, alle volte, non è solo per dire. Giovanni Bongo


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PUGLIA CAPITALE SOCIALE, PUBBLICATA LA GUIDA

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Strumento utilissimo per la compilazione del formulario del programma regionale. A breve anche il calendario degli incontri di animazione territoriale del bando. Info presso il CSV Salento

stata pubblicata lo scorso 14 maggio la Guida alla compilazione del programma regionale di cittadinanza “PugliaCapitaleSociale”. Il programma dell’Assessorato regionale al Welfare era stato pubblicato sul Bollettino ufficiale (n.55 del 18 aprile 2013) ed è destinato a sostenere iniziative di cittadinanza attiva delle comunità locali. “C’è un’idea di welfare, un’idea di comunità, in questo programma regionale - afferma l’assessore regionale al Welfare Elena Gentile - che stimola la costruzione di relazioni fiduciarie, la condivisione, la reciprocità, quei valori che sostanziano le pratiche di solidarietà della cittadinanza attiva. È un messaggio forte che vogliamo dare proprio nel momento in cui siamo alle prese con la preparazione del nuovo Piano regionale delle politiche sociali”. “Con questo programma – continua l’assessore Gentile - intendiamo sostenere e valorizzare le reti di solidarietà territoriali, le forme di auto-organizzazione dei cittadini, il valore ag-

giunto che le forme di impegno civile offrono alla rete locale dei servizi”. Il programma regionale, realizzato con la collaborazione dei Centri di Servizio per il Volontariato, finanzia iniziative e progetti fino a un massimo di 20 mila euro e intende promuovere innovazione sociale nei servizi sociali e sociosanitari territoriali attraverso il coinvolgimento dei cittadini, cui è chiesto un contributo di idee, di partecipazione, di impegno per migliorare il sistema di welfare. “È anche una sfida culturale - conclude l’assessore Gentile - che proponiamo al mondo dei servizi, perché produrre socialità oggi vuol dire anche essere in grado di coinvolgere le famiglie, le associazioni e persino le imprese, nella ricerca di risposte nuove alle trasformazioni della nostra società”. PugliaCapitaleSociale è una delle iniziative della Regione Puglia approvate in occasione dell’Anno Europeo dei Cittadini, l’iniziativa dell’Unione che punta a valorizzare il tema della cittadinanza europea promuovendo iniziative di

sensibilizzazione delle popolazioni dei Paesi membri riguardo ai diritti e alle responsabilità connessi all’esercizio consapevole della cittadinanza. La Guida ha lo scopo di fornire indicazioni e suggerimenti per la corretta compilazione del formulario relativo alle candidature. Il formulario, allegato B all’AD 334/2013, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 55 del 18 aprile 2013, è disponibile sia sul sito dell’Osservatorio regionale per il volontariato (www.volontariatopuglia.net) anche in formato word, utile per la compilazione, sia nella sezione dedicata del sito www.csvsalento.it. Ulteriori informazioni e/o chiarimenti potranno essere richiesti via mail all’indirizzo pugliacapitalesociale@regione. puglia.it, all’indirizzo formazione@csvsalento.it o fissando un appuntamento con il dott. Luca Dell’Anna al tel. 0832/392640. A breve sarà disponibile sul sito del CSV Salento il calendario degli incontri di animazione territoriale tenuti dai funzionari regionali. Luigi Conte

BANDO FORMAZIONE DEL CSV SALENTO: A BREVE LA GRADUATORIA

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ei prossimi giorni sarà pubblicata la graduatoria relativa al Bando Formazione 2013 del CSV Salento, iniziativa diretta a promuovere la realizzazione di progetti formativi, ideati dalle stesse Organizzazioni di Volontariato della provincia di Lecce e rivolti ai loro volontari. In totale sono pervenuti al Csv Salento 14 progetti presentati da singole Organizzazioni di volontariato, mentre quelli presentati da reti partenariali di almeno tre soggetti, composte in maggioranza da Organizzazioni di volontariato, oltre ad eventuali altri soggetti pubblici e/o privati senza fini di lucro, sono state 38. La commissione di valutazione sta la-

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vorando a pieni giri in questi giorni per redigere quanto prima la graduatoria e dare così il via alla fase esecutiva dei progetti formativi, che vedranno le Organizzazioni di volontariato direttamente protagoniste della propria formazione e dell’incremento quindi delle proprie competenze specifiche. Come noto, la commissione ha una serie di criteri oggettivi quali riferimento per la valutazione delle iniziative progettuali presentate entro lo scorso 12 aprile. In particolare, saranno tenuti presente l’incidenza concreta del progetto sul territorio e sul bisogno evidenziato; la coerenza tra motivazioni, fabbisogni

formativi, azioni, metodo ed organizzazione previsti; la valenza innovativa del progetto e delle strategie seguite per realizzarlo; la presenza di una rete di collaborazione con altre Organizzazioni di volontariato e/o enti pubblici o privati (partenariato); l’individuazione di tutti quegli elementi e parametri che descrivono l’efficacia, la previsione dei risultati, le modalità di controllo e di monitoraggio, al fine di realizzare la valutazione finale del progetto; la coerenza dei contenuti con il finanziamento richiesto, entità e qualità dell’eventuale cofinanziamento, ottimizzazione delle risorse, trasparenza e analisi del piano dei costi preventivo.

“Un dato molto importante per il Csv Salento – dice Luigi Russo, presidente del CSV Salento – è la presenza di un folto numero di partner nell’ambito delle reti partenariali proponenti: questo è un aspetto significativo e molto apprezzabile, in quanto sottolinea l’alto grado di collaborazione e di concertazione raggiunto dal volontariato della provincia di Lecce con le Istituzioni pubbliche e private del territorio. Su quest’aspetto il Csv Salento ha lavorato da sempre molto e averne riscontro in queste occasioni è sicuramente un dato incoraggiante e gratificante. Buon lavoro a tutti!”. Luca Dell’Anna

LUG, AL VIA IL CORSO DI “PROGETTAZIONE SOCIALE”

l via, il 29 maggio a Tiggiano il corso di formazione “La progettazione sociale”. Il corso, organizzato e gestito dal CSV Salento, rientra nel Lug (Laboratorio urbano giovanile) di cui il centro a partner attivo. La progettazione sociale è di fondamentale importanza per ogni ente no profit. Apprendere le tecniche, sapersi orientare fra i bandi, sapere scrivere un formulario è ormai condizione necessaria per chi opera in una organizzazione di terzo settore. Obiettivo del corso è pertanto fornire ai partecipanti strumenti utili per rafforzare e codificare le competenze necessarie al lavoro per progetti. Il corso, della durata di 18 ore, sarà suddiviso in moduli di tre ore ciascuno. Il corso sarà realizzato a Tiggiano,in piazza Castello, 23, sede Lug e sede territoriale CSVS. Per info e iscrizioni: 0833/531651; 0833/1822298

Di seguito il programma formativo e relativo calendario:

Data e orario

Argomento

29/05/13 16.30-19.30

Elementi della progettazione sociale: analisi del contesto socio-economico; costruzione di un inventario dei problemi e delle opportunità dell’area di riferimento; progettazione sociale partecipata; strategie di intervento. Dall’idea progettuale alla sua realizzazione: 6 tappe fondamentali 1. L’IDEAZIONE 2.L’ANALISI DEL CONTESTO 3. DEFINIZIONE, FINALITÀ E OBIETTIVI La fase di analisi: dalle problematiche alle strategie di intervento; dalle strategie di intervento alla definizione dei mezzi/strumenti

03/06/13 16.30-19.30

Gestione del ciclo del progetto (segue) 4. LA REALIZZAZIONE (PIANIFICAZIONE DEL LAVORO). 5. Ruolo della RETE e ruolo dei suoi componenti 6. LA VALUTAZIONE come un’attività di comparazione tra ciò che è stato dichiarato nel progetto e ciò e che viene realizzato concretamente (valutazione EX ANTE, IN ITINERE ed EX POST).

05/06/13 16.30/19.30

Progettare in funzione di BANDI nazionali e locali: - dalla progettazione alla risposta ai Bandi - lettura di un bando e dei relativi allegati

12/06/13 16.30-19.30

Simulazione di un caso progettuale per gruppi di lavoro.

14/06/13 16.30/19.30

Analisi di fattibilità economico/finanziaria del progetto. Elementi di gestione di un progetto e di rendicontazione finanziaria: tipologie di spesa rendicontabili; richiesta dei preventivi di spesa; contributi inps e inail; ecc.

17/06/13 16.30/19.30

La Progettazione partecipata: definizione e fasi attuative La Progettazione partecipata: il workshop di identificazione e di progettazione


ASSOCIAZIONI

PASSAGGIO DEL TESTIMONE ALLA FIDAS PROVINCIALE

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Giovane, impegnato e determinato: Emanuele Gatto è il nuovo presidente della Fidas

ppena eletto, già si è immerso a capofitto nel lavoro. Non perde tempo il nuovo presidente della Fidas provinciale di Lecce, Emanuele Gatto, che nonostante l’età, classe ‘84, ha già un curriculum degno d’attenzione, avendo maturato delle esperienze all’interno dell’associazione, ricoprendo diverse cariche. «Sono in Fidas da quando avevo 18 anni, la mia prima donazione l’ho fatta proprio al mio 18esimo compleanno - racconta Gatto - sono entrato prima nella sezione di Galatone, la mia città, per la quale sono ancora consigliere e poi sei anni fa ho cominciato l’avventura nel consiglio provinciale, prima come coordinatore del Gruppo giovani e poi come tesoriere». Un impegno non idifferente, come ammette lui stesso, che grava sulle spalle di un appena 29enne, e che proprio la serietà nell’affrontarlo ha convinto il consiglio ad eleggerlo. «Il 21 aprile scorso si è rinnovato il consiglio e subito dopo sono stato nominato presidente - continua - con me ci sono anche altri due ragazzi e su 15 consiglieri sei sono donne. Vicepresidente è Mimina Sergi; vice presidente Antonio Mariano; segretario organizzativo Anna Quarta; segretario del consiglio Biagio Mauro».

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Il nuovo presidente già ha stilato l’elenco degli interventi da fare per i prossimi anni, che non saranno facili. «Sarà una grande avventura, sicuramente ci aspetta un triennio non facile - e spiega -: nel 2014 entrano in vigore i requisiti strutturali per le Unità di raccolta. Tutti i gruppi di raccolta locali dovranno adeguarsi ad una serie di requisiti fissati dalla Regione, sono molto rigidi e rischiano di far chiudere molte sezioni». Le nuove regole prevedono l’obbligo di alcuni accorgimenti per l’accessibilità, come ad esempio un bagno per disabili, il problema è che quasi tutte le strutture sedi delle associazioni, sono di proprietà comunali, costruite quando ancora le barriere architettoniche non erano contemplate. Poter intervenire per rispondere a quanto chiesto dalal Regione non è semplice. «La qualità della nostra donazione non passa da questo - continua il presidente - e ci stiamo impegnando per far rivedere le norme, per evitare di chiudere o

di dover rasferirci altrove nel momento delle donazioni, rischiando poi di ridurle drasticamente. Circa il 70 per cento delle donazoini si effettua in sede e non è facile convincere il donatore a spostarsi in altri luoghi». Accanto agli oneri ci sono anche i momenti più dilettevoli. Da poco i donatori di tutto il salento hanno ospitato i colleghi della provincia di Vicenza, per celebrare i trent’anni di gemellaggio. Ora si pensa ad organizzare il viaggio verso il Veneto. «Intanto, si è avuto il congresso nazionale a Padova, nel corso del quale abbiamo parlato di uno scambio di visite - e poi racconta soddisfatto - e cominceremo a mettere in piedi una serie di gemellaggi tra i comuni salentini e i vicentini: il legame diventa ancora più forte. Questo non può che farmi piacere, in una nazione segnata dalle divisioni i donatori riescono ad annullarle. Provvederemo subito a calendarizzare i gemellaggi». A conclusione un pensiero va al presidente uscente, Italo Gatto, che ha giudato per 21 anni l’associazione provinciale: «Se oggi la Fidas è in grado di raggiungere numeri così alti nelle donazioni ed essere una delle più grandi realtà salentine lo si deve a lui, che è riuscito a fare squadra, unico modo che ci ha consentito di ottenere risultati conclude il giovane presidente - sicuramente ripartirò dalla sua capacità, dimostrata in questi anni, di trovare le strade per proseguire il cammino di crescita della Fidas».

SESTA EDIZIONE DEL TORNEO “LA TESTA NEL PALLONE”

tutto pronto per la sesta edizione del torneo di calcio a sei intitolato a Antonio Vetrugno, psichiatra e primo presidente della squadra di calcio del Dipartimento di Salute mentale di Lecce, scomparso prematuramente alcuni anni fa. L’atteso appuntamento di calcio sociale è organizzato da una compagine di tutto rilievo, formata dal Dipartimento di Salute Mentale della ASL Lecce e dal Comitato provinciale Acsi Lecce, in collaborazione con il Centro Servizi Volontariato Salento, le associazioni di volontariato “Astsm”, “Nuove speranze” di San Cesario e di Calimera, “Regalami una rosa” di Gallipoli, il Coni e il Cip (Comitato italiano paralimpico). Un appuntamento che, per il secondo anno consecutivo, si riveste di internazionalità, grazie alla presenza di rappresentanze sportive di Austria, Francia, Spagna e Ungheria. Non solo calcio, però: nell’intensa settimana che andrà da martedì 28 maggio a domenica 2 giugno, si potrà assistere anche a convegni, visite guidate, spettacoli, sport e tanto divertimento, riuscendo a coinvolgere un gran numero di persone (lo scorso anno circa 600) con disabilità psichica insieme a decine di operatori. L’avvio dell’evento è previsto il 28 maggio alle ore 16 nello stadio di via del

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mare a Lecce, con una cerimonia in grande stile, grazie alla collaborazione del noto gruppo salentino dei Sud Sound System e di quella dei “Salentini Generali”, cioè un collettivo di artisti rigorosamente salentini creato da Andrea Mariano dei Negramaro e da lui diretto artisticamente. Verrà quindi disputato un incontro di calcio fra 100 Vs 100 utenti provenienti da tutti i Centri di Salute Mentale e Polisportive, sparsi per il territorio Nazionale ed Europeo coinvolti nell’evento ed un altro, tra “Li Vagnuni salentini” dell’ASL di Lecce, e gli artisti salentini (Sud sound System, Apres la classe, Insintesi, Day off music agency ecc..). Diversi e consolidati negli anni gli obiettivi che la manifestazione vuole raggiungere: innanzitutto, realizzare un’attività riabilitativa sistematica, indirizzata al recupero delle capacità fisiche e psichiche, oltre che di fornire la possibilità di praticare uno sport a persone che altrimenti sarebbero escluse dai circuiti consueti dello sport. Accanto a questi obiettivi, vi è quello che fa da sfondo all’intera manifestazione, la necessità di sensibilizzare il contesto sociale territoriale rispetto al tema del disagio mentale per rompere lo stigma e restituire cittadinanza a chi soffre di problemi psichici. Luigi Conte

A PARABITA TORNA IL “CAFFÈ SOSPESO”

ono già undici gli esercizi commerciali che hanno aderito all’iniziativa “Caffè sospeso” proposta dal Centro di Solidarietà Madonna della Coltura Onlus di Parabita e presentato in occasione della Giornata del volontariato. In pratica, chi va al bar paga due caffè per riceverne uno: la differenza viene messa a disposizione delle persone che non possono permetterselo. L’idea del progetto deriva dalla tradizione napoletana, dove ancora oggi è ben ferma e praticata. L’associazione parabitana ha proposto l’iniziativa in

occasione della 19esima giornatadel volontariato e ha stilato la convenzione con le attività commerciali cittadine, le Caritas parrocchiali e l’Acli. A garanzia della trasparenza dell’operato di tutti, agli esercenti che hanno aderito all’iniziativa sarà dato un blocchetto

con venti ricevute da tre tagliandi ciascuno. Il primo talloncino verràconsegnato al benefattore all’atto di donazione, il secondo, insieme allo scontrino fiscale, a chi ne avrà usufruito, mentre la matrice

sarà conservata in negozio e poi rilasciata all’associazione per un computo delle donazioni effettuate. «Raccogliamo ogni giorno casi di persone disperate – ha spiegato Ritana Schirinzi, presidente della sezione locale Acli, coinvolta nel progetto – e ciascuno di noi deve ripetersi chenon fa mai abbastanza per il prossimo. Anche con un gesto semplice come quello di pagare un panino ad uno sconosciuto, l’importante è fare qualcosa enon sentirsi esonerati dal contribuire in prima persona».


ASSOCIAZIONI

RANDAGISMO, SPECULAZIONI E RESPONSABILITÀ

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In un’intervista Raffaela Vergine dell’associazione Zampa Libera denuncia la situazione pugliese

affaela il tuo amore per gli animali, per i cani, nasce da lonta-

no.... Esatto nasce da molto lontano.. tanto che non ricordo da quando.. ero bambina, in Svizzera.. La nostra normativa sulla tutela dei cani da affezione e sul randagismo è tra le miglior a livello internazionale...? E’ vero la nostra normativa (legge quadro 281/99) è discreta, purtroppo però non è stata recepita in modo omogeneo sul territorio, in alcuni casi è stato pesantemente tradito lo spirito della legge: pensiamo al numero di randagi presenti sul nostro territorio o alla speculazione sulla gestione dei canili spesso paragonabili a lager, campi di concentramento, morte. Randagi, canili lager, speculazione.. Ci chiarisci meglio la situazione? Vi porto dei dati e un esempio chiaro: il Ministero della Salute, ha individuato nel 2011, circa 150mila cani ospiti di circa 900 canili in Italia; in totale circa un milione di randagi. Facciamo un po’ di conti. Per ogni cane si deve calcolare un costo medio da 1 a 3 euro al giorno per i canili convenzionati. Poniamo, per esempio che un canile abbia abbia convenzioni per 500 cani a 2 euro al giorno.. questo canile ricava 365mila euro all’anno. E la situazione dei cuccioli può esse-

re più redditizia: un cucciolo infatti può rischiare di rimanere rinchiuso in canile per 10 anni e può costare al suo comune 10mila euro... costituendo però profitto per un canile privato. Voglio sottolineare che le regioni con il numero maggiore di cani nei canili, per lo più privati, sono Puglia, Campania, Sicilia e Lazio. Non giriamoci intorno: il randagismo è un affare, porta molto denaro .. l’Italia è diventata tristemente famosa per il livello di corruzione. La corruzione purtroppo è radicata anche nelle istituzioni territoriali.. per questo ci troviamo spesso di fronte a canili lager,

con un numero di cani oltre le possibilità, a canili ove non ci sono possibilità per chi lo desidera, di adottare, ove non ci sono controlli. Per questo ci troviamo di fronte, soprattuto al sud, ad un alto tasso di cani randagi. Da ciò che racconti emergono alcune cose: i comuni spendono troppo e male; il fenomeno del randagismo dilaga soprattutto in alcune regioni del sud, la corruzione. In tutto questo possiamo inserire anche l’indifferenza dei cittadini? Gli affari (sporchi) che circolano intorno ai canili, ai cani, offendono profonda-

mente i sentimenti dei cittadini. Da due punti di vista: il primo è strettamente economico: come può un comune, spendere male le poche risorse che ha? Il secondo: senza una politica adeguata, non possiamo pensare di potere iniziare a cambiare una certa cultura che non riconosce l’animale come compagno di vita dell’uomo, come essere vivente che prova emozioni e sentimenti. E’ prima di tutto sulla mala politica che occorre intervenire e anche incominciare a sostenere le responsabilità. Cosa si sta facendo in Puglia per affrontare questo problema? Sono stati fatti dei passi in avanti? Manca da sempre un piano regionale a medio – lungo termine per la prevenzione e per il problema. Le sterilizzazioni non sono state fatte in modo oculato ma solo in percentuale bassissima rispetto al bisogno. Ciò ha causato sperpero di denaro dato alle Asl. In questi ultimi due anni sono state date ai Comuni risorse ridicole per far fronte alle sterilizzazioni dei cani di proprietà. Insomma c’è ancora molto da fare. E’ urgente per esempio avviare un piano di sterilizzazione sitematico. Questo è solo l’inizio.. occorre formazione, comunicazione, prevenzione a tutti i livelli (partendo dalle scuole..).. noi continuiamo a lottare. Maria Grazia Taliani

UN “ATTACCO VERDE” NEL CENTRO DI MAGLIE

L’associazione Arci – biblioteca di Sarajevo pronta a tutelare le aree abbandonate della città

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ppena è scattata l’ora “x”, i volontari dell’associazione Arci – biblioteca di Sarajevo di Maglie, si sono trovati tutti presso la zona individuata e l’hanno attaccata. Nulla di cattivo, però: muniti di piantine, zappe e secchi, hanno dato il via ad un’azione di guerrilla gardening, ossia hanno reso vivibile una zona abbandonata e degradata. «Ci siamo trovati in circa una decina e poco alla volta, in base alla nostra disponibilità, abbiamo lavorato per risistemare la zona ricadente alle spalle del pattinodromo, opera compiuta da anni e mai entrata in funzione - racconta Giancarlo Costa Cesari, membro dell’associazione –. La zona si trova tra due condomini, e vorremmo che siano proprio i condomini a continuare ad aver cura del verde, si devono sentire coinvolti alla tutela, la devono considerare cosa propria». I volontari hanno lavorato indisturbati, per diversi giorni, ogni tanto sotto lo sguardo curioso dei condomini, che comunque hanno apprezzato il gesto. Per l’associazione non è stato il primo “attacco verde” che ha effettuato nel territorio di Maglie, in passato ha preso parte a numerose iniziative che avessero come obiettivo quello di sensibilizzare alla tutela del territorio: dalla richiesta alle amministrazioni di Maglie, Muro Leccese e Scorrano per la valorizzazione del percorso ciclo-pedonale;

alle edizioni della Festa dell’albero, in particolare quella del 2003 in cui si recuperò piazza Ettore Negro e quella del 2005 che interessò il Comparto Ciancole; fino poi a promuovere nelle scuole di primo grado il concorso “Una biblioteca per un’idea” per intitolare il giardino pubblico, ricadente nel Comparto Fraganite, al poeta magliese Salvatore Toma per la sua sensibilità verso l’ambiente e la natura. Progetto però rimasto incompiuto: «Quest’anno abbiamo prediletto lo spazio completamente abbandono da anni, ricadente tra due condomini – continua Costa Cesari – l’erba era molto alta e anche se non avevamo tutti gli attrezzi giusti abbiamo risistemato la zona». Il tutto è stato fatto a costo zero, anche gli alberi che sono stati piantati non hanno avuto costo. «Non abbiamo comprato nessun albero tra quelli ch abbiamo piantato, lecci, ulivi e altre piante autoctone – e il volontario racconta – ma sono gli alberetti nati dai semi che abbiamo di volta in volta raccolto durante le passeggiate e che abbiamo piantato nei nostri vasi e nei giardini». L’associazione è da sempre attiva per la salvaguardia dell’ambiente e per continuare a perseguire questo obiettivo ha da poco aderito al Coordinamento “Tutela del Territorio Magliese” condividendo con altre associazioni locali l’impegno per la difesa del paesaggio sempre di più minacciato da speculazioni edilizie e nel Comitato nazionale dei Beni comuni. “Bloccare lo sviluppo edilizio oltre ogni limite e riuscire a coniugare esigenze abitative e tutela del territorio. Anche la costruzione di nuove strade o l’adeguamento di quelle già esistenti dovrebbe tener conto di questi punti per non sacrificare sull’altare del profitto l’ambiente, il territorio ed il paesaggio - questi alcuni punti della lettera nella quale si annuncia l’entrata nel Comitato -. Questi ultimi sono beni comuni che meritano rispetto e che non possono essere danneggiati per interessi di pochi”. In particolare l’associazione in questo periodo è preoccupata per la decisione di urbanizzare a Maglie l’area prospiciente al viale delle Franite e di prevedere la creazione di un centro commerciale nelle immediate vicinanze del parcheggio. Intanto, in attesa di un altro incontro del Coordinamento e di un’altra azione verde, si spera che i cittadini inizino ad aver a cuore il proprio territorio e le aree verdi della città.


ASSOCIAZIONI

AVO MAGLIE, ECCO LE BOMBONIERE SOLIDALI

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Tanta fantasia e buona volontà per i lavori fatti a mano dai pazienti del reparto di psichiatria e dai volontari

er la festa della mamma, i pazienti del reparto psichiatria dell’ospedale di Scorrano, hanno offerto roselline e poesie che hanno realizzato loro stessi nell’ambito del progetto “Made in psichiatria”, promosso dall’Avo, l’associazione volontari ospedalieri di Maglie, operante da sette anni nel reparto. «Si è appena concluso un laboratorio all’interno del reparto - racconta il presidente Avo, Maurizio Forte - durante il quale tutti i pazienti, aiutati da una decina di volontari, hanno realizzato delle bomboniere che poi sono state vendute su richiesta». Il progetto ha riscosso ampio consenso, non solo da parte dei pazienti, ma anche dai medici che partecipano senza riserve. «La nostra associazione è attiva da sette anni e nel corso del tempo abbiamo realizzato tanti progetti - continua Forte -. In passato i pazienti sono stati coinvolti nella realizzazione di oggetti da materiale di scarto, venduti poi, sotto offerta volontaria, nelle fiere o nelle manifestazioni

organizzate nei paesi vicini. Noi volontari eravamo lì con i nostri piccoli banchetti». Oltre alle bomboniere solidali, che contribuiscono alla raccolta fondi per garantire il lavoro dell’associazione, in passato sono stati organizzati anche cineforum, grazie al televisore e al lettore dvd donato dall’Avo. «Nel corso degli anni abbiamo raccolto anche tante poesie e - annuncia Forte - ora abbiamo deciso di raccoglierle e farne una pubblicazione, abbiamo già preso contatti con una casa editrice. La particolarità è che ai testi in italiano verrà affiancata anche la traduzione in inglese». Le attività realizzate sono indicate come parte integrante della terapia, in primis da Francesco Macrì, primario del servizio psichiatrico diagnosi e cura. Anche le famiglie dei pazienti vengono coinvolte in tutto ciò che si fa nel reparto. «Non bisogna credere che i pazienti del reparto siano persone che hanno perso la ragione, anzi, sono persone norma-

li spesso colpite da depressione e che vengono seguite qui secondo un percorso preciso - sottolinea il presidente Avo -. Le degenze non durano tanto e sono molte le persone giovani presenti». Giovani anche i volontari che prestano servizio instancabilmente. «Le attività sono importanti per chi le svolge - afferma una volontaria -

l’obiettivo è sconfiggere l’emarginazione; coinvolgere i pazienti in lavori che siano utili e farli sentire capaci di realizzare qualcosa, per non far pesar loro la degenza in ospedale. Anche per questo si è deciso di colorare le pareti del reparto: tutti i pazienti devono sentirsi considerati e stimati, bisogna riconoscere le loro potenzialità».

A LECCE LA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L’OMOFOBIA

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Giunge alla terza edizione la manifestazione organizzata da Agedo Lecce

i è svolto anche quest’anno l’ormai consueto appuntamento di “Liberiamo le differenze”, iniziativa organizzata nel capoluogo salentino da Agedo Lecce (Associazione genitori, parenti e amici di persone omosessuali) in collaborazione con il Centro Servizi Volontariato Salento, in occasione della Giornata internazionale conto l’omofobia che si celebra il 17 maggio. Un appuntamento speciale di riflessioni, informazione corretta e sensibilizzazione per combattere il pregiudizio promuovendo una cultura della comprensione, della relazione, dell’incontro e della valorizzazione delle differenze. Tra i temi caldi di questa terza edizione, il rapporto tra pregiudizio e comunicazione, in particolare quella veicolata dai mass media grazie alla presenza di un ospite d’eccezione, il noto showman televisivo Fabio

Canino che ha raccontato la propria esperienza. Un momento di informazione corretta e di approfondimento in cui conoscere tante storie di liberazione ma anche di sofferenza, grazie alle quali confrontarsi sulla tematica degli affetti, delle emozioni, dei sentimenti e sugli effetti nefasti dell’omofobia e dei pregiudizi. «Nonostante si registrino positivi cambiamenti ed una maggiore apertura culturale nella mentalità attuale – commenta GianFranca Saracino, presidente di Agedo Lecce – sono ancora molte le persone omosessuali, anche giovani, che hanno difficoltà ad esprimersi liberamente in famiglia, a scuola, al lavoro e ci sono ancora tanti genitori che vivono con disagio la scoperta dell’omosessualità dei propri figli. Liberiamo le differenze offre l’opportunità a studenti, educatori, cittadini, famiglie e istituzioni di riflettere e di confrontarsi serenamente sui propri modelli culturali,

sugli stereotipi e sui pregiudizi rispetto all’orientamento sessuale e all’identità di genere e di ascoltare esperienze e testimonianze di genitori , di giovani, di associazioni». È per questo, infatti, che è stato di particolare importanza l’incontro della mattina con più di 150 giovani provenienti da diversi Istituti scolastici superiori della città. «La possibilità di parlare di questi argomenti – commenta ancora Saracino – e una informazione corretta, attraverso la parola di esperti, sono fondamentali nella prevenzione e nel contrasto ai pregiudizi e alle discriminazioni». Indetta dal Parlamento Europeo nella Risoluzione sull’omofobia in Europa del 26 aprile 2007, l’iniziativa sul territorio salentino è cresciuta nel tempo grazie all’impegno di Agedo Lecce che quest’anno ha organizzato due tappe, una a Nardò in collaborazione con il Comune, e una a Lecce.

CENTRO BENESSERE PER BAMBINI ? NO, DAY HOSPITAL

L’associazione “Per un sorriso in più” onlus trasforma il terzo piano del polo oncologico di Lecce in una ‘casa’ con servizi innovativi: scuola, beauty room, sala relax, cucina

E’ come se i letti non ci fossero, perché questa è come la casa dei bambini. I letti sono l’ultima cosa, l’elemento predominante è il benessere”. Antonio Giammarruto, presidente dell’associazione genitori onco-ematologia pediatrica “Per un sorriso in più” onlus, presenta così il progetto “Terzo Piano”, ampio e decisamente innovativo day hospital di oncoematologia pediatrica, promosso e finanziato dall’associazione, attivo dunque al terzo piano del Polo oncologico presso l’ospedale Vito Fazzi di Lecce. E davvero non è un day hospital come tanti perché mette a disposizione un contesto di servizi che guardano prima di tutto ai bambini, costretti dalla malattia a trascorrere del tempo in ospedale, alle famiglie che li accompagnano, agli operatori sanitari che se ne prendono cura. La scuola in ospedale, prima di tutto, vede insegnanti strutturati di tre istituti del territorio – Armando Diaz, Dante Alighieri e Luigi Scarambone – fare lezione regolarmente retribuiti per i bambini e i ragazzi del reparto. Il corso ha pienamente valore legale e gli studenti così riescono a non perdere l’anno scolastico. Ma i servizi che proprio dimostrano una marcia in più sono la beauty room e la sala relax. La beauty room è pensata in particolare per le mamme e le ragazze ricoverate, per far sì che la capacità di combattere la malattia sia sempre sostenuta

anche attraverso la cura di sé, del proprio aspetto esteriore, come nel normale quotidiano. Per questo sono a disposizione un’estetista e una parrucchiera che si alternano nel loro lavoro. Nella sala relax o camera di decompressione, invece, gli operatori sanitari hanno l’opportunità di “ricaricarsi” e rilassarsi in un salottino distendendosi su poltrone shiatzu con diffusori di ossigeno, usufruendo di un angolo tisaneria e ascoltando musica rilassante. Anche solo quindici minuti di pausa per poi riprendere la propria attività con più energia. Non manca nemmeno una cucina, che si aggiunge a quella dell’ospedale consentendo ai genitori dei ricoverati di preparare qualche piatto particolare, assecondare qualche richiesta, sempre sotto controllo medico, ma quasi come se si fosse a casa propria. E poi spazio naturalmente per la ludoteca, la palestra in cui si può fare riabilitazione, la sala di attesa con la parete ad acqua che cambia colore. “Siamo riusciti a mettere in piedi il progetto grazie alle nostre campagne di Pasqua, di Natale, al cinque per mille, alle manifestazioni di altri in nostro favore – spiega Giammarruto -. Occorre ora implementare il progetto nel tempo, continuare ad attrezzarlo e a sostenerlo”. Sara Mannocci


ASSOCIAZIONI

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BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI: IL RUOLO DELLA SCUOLA E DEL TERRITORIO

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L’Aipd di Lecce nel quinto convegno nazionale fa il punto sulla capacità di andare incontro al disagio. Solo un lavoro di rete può funzionare

n impegno comune, le risorse della scuola e del territorio per andare incontro ai bisogni educativi speciali. E’ questo il tema del convegno nazionale promosso dall’Aipd-Associazione italiana persone Down di Lecce, 5° edizione di un’iniziativa che intende ancora una volta fare il punto su una questione di importanza cruciale per il futuro della scuola e di chi la frequenta. L’esigenza del convegno nasce in seguito a recenti documenti, una direttiva e una circolare, emanati dal Ministero dell’Istruzione rispetto ai bisogni educativi speciali. “Bisogna innanzitutto chiarire cosa si intende – sottolinea M. Teresa Calignano, coordinatrice Aipd Lecce -. I bisogni educativi speciali sono nati in relazione alla disabilità, ma con il tempo, maturando la riflessione, ci si è accorti che l’ambito è molto più ampio, e riguarda quindi il disagio nelle diverse for-

me in cui può manifestarsi, legato ad esempio alla famiglia, ai problemi derivanti dalle differenze tra un’etnia e un’altra, ai disturbi dell’apprendimento, alla fatica relativa alla dislessia, ad uno svantaggio sociale e culturale”. Una volta individuato l’ambito di azione occorre più che mai chiarire che i bisogni educativi speciali quindi “non richiedono l’intervento degli insegnanti di sostegno, come invece di fatto avviene nella realtà – precisa Calignano -. Occorre rimettere in primo piano il ruolo degli insegnanti curriculari, con un insegnamento che sempre più dovrebbe tendere ad essere individualizzato”. Un ragionamento complessivo che deve fare i conti con le problematiche legate a servizi oberati, turnover che non garantiscono un adeguato ricambio di personale. Il salto di qualità dovrebbe invece essere legato ad un lavoro davvero di rete, che consenta

di non lasciare gli insegnanti soli di fronte ai loro impegni. Affrontare e riconoscere questi bisogni educativi diventa infatti sicuramente indice di crescita culturale, di una società sempre più proiettata verso la politica dell’inclusione, del superamento dei pregiudizi e l’apprezzamento della grande ricchezza che viene dal confronto con la diversità. Un vero lavoro di rete deve quindi vedere accanto alla scuola i comuni, la Asl, le istituzioni pubbliche ma anche private, le associazioni. “Occorre proprio un cambiamento culturale e di mentalità nell’approccio a questi problemi – conclude Calignano -, l’intero territorio deve mettersi in gioco, coinvolgere le famiglie, far sì che tutti possano collaborare. Abbiamo intenzione di presentare su questo una specifica mozione al Ministero dell’Istruzione”. Sara Mannocci

CONTRO LA MAFIA, PARTECIPARE È UN DOVERE MORALE

Con l’associazione “Nomeni per Antonio Montinaro” il ricordo della strage di Capaci e delle altre vittime di mafia.Per non dimenticare

E’ questo più che mai il momento di far emergere la buona politica, il ruolo centrale delle donne, le loro capacità”. Così Matilde Montinaro, presidente dell’associazione di Calimera “Nomeni per Antonio Montinaro”, ucciso con gli altri uomini della scorta di Giovanni Falcone nella strage di Capaci del 23 maggio1992, spiega il senso delle iniziative per il maggio di quest’anno, aperte con il ricordo di Renata Fonte. “Tutte le vittime di mafia hanno diritto ad essere riconosciute e ricordate, non solo quelle più famose a livello nazionale – spiega Montinaro - non ci sono vittime di serie A e di serie B. Per questo stiamo portando avanti un lavoro insieme a Libera, affinchè si conoscano le nostre storie, quelle del nostro territorio”. Le iniziative, fatte di proiezioni, incontri, dibattiti che l’associazione ogni anno promuove per non dimenticare gli anni delle stragi quest’anno si sono aperte proprio con la presentazione del libro di Ilaria Ferramosca “Nostra madre Renata Fonte”, assessore presso il Comune di Nardò assassinata il 31 marzo del 1984. A Renata è dedicato anche un videomontaggio dall’opera “La posta in gioco” di Sergio Nasca, con immagini d’archivio relative alla sua vita e alla sua attività di donna e di politica. Centrale tra le iniziative di quest’anno la presentazione del documentario “Uomini soli”, film di Paolo Santolini e

Attilio Bolzoni, inviato di Repubblica che conobbe Antonio Montinaro al maxiprocesso di Palermo. E’ proprio a Palermo che il giornalista ritorna per ripercorrere e raccontare le storie che portarono alla morte uomini rimasti soli come il segretario del partito comunista italiano della Sicilia Pio La Torre, assassinato il 30 aprile 1982, Carlo Alberto dalla Chiesa, generale dei carabinieri e prefetto ucciso il 3 settembre 1982, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, giudici morti il 23 maggio e il 19 luglio del 1992. E con Giovanni Falcone anche Antonio Montinaro, che sapeva di mettere a rischio la propria vita ogni giorno. “Nel documentario ci sono testimonianze di chi ha visto e conosciuto Antonio in momenti diversi, ricordi, emozioni”, spiega Montinaro. Quest’anno il premio Antonio Montinaro è stato assegnato a Don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera, sempre molto vicino in questi anni alla famiglia. E non è mancata la borsa di studio Antonio Montinaro, promossa dal Comune e dalla scuola di Calimera. “Occorre riflettere molto, coinvolgere i ragazzi – sottolinea Montinaro – per questo partecipare è un dovere morale. La memoria deve diventare storica, non limitarsi ad essere emotività”. Sa.Ma.

SORRY…I’M A GIPSY

L’associazione WIP promuove un progetto europeo per l’integrazione sociale delle persone rom a Lecce

Sorry... I’m a Gipsy” è un progetto di mobilità europea, Youth in Action – Azione 1.1, organizzato dall’associazione Work in Progress, WIP, di Galatone. Un gruppo di giovani provenienti da Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria, Italia e naturalmente anche dei ragazzi Rom, sia del Campo Sosta Panareo che venuti da altri paesi europei, si sono incontrati a Lecce. Lo scambio aveva obiettivo di accrescere le conoscenze dei giovani sulla cultura Rom e promuovere processi d’integrazione. Durante la settimana del progetto, molte sono state le attività che hanno portato i ragazzi a confrontarsi sulla situazione dei Rom nei loro paesi d’origine e a discutere con le persone che vivono al Panareo. Sono stati infatti organizzati incontri

con i rappresentanti del campo e attività all’interno dello stesso Panareo. Durante il progetto i ragazzi hanno lavorato in tre workshop: musica, che si è realizzato con l’aiuto di giovani musicisti Rom, video, girato interamente al Campo, e giornalismo. Lo scopo del laboratorio di giornalismo è stato capire quanto le persone di Lecce conoscano la vita dei loro concittadini rom, se siano integrati e quanto. È stato creato un questionario molto semplice e i ragazzi si sono divisi in gruppi per somministrare le domande non solo a persone di diversa età, ma anche in differenti quartieri. Sono stati compilati cento questionari, il 45% da donne e il 55% da uomini. Il 75% degli intervistati ha meno di qua-

rant’anni. Riteniamo che questo dato sia giustificato dal fatto che gli intervistatori proponevano i questionari in un italiano stentato, si capiva subito che erano stranieri e ciò suscitava un’immotivata paura nelle persone più adulte che rifiutavano l’intervista. Quando è stato chiesto quale è la prima parola che viene in mente per descrivere i Rom, la risposta è stata “nomade” o “senza casa” per l’70% degli intervistati. Il 25% li ritiene “Rumeni”, “stranieri”, “persone con altre culture”, mentre solo il 5% pensa alla “musica” o a “tradizioni millenarie”. La maggior parte degli intervistati non ha una conoscenza diretta dei Rom. Solo i più giovani li conoscono come compagni di scuola e alcuni anziani hanno espe-

rienze negative e li legano alla parola “furto”. Il 90% degli intervistati non sa che una parte della comunità Rom vive al Campo Sosta Panareo, ma affermano tutti di sapere in che condizioni precarie vivano. Circa la domanda su cosa fanno per vivere, il 70% degli intervistati risponde che chiedono l’elemosina o rubando, il 20% li vede impegnati in lavori soprattutto manuali. Il 68% crede che i Rom non siano integrati a Lecce, di questi il 29% ritiene che siano la società e le istituzioni a non permetterlo, mentre il 17% crede siano essi a voler vivere nella loro comunità con le loro usanze e tradizioni e che rifiutino l’integrazione. Sara Beaujeste D’Arpe


DOSSIER

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IL LUNGO PASSO Sistesi del documento predisposto dal Presidente del CSVNet Stefano Tabò

PREDISPOSIZIONE

Il futuro dei CSV deve radicarsi su valori, finalità, obiettivi che hanno strettamente a che fare con l’esperienza del mondo del volontariato. Attraverso la metafora del Palazzo di metallo di Fedora, nel documento si intende CSV net come una casa comune. Infatti, già il documento “Volontariato e Territorio” di CSV net esprime questo concetto: le componenti del sistema CSV (singoli CSV, Coordinamenti regionali, Coordinamento nazionale CSV net) si riconoscono elementi costitutivi dello stesso sistema e, in quanto tali, organicamente interdipendenti. Esse sono accomunate da valori (vision) e finalità (mission) nonché regole e modelli operativi e rendicontativi. La prima parte si conclude con l’affermazione che “CSV net ha previsto al centro della sua casa, un grande salone, dove si sta affinando un unico grande modello policrono. Un grande cantiere dunque, ma prima ancora una grande agorà a cui tutti devono partecipare con competenza, passione, speranza, consapevoli del fatto che i CSV e CSV net sono da ritenersi una realtà perfettibile.

ORIENTAMENTO

In questa parte viene concretizzato il passaggio per transitare dalla predisposizione ai nodi (terza parte) dove sono esplicitati gli elementi nodali per la definizione della strategia per il futuro dei Csv e CSVnet. Si tratta dunque di comprendere con rigore ed intelligenza, le realistiche condizioni in cui sarà possibile dare un futuro convincente alla nostra rete. Senza dimenticare le positività e le criticità della storia dei CSV e di Csvnet, viene proposto un ri-lancio perchè il progetto dei CSV in Italia, più che al passato pensa al futuro; perché sia un Paese migliore che un CSVnet migliore è nei desideri e nella volontà di tutti. È proprio attraverso questa predisposizione che il sistema CSV si rende diverso dall’immobilismo, conservazione, nostalgia, ripetitività, intesi come punti di sicurezza.

A LECCE L’ASSEMBLEA N DEI CENTRI DI SER

NODI

In questa parte del documento si affrontano gli elementi nodali per poter definire una strategia per il futuro dei CSV e CSVnet. L’identità. Possedere una identità chiara, condivisa e funzionale è un presupposto irrinunciabile per ogni verifica, revisione, programmazione. E’ importante conoscere la storia, tutti i passi in avanti che si sono fatti, eventualmente fare auto critica ma non autolesionismo, cogliere a pieno l’importanza dei CSV e valorizzare la rete nazionale, proiettata in Europa e nel Mediterraneo; è importante il ruolo della continua ricerca sulle caratteristiche del sistema e fondamentale risulta la formazione (es. FQTS). Il dimensionamento. Nel rispetto delle competenze del Co.Ge. sull’argomento, come previsto dalla normativa vigente, si può affermare che non viene riconosciuto a priori un dimensionamento ideale per i CSV (occorre valutare la necessità dei territori); tuttavia occorre intervenire dove vi sono situazioni più critiche (es dove esistono più CSV in una medesima circoscrizione territoriale). Inoltre vi è la necessità di coordinarsi ed integrarsi con gli atri CSV (dentro e fuori la propria regione) e soprattutto introdurre tra CSV della stessa regione forme di cooperazione (es. banche dati distinte e distanti tra loro). I livelli decisionali. Se la tendenza a condizionarsi reciprocamente è cresciuta nel tempo, lo scenario è caratterizzato da una fortissima differenziazione tra CSV. Oggi il clima sta cambiando: si chiede l’adozione di delibere da parte di CSV net che assumano un carattere prescrittivo; stiamo assistendo dunque ad un nuovo modo di concepire i livelli di coordinamento. CSVnet è proposto non più solamente nella funzione di rappresentanza ma di garanzia. Ciò implica una cessione di sovranità dai CSV verso CSVnet. Il nodo è rappresentato dalla domanda fino a quale limite operare nel senso descritto. Il perimetro. Domande alle quali occorrerà dare risposta: quali sono le ragioni perché CSV e CSVnet amplino il loro raggio di azione? (es. servizi verso altri soggetti, oltre alle Odv costituite ai sensi della l. 266/91). E’ possibile accedere ad altri fondi? Si possono remunerare alcune attività svolte dai CSV? Vi deve essere necessariamente la totale gratuità dei servizi al volontariato?

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24-26 MAGGIO 20

iacimenti generativi. Il Volontariato che muove è il titolo della Conferenza Annuale di CSVnet, che si svolgerà a Lecce dal 24 al 26 maggio 2013, riservata ai Centri di servizio al volontariato italiani. La Conferenza rappresenta un appuntamento centrale e rivolto esclusivamente a CSVnet e a tutta la rete dei CSV presenti in Italia, che hanno così la possibilità di dedicare due intere giornate all’incontro, al confronto e al dibattito sul volontariato, sui suoi problemi, sui suoi bisogni ma anche sui suoi valori e peculiarità. I temi che animeranno l’edizione 2013 saranno tanti. Oltre a quelli relativi alla fase economica recessiva, alla crisi del modello di sviluppo

I CENTRI DI SERVIZIO AL VOLONTARIATO

I Centri di Servizio per il Volontariato nascono per essere al servizio delle Organizzazioni di Volontariato (OdV) e, allo stesso tempo, sono da queste gestiti, secondo il principio di autonomia del volontariato che la legge 266/91 ha inteso affermare. I CSV sono presenti in tutte le regioni italiane. Sono finanziati per legge dalle Fondazioni di origine bancaria. Dei 78 CSV presenti in Italia, 65 sono attivi a livello provinciale, 9 a livello regionale e 4 a livello interprovinciale o sub provinciale. L’ 88% dei soci dei CSV è costituito da circa 8.500 OdV e dai loro coordinamenti o federazioni che rappresentano complessivamente il 51% del Volontariato in Italia.

affermato, alla ricer indigenza di fasce di si confronteranno an conseguenti prospet Tutto il lavoro segui presidente del CSV tafora del cambiame di servizio. Il docum compone di tre parti cia da seguire.

I SERVIZI DEI CSV

• Servizi di sportello: attività di inform zione, orientamento per supportare e q lificare le attività ordinarie e progett delle OdV; • Formazione: corsi, workshop e semin per i volontari e gli operatori. Consule e accompagnamento per l’organizzazi e la gestione di percorsi formativi; • Progettazione: consulenza e accom gnamento nella elaborazione di prog nella partecipazione ai bandi e soste ai progetti delle associazioni media contributi economici o tramite assunzi diretta di azioni e prestazioni dei prog stessi; • Supporto logistico: concessione di sp locali e attrezzature per le attività delle


DOSSIER

IL PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE Dalle ore 12:00 • Registrazione partecipanti Ore 14:30 • CSV di Taranto: una testimonianza sul ruolo del volontariato nella crisi dell’Ilva • Proiezione del documentario “Buongiorno Taranto” • La Puglia ed il Salento: lo sguardo del Touring Club Italiano e dei suoi volontari • Mario Giangrande, console per Lecce e provincia • Giovanni Colonna, Club di territorio di Brindisi Ore 15:00 •Saluti istituzionali – introduce Giuditta Petrillo, Vicepresidente CSVnet • Nichi Vendola, Presidente Regione Puglia • Antonio Gabellone, Presidente Provincia di Lecce • Paolo Perrone, Sindaco Lecce • Luigi Russo, Presidente CSVPugliaNet • Relazione di apertura – Stefano Tabò, Presidente CSVnet • Presentazione della metodologia del lavoro dei gruppi – Luigino Vallet, Consigliere delegato CSVnet

NAZIONALE RVIZIO

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rca di riferimenti culturali alternativi, allo stato di i popolazione sempre più consistenti, i partecipanti nche sui valori che ispirano l’azione dei CSV e le ttive operative. irà il filo conduttore del documento predisposto dal Net Stefano Tabò dal titolo “Il lungo passo”, meento che si intende realizzare all’interno dei Centri mento di cui forniamo una sintesi qui a destra si i che offrono la prospettiva e l’indicazione di mar-

maquatuali

nari enza ione

mpagetti, egno ante ione getti

pazi, e as-

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sociazioni e per creare luoghi di incontro sul territorio; • Promozione del volontariato: consulenza e sostegno per iniziative realizzate dalle singole associazioni e in collaborazione con esse per diffondere la cultura della solidarietà. Promozione del volontariato fra i giovani con attività di sensibilizzazione, anche nelle scuole; • Comunicazione: consulenza e collaborazione per facilitare l’accesso ai media e promuovere le iniziative delle associazioni; realizzazione di campagne di comunicazione per il volontariato. Le migliori esperienze innovative realizzate dalla rete dei CSV per lo sviluppo del volontariato sono raccolte nel “Catalogo 2012. Le buone prassi dei CSV per la promozione del volontariato e del bene comune”.

Ore 9:00 La realtà attraversa il “dato” • Il volontariato ed il cambiamento: dalle storie esemplari ai profili statistici • Nereo Zamaro, Dirigente del Servizio Coordinamento e sviluppo del Sistema statistico nazionale (Istat) Ore 10:00 I giacimenti dei CSV e le loro potenzialità • “Passi e Prassi”: le potenzialità dei CSV - Roberto Museo, Direttore CSVnet Ore 11:00 Assumere la responsabilità del cambiamento • Confronto condotto da Francesca Danese, Vicepresidente CSVnet: • Pietro Barbieri, Portavoce Forum Nazionale del Terzo Settore • Emma Cavallaro, Presidente Conferenza Permanente delle Associazioni Federazioni e Reti di Volontariato (ConVol) • Silvia Conforti, Rappresentante dei volontari del Servizio Civile Nazionale

Ore 9:00 Verso il nuovo patto tra CSV • Restituzione del lavoro dei gruppi - Luigino Vallet, Consigliere delegato CSVnet

Ore 16:30 (sessioni parallele) Condividere e valorizzare le prassi di lavoro: il giacimento nei CSV Gruppi di lavoro a partire dalle prassi raccolte nel Catalogo 2012 e successivi aggiornamenti (i gruppi sono accompagnati da un facilitatore, un memorizzatore e da uno dei curatori del Catalogo 2012 Ore 16:30 (sessioni parallele) “I rappresentanti del volontariato nei Comitati di Gestione” Seminario di riflessione con i rappresentanti del Volontariato nei Comitati di Gestione, realizzato in collaborazione con la Consulta Nazionale dei Co.Ge, il Forum Nazionale del Terzo Settore e la sua Consulta del Volontariato e Conferenza Permanente delle Associazioni Federazioni e Reti di Volontariato (ConVol). Ore 18:30 (Iniziativa aperta al territorio) Il Bando Reti 2013 della Fondazione CON IL SUD • Le prospettive dopo gli esiti dei bandi “Perequazione Sud” e dei bandi Reti 2010 - 2011 della Fondazione CON IL SUD • Carlo Borgomeo, Presidente Fondazione CON IL SUD • Giorgio Sordelli, Referente progettazione di CSVnet

• Massimo Giusti, Presidente della Commissione Volontariato, CSV, servizi alla persona dell’ACRI • Eva Hambach, Presidente European Volunteer Centre (CEV) • Edo Patriarca, Presidente Istituto Italiano della Donazione (IID) e Presidente Centro Nazionale per il Volontariato (CNV) • Stefano Tabò, Presidente CSVnet • Carlo Vimercati, Presidente Consulta Nazionale dei Comitati di Gestione (Co.Ge) Ore 15:00 (sessioni parallele) Buone Prassi per muovere il Lungo Passo Prosecuzione dei gruppi di lavoro, alla luce delle priorità indicate nel documento di CSVnet “Il lungo passo: Identità, Dimensionamento, Livelli decisionali e Perimetro”. Ore 15:00 (sessioni parallele) La lettura del contesto socio economico contemporaneo Seminario per la redazione di un testo di riferimento dedicato alle prospettive e le strategie dei CSV e di CSVnet

• Dibattito - Luciano Squillaci, Vicepresidente CSVnet • Conclusioni - Stefano Tabò, Presidente CSVnet Ore 11:30 – 13:00 Assemblea dei soci CSVnet

È prevista la presenza del Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, Massimo Bray, e di Elena Gentile, Assessore Welfare e Sanità Regione Puglia


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POVERTÀ

LA SOLIDARIETÀ FA CENTRO, E RISPONDE AL DISAGIO N

Sono circa 4mila i cittadini leccesi che ad oggi hanno usufruito dei servizi dell’Emporio promosso dalla Comunità Emmanuel. Un punto di riferimento per arginare la povertà

el mare sempre più sconfinato della povertà e della crisi economico-sociale che investe l’intero territorio nazionale - e il Mezzogiorno in modo più marcato - l’Emporio della Solidarietà di via della Ferrandina a Lecce è una goccia preziosissima che punta a dare una prima risposta al bisogno. Un progetto, promosso e avviato nel 2010 dalla Comunità Emmanuel insieme a Caritas diocesana, Comune e Provincia di Lecce, che presentando il bilancio sociale del 2012 dà conto dei propri sforzi e risultati, e si prepara a raccogliere sfide ancora più grandi. “I servizi offerti dall’Emporio non sono rivolti all’assistenza delle povertà definite ‘croniche’ – si legge nel bilancio sociale – ma al contrasto delle ‘nuove povertà’ figlie della crisi socio-economica degli ultimi anni”. Ed è tutta qui infatti la missione dell’Emporio: sostenere i nuclei familiari in difficoltà, che non riescono con le risorse proprie a raggiungere la terza-quarta settimana del mese, evitando che scivolino in una situazione di disperazione e povertà cronica. Un aiuto che si concretizza con l’erogazione, alle persone in stato di comprovato bisogno, di una card gratuita con un determinato credito di spesa per l’acquisto presso l’Emporio di generi alimentari di prima necessità. Nel corso del 2012 sono stati somministrati circa 115mila kg di prodotti - tra cui in maggioranza pasta e riso, latte, biscotti – alimenti di cui hanno beneficiato poco più di mille famiglie, corrispondenti a circa quattromila persone. Un lavoro che consente di proporre alle famiglie percorsi di promozione differenziati, evitando l’assistenzialismo

fine a se stesso, e di recuperare gli sprechi alimentari della grande distribuzione razionalizzando le risorse disponibili. Un risultato raggiunto grazie ad una costante attività sul territorio per costruire una rete di solidarietà intorno al progetto, animata non solo dai soggetti istituzionali ma anche dalle aziende locali, dalle scuole, dai cittadini salentini e tante persone di buona volontà. Nel 2012 se il 52% delle entrate dell’Emporio è arrivato dal contributo istituzionale di Comune e Provincia di Lecce, un buon 33% è stato frutto delle aziende partners dell’iniziativa, Banca Popolare Pugliese, Biosud, Ecomet, Fices e Svic. E un significativo, anche se non particolarmente consistente, 13%, è maturato grazie ad una preziosa attività di raccolta fondi. Fondamentale per l’avvio e la buona riuscita del progetto è stata anche l’intesa con il Banco delle

Opere di Carità di Puglia, da cui nel 2012 è arrivato ben il 76% dei prodotti distribuiti dall’Emporio, in gran parte di provenienza dalla Comunità Europea attraverso l’Agea, Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Un discreto 20% dei prodotti è stato reperito attraverso le raccolte alimentari, occasione in cui la cittadinanza è chiamata a raccolta per donare quel poco comunque significativo. Decisamente scarse invece, per un complessivo 2,6%, le offerte provenienti dagli imprenditori della filiera agroalimentare che – come sottolinea il bilancio sociale – in molti casi non conoscono i vantaggi fiscali che potrebbero ottenere offrendo prodotti prossimi alla scadenza. Ma, in ogni caso, questo reticolo di soggetti, competenze, collettività, è riuscito a tendere una mano a nuclei familiari precedentemente non toccati dalla crisi economica, spesso monoreddito, con uno o più figli, senza stipendio o in condizioni di precarietà lavorativa che non consentono una certa stabilità economica. E’ significativa, in questo senso, la fotografia scattata dal bilancio sociale: se circa il 65% delle famiglie che hanno avuto accesso all’Emporio è costituito da disoccupati, anche un buon 16% è composto da dipendenti e un altrettanto 14% da pensionati tra i 65 e i 75 anni. Indici di problematiche profonde che non si esauriscono con la conquista di un impiego o di una pensione in molti casi insufficienti. Ben l’85% delle famiglie che hanno accesso all’Emporio, nel 65% dei casi residenti a Lecce, ha più di un componente e ben il 64% gode di un reddito minore o uguale a 5mila euro.

“FARE FRONTE COMUNE, PER INNESCARE UN CAMBIAMENTO”

L’aiuto offerto dall’Emporio non è di per sé sufficiente senza politiche di ampio respiro. La sfida di un’agenzia per il microcredito

E’ come se avessimo di fronte una comunità malata, per cui non è stata ancora trovata la cura giusta”. Così Daniele Ferrocino, Vice Presidente della Comunità Emmanuel, traccia un proprio personale bilancio del primo periodo di attività dell’Emporio, con la soddisfazione ma al tempo stesso il rammarico di aver avuto l’intuizione giusta, di dover accogliere un bisogno che ad oggi ha visto coinvolte circa 4mila persone. “E il numero dei poveri cresce – sottolinea – nulla ci fa pensare che andranno a diminuire. Le politiche, che al momento non funzionano, quando daranno dei risultati? Ecco perché c’è ancora più bisogno di fare fronte comune”. Il problema che emerge dal bilancio dell’Emporio, al fondo della questione, è che fornire per un periodo limitato generi di prima necessità è una prima risposta, ma insufficiente e parziale, che non riesce ad incidere alla radice dei fenomeni dell’impoverimento e dell’ampliarsi delle aree del bisogno e del disagio economico. Se, contemporaneamente, non vengono promosse le condizioni per creare occasioni di lavoro, durature nel tempo, i problemi rischiano di rimanere irrisolti. “Sono nel pieno delle forze, voglio lavorare, arrivare a casa stanco, perché solo se posso pagare l’affitto e comprare da mangiare per la famiglia mi sento vivo”, si legge nel bilancio, che ha raccolto anche storie di vita dei clienti dell’Emporio. E ancora: “Vengo all’Emporio una volta a settimana, prendo pasta, riso, latte e biscotti. Le commesse ci aiutano senza giudicare”, “Mi serve un piccolo lavoro, poi potrò risollevarmi e fare la spesa da sola”. L’impegno di chi lavora alla gestione e al funzionamento del progetto, gestendo lo istanze di accesso all’Emporio fino all’erogazione della card, “è quello di analizzare i diritti negati – continua Maria

Linciano, responsabile del front office abilitato a ricevere le domande presso il Caf di Lecce - . Ci sono persone che hanno acceso un mutuo, poi hanno perso il lavoro e non riescono a pagare. Noi cerchiamo di dare tutte le indicazioni affinchè non cadano nel baratro”. In questa logica nascono le nuove sfide, che partendo dall’esperienza dell’Emporio, si propongono di allargare il raggio di azione e l’efficacia delle risposte, “con l’auspicio di tradurre la carità in educazione alla verità, alla giustizia, alla libertà”, afferma con forza don Attilio Mesagne, direttore della Caritas diocesana di Lecce. L’obiettivo che sta maturando è dunque quello di dare vita a Lecce ad una agenzia per il microcredito, per far sì che il credito raggiunga più facilmente proprio coloro che ne hanno più bisogno. Il progetto dell’agenzia, da sviluppare insieme a Banca Popolare Pugliese, Comune e Provincia di Lecce, vorrebbe essere uno strumento per erogare piccoli prestiti, a favore delle famiglie servite dall’Emporio ma anche di singoli individui che intendano avviare piccole attività produttive, aiutandoli così a inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro. “In molti casi – precisa il bilancio sociale – favorire l’autoimprenditorialità e la realizzazione di micro interventi artigianali, calibrati sulle caratteristiche specifiche di singole persone, può costituire un primo argine alla dilagante disoccupazione e precarietà”. E se da un progetto ne nasce un altro, vuol dire che appare centrato in pieno il senso dell’Emporio come, scrive Ferrocino sul bilancio sociale, “espressione di una collettività che, nonostante tutte le difficoltà economiche e sociali, ha saputo far fronte comune per venire incontro alle esigenze dei più deboli e fragili”. Sara Mannocci


POVERTÀ

UNA CITTÀ INVISIBILE: LA CARICA DEI 50.000

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Una ricerca Istat (la prima in Italia) restituisce il quadro dei senza fissa dimora

l Comune di Bologna, in collaborazione con l’Istituto per la Ricerca Sociale (IRS), ha presentato lo scorso 12 aprile a Bologna “Piazze grandi: Gli interventi dei grandi Comuni per le persone in strada”. Tra le altre, è stata l’occasione per presentare i risultati della ricerca sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema, realizzata dall’Istat, il Ministero delle Politiche Sociali, la Fio.PSD e la Caritas italiana. I dati emersi nella rilevazione sono molto interessanti non solo perché consentono, per la prima volta in Italia, di tracciare un quadro generale del fenomeno, ma soprattutto perché permettono di rispondere finalmente ad alcune domande che da sempre ci poniamo rispetto alle persone senza fissa dimora: Quanti sono gli homeless? Le persone senza dimora che, nei mesi di novembre-dicembre 2011, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l’indagine sono stimate in 47.648 (0,2% dell’intera popolazione residente): la popolazione di un centro medio-grande di qualsiasi regione italiane, quasi un paese intero invisibile che vive per strada. Vivono nelle grandi città del Nord (27.818) molto più che in quelle del Centro (10.878) o al Sud (8.952). Milano è infatti la capitale italiana della homelessness: ha 13.115 senza dimora, l’1% della popolazione metropolitana (Roma è seconda con

7.827 persone; Palermo è terza con 3.829). Chi sono i senza fissa dimora? Sono perlopiù uomini (87% - che purtuttavia significa che ci sono oltre 6mila donne che vivono in strada in Italia) e sono giovani (l’età media è 42,2 anni). Stranieri e Italiani quasi si equivalgono: gli stranieri sono infatti il 59,4% del totale. La mancanza di titolo di studio conta: due terzi hanno conseguito al massimo la licenza media inferiore e quasi il 10% non ha titoli di studio ed è analfabeta o quasi… ma non per gli stranieri: quasi il 10% degli homeless stranieri presenti in Italia è laureato, il 43,1% ha un diploma di scuola media superiore. La permanenza nello stato di grave emarginazione è lunga, specie per gli italiani: 2,5 anni. Prima una dimora l’avevano in molti (63,9%), solo il

7,5% non ne ha mai avuto una. L’emarginazione degli stranieri è differente: sono in media più giovani, hanno un titolo di studio più elevato, vivono da meno tempo come homeless e l’80% di loro lo è diventato qui. Le persone senza dimora non sono asociali: solo il 9,3% ha difficoltà ad interagire con gli altri. Sopravvivono con nulla e con dignità: il 65% delle persone senza dimora vive senza alcuna fonte di reddito ma solo il 7% chiede l’elemosina, perché manca il lavoro, non la capacità o la volontà di lavorare: il 28,3% delle persone senza dimora in Italia ha un lavoro, quasi sempre precario o saltuario e a bassa qualifica per circa 13 giorni al mese, e guadagna in media 347 euro al mese. Perché sono in questa condizione? La perdita di un lavoro si configura come uno degli eventi più rilevanti del percorso (61,9%), insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli (59,5%) e, con un peso più contenuto, alle cattive condizioni di salute (16,2%). A conferma della multifattorialità del fenomeno, sono una minoranza coloro che non hanno vissuto questi eventi o che ne hanno vissuto uno solo. Solo le mense sembrano accessibili: accede alle mense il 90%, ai dormitori solo il 35%. La salute è un diritto praticamente negato: il 20% ha gravi problemi di salute ma solo il 54,7% ha incontrato un medico negli ultimi 12 mesi. Emanuele Pepe

L’EURO DIVIDENDO COME MISURA DI CONTRASTO ALLA POVERTÀ

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L’ambiziosa proposta di Reddito Minimo amplia ed arricchisce anche il dibattito italiano

l tema della povertà è centrale nel dibattito pubblico in questi mesi. Le statistiche ufficiali parlano di più 8 milioni di poveri in Italia (per lo più al sud) e di almeno altri 5 milioni in condizioni di “fragilità” che possono piombare nella spirale perversa dell’esclusione sociale. Un termine, quest’ultimo, non usato casualmente visto che riesce meglio a descrivere il fenomeno cui siamo di fronte. La povertà è sempre più, infatti, fenomeno multidimensionale che tocca ed abbraccia diverse sfere della vita quotidiana di un individuo: lavoro, salute, cultura, istruzione, partecipazione, ecc.. Sempre più spesso, a seguito di “microfratture” della quotidianità (perdita del lavoro, morte di un congiunto, malattia invalidante, ecc.), interi nuclei familiari scivolano ai margini della propria comunità rimanendo esclusi non solo economicamente ma anche e soprattutto a livello socioculturale. Uno scenario ancor più tetro in un momento di crisi economica quale quello che stiamo vivendo. Da un lato si riduce sempre più la “rete” di protezione sociale (si taglia la spesa sul welfare) dall’altro, contemporaneamente, si determinano

in numero sempre maggiore quelle “microfratture” di cui si diceva prima che spingono sempre più persone in situazione di povertà economica ed esclusione. Proprio su questo si è tenuta, a Parigi, un’interessante conferenza (la quinta quinta European Public Policy Conference – EPPC) centrata sul tema “Breaking the Cycle: Rethinking Poverty in the Developed World”. I partecipanti, chiamati a ripensare la povertà, e le relative politiche di contrasto, nei Paesi sviluppati, si sono interrogati in particolare su tre aree tematiche: “Reconfiguring Poverty” (ci si è confrontanti su una possibile ridefinizione della povertà e dei relativi indicatori considerando la costante evoluzione del concetto), “Challenging existing policies” (il confronto è stato incentrato sull’efficacia delle politiche attuali, quasi esclusivamente monetarie sganciate da ogni logica di presa in carico), “Breaking the cycle” (area tematica di collegamento fra le precedenti finalizzata ad ispirare politiche in grado di rompere il ciclo della povertà). Sul concetto di “rottura della spirale perversa” val la pena soffermarsi maggiormente. Come una comunità

può tentare di “spezzare” tali circoli viziosi di emarginazione ed esclusione? Su questo è emersa una proposta interessante dall’appuntamento parigino. Si tratta di una sorta di “reddito minimo” definito ed applicato su base europea che abbia le caratteristiche di: individualità, universalità ed indipendenza dal lavoro; tutti elementi che dovrebbero conferirgli una maggiore efficacia. Infatti, per esempio, essendo su base individuale diventerebbe indipendente dalla situazione familiare, in quanto universale, poi, eviterebbe problemi di stigmatizzazione non richiedendo particolari procedure di attivazione. Su questo schema si innesta quello che è stato denominato Euro dividendo che secondo l’idea dello studioso che lo propone (Van Parijs) dovrebbe essere appunto un modesto basic income pagato a tutti gli individui legalmente residenti in Unione Europea, interamente finanziato da quest’ultima attraverso gli Stati Membri ed erogato centralmente dall’Unione. L’utilità dell’Euro dividendo deriva dal fatto che può diventare uno strumento automatico di redistribuzione

del reddito e del benessere e dunque un potenziale catalizzatore di coesione. In secondo luogo, i trasferimenti transnazionali operano come stabilizzatori della popolazione perché, rendendo più omogenea la distribuzione delle risorse, abbassano la necessità di emigrazione interna fra i Paesi dell’Unione. I benefici sembrerebbero numerosi: maggiore equità; maggiore adattabilità alla flessibilità nei rapporti familiari, di studio e lavoro; disponibilità di un ammortizzatore sociale contro le citate “microfratture”; offerta di un reddito modesto ma sicuro, diminuzione del senso di rischio ed aumento della coesione sociale. È evidente che si tratta di una misura ambiziosa, ma lo stimolo che offre in termini di riflessione ed approfondimento è interessante. Calare, infatti, la proposta nel nostro contesto nazionale e dare uno sguardo allo stato dell’arte del dibattito italiano (ormai decisamente maturo e pronto a concepire una proposta concreta di policy) è un tema interessante su cui diamo appuntamento ai lettori sui prossimi numeri di Volontariato Salento. Emanuele Università


AMBIENTE

BANDIERE BLU: IL SALENTO PRIMEGGIA IN PUGLIA I

l 14 maggio si è svolta a Roma la cerimonia per l’assegnazione delle Bandiere Blu 2013. Sono 248 le spiagge che hanno ricevuto l’importante riconoscimento, due in più rispetto all’anno precedente. L’organismo incaricato dell’assegnazione è la FEE, Fondazione per l’Educazione Ambientale, un’organizzazione internazionale non governativa che ha come mission la diffusione delle buone pratiche ambientali, attraverso molteplici attività di educazione, formazione e informazione per la sostenibilità. La Bandiera Blu è un riconoscimento internazionale istituito nel 1987, anno europeo dell’ambiente, che viene assegnato ogni anno in 41

Ma non è tutto oro quel che luce

paesi. L’obiettivo principale è promuovere nei Comuni rivieraschi una conduzione sostenibile del territorio. La qualità delle acque di balneazione è un criterio imperativo ma non esclusivo. Tra gli altri presi in esame si trovano anche: la depurazione delle acque reflue, la gestione dei rifiuti, la regolamentazione del traffico veicolare, la sicurezza ed i servizi in spiaggia. In Puglia si riconfermano 10 spiagge Bandiere Blu, di cui ben 4 in Salento: Otranto, Melendugno, Salve e Castro. “La riconferma per il 2013 ai comuni di Castro, Melendugno, Otranto e Salve della “Bandiera Blu d’Europa” – si legge sulla pagina fa-

cebook del presidente della Provincia Antonio Gabellone – è il giusto riconoscimento per il rispetto di precisi criteri qualitativi richiesti ai comuni rivieraschi e rappresenta il meritato risultato positivo per un lavoro svolto da tutte le amministrazioni locali e dalla provincia di Lecce, in prima linea in tema di tutela del territorio, turismo sostenibile e accoglienza turistica. Materie in cui il nostro Salento continua a primeggiare, primo territorio della Puglia per ospitalità e flussi turistici, oramai meta delle vacanze di tutti, dagli italiani agli extra-europei”. Immediata la replica del Comitato NO TAP che coglie l’occasione

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dell’assegnazione delle Bandiere Blu per chiedere a Gabellone di prendere una posizione sui progetti di mega gasdotto TAP e Poseidon che approdano in due delle cittadine premiate per il loro lavoro nel campo ambientale e turistico, rispettivamente Melendugno e Otranto. I NO TAP ricordano che “la natura industriale delle due opere mal si concilia con le località appena premiate”. “In virtù del lavoro fin ora svolto, dei lauti investimenti messi in campo, e dei lusinghieri risultati ottenuti – continuano i NO TAP – vi chiediamo di opporvi come già hanno fatto la regione e tutti i comuni interessati”. Alice Mi

PER UNA PROGRAMMAZIONE APERTA AGLI SPAZI DI INDECISIONE

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Dagli Incontri del Terzo Luogo tre proposte per superare la progettazione partecipata

La sfida è quella di portare l’indecisione all’interno della pianificazione territoriale e sollecitare la pubblica amministrazione ad aprire spazi di libertà». Con queste parole Michele Bee delle Manifatture Knos racconta la sfida degli “Incontri del terzo luogo”, un percorso di riflessione che da novembre 2012 ad aprile 2013 ha animato lo spazio cittadino. Incontri e laboratori partecipati alle scoperta dei luoghi attraverso lo sguardo del “terzo luogo” e del “terzo paesaggio” del filosofo e giardiniere francese Gillès Clement insieme ad associazioni e liberi cittadini che hanno partecipato ai workshop. Un percorso che vuole superare la progettazione partecipata e fare in modo che la cittadinanza attiva diventi “invisibile” nel processo di riappropriazione degli spazi da parte dei suoi abitanti. «L’intento – continua Bee – è quello di creare le condizioni

necessarie affinchè questo accada, in maniera spontanea e naturale, sposando il pensiero di Gillès Clement, aperto all’indecisione quale possibilità». Gli “Incontri del Terzo Luogo” sono stati anche l’occasione per discutere del nuovo Pug che la città di Lecce sta per mettere in piedi: uno strumento di pianificazione che potrebbe aprirsi agli spazi dell’indecisione, invece di dover assegnare a ogni tassello un ruolo. Al centro dei workshop attivati alle Manifatture Knos, tre luoghi in cui sperimentare l’idea di terzo paesaggio e terzo luogo: le cave di Borgo San Nicola, gli spazi esterni delle Manifatture Knos e la marina di San Cataldo. Le esplorazioni di questi mesi hanno portato all’elaborazione di tre proposte di intervento, presentate agli amministratori locali nel corso della giornata finale del progetto il 27 aprile. La discussione sulle marine di San Cataldo,

un luogo confuso e che oggi rischia l’iper-programmazione, si è sviluppata sulla necessità di una “rivalutazione” attraverso un’espansione della naturalità quale elemento attrattore, mantenendo degli “spazi di indecisione” in cui accogliere l’imprevisto. La visione scelta è quella della costa profonda, un bene comune quale luogo di riconciliazione tra uomo e natura. Il progetto sulle Cave di Borgo San Nicola, invece, si è orientato sulla ricostruzione dei legami tra la città e il borgo, sulla comunicazione tra carcere e città, sulla messa in sicurezza dei luoghi e sulla costruzione di fattori di economia solidale grazie al coinvolgimento degli abitanti. Gli spazi esterni del Knos, infine, è diventato il luogo delle possibilità. Tra le proposte avanzate, quella della realizzazione di un parco-giardino per grandi e adulti. Lara Esposito

UNA MAPPATURA ECOLOGICA DEL TERRITORIO

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Il formicaio lancia un appello alle associazioni per conoscersi e mettersi in rete

ncontrarsi, proporre soluzioni e costruire insieme una rete sostenibile per il territorio. È con questo intento che “Il formicaio”, gruppo spontaneo attivo nella costruzione di una cultura della tutela dell’ambiente e alla diffusione di valori di sostenibilità economica e sociale, ha lanciato il progetto “Soluzioni dal basso”, iniziativa supportata nell’ambito del programma europeo “Youth in action”. Il progetto vuole lavorare sui temi della mobilità sostenibile, agricoltura e alimentazione, clima ed energia e interazione sociale attraverso modalità innovative, di scambio informale e approfondimento dal basso. L’iniziativa mira a rafforzare alcune delle attività già avviate dall’associazione come il “Bazar del dono”, in cui è possibile donare e scambiare oggetti usati, prendere qualcosa senza necessariamente lasciare altro in cambio e promuovere, così, la cultura del dono come buona pratica di sostenibilità ambientale che valorizzi e accresca la sensibilità ecologica e solidale nella società. Il progetto, inoltre, propone la realizzazione di alcune “Soluzioni dal basso” come i “Word cafè” e una serie di seminari strutturati come incontri informali di persone sui temi caldi del progetto. Novità assoluta, una mappatura delle realtà che sul territorio si impegnano nell’ambito della sostenibilità economica,

sociale e ambientale. Si tratta di un portale internet ed un infopoint che diventa un mezzo per diffondere tutta la passione e le conoscenze che ciascuno mette in campo ogni giorno per far crescere sul territorio le buone pratiche ambientali ed il rispetto per la natura, limitando e riducendo la propria impronta ecologica. Per questo motivo, i volontari de “Il formicaio” hanno lanciato un appello a tutte le associazioni, i comitati, le imprese e i singoli cittadini che operano in questo senso, a mettersi in contatto con loro attraverso il sito www. ilformicaio.eu. «Vi chiediamo una testimonianza – si legge nell’appello – raccontateci qualcosa di voi, raccontateci l’originalità del vostro approccio alla questione ambientale ed il percorso che avete intrapreso e che volete far scoprire agli altri!». L’intento è soprattutto quello di incontrarsi, scambiare opinioni ed esperienze e da qui partire per l’elaborazione di nuove proposte e iniziative condivise. Per promuovere l’iniziativa, i volontari de “Il formicaio” saranno presenti ogni giovedì pomeriggio al parco Baden Powell di Lecce con un Info point itinerante. La mappatura delle realtà ecocompatibili del Salento sarà poi presentata sul portale nazionale www.ilcambiamento.it. L.E.


AMBIENTE

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BUONGIORNO TARANTO!

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Un film documentario e un videoblog per raccontare le storie della città più avvelenata d’Italia

on è un semplice film, ma è un progetto di racconto attraverso immagini, suoni e parole della città più avvelenata d’Europa. È “Buongiorno Taranto”, documentario in fase di realizzazione con la regia di Paolo Pisanelli prodotto dalla cooperativa leccese Big Sur, laboratorio di comunicazione da sempre attento alle tematiche sociali, e dell’associazione OfficinaVisioni con il sostegno dell’Apulia Film Commission. È un viaggio attraverso le tensioni e le passioni della città dei due mari, immersa in una nuvola di smog e segnata da un profondo conflitto tra salute e lavoro, tutela dell’ambiente e ricatto occupazionale. La città dell’Ilva, infatti, a luglio 2012 si risveglia da un torpore durato diversi decenni: la magistratura di Taranto ordina il sequestro e il blocco delle lavorazioni in alcune aree dell’impianto siderurgico con l’accusa di disastro ambientale. É proprio in questa fase che nasce il progetto di “Buongiorno Taranto” che comprende

la realizzazione del film e di un videoblog (www.buongiornotaranto.it) per raccontare le storie di una città divisa e ricattata. Un viaggio alla ricerca delle bellezza sommersa o perduta per curare i luoghi attraverso lo sguardo, le parole e la musica e per promuovere la partecipazione attiva alle trasforma-

zioni in corso. «Per noi – commenta il regista Paolo Pisanelli e socio della cooperativa Big Sur – filmare un territorio vuol dire anche curarlo. Il film diventa uno spazio da abitare per chi non ha casa o vive in territori inospitali, avvelenati. L’esperienza cinematografica è una miccia che innesca un rapporto

complesso e intenso con le associazioni e con tutti quelli che volontariamente si prendono cura dei luoghi della città che si racconta. Come già è successo con “Ju tarramutu”, questo rapporto non finisce con la realizzazione del documentario ma prosegue nel tempo perchè i filmaker si trasformano in sentinelle del territorio. Da questa esperienza, infatti, è nato “Aquilane.Voci e visioni da una città dispersa”, un’esperienza di cine-teatro nata in collaborazione con l’associazione “Animamersa” in cui si racconta dal punto di vista delle donne aquilane sulla città». “Buongiorno Taranto” è un’esperienza costruita anche grazie all’incontro con le numerose realtà che operano sul territorio: associazioni, comitati e liberi cittadini che si stanno facendo portavoci di un percorso di cambiamento per costruire insieme una città diversa. Il film è una produzione dal basso: per sostenere il progetto è possibile acquistare una quota sul sito www.produzionidalbasso.com. Lara Esposito

LA TELA PIU’ LUNGA DEL MONDO: ARTE E AMBIENTE PROTAGONISTI A LECCE

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na domenica dedicata all’arte, allo sport e al rispetto dell’ambiente. Il 12 maggio le automobili sono rimaste in garage, grazie al blocco del traffico indetto per questa domenica speciale, e molti leccesi, ma non solo, hanno preso la bici per raggiungere il centro, dove, le iniziative sono state tante: dalla terza edizione della Mezza Maratona nazionale, al corteo di “Bimbinbici” e la “Tela più lunga del mondo. Estemporanea d’arte sull’ambiente”. Un’idea, quest’ultima, nata dall’associazione Menti Calde, nella figura del presidente Marcello Quarta e dall’assessore alle Politiche Ambientali Andrea Guido. Una tela da guinness che, con i suoi circa 400 metri di lunghezza, ha coperto un’area che va approssimativamente da piazza Santo Oronzo, scenario principale dell’iniziativa, a Porta San Biagio. Impegnativo, dunque, il lavoro di pittura che ha coinvolto tutti gli “artisti per un giorno” accorsi in piazza per partecipare alla decorazione della tela, donata per l’occasione da AXA servizi ambientali. Dopo le operazioni preliminari di iscrizione dei partecipanti, alle nove l’apertura dei “lavori” che hanno visto la partecipazione di molti tra giovani e meno giovani, artisti e gente comune, tutti desiderosi di mettere la propria firma sulla tela e contribuire allo spirito dell’iniziativa esprimendo con l’arte, l’amore e il rispetto per l’ambiente.

A chiusura dei lavori, intorno alle ore venti, la tela è stata ritagliata e le varie parti donate, in cambio di un piccolo contributo in denaro, a tutte le persone desiderose di portare a casa un ricordo di questa giornata. Il ricavato è stato devoluto al Canile Sanitario di Lecce, all’associazione Menti Calde, all’associazione Idume e a Legambiente di Lecce. L’obiettivo della manifestazione è stato sensibilizzare tutti al rispetto dell’ambiente e, dunque, lo spirito dell’iniziativa non è stato quello di una competizione, ma una dimostrazione di come l’amore per la natura che ci circonda, unito alla passione per l’arte rappresentino un futuro possibile e desiderabile per la nostra terra. Un’iniziativa nata anche in vista della candidatura di Lecce a Capitale europea della cultura 2019. Dove per cultura non si intende solo spettacolo e intrattenimento ma, come la radice stessa della parola suggerisce (dal verbo latino còlere che significa coltivare), tutto ciò che riguarda il rispetto per l’ambiente, il nostro particolarmente ricco di preziose biodiversità, la qualità della vita e dei beni culturali in esso presenti. Alice Mi

DA DICEMBRE BANDO AI PESTICIDI DANNOSI PER LE API

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’importanza delle api nell’ecosistema mondiale è fondamentale. Lo sanno anche i ricercatori della tedesca Bayer ma nonostante ciò continuano a produrre pesticidi sempre di nuova generazione che provocano la forte moria di questi insetti. Gli apicoltori del sud della Germania affermano che lo scorso anno hanno perso i due terzi dei loro insetti e in alcuni casi tutti gli alveari. Il problema non è però solo tedesco: gli insetticidi sono usati per proteggere principalmente la produzione di barbabietole e mais, poi esportati in tutta Europa. Essi si diffondono dal seme alla pianta, arrivando così dal polline al nettare e danneggiando insetti come le api. Le vendite dei pesticidi portano alle casse della Bayer un ricavato pari a 800 milioni di euro ed è questa la ragione di tanta opposizione al divieto di uso dei pesticidi neonicotinoidi. La mul-

Italia dalla parte di Bayer e Syngenta

tinazionale svizzera Syngenta ha perfino minacciato di trascinare in tribunale i funzionari dell’Efsa, l’agenzia dell’Ue per la sicurezza alimentare, che hanno esplicitamente dichiarato: “L’Efsa accerta rischi da neonicotinoidi per le api”. La Commissione aveva proposto il divieto a gennaio 2012, dopo che gli scienziati Ue hanno evidenziato come queste sostanze chimiche rappresentino un rischio grave per le api da miele, che impollinano molte delle colture europee, cioè un terzo dei raccolti. A fine aprile solo quindici paesi dell’Unione hanno votato a favore dell’eliminazione dell’uso di questi pesticidi, ma non è stata raggiunta la maggioranza necessaria. Otto i paesi contrari, tra cui l’Italia. È stata quindi la Commissione Europea a decidere di ridurre temporaneamente l’uso dei neonicotinoidi a partire da dicembre 2013. È solo una sospensione

temporanea della durata di due anni e poi si riesaminerà la questione. Il divieto sarà applicato all’uso dei neonicotinoidi su tutte le colture, ad eccezione dei cereali invernali e delle piante che non attraggono le api. Nel comunicato stampa della Commissione europea non viene però esplicitato quali siano le colture che attirano le api, né quali saranno i limiti posti all’uso reale dei pesticidi. Come spiega Roger Waite, portavoce della Commissione europea responsabile all’Agricoltura, «formalmente la decisione sarà presa solo tra qualche settimana, per questioni pratiche come la traduzione dei documenti, ma politicamente si è deciso di adottare la proposta che impedisce l’uso di questi pesticidi dal primo dicembre». S.B.D.A.


WELFARE

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ECCO IL PROFILO DEL VOLONTARIO ITALIANO

Giovane e insoddisfatto della politica: dall’indagine della Fondazione volontariato e del Centro nazionale volontariato

Dall’11 al 14 aprile si è svolto a Lucca il Festival del volontariato, quattro giorni di convegni, manifestazioni sportive e incontri con personaggi noti per discutere e riflettere sul ruolo del volontariato in Italia. Un appuntamento arrivato alla sua terza edizione e che quest’anno ha registrato circa 23mila presenze. La manifestazione non poteva che iniziare con un incontro particolare durante il quale si è fatto un identikit del volontario, che stando ai risultati di un’indagine proposta dalla Fondazione volontariato e partecipazione e dal Centro nazionale volontariato, risulta essere giovane e insoddisfatto della politica. Otto presidenti di associazioni su dieci non sono contenti delle politiche nazionali attuate nell’ultimo anno nel campo del volontariato, mentre il 54% non è soddisfatto neppure delle politiche attuate dalle amministrazio-

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ni locali. Il campione preso in esame per la ricerca è stato scelto per aree geografiche e di settore di interesse di 1.901 associazioni estratte dall’universo di tutte quelle iscritte ai registri regionali e provinciali. C’è da fare un piccolo appunto: le valutazioni sulla politica cambiano in base al territorio, infatti, i presidenti delle associazioni nel Nord-Ovest e nel Nord-Est mostrano livelli di soddisfazione più alti (superiori al 50 per cento), al contrario la fiducia per la politica locale crolla al Sud al di sotto del 30 per cento. Per quanto riguarda le politiche nazionali, a parte qualche variazione registrata nel Nord Ovest, i presidenti delle organizzazioni di volontariato di tutta Italia sono concordi nel non essere soddisfatti. L’insoddisfazione è più alta nei settori: ambiente, beni culturali e sociale. Il volontariato è giovane e capace di rigenerarsi: il 72,3 per cento delle

organizzazioni ha meno di 26 anni e il 42 per cento è nato dopo il 1995. Dai dati raccolti risulta che quasi i due terzi del campione di organizzazioni di volontariato risulta fondato nei venti anni che vanno dal 1987 al 2006. Oltre 4 organizzazioni di volontariato su 10 (42,6 per cento) sono state fondate dopo il 1995. Hanno cioè, a fine 2011, non più di 16 anni di vita. Più dell’81 per cento di esse sono nate dall’iniziativa spontanea di un gruppo di persone. Le organizzazioni di volontariato internazionale e dei beni ambientali sono le più giovani: le prime hanno in media 15 anni e le seconde 16 anni. Oltre il 50% di quelle operanti nel volontariato internazionale e nell’ambiente sono state fondate dopo il 1996. Di contro le associazioni più “anziane” sono nell’ordine quelle del Sanitario (in media hanno 33 anni), del Sociosanitario (26) e della Protezione civi-

PER USCIRE DALLA CRISI

asta aver meno, per ridurre e semplificare? Potrebbe bastare per venir fuori dalla crisi, parola ardua che dice tutto e niente? Oggi si fatica ad analizzare quel che tra un decennio sarà chiaro: stare nelle cose, si sa, significa non trovare le parole per parlarne. Che genere di crisi è quella attuale? È il solito mondo diviso in due, tra chi mangia e chi no? Se oggi anche i ricchi piangono è perché la dura legge di una economia fondata su presupposti solo marginalmente razionali, (sostanzialmente iniqui), colpisce chiunque. Per essere netti, è in atto una violentissima crisi di sistema: materiale e morale. Basta aver meno, dunque? Sì, purché si faccia in condivisione di mezzi e creatività d’intelletto. I volontari intervengono dove perfino lo Stato e gli Enti Pubblici faticano, è noto. La crisi non pone solo dilemmi materiali, pone questioni morali. Il volontariato, (che pulisce strade a Napoli, pianta arbusti a Bari, serve pasti a Milano), si ritrova così a offrire conforto ai depressi e ai violentati delle nostre società opulente, dando prove di un quotidiano, mai perduto, illuminismo sociale. Il volontariato agisce in passione e ragione – meritandosi una nuova visibilità prospettica e una nuova centralità sociale. Albi delle Associazioni a parte, gli Enti Pubblici e le Istituzioni non sempre mostrano di sapere cosa facciano le Organizzazioni di Volontariato, con ciò evidenziando una visione spesso obsoleta dei Servizi Sociali. I volontari, dal canto loro, indicano che la crisi attuale è anche un’opportunità per cambiare i paradigmi di pensiero correnti e non solo i criteri di spesa pubblici. Non si tratta di investire danaro in modo totalmente nuovo, (magari in sportelli di

consulenza filosofica al servizio dei nuovi depressi oltre che in distribuzione di pacchi alimentari per i vecchi indigenti). Si tratta di considerare se il volontariato, nelle sue articolate forme pratiche, possa tradurre in positivo quel che subisce in negativo, (la perdita di risorse economiche), continuando a proporre positive fisionomie di socialità. La crisi attuale, da questo punto di vista, se mette in questione l’impronta ecologica che lasciamo nel mondo, ci impegna altresì in azioni concepite nel segno di una necessaria “decrescita” contingente: è il dilemma di come diffondere benessere in assenza di

le (20). Rispetto ai ruoli di responsabilità ricoperti dai volontari, emerge che in una quota decisamente maggioritaria (il 68,1 per cento) del totale delle associazioni chi ha fondato l’associazione vi conserva ancora oggi una posizione di responsabilità. Risultato evidentemente favorito dalla “giovane età” di molte Organizzazioni di volontariato: il 57,3 per cento è stata fondata da non più di 20 anni e il 72,3 per cento da non più di 25 e che molte di esse non hanno ancora completato un ciclo generazionale. ‘’La lontananza tra il volontariato e la politica è dovuta al fatto che quest’ultima non mette mai nella propria agenda niente che abbia a che vedere col volontariato, salvo incoraggiarlo perché fa cose belle e buone” - è il commento a margine della presentazione della ricerca dato da Edoardo Patriarca, presidente del Cnv.

nuove ricchezze. Renato Frisanco, ricercatore della Fondazione Roma Terzo Settore, ha recentemente dichiarato, (www.volontariamo.com): “è indubbio che il mondo del volontariato soffra di un calo dei fondi disponibili, anche se oggi le ODV hanno la possibilità di accedere a più risorse finanziarie e di attingerle da più erogatori, dagli enti pubblici, dalle fondazioni e dalle imprese profit, dai cittadini attraverso le donazioni e la fiscalità generale (5 per mille) e dagli stessi Centri di Servizio (...) Nonostante questo (…) da parte delle associazioni si lamenta (…) anche la necessità di disporre di nuovi/più volontari, poiché sappiamo bene che la risorsa prima del volontariato è l’impegno costante e gratuito degli attivisti solidali”. Come è dunque possibile suscitare la disponibilità di nuovi volontari in un momento di difficoltà a compiere, anche per se stessi, il proprio dovere? Tanti giovani, a titolo d’esempio, sono spesso alla ricerca di una soluzione al problema occupazionale; a dispetto di ciò, molti sono i giovani, e le giovani, che offrono parte del loro “tempo libero” agli altrui bisogni. Resta da capire se si possa chiedere a un individuo privato dei suoi diritti costituzionali di occuparsi anche, e gratuitamente, delle carenze altrui. Insomma, cosa accade quando i portatori di opportune soluzioni sono nel contempo latori di non risolte necessità? Come demonetizzare il volontariato senza con ciò impoverirne la progettualità e la praticabilità? Infine, come tutelare chi, (da volontario), è esposto, suo malgrado, alle stesse tempeste che investono le più delicate fragilità delle quali il volontariato si occupa? Giovanni Bongo


DIRITTI

ITALIA, UN PAESE PER DONNE?

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on passa giorno che non si apra un quotidiano e si apprenda di violenze subite dalle donne: basterebbero i numeri, agghiaccianti delle donne uccise per mano dei loro partner o ex a farci capire quanto l’Italia sia sempre meno un paese per donne: 877 dal 2005 ad ottobre 2012. 127 femminicidi nel solo 2012, 30 dall’inizio dell’anno. Ma chi sono gli autori di questi omicidi efferati? I luoghi comuni sugli uomini che usano violenza sono tanti: pazzi, malati, del Sud, con una scarsa educazione al rispetto, di basso livello culturale, stranieri. Invece, nel 75% dei casi, sono italiani, nell’80% dei casi, si tratta di uomini del tutto “normali”, senza alcun disturbo mentale, senza alcuna patologia clinica. A comportarsi in modo violento, infatti, sono gli “insospettabili”, appartengono a tutti i ceti sociali: liberi professionisti, intellettuali, operai, impiegati, spesso capacissimi di stare in mezzo alla gente. Riescono anche a ingannare gli operatori della rete di sostegno. “È importante attenzionare questo odiosissimo fenomeno e cercare di dare risposte adeguate” ha detto Laura Boldrini. La presidente della Camera si è spinta più in là, puntando il dito contro l’uso del corpo della donna sui media, in particolare nelle pubblicità, lei che riceve valanghe di minacce di morte violenta, di stupro. E poi ha cercato le cause che impediscono alle donne di non liberarsi della violenza dell’uomo: la disoccupazione femminile, che ha raggiunto il 47% . “Se una donna non lavora, in caso di violenza, non ha autonomia. Per arrivare a proteggerle va rilanciata l’occupazione femminile”. La Boldrini poi si unisce al coro di indignazione che

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arriva da tutto il mondo femminile. Josepha Idem, ministro per le pari opportunità lancia l’idea di una task force contro la violenza, a lei si unisce la neoeletta Ministro per l’integrazione Cecile Kjenge, che invoca una legge ad hoc. Dal web parte l’appello al governo per la convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne. A lanciare la petizione online è “Ferite a morte”, progetto teatrale scritto da Serena Dandini, in collaborazione con Maura Misiti, che da mesi porta in giro sui palchi di tutta Italia le storie delle donne uccise, dando un volto e un nome ai tantissimi casi di cronaca che affollano i quotidiani. “La violenza da cui scaturisce il femminicidio coinvolge tutti, uomini e donne”, si legge nel testo che accompagna la petizione, firmato tra gli altri da Celentano e Claudia Mori, Fabio Fazio e la Litizzetto, Susanna Camusso e tante altre donne e uomini appartenenti al mondo della cultura, perché la violenza sulle donne, ancor prima che materia giuridica, è emergenza culturale. E non interessa solo l’Italia ma tutto il mondo, in maniera spaventosamente uniforme. Solo che l’Italia è precipitata all’ottantesimo posto nella classifica mondiale stilata dall’ultimo rapporto 2012 “Global Gender Gap” del World Economic Forum (24 ottobre 2012). L’Italia è tornata ai livelli di cinque anni fa nelle statistiche mondiali sulle pari opportunità tra donne e uomini. Un Paese in enorme ritardo il nostro: il Consiglio d’Europa ha più volte raccomandato l’Italia di adottare la Convenzione di Istanbul (che parla proprio di contrasto alla violenza di genere); la Cedaw (Con-

venzione per l’eliminazione di ogni discriminazione sulle donne), approvata dalle Nazioni Unite ha bacchettato l’Italia perché non fa abbastanza per contrastare il fenomeno; sollecitazioni sono giunte anche dalla Relatrice Speciale ONU contro la violenza sulle donne nel 2012. Secondo le direttive europee ci vorrebbe un centro anti violenza ogni 10mila persone. Da noi ce ne sono invece 127 e un centro d’accoglienza ogni 50mila abitanti. Dovrebbero esserci dunque 5700 posti letto ma ce ne sono solo 500, (dove solo in un anno hanno bussato 30.000 donne): persino la Turchia è più avanti di noi, con il triplo dei posti a disposizione. Eppure la violenza maschile è, secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità, la prima causa di morte per le donne in Europa e nel mondo, ma l’ordinamento italiano sembra non accorgersene. Di fronte a una giustizia blanda e dove l’intervento legislativo tarda ad arrivare, là, lo abbiamo sperimentato in tante altre emergenze, arriva la supplenza delle associazioni e dei Comitati. Anche a Lecce e in provincia ci sono tante associazioni di sostegno ai Centri antiviolenza, se non gestiti direttamente da esse. Esistono anche dei centri per uomini maltrattanti, come il Cam di Firenze, perché anche gli uomini stanno chiedendo aiuto per liberarsi dagli impulsi violenti. Soprattutto occorre agire culturalmente, intervenire nelle famiglie, nelle scuole e in ogni istituzione educativa perché alla cultura sessista e misogina che ancora imperversa nel nostro paese si sostituisca una cultura realmente paritaria, di riconoscimento delle differenze di genere. Pina Melcarne

PRESTO IN PUGLIA LE LEGGE CONTRO IL FEMMINICIDIO

a anni la Regione Puglia e l’assessorato regionale al Welfare sono impegnati nel mettere a punto strategie, programmi, piani e strumenti normativi per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere che spesso sfocia nell’omicidio della donna per mano dell’uomo. Tuttavia nonostante la normativa esistente e gli sforzi compiuti in questi anni per erogare servizi adeguati e omogenei sul territorio regionale, quella della violenza di genere e del femminicidio resta una piaga ancora tutta da risolvere. “Oggi registriamo la presenza in Puglia di 15 Centri antiviolenza e 6 Case rifugio, alcuni pubblici e altri privati – dice l’assessore regionale al Welfare Elena Gentile”. Il piano triennale prevedeva che entro la fine del 2012 entrassero in funzione almeno due centri antiviolenza per territorio provinciale e almeno una casa rifugio per donne vittime di violenza. “Sia per i centri antiviolenza, sia per le case rifugio l’obiettivo è pienamente raggiunto – dice ancora Elena Gentile. Il problema è piuttosto quello delle équipe multidisciplinari integrate tra servizi sociali e sanitari per la presa in carico delle vittime oltre che quello di assicurare continuità a quanto avviato, valorizzando soprattutto il ruolo e le competenze espresse dai CAV e dalle associazioni di donne che in questi anni hanno operato nel silenzio, spesso in

modo volontario.” Le disfunzioni sono nella mancata attuazione delle indicazioni previste all’interno delle stesse Linee guida regionali: “Il problema sta anche nella natura del provvedimento – afferma l’assessore Gentile – che favorisce la nascita e la strutturazione dei centri antiviolenza; si tratta infatti di Linee guida e dunque di uno strumento normativo debole per rendere cogenti le indicazioni in esse contenute”. Da qui è nata l’esigenza di attivare un percorso che porti alla realizzazione di una legge regionale contro la violenza e i femminicidi in Puglia. La legge regionale, perciò, consentirà che l’azione della Regione Puglia divenga ancor più strutturata, integrata, vincolante, attraverso alcune tappe che partono dalla “costituzione di un tavolo tecnico all’interno dell’Osservatorio sulla salute di genere che definisca sistemi di diagnosi precoce e sviluppo di programmi di sensibilizzazione e formazione del personale sanitario, che monitori e raccolga dati ed elabori un report annuale e preveda la formazione di tutti gli operatori del settore”. All’interno della legge “sarebbe necessario prevedere anche un sistema di monitoraggio puntuale sui dati del fenomeno che coinvolga tutti i soggetti pubblici e privati che a vario titolo si occupano di prevenzione e contrasto e che consenta la circolarità delle informazioni”.

Mensile delle associazioni di volontariato della Provincia di Lecce Maggio 2013 - Anno VIII - n.66 Iscritto al n.916 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 24/01/2006 Direttore Responsabile: Luigi Russo

Redazione: Serenella Pascali (coordinatrice), Lara Esposito, Luigi Conte, Sara Beaujeste D’Arpe. Grafica e impaginazione: Sergio De Cataldis Sede: Centro Servizi Volontariato Salento - via Gentile, 1 - Lecce Tel. 0832.392640 - Fax 0832.391232 - Direttore: 335.6458557

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