Il Coltivatore Cuneese n.04 marzo 2011

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rancesco Isaia è nato il 24 agosto 1910 sulla collina di Costigliole Saluzzo, in un fienile e ha fatto sempre il mezzadro: “I miei genitori lavoravano la terra. Mio padre si chiamava Giovanni, mia madre Marianna l’ho persa quando ero piccolo, mio padre si era poi risposato”.

N° 4 – 1-15 marzo 2011

R I T R A TT I D I I E R I E D I O G G I

Storie di vita a cura di Barba Bertu (info@barbabertu.com)

LA MISERIA Le scuole? “Sono andato a Costigliole prima e poi a Rossana, eravamo tanti bambini. A scuola sono andato poco, perché già a sei anni andavo al pascolo, ma non mi piaceva”.

La vita come è? “La mia vita è stata difficile dura. Ricordo che anche andavo nei boschi a preparare le fascine per i panettieri. Con mia moglie ci siamo voluti bene, ma la miseria complica la vita. Mia moglie andava in bici a vendere la verdura al Mercato dei Portici scuri di Saluzzo e aveva un carattere forte, ma era buona. Ricordo bene quella volta che un auto ci ha investiti a Verzuolo, portandoci a 18 metri di distanza, me e mio figlio Giovanni. Mesi di ospedale: ho pensato di morire, quella volta lì!”.

Quando era bambino cosa mangiava? “Ah, abbiamo conosciuto la fame! Eravamo in dodici in famiglia, un giorno mio padre ha mandato a comprare 10 kg di pane, e alla sera non c’era più una pagnotta! Mio padre l’ho visto piangere, quella volta lì”. La guerra lei l’ha fatta? “Per fortuna no, ho avuto l’esonero. La guerra però l’ho vista con i miei occhi, ricordo quella volta che ero a San Lazzaro di Saluzzo, avevano sparato: passava l’apparecchio dei tedeschi, la “cicogna”, e il colpo portò via un palo che un uomo teneva in mano…”. Lei quando si è sposato? “Mia moglie Giuseppina Ramello era di Scarnafigi, veniva a servizio a casa nostra. Non siamo stati fidanzati tanto e ci siamo sposati a Scarnafigi il 7 settembre 1935. Non abbiamo fatto grandi feste per le nozze. Ho tre figli: Giovanni, Secondina e Renato. Mia moglie è morta quando aveva 95 anni di età”. E il viaggio di nozze? “La sera del matrimonio eravamo nella stalla, a mungere le mucche!”. LE PIETRE DEL GESSO Lei che lavori ha fatto nella sua lunga vita? “Ho fatto il mezzadro, perché

non avevo la terra. Si firmava il contratto, non pagavo l’affitto della casa, e si faceva metà del raccolto, alla fine della stagione. Ho lavorato a Rossana, a Saluzzo, a Cardè e a Costigliole Saluzzo”. Ha lavorato altrove? “Sì, ha anche lavorato a Pilone Rocche di Piasco, nella cava di pietre. Eravamo oltre cento operai. Una volta lavoravo nel fiume Gesso a Cuneo, a recuperare le pietre. Il fiume era grosso e nella notte portò via i

due mucchi di ghiaia che avevo preparato io, ma il padrone, che sapeva che lavoravo ed avevo bisogno dei soldi, mi pagò lo stesso”. LE PATATE IN TASCA E la fame l’ha conosciuta? “Ah sì, e per tanti anni. Non avevo i soldi per compare il pane, e mi mettevo qualche patata in tasca da mangiare: per risparmiare quando lavoravo a Cuneo non tornavo a casa di sera, e chiedevo ospitalità, e dormivo in qualche fienile”.

Lei va in chiesa? “Io prego e recito le orazioni che mia madre mi ha insegnato. Mi sono chiesto tante volte se Dio c’è, perché nella mia vita ho tribolato tanto e nessuno si è mai preoccupato di pagare i miei debiti. Ho già compiuto 100 anni, ma ho ancora voglia di vivere! Alla mia età penso, ma non troppo, anche alla morte, che prima o poi arriverà a prendermi. Oggi mi preoccupo del putagè, vado nell’orto e faccio qualche passeggiata tra le vigne di Costigliole Saluzzo, dove vivo dal 1947 e mi trovo bene”. Il segreto per arrivare bene ai 100 anni? “Bevo mezzo bicchiere di vino buono a pasto. E l’aria buona della collina di Ceretto aiuta.” Il cambiamento più grande che ha visto? “Quando sono riuscito finalmente a comprare un pezzo di terra, grazie a una proprietaria comprensiva e buona, che ha atteso i soldi che non avevo”. m


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