Colazionando 23 Settembre 2012

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Quattro passi di cultura alla scoperta di Milano un’idea di

Pan d’Arte


via festa del perdono Da primo ospedale a sede dell’Università degli Studi di Milano colazionando colazione in città

Il nome dela via ricorda l’istituzione dell’indulgenza plenaria, concessa dal Papa nel 1459, che la città di Milano festeggiava il 25 marzo di ogni anno dispari: il giorno in cui i cittadini sostenevano l’ospedale economicamente con lasciti, donazioni e contributi. Francesco Sforza, a cui la data del 25 marzo, già Festa dell’Annunciazione, era particolarmente cara perché legata al giorno del suo ingresso in città, aveva voluto creare proprio qui una nuova struttura ospedaliera rendendola parte integrante del progetto di riedificazione

COLAZIONiamo? Guardando i film ambientati nelle grandi città americane si intravedono persone che camminano sorseggiando enormi bicchieri di caffè. Anche a Milano è possibile fare lo stesso, basta entrare da Arnold, ordinare una bevanda del formato desiderato e poi partire. I nostri amici di Colazionando ci hanno provato, non c’è che l’imbarazzo della scelta!

cittadino insieme al Castello Sforzesco. Proprio per questo motivo, la prima stesura del progetto della Ca’ Granda è del Filarete, architetto anche della struttura del Castello. L’ospedale era diverso nella concezione rispetto alle altre strutture del Quattrocento in quanto il suo scopo non era tanto quello di alleviare la grande povertà diffusa, ma di trattare le malattie definite per quell’epoca curabili. Si tratta di una delle prime grandi strutture che accoglievano gli ammalati anziché lasciarli per le strade o in strutture di fortuna.


La Ca’ Granda Filarete, Guiniforte Solari, Giovanni Antonio Amadeo, dal 1456; Francesco Maria Richini, Fabio Mangone, dal 1624 L’edificio ha una facciata composita creata in tre momenti diversi grazie alle donazioni di cittadini influenti della città. Quello che si osserva oggi è il risultato di diverse fasi di progettazione e lavorazione. A sinistra la parte conosciuta come Alamacchio, dal nome del notaio che lasciò i capitali per completare tra il 1798 e il 1804 quello che era stato progettato di Pietro Castelli. Nella zona centrale si trova l’edificio Carcano, edificato grazie ai lasciti del banchiere Giovanni Pietro Carcano che permise la costruzione del secondo nucleo nel 1630 sotto la direzione dell’architetto Francesco Maria Richini. La parte di destra (adiacente alla chiesa di San Nazaro) fu costruita sui disegni dell’architetto fiorentino Filarete. L’originale struttura del Quattrocento a due crociere con cortile centrale è stata notevolmente modificata. Il portico a tutto sesto appartiene al progetto originale del Filarete, completato probabilmente su disegno dell’architetto lombardo Guiniforte Solari, che dal 1456 diresse il cantiere. A lui subentrò l’Amadeo, tutti nomi questi ultimi che incontriamo anche nella storia della grande Fabrica di Milano: il Duomo. Al suo interno la Ca’ Granda riprende ancora parzialmente la struttura originaria di ospedale, riadattata dopo la Seconda guerra mondiale a un altro utilizzo in seguito ai pesantissimi bombardamenti subiti. Dal 1958 la Ca’ Granda è sede delle facoltà umanistiche dell’Università degli studi di Milano. L’antica infermeria dell’ospedale ospita la biblioteca della facoltà di Giurisprudenza, mentre la parte sottostante, una volta adibita a obitorio, è occupata dalla biblioteca chiamata comunemente dagli studenti Sottocrociera.

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uno sguardo in città Dal 1938, il ruolo di ospedale maggiore della città passa all’ospedale di Niguarda che ancora oggi porta infatti il nome di Niguarda Ca’ Granda. L’ospedale di Festa del Perdono però aveva iniziato ad essere destrutturato a partire dal 1906. Gli ammalati venivano ricoverati nel più nuovo

e moderno edificio del Policlinico separato dalla Ca’ Grande dalla presenza del Naviglio (dove oggi si trova via Francesco Sforza). Qui per la prima volta, in concomitanza con l’apertura della Facoltà di Medicina, si iniziarono a separare i malati in padiglioni suddividendoli non più solo in base al sesso, ma

anche per patologia. Al 1906 risale l’apertura del reparto di ostetricia e ginecologia, tutt’ora funzionante, e che si distingue in tutta Europa per essere all’avanguardia per la cura delle patologie neonatali: la Mangiagalli, luogo dove sono nati e nascono ancora oggi moltissimi dei cittadini milanesi.


piazza s.stefano Dove Galeazzo Maria Sforza trovò la morte colazionando colazione in città

Il giorno di Santo Stefano 1476, il duca Galeazzo Maria Sforza, figlio di Francesco fu pugnalato a morte da tre nobili congiurati, sul sagrato della Chiesa dove ancora oggi è presente una lapide commemorativa. Le cronache ipotizzano che mandante dell’omicidio fu il grande Ludovico il Moro che portò Milano al massimo del suo splendore una volta preso il ducato. La chiesa un tempo era detta Santo Stefano in Brolo perché compresa nel terreno di caccia vescovile. La primitiva costruzione risaliva al V secolo. Dal recente ritrovamen-

uno sguardo in città Il nome di via Laghetto porta memoria del porto fluviale, aperto nel 1388 e attivo sino al 1857, collegato alla cerchia interna dei Navigli. In questo luogo giungevano i marmi adibiti alla costruzione del Duomo provenienti da Candoglia, nella zona del

lago Maggiore. I marmi per concessione del Duca Gian Galeazzo Visconti giungevano in città gratuitamente con un timbro che riportava la dicitura “Ad usum frabicae”, da cui deriva l’espressione milanese “a ufo” che significa “senza pagare”.

to del certificato dei battesimo del Caravaggio si è scoperto che egli fu battezzato in questa Chiesa nel 1571 ponendo così fine ai dubbi relativi alla sua città d’origine. Nella piazza si affaccia adiacente la chiesa di San Bernardino alle ossa famosa per la cappella che racchiude sulle sue pareti ossa umane che potrebbero essere quelle provenienti dal vicino ospedale Santo Stefano in Brolo o dai cimiteri soppressi nel Seicento. La cappella, era stata edificata nel 1695 e affrescata sulla volta dal pittore Sebastiano Ricci.


largo augusto Il grande mercato ortofrutticolo Largo Augusto era l’antica sede del mercato ortofrutticolo di Milano, detto, in dialetto milanese Verziere, dalla parola “verzèe” che significa verdura. Una targa, nascosta oggi da una cancellata ricorda la sua ubicazione. Probabilmente il primo Verziere si trovava nella piazza del Duomo. Sgomberato nel 1684 era stato collocato in piazza Fontana per giungere in largo Augusto e rimanervi sino al 1911. I mercati generali si trovano oggi in via Lombroso, nella periferia Est della città. Prima di giungervi erano stati decentrati anche nella zona di Corso 22 marzo dove

rimane oggi a ricordarli l’edificio Liberty all’interno del parco di Largo Marinai d’Italia. La colonna che si trova al centro della piazza è un monumento votivo del 1580, costruito in occasione della cessazione della peste terminata nel 1577. Il quartiere del Verziere era stato incluso a partire dagli anni Trenta nel grande progetto di ristrutturazione viaria della zona che fu completata solo nel dopoguerra. Da qui passava la “racchetta”, una grande arteria progettata per collegare, tra le altre, piazza San Babila con piazza Missori.

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corso vittorio emanuale

La via dello shopping dei milanesi

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Sino all’Unità d’Italia, il complesso della via sino alle terme Erculee era chiamato corsia dei Servi per la presenza dei frati serviti che era situato all’altezza dell’attuale chiesa di San Carlo. Il corso è ricordato anche da Alessandro Manzoni per i tumulti scoppiati davanti al famoso “Prestin de Scansc”, nel famoso episodio della rivolta del pane de “I Promessi Sposi”. L’allineamento stradale è stato più volte modificato rispettando l’originale orientamento romano di collegamento tra la piazza del Duo-

uno sguardo in città Oggi delle terme erculee rimangono poche tracce in largo Corsia dei Servi nell’area della chiesa di San Vito al Pasquirolo. Si trattava forse delle uniche e grandi terme romane di Milano erette III-IV sec dall’imperatore Massimia-

no. Gli viene attribuito il nome di erculee sia perché appellativo dell’Imperatore che le aveva volute, sia per il ritrovamento di un grande busto, frammento di statua romana, raffigurante Ercole oggi conservato al museo archeologico di Milano.

mo e l’attuale piazza san Babila. Si tratta della via in cui i fratelli Bocconi avevano trasferito la loro attività di sarti di abiti confezionati comprendendo l’immensa potenzialità di questo nuovo settore merceologico, aggiungendo ai prodotti in offerta anche profumi, alimentari e casalinghi. Era stato il senatore Borletti, proprio in questa via, ad aprire i primi grandi magazzini della storia di Milano, che dopo un incendio avvenuto nel 1918 furono ribattezzati da Gabriele d’Annunzio “La Rinascente”.


Il quadrilatero della moda Via Montenapoleone, il cui tracciato segue il percorso della cinta muraria eretta dall’imperatore Massimiano, deve il proprio nome all’istituto di credito aperto nel 1782 da Napoleone. Le vie che si aprono sul lato sinistro sono state ricostruite tra Settecento e Ottocento e costituiscono il Quadrilatero della moda. La sede dei grandi atelier e negozi esclusivi è racchiusa tra via Santo Spirito, Borgospesso, San Gesù e Sant’Andrea. Sino alla riedificazione avvenuta nell’Ottocento si trattava

in realtà di piccoli borghi separati. In mezzo a queste vie si trova anche via della Spiga, dove oggi si trovano molti negozi simbolo del “Made in Italy”. Curioso il caso di quella che oggi è considerata una delle vie più esclusive di Milano. Essa era sede in passato di piccole botteghe e magazzini, situate sui retri dei palazzi le cui facciate principali, simbolo della nobiltà milanese, affacciavano verso il naviglio che scorreva in quella che oggi è via Senato, continuazione di via Francesco Sforza.

Pasticceria Cova

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Aperto il 30 novembre del 1823 da Antonio Cova, che era stato arruolato nell’esercito napoleonico, era diventato uno dei luoghi centrale della cospirazione antiaustriaca. Fino all’insurrezione delle Cinque Giornate, del 1848, era frequentato da personaggi di alto spicco della nobiltà cittadina. Qui, durante la rivolta, il 22 marzo, fu eretta una delle più grandi barricate, usando proprio gli arredi del locale e quelli saccheggiati da La Scala. Ancora oggi all’interno della pasticceria è presente un foro di proiettile risalente agli scontri svoltisi per le strade della città. Per tutto il Novecento, Cova, insieme a Biffi e Savini, sono stati i luoghi prediletti per i grandi eventi legati ai premi letterari e musicali della città.


Palazzo Morando

Costume Moda Immagine. Via sant’Andrea, 6

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Palazzo Morando Attendolo Bolognini ospita, dal 1958, al piano nobile il Museo Milano, composto dalla donazione, del 1934, dei dipinti di Luigi Beretta. I dipinti testimoniano l’evoluzione urbanistica di Milano negli ultimi due secoli che permette di ritrovare le immagini raccontate nel percorso tra le vie del centro e in molti altri luoghi della città. Dagli interni del Duomo, passando per la corsia dei Servi, sino a giungere al ponte delle sirenette, oggi situato all’interno di parco Sempione e gli splendidi scorci dei Navigli. Nel 1996 parte delle collezioni Morando sono state ricollocate in un’altra ala dell’edificio per far meglio assaporare al suo pubblico il gusto di una vera dimora del XVIII secolo. Dal 2010 il palazzo

accoglie la collezione civica di moda e costume del Comune di Milano. Si tratta di un’esposizione di circa seimila opere esposte a rotazione in una cornice che li riesca a valorizzare appieno. All’interno della struttura, inoltre, si continua ad alimentare il lavoro di la schedature e restauro delle opere che ha reso questo luogo non solo un polo museale di incredibile fascino, ma anche un luogo di studio e conservazione. Il piano terra è infine destinato ad esposizioni temporanee e convegni. Dal martedì alla domenica dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 14,00 alle 17,30 http://www.costumemodaimmagine.mi.it/ L’ingresso è gratuito.

uno sguardo in città Nel 1945, la contessa Lydia Caprara Morando Bolognini decise di donare il palazzo, di progettazione e origine cinquecentesche, al Comune di Milano. La donazione comprendeva non solo

l’edificio, ma anche la collezione d’arte della famiglia Morando, che venne suddivisa per poi essere accorpata a quelle già presenti nelle collezioni civiche. Il palazzo ha una facciata barocchetta

in parte rifatta e al suo interno uno scalone rococò. Si tratta di stile che ritroviamo anche all’interno dei saloni di rappresentanza e nelle salette arricchite con decorazioni e stucchi dorati.

Quattro passi di cultura

alla scoperta di Milano da un’idea di

Pan d’Arte la cultura vien mangiando

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I passi di colazionando Questo percorso è pensato per poter visitare la zona del centro con occhi diversi. Proseguendo per corso Vittorio Emanuele è possibile godersi, ovviamente, lo spettacolo del Duomo.

Ca’ Granda. Il primo grande ospedale

La corsia dei Servi e le terme erculee

Arnold Caffè

Corso Vittorio Emanuele

Piazza Santo Stefano e via Laghetto

Il quadrilatero della moda e via sant’Andrea

Verziere. L’antico mercato ortofrutticolo

Palazzo Morando Attendolo Bolognini


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