Clic.hé 23 "FAMIGLIA"

©CLIC.HÉ - Webmagazine trimestrale di fotografia e realtà visuale - All rights reserved - Direttore Responsabile: Antonella Di Girolamo - Editore: Associazione Culturale Deaphoto - Reg. Trib. Firenze N° 5767 del 14/04/2010

n° 23 aprile 2016

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Editore: Ass. Culturale Deaphoto Direttore responsabile: Antonella Di Girolamo Caporedattore area temi: Paolo Contaldo Caporedattore area operativa: Sabrina Ingrassia

FAMIGLIA

Caporedattore area recensioni ed eventi: Sara Severini

Editoriale

pag. 5

Presentazione alle immagini

pag. 7

Caporedattore rubriche: Niccolò Vonci Photo-editor: Giulia Sgherri Progetto grafico e impaginazione: Luciferi fine art LAB - Arezzo luciferi.it

Foto di copertina: Eleonora Oleotto

Collaboratori fissi: Diego Cicionesi Caterina Caputo Servizi tematici: Assunta D’Urzo Darya Belova Eleonora Oleotto Federica Di Benedetto Gianfranco Pesci Michela Carmazzi Paride Bucco Roberto Petrocchi Silvia Giannini

FAMIGLIA – SERVIZI Uno sguardo familiare - Assunta D’Urzo

Pag. 8

Calore DELLA TERRA - Darya Belova

Pag. 22

Exploring emotions: the family - Eleonora Oleotto

Pag. 36

NOCE - Federica Di Benedetto

Pag. 52

TRACCE - Gianfranco Pesci

Pag. 60

AUNT JANNA - Michela Carmazzi

Pag. 72

DAVID E PAOLA - Paride Bucco

Pag. 86

L’OCCASIONE - Roberto Petrocchi

Pag. 104

FAMIGLIA AL CENTRO - Silvia Giannini

Pag. 114

rubriche, recensioni ed eventi BALTHUS la retrospettiva

Pag. 126

FRANCESCO VEZZOLI AL MUSEION

Pag. 130

Intervista ad Isabella Balena

Pag. 133

Editoriale

forse

di antonella di girolamo

FORSE

Se ne fa un gran parlare, da secoli, ma chi sa cos’è? È forse quella elementare che costituisce la cellula, su cui alcune società si fondano? È forse quella plurima, dove non c’è l’esclusiva delle unioni?

È forse quella patri/matriarcale, dove consanguinei, e non solo, convivono sotto la stessa autorità? È forse quella delle corone e delle discendenze? È forse quella degli ideali e dei sodalizi?

È forse quella universale, che muta nei periodi storici e nei luoghi del non-infinito mondo? È forse quella sacra, ma solo per alcuni tra i fedeli?

È forse quella sancita dagli articoli della Costituzione Italiana?

È forse quella di fatto, che ha soluzioni secondo la localizzazione geografica e temporale? È forse quella costituita da una sola persona, insieme a sé, se stessa e se medesima? È forse quella zoologica e botanica, superiore al genere e inferiore all’ordine? È forse quella chimica degli elementi con proprietà affini? È forse quella dei crudeli delitti in nome dell’amore? È forse quella affiliata alle associazioni mafiose?

È forse quella geometrica, che mette insieme enti dipendenti da parametri variabili? È forse quella orchestrale con strumenti della stessa specie?

È forse quella tipografica dai caratteri alfabetici di uno stesso disegno e stile? È forse quella condivisibile e condivisa? È forse quella bella perché è varia?

Beati i certi dalle certezze certe perché non vivranno mai il brivido del dubbio?

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Presentazione alle immagini

famiglia

di paolo contaldo “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno.”

E. Berlinguer Assunta D’Urzo, fotografie d’indagine, vicina profonda.

Incontra se stessa e la sua famiglia; prossimità e limite del quotidiano: continua scoperta.

Sono pagine, sono passi, le foto di Darya Belova verso la tranquillità e il calore di una casa russa nella lontana Repubblica del Baškortostan. Delizia e sogno.

Famiglia è scambio continuo. Tracce e percorsi, specchio e confine a volte da leggere alla giusta distanza. Capace e puntuale il lavoro di Eleonora Oleotto.

Foto nelle scatole, magia della narrazione nelle immagini alle immagini di Gianfranco Pesci.

Incontriamo famiglia e storia in un divenire serrato che rivela e sorprende.

Noce, emozione nelle immagini e parole che si muovono insieme, nel potente progetto di Federica di Benedetto.

Prossimità e origine, legami indissolubili.

Paride Bucco ci introduce alla storia di David e Paola.

Grandissima forza in una famiglia abituata ad affrontare le difficoltà e a riprendersi lo spazio perduto.

“Aunt Janna” è l’emozionante progetto di Michela Carmazzi.

Immagini di vita domestica della sua “zia italiana”, tutt’altro che quiete e ripetitive.

Roberto Petrocchi coglie l’occasione di una “festa di famiglia” per mettere insieme e distinguere generazioni e storie, antico e contemporaneo.

L’amicizia, l’incontro e il tempo insieme sono la ricetta della famiglia “allargata” di Silvia Giannini.

Racconto gentile e delicato del modo in cui gli anziani si riappropriano dei loro legami.

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Assunta D’Urzo

UNO SGUARDO FAMILIARE

8

famiglia Il lavoro nasce da un periodo di verifica

arrivata a misurarne i confini e i limiti,

esistenziale e artistica in cui ho rivolto

definendo le pareti della mia esistenza,

l’apparecchio

di

anche artistica. Misurare la visione.

me. Dopo una serie di autoritratti

Misurarmi nella visione. Il traguardo

ho cominciato a fotografare, quasi

è costruire un album di famiglia.

come un bambino che imita le azioni

Come fosse intagliato direttamente

degli adulti, i gesti quotidiani della

da un albero, dalla genealogicitĂ dello

mia famiglia. Progressivamente sono

sguardo. â–

fotografico

verso

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Assunta D’Urzo

BIO

Classe 1982 è nata a Torre del Greco. è laureata in Lettere Moderne e in Fotografia.

Dopo aver vinto il concorso Fotogrammi, Napoli Film Festival 2011, ha collaborato per un anno come fotoreporter per la redazione online del Corriere del Mezzogiorno. Nel 2012 partecipa al Laboratorio Irregolare di Antonio Biasiucci, terminatosi con la mostra “Epifanie”, Castel dell’Ovo, Napoli, Aprile 2014; Festival internazionale di Roma, XIII edizione, Museo Macro.

La sua indagine sul mondo è costruita attraverso materie e fisionomie dell’ordinario autobiografico. I laboratori didattici che da due anni Assunta pratica con i bambini della “ Casa dei Cristallini”, al Rione Sanità di Napoli, hanno influenzato la sua ricerca di un’astrazione radicale del segno fotografico. ■

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Darya Belova

CALORE DELLA TERRA

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FAMIGLIA Vorrei presentare una serie d’immagini

lentezza cosi naturale, opposta alla

che sono state raccolte nel libro

grande città. Spero di regalare calore e

“Calore della terra” sotto cura del Prof.

accoglienza allo spettatore dei momenti

Marco Signorini. Le foto sono state

sereni che ho vissuto. Ogni posto ha i

scattate in Russia nella Repubblica

suoi sapori, la sua luce, la sua anima.

del Bashkortostan ai piedi degli Urali

Un viaggio di ritorno all’infanzia quando

nel luglio 2013. Questo lavoro non

il tempo scorreva più lentamente.

“parla” del posto geografico, neanche

Spensieratezza delle giornate limpide,

delle mie origini, ma della piacevole

pomeriggi lunghi, silenzi. Il calore della

lentezza del vivere quei luoghi. Una

terra. ■

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Dariya Belova

BIO

Dariya Belova nata a Mosca (Federazione Russa) il 24 aprile 1988.

Nel 2000-2005 frequenta il liceo artistico a Mosca e in seguito all’università la facoltà di storia delle culture Nell’aprile 2006 s’iscrive al corso di scenografia condotto da Tonino Guerra (fondazione culturale di Tonino Guerra, Pennabilli.).

Nel 2006-2008 frequenta il Corso di Laurea Dams a Bologna.

Dal 2013 iscritta a fashion design presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Nel 2014 produzione del libro fotografico “calore della terra’’.

Dal 26 febbraio al 15 aprile 2016 personale fotografica presso l’associazione “manifattura saltimbanco”. ■

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Eleonora Oleotto

Exploring emotions: the family

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FAMIGLIA Chi siamo? Parte di ciò che siamo deriva

figli e genitori partendo dalla mia famiglia

dai nostri genitori, dai loro insegnamenti,

di origine. Ho riconosciuto l’importanza

dai loro suggerimenti, dalle passioni che

dell’eredità

ci hanno trasmesso. Il rapporto genitori-

curiosità e di rispetto che mi è stata

figli è contraddistinto da doni reciproci

data dai miei genitori e ho trovato gli

che aiutano entrambi a crescere, ma

stessi sentimenti in mia sorella, che nelle

che ad un certo punto, risultano degli

immagini scattate rappresenta anche

ostacoli per l’evoluzione della singola

me. Ri-conoscere se stessi attraverso

persona che dovrà prendere la sua

gli altri significa per me, accettare,

strada. Il progetto exploring emotions,

accettarsi, essere consapevoli di ciò

iniziato su me stessa, ora si sviluppa

che si è, e provare un profondo senso

e prende nuova forma andando ad

di gratitudine per aver ricevuto doni così

indagare le emozioni legate ai rapporti tra

preziosi. ■

emotiva,

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razionale,

di

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Eleonora Oleotto

BIO

Fotografa, con una profonda passione per l’arte e la fotografia. Inizio a sviluppare e ad approfondire la fotografia sin da piccola e in seguito con il prof. Italo Zannier. Mi appassionano il reportage, la fotografia di strada e i ritratti. Negli anni ho partecipato a diverse mostre collettive di fotografia ho sviluppato diversi progetti fotografici. Da qualche anno l’attenzione si è spostata su me stessa, su quello che vivo e quello che sento, e lo rappresento con le mie immagini.

Fare fotografia per me rappresenta, oltre che una passione, anche un modo per rendere visibile l’invisibile, per aiutare me stessa e gli altri a “vedere” ciò che a volte non riusciamo a cogliere nel nostro animo. La fotografia diventa una necessità, sento come urgenza l’esprimermi tramite questo mezzo e portare avanti questi progetti che segnano delle radicali trasformazioni dentro me. Il percorso introspettivo-fotografico che ho intrapreso ha portato la mia sensibilità a rivolgersi anche verso gli altri. Utilizzo la fotografia, a supporto della terapia psicologica, per aiutare le persone a lavorare sulle proprie emozioni, sul concetto di percezione di sé, accettazione, autostima, fiducia in se stessi, nel proprio corpo, nella propria immagine, nella propria identità. Ho esposto le mie opere in diverse mostre collettive in Friuli Venezia Giulia, a Firenze e New York. ■

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Federica Di Benedetto

NOCE

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FAMIGLIA Ogni tua linea da vicino, io la riconosco,

“Schiuma su schiuma, la mia testa è una nuvola

la sento vivere. Ogni parte di te è il mio

Il mio interno esterno è un mare.

sud. Ho sempre pensato che fossi un

Io sono un albero di noce del parco Gulhane.

noce, un albero forte ma pieno di nodi,

Nodo su nodo, pezzo su pezzo un vecchio noce

non solo per il noceto cui sei legato,

ma né la polizia né tu lo sapete.

ma anche per come sei aggrovigliato

Io sono un albero di noce del parco Gulhane.”

e resistente. E se tu sei la mia origine

“L’albero di Noce” di Nazim Hikmet

papà, io sono il tuo frutto, la tua noce.■

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Federica Di Benedetto

BIO

Federica Di Benedetto nasce a Roma nel 1987 e si avvicina al mondo della fotografia da autodidatta nel 2007, durante un viaggio che compie da sola a Venezia. Nel 2012 frequenta il suo primo corso di fotografia presso la scuola Photoacademy di Roma, nel 2014 frequenta il corso di specializzazione in fotografia di scena e il corso avanzato di fotografia presso il CSF Adams.

Studia recitazione dall’etĂ di tre anni (ora frequenta il secondo anno professionale presso la scuola Teatro Azione). â–

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Gianfranco Pesci

Tracce

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FAMIGLIA E’ emozionante ripercorrere le tracce del proprio passato, si risvegliano ricordi finiti sotto la polvere dei ritmi febbrili del “fare”. Così, riguardando vecchie foto e oggetti di famiglia ritrovati, la storia personale riprende forma e s’intreccia con la storia. Le foto, conservate in una vecchia scatola di cartone che conteneva spumante Martini, e gli oggetti raccontano: Roma primi anni del ‘900 i miei nonni materni, Renata e Santino, con i loro bimbi agli albori della Grande Guerra.

Giovanna e Aldo, la mia mamma e mio papà, durante la luna di miele

a Venezia nei favolosi anni ’30. La prima nascita, Roberto mio fratello, tra prima e seconda guerra mondiale, che da bambino la domenica va a caccia con nonno Santino. Passano gli anni e nell’Italia da ricostruire un insperato arrivo: Gianfranco! Cresco in pieno boom economico, anni ’60, affascinato da quel mondo di oggetti che tanto cambierà lo stile di vita degli italiani. Intanto, in un’altra parte della città, ecco Enrica, mia futura moglie e comincia una nuova famiglia! ■

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Gianfranco Pesci

BIO

Sono nato e vivo a Roma. Fotografo per piacere da lungo tempo. Da giovane, durante il servizio militare, sono stato anche fotografo della compagnia. Ho assistito con meraviglia al passaggio storico dalla pellicola al digitale.

Oggi continuo a fotografare provando le stesse emozioni di quando, appena diplomato, riuscii ad acquistare la mia prima reflex: Asahi Pentax Spotmatic! â–

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Michela Carmazzi

Aunt Janna

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FAMIGLIA Aunt Janna è un progetto fotografico

internet ma è una persona divertente,

iniziato nel 2003. Il progetto è una

che prende la vita nel migliore dei

ricerca antropologica sullo stile di

modi nonostante le difficoltà; un’italiana

vita degli italiani. Janna è mia zia ed

vera. Raramente lascia casa, se non

è una tipica donna italiana di media

per recarsi a qualche visita medica, ma

classe. Il progetto è ancora in corso

conosce tutto dei suoi vicini di casa.

di realizzazione e ogni volta che

La televisione e il telefono fisso sono i

torno in Italia fotografo, intervisto e

suoi unici contatti col mondo esterno.

riprendo mia zia nella sua casa in

Il suo programma preferito è “Chi l’ha

Toscana. Ha problemi di soldi, una

visto”. ■

pensione misera, non ha l’auto né

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Michela Carmazzi

BIO

Diplomata montatrice cinematografica nel 1999 frequenta la scuola di Paolo Benvenuti per sei anni. Vince due borse di studio, una in Spagna, dove lavora come assistente alla regia e una in Irlanda del Nord, dove si specializza in montaggio digitale. Lavora per Rai e Mediaset e contemporaneamente realizza documentari come regista e montatrice, selezionati in Italia e all’estero. Nel 2000 indirizza il suo interesse verso la fotografia con la quale realizza lavori che sono premiati in concorsi Italiani e internazionali. A oggi vive e lavora a Londra come fotografa freelance e documentarista. â–

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Paride Bucco

David e Paola

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FAMIGLIA

cercare di sensibilizzare e informare il territorio. Lei e David hanno fatto della condivisione delle loro difficoltà un

David è un ragazzo afflitto dalla

scuola, dove ebbe numerosi problemi

motivo di vita e uno spiraglio di luce per

sindrome di Asperger, una disabilità

e fu costretto ad abbandonare, sia

se stessi e per chi, come loro, si trova

nascosta,

nella vita quotidiana con un progressivo

in una situazione simile. Sono riusciti a

un

allontanamento di amici e familiari. La

ritagliarsi uno spazio nella società che

comportamento bizzarro, oppositivo,

sola persona che le è stata vicina è la

in passato era stata loro indifferente e

incongruo

inadeguato

madre Paola che ha sempre sostenuto

li aveva esclusi, non comprendendo le

socialmente. Ciò ha provocato in

il figlio anche nei momenti più bui,

difficoltà e il peso che questa sindrome

David un totale isolamento sociale sia a

tanto da fondare un’associazione per

porta con sé. ■

difficile

dall’esterno.

Un e

da

riconoscere

aspie

quindi

ha

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Paride Bucco

BIO

Nato a Vasto nel 1988 vive a Fara San martino (CH) dove sviluppa la sua passione per la fotografia fin da bambino attraverso gli insegnamenti del padre e con un gruppo di fotografi locali. Amplia i suoi studi fotografici, in particolare in ambito di reportage, a Roma presso il “Centro Sperimentale di Fotografia Ansel Adams”. Nella sua carriera fotografica ottiene risultati importanti in concorsi e in alcune manifestazioni di lettura portfolio come Rosignano foto festival, Facephotonews, Fofu foto challeng ed espone in mostra o proiezione a Bibbiena come finalista di “Portfolio Italia” 2015 e in occasione del “Fotoconfronti Off”, Sassoferrato e Rosignano.

La sua produzione fotografica si caratterizza da una particolare ecletticità: spazia, infatti, da progetti puramente creativi e introspettivi ad analisi sociali e reportagistiche caratterizzate da una continua ricerca di nuovi linguaggi visivi e comunicativi. ■

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Roberto Petrocchi

L’occasione

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FAMIGLIA La modernità, con le proprie implicazioni

le

positive e negative, ha inevitabilmente

nuovamente e contemporaneamente

allentato

incontrate,

i

legami

familiari

o

proprie

peculiarità, mettendo

a

si

sono

confronto

quantomeno, le abituali frequentazioni

epoche storiche, ceti sociali e culture

di

molto diverse tra loro. La curiosità,

un

tempo.

compleanno

di

Il

novantaduesimo Vincenzo,

ultimo

la meraviglia, la perplessità e l’ilarità

rimasto di otto tra sorelle e fratelli, ha

scaturite dalla convivenza di vecchi

rappresentato l’occasione per riunire

e giovani, antichità e modernità,

gran parte della famiglia, figli cugini

ricordi del passato e sogni per il

nipoti pronipoti, in una festa avente

futuro, semplicità e tecnologia, sono

le antiche caratteristiche casalinghe.

confluite nell’intramontabile convivialità

Quattro

condivisa da tutte le generazioni. ■

generazioni,

ognuna

con

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Roberto Petrocchi

BIO

Sono un lucchese metalmeccanico, classe 1955, in attesa di pensionamento. Pratico la fotografia dalla fine degli anni settanta, ma solo in questi ultimi anni le ho riservato un posto di rilievo, rispetto alle altre svariate attivitĂ e passatempi. Ho frequentato vari corsi e workshop per approfondirne la conoscenza.

Non seguo un genere specifico, ma non amo particolarmente la fotografia posata. Cerco immagini. â–

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Silvia Giannini

FAMIGLIA AL CENTRO

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FAMIGLIA Quando la famiglia biologica viene

Una famiglia allargata dove insieme

a mancare, due sono le possibilità;

si passa il tempo, si gioca a carte, si

o rimani da solo, o cerchi un luogo,

chiacchera, si fanno dei lavoretti, si

dove ci sono persone che vivono

balla, ci si sostiene a vicenda e, cosa

la tua stessa situazione: diventano

importante, non ci si sente più soli. Con

la tua nuova famiglia. E’ così che

questi scatti voglio rendere omaggio

accade alle persone che frequentano

alla “bellezza” di questa “famiglia

il Centro Anziani Villa Bracci di Firenze.

allargata”. ■

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Silvia Giannini

BIO

La fotografia è passione, è uno stato mentale.

E’ la risposta a un impulso che nasce da dentro, il catturare un’immagine… l’immagine!

Fotografo da sempre ma ancora ricordo l’emozione della mia prima fotografia! Da Settembre 2009 faccio parte del Deaphoto Staff collaborando come Assistente alle attività didattiche, documentarie, espositive e di ricerca dell’Associazione. La mia ricerca personale è incentrata soprattutto sul reportage sociale, il ritratto e la street photography. ■

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recensioni Introduzione alla mostra "BALTHUS"Â la retrospettiva 24 ottobre 2015 - 31 gennaio 2016 Scuderie del Quirinale - Roma

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mostra

balthus

la retrospettiva A CURA DI silvia moretta

“Bisogna imparare a spiare la luce. Le

(…)” E ancora “È opportuno verificare

sue modulazioni, le sue fughe e i suoi

le condizioni della luce, dunque. Il

passaggi. Fin dal mattino, dopo la prima

giorno che viene farà progredire il

colazione, dopo la lettura della posta,

quadro. Quello in lavorazione da tanto

bisogna informarsi sulle condizioni

tempo. Forse un solo tocco di colore,

della luce, apprendendo allora se quel

e la lunga meditazione davanti alla tela.

giorno si dipingerà, se ci si addentrerà

Solo questo. E la speranza di domare il

profondamente nel mistero del quadro.

mistero.” Balthus

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Visitare la mostra di Balthus (Balthsar

innocente o di posa sensuale, in una

e con l’altro, a riscoprire “una sorta di

Klossowski

1908-2001)

sorta di erotica apatia (La semaine

misteriosa tradizione” (Antonine Artaud,

a Roma per trovarsi immersi in

des quatre jeudis, 1949). Scrutate da

1936). Alcune delle matrici dell’opera

un’atmosfera straniante e rarefatta, in

donnine secondarie, ora curiose – la

di Balthus sono ben note e facilmente

un insieme di incanto e turbamento.

servetta che si distoglie dalla lettura

rintracciabili: si tratta della predilezione

Ogni quadro si compone di regole

per contemplare la giovane seminuda

per i “primitivi italiani”, per il Piero Della

intellegibili: rigide geometrie, griglie

e dal pallido colorito, ma rigidamente

Francesca conosciuto e attentamente

prospettiche, volumi ben definiti, la

impostata come una statua romana.

studiato ad Arezzo, nel 1929; per le

luce che entra prevalentemente di lato,

Ora inquietanti e quasi perfide – la strana

pitture di Masaccio, intrise di un’aura

che si espande progressivamente sulle

figuretta che scosta con modi sgarbati

classica e monumentale. Altre matrici

tele fino a colpire le figure, a illuminarle,

la tenda per far entrare la luce nella

appaiono invece più complesse, ma

a metterle a nudo, offrendole allo

stanza e disvelare un corpo femminile

sembrano comunque legate all’Italia. In

sguardo dello spettatore, coinvolto

nudo e giovane, ma abbandonato

particolare mi riferisco ai poco indagati

in una visione straniante, interrogato,

come

appena

rapporti, individuati da Fabio Benzi

chiamato in causa. I medesimi dettami

sopraggiunta (La Chambre, 1952-

(2001), “con le inquietudini e le allusioni

costruiscono “immagini” dipinte che

54). Le fanciulle in fiore sono spesso

misteriche

disvelano,

de

e

Rola,

congelano,

colto

della

morte

della

conosciuta

una

Scuola

Romana”,

probabilmente

al

visione; che sono sottese a strade

tempo dell’esposizione parigina

di città, palcoscenici teatrali di

del dicembre del 1933, quando

spettrale fissità, in cui “sfilano

Balthus lavorava a perfezionare

degli automi da sogno” (Antonine

La Strada, l’opera della “svolta”.

Artoud) resi con una figurazione

Balthus fu infatti evidentemente

pesante, tornita e massiva, come

influenzato

nel “manifesto di un atteggiamento

misterica, ieratica ed esoterica

plastico”: La Rue (La Strada)

propria dell’ “Ecole de Rome”,

l’opera della svolta, o della rottura,

nome che il critico d’arte francese

del 1933. Regole che guidano

Waldemar George diede al gruppo

la

interni

formato da Giuseppe Capogrossi,

domestici, popolati da poche,

Emanuele Cavalli e Corrado Cagli.

pochissime figure. L’attenzione di

A prova di ciò, non solo gli elementi

Balthus si rivolge prevalentemente

di tangenza nella composizione

a fanciulle giovani e femminili,

e nella nuova atmosfera sospesa

colte nel momento della vita più

delle opere di Balthus, ma anche

rappresentazione

di

dalla

concezione

amato e rimpianto: il fuggevole tempo

accompagnate, o guardate, da un altro

una profonda aderenza ai principi

dell’ambiguità tra infanzia ed età adulta.

soggetto tematico molto caro a Blathus:

misteriosofici che, in quegli anni,

Negli interni, la funzione della luce

il gatto. Alter ego del pittore, nel quale

guidavano gli artisti italiani del gruppo.

diventa ancora più preponderante, il

si identifica (Le roi des chats, 1935), la

suo uso ancora più sapiente. Le nette

morbida sensualità dei gatti è messa

ombre accentuano le spigolosità delle

in chiara relazione con la femminilità

“Dietro le apparenze, esiste una

rigide e scomode posture in cui le

acerba delle fanciulle ritratte; ed il gatto

geometria che regge tutte le cose e

fanciulle sono costrette, per leggere

viene spesso raffigurato con un sorriso

struttura l’universo.

o per giocare (Les enfants Blanchard,

in volto, al contrario delle figure umane,

Questa sola consente di leggere il

1937),

precisi,

inespressive e assorte nel loro mondo

profondo ordine del mondo.

veicoli di inquietudine nell’animo dello

interiore, distanti dallo spettatore. Ogni

Questa sola mi interessa, e non i

spettatore. Oppure il gioco delle luci

opera racchiude in sé uno studio lento

turbinii che agitano la superficie delle

e delle ombre delinea le lievi forme di

e attento, una pittura dichiaratamente

cose”.

una femminilità appena abbozzata, in

rivoluzionaria, rivolta parimenti contro il

Balthus

figure adagiate su letti o poltroncine,

surrealismo e contro l’accademismo,

Riflessioni di un solitario

colte in atteggiamento di abbandono

ma con punti di tangenza con l’uno

della pittura, 1999

a

formare

angoli

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eventi

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Bolzano

FRANCESCO VEZZOLI AL MUSEION A CURA DI Rachele Salvioli

Opening di un doppio progetto

collezione del museo.

espositivo al Museion per Francesco

La retrospettiva di Vezzoli rimarrà in

Vezzoli, che figura in veste di artista

mostra fino al 16/05/2016, mentre

portando

l’esposizione sulla collezione Museion

una

retrospettiva

delle

proprie opere sculturoe, e come

fino al 06/11/2016.

guest curator per la mostra sulla

www.museion.it 

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interviste

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intervista

Intervista ad Isabella Balena

Quattro chiacchiere con i fotografi A CURA DI alberto ianiro

Di origini romagnola, vive a Milano.

(Israele/Palestina, Iraq), America Latina,

Fotoreporter freelance collabora con

Somalia, Bosnia, Kenya, Sudan. Ha

diversi periodici nazionali ed agenzie

ricevuto numerosi premi fotografici

fotografiche. Molto attiva in aree in

e partecipato a mostre collettive e

conflitto: ex Jugoslavia, Medio Oriente

personali.

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allora sicuramente il coinvolgimento è maggiore e prepararsi vuol dire studiare approfonditamente l’argomento in tutti i suoi aspetti culturali e logistici.

L’essere donna ti ha avvantaggiata in questo settore, oppure no?

Di solito si, soprattutto in paesi dove l’accesso al femminile è più difficile come ad es i paesi arabi. Ma in generale credo sia un mestiere dove le donne possono dare molto ed essere davvero protagoniste. Naturalmente questo tipo di mestiere così non programmabile, saltuario e poco gestibile diventa più difficile quando si ha famiglia.

Isabella, quando hai deciso di fare

La tua formazione ti ha

questo mestiere?

influenzato?

L’ho deciso a circa vent’anni. Per

Credo

un’estate avevo fatto la “scattina” in

formazione sempre in qualche modo ci

spiaggia a Rimini, (intendo quei fotografi

influenzi, nelle scelte di cosa fotografare,

che andavano a chiedere ai villeggianti

come muoversi, come affrontare una

di farsi fotografare e poi rilasciavano il

particolare tematica.

che

la

propria

L’avvento di internet ha cambiato il cultura

o

Perché hai scelto il

voluto approfondire la fotografia, per

fotogiornalismo e perché il campo

cui mi sono trasferita a Milano dove ho

di battaglia?

frequentato i corsi professionali della

Ho scelto il fotogiornalismo perché

Bauer (allora erano corsi della Regione

è ciò che si adattava e si adatta di

a prezzi molto popolari). Solo in seguito

più alla mia curiosità verso il mondo.

la passione è diventata mestiere ed

Ti permette di essere partecipe dei

all’inizio ho avuto la fortuna di fare

processi sociali e quindi di tentare

l’assistente a Gabriele Basilico che,

di comprenderne i meccanismi, che

anche se non ho seguito le sue orme,

siano conflitti o problematiche sociali,

mi ha dato sicuramente un’impronta

diciamo argomenti attuali nel senso più

progettuale e professionale.

ampio del termine.

Per te la fotografia é solo un

Come ti prepari per un nuovo

mestiere o c’è dell’altro?

incarico?

No, la fotografia non è solo un mestiere

Dipende dall’incarico. Il mestiere è molto

è sicuramente anche un’espressione

vario. Puoi avere l’incarico per ritrarre una

di sé. Ad esempio ciò che amo del

persona o per raccontare una storia o

fotografare è la possibilità comunicativa

per un lavoro aziendale. Ci si prepara a

del mezzo sia per conoscere luoghi,

seconda di ciò che ti richiede il cliente

persone

e anche in base alla destinazione

sia

come

lavoro,

sempre

radicalmente. Da un lato in meglio poiché puoi raggiungere in poco

dall’altro senz’altro sono cambiati i rapporti personali con i photoeditor che sono diventati quasi inesistenti, almeno in Italia.

La diffusione dei social network e dei new media stanno rivoluzionando il mondo dell’informazione, cosa ne pensi al riguardo?

Penso che come tutte le rivoluzioni siano aspetti inevitabili, da comprendere e

espressione del proprio pensiero e

del

della propria cultura.

documentandosi prima cosa e chi si va a

comunque

fotografare Se invece è un auto-incarico

132

Si, credo il rapporto sia cambiato

mondo e quindi avere più possibilità,

di quell’esperienza faticosissima, ho

situazioni

giornalistiche?

tempo tutte le testate giornalistiche del

biglietto per il ritiro delle foto). A seguito

e

rapporto tra i fotografi e le testate

da usare. L’informazione ormai passa anche dai social network e non si può non tenerne conto. Per questo mestiere le possibilità di accesso alle informazioni si sono moltiplicate a dismisura, così come le potenzialità. Personalmente però sono ancora

molto indietro

nell’uso ragionato e corretto dei social e new media. Diciamo che faccio fatica a starci dietro e il tempo per dedicarvici non so mai dove trovarlo. Oggi non sei e non fai più solo il fotografo ma devi

essere una macchina multimediale

credo non si possa più ignorare chi sia

In questo momento hai progetti in

sempre aggiornata. E io devo dire

l’autore di una certa immagine. Certo il

corso?

faccio molta fatica.

problema rimane per le foto di cronaca

Si, ho ricominciato da poco a fare

ad esempio o in alcune testate minori,

dei lavori miei dopo un lungo periodo

In Italia ancora oggi alcuni giornali

oppure nelle gallery fotografiche dei

di stasi e di stanchezza per questo

non firmano le foto, secondo te

giornali online spesso non è riportato il

mestiere. Non potendomi spostare

perché succede e le cose stanno

nome del fotografo.

molto attualmente per ragioni famigliari,

forse cambiano?

mi sto concentrando su quello che

Questo è un problema di cui sento

Cosa ne pensi dei premi

accade nelle nostre città, come ad

parlare da quando ho iniziato. Chissà se

fotografici?

esempio il problema dell’abitare.

si risolverà mai. Credo però che in parte

Credo siano un’ottima possibilità per

sia migliorato, probabilmente anche

trovare fondi e un’ottima vetrina per far

perché tutto il sistema informatico nelle

conoscere il proprio lavoro.

redazioni pone processi di controllo più ampio. Inoltre credo anche che i

Un consiglio per i giovani?

fotografi stessi siano stati partecipi di

Non ho consigli da dare ai giovani

questo miglioramento, protestando e

poiché ormai sono tutti bravissimi e

facendosi sentire nelle redazioni. Inoltre

super multimediali. Forse adesso sono

la qualità dei fotografi italiani è talmente

loro che potrebbero dare dei consigli a

migliorata in questi ultimi vent’anni che

chi è più vecchio…

133

Isabella Balena isabalena.photoshelter.com

photography fineart print visual\web design comunication secret gallery

luciferi.it

CLICK. LA FOTOGRAFIA NON È SEMPLICE SCATTO. SE PENSO CHE CON UN’INNOCUA PRESSIONE POTREI AFFERRARE QUEL VAPORE SFUGGENTE, QUEL MOMENTO FUGACE, LA VISIONE FLUIDA CHE È LA VITA, NON POSSO CHE LASCIARMI AFFERRARE DA UN’UNICA AFFASCINANTE IDEA: L’IMMAGINE. CLICK. LA FOTOGRAFIA NON È SEMPLICE IMMAGINE. UN OCCHIO, UNO SGUARDO NON BASTANO. COMPOSIZIONE, ESPOSIZIONE. NON È IL SOGGETTO CHE FA L’IMMAGINE. È IL SEGRETO INTORNO AL SEGRETO, IL NON DETTO, L’INNATA VALENZA MAGICA, UNA POETICA DEL POTER ESSERE: RICONOSCIMENTO SIMULTANEO DEL SIGNIFICATO DEL REALE. REALTÀ CHE FU, REALTÀ CHE È, REALTA CHE SARÀ.

CLICK. LA FOTOGRAFIA NON È SEMPLICE REALTÀ.

NON DIRE NIENTE, CHIUDERE GLI OCCHI, LASCIARE CHE IL PARTICOLARE RISALGA DA SOLO ALLA COSCIENZA AFFETTIVA. È PIÙ CHE REALE. È LA REALTÀ VISTA, ESPERITA, BLOCCATA E RICREATA: È IMMAGINAZIONE, PERCHÉ IL REALE NON PUÒ GIUNGERE AL GRADO DI PERFEZIONE CUI ESSA TENDE. È UNA FANTASIOSA BATTAGLIA CONTRO LO SBIADIRSI DELLA VITA, CONTRO L’AFFIEVOLIRSI DELLE SENSAZIONI. È IL PERDURARE DELLA POSSIBILITÀ. SE LA BELLEZZA E IL DIAVOLO SONO LA STESSA COSA, LA LUCE PUÒ FARE TUTTO E LE OMBRE LAVORANO PER ME. NON MI SONO MAI CHIESTO PERCHÉ SCATTASSI DELLE FOTO. SO CHE IN ESSA RIVIVO SCHEGGE DI ISTANTI PASSATI, SENSAZIONI CHE RISCHIO DI DIMENTICARE, ATTIMI CHE NON TORNANO PIÙ.

MI RICORDANO CHI SONO. CLICK. LA FOTOGRAFIA È UNA SFIDA.

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CONFIN

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