Cittadini & Salute Aprile 2013

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Mario

Dionisi Cari amici lettori,

In questi giorni di riforme sui criteri di spesa e di ta-

Inizia a non pagare i contributi sugli stipendi, evita le

gli di spesa per la cura della salute, credo si debba far

spese che non portano alla produzione (formazione,

sanità come in altri servizi.

punto l’azienda opera fuori legge, ma poiché l’unica al-

notare il rapporto tra lo Stato e chi lavora per esso, in

Finalmente è scoppiato il problema dei debiti di

Stato verso i propri fornitori. Si tratta di un fatto molto più grave di quello che i giornalisti italiani, sempre a caccia di gossip o denuncie verso la parte

politica avversa al proprietario della testata che lo paga, possano immaginare.

Da imprenditore, vorrei far capire al lettore cosa si-

gnifica non essere pagati dallo Stato per le prestazioni eseguite.

I crediti dello stato sono tassabili per competenza.

IMU, innovazioni produttive, tasse, IVA ecc.). A questo ternativa è la chiusura, va avanti. Non per molto, perché

arriva il momento di pagare il 40% fatidico di tasse sul

guadagno dei trecento euro, che è vergognoso, in questo caso, per ogni umano pensante ma non per lo Stato.

Il senso è questo: “Se tu devi qualcosa a me ed io

qualcosa a te compensiamo le cifre così da far rimanere

solo l’eventuale differenza”. Logico, giusto, onesto e

praticato da millenni da tutti i popoli, ma non tra Stato italiano ed azienda.

L’agonia finisce con Equitalia (Italia–Equa, ironia fe-

Cioè, anche se non incassati, determinano l’utile del-

roce in questo caso) che moltiplica le cifre non pagate e

da parte della pubblica amministrazione per un valore

sce, una disoccupazione di lavoratori veri, che perdono

l’azienda. Ad esempio, il credito per fatture non pagate

di mille euro, decurtato delle spese (ad esempio sette-

cento euro) produce un utile di trecento euro che è sot-

toposto a una tassazione di circa il 40%.

L’azienda per lavorare deve chiedere alle banche i

chiude l’azienda. Senza aziende la disoccupazione cre-

impiego e lo stipendio, non per mancanza di lavoro ma per crediti non pagati dallo Stato.

Le aziende che io conduco non sono arrivate al col-

lasso solo perché ho diversificato le attività e la quota

settecento euro per pagare le proprie spese, pagando

parte dello Stato è sopportabile, ma la politica e le am-

che prendono e non danno. L’azienda così inizia a non

stanno facendo la loro parte affinché 170 lavoratori di-

gli interessi passivi, solo che, negli ultimi anni, le ban-

pagare i propri debiti, ma quando inizia a non avere il

materiale indispensabile, fa piccoli pagamenti, ma

dove trova i soldi?

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ministrazioni pubbliche, con una burocrazia assurda ventino 170 disoccupati. Spero che almeno chi ci gover-

nerà in futuro sia scelto anche per capacità e merito e

faccia lavorare chi ne ha voglia.

Mario Dionisi

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ATTUALITÀ È sufficiente guardare la dislocazione del personale dipendente nel Servizio Sanitario Nazionale per capire la sua crisi economica. Lavorano per la Sanità 646.236 persone. Il 70,2% ha ruolo sanitario. E questo è giusto e ragionevole. La Sanità deve esser fatta di personale dedicato specificamente. Quando arriviamo al 18,1% come ruolo tecnico iniziano i dolori. Ruolo tecnico, cosa? Ruolo tecnico si intende, quindi, qualcosa di differente dalla Sanità propriamente detta. Ma i dolori arrivano quando si guarda all’11,5% del ruolo amministrativo! Più di uno su dieci addetti alla Sanità, quindi, non ha nulla a che fare con la Sanità! Svolge un ruolo impiegatizio, organizzativo, ragionieristico, letterario ... Ma non ha nulla a che fare con la Sanità. Come può sostenersi una media del genere? A questi deve essere aggiunto lo 0,2% di cosiddetti ruoli professionali. In sostanza, sulle 646.236 persone che lavorano per la Sanità, i medici sono meno di un sesto: 107.448 unità, gli infermieri sono 263.803 unità. Quindi nel mondo del Servizio sanitario nazionale, a ben guardare solo un lavoratore su due è medico o infermiere! Ogni mille abitanti ci sono 4,1 posti letto. Agli acuti sono dedicati 3,5 ogni mille abitanti. Il Servizio Sanitario Nazionale ha 215 mila posti letto per degenza ordinaria.

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Debito in Sanità: troppi

Medici e infermieri sono solo la metà degli addetti. Tutto nel rapporto ufficiale sul 2010 edito dal Ministero della salute. Enti regione poco solvibili. Il 21% nelle strutture private accreditate, 21.761 posti per day hospital, quasi totalmente pubblici (91%) e di 8.230 posti per day surgery in grande prevalenza pubblici (80%). L’assistenza ospedaliera ha dalla sua 1.165 istituti di cura, solo il 54% sono pubblici. Il 68% del “Pubblico” consiste in ospedali gestiti dalle aziende sanitarie locali. Il restante, al 10% sono aziende ospedaliere, l’altro 22% si tratta di altre tipologie di ospedali pubblici. Il problema è che c’è un dislivello di distribuzione, regione per regione. Nel Molise la media è di 5,3 posti letto, in Umbria la media è 3,6, mentre in Campania la media è di 3,4 posti letto. La nota che sembra interessare di più riguarda la solvibilità delle aziende sanitarie, regione per regione. La Calabria è al primo posto. I suoi tempi medi di pagamento a 922 giorni. Appena un giorno più solerte, di media, è il Molise. Va meglio la Campania, ma i suoi quasi due annetti li impiega per pagare i fornitori di beni e servizi: 627 giorni. Ma tanto per uscire dalla retorica del

Sud, sta a quota dieci mesi il Piemonte con 306 giorni. Ma ci sono anche isole felici nei nostri enti regione. Tra queste il Trentino Alto Adige. Un modello da seguire in Italia, ma non per l’Europa che riconosce un tetto limite di sessanta giorni. Il Trentino Aldo Adige, regione a statuto speciale, impiega invece 80 giorni. Effetto montagne, come per la Valle d’Aosta con 83 giorni di media che fa la sua figura, assieme al Friuli Venezia Giulia con 88. Ma i dolori arrivano quando si fanno i conti sui debiti. Assobiomedica ha fatto le somme. Sulle loro rilevazioni lo scoperto degli enti-regione, dato fermo a gennaio 2013, tocca quota euro 5.035.591 milioni. E qui arrivano i dolori, perché al di là dei ritardi il problema consiste anche nelle somme da riconoscere. Ebbene, la Regione Campania deve 821,937 milioni. Ed è il Lazio stavolta con 565,982 milioni a seguire nella non esaltante classifica. Ma anche il Piemonte non scherza, con un debito di 464,907 milioni. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t


impiegati, pochi medici Un baraccone sul quale gravano troppi addetti inutili. Se il sistema riguarda la cura del paziente a che servono tutti questi impiegati?

Discorso delicato, e del tutto a parte, quello che riguarda i medici di famiglia. In altri termini la cosiddetta assistenza distrettuale. La Provincia di Bolzano ha in media 1.564 residenti adulti per ogni medico di base con quota massimale di duemila assistiti. Nel Lazio si va da un minimo di 1.023 residenti adulti e su questa media si attesta il valore nazionale. Ed è in questo ambito che si concentra la penuria di pediatri. A livello nazionale il carico per ogni pediatra è di 1.026 bambini. Ma, tranne l’Abruzzo, gli altri enti regione hanno una forte carenza di pediatri in convenzione con il SSN. Ma un altro fronte della Sanità vede nel servizio di guardia medica un livello assistenziale nodale. Ebbene, sono stati rilevati 2.925 punti di guardia medica con 12.104 medici titolari, la media è di venti medici ogni 100.000 abitanti. Argomento molto più celebrato, invece, l’assistenza farmaceutica convenzionata. Sono state prescritte in totale 586.486.656 ricette - sempre nel w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

2010 - la spesa complessiva è stata di dodici miliardi di euro. In media nazionale ogni ricetta implica un costo di 21 euro, da parte del paziente. Ma la media varia a seconda dei territori nazionali. In Umbria siamo a 16,27 euro, mentre in Lombardia a 24,02 euro. Discorso del tutto nuovo da approfondire riguarda l’assistenza domiciliare integrata. Viene praticata quando il ricovero può e deve essere sostituito. Riguarda branche della medicina più diverse: da medicina generale a specialistica, da riabilitazione a un intervento che confina con l’assistenza sociale. Ebbene, assistiti direttamente in casa 597.151 pazienti. Sempre nel 2010, di questi l’84% è di età maggiore o uguale a 65 anni, mentre il 9% sono pazienti terminali. La media temporale per ciascun paziente appare però ancora un po’ scarsa: 22 ore di assistenza erogata da infermieri. Ciascun malato ha avuto 25 ore di assistenza sanitaria complessiva.

Nel merito della diagnostica sperimentale. Sono state censite 9.635 strutture sanitarie. In questa classificazione si segue la tipologia ambulatorio-laboratorio. Nel Centrosud prevalgono numericamente le strutture private accreditate. Dove prevale la gestione diretta delle aziende sanitarie siamo all’opposto. Queste strutture quando sono interamente pubbliche erogano assistenza clinica, mentre quelle private convenzionate erogano prestazioni di laboratorio. Sono state censite 6.153 strutture residenziali extraospedaliere, di queste, 2.644 di tipo semiresidenziale, 5.514 di altro tipo (come centri di salute mentale, consultori, stabilimenti idrotermali). Le strutture residenziali e semiresidenziali hanno 260.654 posti, pari a 432 per 100 mila abitanti; il 70,8% dedicate all’assistenza agli anziani, il 12,5% all’assistenza psichiatrica, il 16,2% all’assistenza ai disabili psichici e fisici, lo 0,6% ai pazienti terminali. Il 42% delle strutture che erogano prestazioni ambulatoriali per esterni sono attive come unica classe di interventi specifici (il totale è di 2.907). Il 25% erogano riabilitazione. Il 74% ha erogato meno di 12.500 prestazioni, mentre solo una struttura presenta un volume di prestazioni superiore a 500 mila. Beatrice Portinari

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CURIOSITÀ

Fare sport, per aiutare i filtri del sangue

Nella Giornata mondiale del rene, si è insistito sulla prevenzione, anche tra i giovani attraverso lo sport, anche se lo sport agonistico può avere le sue controindicazioni

Bere molto - acqua oligominerale si intende - alimentazione misurata, poco sale, regolare attività fisica, costante controllo della pressione arteriosa. Questi i controlli quotidiani per la salute dei reni, anche se l’attività sportiva appare sempre più importante nei sistemi di autotutela. La disciplina motoria costante, senza eccessi, senza vuoti, consente ai reni di vivere più a lungo. Ma questa cosa vale anche quando si è in dialisi e si hanno i reni fuori uso. Lo ha pubblicato il periodico Clinical Journal of the American Society of Nephrology. È anche vero che l’attività sportiva influenza il comportamento dei reni, modificandone la funzione nei diversi tipi di sport. Le variazioni seguono due differenti problematiche:

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1) Durante l’attività sportiva variano alcune condizioni fisiologiche, che sono in grado di determinare modificazioni anche a livello renale. Il dato più importante sembra essere la vasocostrizione accompagnata da una riduzione del flusso renale, che compare subito dopo l’inizio dell’attività fisica: provoca l’attivazione del sistema renina-angiotensina con vasocostrizione dell’arteriola efferente e con un ipotizzato aumento della pressione all’interno dei capillari del flocculo glomerulare. Questo meccanismo viene indicato come la causa principale di microematuria e albuminuria durante attività sportiva. 2) Si possono verificare una serie di microtraumi prolungati, che possono essere causa di perdita di globuli rossi: la sede anatomica più esposta ai microtraumi sembra essere la vescica, soprattutto se vuota.

Ma è chiaro che al di là della sana condotta fisica, i controlli diagnostici sono decisivi per comprendere eventuali disfunzioni, anche perché quando i reni danno segni evidenti oramai la malattia è conclamata. Il primo parametro da controllare consiste nella creatinina nel sangue. Il rene sano deve eliminarla totalmente. Se questo non accade significa che il rene non lavora bene. Importante rilevare, in sede diagnostica, la presenza di proteine nel sangue che possono dare indicazione di eventuali danni renali. La prevenzione, quindi, è decisiva per scongiurare il peggio. Tanto più per i reni che non danno cenni preventivi. Oggi in Italia ci sono 50 mila persone in dialisi, terapia costante per la quale si spendono circa 2 miliardi l’anno: il due per cento dell’intera spesa sanitaria. Piccarda Donati

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REGIONE LAZIO

Lazio, Zingaretti commissario per la Sanità Il presidente ha voluto incassare questa nomina prima di decidere alcunché. Lotta agli sprechi, centralità del paziente, revisione degli impegni per recupero del deficit, con questo ha definito il suo trittico di azione

La nomina è avvenuta dal Consiglio dei ministri il 21 marzo. Zingaretti, così, nella nuova qualifica di commissario per la Sanità del Lazio l’indomani dell’indicazione delle deleghe nello specifico della nuova giunta regionale. Ecco il verbo del neo presidente et commissario: “Bisogna uscire dall’idea solo di chiudere e tagliare, ora è tempo di costruire. Il primo impegno sarà quello di costruire una commissione di altissimo livello che chiami a raccolta tutto il mondo delle professioni, per avere un luogo di confrontomonitoraggio e preparare un testo di legge-quadro sulla sanità del Lazio”. Ha anche annunciato un protocollo per le nomine che aveva promesso anche in campagna elettorale. “Le scelte dei direttori generali in campo sanitario vengano valutate da un soggetto terzo, autonomo e indipendente, per rafforzare sia la trasparenza che la meritocrazia”. Quindi: recupero della credibilità, riduzione del debito, nessuna ripercussione sulla qualità di servizi. Si attende nomina del sub-commissario. Nel frattempo il neo commissario dà dichiarazioni rassicuranti. La Sanità, dice, è al primo posto delle sue attenzioni. “Chiudere la stagione dei tagli e riaffermare il diritto alla salute di ogni cittadino. Con la nomina a commissario per la sanità inizia il lavoro per dare al Lazio un modello di sanità, a partire da una Legge Quadro che vogliamo scrivere insieme a chi nella sanità opera quotidianamente”. È quel che ha detto nei panni di presidente al suo discorso in Consiglio regionale. Nelle sue attenzioni non possono mancare la cosìddetta lotta agli sprechi. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

“Lotta alle irregolarità e alle ruberie. Si può - dice Zingaretti - rendendo pubblici tutti i dati di bilancio, costruendo un efficace e oggettivo sistema di valutazione della gestione finanziaria e della qualità delle cure, tutto sotto gli occhi dei cittadini, e liberando il sistema delle nomine dal controllo della politica affidando la selezione dei migliori curricula ad una commissione esterna, per la quale, come annunciato, firmeremo a breve un protocollo con l’Agenas”. E poi ha fatto suo il mantra di ogni convegno sulla Sanità: mettere al centro il paziente. “Riportare l’assistenza e le cure vicino ai cittadini e affrontare lo squilibrio che oggi caratterizza il rapporto tra Roma e le province. È possibile farlo, perché è dimostrato che un sistema del genere a regime costa una percentuale minima del bilancio regionale e produce immensi risparmi decongestionando gli ospedali - ha proseguito - Lo faremo mettendo in rete le centinaia di studi medici associati presenti nella nostra regione, e aprendo già nei prossimi mesi le prime Case della Salute, presidi ospedalieri del territorio attivi come punti di primo soccorso e cure rapide, centri specialistici e di analisi, porte di accesso ai servizi socio sanitari”. Vuole rivedere i piani di rientro: “La sanità non può più vivere chiusa nella gabbia di parametri finanziari che non risolvono i problemi di bilancio e pregiudicano l’accesso ai percorsi di cura sui territori”. Si potrà facilmente opporre che non ci voleva uno specialista in tema di Sanità per individuare questi tre obiettivi, che in fondo andrebbero bene per il governo di qualsiasi ente regione. Il fatto di aver evitato il peggio, cioè il ritorno di chi li ha accentuati deve consistere in una sufficiente motivazione consolatoria. Giovanna Visconti

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Italian Hospital Group

CENTRALINO 0774 38.61 FAX 0774 38.61.04 Via Tiburtina, 188 00012 Guidonia (RM) www.italianhospitalgroup.it

Dott. Antonio Sarnicola

Psichiatra, Responsabile Medico Italian Hospital Group

Centro per la cura e il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare “Villa Pia” Via Pantano, 35 - 00012 Guidonia (RM) Tel. e Fax: 0774.300869 e-mail: villapia@italianhospitalgroup.com

Disturbi Alimentari: un approccio integrato

Il Centro di eccellenza Villa Pia, in Via Pantano 35, ha organizzato il 20 aprile un convegno al Grand Hotel Duca d’Este, sul trattamento integrato dei Disturbi Alimentari Il Centro di Villa Pia si occupa di disturbi alimentari, come ano-

ressia e bulimia, e di obesità.

L’approccio degli operatori di questa struttura, facente parte del

complesso dell'Italian Hospital Group, consiste nel fatto che la per-

Dott. Bellomo, anche altre figure di rilievo nel settore come il prof.

Cantelmi, il prof. Girardi, e la dott.ssa Battipaglia. Nella seconda

parte della giornata presenteremo due casi clinici, uno sull’Obesità

e uno sull’Anoressia Nervosa. Sono casi non tanto distanti in via

sona è presa in carico da diversi specialisti, quali medici (endocri-

concettuale e per entrambe verranno spiegate le modalità opera-

operano alla costruzione di un progetto integrato. Il direttore del-

comportamento alimentare) di Palombara Sabina.

nologi e psichiatri), psicologi, dietisti, educatori e fisioterapisti, che

l'IHG, Dott. Michele Bellomo, ha inteso realizzare questa struttura

affinché il disturbo alimentare fosse affrontato nella sua complessità e multifattorialità.

Il convegno del 20 aprile al Grand Hotel Duca d’Este vuole

quindi fornire strumenti utili ai professionisti di questo settore, ma

anche ai medici di famiglia, per la valutazione e il possibile l’invio

di questi pazienti presso il Centro. Il convegno ha grande valore

scientifico e riconosce sei crediti formativi.

Ne parliamo con il Responsabile Medico della struttura, Dott.

Antonio Sarnicola.

Dottor Sarnicola, perché spiegare la vostra attività nel corso di

un convegno?

Insieme al Direttore Generale Dott. Bellomo abbiamo condiviso la

necessità di divulgare le modalità operative del nostro centro all’in-

terno della realtà territoriale per favorire la costruzione di una rete all’interno della quale Villa Pia si ponga come struttura intermedia.

Il nostro è un lavoro di equipe dove i singoli specialisti lavorano al

fine di un progetto condiviso partendo, innanzitutto, dalla indivi-

tive di intervento. L’ultima parte è riservata al centro DCA (disturbi Quanti pazienti può accogliere il Centro Villa Pia?

Noi abbiamo venti posti letto per il ricovero, altri quaranta in re-

gime di centro diurno.

In sostanza, come si risolvono i problemi dell'alimentazione? Non c’è una formula, se ci fosse non ci sarebbe bisogno di un

luogo dedicato. Dietro ad un problema evidente per la salute ci

sono sempre diversi fattori che contribuiscono. Non si possono raggiungere risultati se non c’è una forte motivazione al cambia-

mento, affidamento e continuità nelle cure. Questo è parte del la-

voro che si svolge a Villa Pia attraverso un trattamento integrato. Quanto costa al paziente il trattamento integrato?

Nulla. Il nostro è un servizio convenzionato con la Regione Lazio,

e vi si accede tramite un’impegnativa del centro DCA di Palombara.

Come definireste il centro Villa Pia? Più una clinica o un

ambulatorio?

Né l'uno né l’altro. Villa Pia è una struttura intermedia che si col-

loca tra l’ambulatorio e l’ospedale; vengono accolti pazienti anche

gravi ma che non abbiano al momento del ricovero un’acuzie psi-

dualità che ha in sé ogni soggetto preso in cura. La nostra attività deve

chiatrica in atto né una condizione di urgenza medica.

st’ultimo viene dimesso. Vogliamo presentarci come una Struttura

propria divulgazione sulla corretta educazione alimentare?

estendersi agli operatori che avranno in cura il paziente quando que-

di eccellenza in un territorio che deve essere valorizzato. Ci può spiegare i lavori del convegno?

Nella prima parte della giornata presenteremo il centro: chi

siamo, cosa facciamo. Interverranno, oltre al direttore generale, w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

Avete pensato a progetti di incontro tra i cittadini? Di vera e

Certo. Proprio su indicazione del direttore Bellomo inizieremo

con un progetto pilota in zona Castelli dove incontreremo i ragazzi

nelle scuole per parlare di educazione alimentare. Abbiamo inten-

zione di portare più avanti questo progetto anche in zona tiburtina.

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ATTUALITÀ Questa è la storia di una bambina di tre anni. Soffre di leucodistrofia metacromatica, una gravissima malattia genetica che finora è stata curata con le cellule staminali fino a quando, a seguito di indagini della magistratura, la terapia è stata interrotta. La terapia lunga un anno si compone di cinque trasfusioni a base di staminali mesenchimali. Il blocco dei giudici è avvenuto a seguito di ispezioni dell’Agenzia italiana del farmaco secondo cui il trattamento al quale era sottoposta la bambina era dannoso per la sua salute. Conseguenza: interruzione della cura. Il caso di diritto è stato evidenziato dall’utilizzo del social network come mezzo di diffusione della notizia. Esortato dai genitori della piccola il Ministro ha risposto che lui non può farci nulla. L’espressione di manifesta impotenza su questioni inerenti la cura della salute apre il varco alla riflessione su chi debba decidere in merito ai trattamenti sanitari. Ma qualche giorno dopo la soluzione pragmatica appare anche opportuna. Viene quindi trovata la soluzione per l’uso delle staminali. Il ministro Balduzzi garantisce che gli Spedali Civili faranno la seconda infusione a Sofia. In sostanza da Brescia la terapia sarà effettuata presso l’ospedale Maggiore di Milano.

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Il caso della piccola Sofia

Il ministro prima blocca il sistema di cura legato alla ricerca sulle staminali, si scusa attraverso Facebook, ma poi trova un modo

Quindi le cure compassionevoli cambiano solo casa. L’argomento è che in questo modo saranno controllati i protocolli di terapia. Questo ha stabilito il Tribunale Civile emessa dal Tar di Brescia l’8 marzo. Tutto aggiornato al 20 novembre. Tutto è nato dalla sentenza emessa dall’Agenzia del farmaco che aveva inoltrato l’informativa per fermare le terapie. Ma arriva la prima polemica su Nature alla quale il ministro della salute si è sentito di dover rispondere. In sostanza, non si può dire che il governo italiano adotti il protocollo Stamina. Espressione tabù. Eppure il Consiglio dei ministri ha deciso con decreto legge di concedere, “eccezionalmente”, la prosecuzione dei trattamenti non conformi alla normativa vigente le terapie all’avanguardia della sperimentazione applicativa che utilizzano cellule staminali per la cura. L’intervento legislativo arriva a sanare una forzatura chiesta e ottenuta dai genitori della piccola Sofia al ministro della salute Renato Balduzzi. Si chiedeva, in sostanza, di poter continuare ad adottare un protocollo

non ancora registrato come tale nel quale si fa uso di cellule staminali per la cura di una malattia che altrimenti avrebbe portato alla morte della piccola. La terapia è oggetto di ricerca di una casa farmaceutica ma non ancora registrata come tale dall’Aifa. Quindi la sospensione aveva obbligato la prima dislocazione in diversa sede di applicazione affinché le terapie fossero a stretto controllo. Il decreto del governo è limitato ai pazienti per i quali sono stati già avviati alla data di entrata in vigore del decreto. Ogni applicazione dovrà avere la continua verifica di un monitoraggio clinico. Il protocollo è della fondazione Stamina ed è stato applicato presso gli Spedali Civili di Brescia, ma nessun riconoscimento è stato dato al “metodo Stamina”. Non solo. Molte polemiche dal mondo della scienza. Non è stato sufficientemente sperimentato, dicono dal periodico scientifico Nature che si schiera contro la terapia delle cellule staminali della Fondazione Stamina. La loro efficacia non è comprovata. Una decisione ”inaspettata” - dice Nature. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t


cambia la normativa

per dare al sistema di ricerca avanzato un protocollo che sia controllabile da strutture pubbliche. La piccola ora sta meglio

Ne escono scandalizzati i ricercatori. Il trattamento, secondo loro, potrebbe essere pericoloso in quanto non è mai stato rigorosamente testato. Sempre secondo Nature, si rileva che la terapia sviluppata dalla Fondazione Stamina “è stata ripetutamente messa al bando negli ultimi sei anni”. Ma alle prove sui pazienti i risultati dovrebbero essere più che incoraggianti. Non si capisce il perché di tanto ostracismo in campo della ricerca che dovrebbe essere comunque finalizzato ad un fine. Tanto comunque, non si direbbe. La gara alla competizione porta a ricercare non tanto la cura ma il primato a raggiungerla.

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Risponde, Consulcesi, associazione di tutela e difesa dei diritti dei medici, anzi in ordine di tempo aveva già risposto perché questa posizione era stata espressa già a metà marzo: “Urge dare a tutti la possibilità di ricorrere alle cure del protocollo Stamina Foundation, garantendo così uniformità di trattamento a tutti i pazienti a livello nazionale”. Consulcesi ha 40 mila associati in Italia. Loro sollecitano un intervento legislativo e che il ministero della Salute dia una direzione uniforme, superando le diverse interpretazioni dei tribunali, che costringono i pazienti a spese legali onerose e al rischio di vedersi negato un diritto fondamentale.

A Firenze, domenica 7 aprile, una manifestazione ha voluto sollecitare i parlamentari affinché venga sbloccata la possibilità di utilizzare le cellule staminali come cura compassionevole, quindi con alto grado di sperimentazione al fine di tentare effettivamente tutte le strade per la soluzione. Tra i firmatari anche Cesare Prandelli, commissario tecnico della nazionale italiana di Calcio. Prandelli ha incontrato i genitori della piccola Sofia e insieme ai molti sostenitori della battaglia per smuovere le Camere, fresche di elezione, a varare una legge che consenta questo tipo di cure compassionevoli. “I problemi che sentono questo problemi sono tantissimi - ha detto la mamma della piccola Sofia - Nessuno di quelli che ha firmato oggi ha problemi a casa, ciascuno vuole però condiividere una situazione come gesto di solidarietà ed affetto nei confronti di questi malati”. Dolcino da Novara

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ATTUALITÀ

La soggettività del malato indicazione per la cura Il ministro Balduzzi incalzato perché emetta l’annunciata disposizione in favore dell’applicazione di terapie specifiche, non ancora autorizzate Il caso della piccola Sofia come l’attuale questione della necessità di guardare alla soggettività del paziente prima di applicare protocolli di cura è stato, probabilmente, il motore che ha acceso tre senatrici in un’interrogazione al ministro della salute Renato Balduzzi. Si chiamano Giuseppina Maturani, Leana Pignedoli e Maria Teresa Bertuzzi e sono tutte e tre del Pd. Il problema chiaramente è la chiarezza del quadro normativo che dia indicazioni sull’uso delle staminali. Una materia delicata come questa non può rimanere in mano ai giudici e alle sentenze dei tribunali. Ci sono circa 500 persone ammalate di patologie neurovegetative che probabilmente avrebbero grande vantaggio se fosse approntata una terapia con cellule staminali. Balduzzi aveva parlato di una legge in preparazione per cui il farmaco sarebbe stato sempre più personalizzato, ma dopo la dichiarazione il resto è lettera morta. Il ministro, in sostanza, deve adottare delle disposizioni che diano facoltà al malato o ai suoi diretti familiari di applicare su di lui medicinali personalizzati, non ancora autorizzati. Sempre più la centralità della persona prende il centro della metodologia per il recupero della persona ammalata.

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Su British Medical Journal, la qualità della vita di un paziente è stata definita come lo scollamento tra ciò che la persona immagina e la realtà che si trova a vivere. Intesa così, essa subisce un brusco decadimento al momento della diagnosi, per poi migliorare nei mesi successivi. All’inizio, infatti, il malato deve accettare l’dea di essere tale. Quindi deve affrontare le cure, andare incontro a limitazioni o a trasformazioni in quelli che fino ad allora sono stati la sua vita, la sua socialità, il suo lavoro, gli affetti. Inoltre costruisce aspettative e speranze in base a elementi personali, e può andare incontro a delusioni. In seguito però, e soprattutto se le condizioni fisiche lo permettono, c’è come un riassestamento, accompagnato da un’accettazione del nuovo stato. La conseguenza è quasi sempre un miglioramento complessivo o solo psicologico, cioè un recupero della qualità della vita. Quindi la persona deve essere il centro. Non è solo un’idea suggestiva, anche se sembra mettere in discussione la possibilità di misurare in modo oggettivo la qualità della vita, in realtà pone l’accento sull’elemento più importante: la persona. Ognuno vive la malattia a modo suo, in base alla propria storia, alla propria condizione. Alagia Fleschi

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RICERCA

Ginnastica e intelligenza, un connubio solido Oramai la ricerca in modo diretto oppure occasionale, arriva alla conclusione che fare attività fisica fa bene al corpo. Ma l’insistenza di alcuni recenti studi guarda anche alla crescita della capacità intellettiva La continuità nello sport migliora le capacità cognitive. E non fare sport a caso, in modo episodico, essere lo sportivo della domenica. Fare sport come disciplina di vita iniziando in tenera età. Chi inizia da bambino nell’attività ginnica ha da grande migliore memoria, capacità di apprendimento che si prolunga da quando si è sui cinquanta in poi. Ed è proprio in questa fase di vita che occorre raccogliere a sé tutte le qualità e le quantità mnemoniche possedute nel corso della vita per non perdere colpi rassegnandosi all’incipiente rallentamento della prestanza psichica. Essere reattivi, sempre. Facendo e continuando a fare sport si può. E meglio. Quindi, meglio essere costanti piuttosto che essere dei campioni. Almeno per le facoltà neurologiche. Ma non è mai troppo tardi per cominciare e garantirsi una memoria migliore in tarda età. Potrebbe definirsi una delle tante tirate sui benefici dello sport. In effetti, la ricerca ha il merito di misurare nel lungo periodo gli effetti dell’attività fisica e i suoi effetti nell’attivazione di capacità neuroniche. (La ricerca è stata pubblicata su Psychological Medicine). Presi in esame sono in novemila. Le età vanno dagli undici ai cinquanta anni. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

Coloro che in questo vasto campione avevano pratica abituale e continuativa con lo sport praticato rispondevano meglio alle sollecitazioni dei test. Le funzionalità del cervello gode dei benefici dello sport anche quando si inizia a praticare in età più tarda. L’importante è la gradualità nell’iniziare. In tutt’altro ambito di studi scientifici si attesta invece che la ginnastica è un ottimo metodo per sollecitare i neuroni. Esiste un approccio fisico in grado di potenziare le capacità cognitive. Si dice Ginnastica della mente. Spesso si intende fare una versione di latino, risolvere un problema di matematica, o più semplicemente risolvere la Settimana enigmistica. E invece c’è un metodo per cui il corpo sano fa la mente sana. Fisioterapia della riabilitazione fisica utile anche per sviluppare il dinamismo dei neuroni. Sono emersi questi contenuti nella ricerca della neurologa Francesca Mancini secondo la quale: “L’esercizio fisico stimola il cervello contribuendo alla creazione di nuove connessioni tra le strutture cerebrali anche compromesse”. Sempre la neurologa: “studi recenti hanno dimostrato che il cervello umano adulto è in grado di produrre nuovi neuroni, soprattutto nell’ippocampo”.

Su questo tema si organizza, a Milano, un vero e proprio corso fitness “fit4brain”. Camminare a occhi chiusi e con disturbi uditivi su cuscini o superfici mobili per sollecitare tutti i sensi, esercizi di manualità da fare con la mano non dominante (come abbottonare una camicia) e di coordinazione, esercizi di equilibrio, coordinazione e manualità fine da effettuare anche con gli arti non dominanti per stimolare tutto il cervello. Questo il tipo di ginnastica proposta. Si consiglia di non prendere alla lettera per sperimentare alla buona in ambito domestico. Non ci sono garanzie sulla perfetta riuscita pratica di questo metodo, ma il fatto che non si sta parlando di semplici ricerche piuttosto invece di ambiti applicativi veri e propri, suggerisce che siamo arrivati a metodi sperimentali veri e propri sui quali si potrà pontificare tra qualche anno per attestarne riuscita ed appropriatezza. Il fatto che siano adottate certe pratiche è già importante. Sono già queste frutto di una ricerca. Prendere, invece, più serenamente l’abitudine a una lunga passeggiata oppure ad una corsetta di mezzora nel parco più vicino casa consiste invece nel metodo più certo e collaudato. Gemma Donati

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CURIOSITÀ

Il mito dell’uomo di ferro di nuovo al cinema

Tutto nasce dal ricco malato di cuore che inventa una macchina sostitutiva per la sua pompa cardiaca. Solo che per farla funzionare deve modificare tutto il resto. L’uomo deve e può dotarsi di una corazza avveniristica

Forse è una lezione per i criteri di ricerca scientifico medica. Un nuovo dispositivo meccanico, prodotto dalla tecnologia, non può essere impiantato senza modificare sostanzialmente il sistema di vita. È quel che succede al ricco e fascinoso uomo d’affari Anthony Stark. L’occasione di un cuore metallico gli consente di avere un cuore ancor più attento e sensibile ai mali del mondo. Dal cuore allegorico che gli dà solo impulsi per le belle donne e gli affari a un cuore artificiale in grado di costringerlo a capire che nel mondo ci sono problemi ai quali lui può e deve dare risposta. La parafrasi metaforica di Iron Man segue quella di tanti altri super eroi della Marvel che da una situazione di handicap - la cecità per Devil, l’adolescenza imberbe per Spiderman, l’esilio per Silver Surfer, il disturbo bipolare per Hulk possono emergere invece condizioni virtuose per il protagonista che riesce a risolverle. Sono spiccioli di una psicoanalisi junghiana, ma resi amabili da uno stile di allegoria che molto

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può insegnare ai giovani circa le loro responsabilità nel mondo. Il super eroe della Marvel esce nuovamente nelle sale cinematografiche il 24 aprile. Indipendentemente dall’essere un successo il film, sicuramente darà emozioni per gli effetti speciali, per la trama coerente alla sua storia, per la morale che affiorerà in modo discreto, non ridondante. Ma a colpire per le aspettative che Iron Man riesce a destare tra i giovani, c’è anche la storia toccante della piccola Emma di sei anni. Emma vive con un Berlin Heart. Si tratta di un cuore artificiale esterno. La sua vita è in ospedale. (Ce la racconta in modo toccante il Corriere della Sera pubblicato il 2 marzo). “La soluzione sarebbe un cuore nuovo”. Dicono i medici che l’hanno in cura presso il Regina Margherita di Torino. Il suo eroe non può che essere Iron Man, perché ha un “supercuoricino”. Ebbene noi tutti aspettiamo che arrivi un eroe, non super, una persona meno fortunata di noi tutti ma che si congedi da questo passaggio di vita, con un atto veramente eroico: regalargli un cuore. Matilde di Canossa

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Prevenzione & Salute Dott.ssa Giorgiana Feliziani

Medico-Chirurgo Medico-Estetico Specialista in Dermatologia e Venereologia Presso il: Laboratorio Analisi Villanova Via Galletti, 8-10 Villanova di Guidonia (Roma) Tel. 0774.529175 - Fax 0774.326496 Si riceve su appuntamento

È arrivata la primavera. Difendiamoci dalle allergie Non c’è dubbio che negli ultimi anni si è verificato un importante aumento delle malattie allergiche, tale da considerarle oggi una vera e propria malattia sociale e un problema di salute pubblica. Per allergia si intende una risposta anomala del sistema immunitario, provacata dal contatto con sostanze estranee all’organismo (allergeni) che comunemente sono innocui, ma che, invece, vengono riconosciuti come agenti aggressivi da cui difendersi e determinano una violenta reazione infiammatoria. In base al tipo di allergene e alla modalità di contatto, si riconoscono condizioni allergiche di diverso tipo: le allergie respiratorie (rinocongiuntivite e asma allergica), le allergie alimentari, allergie ai farmaci e allergie da contatto. Essendo l’argomento molto vasto, questo mese si parlerà di allergie respiratorie e alimentari. Per chi è affetto da allergie respiratorie, il sopraggiungere della primavera non è un momento di gioia, ma rappresenta il ritorno puntuale di un fastidioso problema. La rinite allergica, che può essere accompagnata o meno anche da disturbi oculari (eccessiva lacrimazione, prurito, arrossamento degli occhi), è una malattia infiammatoria che colpisce la mucosa del naso e che è scatenata da vari aereoallergeni (pollini, polveri, epiteli di animali, muffe). I sintomi più comuni sono prurito nasale, starnuti, gocciolamento del naso o ostruzione completa e nei casi più gravi possono associarsi cefalee, alterazioni del senso dell’odore e stati di spossatezza. Questi disturbi possono influire negativamente sullo svolgimento delle attività quotidiane e interferire con la normale vita di relazione.

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Nella maggior parte dei casi gli allergici, non sapendo come affrontare il problema, si limitano ad aspettare che “passi da sé”, ignorando che senza un’opportuna terapia, corrono il rischio che il quadro clinico possa aggravarsi ulteriormente con lo sviluppo di asma, otiti, sinusiti e poliposi nasale. Poiché le riniti non sono necessariamente di natura allergica, per diagnosticare la reale esistenza di uno stato di allergia o meno, si rende opportuna l’esecuzione di test allergici specifici: i prick test per aereoallergeni (polveri, pollini ed epiteli di animali). Questo tipo di indagine, individuando con precisione l’allergene responsabile (valutazione qualitativa) e quantificando l’intensità dell’allergia (valutazione quantitativa), permette di poter scegliere la terapia più idonea da caso a caso. Oggi, infatti, le allergie respiratorie possono essere trattate non solo con i comuni farmaci antistaminici e cortisonici, ma in casi selezionati, si può ricorrere a terapie iposensibilizzanti specifiche (immunoterapia), più comunemente chiamate “vaccini”. L’immunoterapia consiste nell’introdurre, per via sublinguale, dosi via via crescenti dell’allergene responsabile della reazione allergica; in questo modo l’organismo si abitua gradualmente alla sua presenza ed ogni volta che verrà in contatto con tale allergene, lo riconoscerà senza rispondere negativamente. Le terapie iposensibilizzanti, dunque, mirano a curare l’allergia, mentre i trattamenti antistaminici e cortisonici ne riducono solo momentaneamente i sintomi. Le allergie alimentari, rispetto a quelle respiratorie, sono molto meno frequenti, ma potenzialmente molto più w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t


Speciale Allergologia

pericolose perché in caso di reazione grave possono provocare lo shock anafilattico e dunque la morte del paziente. I sintomi che possono derivare dall’ingestione di un alimento cui si è allergici possono variare da disturbi gastrointestinali (nausea, gonfiore e dolore addominale, vomito e diarrea), reazioni orticariodi e dermatiti, angioedema delle labbra e/o della lingua, attacchi asmatici. Gli alimenti che più comunemente sono responsabili di un’allergia sono il latte e i suoi derivati, l’arachide e la nocciola, l’uovo, i molluschi e i crostacei. Nel sospetto di un’allergia alimentare si rende necessaria l’esecuzione di prick test specifici per alimenti, in modo da individuare con esattezza l’alimento cui si è allergici per escluderlo completamente dalla propria dieta evitando potenziali gravi conseguenze. I prick test possono essere eseguiti a qualsiasi età, anche se è ritenuto poco riproducibile e difficilmente interpretabile in genere prima dei 3 anni di età. La cute della zona scelta per l’esecuzione del test è abitualmente la faccia vo-

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lare degli avambracci dove si posizionano gocce degli allergeni da testare (aereoallergeni o alimenti); successivamente si punge la cute attraversando la goccia di ciascun estratto, con un particolare dispositivo (lancetta) che ha una punta molto sottile. Non è un test doloroso, perché la puntura è molto superficiale e non determina sanguinamento. In questo modo l’allergene penetra nella cute e in presenza di allergia si sviluppa in corrispondenza della sostanza cui si è allergici un “pomfo” (simile ad una puntura di insetto), pruriginoso, circondato da eritema e più o meno grande in base alla gravità dell’allergia. Indipendentemente dal tipo di allergia, la prevenzione, che si basa sull’identificazione e sull'allontanamento dei fattori di rischio, resta comunque il primo e più efficace intervento per il soggetto allergico; è, comunque, importante sapere che laddove non sia possibile evitare il contatto con le sostanze cui si è allergici, esistono oggi efficaci terapie per arginare il problema ed evitare le complicanze.

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La sanità irriformabile Il dibattito sulla sanità non si fonda sui livelli del

gli inglesi adesso per approntarlo subito, anche da

non ci si pone dal punto di vista su come dare al ser-

La competitività loro ce l’hanno nel sangue e

servizio bensì sul deficit sanitario. In altri termini,

noi. Innanzitutto hanno messo la politica alla porta.

vizio sanitario nazionale maggiore qualità. Tutto

questa la applicano anche ai sistemi sanitari tra

sanitario nazionale costi meno, magari dando lo

cina generale. Ma anche agli stessi cittadini.

parte invece sul trovare il modo per cui il servizio stesso servizio, magari in qui o lì anche meglio per-

loro. Gestione e responsabilità è in mano a mediA collaborare, controllare sulla qualità sono an-

ché sono state cancellate delle ruberie.

che Comuni e Municipi. Hanno in animo di abo-

Quello che non ha mai avuto. Al di là della retorica

sanitarie, a mo’ dei nostri enti regioni, quindi pa-

La nostra sanità invece deve cercare un modello.

con la quale si cita l’articolo 32 della Costituzione il

modo di fare sanità l’Italia l’ha sempre preso in prestito dall’Inghilterra.

(Le vecchie usl sono nate nel Regno Unito nel ’68 ma

noi in quell’anno organizzavamo gli enti ospedalieri. Nel ‘74 mentre noi siamo alle prese con l’estinzione dei debiti

delle mutue l’Inghilterra organizzava la medicina di base,

lire le Authority che danno le grandi strategie

rallelamente noi dovremmo togliere il boccino del comando ai rispettivi enti regione.

Ma almeno un comportamento mentale dobbiamo

assumerlo dal mondo anglosassone: quello di sospendere giudizi, dire bene o male a comando, secondo quel che conviene ai governi locali.

Sarebbe un primo importante passo in avanti. E

quindi pianificare, la gestione è in mano ai manager. La

poi, in definitiva, la logica dell’economia aiuta.

stre parti è stata approvata nel ’92. Nel 1979 in Inghil-

gnostica, servizio sanitario domiciliare, ospedali di

riforma sanitaria, con le aziende sanitarie, dalle no-

Quindi insistere sulle cose che funzionano: dia-

terra si parlava di clinical governance, di devolution

eccellenza … Recidere i rami che sono già morti per-

In questo scoppio ritardato del nostro sistema di or-

riceverli ma con scarsa quantità o qualità di servizio,

cose che da noi sono arrivate nel ’99 con la legge 229).

ganizzazione, faremmo bene a guardare cosa fanno Cittadini & Salute

ché funzionali solo a chi dà finanziamenti e chi deve quindi al politicantismo.

Angelo Nardi

Mensile di informazione Socio-Sanitaria Editore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 08/04/2013

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