Chiesa Insieme Speciale Visita Papa Francesco

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N. 9 OTTOBRE-NOVEMBRE 2013 - ANNO XXXI - MENSILE Autorizzazione Trib. Perugia n째 660 del 7/03/1983

ARRE

DOD I PENTECOSTE


LA PAROLA DEL VESCOVO

FRANCISCUS AD GENESI DI UN INCONTRO

IN CAMMINO

di: don Giovanni Raia

«Camminare. È una delle parole che preferisco quando penso al cristiano e alla Chiesa». Ricorderemo tutti queste parole che il papa ha pronunciato a San Rufino. Non c’è modo più bello di ringraziare papa Francesco per quanto abbiamo vissuto il 4 ottobre scorso che quello di riprendere il nostro cammino con uno slancio rinnovato. La visita del Papa ci ha lasciato un patrimonio ideale che dovremo a lungo rimeditare. Una parola venuta al momento giusto: mentre stiamo entrando nel vivo del cammino sinodale, che il papa ha benedetto. «Fare ‘sinodo’ – ci ha spiegato – vuol dire camminare insieme. […] Non siamo isolati, non camminiamo da soli, ma siamo parte dell’unico gregge di Cristo che cammina insieme». Gli scorsi mesi sono stati di una intensità straordinaria. Il programma pastorale è ormai definito. Anche l’iniziativa dello scorso 27 di ottobre ci ha riconsegnato un aspetto non secondario della vocazione della nostra Chiesa: lo “spirito di Assisi”. Ora ci tocca onorare, passo dopo passo, gli impegni che abbiamo assunto. La mia sensazione, quando ascolto il “polso” delle comunità cristiane, è quella di un diffuso bisogno di rinnovamento. Fino a qualche tempo fa dominavano toni di stanchezza e lamentela. Ora è il nostro popolo stesso che preme. Ricordo alcune voci al passaggio del papa: “Francesco, non mollare!”. Linguaggio fiorito, un po’ da stadio. Ma la dice lunga. Quanto stiamo sperimentando da alcuni mesi nella Chiesa è un vero colpo d’ala. Sentiamo un flusso di Grazia che ci spinge a rimboccarci le maniche. La Chiesa, ha ricordato ancora papa Francesco, non cresce per proselitismo, cresce per attrazione. E certamente non prende respiro se si chiude nel guscio, ma se si mette sulle strade degli uomini, fino alle ultime periferie. Anche questa una parola cara al Papa, che abbiamo fatto totalmente nostra. Buon cammino!

«Caro Santo Padre, Papa Francesco! Come dirti la nostra gioia? La Chiesa di Assisi, con tutti i suoi figli, specie i francescani, esulta. Ti vogliamo bene, e ti seguiremo. Ma siamo anche ansiosi di una tua VISITA. Nei luoghi del nostro Santo, ti sentirai “di casa”. Tanti papi sono venuti prima di te, ma per te c’è un’attesa speciale. È iscritta nel tuo nome. Non tardare ad accontentarci! Chiedendoti di benedirci, ti diciamo fin d’ora “grazie”. + Domenico». Quello sopra riportato, è il testo che mons. Domenico Sorrentino in data 19 marzo 2013 scrisse al neoletto papa Francesco. Questi non tardò a rispondere. Il successivo 23 marzo, per voce del Sostituto mons. Angelo Becciu arrivò la risposta: «… con lettera del 19 marzo corrente, Ella ha formulato il cordiale invito al Sommo Pontefice a rercarSi in visita in codesta terra, così ricca di tradizioni cristiane e particolarmente cara al suo cuore. Il Santo Padre, al Quale mi sono premurato di sottoporre la devota istanza, ha vivamente apprezzato il cortese gesto e ringrazia per i nobili sentimenti che l’hanno motivato. Egli mi incarica di comunicare di aver preso visione con spirituale affetto dello scritto da Lei inviato e, mentre esorta a perseverare nella preghiera per la Sua Persona e per il Suo servizio alla Chiesa, assicura che terrà presente il desiderio della Comunità di Assisi, volentieri impartendo a Lei, al Clero e ai fedeli affidati alle Sue premure pastorali l’implorata Benedizione Apo-

SOMMARIO

Il dopo papa Francesco

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Una chiesa in Sinodo

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Volume della visita pastorale

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Famiglie del Vangelo Unità pastorale di Fossato di Vico

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Riflessione del Vescovo La visita di papa Francesco Messaggio del vescovo alla diocesi

Parrocchia di Cannara La Madonna di Pompei in diocesi Nuovo diacono Nasce l’Ordo Virginum Fraternità pellegrina contemplativa Il segno della gratitudine Agenda di Novembre2013

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San Damiano

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Istituto Serafico

Vescovado S. Maria Maggiore


FRANCISCI DOMUM

stolica …». In occasione, poi, della visita Ad Limina Apostolorum, nell’aprile successivo, alla voce di mons. Sorrentino si unirono quelle dei vescovi umbri. Si fece anche la proposta della data che il papa accettò. La diocesi di Assisi ben volentieri ha condiviso la sua gioia con quella dell’intera regione presente per l’offerta dell’olio che arde sulla tomba del santo. E il papa è giunto in Assisi. A visitare la città che fu di Francesco e Chiara. Fermandosi nei luoghi che ne testimoniano la presenza e offrendo una chiave di lettura per qualsiasi pellegrinaggio in questa terra benedetta: partire dagli ultimi, sulle orme del figlio di Bernardone che si fece povero alla sequela di Colui che spogliò se stesso per assumere la condizione di servo. Si, perché questa è stata la prima e fondamentale scelta del successore di Pietro nel suo pellegrinaggio assisano: invitare tutti a spogliarsi di ogni mondanità per assumere i sentimenti che furono in Cristo Gesù. E le masse – umbre e di altre regioni d’Italia e del mondo -, convenute in Assisi ad accoglierlo hanno compreso l’invito. Gli si sono strette attorno e ne hanno assorbito lo stile. La stessa Assisi ha mostrato un coinvolgimento vivacemente cordiale nella accoglienza del papa e di quanti sono venuti per incontrarlo su questo lembo di terra dalla speciale vocazione. Mons. Sorrentino ha voluto ringraziare il papa con una lettera del 13 ottobre. Ad essa – sempre a firma del Sostituto

Rivotorto

- è giunta risposta il 18 ottobre: «Eccellenza Reverendissima, con la stimata lettera del 13 ottobre corrente, e relativi allegati, Ella ha voluto manifestare al Sommo Pontefice fervidi sentimenti di gratitudine per la recente Visita ad Assisi, informandoLo, in pari tempo, dei progetti pastorali connessi a tale evento. Sua Santità, Che ha apprezzato il premuroso gesto, desidera esprimere viva riconoscenza e, mentre chiede di perseverare nella preghiera per Lui e per il Suo servizio alla Chiesa, di cuore, rinnova la Benedizione Apostolica, estensibile all’intera Comunità diocesana». In futuro sarà importante restituire la visita. Come amici che si ritrovano; come figli e discepoli narranti le meraviglie dell’Amore.

Santa Chiara

Eremo delle Carceri

Cattedrale San Rufino

Porziuncola

LUOGHI VISITATI DAL PAPA

San Francesco Sup.

San Francesco Inf.

Centro Accoglienza poveri - S.M. Angeli

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MAGISTERO DEL

SANTO PADRE IN ASSISI

1. Incontro con i bambini disabili e ammalati ospiti dell’Istituto Serafico [In risposta all’intervento della dott. Francesca di Maolo, presidente dell’Istituto]. Noi siamo fra le piaghe di Gesù, ha detto lei, signora. Ha anche detto che queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltate, di essere riconosciute. E mi viene in mente quando il Signore Gesù andava in cammino con quei due discepoli tristi. Il Signore Gesù, alla fine, ha fatto vedere le sue piaghe e loro hanno riconosciuto Lui. Poi il pane, dove Lui era lì. Il mio fratello Domenico mi diceva che qui si fa l’Adorazione. Anche quel pane ha bisogno di essere ascoltato, perché Gesù è presente e nascosto dietro la semplicità e la mitezza di un pane. E qui è Gesù nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Sull’altare adoriamo la Carne di Gesù; in loro troviamo le piaghe di Gesù. Gesù nascosto nell’Eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe. Hanno bisogno di essere ascoltate! Forse non tanto sui giornali, come notizie; quello è un ascolto che dura uno, due, tre giorni, poi viene un altro, un altro … Devono essere ascoltate da quelli che si dicono cristiani. Il cristiano adora Gesù, il cristiano cerca Gesù, il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù. E oggi, tutti noi, qui, abbiamo la necessità di dire: “Queste piaghe devono essere ascoltate!”. Ma c’è un’altra cosa che ci dà speranza. Gesù è presente nell’Eucaristia, qui è la Carne di Gesù; Gesù è presente fra voi, è la Carne di Gesù: sono le piaghe di Gesù in queste persone. Ma è interessante: Gesù, quando è Risorto era bellissimo. Non aveva nel suo corpo dei lividi, le ferite… niente! Era più bello! Soltanto ha voluto conservare le piaghe e se le è portate in Cielo. Le piaghe di Gesù sono qui e sono in Cielo davanti al Padre. Noi

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curiamo le piaghe di Gesù qui e Lui, dal Cielo, ci mostra le sue piaghe e dice a tutti noi, a tutti noi: “Ti sto aspettando!”. Così sia Il Signore vi benedica tutti. Che il suo amore scenda su di noi, cammini con noi; che Gesù ci dica che queste piaghe sono di Lui e ci aiuti a dare voce, perché noi cristiani le ascoltiamo. A seguire le altre parole che Papa Francesco aveva preparato per questa occasione e che ci ha consegnato: Cari fratelli e sorelle, voglio iniziare la mia visita ad Assisi con voi, vi saluto tutti! Oggi è la festa di San Francesco, e io ho scelto, come Vescovo di Roma, di portare il suo nome. Ecco perché oggi sono qui: la mia visita è soprattutto un pellegrinaggio di amore, per pregare sulla tomba di un uomo che si è spogliato di se stesso e si è rivestito di Cristo e, sull’esempio di Cristo, ha amato tutti, specialmente i più poveri e abbandonati, ha amato con stupore e semplicità la creazione di Dio. Arrivando qui ad Assisi, alle porte della città, si trova questo Istituto, che si chiama proprio “Serafico”, un soprannome di san Francesco. Lo fondò un grande francescano, il Beato Ludovico da Casoria. Ed è giusto partire da qui. San Francesco, nel suo Testamento, dice: «Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi: e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo» (FF, 110). La società purtroppo è inquinata dalla cultura dello “scarto”, che è opposta alla cultura dell’accoglienza. E le vittime della cultura dello scarto sono proprio le persone più deboli, più fragili. In questa Casa invece vedo in azione la cultura dell’accoglienza. Certo, anche


molto bene perché ha cura di me e mi accompagna tutti i giorni!! Ah! E quando non ho sonno … viene a giocare con me!! Mi piacerebbe molto venire a vederti e ricevere la tua benedizione e un bacio: solo questo!! Ti mando tanti saluti e continuo a chiedere ad Eusebio che abbia cura di te e ti dia forza. Baci. NICO». In questa lettera, nel cuore di questo ragazzo c’è la bellezza, l’amore, la poesia di Dio. Dio che si rivela a chi ha il cuore semplice, ai piccoli, agli umili, a chi noi spesso consideriamo ultimi, anche a voi, cari amici: quel ragazzo quando non riesce ad addormentarsi gioca con il suo Angelo Custode; è Dio che scende a giocare con lui. Nella Cappella di questo Istituto, il Vescovo ha voluto che ci sia l’adorazione eucaristica permanente: lo stesso Gesù che adoriamo nel Sacramento, lo incontriamo nel fratello più fragile, dal quale impariamo, senza barriere e complicazioni, che Dio ci ama con la semplicità del cuore. Grazie a tutti di questo incontro. Vi porto con me, nell’affetto e nella preghiera. Ma anche voi pregate per me! Il Signore vi benedica e la Madonna e san Francesco vi proteggano. Dopo avere lasciato la cappella il Santo Padre, affacciandosi ad una finestra, ha rivolto le seguenti parole alle persone presenti all’esterno dell’edificio: Buongiorno! Vi saluto. Grazie tante per tutto questo. E pregate per tutti i bambini, i ragazzi, le persone che sono qui, per tutti quelli che lavorano qui. Per loro! Tanto bello! Che il Signore vi benedica! Pregate anche per me! Ma sempre! Pregate a favore, non contro! Il Signore vi benedica.

qui non sarà tutto perfetto, ma si collabora insieme per la vita dignitosa di persone con gravi difficoltà. Grazie per questo segno di amore che ci offrite: questo è il segno della vera civiltà, umana e cristiana! Mettere al centro dell’attenzione sociale e politica le persone più svantaggiate! A volte invece le famiglie si trovano sole nel farsi carico di loro. Che cosa fare? Da questo luogo in cui si vede l’amore concreto, dico a tutti: moltiplichiamo le opere della cultura dell’accoglienza, opere anzitutto animate da un profondo amore cristiano, amore a Cristo Crocifisso, alla carne di Cristo, opere in cui si uniscano la professionalità, il lavoro qualificato e giustamente retribuito, con il volontariato, un tesoro prezioso. Servire con amore e con tenerezza le persone che hanno bisogno di tanto aiuto ci fa crescere in umanità, perché esse sono vere risorse di umanità. San Francesco era un giovane ricco, aveva ideali di gloria, ma Gesù, nella persona di quel lebbroso, gli ha parlato in silenzio, e lo ha cambiato, gli ha fatto capire ciò che vale veramente nella vita: non le ricchezze, la forza delle armi, la gloria terrena, ma l’umiltà, la misericordia, il perdono. Qui, cari fratelli e sorelle, voglio leggervi qualcosa di personale, una delle più belle lettere che ho ricevuto, un dono di amore di Gesù. Me l’ha scritta Nicolás, un ragazzo di 16 anni, disabile fin dalla nascita, che abita a Buenos Aires. Ve la leggo: «Caro Francesco: sono Nicolás ed ho 16 anni; siccome non posso scriverti io (perché ancora non parlo, né cammino), ho chiesto ai miei genitori di farlo al posto mio, perché loro sono le persone che mi conoscono di più. Ti voglio raccontare che quando avevo 6 anni, nel mio Collegio che si chiama Aedin, Padre Pablo mi ha dato la prima Comunione e quest’anno, in novembre, riceverò la Cresima, una cosa che mi dà molta gioia. Tutte le notti, da quando tu me l’hai chiesto, io domando al mio Angelo Custode, che si chiama Eusebio e che ha molta pazienza, di custodirti e di aiutarti. Stai sicuro che lo fa

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2. Incontro con i poveri assistiti dalla Caritas - sala della spoliazione del vescovado, Assisi Ha detto il mio fratello Vescovo che è la prima volta, in 800 anni, che un Papa viene qui. In questi giorni, sui giornali, sui mezzi di comunicazione, si facevano fantasie. “Il Papa andrà a spogliare la Chiesa, lì!”. “Di che cosa spoglierà la Chiesa?”. “Spoglierà gli abiti dei Vescovi, dei Cardinali; spoglierà se stesso”. Questa è una buona occasione per fare un invito alla Chiesa a spogliarsi. Ma la Chiesa siamo tutti! Tutti! Dal primo battezzato, tutti siamo Chiesa, e tutti dobbiamo andare per la strada di Gesù, che ha percorso una strada di spogliazione, Lui stesso. E’ diventato servo, servitore; ha voluto essere umiliato fino alla Croce. E se noi vogliamo essere cristiani, non c’è un’altra strada. Ma non possiamo fare un cristianesimo un po’ più umano – dicono – senza croce, senza Gesù, senza spogliazione? In questo modo diventeremo cristiani di pasticceria, come belle torte, come belle cose dolci! Bellissimo, ma non cristiani davvero! Qualcuno dirà: “Ma di che cosa deve spogliarsi la Chiesa?”. Deve spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella Chiesa, tutti: il pericolo della mondanità. Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo. La mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. E’ un idolo! E l’idolatria è il peccato più forte! Quando nei media si parla della Chiesa, credono che la Chiesa siano i preti, le suore, i Vescovi, i Cardinali e il Papa. Ma la Chiesa siamo tutti noi, come ho detto. E tutti noi dobbiamo spogliarci di questa mondanità: lo spirito contrario allo spirito delle beatitudini, lo spirito contrario allo spirito di Gesù. La mondanità ci fa male. È tanto triste trovare un cristiano mondano, sicuro – secondo lui – di quella sicurezza che gli dà la fede e sicuro della sicurezza che gli dà il mondo. Non si può lavorare nelle due parti. La Chiesa - tutti noi - deve spogliarsi della mondanità, che la porta alla vanità, all’orgoglio, che è l’idolatria. Gesù stesso ci diceva: “Non si può servire a due padroni: o servi Dio o servi il denaro” (cfr Mt 6,24). Nel denaro c’era tutto questo spirito mondano; denaro, vanità, orgoglio, quella strada … noi non possiamo … è triste cancellare con una mano quello che scriviamo con l’altra. Il Vangelo è il Vangelo! Dio è unico! E Gesù si è fatto servitore per noi e lo spirito del mondo non c’entra qui. Oggi sono qui con voi. Tanti di voi sono stati spogliati da questo mondo selvaggio, che non dà lavoro, che non aiuta; a cui non importa se ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo; non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa; non importa che tanta gente debba fuggire dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà. Con quanto dolore, tante volte, vediamo che trovano la morte, come è successo ieri a Lampedusa: oggi è un giorno di pianto! Queste cose le fa lo spirito del mondo. È proprio ridicolo che un cristiano - un cristiano vero - che un prete, che una suora, che un Vescovo, che un Cardinale, che un Papa vogliano andare sulla

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strada di questa mondanità, che è un atteggiamento omicida. La mondanità spirituale uccide! Uccide l’anima! Uccide le persone! Uccide la Chiesa! Quando Francesco, qui, ha fatto quel gesto di spogliarsi era un ragazzo giovane, non aveva forza per questo. E’ stata la forza di Dio che lo ha spinto a fare questo, la forza di Dio che voleva ricordarci quello che Gesù ci diceva sullo spirito del mondo, quello che Gesù ha pregato al Padre, perché il Padre ci salvasse dallo spirito del mondo. Oggi, qui, chiediamo la grazia per tutti i cristiani. Che il Signore dia a tutti noi il coraggio di spogliarci, ma non di 20 lire, spogliarci dello spirito del mondo, che è la lebbra, è il cancro della società! È il cancro della rivelazione di Dio! Lo spirito del mondo è il nemico di Gesù! Chiedo al Signore che, a tutti noi, dia questa grazia di spogliarci. Grazie! Al termine dell’incontro, ha pronunciato le seguenti parole: Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me, che ne ho bisogno ... Tutti! Grazie! A seguire le altre parole che Papa Francesco aveva preparato per questa occasione e che ha consegnato dandole per lette: Cari fratelli e sorelle, grazie per la vostra accoglienza! Questo luogo è un luogo speciale, e per questo ho voluto fare una tappa qui, anche se la giornata è molto piena. Qui Francesco si spogliò di tutto, davanti a suo padre, al Vescovo, e alla gente di Assisi. Fu un gesto profetico, e fu anche un atto di preghiera, un atto di amore e di affidamento al Padre che è nei cieli. Con quel gesto Francesco fece la sua scelta: la scelta di essere povero. Non è una scelta sociologica, ideologica, è la scelta di essere come Gesù, di imitare Lui, di seguirlo fino in fondo. Gesù è Dio che si spoglia della sua gloria. Lo leggiamo in san Paolo: Cristo Gesù, che era Dio, spogliò se stesso, svuotò se stesso, e si fece come noi, e in questo abbassamento arrivò fino alla morte di croce (cfr Fil 2,6-8). Gesù è Dio, ma è nato nudo, è stato posto in una mangiatoia, ed è morto nudo e crocifisso. Francesco si è spogliato di ogni cosa, della sua vita mondana, di se stesso, per seguire il suo Signore, Gesù, per essere come Lui. Il Vescovo Guido comprese quel gesto e subito si alzò, abbracciò Francesco e lo coprì col suo mantello, e fu sempre suo aiuto e protettore (cfr Vita Prima, FF, 344). La spogliazione di san Francesco ci dice semplicemente quello che insegna il Vangelo: seguire Gesù vuol dire metterlo al primo posto, spogliarci delle tante cose che abbiamo e che soffocano il nostro cuore, rinunciare a noi stessi, prendere la croce e portarla con Gesù. Spogliarsi dell’io orgoglioso e distaccarsi dalla brama di avere, dal denaro, che è un idolo che possiede. Tutti siamo chiamati ad essere poveri, spogliarci di noi stessi; e per questo dobbiamo imparare a stare con i poveri, condividere con chi è privo del necessario, toccare la


carne di Cristo! Il cristiano non è uno che si riempie la bocca coi poveri, no! E’ uno che li incontra, che li guarda negli occhi, che li tocca. Sono qui non per “fare notizia”, ma per indicare che questa è la via cristiana, quella che ha percorso san Francesco. San Bonaventura, parlando della spogliazione di san Francesco, scrive: «Così, dunque, il servitore del Re altissimo fu lasciato nudo, perché seguisse il nudo Signore crocifisso, oggetto del suo amore». E aggiunge che così Francesco si salvò dal «naufragio del mondo» (FF 1043). Ma vorrei, come Pastore, anche chiedermi: di che cosa deve spogliarsi la Chiesa? Spogliarsi di ogni mondanità spirituale, che è una tentazione per tutti; spogliarsi di ogni azione che non è per Dio, non è di Dio; dalla paura di aprire le porte e di uscire incontro a tutti, specialmente dei più poveri, bisognosi, lontani, senza aspettare; certo non per perdersi nel naufragio del mondo, ma per portare con coraggio la luce di Cristo, la luce del Vangelo, anche nel buio, dove non si vede, dove può succedere di inciampare; spogliarsi della tranquillità apparente che danno le strutture, certamente necessarie e importanti, ma che non devono oscurare mai l’unica vera forza che porta in sé: quella di Dio. Lui è la nostra forza! Spogliarsi di ciò che non è essenziale, perché il riferimento è Cristo; la Chiesa è di Cristo! Tanti passi, soprattutto in questi decenni, sono stati fatti. Continuiamo su questa strada che è quella di Cristo, quella dei Santi. Per tutti, anche per la nostra società che dà segni di stanchezza, se vogliamo salvarci dal naufragio, è necessario seguire la via della povertà, che non è la miseria – questa è da combattere -, ma è il saper condividere, l’essere più

solidali con chi è bisognoso, il fidarci più di Dio e meno delle nostre forze umane. Mons. Sorrentino ha ricordato l’opera di solidarietà del vescovo Nicolini, che ha aiutato centinaia di ebrei nascondendoli nei conventi, e il centro di smistamento segreto era proprio qui, nel vescovado. Anche questa è spogliazione, che parte sempre dall’amore, dalla misericordia di Dio! In questo luogo che ci interpella, vorrei pregare perché ogni cristiano, la Chiesa, ogni uomo e donna di buona volontà, sappia spogliarsi di ciò che non è essenziale per andare incontro a chi è povero e chiede di essere amato. Grazie a tutti!

3. Omelia S. Messa, piazza San Francesco, Assisi «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). Pace e bene a tutti! Con questo saluto francescano vi ringrazio per essere venuti qui, in questa Piazza, carica di storia e di fede, a pregare insieme. Oggi anch’io, come tanti pellegrini, sono venuto per rendere lode al Padre di tutto ciò che ha voluto rivelare a uno di questi “piccoli” di cui ci parla il Vangelo: Francesco, figlio di un ricco commerciante di Assisi. L’incontro con Gesù lo portò a spogliarsi di una vita agiata e spensierata, per sposare “Madonna Povertà” e vivere da vero figlio del Padre che è nei cieli. Questa scelta, da parte di san Francesco, rappresentava un modo radicale di imitare Cristo, di rivestirsi di Colui che, da ricco che era, si è fatto povero per arricchire noi per mezzo della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9). In tutta la vita di Francesco l’amore per i poveri e l’imitazione di Cristo povero sono due elementi uniti in modo inscindibile, le due facce di una stessa medaglia. Che cosa testimonia san Francesco a noi, oggi? Che cosa ci dice, non con le parole – questo è facile – ma con la vita? 1. La prima cosa che ci dice, la realtà fondamentale che ci testimonia è questa: essere cristiani è un rapporto vitale con la Persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è assimilazione a Lui. Da dove parte il cammino di Francesco verso Cristo? Par-

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te dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui. Francesco ha fatto questa esperienza in modo particolare nella chiesetta di san Damiano, pregando davanti al crocifisso, che anch’io oggi potrò venerare. In quel crocifisso Gesù non appare morto, ma vivo! Il sangue scende dalle ferite delle mani, dei piedi e del costato, ma quel sangue esprime vita. Gesù non ha gli occhi chiusi, ma aperti, spalancati: uno sguardo che parla al cuore. E il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore, perché è l’Amore di Dio incarnato, e l’Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ricreato, diventa una «nuova creatura». Da qui parte tutto: è l’esperienza della Grazia che trasforma, l’essere amati senza merito, pur essendo peccatori. Per questo Francesco può dire, come san Paolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14). Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci a rimanere davanti al Crocifisso, a lasciarci guardare da Lui, a lasciarci perdonare, ricreare dal suo amore. 2. Nel Vangelo abbiamo ascoltato queste parole: «Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,28-29). Questa è la seconda cosa che Francesco ci testimonia: chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare. San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l’amore più grande, quello della Croce. E’ la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro (cfr Gv 20,19.20). La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12). E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore. Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci ad essere “strumenti della pace”, della pace che ha la sua

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sorgente in Dio, la pace che ci ha portato il Signore Gesù. 3. Francesco inizia il Cantico così: “Altissimo, onnipotente, bon Signore … Laudato sie … cun tutte le tue creature” (FF, 1820). L’amore per tutta la creazione, per la sua armonia! Il Santo d’Assisi testimonia il rispetto per tutto ciò che Dio ha creato e come Lui lo ha creato, senza sperimentare sul creato per distruggerlo; aiutarlo a crescere, a essere più bello e più simile a quello che Dio ha creato. E soprattutto san Francesco testimonia il rispetto per tutto, testimonia che l’uomo è chiamato a custodire l’uomo, che l’uomo sia al centro della creazione, al posto dove Dio - il Creatore - lo ha voluto. Non strumento degli idoli che noi creiamo! L’armonia e la pace! Francesco è stato uomo di armonia, uomo di pace. Da questa Città della Pace, ripeto con la forza e la mitezza dell’amore: rispettiamo la creazione, non siamo strumenti di distruzione! Rispettiamo ogni essere umano: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione. Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, tanto amata da san Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, in tutto il mondo. Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: ottienici da Dio il dono che in questo nostro mondo ci sia armonia, pace e rispetto per il Creato! Non posso dimenticare, infine, che oggi l’Italia celebra san Francesco quale suo Patrono. E do gli auguri a tutti gli italiani, nella persona del Capo del governo, qui presente. Lo esprime anche il tradizionale gesto dell’offerta dell’olio per la lampada votiva, che quest’anno spetta proprio alla Regione Umbria. Preghiamo per la Nazione italiana, perché ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce più che a ciò che divide. Faccio mia la preghiera di san Francesco per Assisi, per l’Italia, per il mondo: «Ti prego dunque, o Signore Gesù Cristo, padre delle misericordie, di non voler guardare alla nostra ingratitudine, ma di ricordarti sempre della sovrabbondante pietà che in [questa città] hai mostrato, affinché sia sempre il luogo e la dimora di quelli che veramente ti conoscono e glorificano il tuo nome benedetto e gloriosissimo nei secoli dei secoli. Amen» (Specchio di perfezione, 124: FF, 1824).


4. Incontro con il clero, persone di vita consacrata e membri di consigli pastorali Cattedrale di San Rufino, Assisi

tismo. La Chiesa cresce per attrazione, l’attrazione della testimonianza che ognuno di noi da al Popolo di Dio. Ora, brevemente, vorrei sottolineare alcuni aspetti della vostra vita di Comunità. Non voglio dirvi cose nuove, ma confermarvi in quelle più importanti, che caratterizzano il vostro cammino diocesano. 1. La prima cosa è ascoltare la Parola di Dio. La Chiesa è questo: la comunità – lo ha detto il Vescovo – la comunità che ascolta con fede e con amore il Signore che parla. Il piano pastorale che state vivendo insieme insiste proprio su questa dimensione fondamentale. E’ la Parola di Dio che suscita la fede, la nutre, la rigenera. E’ la Parola di Dio che tocca i cuori, li converte a Dio e alla sua logica che è così diversa dalla nostra; è la Parola di Dio che rinnova continuamente le nostre comunità … Penso che tutti possiamo migliorare un po’ su questo aspetto: diventare tutti più ascoltatori della Parola di Dio, per essere meno ricchi di nostre parole e più ricchi delle sue Parole. Penso al sacerdote, che ha il compito di predicare. Come può predicare se prima non ha aperto il suo cuore, non ha ascoltato, nel silenzio, la Parola di Dio? Via queste omelie interminabili, noiose, delle quali non si capisce niente. Questo è per voi! Penso al papà e alla mamma, che sono i primi educatori: come possono educare se la loro coscienza non è illuminata dalla Parola di Dio, se il loro modo di pensare e di agire non è guidato dalla Parola; quale esempio possono dare ai figli? Questo è importante, perché poi papà e mamma si lamentano: “questo figlio …” Ma tu, Cari fratelli e sorelle della Comunità Diocesana, buon pomeriggio! Vi ringrazio per la vostra accoglienza, sacerdoti, religiosi e religiose, laici impegnati nei consigli pastorali! Quanto sono necessari, i consigli pastorali! Un Vescovo non può guidare una diocesi senza i consigli pastorali. Un parroco non può guidare la parrocchia senza i consigli pastorali. Questo è fondamentale! Siamo nella Cattedrale! Qui si conserva il fonte battesimale dove san Francesco e santa Chiara furono battezzati, che in quel tempo si trovava nella Chiesa di Santa Maria. La memoria del Battesimo è importante! Il Battesimo è la nostra nascita come figli della Madre Chiesa. Io vorrei farvi una domanda: chi di voi sa il giorno del suo Battesimo? Pochi! Pochi … Adesso, compiti a casa! Mamma, papà, dimmi: quando sono stato battezzato? Ma, è importante, perché è il giorno della nascita come figlio di Dio. Un solo Spirito, un solo Battesimo, nella varietà dei carismi e dei ministeri. Che grande dono essere Chiesa, far parte del Popolo di Dio! Tutti siamo il Popolo di Dio. Nell’armonia, nella comunione delle diversità, che è opera dello Spirito Santo, perché lo Spirito Santo è l’armonia e fa l’armonia: è un dono di Lui, e dobbiamo essere aperti a riceverlo! Il Vescovo è custode di questa armonia. Il Vescovo è custode di questo dono dell’armonia nella diversità. Per questo il Papa Benedetto ha voluto che l’attività pastorale nelle Basiliche papali francescane sia integrata in quella diocesana. Perché lui deve fare l’armonia: è il suo compito, è il suo dovere e la sua vocazione. E lui ha un dono speciale per farla. Sono contento che stiate camminando bene su questa strada, con beneficio di tutti, collaborando insieme con serenità, e vi incoraggio a continuare. La Visita pastorale che si è da poco conclusa e il Sinodo diocesano che state per celebrare sono momenti forti di crescita per questa Chiesa, che Dio ha benedetto in modo particolare. La Chiesa cresce, ma non è per fare proselitismo: no, no! La Chiesa non cresce per proseli-

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che testimonianza gli hai dato? Come gli hai parlato? Della Parola di Dio o della parola del telegiornale? Papà e mamma devono parlare già della Parola di Dio! E penso ai catechisti, a tutti gli educatori: se il loro cuore non è riscaldato dalla Parola, come possono riscaldare i cuori degli altri, dei bambini, dei giovani, degli adulti? Non basta leggere le Sacre Scritture, bisogna ascoltare Gesù che parla in esse: è proprio Gesù che parla nelle Scritture, è Gesù che parla in esse. Bisogna essere antenne che ricevono, sintonizzate sulla Parola di Dio, per essere antenne che trasmettono! Si riceve e si trasmette. E’ lo Spirito di Dio che rende vive le Scritture, le fa comprendere in profondità, nel loro senso vero e pieno! Chiediamoci, come una delle domande verso il Sinodo: che posto ha la Parola di Dio nella mia vita, la vita di ogni giorno? Sono sintonizzato su Dio o sulle tante parole di moda o su me stesso? Una domanda che ognuno di noi deve farsi. 2. Il secondo aspetto è quello del camminare. E’ una delle parole che preferisco quando penso al cristiano e alla Chiesa. Ma per voi ha un senso particolare: state entrando nel Sinodo diocesano, e fare “sinodo” vuol dire camminare insieme. Penso che questa sia veramente l’esperienza più bella che viviamo: far parte di un popolo in cammino, in cammino nella storia, insieme con il suo Signore, che cammina in mezzo a noi! Non siamo isolati, non camminiamo da soli, ma siamo parte dell’unico gregge di Cristo che cammina insieme. Qui penso ancora a voi preti, e lasciate che mi metta anch’io con voi. Che cosa c’è di più bello per noi se non camminare con il nostro popolo? E’ bello! Quando io penso a questi parroci che conoscevano il nome delle persone della parrocchia, che andavano a trovarli; anche come uno mi diceva: “Io conosco il nome del cane di ogni famiglia”, anche il nome del cane, conoscevano! Che bello che era! Che cosa c’è di più bello? Lo ripeto spesso: camminare con il nostro popolo, a volte davanti, a volte in mezzo e a volte dietro: davanti, per guidare la comunità; in mezzo, per incoraggiarla e sostenerla; dietro, per tenerla unita perché nessuno rimanga troppo, troppo indietro, per tenerla unita, e anche per un’altra ragione: perché il popolo ha “fiuto”! Ha fiuto nel trovare nuove vie per il cammino, ha il “sensus fidei”, che dicono i teologi. Che cosa c’è di più bello? E nel Sinodo ci deve essere anche che cosa lo Spirito Santo dice ai laici, al Popolo di Dio, a tutti. Ma la cosa più importante è camminare insieme, collaborando, aiutandosi a vicenda; chiedersi scusa, riconoscere i propri sbagli e chiedere perdono, ma anche accettare le scuse degli altri perdonando – quanto è importante questo! Alle volte penso ai matrimoni che dopo tanti anni si separano. “Eh… no, non ci intendiamo, ci siamo allontanati ”. Forse non hanno saputo chiedere scusa a tempo. Forse non hanno saputo perdonare a tempo. E sempre, ai novelli sposi, io do questo consi-

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glio: “Litigate quanto volete. Se volano i piatti, lasciateli. Ma mai finire la giornata senza fare la pace! Mai!”. E se i matrimoni imparano a dire: “Ma, scusa, ero stanco”, o soltanto un gestino: è questa la pace; e riprendere la vita il giorno dopo. Questo è un bel segreto, e questo evita queste separazioni dolorose. Quanto è importante camminare uniti, senza fughe in avanti, senza nostalgie del passato. E mentre si cammina si parla, ci si conosce, ci si racconta gli uni agli altri, si cresce nell’essere famiglia. Qui chiediamoci: come camminiamo? Come cammina la nostra realtà diocesana? Cammina insieme? E che cosa faccio io perché essa cammini veramente insieme? Io non vorrei entrare qui nell’argomento delle chiacchiere, però voi sapete che le chiacchiere dividono sempre! 3. Dunque: ascoltare, camminare, e il terzo aspetto è quello missionario: annunciare fino alle periferie. Anche questo l’ho preso da voi, dai vostri progetti pastorali. Il Vescovo ne ha parlato, recentemente. Ma voglio sottolinearlo, anche perché è un elemento che ho vissuto molto quando ero a Buenos Aires: l’importanza di uscire per andare incontro all’altro, nelle periferie, che sono luoghi, ma sono soprattutto persone in situazioni di vita speciale. E’ il caso della diocesi che avevo prima, quella di Buenos Aires. Una periferia che mi faceva tanto male, era trovare nelle famiglie di classe media, bambini che non sapevano farsi il Segno della Croce. Ma, questa è una periferia! E io vi domando: qui, in questa diocesi, ci sono bambini che non sanno farsi il Segno della Croce? Pensateci. Queste sono vere periferie esistenziali, dove Dio non c’è. In un primo senso, le periferie di questa diocesi, per esempio, sono le zone della Diocesi che rischiano di essere ai margini, fuori dai fasci di luce dei riflettori. Ma sono anche persone, realtà umane di fatto emarginate, disprezzate. Sono persone che magari si trovano fisicamente vicine al “centro”, ma spiritualmente sono lontane. Non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal famoso “si è sempre fatto così!”. Ma si può andare alle periferie solo se si porta la Parola di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come san Francesco. Altrimenti portiamo noi stessi, non la Parola di Dio, e questo non è buono, non serve a nessuno! Non siamo noi che salviamo il mondo: è proprio il Signore che lo salva! Ecco, cari amici, non vi ho dato ricette nuove. Non le ho, e non credete a chi dice di averle: non ci sono. Ma ho trovato nel cammino della vostra Chiesa aspetti belli e importanti che vanno fatti crescere e voglio confermarvi in essi. Ascoltate la Parola, camminate insieme in fraternità, annunciate il Vangelo nelle periferie! Il Signore vi benedica, la Madonna vi protegga, e san Francesco vi aiuti tutti a vivere la gioia di essere discepoli del Signore! Grazie.


5. Parole del Santo Padre Francesco alle monache di clausura cappella del coro della basilica di Santa Chiara, Assisi

Io pensavo che questa riunione fosse come avevamo fatto due volte a Castel Gandolfo, nella sala capitolare, da solo con le suore ma, vi confesso, non ho il coraggio di mandare via i Cardinali. Facciamola così. Bene. Vi ringrazio tanto dell’accoglienza e per la preghiera per la Chiesa. Quando una suora nella clausura consacra tutta la sua vita al Signore, accade una trasformazione che non si finisce di capire. La normalità del nostro pensiero penserebbe che questa suora diventa isolata, sola con l’Assoluto, sola con Dio; è una vita ascetica, penitente. Ma questa non è la strada di una suora di clausura cattolica, neppure cristiana. La strada passa per Gesù Cristo, sempre! Gesù Cristo è al centro della vostra vita, della vostra penitenza, della vostra vita comunitaria, della vostra preghiera e anche della universalità della preghiera. E per questa strada succede il contrario di quello che pensa che questa sarà un’ascetica suora di clausura. Quando va per la strada della contemplazione di Gesù Cristo, della preghiera e della penitenza con Gesù Cristo, diventa grandemente umana. Le suore di clausura sono chiamate ad avere grande umanità, un’umanità come quella della Madre Chiesa; umane, capire tutte le cose della vita, essere persone che sanno capire i problemi umani, che sanno perdonare, che sanno chiedere al Signore per le persone. La vostra umanità. E la vostra umanità viene per questa strada, l’Incarnazione del Verbo, la strada di Gesù Cristo. E qual è il segno di una suora così umana? La gioia, la gioia, quando c’è gioia! A me da tristezza quando trovo suore che non sono gioiose. Forse sorridono, mah, con il sorriso di un’assistente di volo. Ma non con il sorriso della gioia, di quella che viene da dentro. Sempre con Gesù Cristo. Oggi nella Messa, parlando del Crocifisso, dicevo che Francesco lo aveva contemplato con gli occhi aperti, con le ferite aperte, con il sangue che veniva giù. E questa è la vostra contemplazione: la realtà. La realtà di Gesù Cristo. Non idee astratte, non idee astratte, perché seccano la testa. La contemplazione delle piaghe di Gesù Cristo! E le ha portate in Cielo, e le ha! E’ la strada dell’umanità di Gesù Cristo: sempre con Gesù, Dio-

uomo. E per questo è tanto bello quando la gente va al parlatorio dei monasteri e chiedono preghiere e dicono i loro problemi. Forse la suora non dice nulla di straordinario, ma una parola che li viene proprio dalla contemplazione di Gesù Cristo, perché la suora, come la Chiesa, è sulla strada di essere esperta in umanità. E questa è la vostra strada: non troppo spirituale! Quando sono troppo spirituali, io penso alla fondatrice dei monasteri della concorrenza vostra, Santa Teresa, per esempio. Quando a lei veniva una suora, oh, con queste cose… diceva alla cuoca: “dalle una bistecca!”. Sempre con Gesù Cristo, sempre. L’umanità di Gesù Cristo! Perché il Verbo è venuto nella carne, Dio si è fatto carne per noi, e questo darà a voi una santità umana, grande, bella, matura, una santità di madre. E la Chiesa vi vuole così: madri, madre, madre. Dare vita. Quando voi pregate, per esempio, per i sacerdoti, per i seminaristi, voi avete con loro un rapporto di maternità; con la preghiera li aiutate a diventare buoni Pastori del Popolo di Dio. Ma ricordatevi della bistecca di Santa Teresa! E’ importante. E questo è il primo: sempre con Gesù Cristo, le piaghe di Gesù Cristo, le piaghe del Signore. Perché è una realtà che, dopo la Resurrezione, Lui le aveva e le ha portate. E la seconda cosa che volevo dirvi, brevemente, è la vita di comunità. Perdonate, sopportatevi, perché la vita di comunità non è facile. Il diavolo approfitta di tutto per dividere! Dice: “Io non voglio parlare male, ma…”, e si incomincia la divisione. No, questo non va, perché non porta a niente: alla divisione. Curare l’amicizia tra voi, la vita di famiglia, l’amore tra voi. E che il monastero non sia un Purgatorio, che sia una famiglia. I problemi ci sono, ci saranno, ma, come si fa in una famiglia, con amore, cercare la soluzione con amore; non distruggere questa per risolvere questo; non avere competizione. Curare la vita di comunità, perché quando nella vita di comunità è così, di famiglia, è proprio lo Spirito Santo che è nel mezzo della comunità. Queste due cose volevo dirvi: la contemplazione sempre, sempre con Gesù; Gesù, Dio e Uomo. E la vita di comunità, sempre con un cuore grande. Lasciando passare, non vantarsi, sopportare tutto, sorridere dal cuore. E il segno ne è la gioia. E io chiedo per voi questa gioia che nasce proprio dalla vera contemplazione e da una bella vita comunitaria. Grazie! Grazie dell’accoglienza. Vi prego di pregare per me, per piacere, non lo dimenticate! Prima della Benedizione, preghiamo la Madonna: Ave Maria …

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5. Incontro con i giovani dell’umbria - parole del santo padre Francesco

Piazzale della Basilica di Santa Maria degli Angeli, Assisi DOMANDE DEI GIOVANI AL SANTO PADRE 1. FAMIGLIA: Nicola e Chiara Volpi (Perugia-Città della Pieve) Noi giovani viviamo in una società dove al centro c’è lo star bene, il divertirsi, il pensare a se stessi. Vivere un matrimonio da giovani cristiani è complesso, aprirsi alla vita è una sfida e un timore frequente. Come coppia giovane sentiamo la gioia di vivere il nostro matrimonio, ma ne sperimentiamo la fatica e le sfide quotidiane. Come la Chiesa ci può aiutare, come i nostri pastori possono sostenerci, quali passi anche noi siamo chiamati a compiere?

crata. Ma subito nasce la paura. E poi, un impegno così: “per sempre”? Come riconoscere la chiamata di Dio? Che cosa consiglia a chi vorrebbe dedicare la vita al servizio di Dio e dei fratelli? 4. MISSIONE: Luca Nassuato (Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino), Mirko Pierli (Città di Castello) e Petra Sannipoli (Gubbio) È bello per noi stare qui insieme con Lei e sentire le Sue parole che ci incoraggiano e ci riscaldano il cuore. L’anno della fede che si conclude fra qualche settimana ha riproposto a tutti i credenti l’urgenza dell’annuncio della buona novella. Anche noi vorremmo partecipare a questa avventura entusiasmante. Ma come? Quale può essere il nostro contributo? Che cosa dobbiamo fare? RISPOSTE DEL SANTO PADRE

2. LAVORO: Danilo Zampolini (Spoleto-Norcia) e David Girolami (Foligno) Anche in Umbria la crisi economica generale di questi ultimi anni ha provocato situazioni di disagio e povertà. Il futuro si presenta incerto e minaccioso. Il rischio è di perdere, insieme con la sicurezza economica, anche la speranza. Come deve guardare al futuro un giovane cristiano? Su quali strade impegnarsi per l’edificazione di una società degna di Dio e degna dell’uomo? 3. VOCAZIONE: Benedetto Fattorini (Orvieto-Todi) e Chiaroli Maria (Terni-Narni-Amelia) Che cosa fare nella vita? Come e dove spendere i talenti che il Signore mi ha dato? A volte ci affascina l’idea del sacerdozio o della vita consa-

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Cari giovani dell’Umbria, buona sera! Grazie di essere venuti, grazie di questa festa! Davvero, questa è una festa! E grazie per le vostre domande. Sono contento che la prima domanda sia stata da una giovane coppia. Una bella testimonianza! Due giovani che hanno scelto, hanno deciso, con gioia e con coraggio di formare una famiglia. Sì, perché è proprio vero, ci vuole coraggio per formare una famiglia! Ci vuole coraggio! E la domanda di voi, giovani sposi, si collega a quella sulla vocazione. Che cos’è il matrimonio? E’ una vera e propria vocazione, come lo sono il sacerdozio e la vita religiosa. Due cristiani che si sposano hanno riconosciuto nella loro storia di amore la chiamata del Signore, la vocazione a formare di due, maschio e femmina, una sola carne, una sola vita. E il Sacramento del matrimonio avvolge questo amore con la grazia di Dio, lo radica in Dio stesso. Con questo dono, con la certezza di questa chiamata, si può partire sicuri, non si ha paura di nulla, si può affrontare tutto, insieme! Pensiamo ai nostri genitori, ai nostri nonni o bisnonni: si sono sposati in condizioni molto più povere delle nostre, alcuni in tempo di guerra, o di dopoguerra; alcuni sono emigrati, come i miei genitori. Dove trovavano la forza? La trovavano nella certezza che il Signore era con loro, che la famiglia è benedetta da Dio col Sacramento del matrimonio, e che benedetta è la missione di mettere al mondo i figli e di educarli. Con queste certezze hanno superato anche le prove più dure. Erano certezze semplici, ma vere, formavano delle colonne che sostenevano il loro amore. Non è stata facile, la vita loro; c’erano problemi, tanti problemi. Ma queste certezze semplici li aiutavano ad andare avanti. E sono riusciti a fare una bella famiglia,


a dare vita, a fare crescere i figli. Cari amici, ci vuole questa base morale e spirituale per costruire bene, in modo solido! Oggi, questa base non è più garantita dalle famiglie e dalla tradizione sociale. Anzi, la società in cui voi siete nati privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia - questi diritti individuali -, privilegia le relazioni che durano finché non sorgono difficoltà, e per questo a volte parla di rapporto di coppia, di famiglia e di matrimonio in modo superficiale ed equivoco. Basterebbe guardare certi programmi televisivi e si vedono questi valori! Quante volte i parroci – anch’io, alcune volte l’ho sentito – sentono una coppia che viene a sposarsi: “Ma voi sapete che il matrimonio è per tutta la vita?”. “Ah, noi ci amiamo tanto, ma … rimarremo insieme finché dura l’amore. Quando finisce, uno da una parte e l’altro dall’altra”. E’ l’egoismo: quando io non sento, taglio il matrimonio e mi dimentico di quell’“una sola carne”, che non può dividersi. E’ rischioso sposarsi: è rischioso! E’ quell’egoismo che ci minaccia, perché dentro di noi tutti abbiamo la possibilità di una doppia personalità: quella che dice: “Io, libero, io voglio questo …”, e l’altra che dice: “Io, me, mi, con me, per me …”. L’egoismo sempre, che torna e non sa aprirsi agli altri. L’altra difficoltà è questa cultura del provvisorio: sembra che niente sia definitivo. Tutto è provvisorio. Come ho detto prima: mah, l’amore, finché dura. Una volta ho sentito un seminarista – bravo – che diceva: “Io voglio diventare prete, ma per dieci anni. Dopo ci ripenso”. E’ la cultura del provvisorio, e Gesù non ci ha salvato provvisoriamente: ci ha salvati definitivamente!

Ma lo Spirito Santo suscita sempre risposte nuove alle nuove esigenze! E così si sono moltiplicati nella Chiesa i cammini per fidanzati, i corsi di preparazione al Matrimonio, i gruppi di giovani coppie nelle parrocchie, i movimenti familiari … Sono una ricchezza immensa! Sono punti di riferimento per tutti: giovani in ricerca, coppie in crisi, genitori in difficoltà con i figli e viceversa. Ci aiutano tutti! E poi ci sono le diverse forme di accoglienza: l’affido, l’adozione, le case-famiglia di vari tipi … La fantasia – mi permetto la parola – la fantasia dello Spirito Santo è infinita, ma è anche molto concreta! Allora vorrei dirvi di non avere paura di fare passi definitivi: non avere paura di farli. Quante volte ho sentito mamme che mi dicono: “Ma, Padre, io ho un figlio di 30 anni e non si sposa: non so cosa fare! Ha una bella fidanzata, ma non si decide”. Ma, signora, non gli stiri più le camicie! E’ così! Non avere paura di fare passi definitivi, come quello del matrimonio: approfondite il vostro amore, rispettandone i tempi e le espressioni, pregate, preparatevi bene, ma poi abbiate fiducia che il Signore non vi lascia soli! Fatelo entrare nella vostra casa come

uno di famiglia, Lui vi sosterrà sempre. La famiglia è la vocazione che Dio ha scritto nella natura dell’uomo e della donna, ma c’è un’altra vocazione complementare al matrimonio: la chiamata al celibato e alla verginità per il Regno dei cieli. E’ la vocazione che Gesù stesso ha vissuto. Come riconoscerla? Come seguirla? E’ la terza domanda che mi avete fatto. Ma qualcuno di voi può pensare: ma questo vescovo, che bravo! Abbiamo fatto la domanda e ha le risposte tutte pronte, scritte! Io ho ricevuto le domande alcuni giorni fa. Per questo le conosco. E vi rispondo con due elementi essenziali su come riconoscere questa vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata. Pregare e camminare nella Chiesa. Queste due cose vanno insieme, sono intrecciate. All’origine di ogni vocazione alla vita consacrata c’è sempre un’esperienza forte di Dio, un’esperienza che non si dimentica, la si ricorda per tutta la vita! E’ quella che ha avuto Francesco. E questo noi non lo possiamo calcolare o programmare. Dio ci sorprende sempre! E’ Dio che chiama; però è importante avere un rapporto quotidiano con Lui, ascoltarlo in silenzio davanti al Tabernacolo e nell’intimo di noi stessi, parlargli, accostarsi ai Sacramenti. Avere questo rapporto familiare con il Signore è

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come tenere aperta la finestra della nostra vita perché Lui ci faccia sentire la sua voce, che cosa vuole da noi. Sarebbe bello sentire voi, sentire qui i preti presenti, le suore … Sarebbe bellissimo, perché ogni storia è unica, ma tutte partono da un incontro che illumina nel profondo, che tocca il cuore e coinvolge tutta la persona: affetto, intelletto, sensi, tutto. Il rapporto con Dio non riguarda solo una parte di noi stessi, riguarda tutto. E’ un amore così grande, così bello, così vero, che merita tutto e merita tutta la nostra fiducia. E una cosa vorrei dirla con forza, specialmente oggi: la verginità per il Regno di Dio non è un “no”, è un “sì”! Certo, comporta la rinuncia a un legame coniugale e ad una propria famiglia, ma alla base c’è il “sì”, come risposta al “sì” totale di Cristo verso di noi, e questo “sì” rende fecondi. Ma qui ad Assisi non c’è bisogno di parole! C’è Francesco, c’è Chiara, parlano loro! Il loro carisma continua a parlare a tanti giovani nel mondo intero: ragazzi e ragazze che lasciano tutto per seguire Gesù sulla via del Vangelo. Ecco, Vangelo. Vorrei prendere la parola “Vangelo” per rispondere alle altre due domande che mi avete fatto, la seconda e la quarta. Una riguarda l’impegno sociale, in questo periodo di crisi che minaccia la speranza; e l’altra riguarda l’evangelizzazione, il portare l’annuncio di Gesù agli altri. Mi avete chiesto: che cosa possiamo fare? Quale può essere il nostro contributo?

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Qui ad Assisi, qui vicino alla Porziuncola, mi sembra di sentire la voce di san Francesco che ci ripete: “Vangelo, Vangelo!”. Lo dice anche a me, anzi, prima a me: Papa Francesco, sii servitore del Vangelo! Se io non riesco ad essere un servitore del Vangelo, la mia vita non vale niente! Ma il Vangelo, cari amici, non riguarda solo la religione, riguarda l’uomo, tutto l’uomo, riguarda il mondo, la società, la civiltà umana. Il Vangelo è il messaggio di salvezza di Dio per l’umanità. Ma quando diciamo “messaggio di salvezza”, non è un modo di dire, non sono semplici parole o parole vuote come ce ne sono tante oggi! L’umanità ha veramente bisogno di essere salvata! Lo vediamo ogni giorno quando sfogliamo il giornale, o sentiamo le notizie alla televisione; ma lo vediamo anche intorno a noi, nelle persone, nelle situazioni; e lo vediamo in noi stessi! Ognuno di noi ha bisogno di salvezza! Soli non ce la facciamo! Abbiamo bisogno di salvezza! Salvezza da che cosa? Dal male. Il male opera, fa il suo lavoro. Ma il male non è invincibile e il cristiano non si rassegna di fronte al male. E voi giovani, volete rassegnarvi di fronte al male, alle ingiustizie, alle difficoltà? Volete o non volete? [I giovani rispondono: No!] Ah, va bene. Questo piace! Il nostro segreto è che Dio è più grande del male: ma questo è vero! Dio è più grande del male. Dio è amore infinito, misericordia senza limiti, e questo Amore ha vinto il male alla radice nella morte e risurrezione di Cristo. Questo è il Vangelo, la Buona Notizia: l’amore di Dio ha vinto! Cristo è morto sulla croce per i nostri peccati ed è risorto. Con Lui noi possiamo lottare contro il male e vincerlo ogni giorno. Ci crediamo o no? [I giovani rispondono: Sì!] Ma questo ‘sì’ deve andare nella vita! Se io credo che Gesù ha vinto il male e mi salva, devo seguire Gesù, devo andare sulla strada di Gesù per tutta la vita. Allora il Vangelo, questo messaggio di salvezza, ha due destinazioni che sono legate: la prima, suscitare


la fede, e questa è l’evangelizzazione; la seconda, trasformare il mondo secondo il disegno di Dio, e questa è l’animazione cristiana della società. Ma non sono due cose separate, sono un’unica missione: portare il Vangelo con la testimonianza della nostra vita trasforma il mondo! Questa è la via: portare il Vangelo con la testimonianza della nostra vita. Guardiamo Francesco: lui ha fatto tutt’e due queste cose, con la forza dell’unico Vangelo. Francesco ha fatto crescere la fede, ha rinnovato la Chiesa; e nello stesso tempo ha rinnovato la società, l’ha resa più fraterna, ma sempre col Vangelo, con la testimonianza. Sapete che cosa ha detto Francesco una volta ai suoi fratelli? “Predicate sempre il Vangelo e se fosse necessario, anche con le parole!”. Ma, come? Si può predicare il Vangelo senza le parole? Sì! Con la testimonianza! Prima la testimonianza, dopo le parole! Ma la testimonianza! Giovani dell’Umbria: fate così anche voi! Oggi, nel nome di san Francesco, vi dico: non ho né oro, né argento da darvi, ma qualcosa di molto più prezioso, il Vangelo di Gesù. Andate con coraggio! Con il Vangelo nel cuore e tra le mani, siate testimoni della fede con la vostra vita: portate Cristo nelle vostre case, annunciatelo tra i vostri amici, accoglietelo e servitelo nei poveri. Giovani, date all’Umbria un messaggio di vita, di pace e di speranza! Potete farlo! Recita del Padre Nostro e Benedizione E per favore, vi chiedo: pregate per me!

«Anch'io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio» (1 Cor 2, 1-5). Chiesa Insieme

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LA FRESCHEZZA DI UN ANNUNCIO PER IL CAMMINO DELLA NOSTRA CHIESA

Messaggio alla diocesi di mons. Sorrentino

Carissimi fratelli e sorelle! La visita di papa Francesco sorprende la nostra Chiesa in un momento significativo. Siamo nella fase di preparazione del Sinodo diocesano. Al Papa consegneremo il libro della Visita Pastorale e chiederemo la benedizione sul nostro cammino sinodale. Sono ancora fresche nella memoria le due visite di Benedetto XVI. Nella prima (2007) ricevemmo le coordinate per camminare con Francesco sulle orme di Cristo; nella seconda (2011) ci venne riconfermata quella vocazione speciale che è ormai nota nel mondo come “spirito di Assisi”. Ora papa Francesco ci porta la freschezza di un annuncio che, già in questi primi mesi del suo pontificato, ci ha tanto colpito. Nei contenuti, nient’altro che il vangelo. Ma il modo con cui ce lo dona, il tratto con cui ci parla, ci sorride, ci abbraccia, ci fanno provare una sensazione nuova. Ci fanno sentire quel clima di “famiglia” che pulsa negli Atti degli Apostoli: “avevano un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32). È la Chiesa che desideriamo. È il nostro programma! Per realizzarlo ci siamo messi in ascolto della Parola di Dio. Quest’anno metteremo a fuoco, nelle Scuole della Parola, gli Atti degli Apostoli e le lettere di Paolo. Apriamo il cuore al vangelo, la “bella notizia”: Parola che va accolta, assimilata, vissuta. Papa Francesco ci sta aiutando a comprendere come il vangelo va tradotto in vita quotidiana. Che cosa ci dirà il prossimo 4 ottobre? Stando all’esperienza di questi mesi, è probabile che ci dirà cose “forti”. Ci inviterà ad uscire da noi stessi, ad andare verso le “periferie”. Ci spingerà a farci carico degli ultimi aprendo ad essi le nostre case e i nostri cuori. È un discorso evangelico che ci impegna in modo speciale in un momento in cui anche la nostra diocesi, con tanta parte dell’Italia e del mondo, conosce il dramma della crisi occupazionale e di tante altre povertà. Le cose che il Papa ci dirà daranno un colpo d’ala al programma pastorale che vi consegnerò il prossimo 13 ottobre. Ci aiuti la Vergine Santa, che ci farà visita a breve nell’immagine della Vergine del Rosario di Pompei. Ti accogliamo con gioia, papa Francesco! A noi l’impegno di seguirti. Camminando insieme. A te, da tutti noi, un grande abbraccio. Grazie, papa Francesco! Assisi

Chiesa Insieme 16 OTTOBRE/NOVEMBRE 2013


PER LA SUBLIMITÀ DELLA CONOSCENZA DI CRISTO

Dopo la visita di papa Francesco anche il pellegrinaggio deve rinnovarsi di: don Giovanni Raia

La visita di papa Francesco in Assisi è destinata a restare nella storia ad un titolo tutto particolare: quello di un papa che ha scelto di chiamarsi Francesco e che ha voluto assumere lo stile essenziale dell’«araldo del Gran Re». E che, pellegrino nella città del “Frate”, ha voluto raccontare al mondo di come la Sposa del Cristo debba spogliarsi di ogni mondanità e rivestirsi dell’abito nuovo preparatoLe dal suo Sposo. A partire dallo stesso programma della visita che è stato espressione di una nuova metodologia pellegrinante e di pellegrinaggio evangelizzante. Due livelli che, nell’esperienza del vescovo di Roma, con simbiosi espressiva di vita integrata, hanno detto alla Chiesa e al mondo il senso della comunione che conduce alla pienezza della gioia (cfr 1 Gv 1, 4). Un nuovo modo di pellegrinare in Assisi dove le pietre parlano solo se gli uomini prestano loro voce (come avviene per ogni cosa creata dall’Amore, riflesso della «gloria di Colui che tutto move»). Non sono i muri a costituire la memoria di Francesco : è l’esperienza vissuta dello “spirito francescano” a giustificare la “cura dei luoghi francescani” . E in ognuno di essi la memoria della scelta di vita del figlio di Bernardone: ora servo fra i lebbrosi, ora muratore e restauratore di chiesa, ora contemplativo nei silenzio dei boschi, ora sollecito delle povere dame, ora predicatore con la vita più che con la parola. Memoria che diventa aiuto al viatore nel dare volto alla ricerca dell’unico bene, l’Altissimo bon Signore. Pellegrinaggio evangelizzate quello del pontefice che ha sottolineato con forza, verbale e simbolica, come sia indispensabile partire dagli ultimi, poveri di Dio e categoria interpretativa dell’essere e dell’agire cristiano, per comprendere Francesco d’Assisi e portare la buona novella del Signore Gesù Cristo. Significativo in tal senso, l’inizio della visita dall’Istituto Serafico che l’eloquente disegno della Provvidenza ha voluto geograficamente, all’”inizio della città”: «Gesù è presente nell’Eucaristia, qui è la Carne di Gesù; Gesù è presente fra voi, è la Carne di Gesù: sono le piaghe di Gesù in queste persone». È dalla carne del Verbo, adorata e servita, gloriosa e umiliata, che l’avventura diventa storia e il frammento si fa disegno, sempre più nitido, del vero volto del più bello tra i figli dell’uomo. Forti le espressioni, poi, rivolte alla comunità diocesana nella cattedrale di San Rufino, quando ci ha ricordato che la nostra Chiesa deve mettersi in cammino «per andare incontro all’altro, nelle periferie, che sono luoghi, ma sono soprattutto persone in situazioni di vita speciale»; ed ha continuato dicendo: «Non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal famoso “si è sempre fatto così!”. Ma si può andare alle periferie solo se si porta la Parola di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come san Francesco. Altrimenti portiamo noi stessi, non la Parola di Dio, e questo non è buono, non serve a nessuno!». Per fare questo è necessario nutrirsi della Parola e lasciare che la stessa performi le nostre esistenze, come è avvenuto per Francesco che, giovane, dalla forza di Cristo ha avuto la grazia della spoliazione. Che, come ci ha ricordato

il papa vuol dire: «Spogliarsi di ogni mondanità spirituale, che è una tentazione per tutti; spogliarsi di ogni azione che non è per Dio, non è di Dio; dalla paura di aprire le porte e di uscire incontro a tutti, specialmente dei più poveri, bisognosi, lontani, senza aspettare; certo non per perdersi nel naufragio del mondo, ma per portare con coraggio la luce di Cristo, la luce del Vangelo, anche nel buio, dove non si vede, dove può succedere di inciampare; spogliarsi della tranquillità apparente che danno le strutture, certamente necessarie e importanti, ma che non devono oscurare mai l’unica vera forza che porta in sé: quella di Dio. Lui è la nostra forza! Spogliarsi di ciò che non è essenziale, perché il riferimento è Cristo; la Chiesa è di Cristo!». Seguendo il Santo Padre, quindi, in questo suo pellegrinaggio evangelizzante siamo portati a comprendere la necessità di essere in Assisi e visitare Assisi in modo nuovo: continuamente attenti alla parabola della nostra vita di fede. Autentica nella misura in cui – come scriveva un grande figlio di san Francesco – diventa l’itinerario della mente in Dio. E dove la mente dice non solo la facoltà razionale, ma l’uomo nella sua globalità di spirito incarnato e di carne spiritualizzata.

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NON VI HO DATO RICETTE NUOVE Papa Francesco alla comunità diocesana nella cattedrale di San Rufino di: Sabrina Scarponi

«Non vi ho dato ricette nuove. Non le ho. E non credete a che dice di averle: non ci sono». Con queste parole è terminato il breve ma incisivo intervento di Papa Francesco nella Cattedrale di San Rufino rivolto a tutti i fedeli presenti: clero, religiosi e consigli pastorali della Diocesi. Il Santo Padre nel suo discorso ci ha presentato tre aspetti chiave per la nostra vita di comunità cristiana: il primo è “ascoltare” la Parola di Dio che, dice, “suscita la fede, la nutre, la rigenera”. Un aspetto questo, ha sottolineato il Papa, “su cui tutti possiamo migliorare, per essere meno ricchi delle nostre parole e più ricchi delle Sue Parole”. Questo riguarda tutti: dai sacerdoti ai genitori, dai catechisti agli sposi cristiani. “Non basta leggere le Sacre Scritture, bisogna ascoltare Gesù che parla in esse, bisogna essere antenne che ricevono, sintonizzate sulla Parola di Dio, per essere antenne che trasmettono! Si riceve e si trasmette. E’ lo Spirito di Dio che rende vive le Scritture, le fa comprendere in profondità”. Il secondo aspetto che il Pontefice ha spiegato è il “camminare”. “Il Sinodo che voi state tenendo - ha detto - è un cammino” e “che cosa c’è di più bello se non camminare insieme, collaborando e aiutandosi a vicenda? Chiedersi scusa, riconoscere i propri errori e chiedere perdono, ma anche accettare le scuse degli altri e perdonare?” - imparare ad usare misericordia anche verso gli altri e non solo verso se stessi. E mentre si cammina si parla, ci si conosce, ci si racconta gli uni agli altri, ci si aspetta, si pone attenzione ai più deboli, si cresce come in una famiglia, evitando le chiacchiere che sono pericolose. Infine il terzo aspetto, importante per la comunità, è “annunciare” fino alle periferie, che sono, ha chiarito il Santo Padre, zone della Diocesi ma anche “realtà umane”, persone emarginate, lontane anche solo spiritualmente. E qui Papa Francesco ci ha lasciati con il suo incoraggiamento ”... non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal ‘si è sempre fatto così!'. Ma si può andare alle periferie solo se si porta la Parola di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come San Francesco. Altrimenti portiamo noi stessi, e questo non è buono, non serve a nessuno! Non siamo noi che salviamo il mondo: è il Signore che lo salva!”.

UNA CHIESA IN SINODO. IL VANGELO DELLE PERIFERIE

Mons. Sorrentino ha consegnato il piano pastorale alla diocesi di: Suor Maria Rosaria Sorce (FI).

Nella Cattedrale di San Rufino, domenica 13 ottobre alle ore 16.00, il popolo anche nelle sue rappresentanze religiose, civili, ecclesiastiche e pastorali della Diocesi, si è adunato intorno al suo pastore Sua Ecc.za Mons. Domenico Sorrentino per partecipare alla solenne celebrazione di apertura del nuovo anno pastorale 2013-2014: “Una Chiesa in Sinodo, il Vangelo delle periferie”, quarto anno della Parola (Atti degli Apostoli e San Paolo). La Santa Messa è stata presieduta dal presule e concelebrata da numerosi presbiteri e religiosi presenti. Le strade di Assisi, un tempo segnate dalle orme di San Francesco e di recente, il quattro ottobre scorso, percorse da Papa Francesco, ancora profumano del “buon odore di Cristo”, profuso dalla tenerezza della Carità senza confini del suo dolce vicario in terra. Il profumo, quello del ministero del Santo Padre, di un Cristo incarnato nei suoi, nelle piaghe dei più fragili e invisibili, nelle fatiche quotidiane della sua gente e dei suoi preti, ministri, religiosi e consacrati che hanno scelto di essere Vangelo incarnato nei luoghi del quotidiano. Le strade assisane, inoltre, sono ancora pervase anche dalla tenerezza materna della Vergine del Santo Rosario di Pompei, la cui effige è giunta

Chiesa Insieme 18 OTTOBRE/NOVEMBRE 2013

dal santuario campano l’8 ottobre scorso presso la cattedrale di San Rufino ove è rientrata proprio il 12 ottobre dopo una breve peregrinatio nella Diocesi. “Momenti di grazia su grazia”, sottolineava mons. Sorrentino, di fronte ai quali, come facevano eco le parole di Don Cesare Provenzi, proferite all’omelia della Santa Messa delle ore 10.00 “non è più possibile restare indifferenti; il cristiano, non può vivere al di fuori della gratuità, dando tutto per scontato senza saper più dire grazie e senza sperimentare che quel toccare le piaghe degli ultimi si fa Preghiera”. È proprio questo il tema centrale dell’anno pastorale, presentato nell’omelia programmatica di Mons. Sorrentino, per un cammino della tenerezza di Dio dal Vangelo alle periferie dell’umanità piagata. Un cammi-


NON SI ACCENDE LA LAMPADA PER METTERLA SOTTO IL MOGGIO CONOSCERE IL BENE, FA BENE. PER NATALE REGALIAMOCI UN MOTIVO DI GRATITUDINE di: don Giovanni Raia

no sinodale che partendo da “una giornata indimenticabile con Papa Francesco”, sotto “lo sguardo della Madre”, nutrito alla “Scuola della Parola di Dio” ci spinga ad uscire da noi stessi per portare “il Vangelo nelle periferie”, affinché la “tenerezza di Dio - sottolineava il vescovo, - come nell’episodio dei dieci lebbrosi guariti (Lc. 17, 11-19), si spinga sempre proprio verso la più ripugnante delle periferie. La parola di Cristo, infatti, dà speranza al cuore dei disperati, cura le loro piaghe, trasforma la loro vita ed esclama: ‘la tua fede ti ha salvato’”. “Un Sinodo in cammino per sanare la lebbra dei nostri giorni, tra le case degli uomini, tra riflessione e preghiera, nello spirito di Assisi che si fa adorante al Serafico, nel solco del magistero e sotto la benedizione di Papa Francesco che proprio nella cattedrale di San Rufino ricordava alla Diocesi: ‘La Visita pastorale che si è da poco conclusa e il Sinodo diocesano che state per celebrare sono momenti forti di crescita per questa Chiesa che Dio ha benedetto in modo particolare’”. La posta in gioco è alta, ma restiamo sereni e fiduciosi in questo cammino specialissimo, confortati dall’aver affidato ogni cosa, al termine della Santa Messa, attraverso la figura e le parole del vescovo, alla Vergine del Rosario: “la catena dolce che ci rannoda a Dio … il porto sicuro nel comune naufragio, l’Augusta Regina delle Vittorie”, che ha salutato Assisi continuando a peregrinare tra i suoi figli, perché noi suoi figli imparassimo a fare altrettanto nelle piaghe dell’umanità sofferente. Solo così gusteremo le parole di Papa Francesco: “Che grande dono essere Chiesa, far parte del popolo di Dio, sentirsi tutti popolo di Dio nell’armonia e nella comunione delle diversità, nel dono dello Spirito Santo!”

Nel documento Una Chiesa in sinodo. Il vangelo delle periferie, il nostro vescovo ha sottolineato l’importanza degli Atti della Visita Pastorale laddove scrive: “C’è poi il fatto che la nostra chiesa diocesana, costituita dall’unione di due precedenti diocesi, ha una sua complessità che merita di essere fatta oggetto di verifica sinodale, occorre conoscersi di più e sintonizzarne il passo. Gli Atti della Visita Pastorale sono un aiuto per questo e un punto di partenza del Sinodo”. Gli Atti sono stati pubblicati in due eleganti volumi: il primo racconta la visita; il secondo, presentando il volto variegato della nostra comunità diocesana, raccoglie le lettere che il vescovo ha inviato alle varie vicarie e parrocchie. I due volumi sono stati donati al papa durante la sua visita, nell’incontro con la diocesi nella cattedrale di San Rufino. Le Lettere sono state pubblicate anche sul sito diocesano. I volumi sono disponibili presso la curia diocesana. La preziosità degli stessi è data dal fatto che, nella loro essenzialità, riescono a dare un volto completo della nostra comunità diocesana, nelle sue espressioni più belle e nei suoi spigoli da “limare”. Soprattutto offrono l’opportunità di conoscerne la variegata e composita conformazione. In tal senso, soprattutto il volume che narra la visita, offre uno strumento prezioso di conoscenza: è importante sapere come si vive il cristianesimo nelle varie zone della diocesi; quali sono le cose belle e quali i problemi da affrontare. Tutto ciò non per un facile gossip da opinionisti di turno, bensì per quella comunione di intenti che fa dei credenti un cuor solo e un’anima sola. Leggere il volume della cronaca, mentre ci invoglia a cercare ulteriore bellezza, per quella mozione dello spirito che abita il cuore dei credenti, ci rende edotti sul fiume di grazia che abita la nostra Chiesa. E così il cammino verso la pienezza del Cristo riceve nuova spinta e si anima di nuovo entusiasmo. Sarebbe bello che in vista del Santo Natale ci si “regalasse” l’opportunità di un’arricchente conoscenza intradiocesana. Invitiamo i parroci, le istituzioni civili, le ditte e le famiglie visitate, a richiedere i volumi. Il contributo spese per tutti e due i volumi è di 28 euro. Per conservare memoria di quanto è avvenuto, ma ancora di più per quanto si è chiamati a fare. Un CD, gratuito, con le foto della visita parrocchiale alla propria parrocchia arricchirà il volume per quanti ne faranno richiesta.

Il volume della Visita Pastorale può essere richiesto all’ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali, all’indirizzo mail: ucsd@diocesiassisi.it. Chiesa Insieme

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SI È SEMINATO SULLA BUONA TERRA Unità pastorale di Fossato di Vico di: Paolo Nuti

Si è conclusa Domenica 30 giugno 2013, con la celebrazione della Confermazione presieduta da Mons. Vittorio Peri, la nuova esperienza intrapresa dal gruppo di catechismo della parrocchia di Fossato di Vico, guidato da Patrizia, Angelo, Paolo e Don Jean Claude. Una cerimonia intensamente sentita e partecipata dai 18 cresimandio, dai padrini, madrine e genitori che, durante l'intero anno preparatorio, hanno partecipato assiduamente agli incontri previsti dal cosiddetto metodo dei “quattro tempi" (incontro con i genitori, comunicazione “inter familiare”, incontro con i ragazzi e celebrazione domenicale). Questo nuovo approccio alla catechesi si è rivelato di particolare successo: specialmente per l'importanza di recuperare il ruolo della famiglia, quale cellula imprescindibile e vitale del tessuto cristiano. Quella che, d’altro canto, dovrebbe essere solo all’inizio è proprio la vita attiva cristiana e l’impegno di questi ragazzi nella Chiesa. Perché la Cresima, troppe volte, è un punto d’arrivo e non uno d’inizio? Questo è il problema fondamentale della Nuova Evangelizzazione: la disillusione e l’indifferenza dei giovani e, di conseguenza, la loro assenza nella vita della Chiesa. È stato accentuato l’importanza e il valore, nel periodo di riflessione della preparazione alla Confermazione, della Responsabilità Cristiana e la stessa etimologia latina ne spiega l’accezione

più profonda: quella di essere in grado di “saper rispondere” positivamente alla chiamata di Dio, alla propria vocazione, anche andando “controcorrente”, come ha ricordato Papa Francesco. Non è sufficiente “ascoltare” e “credere” se poi non lo si “mette in pratica”: infatti “la fede se non ha le opere, è morta in se stessa” (Giacomo, 2). Ora i ragazzi sono chiamati a rispondere in modo coerente, con i fatti, alle promesse battesimali. Accettando il sigillo dello Spirito Santo e i suoi doni: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio. Solo grazie a questa forza, chi riceve la Cresima diventa «capace di portare al mondo la testimonianza dello Spirito fino alla piena maturità del corpo di Cristo» (Ad gentes, 36). In questa ottica di accoglienza responsabile e coinvolgente, il cammino vissuto ha avuto, come una delle sue finalità, quella di "individuare le scelte e i passi da fare per uscire dalla stagnazione di

una catechesi tradizionale e affrontare con coraggio le strade della nuova evangelizzazione". Sperando di aver aperto la strada, con questa piccola rivoluzione, non rimane altro che augurare a questi ragazzi appena cresimati, condividendo vicendevolmente il percorso con genitori e famiglie, padrini e madrine, catechisti e parroco, di proseguire a leggere, riflettere e vivere il Vangelo nel miglior cammino cristiano alla luce della Via, della Verità e della Vita, quanto mai consapevoli che la santità, alla quale è chiamato ogni cristiano, si raggiunge con i comportamenti e i piccoli gesti di tutti i giorni.

FAMIGLIE DEL VANGELO

Nuova comunità a San Facondino Ringraziamo Gesù perché, anche nella nostra parrocchia di San Facondino, a Gualdo Tadino, si è formata la prima Comunità Maria Famiglie del Vangelo. È stata per noi un'esperienza nuova, ma al di là della novità, c'è stata la gioia di approfondire la Parola di Dio con l'aiuto di Padre Luca Paraventi e del nostro Parroco Don Michele Zullato. Durante gli incontri abbiamo prima ascoltato, poi meditato e pregato insieme e si è instaurato man mano un clima di spiritualità e di comunione fraterna. Abbiamo condiviso le nostre esperienze di vita insieme a quelle di Angela e Cinzia che hanno iniziato da tempo questo cammino di fede. Già da diversi anni il nostro gruppo si riuniva ogni settimana per pregare insieme e ora, dopo questa esperienza, la preghiera è stata integrata con la lettura di un brano del Vangelo, brevemente commentato dal nostro Parroco e dalle nostre riflessioni personali. Accompagnati da Don Michele, abbiamo preso parte alla comunione di Consacrazione nella Basilica di Santa Maria degli Angeli che è coincisa, il 7 settembre scorso, con la veglia di preghiera per la pace. Davanti alla Porziuncola abbiamo letto insieme al nostro Vescovo la Preghiera di Consacrazione, dopo di che Mons. Sorrentino ci ha invitato a continuare con impegno il cammino, a pregare e a sentirci uniti come “famiglia” ; infine ci ha impartito la Benedizione.

Chiesa Insieme 20 OTTOBRE/NOVEMBRE 2013


CANNARA: UNA FESTA PATRONALE PER SPERARE Il primo Palio del Soldone: dal vile denaro al gusto della vita in Cristo. di: don Francesco Fongo

Dopo l’esuberante “Festa della Cipolla”, la Comunità di Cannara si è dedicata ad onorare il suo patrono S. Matteo, apostolo ed evangelista, con maggiore convinzione. Insieme con le Solenni Celebrazioni Religiose ben riuscite e partecipate, il Gruppo Giovani, in collaborazione l’ Oratorio e Circolo ANSPI, hanno voluto dare inizio alla Festa Patronale con il PRIMO Palio del SOLDONE per coinvolgere le gente di Cannara a vivere con gioia ed entusiasmo la Festa del nostro Patrono. Si voluto caratterizzare la festa creando la tradizione del “sacchettino con le monete di cioccolato”, in ricordo del mestiere di cambiavalute e di esattore delle tasse di S. Matteo, che cambiando vita su invito di Gesù, trasforma con la sua conversione “il vile denaro in gustosa cioccolata”. Per la medesima motivazione è stato pensato un Palio Originale, chiamato SOLDONE: un grande soldo in legno di circa un metro di diametro in cui sono raffigurati i simboli della città di Cannara: il Patrono, la Chiesa Parrocchiale, la Torre Civica, il Ponte e il Fiume Topino. Un Capolavoro prezioso, disegnato da Paola Pompei ed intagliato a mano dall’artista del legno: Albino Salemmi. Diventerà il Palio da conquistare, ogni anno, da parte dei Terzieri scrivendoci il loro nome. La riscoperta dei Terzieri, in cui era anticamente divisa Cannara, ha unito la Festa alla memoria storica presente nella nostra città. Il Terziere di San Giovanni Battista: colore rosso; il Terziere di San Matteo apostolo: colore giallo-oro; il Terziere di Santa Maria in rivo: colore azzurro, hanno offerto ai Cannaresi la possibilità di essere protagonisti e di cimentarsi nei Giochi. Si è iniziato la Festa il venerdì sera con la musica potente di tre Band di Giovanissimi. Poi c’è stata l’entrata trionfale del popolo dei Terzieri con le bandiere e gli stendardi. Ogni Terziere ha raccontato al pubblico presente la sua storia ed ha lanciato la sfida agli altri Terzieri per conquistare il Primo Palio. Infine è entrato il SOLDONE (il Palio) acclamato dall’entusiasmo del folto pubblico presente e dal popolo dei Terzieri. Sabato pomeriggio si

sono svolti in piazza i Giochi Popolari tra i Terzieri:per gli uomini il “Tiro alla fune”; per i bambini e i ragazzi il “Tiro del Calcio di rigore” ; per le donne “ pesca la mela”. Ma la sfida finale per l’assegnazione del Palio restava nella “Gara di Ballo” della domenica sera. Nella antica e famosa piattaforma da ballo di Cannara l’Orchestra Spettacolo di Rita Braida ha animato la festa in una serata indimenticabile. Una Giuria qualificata ha giudicato le coppie dei Terzieri nei tre balli eseguiti, determinando (il punteggio della gara di ballo era doppio) il Vincitore del Palio 2013: il Terziere di Santa Maria in rivo. Il Parroco e il Sindaco hanno consegnato insieme il Palio al Capitano: Chiara Filippucci. Il tripudio del Terziere azzurro è stato immenso. Al termine del settembre cannarese la presenza del nostro Vescovo Mons. Domenico Sorrentino che ha donato il Sacramento della Cresima a trenta ragazzi, e insieme al Vicario Mons. Saba Maurizio, hanno incoraggiato e confermato i ragazzi nell’impegno di rinascita della nostra Comunità, guardando con speranza verso il futuro.

Nata la prima Comunità Maria Famiglie del Vangelo a Santa Maria degli Angeli In un clima di Perdono e Misericordia, il 3 Agosto, la prima Comunità Maria Famiglie del Vangelo di Santa Maria degli Angeli ha fatto la sua Consacrazione alla Porziuncola. Abbiamo iniziato il cammino con gli otto incontri di preparazione, il 19 maggio, giorno di Pentecoste, guidati da Padre Luca Paraventi. La famiglia conta una quindicina di persone, le più diverse per origine, cultura e lavoro. Ci incontriamo regolarmente ogni martedì, non curanti del caldo e delle ferie, intorno alla Parola di Dio, facciamo una revisione di vita, lodiamo e preghiamo insieme Iddio ! Dopo un periodo iniziale durante il quale il nostro ritrovo è stato un locale della Parrocchia, adesso l’appuntamento settimanale è nella casa di qualcuno di noi. Padre Luca non sempre è presente, ma quando sa di non esserlo ci prepara un breve commento sulla Parola che ci aiuta comunque a fare revisione di vita. Ora, a più di tre mesi dall’inizio, possiamo dire di aver già fatto una bellissima esperienza di fraternità e condivisione. Ci ha aiutati in questo anche il fatto che una coppia della Comunità, che aveva fissato la data del matrimonio il 2 Settembre, aveva deciso, visto il difficile momento, di non festeggiare. Venuti a conoscenza di questo,insieme ci siamo mobilitati per organizzargli una festa: dal fotografo, al rinfresco, imbandito per l’occasione all’aperto presso le Suore Francescane del Sacro Cuore di Gesù. È stato un mettere in moto tutte le nostre forze, ma soprattutto i nostri cuori che volevano regalargli un momento di gioia, in mezzo a difficoltà, incertezze e sospensioni. Immensa l’emozione e lo stupore degli sposi nel vedersi ora, dopo una precedente esperienza di abbandono, circondati da fratelli e sorelle che fino a qualche mese fa nemmeno conoscevano, che gli vogliono bene, a cui ora sanno di potersi rivolgere e contare per ogni necessità … e qualora non fosse possibile, piangere, sperare e pregare insieme. È stata una profonda esperienza che ci ha fatto capire che tutti in Cristo siamo fratelli e sorelle: abbiamo sperimentato cosa significa essere Famiglia Spirituale. Ciò che ci unisce non è il sangue naturale, ma il Sangue di Cristo, Il sangue di Colui che ha dato la sua vita per ciascuno di noi.

Chiesa Insieme

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DALLA VALLE DI POMPEI ALLA MONTAGNA DI ASSISI L’icona della Madonna di Pompei a Costa Trex e il quattrocentenario della confraternita

La sacra icona della Madonna del S. Rosario di Pompei è stata accolta l’11 ottobre alle 18,30 nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Costa di Trex, gremita di parrocchiani e fedeli. Ad attenderla, insieme a una folla di fedeli, presenti oltre ogni previsione, le confraternite della montagna di Assisi, il parroco padre Giuseppe Egizio e Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi Nocera Umbra e Gualdo Tadino, che ha presenziato la recita del

AVE MARIA Madre pura, fresca, come luce dell’alba che sorge e irradia la terra. Madre che ascolta e consola, sei un tenero amore con le braccia tese verso l’umano. Sulle tue ginocchia il Figlio. Come fresca sorgente conduci al fiume della nostra speranza. Simile al giglio del campo, splendido nella sua veste e ineguagliabile tra le bionde spighe di grano, è il tuo profumo che appaga ogni creatura e nel tuo sguardo limpido trova la via del cielo.

Santo Rosario e la celebrazione eucaristia. L’icona della vergine del S. Rosario è giunta nella parrocchia di Costa di Trex proprio in occasione del quattrocentenario della costituzione della Confraternita del S. Rosario, tuttora attiva come “Confraternita della Madonna del Rosario e dell’Addolorata”e guidata dal priore Carlo Mirti Mancinelli. Grazie alle preziose ricerche storiche del Prof. Francesco Santucci è noto infatti che l’atto costitutivo della Confraternita del S. Rosario fu redatto in Assisi nel 1613, alla presenza del notaio Francesco Maria Bellanti e dei priori Sante Fancera e Francesco Baldassare Drusiani, che, insieme con altri iscritti alla Confraternita, promettevano fra l’altro che in tutti gli anni venturi avrebbero fatto celebrare nella chiesa di S. Stefano la festa del SS.mo Rosario proprio nel mese ottobre. Per l’occasione la Confraternita e la Proloco di Costa di Trex hanno offerto alla Parrocchia una riproduzione fotografica a grandezza originale, realizzata da Renato Elisei per gentile concessone dell’Archivio Capitolare della Cattedrale di san Rufino, delle pergamene dell’atto di costituzione del 3 gennaio 1613 e del decreto di approvazione della Confraternita, emanato l’8 settembre 1612 dal Convento di Santa Maria sopra Minerva in Roma. Al Parroco P. Giuseppe Egizio è stata donata, dai responsabili del pellegrinaggio, una riproduzione del dipinto della Madonna del S. Rosario di Pompei, che a breve sarà esposta nella Chiesa di S. Stefano. Alla compostezza dei presenti durante la recita del rosario, che il Vescovo ha dedicato in particolare ai malati e ai sofferenti della parrocchia e alla grande partecipazione durante la celebrazione eucaristica è seguito un momento conviviale offerto dalla Confraternita.

LA VERGINE DI POMPEI A GUALDO TADINO La parrocchia di San Giuseppe Artigiano ha accolto la sacra icona.

di: Marini Maria

Mercoledi 9 ottobre scorso, quando la quiete del tramonto già richiama la notte, in Gualdo Tadino, nella chiesa di san Giuseppe Artigiano colma di luce giunge l’immagine sacra della Vergine del Santo Rosario di Pompei. È commovente accogliere Maria, l’Immacolata, è tra noi per indicarci il cammino, in questo anno della fede. Con una solenne concelebrazione presieduta dal vescovo insieme ai sacerdoti delle parrocchie, la comunità dei credenti si raccoglie in preghiera. Il coro interparrocchiale anima i momenti della liturgia Eucaristica. Sua eccellenza Domenico Sorrentino durante l’omelia invita i presenti ad affidarsi alla Vergine, guida sicura di ogni credente; nel suo volto dolcissimo è racchiuso il grande mistero della salvezza. Il rosario che porge con delicatezza a San Domenico e a Santa Caterina, raffigurati nel dipinto, insieme a Lei, Madre Celeste, è lo strumento che porta al Figlio, seduto sulle

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sue ginocchia e più in basso ai suoi piedi è raffigurato il Vangelo, la Parola viva da comprendere, meditare e testimoniare per raggiungere la salvezza. Alla solenne concelebrazione segue il Santo Rosario, meditato dal nostro vescovo Domenico. Il mattino seguente le lodi e altri momenti di preghiera si elevano verso l’Eterno. Nel pomeriggio i ragazzi del catechismo incontrano il sacerdote di Pompei che si intrattiene piacevolmente con loro in un fruttuoso dialogo, fatto di domande e risposte volte a comprendere e a conoscere la storia dell’immagine sacra, e miracolosa della Vergine del Santo Rosario. Dopo la recita composta del rosario una piccola sorpresa, un dono da portare a casa in ricordo della visita di Maria nella nostra parrocchia, una delicata coroncina bianca. Poi di nuovo la santa messa per salutare la sacra immagine della Vergine che ci lascia per raggiungere il vicariato di Nocera Umbra.


AL SERVIZIO DELLA CHIESA NEL COLLEGIO DEI DIACONI Sebastiano Fabrizi ordinato diacono lo scorso 19 ottobre di: Don Orlando Gori

Sebastiano Fabrizi, celibe, è stato ordinato diacono permanente il 19.10.2013, durante un solenne rito presieduto dall’arcivescovo mons. Domenico Sorrentino, nella basilica di San Benedetto in Gualdo Tadino. Da Gualdo e soprattutto da Fossato di Vico, dove Sebastiano è nato e vissuto, molte persone sono convenute per fare festa al nuovo ordinato. Sebastiano ha conseguito il diploma magistrale ma ha fatto l’operaio in fabbrica (ora licenziato a causa della crisi ). Egli possiede talento artistico che ha espletato in pregevoli lavori artigianali. In Fossato è stato darettore delle ACLI, consigliere della Pro Loco e del comitato di quartiere. In parrocchia ha collaborato in varie forme: come catechista e membro del Consiglio per gli Affari Economici. Si è preparato al diaconato permanente frequentando la scuola teologica di Fabriano e gli incontri mensili in diocesi. Gli porgiamo molti auguri per il suo ministero.

CRESCE L’ORDINE FRANCESCANO SECOLARE Sette nuove professi da Cannara e Rivotorto Durante una solenne e intensa celebrazione, martedì 15 ottobre, a Cannara, nella Chiesa della Buona Morte, hanno emesso la loro professione nell'Ordine Francascano Secolare alcuni fratelli e sorelle provenienti dalle comunità parrocchiali di Cannara (Stefano Medda, Rita Catarinucci, Andreina Marcarelli, Elvira Matteucci , Marga Pesci Majolica, Elvira Agostini) e di Rivotorto (Don Maurizio Saba). Ha presieduto la celebrazione Padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento, insieme a don Francesco Fongo. Ai neoprofessi, la Ministra di Cannara Lucia Campagnacci e il ministro di Rivotorto Angelo Ruggeri hanno dato il benvenuto nella fraternità Francescana. Sono stati presenti anche il ministro regionale Alberto Ridolfi insieme P. Francesco Sansone.

IL SERVIZIO CONTINUA ALTROVE

Suor Simona è stata trasferita

Dopo essere rimasta in Assisi per sette anni in Assisi, presso il vescovado, Suor Simona, delle Suore Carmelitane Messaggere dello Spirito Santo, è stata trasferita. Andrà prima in Spagna, quindi sarà di comunità in Francia. L’accompagna la nostra preghiera e il nostro ricordo, insieme alla gratitudine per il servizio svolto presso la curia diocesana, sempre sorridente e sempre molto umana. Siamo sicuri che anche lei ci porterà con se, così come ci ha rassicurato, salutandoci mercoledì 23 ottobre scorso.

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NASCE L’ORDO VIRGINUM IN DIOCESI Il 7 ottobre, Festa della B.V. Maria, Regina del Rosario, in tre sorelle, Anna Maria Bettuzzi, Maria Alessandra Grazioli e Serena Veronica Carollo, abbiamo ricevuto, nella Cattedrale di S. Rufino e dalle mani del nostro Arcivescovo, Domenico Sorrentino, una speciale consacrazione, professata al servizio della Diocesi, con cui Mons. Vescovo ha istituito ad Assisi l’Ordo virginum. La formula latina indica la disposizione in cui si trovavano le persone consacrate al servizio della comunità cristiana delle origini, durante le liturgie. Questa è la consacrazione originaria, precedente quella professata in seguito, nelle Famiglie religiose, secondo le diverse spiritualità, come ha affermato il Vescovo nell’omelia tenuta durante la celebrazione eucaristica. L’inizio dell’Ordo v. è testimoniato fin dai tempi apostolici e ha ricevuto nuovo impulso con il Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha evidenziato l’azione dello Spirito nel dono elargito alle Chiese di numerosi e vari carismi. E’ molto bello questo riferimento alle origini, nel tempo in cui il nostro Vescovo sta imperniando il Piano Pastorale sulla ricerca di ritorno “alle fonti” della vita cristiana, quando i fedeli vivevano –si legge negli Atti- con un cuor solo ed un’anima sola, creando comunitàfamiglie che, pur nei loro limiti umani, allora come oggi, cercavano di praticare il comandamento dell’amore, donato da Gesù durante l’ultima cena. Sorge, in questo contesto, l’interrogativo sul significato della verginità nella Chiesa e nel nostro vissuto quotidiano: di certo, è anzitutto il primato di Dio in noi, il metterlo al primo posto, come sommo bene, allontanandosi così dagli idoli, dalla “mondanità”, lebbra che uccide, come l’ha definita Papa Francesco. A ciò, a tale grazia, è chiamata indistintamente tutta la Chiesa. Ringraziamo il Signore per la grazia straordinaria donataci! E un grazie speciale anche a tutta la Comunità diocesana, raccolta in preghiera in Cattedrale intorno al Vescovo, al presbiterio e a noi, per la partecipazione tanto numerosa, viva ed affettuosa dimostrata nei nostri confronti.

MANDA IL TUO SPIRITO SIGNORE

Ricomincia l’itinerario per la preparazione dei cresimandi adulti Mercoledì 27 novembre 2013 a cura dell’Ufficio Catechistico Diocesano, alle ore 21.00, presso il Centro Pastorale di Santa Maria degli Angeli, inizia il cammino di fede per i cresimandi adulti. I parroci che desiderano usufruire di questo servizio sono invitati a segnalare i richiedenti, facendo pervenire presso l’UCD i dati anagrafici dei richiedenti.

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NOTIZIE DALLA FRATERNITÀ PELLEGRINA CONTEMPLATIVA di: Giovanna Negrotto

Carissimi tutti, noi della Fraternità Pellegrina Contemplativa, siamo felici e grati dell’aver potuto comunicare un po’ con voi (nel “Numero” di Settembre, - e anche con il depliant, posto dentro le cartelle, - durante l’Assemblea Diocesana). Ricordate il titolo della Lettera, era : “Anche per noi, tu vai”! E – in effetti – molti di noi sono andati …! : Debora e Caterina in India, nei Villaggi Himalayani, dai nostri grandi amici Lebbrosi, - ma anche a Delhi da Sandra di Lecco, che ha adottato ben 20 bambini

delle strade, tra i 3 e i 14 anni. E questo mentre Carlo e Maura, - seguiti poi da Maria, - facevano il Cammino di Santiago, a piedi, camminando un mese. Ma possiamo dire che è “un andare”, - anche il coraggio dei giovani Genitori del piccolo Mattia: Barbara e Carlo; e quello dei vari nostri “Nonni” chini nell’accompagnare il delicato “Viaggio” dei primi anni di Vita dei nipotini; - e più ancora, - il coraggio di chi di noi sta vivendo la prova di un membro della famiglia in Ospedale ! Questo però è certo: mentre andiamo vi portiamo tutti nello Zaino del Cuore! E ognuno di voi può dirci con tranquilla certezza: “buon cammino contemplativo e grazie perché anche per noi tu vai”! Come vedete mandiamo due foto: una di Sandra con i 20 bimbi adottati e il suo Saji, ora in Cielo – e l’altra di noi con il caro Vescovo Sorrentino, il giorno dopo la Visita di Papa Francesco, - così imparate un po’ a conoscere le nostre facce. È stato bellissimo sentire al nostro incontro di Ottobre, - il VESCOVO raccontarci i dettagli straordinari di quella Visita di Bergoglio con quei suoi gesti e quelle sue parole che “segnano un SVOLTA” e una Modalità da ruminare e studiare - !Nella foto ci vedete in 27 (su 40, di noi), e come vedete, siamo molto allegri. In mezzo a noi il piccolo Mattia in carrozzina, - ci ricorda che dobbiamo diventare “bambini del Regno dei Cieli”. Se volete conoscerci, - anche comunicando con noi, - telefonate a Giovanna al 333 7915076

I PIÙ GIOVANI SI DANNO DA FARE Lavare le macchine per aiutare i più poveri

Certo non è mancata l’invidia ai ragazzi che sabato 19 ottobre hanno organizzato un autolavaggio presso il vescovado di Assisi e la piazza di Santa Maria Maggiore. Erano in tanti, come tanto era l’entusiasmo e il “chiasso” che ha accompagnato, tra qualche tiro mancino, la pulizia delle auto che si presentavano. Il ricavato dell’operazione è stato devoluto per aiutare i più poveri e bisognosi. Ma al di là del ricavato, è stato importante vedere un bel gruppo di preadolescenti impegnati a fare qualcosa di utile e costruttivo. Il tutto nella gioia e nella capacità di fare il bene divertendosi. E, dunque, a dirci che fare il bene fa bene. Prima di tutto a “chi lo fa”. C’è da dir loro grazie per la creatività e l’impegno. Forza, ragazzi!

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NEL SEGNO DELLA GRATITUDINE

Un grazie a coloro che hanno gestito la macchina organizzatrice dell’evento Mercoledì 23 ottobre, presso i locali di Villa Santa Tecla, mons. Sorrentino ha voluto incontrare tutti coloro che hanno collaborato alla preparazione del pellegrinaggio del papa in Assisi per esprimere loro un sentito grazie. È stata, infatti, la diocesi di Assisi - Nocera U. Gualdo T., su richiesta del Sostituto della Santa Sede, mons. Becci, così come avviene di solito in questi casi (il vescovo locale è l’interlocutore del Papa e degli organi vaticani), la responsabile dell’organizzazione dell’evento. Il vescovo, poi, economo della comunione, ha deputato delle persone alla macchina organizzativa, coinvolgendo a giusto e pieno titolo anche il sindaco della città. Cosa che ha determinato una sinergia “simpatica”. E, dunque, profonda, capace di operare alla costruzione di un evento che ha visto nella città del poverello oltre ottantamila persone. Tutte accolte nel miglior modo possibile. E i commenti, a parte qualche inevitabile sbavatura, retaggio umano delle cose fatte dagli uomini, sono stati tutti entusiasti. A partire da quello del Santo Padre: «Ringrazio il popolo di Assisi per la calda accoglienza: grazie tante!» (Angelus di Domenica 6 ottobre). Anche da queste pagine vogliamo esprimere gratitudine a coloro che si sono impegnati attivamente per la riuscita dell’evento: la comunità ecclesiale e civile; il Comune, la Provincia, la Regione. È stato bello constatare la disponibilità a lavorare insieme e a gestire un evento importante, tenendo conto che la scelta del 4 ottobre, Solennità del patrono d’Italia, ha “moltiplicato” le fatiche. Visto che, de facto, ho gestito la macchina organizzativa (ovviamente con aiuti grandi da parte di molti), per aiutare a scrivere la storia ed esprimere la gratitudine della Chiesa di Assisi non solo alle istituzioni in genere, ma alle persone particolari (anche se non è possibile fare una lista dettagliata: tanti sono stati gli interessati), sento che non è possibile tacere alcuni nomi. Grazie, dunque, a mons. Maurizio Saba, incaricato dal vescovo come responsabile primo della visita. Grazie a Claudio Ricci, Sindaco di Assisi, per il suo contributo di idee e disponibilità in servizi. Grazie a Silvia Sensi, cerimoniere comunale, per l’impegno nella gestione di tutto il cerimoniale civile legato alle festività del 4 ottobre. Grazie a tutte le forze dell’ordine, sia a livello locale che provinciale: polizia di stato, Carabinieri, Polizia municipale. In particolare al comandante dei vigili di Assisi, dott. Antonio Gentili, uomo che non si siede a ricevere onori, ma sempre sul campo a trovare soluzioni e a tamponare emergenze e al vigile Matteo Guidi, sereno e intelligente, con il quale lavorando fianco a fianco, si è riusciti ad incanalare in modo ordinato un traffico che non si presentava tale. Grazie a P. Enzo Fortunato, ofmconv (con Roberto, Alessio, Milena, Andrea – fotografo d’eccezione -, etc ...) e a P. Saul Tambini, ofm (con P. Pasquale Berardinetti, ofm, responsabili delle sale stampe del Sacro Convento e della Porziuncola che hanno gestito con attenzione, sollecitudine e professionalità l’organizzazione dell’informazione, sempre in sinergia con me, responsabile generale del sistema informativo. Grazie a Daniele Fiorelli che ha gestito con passione e attento ad evitare sprechi, nella linea indicata dal Papa, tutta la parte economica e delle “infrastrutture”, di giorno e di notte. Grazie a p. Vittorio Viola per la cura nell’organizzazione degli incontri con i poveri e a don Antonio Borgo per la cura nella preparazione e gestione della liturgia. Grazie ad Antonietta Vetturini, non solo per la attenzione nel preparare in modo sobrio e decente il centro di accoglienza, ma anche per la gestione dei “pass” di vario tipo. Grazie ad Augusta Perticoni, al diacono Carlo Cecconi e al seminarista Alessandro Picchiarelli per la gestione dei gruppi e dei singoli e per il loro servizio di segreteria insieme a Bettina Menna, Laura Gubbiotti, Maria Grazia Pelucca. Grazie all’ingegnere Roberto Gubbiotti per la perizia nell’individuare spazi sempre più ampi per accogliere sempre più persone nelle piazze con biglietto. Un Grazie anche ai fedeli di Cannara e di Spello, che hanno adornato tutto il sagrato della cattedrale di San Rufino, con i lavori stupendi quadri ricoperti di fiori. Grazie a don Marcello Cruciani e a don Riccardo Pascolini, uniti a tanti altri, nella gestione dell’evento dei giovani, conclusosi con l’incontro con papa Francesco a Santa Maria degli Angeli. Grazie a tutti coloro che sui luoghi visitati dal papa non hanno risparmiato energie perché tutto fosse all’altezza del momento significativo che si stava vivendo. Grazie, però, soprattutto al Padre delle Misericordie: è lui che ci ha donato, nel suo Figlio Gesù Cristo, papa Francesco; è Lui che ci ha dato entusiasmo e forza per accoglierLo e per accogliere quanti sono venuti in Assisi ad accoglierLo; è Lui che mette nel nostro cuore il desiderio di vivere quello che il successore di Pietro ci ha indicato.

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ANIMO DOLCE, PROPOSITI FERMI NEL BENE Don Dario Resenterra ricorda mons. Giuseppe Placido Nicolini Sono tre le figure che in gran parte del secolo scorso sono state punto di riferimento per gli Assisani e non: mons. Giuseppe Placido Nicolini (1877-1973), vescovo di Assisi (1928-1973), don Anselmo Cesare Job (1891-1973), primo priore del monastero di S. Pietro e don Giovanni Rossi (1887-1975). Fondatore della Pro Civitate nel 1939. Nel 40° anniversario delle morte, è mons. Nicolini che vorrei ricordare, così come io l’ho conosciuto: di animo dolce, ma fermo nei suoi propositi. E con ricordi “sparsi”. Appena arrivato Vescovo di Assisi nel 1928 mise d’accordo le due famiglie francescane per la festa di S. Francesco: la vigilia fece si che si celebrasse il “transito” a S. Maria degli Angeli, con partecipazione di tutte le famiglie francescane e le autorità civili; il giorno del santo, sulla tomba, con tutta solennità. Attento al mutare dei tempi e alla istanze dei giovani. Volle assistere alla prima messa “Bits” celebrata a S. Pietro di Assisi, in un convegno dei giovani, partecipando attivamente alla musica e al canto, scritta e composta da M. Giombini. In quella occasione disse: “Se i giovani vogliono pregare così, accontentiamoli”. Come ha ricordato mons. Sorrentino, davanti al Papa Francesco, nella Sala della Spoliazione, mons. Nicolini, ebbe un gran cuore, durante l’ultima guerra, nel soccorrere più di 300 ebrei perseguitati dai nazisti per salvare le loro vite, mettendo a repentaglio la sua incolumità. Assistendolo all’ospedale S. Chiara di Trento, più di una volta, l’ho solle-

citato, perché mi raccontasse dei momenti pericolosi dove si è fatto carico di queste vite. Le sue risposte furono sempre: «Tempi passati … Tempi passati». E non aggiungeva mai altro. Nell’anniversario dell’ottantesimo compleanno di professione monastica, gli presentai un dolcetto. Mi chiese: «cos’è oggi?». «Il suo ottantesimo di professione», risposi. Mi offrì per primo un pezzettino di dolce e disse: «Facciamo festa insieme, molte volte ho rinnovato i voti, ora spero sia l’ultima per poi rinnovarli eternamente in Cielo». Nella sua malattia in ospedale era sempre assorto nei pensieri e nella preghiera. Gli domandai un giorno se avesse paura di «sorella morte corporale». Mi rispose, ravvivandosi negli occhi, che andava incontro ad un padre, meglio ad una madre molto, ma molto più buona dei nostri padri e delle nostre madri che ci hanno voluto e fatto del bene. Sazio di anni, ma ancor più lamentandosi con i medici per il troppo accanimento con “frate corpo” avendo una stenosi alla gola (era alimentato, con un ago, nel polpaccio, grosso come un dito che gli procurava molto dolore) chiamò il primario e il medico curante e disse: «lasciatemi morire in pace perché la mia vita, dopo molti anni, l’ho vissuta ormai». Si spense, il giorno della Solennità di Cristo Re, il 25 di novembre del 1973 alle ore 15. Lo rivestii degli abiti pontificali che si era già preparato. Il suo corpo fu traslato in S. Rufino il 14 settembre 1975, con tutta solennità e inumato nella cappella della Madonna del Pianto.

REQUIESCAT Martedì 29 ottobre 2013, verso le ore 13.00, presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, all’età di 70 anni, 53 di professione religiosa e 45 di sacerdozio, P. Antonio Giannoni, ofm, è passato da questo mondo al Padre. Nato a Ripabianca di Deruta il 31 marzo del 1943; nel 1954, all’età di 11 anni, è entrato nell’Ordine dei Frati Minori. Ha emesso la Professione Solenne presso la Basilica di S. Maria degli Angeli il 28 marzo del 1967, e il 17 marzo del 1968 è stato ordinato presbitero da Mons. Dondeo Virginio, Vescovo di Orvieto. A Roma, tra il 1968 e il 1980 p. Antonio ha conseguito la Licenza in Teologia presso il Pontificio Ateneo Antonianum, e poi il Magistero in Canto Gregoriano e in Musica Sacra, presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra. Ha ricoperto vari incarichi nella provincia religiosa. Malgrado i suoi spostamenti di fraternità, è stato organista, maestro del coro “Laudesi Umbri” di Spoleto, di cui è stato fondatore nel 1975. Dal 1975 al 1989 è stato inoltre docente di solfeggio e canto corale presso “L’Istituto Civile Musicale Alessandro Onofri” di Spoleto, oltre che collaboratore e vice-direttore dei “Cantori di Assisi”. Nel 1988 viene trasferito al Convento Porziuncola di S. Maria degli Angeli con diversi servizi: vicario ed economo del convento, incaricato della formazione al canto sacro nelle case di formazione, vice organista della basilica, maestro della “Corale Porziuncola”, direttore della Libreria e Sala Ricordi. Dopo una pausa al Convento di Chiesa Nuova in Assisi, nel 2011 ritorna al Convento Porziuncola di S. Maria degli Angeli, con l’incarico di aiuto Penitenziere. In questo periodo, per circa un anno è stato Direttore anche del Coro dei “Cantori di Assisi”. Nel frattempo, a causa dell’aggravarsi dei suoi problemi di salute, più volte si è dovuto ricoverare in Ospedale, per poi trasferirsi, per i periodi di convalescenza presso l’infermeria provinciale. È morto a Milano, presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano dove era stato ricoverato per un intervento chirurgico. Ora è nella gloria del suo Signore a cantare il «laudis canticum, quod in supernis sedibus omne per aevum concinitur».

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APPUNTAMENTI NOVEMBRE 2013 Giornata mondiale della santificazione universale

01 VE – OGNISSANTI (s) 02 SA - Commemorazione dei fedeli defunti 03 DO - XXXI TO [S. Martino de Porres, rel. (mf); S. Silvia] 04 LU - S. Carlo Borromeo, v. (m)

Foligno – SIFT 5

05 MA – Ss. Elisabetta e Zaccaria 06 ME – S. Leonardo da Noblac 07 GI- S. Ercolano, S. Ernesto 08 VE - B. Giovanni Duns Scoto, sac. 09 SA - Dedidacazione della bas. lateranense (f) 10 DO - XXXII TO [S. Leone Magno, papa e d. (m)]

Giornata del ringraziamento Ritiro diocesano comunità maria Famiglie del Vangelo - ore 9.00/16.00 Convento Cristo Risorto - Assisi

11 LU - S. Martino di Tours, v. (m).

Foligno – SIFT 6

12 MA – S. Giosafat, v. e m.; San Martino I, papa e m. 13 ME – Ss. Florido, v. e Amanzio, sac (m) 14 GI - Ss. Nicola Tavelic e cc. Mm. (m)

Incontro mensile del clero - ore 9.00 Santuario La salette (Salmata)

15 VE – S. Alberto Magno, v. e d. (mf) 16 SA - S. Margherita di Scozia (mf); Santa Geltrude, v. (mf); B. Lucia Broccatelli, rel. 17 DO – XXXIII TO - [S. Elisabetta d’Ungheria, Patrona dell’O F S (m)] 18 LU - Dedicazione basiliche dei Ss. Pietro e Paolo, apostoli (mf)

Foligno – SIFT 7

19 MA - Agnese d’Assisi, verg. (mf) 20 ME – S. Edmondo 21 GI - Presentazione della B.V.Maria]

Giornata delle claustrali

22 VE - S. Cecilia 23 SA - S. Clemente I, p. e m. 24 DO - XXXIV TO - CRISTO, RE DELL’UNIVERSO - [S. Andrea Dung-lac, sac. e Compagni, mm.]

- Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico del clero - Cattedrale san Rufino ore 16.00 - Celebrazione presieduta dal vescovo e consegna dell’Instrumentum laboris per il Sinodo.

25 LU - S. Caterina d’Alessandria

Foligno – SIFT 8

26 MA – S. Leonardo da Porto Maurizio, sac. 27 ME – S. Francesco A. Fasani, sac.

Inizio itinerario cresimandi adulti

28 GI - S. Giacomo della Marca, sac. 29 VE - S. Saturnino

Notiziario della diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino Direttore responsabile: Vittorio Peri In redazione: d. Giovanni Raia - Marco Fortebracci Redazione e amministrazione: P.zza Vescovado, 3 06081 Assisi (Pg) Telefono (075) 81.24.83fax: (075) 819.88.05 E-Mail : ucsd@assisi.chiesacattolica.it - Pagina web: www.diocesiassisi.it Autorizzazione Tribunale di Perugia n° 660 del 7-03-1983 / sped. in abbonamento postale 50%

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