Che cosa è il clown? (Gallot-Lavallée) in Appunti sulle politiche sociali

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appunti sulle politiche sociali - in questo numero... Welfare, protezione sociale e scenario culturale: alcuni spunti da cui ripartire

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Disabilità, età, reddito e servizi

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Il punto sulla contribuzione degli utenti nei servizi sociali e sociosanitari

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Invecchiamento e disabilità. intellettiva: analisi e prospettive

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Persone con disabilità. Percorsi di inclusione

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OPG. Dieci domande sulla nuova legge

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Petizione nazionale per il finanziamento dei Lea. Continua la raccolta di firme

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Segnalazioni librarie

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Il numero si apre con il contributo di Cecilia Marchisio e Natascia Curto nel quale si riprendono alcuni temi di attualità riferiti a welfare e crescita. Troppo spesso si sostiene che sia necessaria la crescita per potersi permettere un buon welfare; al contrario, il welfare è un investimento che non deve dipendere dalla crescita ma che le è funzionale. Un welfare finalizzato al benessere non solo dei più fragili, ma di tutte le persone e quindi realmente ed efficacemente inclusivo. Sugli aspetti legati ad universalità e selettività si sofferma anche la riflessione di Fabio Ragaini, nella quale si prende in esame il tema dell’accesso ai servizi, soffermandosi in particolare su bisogno e reddito del richiedente la prestazione. Sui criteri di contribuzione al costo dei servizi sociali e sociosanitari fa il punto Massimiliano Gioncada. Viene analizzata l’attuale normativa, la giurisprudenza in merito ed i cambiamenti che potrebbero essere apportati dal governo nei prossimi mesi, secondo quanto previsto nella legge 214-2011, che prevede la modifica della normativa Isee. Lucio Cottini, continua la riflessione iniziata nel precedente numero della rivista approfondendo il tema: disabilità

intellettiva ed invecchiamento, evidenziando come il contesto socio-educativo e riabilitativo italiano ha ancora poca familiarità con le prassi abilitative basate sul costrutto di qualità della vita. Andrea Canevaro nell’introduzione alla nuova pubblicazione del Gruppo Solidarietà, Persone con disabilita. Prospettive inclusive, ci ricorda che l’educazione inclusiva deve attingere dal passato, ma deve innovare senza nostalgie di un passato che non tornerà. Ha il dovere di essere appassionata di futuro, incontrando e lavorando con tutti coloro che sono appassionati di futuro. Franco Rotelli, pone alcuni interrogativi sulla formulazione della norma (legge 9/ 2012) che ha previsto la definitiva chiusura degli Ospedali Psichiatrici giudiziari entro il marzo 2013. Infine, Francesco Santanera, informa sugli sviluppi della petizione nazionale per il finanziamento dei LEA.

5 per mille – o quel che ne rimane - al Gruppo Solidarietà. Per sostenere le nostre attività. C.f. 91004430426

Bimestrale del Gruppo Solidarietà. Nuova serie - Anno 24(XXIV), n. 2(197) , marzo-aprile 2012, chiuso il giorno 19 marzo 2012. Direttore responsabile: Riccardo Ceccarelli. Redazione: Giuseppe Alberti, Cinzia Alberti, Sibilla Giaccaglia, Gloria Gagliardini, Fabio Ragaini Composizione: Paolo Urbani Stampa: Unione Tipografica Jesina, Jesi (AN) Direzione e Amm.ne: Via Fornace, 23 60030 Moie di Maiolati Sp. (AN) Tel. e Fax 0731.703327- e-mail: grusol@grusol.it Abbonamento annuo Euro 20,00 (25 per enti pubblici) intestato a Gruppo Solidarietà, Via Calcinaro, 12 - 60031 Castelplanio (AN) - c.c.p. 10878601 Aut.ne del Tribunale di Ancona n. 13 del 10/04/1989 - una copia Euro 3,50 (5 per enti pubblici). Gli articoli non firmati sono redazionali. Iscritto al Registro nazionale della stampa n.5624 del 5/2/97 Interamente stampato su carta riciclata. Gli articoli della rivista possono essere ripresi da altre riviste, citando la fonte, ma non possono essere pubblicati su Internet

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la bacheca del Gruppo Solidarietà Gruppo Solidarietà, La programmazione perduta. I servizi sociosanitari nella regione Marche, prefazione di Nerina Dirindin, Castelplanio 2011, p. 112, euro 11.50. Il cuore della pubblicazione, riguarda la programmazione sociosanitaria nella regione Marche; affrontare il tema della programmazione significa, infatti, valutare l’organizzazione dei servizi e le politiche che li sottendono. Significa verificare le modalità con le quali si risponde alle esigenze delle persone. Le modalità con cui si garantiscono i diritti. L’interesse per la regolamentazione dei servizi trae origine dalle richieste e dalle domande che le persone ci pongono. Per rispondere abbiamo avuto e abbiamo necessità di capire cosa è codificato, cosa non lo è. E poi di indagare sui perché. Perché ad esempio non sono fissati gli standard; perché non è regolamentata la qualifica professionale; perché non è determinata la tariffa, e molto altro ancora, come si può capire leggendo i contributi che costituiscono il volume. La prospettiva dalla quale si analizza lo stato della programmazione regionale, come si può evincere dalla lettura del testo, è quella di una organizzazione di volontariato che ha cercato di mettere al centro del proprio operare, le esigenze delle persone che ha incontrato e a partire da queste leggere e valutare le politiche. Le domande che ci siamo posti sono le domande che la pubblicazione pone al principale suo interlocutore: la regione Marche. Domande che continuiamo a sperare possano trovare risposta in atti amministrativi che siano capaci di rispondere con compiutezza alle esigenze delle persone. E’ questa la motivazione che anima questa pubblicazione (Dalla introduzione del Gruppo Solidarietà).

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- I dimenticati. Politiche e servizi per i soggetti deboli nelle Marche, 2010, p. 112, Euro 11.00 - Quelli che non contano. Soggetti deboli e politiche sociali nelle Marche, 2007, p. 112, Euro 11.00 - I soggetti deboli nelle politiche sociali della regione Marche, 2003, p. 112, Euro 9.00.

- AA.VV., Handicap intellettivo grave e servizi: quali risposte dopo la scuola dell’obbligo?, p. 112, - AA.VV., Handicap e scuola: l’integrazione possibile, p. 128, - AA.VV., Curare e prendersi cura: la priorità delle cure domiciliari, p. 96, - AA.VV., Dove va il volontariato? p. 96, - AA.VV., Handicap, servizi qualità della vita? p. 96, - AA.VV., Handicap grave, autonomia e vita indipendente, p. 96, - AA.VV., Dalla riforma dei servizi sociali ai livelli essenziali di assistenza, p. 112, - AA.VV., I soggetti deboli nelle politiche sociali della regione Marche, p. 112 - AA.VV., Disabilità. Dalla scuola al lavoro, p. 112

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WELFARE, PROTEZIONE SOCIALE E SCENARIO CULTURALE: ALCUNI SPUNTI DA CUI RIPARTIRE CECILIA MARCHISIO - RICERCATORE, DOCENTE DI PEDAGOGIA SPECIALE, UNIVERSITÀ DI TORINO. NATASCIA CURTO - EDUCATRICE, DOTTORATO IN SCIENZE P SICOLOGICHE, ANTROPOLOGICHE E DELL’E DUCAZIONE, UNIVERSITÀ DI TORINO

Il rapporto tra welfare e crescita deve essere rivisto. Troppo spesso si sostiene che sia necessaria la crescita per potersi permettere un buon welfare; al contrario, il welfare è un investimento che non deve dipendere dalla crescita ma che le è funzionale. Un welfare finalizzato al benessere non solo dei più fragili, ma di tutte le persone e quindi realmente ed efficacemente inclusivo

invece avere diritto “per finta”?) ed in contrasto con una tradizione giuridica di garanzie costituzionali (ed ancora prima, con una tradizione di stampo illuminista) si parla piuttosto di “reale necessità”. Diritto e necessità sembrano diventati, nel discorso pubblico, sinonimi. Lo scenario della reale necessità è stato costruito negli ultimi anni con un mix di semplificazioni, gogne mediatiche, ipervisibilità e dita puntate. Si è creato così uno sfondo in cui la società pare divisa sostanzialmente in quattro categorie: quelli che non hanno bisogno (e che quindi non hanno interesse che vi siano dei diritti garantiti), quelli che hanno davvero bisogno, quelli che avrebbero bisogno ma possono arrangiarsi altrimenti e quelli che non hanno bisogno ma fingono colpevolmente. Questo insieme di elementi determina la natura del dibattito, che si riduce sempre di più all’affermazione, da parte di un gruppo o dell’altro, di far parte dei “realmente bisognosi”, e quindi di avere diritto ai diritti. Lo scenario della reale necessità è creato da alcuni equivoci che fanno da sfondo al dibattito pubblico, cristallizzando il riferimento culturale: sono assunti come la logica compensativa dei servizi, l’asimmetria nella protezione sociale (che viene rappresentata sempre di più come qualcosa che qualcuno paga perché la riceva qualcun altro), l’impli-

Nell’ultimo periodo il welfare è spesso al centro del dibattito pubblico. I termini in cui se ne parla rispecchiano, a parere di chi scrive, una deriva culturale che rischia di ridurre il dibattito ad una corsa per ottenere (o mantenere) i propri diritti di cittadinanza e di protezione sociale. Si intravede, alla base di questi contrasti, un equivoco forte su che cosa significhi avere diritto; c’è uno scenario concettuale rigido che tralascia elementi fondamentali. I commentatori spesso si trovano a discutere muovendosi in uno sfondo che immagina, nel prossimo futuro, una scelta obbligatoria da parte dello Stato, chiamato a fare una selezione tra le persone che avranno ancora diritto alla protezione sociale e le persone che non l’avranno più. Parzialmente ciò si sta già compiendo, ma questo non toglie che la rigidità dello sfondo concettuale proposto lasci poco spazio ad un discorso che restituisca la complessità del rapporto tra welfare e sostenibilità.

PROTEZIONE SOCIALE UNIVERSALE Una delle chiavi di questo scenario è la confusione su natura e presupposti della protezione sociale universale. Vediamone alcuni elementi. Poiché parlare di “avere realmente diritto” potrebbe suonare senza troppo senso (si può

Errata corrige Nel numero precedente è saltata la nota 1, nell’articolo di Nerina Dirindin, Riforma assistenziale. Le osservazioni al disegno di legge del Governo, nella quale si specificava che il testo riportava l’intervento tenuto dall’autrice, l’8 novembre 2011, in occasione dell’audizione della Camera dei deputati sul disegno di legge 4566, “Delega al governo per la riforma assistenziale”. Ce ne scusiamo con l’autrice e con i lettori.

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vitabile. In un saggio del 2003, il sociologo Robert Castel (20031) approfondisce l’insicurezza sociale. Essere protetto, secondo Castel, significa essere al riparo dalle peripezie che rischiano di degradare lo statuto sociale dell’individuo. Questa visione si è sviluppata in Europa nel corso del XX secolo, che ha visto il continente teatro delle due guerre mondiali. L’esperienza della guerra, come recentemente ripreso da Dirindin e Maciocco (20122), ha contribuito a rendere insito nella coscienza collettiva il fatto che chiunque, a causa di eventi

cito che i diritti siano qualcosa che si “merita”, fino ad alcuni luoghi comuni che si diffondono. Primo luogo comune, una rappresentazione distorta dell’Europa come un sovraorganismo di controllo meramente economico - privo di elementi culturali - le cui richieste riguardano fondamentalmente riduzione della spesa a qualunque costo sociale. Secondo luogo comune, in questa Europa così rappresentata, l’Italia sarebbe sempre all’ultimo posto, indipendentemente dal campo e dell’argomento. Terzo luogo comune, che lo smantellamento dell’universalismo sia qualcosa di completamente condiviso e ine-

L’ambigua valorizzazione del non profit Un aspetto rivelatore della impasse delle politiche per l’assistenza è una sorta di redistribuzione dei compiti, spesso non teorizzata ma di fatto applicata, tra pubblico e privato, in cui le responsabilità del pubblico tendono a limitarsi all’erogazione economica per la sopravvivenza, come risposta a bisogni estremi, lasciando alla beneficenza privata tutto il resto. Una divisione di compiti senza prospettive comuni e vera integrazione. Anche in questo siamo tornati indietro, con una riduzione di quella che è stata un’elaborazione strategica di respiro, anche in ordine all’interazione tra pubblico e privato, che portava a stimolanti processi di integrazione, con una forte disponibilità alla contaminazione reciproca, in un’ottica di tutela dei diritti di cittadinanza. Le persone di cui il pubblico non si fa carico vengono abbandonate alla beneficenza e le associazioni caritative se ne fanno carico, ma tutto ciò che viene camuffato come una valorizzazione del non profit, anche se realtà siamo spesso di fronte a una delega in bianco al non profit, in un genere di responsabilità che il pubblico non intende più assumersi. Tutto ciò comporta un grave deterioramento in termini di attese concrete, ma soprattutto di tutela dei diritti delle persone in difficoltà. Oggi assistiamo a un affievolirsi del senso dell’intervento sociale, sociosanitario e del senso della presenza attiva del Terzo settore stesso, giustificata enfaticamente sulla base di un’idea ambigua di sussidiarietà che maschera l’abbandono dei poveri, di coloro che sono segnati di fragilità. In realtà, tale enfasi maschera anche un grave abbandono dello stesso non profit, proprio perché si è in assenza di una prospettiva di convergenza, coprogettazione e distribuzione di compiti fra organizzazioni, in ragione degli obiettivi da raggiungere insieme. Il contrario, appunto, di un delega contrabbandata come sussidiarietà. Intravedo un’analogia tra questa delega al non profit e il ricorso alla famiglia spesso proclamata “prima risorsa del welfare”, senza tener conto da vicino delle fatiche che l’assediano. In fondo, in Italia non abbiamo mai avuto una seria politica per le famiglie viste nel loro differenziarsi. Ci siamo limitati a far leva sul cosiddetto “familismo italiano”, scaricando sulla famiglia gran parte del supporto al bisogno assistenziale. Basti pensare alla cura degli anziani o dei bambini, ma non solo. Qualcosa di analogo si sta riproponendo anche rispetto al non profit che, non meno della famiglia, deve ormai cercarsi le risorse come e dove vuole, dove riesce, chiedendo sostegno al fund raising o alle Fondazioni, laddove ci siano. Non credo di avere uno sguardo fazioso. Basta osservare quel che è successo per accorgerci del massacro delle politiche sociali, fin dall’abbandono delle misure che la Legge 328 aveva lasciato in eredità, per svilupparle in percorsi successivi. Tali misure sono state del tutto ignorate, salvo parlare del reddito di “ultima istanza”, senza di fatto inserirlo mai nell’agenda politica. Quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi anni sono i tagli di tutti i fondi sociali e oggi, nonostante i tanti discorsi sul federalismo e poi sulle politiche anticrisi, il taglio brutale dei finanziamenti a regioni ed enti locali. Se questo non significa massacrare le politiche sociali . . . Emanuele Ranci Ortigosa, in Animazione sociale, n. 11/2011

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volta per vivere in una società complessa come la nostra, garantendo crescita economica, sociale e sicurezza civile. L’insicurezza sociale non genera solo povertà3, ma agisce anche come un principio di demoralizzazione, di dissociazione sociale, di impoverimento largamente inteso. La dissociazione sociale porta a sfiducia, mina la possibilità delle persone di cogliere l’altro come parte della propria comunità, spinge a percepire l’altra persona come qualcuno con cui mi devo contendere lo spazio, un diritto, un beneficio. Intendere la dissociazione sociale come un fenomeno inevitabile (parte dello scenario in cui dobbiamo muoverci) è legato ad una rappresentazione dell’individuo come unicamente interessato alla sua utilità personale. Le persone in realtà agiscono come soggetti sociali, hanno valori ed obiettivi più ampi e di vasta portata che includono la comprensione per gli altri, un impegno verso norme etiche, il senso della giustizia, la gratuità. L’insicurezza sociale, la mancata garanzia di protezione sociale per tutti, alimentando la dissociazione sociale, elimina la coesione e peggiora le condizioni di tutti, non solo di chi è più fragile, alimentando fratture sociali che si insinuano sia orizzontalmente che verticalmente. Orizzontalmente, è molto difficile in questo momento lavorare culturalmente per la garanzia dei diritti per tutti. Ormai si è diffusa la rappresentazione dei diritti come, direbbero gli economisti, un bene scarso con allocazione

straordinari, possa diventare povero o malato. La guerra ha condizionato le scelte dei paesi europei del XX e XXI secolo - a cominciare dall’enorme lavoro di costruzione dell’UE finalizzato prevalentemente a garantire quella crescita economica che solo la pace permette - e ne ha influenzato grandemente anche il clima culturale, storicamente favorevole all’universalismo dei diritti. Il fatto che un sistema che garantisca l’universalismo dei diritti sia un elemento che riguarda tutta la collettività - e non solo un aiuto per i più poveri - è un elemento culturale che ha radici antiche, ancora precedenti alla dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. Allo stesso modo, il concetto di servizio pubblico fa parte della cultura europea così come la consapevolezza di tutti i benefici sociali che derivano dalla costruzione di servizi pubblici. I servizi pubblici, infatti, costituiscono una parte importante della cosiddetta “proprietà sociale” (che ha la funzione di proteggere dal decadimento sociale ed economico) ed agiscono mettendo a disposizione del più gran numero di persone beni essenziali che non possono essere presi in carico dagli interessi privati. Il fatto che vi siano dei servizi accessibili a tutti costituisce un fattore essenziale di coesione tra i diversi segmenti della società (Castel, 2003).

GLI ESITI DELL’INSICUREZZA SOCIALE Il concetto di coesione sociale è la chiave di

AA.VV., I dimenticati. Politiche e servizi per i soggetti deboli nelle Marche, Castelplanio 2010, p. 112, euro 11.50. Il volontariato in Italia, mano mano che si è sviluppato, oltre al ruolo di anticipazione di risposte a bisogni emergenti e di integrazione dei servizi esistenti sia pubblici che privati, è andato assumendo anche un ruolo politico di stimolazione delle politiche sociali, di controllo di base delle istituzioni e di tutela dei diritti dei cittadini nei servizi sociali. Questa pubblicazione è un esempio di questo volontariato di advocacy. Lo studio presenta una puntuale analisi critica della programmazione sociale della Regione Marche, e con metodo preciso e documentato mette in evidenza le lacune della programmazione regionale. Un testo utile ai pubblici amministratori onesti, che possono mancare ai loro doveri anche per impreparazione e non sufficiente competenza; può essere utile agli operatori sociali per far rispettare, per quanto sta in loro, i diritti degli utenti; può essere utile ai sindacati, che non devono tutelare solo i diritti degli operatori, ma anche dei cittadini; è utile a tutti per valutare in modo oggettivo l’operato dei propri amministratori, che scelgono con il loro voto (dalla prefazione di Giovanni Nervo). Per ricevere il volume: Gruppo Solidarietà, Via Fornace 23, 60030 Moie di Maiolati (AN). Tel. e fax 0731.703327, e-mail: grusol@grusol.it Per ordinare direttamente il volume versamento su ccp n. 10878601 intestato a: Gruppo Solidarietà, 60031 Castelplanio (AN). www.grusol.it/pubblica.asp MARZO-APRILE

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sud per definizione non merita quasi mai...). Io lavoratore, pago te invalido, io giovane pago te vecchio, io italiano pago te straniero, io libero pago te detenuto: è sempre lo stesso schema, replicato con tanti diversi attori. Lo schema ha poi un corollario: se io pago e tu benefici, allora voglio essere sicuro che “te lo meriti”. Il fatto che nella nostra cultura si sia diffusa l’idea che i diritti si possano meritare è sintomo di quella confusione concettuale di cui si parlava prima e che fa buon gioco per rappresentare il welfare come qualcosa di facilmente smantellabile: se si spoglia la protezione sociale di tutto il valore aggiunto, se si ignora la coesione sociale, il capitale sociale, la sicurezza, l’uguaglianza, allora il welfare si riduce ad un insieme di prestazioni che verranno elargite a chi si dimostrerà più meritevole. In questa situazione, la tendenza sembra quella di dover scegliere la linea di demarcazione più “equa” possibile per tagliare le persone tra quelli che hanno diritto ad una protezione sociale e quelli che non ce l’hanno. Tale modo di intendere la questione è opposto alla concezione universalistica dei diritti, che viene sempre più sacrificata in nome dell’economia (intesa come quadratura di bilancio). Quello di cui si necessita, a parere di chi scrive, è uno spostamento del discorso pubblico, che riprenda le fila dell’eredità culturale comune all’Unione Europea e che torni a mettere a fuoco il senso di un sistema di protezione sociale universalistico. Occorre rivedere culturalmente il rapporto tra welfare e crescita: oggi spesso si sostiene che sia necessaria la crescita per potersi permettere un buon welfare; al contrario, il welfare è un investimento che non deve dipendere dalla crescita ma che le è funzionale. Un welfare finalizzato al benessere non solo dei più fragili, ma di tutte le persone e quindi realmente ed efficacemente inclusivo, capace di liberare le risorse sostenendo il capitale sociale.

alternativa. Fraintendimento che deriva, a parere di chi scrive, da un pasticcio concettuale radicato nel nostro paese che confonde i diritti con i benefici e i privilegi e che si traduce in uno stile personalistico, con ampie derive clientelari, di rapporto con le istituzioni. In tale visione io ottengo qualcosa che ho la percezione mi spetti non perché sono un cittadino al pari degli altri, ma perché qualcuno che ha in mano i privilegi ha deciso di elargirmene uno. Se le cose stanno così, allora un favore fatto a me probabilmente è un favore in meno fatto a un altro. Corollario di questo stile è l’idea che si debba lavorare per i diritti di “un gruppo alla volta”.

DIRITTI SOLO PER I MERITEVOLI? Allora, ad esempio, si chiedono i diritti per le persone con disabilità frammentandole in segmenti di gravità, nella convinzione che se chiederemo per pochi sarà più probabile ottenere. Ciò rispecchia una forma di rassegnazione al fatto che un diritto abbia l’identica natura di un favore, che sarà concesso se non sarà di troppo fastidio. Tale frammentazione è in realtà funzionale all’ottenimento di nessun diritto, in quanto i diritti hanno il loro senso proprio nel fatto di essere uguali per tutti, mentre lo spuntare un privilegio per un gruppetto non arricchisce la collettività e non porta con sé i benefici collettivi descritti sopra. Verticalmente, vi è un piano concettuale in cui diminuisce la consapevolezza che i diritti non sono qualcosa che viene “dato” da chi ha di più a chi ha di meno. La garanzia della protezione sociale riguarda tutti i cittadini: non ci sono dei cittadini che la stanno pagando ad altri. Sembra ci sia invece una divisione tra chi da’(paga) e chi riceve (se merita: “riceve” se non merita “scrocca”). La rappresentazione sembra fin troppo semplicistica, ma è proprio quella dominante in questo momento: è uno schema che si replica in centinaia di messaggi ridondanti. Io nord pago te sud, che benefici (scrocchi, perché il

Note 1

Castel R., L’insicurezza sociale. Che significa essere protetti? Einaudi Torino 2004 (ed or. 2003)

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Dirindin N, Maciocco G, Assalto all’universalismo, www.saluteinternazionale.info

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Che la povertà sia un costrutto multicomponente è un concetto ormai condiviso: non è solo una insufficienza di beni o denaro, ma riguarda anche la sfera emotiva, relazionale, di accesso ai servizi, sociale, di istruzione. Parallelamente la ricchezza non è solo disponibilità di denaro. MARZO-APRILE

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DISABILITÀ, ETÀ, REDDITO E SERVIZI FABIO RAGAINI GRUPPO SOLIDARIETÀ

Le interessanti riflessioni e lo stimolante dibattito comparso sul sito www.superando.it sui temi della “gravità” (grave/gravissimo) e dell’accesso ai servizi sulla base delle disponibilità economiche degli utenti, spingono a riprendere alcuni di questi temi nella consapevolezza della grandissima varietà di situazioni a livello nazionale riguardante l’offerta dei servizi territoriali.

particolare rilevanza per la residenzialità. Una questione che si è affacciata, a causa dell’allungamento della vita, negli ultimi anni per le persone con disabilità intellettiva; riguarda, però, in maniera significativa persone con gravi disabilità motorie (malattie genetiche, esiti di gravi traumi). Interessa, inoltre, anche i servizi domiciliari. Ci si trova di fronte ad diversi problemi: a) passaggio dall’area disabilità all’area anziani con la richiesta di cambiamento di servizio; b) connotazione sempre più assistenziale (anche nella disabilità intellettiva) degli interventi; c) diverse regole di erogazione e di compartecipazione al costo dei servizi3.

Mi soffermerò su alcuni aspetti specifici riguardanti le problematiche connesse all’età delle persone con disabilità e alla questione dell’accesso e della compartecipazione al costo dei servizi. Lo farò in maniera schematica sperando che ciò non vada a discapito della chiarezza.

ETÀ E DISABILITA Come sappiamo una delle questioni con le quali negli ultimi anni sempre più spesso le nostre organizzazioni si confrontano è quello della problematica connessa all’età nella fruizione dei servizi domiciliari, diurni e residenziali1. Spesso i regolamenti comunali o le normative regionali prevedono che al compiere dei 65 anni la persona disabile diventa anziana2 e conseguentemente non può più rientrare (o restare) all’interno della rete dei servizi per la disabilità. La problematica è di

DISABILITÀ E REDDITO Prima di accennare ad alcune problematiche riguardanti la modifica dell’Isee prevista dall’articolo 5 della legge 214/20114 (il cosiddetto decreto “salva Italia”),

Identità bloccata e rapporto duale L’identità bloccata si associa sovente al rapporto duale. Sovente riteniamo che una persona che vive una diversità, una persona speciale, abbia bisogno di un rapporto esclusivo con una persona a suo modo anche speciale. E’ in questo senso che va, molte volte, il così detto sostegno scolastico. E’ sintomatico che due parlamentari italiani, Francesco Bevilacqua e Antonio Gentile, abbiano proposto una legge, sembra composta da un solo articolo, per avviare l’affidamento ai privati del “sostegno” come se tale funzione potesse essere con disinvoltura sottratta al ruolo di un insegnante. L’insegnate di sostegno forse lamenta la propria condizione di marginale rispetto agli altri insegnanti. Ma nello stesso tempo rinforza il rapporto duale, vivendo la realizzazione del suo ruolo quasi unicamente in questo tipo di rapporto. La possibile evoluzione, che permetterebbe di avviare una coevoluzione, potrebbe essere quella di diventare figura di riferimento. Vale la pena, avendo chiarito il senso di questa figura, di sottolineare le differenze rispetto al rapporto duale. Andrea Canevaro, in Difficoltà di apprendimento, n. 1/2011 (ottobre 2011)

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i conti gli anziani non autosufficienti quando fanno richiesta del servizio di assistenza domiciliare. Nella maggior parte dei casi è la loro condizione economica e quella delle loro famiglie a determinarne l’accesso. Tanto che spesso non viene fatta domanda per il servizio, conosciute le regole di erogazione. Accade spesso di assistere ad interventi che non sembrano tanto sostenere una condizione di non autosufficienza, ma - paradossalmente - di indigenza e non autosufficienza7. E quando la condizione economica espelle dalla fruizione degli interventi, i problemi si privatizzano con la definitiva scomparsa dei servizi dalla vita di queste persone e delle loro famiglie. La presa in carico, già così difficile a realizzarsi, sparisce definitivamente dall’orizzonte di queste persone e dei loro nuclei familiari.

ritengo importante riprendere la questione della selettività all’accesso in base al reddito (si veda in proposito sempre su www.superando.it, le riflessioni e l’esperienza di Glauco Perani). Se infatti, in genere quando si rispetta la vigente normativa (e non è scontato) la problematica dell’accesso non investe soggetti con grave disabilità intellettiva che dispongono della sola, misera, pensione di invalidità e dell’indennità di accompagnamento, il problema è particolarmente rilevante in soggetti anche con grave disabiltà motoria che dispongono di reddito, anche basso, da lavoro o pensionistico. In moltissimi casi – si tratta in genere di servizi domiciliari sia attraverso l’assistenza domiciliare o gli assegni di cura – si è in presenza di una forte selettività nell’accesso al servizio ed anche valori Isee bassi incontrano ostacoli sia per la fruizione che per la compartecipazione (con richieste di contribuzione orarie che si avvicinano al costo di una prestazione acquistabile sul mercato). La questione è di estrema delicatezza. La discriminante ai fini dell’accesso non è il bisogno ma la condizione economica5. Peraltro, tale situazione non è per nulla nuova (accentuata forse ora dalla crisi e dalla contrazione delle risorse sociali degli enti locali derivanti dai tagli ai fondi sociali del governo Berlusconi)6; è da sempre quella con cui fanno

UNIVERSALISMO E SELETTIVITÀ Il nodo non si può eludere. Se nella sanità e nell’istruzione si è in presenza di universalismo, nell’assistenza bisogna fare i conti con l’articolo 38 della Costituzione: Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. Come è noto la legge 328 non ha sancito nuovi diritti e se per alcuni servizi sociosanitari ci si può appellare ai LEA (dpcm

Bibbia, cultura e scuola I libri pubblicati dalla casa editrice Claudiana fanno parte della nuova collana Bibbia, cultura, scuola: una proposta per fare in modo che la Bibbia diventi interlocutore nel dibattito culturale contemporaneo, come strumento di educazione interculturale al fine di costruire un futuro comune di democrazia globalizzata. Nel volume Bibbia e intercultura, viene analizzata, a partire dal testo biblico, la metafora dell’esodo e della diaspora, per comprendere le contemporanee migrazioni e dare un senso diverso all’esperienza della mobilità e dei flussi internazionali attuali, analizzando la condizione antropologica e lo spaesamento del migrante, per superare pregiudizi dell’immaginario sociale e promuovere nuove chiavi di interpretazione, politica, culturale e pedagogica. Bibbia, cultura, scuola, propone di far entrare il sacro testo nelle scuole, per far riscoprire alle nuove generazioni di italiani, la propria identità e radici, valorizzandoli nella prospettiva di una nuova cultura e di una nuova società, aperte all’incontro di altre radici ed identità e al movimento di accoglienza e conoscenza verso l’altro. Davide Zoletto, Bibbia e intercultura, Torino 2011, pp. 83, 8.50 euro; Brunetto Salvarani, Aluisi Tosolini, Bibbia, cultura, scuola, Torino 2011, pp. 141, 10.00 euro.

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riferimento alla normativa vigente in tema di compartecipazione al costo dei servizi e alle modifiche che verranno introdotte in applicazione alla legge 214/2011. Rispetto al tema della contribuzione sembra di capire l’intenzione di andare ad una modifica del decreto 130-2000 nella parte che prevede per gli anziani non autosufficienti una contribuzione sul reddito individuale diversificando questa situazione da quella della grave disabilità (familiare per gli anziani, individuale per i disabili gravi). Se così fosse, quando dunque il disabile grave diventa, ultrasessantacinquenne non solo incontrerebbe i problemi che abbiamo avuto modo di accennare sopra in termini di servizi, ma ne troverebbe un altro di notevole consistenza. E’ forse il caso di non sottovalutare la questione.

29.11.2011) ai fini della loro esigibilità, rimane il nodo della partecipazione dell’utente (se ha redditi deve compartecipare) alla quota sociale (servizi sociosanitari diurni e residenziali)8. Ma, questione ancora più rilevante, i Lea non riguardano interventi di natura sociale come ad esempio l’assistenza domiciliare (anche se per quanto riguarda l’assistenza tutelare i Lea prevedono una compartecipazione al 50% tra sanità e sociale) o gli assegni di cura a sostegno della domiciliarità9. E peraltro se la gran parte delle Regioni hanno definito, attraverso i percorsi di autorizzazione, le regole di funzionamento dei servizi diurni e residenziali, molto poco è stato disciplinato in termini di servizi domiciliari10. Un cenno infine ad un punto della riforma dell’Isee. Abbiamo fatto precedentemente

Note 1

Vedi anche “Nel contenitore della non autosufficienza”, in http://www.grusol.it/apriInformazioni.asp?id=2618.

2

Vedi anche la riflessione della Ledha e della Caritas Ambrosiana (2008), “Quando la persona disabile diventa anziana”; in http://www.grusol.it/apriInformazioni.asp?id=1829.

3

Seppur la vigente normativa preveda che per disabili gravi e anziani non autosufficienti la contribuzione al costo del servizio debba essere considerata sul solo reddito dell’assistito. In www.grusol.it è presente ampia documentazione al riguardo.

4

In http://www.grusol.it/apriInformazioni.asp?id=2724.

5

Vedi sullo specifico le riflessioni di Cristiano Gori, sempre in www.superando.it, in merito alla possibilità che la concessione dell’indennità di accompagnamento sia subordinata al reddito, Limiti reddituali per ricevere l’indennità di accompagnamento?

6

Vedi proposito la riflessione di Nerina Dirindin nel numero 1/2012 di “Appunti sulle politiche sociali”, sui temi della riforma assistenziale proposta dal precedente governo, http://www.grusol.it/apriInformazioni.asp?id=2751.

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Ad esempio fa riflettere che nella regione Marche, l’assegno di cura (200 euro/mese) rivolto agli anziani non autosufficienti che ha come criterio di accesso reddito e percezione della indennità di accompagnamento, venga erogato ad una piccolissima parte dei soggetti aventi i requisiti (nel 2009 il 20%) e valori Isee di 4.000/5.000 euro. Pare evidente che in questi casi il sostegno sembrerebbe riguardare più la scarsità di reddito che la non autosufficienza.

8

Vedi in proposito la petizione promossa dalla Fondazione Promozione Sociale di Torino per il finanziamento dei LEA, http:/ /www.grusol.it/apriInformazioni.asp?id=2619 .

9

Sulla questione, www.superando.it, oltre all’articolo di Perani sopra citato, vedi anche: Vita Indipendente e ISEE: il nuovo contesto del welfare, a cura di Enil Italia nel quale si analizza la normativa sulla partecipazione al costo dei servizi in relazione alle indicazioni Costituzionali (art. 2-3-24-31-97).

10

Per la situazione delle Marche, vedi “La programmazione perduta: i servizi domiciliari e di aiuto alla persona nelle Marche”, in http://www.grusol.it/apriSociale.asp?id=598; per quanto riguarda i cosiddetti assegni di cura invece il reddito non è uno dei requisiti per l’accesso negli interventi per la disabilità; lo è per gli anziani non autosufficienti. Ad oggi - ma sembra la Regione voglia modificarlo - il reddito dell’utente non viene considerato ai fini dell’accesso alla vita indipendente. Per approfondire: I servizi territoriali per la disabilità nella programmazione della regione Marche, http://www.grusol.it/ apriSociale.asp?id=446 e Per patologia o per bisogno? A proposito di recenti provvedimenti della regione Marche, http:/ /www.grusol.it/apriSociale.asp?id=623. MARZO-APRILE

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IL PUNTO SULLA CONTRIBUZIONE DEGLI UTENTI NEI SERVIZI SOCIALI E SOCIOSANITARI MASSIMILIANO GIONCADA CONSULENTE GIURIDICO E FORMATORE

ma si noti che le novità di grande respiro son datate anno 2000..... Quindi è quantomeno da quella data che le Pubbliche Amministrazioni si sarebbero dovute conformare al disposto legislativo, adottando le opportune disposizioni attuative di rango regolamentare. Su tutto questo, poi, nel 2001 è intervenuta la modifica del Titolo V della Costituzione, con previsione di un nuovo riparto di competenze tra il livello centrale e quello periferico: rileva ai nostri fini la riconduzione della materia “assistenza sociale” tra quelle di esclusiva competenza regionale (vedi l’art. 117 co. 4) e il mantenimento a livello statale delle competenze esclusive in ordine alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (così l’art. 117 co. 2 lett. m). Ci si è chiesti se dopo l’entrata in vigore del citato “nuovo” Titolo V, il tema della compartecipazione al costo dell’Utenza non fosse traslato dall’esclusiva competenza statale a quella regionale. Alcuni tentativi in questo senso son stati fatti, anche molto recentemente (vedi, su tutti, l’introduzione sperimentale del c.d. Fattore Famiglia Lombardo – FFL), pur se permangono molti dubbi che ciò sia legittimo; ne è prova il fatto che è pendente avanti la Corte Costituzionale un giudizio per vagliare la conformità alla Carta Fondamentale della L.R. Toscana n. 66/2008, nella parte in cui prevede il coinvolgimento dei parenti in linea retta entro il primo grado in sede di compartecipazione al costo per i ricoveri di persone ultrasessantacinquenni non autosufficienti in struttura residenziale. E su tutto ciò pende altresì la volontà riformatrice dell’attuale Governo della quale discu-

Vogliamo provare a fare il punto sulla questione dei criteri di contribuzione al costo dei servizi sociali e socio sanitari di Persone con grave disabilità e/o ultrasessantacinquenni non autosufficienti, a più di dieci anni dall’emanazione della normativa (d.lgs. n. 109/ 1998, come modificato dal d.lgs. n. 130/2000) e sulla base della giurisprudenza di questi ultimi anni? Volendo, per mera comodità, indicare nel caso deciso dal Giudice amministrativo siciliano, con la sentenza T.A.R. Sicilia, Catania, sez. IV, 11 gennaio 2007, n. 42, lo spartiacque tra il sostanziale silenzio sul punto (si contavano, infatti, sporadiche pronunce) e il diluvio giurisprudenziale che ne è successivamente sortito, e ragionando in termini di ampio respiro, senza soffermarsi su dettagli tecnico-giuridici che in questa sede è superfluo disaminare nel dettaglio, appare immediatamente, agli occhi dello studioso e del pratico, come, in forza delle numerose pronunce, cautelari e di merito, rilasciate soprattutto dal Giudice amministrativo, la questione abbia assunto contorni più definiti, pur nelle differenze che caratterizzano i filoni giurisprudenziali interpretativi di cui dirò oltre. Ai nostri fini specifici, dal punto di vista normativo, dalla data dell’entrata in vigore del d.lgs. n. 109/1998 ad oggi, si registrano, a livello nazionale, essenzialmente tre novità di rilievo: l’entrata in vigore della l. n. 328/2000 (che all’art. 25 rinvia espressamente al d.lgs. n. 109/1998 per la verifica della capacità economica a fini compartecipativi), l’emanazione del d.lgs. n. 130/2000 (che ha introdotto nel corpo del d.lgs. n. 109/1998 il famigerato art. 3 co. 2-ter) e l’abrogazione della l. n. 1580/1931 (in tema di rivalsa per le spese di spedalità e manicomiali), intervenuta nell’anno 2008. Sicuramente testi normativi di spessore e rilievo, MARZO-APRILE

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I criteri di contribuzione degli utenti nei servizi, è uno dei temi che ha determinato negli ultimi anni forti tensioni tra Comuni, utenti ed associazioni. Conflitti che hanno determinato sempre più frequenti ricorsi alla magistratura. Si aggiunga che la revisione dell’Isee è prevista anche nella legge “Salva Italia”. Facciamo il punto sul tema con Massimiliano Gioncada autore (vedi box) di una recente pubblicazione sul tema

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della capacità economica del singolo fruitore la prestazione, e non della famiglia, rappresenti un criterio immediatamente applicabile, pur in assenza del citato decreto attuativo. Ma anche questo non è servito granché: pur nella consapevolezza dell’ampiezza dell’estensione soggettiva del giudicato amministrativo, quando ha ad oggetto atti di natura generale, come ad esempio i Regolamenti comunali, le singole Amministrazioni locali son rimaste sostanzialmente inerti, rannicchiate su stesse, nichilisticamente speranzose che nessun altro (o nessuno) radicasse un ricorso contro di esse, ovvero sperando in un intervento normativo salvifico che, dal livello regionale o statale, mettesse “a posto le cose”, ovviamente nel senso desiderato. Questo comportamento non è certo virtuoso ed è da censurare, perché scientemente si è scelto di penalizzare il Cittadino, violando i suoi diritti, ma vi è da fare un’amara considerazione: è solo dall’intervento del Giudice che si è ottenuta chiarezza sulla normativa, in presenza di una (gravemente) colpevole inerzia dei Legislatori statale e regionale sul punto. Siamo forse trasmigrati, di fatto, in un sistema di common law? Anche questo è uno dei segni della decadenza che ha investito larghi strati del ceto politico di alto lignaggio?

teremo oltre. Quel che si deve considerare, in verità, è il fatto che per motivi vari, alcuni asseritamente più nobili di altri, né le Regioni né tantomeno le Amministrazioni locali hanno “entusiasticamente” aderito al testo normativo di cui al d.lgs. n. 109/1998: a fronte di un disposto apparentemente chiaro, le discipline locali son rimaste ancorate a contenuti normativi obsoleti ovvero, semplicemente, inesistenti. Ne sono un esempio evidente le previsioni, tuttora contenute in numerosi Regolamenti comunali, del coinvolgimento economico, a fini compartecipativi, dei c.d. “tenuti agli alimenti”, mentre è noto che, per quanto riguarda la contribuzione dell’Utenza per l’inserimento in una struttura residenziale, nessuna norma primaria consente di addebitare ai familiari entro il primo grado, e men che meno ai c.d. tenuti agli alimenti, una parte della retta mensile dovuta per il ricovero dell’anziano o disabile. E questo accade non solo e non tanto nelle zone meno “floride e avanzate” del Paese, ma anche, ad esempio, nella “civilissima” Emilia Romagna, dove si insiste nel vendere un modello di virtuosità unica nel panorama nazionale, quando invece, osservando le cose da vicino, si contano vistose crepe nell’assetto di base. È facile esser virtuosi poggiandosi su un sistema che impone il pagamento a chi non vi è tenuto.... ma quanto è legittimo ed etico tutto ciò? A parziale giustificazione della posizione assunta dalle Pubbliche Amministrazioni, e che deve comunque esser riconosciuta, ricordo che fino a poco tempo fa non è stata chiara la questione circa l’immediata applicabilità, o meno, della norma di cui all’art. 3 co. 2-ter del d.lgs. n. 109/1998, stante la mancata emanazione del d.P.C.M. colà citato, che avrebbe dovuto delinearne chiaramente i contorni applicativi. Ciò ha indotto gli interpreti a dubitare dell’effettiva immediata applicabilità della norma in parola, con conseguente “attesa” su posizioni statiche e “classiche”. In questo, la recente floridissima giurisprudenza amministrativa di prime cure, pur nella distinzione dei tre filoni in cui essa si è parzialmente divisa (quello fiorentino, quello milanese-cagliaritano e quello bresciano), cui nel 2011 si è aggiunta quella del Consiglio di Stato, ha contribuito a far chiarezza, dovendosi ormai ritenere, sussistendone i requisiti soggettivi e oggettivi, che la valorizzazione

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Una questione che sembra molto importante, contenuta nei recenti provvedimenti del Consiglio di Stato, riguarda il fatto che la norma di cui all’art. 3 co. 2-ter del d.lgs. n. 109/ 1998 e, in generale, i precetti di cui al d.lgs. n. 109/1998, rappresentano un livello essenziale delle prestazioni che non può essere modificato né dal Legislatore regionale né tantomeno dagli Enti locali. Questo è un punto fondamentale, e ha rappresentato una svolta non solo nelle considerazioni che a livello di diritto costituzionale si possono inferire, ma anche nelle contestazioni giudiziali e atti difensivi prodotte nei vari giudizi. In effetti l’ordinanza Cons. St., sez. V, 14 settembre 2009, n. 4582 ha una portata che si è rivelata decisiva per le statuizioni normative e regolamentari locali (e per tutta l’attività forense successiva): ha affermato il Collegio che i precetti recati nel d.lgs. n. 109/1998 sono preordinati al mantenimento di livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che debbono essere garantiti su tutto il territorio nazionale ai sensi e per gli effetti

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Si sostiene ad esempio che il recente taglio dei Fondi nazionali (Politiche Sociali e Non Autosufficienza) non consenta politiche espansive e fors’anche nemmeno di mantenimento della qualità e quantità dei servizi erogati sinora. Ora, nessuno contesta l’oggettività della diminuzione delle risorse distribuite dal livello centrale, ma vi è da osservare che la normativa prevedeva certe regole sin dall’anno 2000, e che non è certamente dal 2012 né dal 2011 che è nota l’esistenza e applicabilità dell’ISEE di prestazione e il divieto di coinvolgimento economico dei “tenuti agli alimenti”. Perché non si è agito per tempo? Certo, ora le risorse si son fatte rare, ma sono anni (almeno 11?....) che molte Amministrazioni locali incassano soldi dalle Famiglie che non potrebbero incassare…. Altra motivazione riposa, come anzidetto, nella speranza che nessuno contesti giudizialmente un certo assetto storico dell’allocazione delle risorse tra Amministrazione e Utenza: in buona sostanza, “finché regge il sistema...”. Oppure ancora si è cercato di mantenere lo status quo in attesa di una riforma organica (nazionale o regionale che fosse), cui informare immediatamente i propri Regolamenti puntuali. Da ultimo, ma residuale, la convinzione che tutto quanto affermato dal Giudice sia sbagliato, e che la Legge debba essere interpretata in altro modo. Quindi, perché modificare una regolamentazione che, nonostante quel che dicono i Tribunali Amministrativi nazionali e il Consiglio di Stato, si è convinti esser corretta? Detta ultima posizione è, ovviamente, la più ottusa e risibile, e non merita nemmeno di essere confutata, in particolare quando detti interpreti si arrogano la capacità di saper/ poter interpretare la normativa come, e meglio, di quanto abbia fatto il Consiglio di Stato, cioè l’organo di vertice amministrativo–istituzionale della Giustizia amministrativa italiana.

dell’art. 117 co. 2 lett. m) della Costituzione italiana. Tale considerazione è stata riproposta dal medesimo Giudice in altre successive pronunce e ripresa in numerose statuizioni dei Tribunali Amministrativi Regionali. Corretta o meno che la si voglia considerare, essa rappresenta un dictum con il quale, inevitabilmente, bisogna fare i conti: è inutile, infatti, che l’interprete (locale) si agiti lamentando la erroneità di questo assunto, perché questa è attività cui sono chiamati i Professori, che danno il loro autorevole contributo allo studio e all’evoluzione dell’ordinamento giuridico tutto. Ecco che allora bisogna fare i conti con la realtà per come essa si presenta, e chiedersi: “quali conseguenze derivano da quel riconoscimento?”. Le risposte sono molte e complesse. Valgano le seguenti immediate considerazioni: se i precetti di cui al d.lgs. n. 109/1998 sono preordinati al mantenimento di prefati livelli essenziali, e dunque rientrano nell’esclusiva competenza statale, è facile inferire che ai Legislatori regionali non è dato alcun potere di modificare, in peggio per il Cittadino, le previsioni di cui al medesimo decreto e all’art. 3 co. 2-ter in particolare. A ciò accede naturalmente il fatto che se detta potestà non è data al Legislatore regionale, men che meno può essere riconosciuta in un Regolamento comunale o locale. Dove finirebbe, viceversa, il rispetto della gerarchia delle fonti? Si creerebbero disparità enormi ed evidenti. I criteri di contribuzione degli utenti nei servizi, è uno dei temi che ha determinato negli ultimi anni forti tensioni tra Comuni, utenti ed associazioni. Conflitti che hanno determinato sempre più frequenti ricorsi alla magistratura. Si aggiunga che la revisione dell’Isee è prevista anche nella legge “Salva Italia”. Facciamo il punto sul tema con Massimiliano Gioncada autore (vedi box) di una recente pubblicazione sul tema

Quali, a suo avviso, le prospettive e le problematiche che possono aprirsi con revisione dell’ISEE contenuta nell’art. 5 del d.l. 6 dicembre 2011, n. 201 così come sostituito dalla l. 22 dicembre 2011, n. 214, in sede di conversione (decreto salva Italia)? Che ne sarà dei c.d. “redditi fiscalmente esenti”? Il Governo Monti si è formalmente impegnato a rivedere i contenuti, l’estensione e l’applicazione/applicabilità del “nuovo” ISEE. Lo si rinviene, testualmente, nell’art. 5 del citato

Perché, nonostante il quadro normativo delineato, Regioni e Comuni continuano ad agire, soprattutto dopo la mole dei provvedimenti giudiziari, come se le norme in proposito non fossero chiare? Questa è una domanda che dovrebbe esser rivolta a quei soggetti. Conoscendo “dall’interno” l’Amministrazione, posso dire che le motivazioni sono varie, e non tutte accettabili.

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Altra rilevante previsione è l’individuazione delle agevolazioni fiscali e tariffarie nonché le provvidenze di natura assistenziale che, a decorrere dal 1º gennaio 2013, non possono essere più riconosciute ai soggetti in possesso di un ISEE superiore alla soglia individuata con il decreto stesso. Ciò significa che, in prospettiva, acquisiranno maggiore rilevanza gli elementi di ricchezza patrimoniale della famiglia, oltreché la percezione di somme (anche se) esenti da imposizione fiscale. Chiaro che acquista particolare rilevanza la soglia che il Governo deve fissare, giacché detta attività individua lo spartiacque tra “chi” ha diritto a certe agevolazioni e “chi” questo diritto non l’avrà, o non l’avrà più. Vi è da sperare che detta soglia tenga effettivamente conto del carico assistenziale (rectius: economico), che grava sulle famiglie all’interno della quali è presente una Persona

decreto legge. Questi prevede l’emanazione, entro il 31 maggio 2012, ma si hanno notizie di un’accelerazione in proposito, di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale rivedere le modalità di determinazione e i campi di applicazione dell’ISEE, al fine di adottare una definizione di reddito disponibile che includa la percezione di somme esenti da imposizione fiscale, e che tenga conto delle quote di patrimonio e di reddito dei diversi componenti della famiglia nonché dei pesi dei carichi familiari, in particolare dei figli successivi al secondo e di persone disabili a carico. Gli osservatori più attenti noteranno che sotto il profilo del “pensiero giurisprudenziale” ci avviciniamo al filone interpretativo del Giudice Amministrativo bresciano, mentre a livello normativo ci si avvicina al modello trentino dell’ICEF.

Le rette nei servizi per persone con disabilità e anziane Se un ospite o i suoi parenti non pagano la retta di un servizio residenziale, quali potrebbero essere le reazioni dell’Ente gestore? Tutto semplice, sembra, ma se a non pagare è il Comune? O l’ASL? Quale ISEE deve utilizzare l’Amministrazione comunale per modulare la compartecipazione dell’utenza anziana e disabile al costo dei servizi fruiti? Ma poi, si deve proprio usare l’ISEE? Esiste ancora la rivalsa dei Comuni verso i tenuti agli alimenti? È legittimo il Regolamento comunale che prevede che alla spesa per i servizi fruiti concorrano anche i parenti in linea retta entro il primo grado? Quante questioni su questi temi… Alle suindicate domande, e a tante altre, gli autori hanno cercato di dare una risposta organica. Ecco la particolarità di questo testo: un’opera di vasto respiro, che illustra le basi anche teoriche delle questioni di cui si tratta, senza scadere nella genericità. L’attività degli autori, infatti, strettamente connessa e contigua a quella delle Amministrazioni locali, ha consentito loro di coniugare un rigore scientifico limpido con la concretezza che caratterizza l’agire quotidiano dei Servizi sociali e sanitari. Particolarmente accurata e vasta, poi, la banca dati giurisprudenziale dalla quale essi hanno attinto e che informa la loro attività: sentenze, ordinanze del Giudice amministrativo e non solo, sono riportate e/o citate nel testo “prendendo per mano” il lettore, consentendogli di orientarsi in un profluvio giurisprudenziale non sempre chiaro e coordinato. I destinatari del volume sono gli operatori dei servizi sociali e gli assistenti sociali, i funzionari amministrativi, i segretari comunali e i legali degli Enti, oltre, ovviamente, alle figure dirigenziali. Massimiliano Gioncada, consulente giuridico e formatore per numerose amministrazioni pubbliche e private. Francesco Trebeschi, avvocato in Brescia. Paolo Achille Mirri, avvocato in Cremona.

M. Gioncada, P. Mirri, F. Trebeschi, Le rette nei servizi per persone con disabilità e anziane. La compartecipazione al costo dei servizi residenziali, diurni e domiciliari, Maggioli 2012, p. 417, Euro 42.00.

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Sembra, ancora, che si terrà in maggiore considerazione la ricchezza, latamente intesa, della famiglia, considerata nella sua interezza e individuata, probabilmente, con decreti attuativi sostitutivi di quelli attualmente vigenti. Resta in disparte una questione spinosissima: la regolamentazione della compartecipazione delle Persone con grave disabilità sarà ancora identica a quella delle Persone ultrasessantacinquenni non autosufficienti, così come è attualmente previsto nell’art. 3 co. 2ter del d.lgs. n. 109/1998, o vi sarà una divaricazione delle due discipline? Le ragioni dei fautori di questa divaricazione si fondano sul fatto che è evidente che una Persona che nasce con una disabilità grave non è purtroppo in condizione né di lavorare né di produrre reddito, mentre l’ultrasessantacinquenne non autosufficiente potrebbe, prima di aver acquisito questa invalidante dimensione, aver lavorato per decenni, anche a ottimo livello, e aver prodotto e distribuito alla famiglia redditi anche significativi. Al contrario, chi auspica il mantenimento di un regime (di favore) identico evidenzia che l’attenzione deve focalizzarsi sui bisogni attuali e non sulla storia pregressa. Irrilevante dunque sarebbe una valutazione del passato, atteso che si rischia di agire ora in base a criteri legati a una condizione che, in realtà, non è più. Sul punto, si colgono alcuni movimenti, non sempre concordi, in capo alle varie Associazioni. Resta da capire se il Governo vorrà affrontare la questione, e in che modo, ma questo, credo, lo vedremo molto presto.

con disabilità, giacché, a prescindere da aspetti e dinamiche affettive, è noto come dette Persone rappresentano, purtroppo, un fattori d’impoverimento delle medesime. Una seria individuazione della predetta soglia, potrebbe mantenere (garantire) le agevolazioni tariffarie per alcuni livelli di reddito (evidentemente quelli più bassi), e risultare più sfavorevole per altri (redditi medi, famiglie monocomponenti, ecc.). La riforma in discussione è di sicuro interesse, sia per i Cittadini/Utenti, sia per le Amministrazioni locali, con ovvie, contrapposte, aspettative. I primi auspicano, ovviamente, una previsione di soglia comunque non troppo elevata, al fine di prevedere un’esclusione alle agevolazioni applicabile solo ai redditi medi o medio-alti, le seconde auspicano una soglia fissata ad un livello modesto, al fine di ricomprendere il maggior numero di Utenti chiamati alla compartecipazione alla spesa, e quindi ottenere introiti bastanti a continuare a garantire il livello quali/quantitativo attuale dei Servizi resi. Nulla si dice circa la valorizzazione della capacità economica del singolo fruitore la prestazione ex art. 3 co. 2-ter del d.lgs. n. 109/ 1998. Si può ritenere che la riforma in itinere, se attuata nel senso del suindicato art. 5, condurrà ad un sostanziale svuotamento (rectius: abrogazione) del d.lgs. n. 109/1998 così per come è disegnato attualmente, ovvero nella sostituzione delle attuali norme che lo compongono con altre, che nulla hanno a che vedere (la computabilità delle indennità assistenziali esenti IRPEF ne è un esempio lampante), con le previgenti.

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INVECCHIAMENTO E DISABILITÀ INTELLETTIVA: ANALISI E PROSPETTIVE DOCENTE DI PEDAGOGIA SPECIALE,

LUCIO COTTINI UNIVERSITÀ DI UDINE

delle funzioni cognitive, percettivo-motorie e affettivo relazionali, senza prendere in considerazione le ripercussioni di tipo clinico associate all’avanzamento d’età, che esulano chiaramente dai ristretti ambiti di questo lavoro, oltre che dalle competenze di chi scrive. Per quanto concerne la capacità percettiva, mi sembra significativo il lavoro di Saviolo Negrin e Trevisan (1990), i quali hanno condotto uno studio su un gruppo di persone affette da sindrome di Down di età compresa fra 14 e 43 anni, con lo scopo di verificare un eventuale declino nelle abilità di discriminazione visiva. I risultati hanno mostrato, fino a 25 anni, un leggero aumento delle abilità percettivo-visive in tutte le sue componenti e, in seguito, un progressivo deterioramento delle prestazioni, ad eccezione di quelle relative al coordinamento visuo-motorio. Questo riscontro è stato attribuito al fatto che i soggetti svolgevano attività in laboratori professionali, che stimolavano le abilità visuo-motorie. Anche la funzione motoria va incontro a processi di decadimento con l’aumentare dell’età. Ad essere intaccate sono sia le abilità grosso-motorie e di autonomia funzionale (camminare, correre, saltare, ecc.), che quelle fini-motorie e coordinative (coordinazione segmentaria e intersegmentaria, equilibrio, coordinazione oculo-manuale, coordinazione delle mani, ecc.). Oltre ciò, si verificano significativi rallentamenti nella rapidità di risposta motoria conseguente alla presentazione di stimoli da discriminare. Un aspetto interessante che sta assumendo sempre più spazio riguarda il benessere fisico delle persone, assunto come condizione per il mantenimento di un buon stato di salute generale. A questo proposito è stato messo in evidenza come gli adulti disabilità intellettiva e, in particolare, con sindrome di Down, con-

La riflessione che segue analizza le ripercussioni connesse all’avanzamento d’età delle persone con disabilità intellettiva e con autismo. In particolare prendo in considerazione: 1) i principali riscontri che derivano dall’analisi della letteratura sull’invecchiamento delle persone con disabilità; 2) alcune criticità, contraddizioni e apparenti paradossi connessi alle ricerche sviluppate in questo ambito; 3) le prospettive che si aprono per le persone con disabilità che avanzano con gli anni, con particolare attenzione per il ruolo che deve rivestire l’intervento educativo e sociale per il mantenimento di livelli elevati di qualità della vita.

OPPORTUNITÀ E VULNERABILITÀ In un lavoro un po’ datato, ma molto significativo, Devenny e i suoi colleghi definiscono l’età avanzata come un periodo di “opportunità e vulnerabilità”. Infatti, malgrado esistano numerosi studi, riferiti soprattutto alla disabilità intellettiva, i quali mettono in evidenza processi di decadimento abbastanza generalizzato, si deve sottolineare come questo non possa essere considerato un evento incontrovertibile. Contrariamente a quello che ritengono alcuni ricercatori, infatti, è stato dimostrato che anche in età adulta e anziana sono possibili significative acquisizioni di abilità o, perlomeno, un deterioramento molto contenuto delle stesse, a patto che il livello cognitivo non sia troppo compromesso e che ci siano delle condizioni di vita adeguate e stimolanti. Per rendere maggiormente concrete e documentate queste affermazioni, faccio alcuni accenni ai principali lavori disponibili in letteratura, limitandomi all’analisi

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Il contesto socio-educativo e riabilitativo italiano ha ancora poca familiarità con le prassi abilitative basate sul costrutto di qualità della vita. Di conseguenza, ciò che spesso si verifica nei genitori e negli operatori è uno “slittamento degli standard” e una conseguente riduzione delle aspettative. In realtà, il minor bisogno di sostegno è una riduzione nelle attese di vita autonoma nei loro confronti e questo, chiaramente, non aiuta la ricerca di risposte adeguate a livello educativo

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la capacità di ragionare, abitudine ad annotare le cose). Un anziano affetto da disabilità intellettiva potrebbe non aver mai sviluppato simili capacità e pertanto avere un minore numero di abilità funzionali su cui fare affidamento.

tinuino a presentare percentuali elevate di comportamento sedentario e livelli estremamente bassi di benessere fisic. Questa situazione aumenta la probabilità che, maturando negli anni, le persone con sindrome di Down abbiano maggiori difficoltà a mantenere la loro capacità di lavorare, svagarsi e dedicarsi ad attività di cura di sé. Non si tratta, però, di una condizione immodificabile. Rimmer e collaboratori (2004) hanno valutato, a questo proposito, l’efficacia di un training basato sull’esercizio fisico su 52 adulti con sindrome di Down. Il programma di allenamento era composto da esercizi cardiovascolari (30 minuti) e esercizi di forza (15 minuti) svolti per 12 settimane (3 giorni a settimana per 45 minuti a sessione). I risultati hanno evidenziato un miglioramento significativo dei soggetti in confronto ad un gruppo di controllo non coinvolto nel programma, relativamente al benessere cardiovascolare e alla forza e resistenza muscolare. Le persone hanno presentato anche una leggera, ma significativa, riduzione del peso corporeo. Le ripercussioni dell’avanzamento d’età sulla funzionalità cognitiva sono state indagate da numerose ricerche sperimentali. In particolare, l’attenzione è stata concentrata sulla memoria, sul linguaggio e sulla comunicazione, sul problem solving e sulle funzioni esecutive. Va messo in risalto come esista un sostanziale accordo fra tutti i ricercatori nell’individuare un peggioramento sensibile di queste capacità con il progredire dell’età nelle persone con disabilità intellettiva; decadimento che si manifesta con un anticipo considerevole in confronto a quanto si verifica nell’invecchiamento tipico (verso i 40-45 anni). Riassuntivo, a questo proposito, un lavoro di KrinskyMcHale e colleghi (2002), i quali hanno esaminato persone adulte con disabilità intellettiva determinato da cause diverse (alcuni con sindrome di Down, altri con patologie differenti) per quanto riguarda gli indicatori precoci di decadimento generale. Il parametro che è risultato maggiormente significativo è stata la memoria esplicita. Difficoltà a livello di questo fondamentale processo cognitivo solitamente anticipano di uno o più anni l’insorgenza di quadri di decadimento con presenza di sintomi di demenza. I deficit di memoria preesistenti possono essere accentuati dal naturale declino nel funzionamento mnemonico presente generalmente negli anziani. Un anziano con normali funzioni intellettive mantiene altre abilità di supporto alla memoria (per esempio: MARZO-APRILE

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LA SFERA AFFETTIVO EMOZIONALE Le persone con disabilità intellettiva che avanzano con gli anni possono manifestare anche un incrementato livello di problematiche nella sfera affettivo-emozionale. Queste situazioni sfociano spesso in pericolosi sintomi di natura psicopatologica, i quali sono sovente sottovalutati e non considerati separatamente da diagnosi di demenza. E’ il caso, ad esempio, della depressione, che negli adulti con sindrome di Down può raggiungere livelli di incidenza elevata, comprese fra il 6 e l’11%, risultando di fatto più elevati di quelli manifestate da persone con disabilità intellettiva determinata da altre cause. Un altro elemento centrale che viene individuato come uno degli indicatori precoci del processo di decadimento è costituito dalla comparsa o dall’aumento di comportamenti problematici. Questi possono essere rappresentati da situazioni di aggressività eterodiretta, da autolesionismo e da stereotipie di vario tipo, che chiaramente condizionano in maniera pesante le possibilità di adattamento e la qualità di vita delle persone. Così come avviene nella sfera cognitiva, gli individui con disabilità intellettiva manifestano al crescere dell’età un abbassamento della capacità di vivere in maniera adattata nel proprio contesto sociale, che diviene progressivamente più evidente e che caratterizza negativamente l’età adulta ed anziana (Janicki e Jacobson, 1986; Roeden e Zitman, 1995). Appare significativo sottolineare, però, come le situazioni siano molto diverse in relazione alle condizioni di vita: le problematiche, infatti, sono molto più accentuate per le persone istituzionalizzate in grossi istituti, in confronto ad altre che continuano a vivere in famiglia o in contesti residenziali di piccole dimensioni, nei quali si mantiene ricco il tessuto di scambi affettivi e relazionali, con possibilità di dedicarsi anche ad attività stimolanti dal punto di vista cognitivo. Per concludere vanno segnalati numerosi studi nei quali la sintomatologia tipica della malattia di Alzheimer è stata confrontata con

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i segni di decadimento cognitivo fatti registrare dalle persone con sindrome di Down di età superiore ai 40 anni circa. Vari riscontri sembrano accreditare l’esistenza di una patologia degenerativa, per numerose persone con sindrome di Down di età avanzata, simile a quella caratteristica del morbo di Alzheimer, giustificandola anche dal punto di vista genetico. Risulta, infatti, che il gene che codifica la proteina beta amiloide, responsabile delle placche neurofibrillari presenti nel morbo di Alzheimer, sia situato nel braccio lungo del cromosoma 21. Altri studi su questo aspetto invitano, invece, alla massima prudenza e alla necessità di approfondire le ricerche, in quanto i risultati non si prestano a interpretazioni univoche e non appaiono incontrovertibili. Sintetizzando la letteratura esistente, si può sicuramente confermare un processo di deterioramento cognitivo legato all’avanzamento d’età nelle persone con disabilità intellettiva, anche se lo stesso non appare assoluto e uniformemente distribuito su tutte le funzioni. Le abilità maggiormente soggette a deterioramento sembrano essere le seguenti: - la rapidità di risposta; - la discriminazione visiva e uditiva; - la memoria esplicita; - la capacità linguistica; - i processi di controllo esecutivo; - la capacità adattiva, intesa come possibilità di vivere in maniera adattata nell’ambiente sociale di appartenenza.

- si rileva una grande diversità degli strumenti di valutazione utilizzati, per cui i risultati dei diversi autori sono difficilmente confrontabili; - sono state privilegiate soprattutto ricerche di tipo trasversale, nelle quali è forte il rischio di variabilità dei gruppi. Al contrario, la modalità elettiva di studio in questo settore è costituita dalla predisposizione di ricerche longitudinali; - sono stati poco indagati gli effetti di programmi educativi e non sono state considerate le variabili legate agli operatori che interagiscono, magari per molto tempo, con le persone disabili che invecchiano. Mi sembra significativo segnalare anche un apparente paradosso con il quale ci siamo confrontati qualche tempo fa. In collaborazione con alcuni colleghi mi sono trovato a curare la standardizzazione italiana di una scala per la valutazione del bisogno di sostegno delle persone con disabilità. Si tratta di uno strumento, denominato Support Intensity Scale che consente di determinare di quanto supporto hanno necessità le persone con disabilità per partecipare pienamente alla vita comunitaria. Il paradigma di riferimento dal quale gli autori hanno preso spunto per la costruzione della scheda si rifà alla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF, 1999) e al Sistema di Diagnosi, Classificazione e programmazione dei Sostegni proposto dall’American Association on Mental Retardation (AAMR) nella sua ultima versione (la decima, 2002), i quali tendono ad enfatizzare il concetto di partecipazione della persona alle attività del proprio contesto di vita. Certamente la possibilità di partecipare dipende dalle competenze dell’individuo, ma necessita anche di un’adeguata predisposizione di sostegni. La SIS serve appunto per appurare il bisogno di sostegni, al fine di consentire la progettazione di azioni di supporto. Per effettuare la standardizzazione italiana, la scala SIS è stata proposta ad educatori e genitori di 1052 persone con disabilità, di età compresa fra i 16 ed i 79 anni. Il fatto sorprendente e apparentemente paradossale con il quale ci siamo trovati a fare i conti analizzando i dati è stato quello di appurare una diminuzione dei bisogni di sostegno con l’avanzamento d’età. Questo riscontro non era presente nel campione americano e risultava chiaramente inatteso in relazione a quanto

Va messo in risalto, inoltre, che variabili come la gravità del deficit, la vita in contesti familiari o in istituzioni assistenziali, le esperienze condotte sembrano influenzare in maniera critica il processo di decadimento. Su quest’ultimo aspetto appaiono significative anche alcune esperienze che stiamo conducendo da vari anni all’interno di un servizio per persone con disabilità intellettiva di età avanzata, che sembrano dimostrare la possibilità di preservare buoni livelli di funzionalità come conseguenza di vita in ambienti stimolanti e di predisposizione di programmi educativi specifici.

CRITICITÀ E APPARENTI PARADOSSI L’ampia ricerca, solo accennata nel paragrafo precedente, presenta ad una analisi attenta alcune zone d’ombra di spessore non trascurabile, in relazione soprattutto alle procedure metodologiche che sono state adottate. Nello specifico: MARZO-APRILE

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l’intervento, che deve necessariamente caratterizzarsi come multiprospettico, con una componente clinica, una psicopedagogica ed una sociale. In concreto, vi è la necessità di prevedere attività di vario tipo, che investano il livello medico, quello più propriamente abilitativo e quello relativo al sostegno alla famiglia e all’attenzione alle condizioni di vita. Volendo sintetizzare al massimo queste linee operative, si possono individuare, a mio avviso, alcune azioni principali: - prevedere un sofisticato sistema di valutazione, che possa essere proposto con intervalli definiti e monitorare l’evoluzione di ogni persona con disabilità che avanza con gli anni; - porre grande attenzione alle condizioni di vita; - preparare ad un’esistenza il più possibile indipendente, con possibilità di autodeterminazione in alcune situazioni; - mantenere vivi i contatti sociali e, quando possibile, l’impegno in attività significative; - prevedere modelli di lavoro finalizzati al mantenimento delle abilità cognitive; - sollecitare al massimo l’impiego funzionale del tempo libero; - stimolare adeguati stili di vita relativamente alla gestione di sé, all’alimentazione e alla attività fisico-motoria; - curare la formazione delle figure di supporto, ponendo grande attenzione anche alle loro competenze personali e metodologiche, oltre che alle conoscenze specifiche.

testimoniato in letteratura circa il decadimento prestativo connesso all’avanzamento d’età, che dovrebbe chiaramente determinare un incremento dei bisogni di sostegno. Come spiegare allora il dato rilevato? Una variabile che a nostro avviso può aver inciso, anche se non è stato possibile controllarla in fase di analisi dei dati, riguarda le aspettative dei genitori e degli educatori intervistati. In altre parole, il contesto socio-educativo e riabilitativo italiano ha ancora poca familiarità con i concetti e, soprattutto, con le prassi abilitative basate sul costrutto di qualità della vita. Di conseguenza, ciò che spesso si verifica nei genitori e negli operatori è uno “slittamento degli standard” e una conseguente riduzione delle aspettative. In altre parole, di fronte alla persona anziana con disabilità intellettiva, a causa dei suoi deficit cognitivi e comportamentali, si abbassano le aspettative relative alla sua integrazione sociale e alla sua vita autonoma. Pertanto, anche ridotti livelli in queste dimensioni vengono considerati accettabili. Di qui allora il dato paradossale, per cui tali persone sembrerebbero meno bisognose di sostegni rispetto ai giovani. In realtà, il minor bisogno di sostegno è una riduzione nelle attese di vita autonoma nei loro confronti e questo, chiaramente, non aiuta la ricerca di risposte adeguate a livello educativo (abilitativo).

SOSTEGNI E QUALITÀ DI

VITA

Facendo riferimento a quanto detto nei punti precedenti, cerco ora di individuare quelli che possono essere considerati gli obiettivi di riferimento che dovrebbero caratterizzare ogni azione di aiuto e supporto rivolta a individui con disabilità che invecchiano. Si tratta, in altre parole, di delineare le linee portanti del-

La prospettiva di rimanere giovane non è consentita a nessuno, ma tutti devono essere supportati e messi nella condizione di poter invecchiare bene.

Per approfondire - Contardi A. (2004). Verso l’autonomia. Roma: Carocci. - Cottini L. (2008). Disabilità mentale e avanzamento d’età: prospettive per una vita di qualità. Milano: Franco Angeli. - Cottini L. (2009). La famiglia e l’invecchiamento della persona con disabilità. In M. Pavone (a cura di), Famiglia e progetto di vita, Erickson Trento, 103-124. - Cottini L. (2010). L’autismo non è solo infantile. Autismo e Disturbi dello Sviluppo, 8, 1, 65-99. - Goussot A. (2009). Il disabile adulto. Rimini: Maggioli. - Schalock R., Verdugo Alonso M.A. (2002). Handbook on quality of life for human service practitioners. Trad it. Manuale di qualità della vita. Modelli e pratiche d’intervento. Brescia: Vannini, 2006. MARZO-APRILE

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PERSONE CON DISABILITÀ. PERCORSI DI INCLUSIONE1 DOCENTE

DI PEDAGOGIA

UNIVERSITÀ

DI

ANDREA CANEVARO BOLOGNA, SEDE DI RIMINI

forse meritorio servizio di presentare - far presente - scenari che le risse e le spettacolarizzazioni hanno oscurato. Le parole di questo libro si collocano su tre sfondi, o contesti: - le leggi - le esperienze - le ricerche. Precisiamole, sia pure in breve meglio.

Prendiamo la parola autodeterminazione come indicatore stradale del percorso di chi legge questo libro. Le parole sono importanti. Noi veniamo al mondo e troviamo parole già in servizio attivo, con i loro significati già diffusi. Dobbiamo assumerle, così come le troviamo. E adattarle, riempiendole di significato, secondo le nostre intenzioni. Che a loro volta non dovrebbero trascurare chi riceve le nostre parole. La parola autodeterminazione come viene ricevuta? Difficile pensare che vi sia una sola risposta. Se dovesse essere una, sarebbe “dipende…”. Se dovesse essere ascoltata da Victor, il ragazzo selvaggio che alla fine del ‘700 fu trovato abbandonato nei boschi dell’Aveyron (Sud della Francia) e affidato poi all’educazione da parte di Itard, e se Victor capisse quella parola, potremmo immaginarne la gioia. Che si manifesterebbe in una corsa verso i boschi e l’acqua di un fiume. Riprenderebbe la sua libertà. Ne sarebbe felice. Ma forse tornerebbe dal Dottor Itard e dalla sua Governante Madame Guérin. Scoprirebbe che la parola autodeterminazione non indica una libertà senza confini, ma una necessità di combinare le nostre esigenze e quelle di chi è attorno a noi. E se al tempo di Victor il sauvage, Itard e Madame Guérin quell’ “attorno a noi” aveva un certo significato, oggi ne ha un altro, e domani ne avrà un altro ancora. Le parole hanno una storia, e assumono il significato che i contesti storici e culturali promuovono, permettono, impediscono. Ma le parole possono essere collocate, da chi ne fa uso, sullo sfondo, o contesto, giusto o ritenuto tale. Le parole possono richiamare al centro della scena un contesto e anche compiere il 1

L’educazione inclusiva vuole innovare riferendosi a un individuo sociale. Questa narrazione riguarda la scuola, il lavoro, i servizi. L’educazione inclusiva deve attingere dal passato, compresa la sua origine dovuta ad un amore ancillare. Ma deve innovare senza nostalgie di un passato che non tornerà. Ha il dovere di essere appassionata di futuro, incontrando e lavorando con tutti coloro che sono appassionati di futuro.

LE LEGGI, LE ESPERIENZE, LE RICERCHE Le leggi possono diventare una rete in cui impigliarsi e non uscirne più. O possono essere un riferimento che permette di procedere con sicurezza. Le leggi possono essere nello stesso tempo difensive e propositive. Possono difendere le scelte inclusive, sostenendole con la forza del diritto. E possono farci capire che l’orizzonte si sposta e bisogna guardare lontano. Ci sono leggi che danno garanzie circa la gestione dei progetti inclusivi. E ci sono leggi che hanno la forza di essere fondanti e capaci di aprire il futuro: ci aiutano a rappresentare i valori fondamentali nel futuro del mondo. La nostra Costituzione è limpida: Art.3 - principio di uguaglianza formale - “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali” - principio di uguaglianza sostanziale - “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del

Si tratta dell’introduzione all’ultima pubblicazione del Gruppo Solidarietà, Persone con disabilità. Percorsi di inclusione, 2012, p. 112, Euro 12.00 MARZO-APRILE

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mettere d’accordo chi vive sulla strada e anche della strada, e chi vive al piano nobile del palazzo. Il dottor Itard e Madame Guérin hanno bisogno uno dell’altra, e viceversa. Itard è la ricerca: costruisce un lavoro da laboratorio, pone obiettivi, misura, fa ipotesi e verifica… Madame Guérin ha la cura della

Paese”. Ma le leggi devono essere esigibili e credibili. Questo è un compito che il libro ha assunto pienamente. Ci vogliono le esperienze. Che devono confrontarsi con le ricerche. Esperienze e ricerca non vanno sempre d’accordo. E’ cercare di

Novità editoriale Gruppo Solidarietà (a cura di), Persone con disabilità. Percorsi di inclusione, prefazione di Andrea Canevaro, Castelplanio 2012, p. 112, euro 12.00. L’educazione inclusiva vuole innovare riferendosi a un individuo sociale. Innovare perché tutto è cambiato dal trionfo, da una narrazione che ha cancellato la società imponendo l’individuo. Questa narrazione riguarda la scuola (i genitori assediano il singolo insegnante per essere sicuri che il proprio erede abbia tutto il programma completo e senza ostacoli dati da agenti atmosferici che costringono a stare a casa qualche giorno per neve e ghiaccio, come dovuti alla presenza di chi ha bisogni speciali…), il lavoro (inutile invocare il mondo del lavoro di anni fa. Il lavoro è fatto di contratti individuali che non alimentano solidarietà ma competizioni individuali, progetti individuali, ecc.), i servizi (raggiungere la risposta attraverso amicizie, spettacolarizzazioni della propria condizione attraverso giornali e mezzi televisivi, in un crescendo che va dal giornale locale alla trasmissione televisiva su un canale nazionale…). L’educazione inclusiva deve attingere dal passato, compresa la sua origine dovuta ad un amore ancillare. Ma deve innovare senza nostalgie di un passato che non tornerà. Ha il dovere di essere appassionata di futuro, incontrando e lavorando con tutti coloro che sono appassionati di futuro. Questo vuol dire progetto. Nel progettare, l’autodeterminazione del singolo sta nell’autodeterminazione dello stesso progetto. L’integrazione, nella prospettiva inclusiva, non vuole conservare nel presente chi ha Bisogni Speciali. Vuole che sia nel futuro comune (Dalla introduzione di Andrea Canevaro). Contributi di: Andrea Canevaro, Lucio Cottini, Fausto Giancaterina, Alain Goussot, Marisa Faloppa, Giampiero Griffo, Vanna Iori, Vittorio Ondedei , Mario Paolini, Antonio Saccardo.

Sugli stessi temi vedi anche • • • • • •

AA.VV., Handicap intellettivo grave e servizi: quali risposte dopo la scuola dell’obbligo?, 1997, pag. 112, € 7,75 AA.VV., Handicap e scuola: l’integrazione possibile, 1998, pag. 128, € 8,78 AA.VV., Handicap servizi qualità della vita, 2001, pag. 96, € 6,71 AA.VV., Handicap grave, autonomia e vita indipendente, 2002, pag. 96, € 6,71 AA.VV., Disabilità. Dalla scuola al lavoro, 2006 pag. 112, € 10,00 AA.VV., La cura della vita nella disabilità e malattia cronica, 2008, pag. 112, € 11,00

Per ricevere il volume: Gruppo Solidarietà, Via Fornace 23, 60030 Moie di Maiolati (AN). Tel. e fax 0731.703327, e-mail: grusol@grusol.it Per ordinare direttamente il volume versamento su ccp n. 10878601 intestato a: Gruppo Solidarietà, 60031 Castelplanio (AN). Per visionare le pubblicazioni del Gruppo Solidarietà www.grusol.it/pubblica.asp

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dualmente, per risolvere ogni problema vincendo, a un quiz, a una lotteria, al totocalcio. Potrai realizzare la tua autodeterminazione se vinci. E dunque gioca.

casa, della cucina, delle pulizie, che sono il suo laboratorio. Victor reagisce come può alle proposte di Itard. Fa lui delle proposte, prende delle iniziative, in relazione con la casa, la cucina, le pulizie. Con il laboratorio di Madame Guérin. Chi legge questo libro non incontra Victor il sauvage, Itard e Madame Guérin. Evocare i loro nomi non è però fuori luogo. Vediamo perché. Sono gli antenati da cui discendiamo. Deriviamo da una coabitazione fra ricerca ed esperienza. Da lì, da questa coabitazione, è nata l’educazione inclusiva. Che, come frutto della coabitazione di un Signore, o Padrone (ricerca) e di una Governante, o Donna di servizio (esperienza), non può dichiarare con tranquilla disinvoltura la propria discendenza. Insomma: non è una nobile origine, ma il frutto di un amore ancillare. Che sia proprio questo a permettere un processo di autodeterminazione per nulla banale, e forse anche carico di elementi utili per tanti. Ricordiamo che il diritto all’autodeterminazione è il riconoscimento della capacità di scelta autonoma ed indipendente dell’individuo. Le caratteristiche dell’educazione inclusiva – nella parte di mondo in cui ci è dato vivere – rendono più forte, urgente e significativo il desiderio di autodeterminazione. L’urgenza fa correre rischi: mettersi sotto la protezione delle leggi; vantarsi di essere esperienza; lo stesso, ma riferendosi a ricerca. Sono rischi comprensibili. L’autodeterminazione può farci capire meglio. Perché quella parola, per essere distinta dall’individualismo, va sorretta da leggi, esperienza, ricerca. L’educazione inclusiva deve affermarsi, innovando, in una società disfatta in tanti individui, che, appunto, non si riconoscono in una società. E il fatto che siano individui in maggioranza falliti – precari, fragili, senza progetti – unisce a volte in indignazioni precarie, fragili, senza progetti. L’educazione inclusiva deve agire in una cultura che è percorsa dalla proposta di scommettere, indivi-

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NEL COMUNE FUTURO L’educazione inclusiva vuole innovare riferendosi a un individuo sociale. Innovare perché tutto è cambiato dal trionfo, direbbe il sociologo Franco Cassano, da una narrazione che ha cancellato la società imponendo l’individuo. Questa narrazione riguarda la scuola (i genitori assediano il singolo insegnante per essere sicuri che il proprio erede abbia tutto il programma completo e senza ostacoli dati da agenti atmosferici che costringono a stare a casa qualche giorno per neve e ghiaccio, come dovuti alla presenza di chi ha bisogni speciali…), il lavoro (inutile invocare il mondo del lavoro di anni fa. Il lavoro è fatto di contratti individuali che non alimentano solidarietà ma competizioni individuali, progetti individuali, ecc.), i servizi (raggiungere la risposta attraverso amicizie, spettacolarizzazioni della propria condizione attraverso giornali e mezzi televisivi, in un crescendo che va dal giornale locale alla trasmissione televisiva su un canale nazionale…). L’educazione inclusiva deve attingere dal passato, compresa la sua origine dovuta ad un amore ancillare. Ma deve innovare senza nostalgie di un passato che non tornerà. Ha il dovere di essere appassionata di futuro, incontrando e lavorando con tutti coloro che sono appassionati di futuro. Questo vuol dire progetto. Nel progettare, l’autodeterminazione del singolo sta nell’autodeterminazione dello stesso progetto. L’integrazione, nella prospettiva inclusiva, non vuole conservare nel presente chi ha Bisogni Speciali. Vuole che sia nel futuro comune.

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OPG. DIECI DOMANDE SULLA NUOVA LEGGE CONFERENZA

FRANCO ROTELLI F. BASAGLIA

PERMANENTE PER LA SALUTE MENATALE NEL MONDO

6. Come saranno queste strutture: da 20 letti, come proposto inizialmente, o da 40 come dichiarato successivamente oppure “all’italiana”? 7. Supponendo che si tratti di strutture da 40 letti: quante se ne prevedono in tutta Italia? 20, 40, 80? 8. L’internato è in misura di sicurezza detentiva: chi risponde se scappa? 9. Le strutture previste sono definite “sanitarie”: da chi dipenderanno? Se dipenderanno dall’amministrazione penitenziaria: quale normativa impedirà che accolgano anche i “periziandi”, i “detenuti in osservazione”, i “soggetti disturbatori”, i borderline, tossicodipendenti, ecc., come da manicomiale memoria? Se dipenderanno dal sistema sanitario/Dipartimenti di Salute Mentale: quale normativa impedirà l’invio di “infermi di mente resistenti alle cure” o recidivi di piccoli reati o semplicemente in TSO? …sempre da manicomiale memoria.

A proposito di diritti universali 1. Qual è la proposta d’immediata e possibile applicazione per far cessare l’abuso della proroga della misura di sicurezza che, con il falso concetto di pericolosità sociale e d’incapacità totale di intendere e volere, costituisce il pilastro dell’attuale e scandalosa realtà? A proposito di crisi economica, buon uso delle risorse e regole della pubblica amministrazione 2. La legge prevede 120milioni di euro per il 2012 per la costruzione di strutture sostitutive agli attuali OPG: è realmente fattibile? 3. Se davvero si volessero fare queste strutture e prendiamo atto dei tempi medi di costruzione o ristrutturazione (progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, indizione e aggiudicazione di gare di appalto, ecc.), il nostro sistema pubblico arriverà a realizzarle in almeno cinque anni: nel frattempo che cosa si pensa di fare? Forse l’avvalimento di strutture private? e, in questo caso: in affitto solo quanto alla logistica o in gestione appaltata ‘global service’, criminologo incluso? 4. La legge prevede inoltre, sempre per il 2012, 36milioni per la gestione di queste strutture: dove e a chi andranno quindi questi soldi?

A proposito di logica e di buon governo 10. Non si chiameranno più OPG ma non si sa qual è il nome di queste strutture. Se non è rimossa nemmeno una delle cause dell’attuale situazione: perché il rimedio dovrebbe essere credibile? E’ evidente che ci auguriamo che i rilevanti stanziamenti iscritti in legge (domande 2, 3 e 4) siano immediatamente utilizzati a coprire budget individuali – gestiti dai DSM – finalizzati alla dimissione, riabilitazione e re-inclusione nei territori di origine delle persone attualmente internate. Se poi questi interventi fossero coordinati da

A proposito di normative d’applicazione e rispetto di diritti riconosciuti dalle leggi italiane vigenti 5. Il Ministero della Salute dovrà stabilire i requisiti per le nuove strutture: ci saranno vetri antiproiettili, telecamere ovunque, strumenti di contenzione, porte blindate, recinzioni esterne oppure qualcosa di tutto ciò sarà espressamente vietato? 1

La legge 9/2012 ha previsto la definitiva chiusura degli Ospedali Psichiatrici giudiziari entro il marzo 2013. Il contenuto della norma ha aperto un ampio dibattito sulla possibilità che dalla chiusura degli OPG possano nascere dei micro Opg in ogni regione. Le domande che di seguito riportiamo affrontano i temi del dibattito in coso1.

Un apporto determinante per arrivare alla chiusura degli Opg è stato dato dal lavoro del Comitato Stopogp. In www.stopopg.it si trova ogni approfondimento in proposito. Il presente testo viene ripreso dal sito della Campagna. MARZO-APRILE

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un apposito ufficio, nel corso dei diciotto mesi previsti dalla proposta di legge per il superamento degli attuali OPG probabilmente si scoprirebbe che non c’è un gran bisogno

di “mini-opg”; e se nel frattempo si ponessero correttivi ai codici (penale e di procedura penale) si scoprirebbe, infine, che dei nuovi mini-opg non c’è alcun bisogno.

La democrazia del profitto e il valore della Bellezza La creazione di élite competenti in tecnologie e affari ha sottovalutato l’importanza di educare alle scienze umane e alle arti per evitare l’ottusità morale che, eliminando i valori creati dalle scienze umane, ha soppresso uno degli aspetti principali della democrazia, quello della partecipazione critica dei cittadini alle scelte politiche. È così che l’”uomo dimenticato” si allontana sempre più dalla politica costellata di luoghi comuni e di interessi lobbystici, con governanti che impongono modelli e schemi di attività sociali, con presunzione e arroganza ora vergognosamente scandalosa, ora sobria, ma sempre aliena dal considerare al centro della democrazia the forgotten man. Eppure le disuguaglianze sempre più gravi create dalla cultura dell’economia finanziaria invece che dalla cultura delle scienze umane, delle arti (non del mercato dell’arte) e del pensiero critico, non vengono rimosse secondo una ricetta che già in altri momenti di crisi avevano convinto dei grandi illuministi come Condorcet. Questi era del parere che, per risolvere le inuguaglianze create dalla libertà dei commerci, fosse necessario garantire la parità di istruzione dei cittadini. Egli stesso, poi, fin da allora, sottolineava che è la ricchezza che domina la politica e che dunque la politica in realtà è appannaggio dei ricchi. L’invito di Martha Nussbaum a investire oltre che nelle competenze tecniche e scientifiche anche, e ora soprattutto, in quelle umanistiche e artistiche, che potrebbero sparire perché non producono profitto, rimane inascoltato. Ciò comporta il rischio di soffocare, nella mancata coscienza dei diritti umani e di quelli dei cittadini a scegliersi liberamente il loro governo, anche la grande tradizione della democrazia europea e dei diritti umani che fanno parte della sua storia. Cioè quei diritti sociali dell’uomo storico europeo alla salute, alla dignità del lavoro e all’abitazione, all’uguaglianza dei punti di partenza, insomma a tutto il processo di welfare che finora ha in qualche modo fatto sì che nei Paesi europei la pur dilagante povertà sia meno grave che altrove. Risultano allora inquietanti le dichiarazioni di chi è ai vertici delle istituzioni europee, che hanno accompagnato la crisi e che pretenderebbero ora di risolverla, che il welfare europeo è finito. Non è invece tempo di investire nella democrazia, nel pensiero critico e nella cultura della bellezza delle arti, grande patrimonio europeo e in modo particolare italiano? Sarà forse questa una strada per riproporre all’uomo dimenticato che anche la Bellezza, come nei miti dell’antica Grecia, produce ordine e giustizia, cioè elimina le disuguaglianze. La giustizia di Afrodite nella ricostruzione del mito greco fatta da James Hillman può essere un viatico da non trascurare poiché, come egli conclude, “quando Lei trionfa in tutta la sua sublimità, allora la sconfinata confusa chiarezza del cosmo stesso è in perfetto ordine, e anche la giustizia trionfa”. Guido Rossi, da Il Sole 24 Ore, 11 marzo 2012

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PETIZIONE NAZIONALE PER IL FINANZIAMENTO DEI LEA. CONTINUA LA RACCOLTA DI FIRME FONDAZIONE

PROMOZIONE SOCIALE,

TORINO

Il 1° marzo 2012 sono state consegnate alla Camera dei Deputati e al Senato, nonché ai Ministri della sanità Renato Balduzzi e del Lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero le prime 11.455 firme di cittadini elettori e le 40 adesioni finora sottoscritte da personalità e da organizzazioni pubbliche e private (l’elenco insieme ad ogni informazione riguardante la petizione è consultabile nel sito della Fondazione, www.fondazionepromozionesociale.it), riguardanti la Petizione popolare nazionale per il finanziamento dei Lea, Livelli essenziali di assistenza sanitaria e sociosanitaria, il cui testo e le relative note giuridiche sono stati riportati nel n. 6/2011 di questa rivista.

L’URGENZA DEL FINANZIAMENTO Detto finanziamento è non solo urgente ma anche indispensabile per eliminare le difficoltà che vengono frapposte all’attuazione dei diritti, già attualmente pienamente e immediatamente esigibili da parte delle persone non autosufficienti (anziani malati cronici non autosufficienti, pazienti sofferenti a causa del morbo di Alzheimer o di altre forme di demenza senile, soggetti con handicap intellettivo in situazione di gravità) ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 novembre 2001, le cui norme sono cogenti in base all’articolo 54 della legge 289/2002. In particolare in base alle norme sui Lea, le Regioni, le Asl ed i Comuni devono assicurare la

Guide dei lavoratori: aggiornati su diritti, tutele, aspettative Due guide pubblicate dalla casa editrice Lavoro, che fanno il punto sui sistemi e il quadro normativo che regolano i rapporti di lavoro, alla luce dei più recenti interventi legislativi in materia; strumenti utili per i lavoratori per conoscere diritti, tutele, prospettive. La guida dei lavoratori 2012 offre una panoramica completa su regole e problematiche del mondo del lavoro di oggi, approfondendo, tra le altre, queste tematiche: i servizi per l’impiego, incentivi all’occupazione, il rapporto di lavoro degli stranieri, tutela del lavoro e delle donne, i contratti di lavoro (le diverse forme di flessibilità), le prestazioni economiche familiari, le cause di sospensione, la tutela della salute, i trattamenti di fine rapporto, il diritto alla pensione. Il secondo volume, La guida dei lavoratori pubblici 2012, è dedicato ai dipendenti pubblici: le procedure selettive tramite concorso pubblico e altre forme di assunzione, l’inquadramento, la retribuzione, la sospensione del rapporto di lavoro, mobilità, trasferimento ed esuberi, i trattamenti pensionistici, le forme di risoluzione del rapporto di lavoro. L. Ricciardi, M. Conclave, M. Lai, V. Picchio La guida dei lavoratori 2012, Roma 2011, pp. 333, 12.00 euro; Carmine Russo (a cura di), La guida dei lavoratori pubblici 2012, Roma 2011, pp. 219, 12.00 euro

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frequenza dei centri diurni ai soggetti aventi limitata o nulla autonomia a causa della grave disabilità cognitiva da cui sono colpiti. A questo proposito si ricorda che nella sentenza n. 785/2011 del 9 marzo 2011, depositata in Cancelleria il 24 marzo, la Sezione prima del Tar della Lombardia ha condannato il Comune di Dresano a risarcire nella misura di euro 2.200 il danno esistenziale subito dalla minore R. S. «in quanto l’illegittimo comportamento del Comune ha determinato uno slittamento della data di inizio del servizio [frequenza di un centro diurno per soggetti con grave handicap intellettivo] da settembre a novembre 2009». Inoltre nella sentenza viene precisato che «ove i genitori avessero dimostrato che, nel periodo di colpevole ritardo dell’Amministrazione comunale, essi abbiano provveduto direttamente e a proprie spese ad assicurare un servizio equivalente alla propria figlia minore, i relativi costi avrebbero rappresentato l’ammontare del danno patrimoniale risarcibile in loro favore». Inoltre, in base agli stessi Lea, i succitati soggetti hanno il diritto pienamente e immediatamente esigibile all’accoglienza residenziale presso comunità alloggio di tipo para-familiare (8-10 posti al massimo, compresi 2 per le emergenze) oppure, nelle situazioni socialmente più arretrate, al ricovero in istituto. Per quanto riguarda gli adulti e gli anziani affetti da patologie invalidanti e da non autosufficienza, i Lea assicurano il diritto alle cure sanitarie durante la fase acuta e a quelle socio-sanitarie nel periodo della cronicità. Durante il ricovero socio-sanitario presso le Rsa, Residenze sanitarie assistenziali o strutture

Per conoscere i migranti. Letteratura della migrazione I volumi sono pubblicati dalla casa editrice Compagnia delle Lettere che pubblica opere in italiano di scrittori migranti; stranieri quindi che scelgono lo strumento letterario per farsi conoscere nel paese che li ospita, per arricchirlo con la propria cultura di origine, e porre le radici per un società futura capace di valorizzare la diversità e il meticciato, curiosa di incontrare l’altro. Verrà domani e avrà i tuoi occhi raccoglie un’antologia di racconti di alcuni immigrati che vivono nelle città italiane; stralci di quotidianità che viviamo attraverso le voci dei protagonisti, tra le difficoltà della clandestinità e precarietà e la voglia di mettere radici, di condividere il presente e il futuro, senza dimenticare il passato. Normalità e stravaganza, realtà ed immaginazione, si confondono nel volume Storie di extracomunitaria follia, che tratteggia con ironia – amara – la caotica ed attraente atmosfera del mondo degli immigrati, fatto di suoni, colori, odori, ricordi, soprusi, tra l’indifferenza e il rifiuto di quanti hanno paura della diversità. Guida Migrante. Itinerari di Turismo Responsabile si propone come strumento per affrontare il viaggio in modo responsabile (che può essere di piacere, per lavoro o migrazione) con uno sguardo nuovo, attento alle dimensioni di altri popoli e culture; l’essenza dei 20 itinerari proposti è l’attenzione all’incontro con l’altro, per interpretare l’altrove e l’estraneità e, a partire da queste, svelare se stessi. AA.VV., Verrà domani e avrà i tuoi occhi, Roma, pp. 133, 12.00 euro; Dias Clauileia Lemes, Storie di extracomunitaria follia, Roma, pp. 147, 12.00 euro; Chiurazzi Rosina – Palladino Maria Paola, Vietti Francesco, Guida Migrante. Itinerari di Turismo Responsabile, Roma, pp. 332, 18.00 euro.

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analoghe, l’Asl di residenza del malato cronico deve corrispondere la quota sanitaria il cui importo non può essere inferiore al 50% dell’ammontare dell’intera retta. A carico del ricoverato è la quota alberghiera, che deve essere versata nell’ambito delle risorse personali del degente (reddito e beni, dedotte le relative franchigie) senza alcun onere per i congiunti conviventi o non conviventi. Una procedura semplice per ottenere il ricovero in Rsa, che deve essere assicurato in tutti i casi in cui, per qualsiasi motivo, non sono praticabili le cure domiciliari (ad esempio per indisponibilità dei congiunti), riguarda l’opposizione alle dimissioni da ospedali e da case di cura private convenzionate delle persone non autosufficienti. Le relative modalità sono precisate sul sito www.grusol.it

La Petizione popolare nazionale per il finanziamento dei Lea è promossa dalle seguenti organizzazioni: Fondazione promozione sociale onlus (Torino); Adina, Associazione per la difesa dei diritti delle persone non autosufficienti onlus (Firenze); Associazione senza limiti (Milano); CartaCanta onlus, Associazione tutela diritti persone non autosufficienti (Parma); Comunità Progetto Sud onlus (Lamezia Terme, Cz); Csa, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base (Torino); Gruppo Solidarietà (Moie di Maiolati, An); Medicina Democratica onlus (Milano); Mtd onlus, Movimento per la tutela dei diritti delle persone diversamente abili e quelle non autosufficienti (Pavia); Opinio Populi (Lecco). Riviste: Appunti; Controcittà; Prospettive assistenziali. Partecipano come enti copromotori: il Movimento Handicap (Verona); l’Associazione “In nome dei diritti” (Scandicci, Fi); l’Associazione Nichelino Domani (Nichelino, To); l’Associazione l’Arcobaleno per una vita indipendente e autonoma (Asti); l’Avulss Orbassano onlus (Orbassano, To); il Tribunale della salute (Bologna); Codici (Roma). Collaborano alla raccolta delle firme le seguenti organizzazioni: Angsa Novara Onlus, Angsa Piemonte onlus (Torino); Anaste Piemonte (Torino); Anffas (Sezione di Bologna); Aniep (Bologna); Arap (Roma); Associazione Airdown (Moncalieri, To); Associazione Alzheimer Piemonte (Torino); Associazione Amici parkinsoniani onlus (Torino); Associazione Avulss Orbassano onlus (Orbassano, To); Associazione culturale Gruppo Senza sede (Trino, Vc); Associazione Diapsi Piemonte (Torino) ; Associazione Famiglie Sma onlus (Roma); Associazione Familiari Alzheimer Pordenone onlus (Pordenone); Associazione Genitori per la tutela dell’handicap (Pomigliano d’Arco, Na); Associazione L’altra Ladispoli (Roma); Associazione nazionale emodializzati (Torino); Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (Sezione di Torino); Associazione sostegno autismo (Giovinazzo, Ba); Comitato genitori ragazzi disabili Ulss 9 (Treviso); Comitato parenti ospiti Iga onlus (Udine); Consorzio Sol.Co. (Catania); Consulta handicap XV Municipio (Roma); Coordinamento famiglie con disabili (Valdisotto, So); Coordinamento H per i diritti delle persone con disabilità nella Regione Siciliana onlus (Palermo); Diritti senza barriere (Bologna); Federavo nazionale (Milano); Fish Piemonte (Torino); Forum del Volontariato (Torino); Gesco Sociale (Napoli); Il Mosaico, Associazione di persone diversamente abili (Giussano, Mi); Movimento “5 Stelle” (Sezione di Palermo); Movimento dei cittadini per i diritti del malato “Alto Vicentino” (Zanè, Vi); Sindacato Sfida (San Nicandro Garganico, Fg); Unione italiana ciechi e ipovedenti (Sezione di Torino).

Coloro, persone singole o associazioni o gruppi, che intendono collaborare alla raccolta delle firme e delle adesioni possono rivolgersi alla Segreteria affidata alla Fondazione promozione sociale onlus - Via Artisti 36 - 10124 Torino - Tel. 011-8124469, fax 011-8122595, e-mail: info@fondazionepromozionesociale.it www.fondazionepromozionesociale.it. Moduli per la raccolta sono presenti anche preso la sede del Gruppo Solidarietà, Via Fornace, 23 - 60030 Moie di Maiolati Sp. (AN), tel./fax 0731703327; e-mail grusol@grusol.it. MARZO-APRILE

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Iscra Bini Gloria Gagliardini Daniela Giaccaglia Sibilla Giaccaglia Martina Sabbatini

segnalazioni librarie

del problema della coscienza e dei fenomeni mentali. Sini Carlo, Del viver bene, Jaca Book, Milano 2011, pp. 171, Euro 16,00. Una lettura filosofica e antropologica dei rischi e limiti dell’attuale sistema economico e di mercato; la riduzione allo logica della mercificazione ha messo in crisi le dinamiche sociali e relazionali degli individui. Non si tratta però di una catastrofica condanna; ci sono altre forme economiche e politiche, già sperimentate in diversi popoli, che dimostrano che c’è un’alternativa, per recuperare una divisione equa e solidale del bene comune. Zaltieri Cristina, L’invenzione del corpo, Negretto, Castel D’ario 2010, pp. 171, Euro 13,00. Il saggio ridisegna origine ed evoluzione del concetto di corpo; per primo Platone parlerà di organismo nella sua opera Timeo, influenzando i pensatori successivi che si interrogheranno su questo problema (dalla civiltà greca fino a quella moderna). Capire la genealogia del concetto platonico di corpo, diventa occasione per interpretare le conseguenze della visione attuale del corpo, come strumento efficiente e canonizzato

antropologia Fusaschi Michela, Quando il corpo è delle altre, Bollati Boringhieri, Torino 2011, pp. 157, Euro 15,00. Quando c’è un dialogo fra donne si crea una dimensione particolare di confronto, in particolare quando ciò avviene fra donne di culture differenti e su argomenti strettamente femminili quali le mutilazioni genitali femminili. L’autrice del libro, antropologa, paragona due culture che dalle sue ricerche appaiono meno distanti di quanto si potrebbe pensare: che differenza c’è fra la chirurgia estetica intima, sempre più in voga in Occidente e le cosiddette mutilazioni genitali femminili? Guenzi Pier Davide, Sesso/genere, Cittadella, Assisi 2011, pp. 108, Euro 9,80. La differenza tra maschile e femminile basata su indici biologici non è più sufficiente alla comprensione dell’individuo, che è la risultante inevitabile anche di un fattore culturale e sociale che rientra nella categoria più universale di ‘genere’. L’autore, docente di Teologia Morale, riprende le attuali teorie a confronto con una lettura antropologica dei testi biblici, per una trattazione dei nodi etici fino all’attuale dibattito pubblico. Hann Chris, Hart Keith, Antropologia economica, Einaudi, Torino 2011, pp. 250, Euro 19,00. Il volume ricostruisce le diverse fasi di sviluppo dell’antropologia economica (origine, principi teorici e metodi) evidenziando l’importanza di questa disciplina negli ultimi decenni. Lo studio antropologico dell’economia si propone come strumento di comprensione dei profondi sconvolgimenti dell’economia su scala globale (in particolare il capitalismo) e le ripercussioni sulle condizioni e il benessere dell’umanità. Maher Vanessa (a cura di), Antropologia e diritti umani nel mondo contemporaneo, Rosenberg & Sellier, Torino 2011, pp. 197, Euro 22,00. Il saggio propone una lettura dei diritti umani in chiave antropologica: una riflessione che nasce dall’esigenza di coniugare i risultati degli studi sul campo, con le problematiche connesse al cambiamento della società contemporanea, dei rapporti di potere, i pregiudizi e le mancate tutele. Confrontandosi anche con altre discipline (diritto, sociologia…), l’antropologia rivendica i diritti delle persone e dei gruppi sociali, in particolare le minoranze (indigeni, immigrati…). Paternoster Alfredo, Introduzione alla filosofia della mente, Laterza & Figli, Roma 2010, pp. 241, Euro 20,00. Il libro approfondisce gli sviluppi della filosofia della mente, analizzano il dibattito tra le teorie che identificano la mente in modo materialistico, come prodotto meccanico dell’attività celebrale e quelle che considerano mente e corpo come entità separate. In particolare, questa seconda edizione aggiornata, analizza le implicazioni delle scoperte delle neuroscienze e degli esperimenti delle scienze cognitive per l’interpretazione

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anziani Castellarin Giuseppe, Salviamo la memoria, Il Segno Dei Gabrielli, Negarine Di S. Pietro Cariano 2011, pp. 206, Euro 14,00. Coltivare la memoria significa riconoscere il senso di appartenenza e la coscienza di sé, perché nelle proprie radici si riscopre il valore delle propria identità e si diventa pronti all’incontro con l’altro. In questa cornice sono proposti i racconti del libro; racconti delle vecchie generazioni, di nonni che ricordano il loro passato, che ci fanno comprendere l’importanza di riscoprire i valori essenziali della nostra popolazione. Peruzzi Paolo (a cura di), Non autosufficienza e territorio, Maggioli, Santarcangelo Di Romagna 2011, pp. 202, Euro 22,00. Nel volume viene descritto il Progetto Casa di Michele, realizzato nell’aretino, finalizzato a sperimentare una tipologia innovativa di servizio residenziale per anziani non autosufficienti, capace di razionalizzare l’impiego delle risorse e di assumere il connotato della familiarità. L’obiettivo è analizzare risposte innovative del welfare locale alla domanda di ospitalità temporanea riconducibile a situazioni di acuzie e ad offrire sollievo ai caregiver.

bioetica Lavazza Andrea, Sartori Giuseppe (a cura di), Neuroetica, Il Mulino, Bologna 2011, pp. 253, Euro 22,00. Che cosa si occupa la neuroetica? Partendo dalle scoperte delle scienze cognitive e delle neuroscienze, questa disciplina si interroga sulle implicazioni filosofiche ed etiche dell’utilizzo delle conoscenze sul funzionamento del sistema mentale, e la possibilità di modificare

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dei comportamenti intervenendo sul cervello. Il libro analizza le possibili ricadute, in termini filosofici, ma anche pratici, di diritto e giustizia, e di politiche sociali, del libero arbitrio e sulla natura umana.

ad alimentarsi le relazioni che vivono la quotidianità della vita? La spiritualità può indicare una strada che ci conduce lungo il cammino quotidiano dell’amore: essa infatti ci permette di ridimensionare gli sforzi che compiamo per ottenere relazioni, di amore e di amicizia e gestire le possibili delusioni. Il testo è arricchito dalla presenza di esercizi e rituali. Vanier Jean, Segni, San Paolo, Cinisello Balsamo 2011, pp. 158, Euro 15,00. Un viaggio alla ricerca dell’incontro con la tenerezza e l’amore di Dio attraverso sette parole: Umiliazioni, educazioni, trasformazioni, autorità, comunità, vulnerabilità e misteri; sette conversazioni per riflettere sulla nostra vita, su noi stessi e sul nostro rapporto con Dio. Nel volume sono stati inseriti segni, curve che vogliono ricordare al lettore che attraverso il nostro corpo e il suo ascolto in silenzio, possiamo ritrovarci e continuare a sperare.

carcere Ruggiero Vincenzo, Il delitto, la legge, la pena, Gruppo Abele, Torino 2011, pp. 271, Euro 16,00. La funzione retributiva della pena presuppone un patto fondativo basato sulla reciprocità. Ma perché dovrebbe pagare un presunto debito chi, di regola, rimane escluso da questo patto? L’abolizionismo, cioè la dottrina per la quale andrebbe abolita la giustizia criminale, fornisce un approccio che permette di giungere a definizioni di criminalità diverse da quelle convenzionali e comunque di riflettere sui fondamenti teorici del diritto di punire e della pena del carcere. Sarsini Monica (a cura di), Alice nel paese delle domandine, Le Lettere, Firenze 2012, pp. 223, Euro 16,50. Le donne che si raccontano in questo volume sono rinchiuse nel carcere di Sollicciano: storie di persone “nascoste dalla società perbene come esseri sbagliati, eppure ricchi di emozioni, voglia di fare, bisogno di sognare”. E soprattutto queste donne hanno parole da dire, come testimoniano questa antologia di frammenti, raccolti in occasione di un corso di scrittura all’interno del carcere.

ecologia AA.VV., L’imperatore OGM è senza vestiti, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2011, pp. 116, Euro 12,00. Viene pubblicata una sintesi del rapporto dei cittadini del mondo, con approfondimenti di esperti e studiosi che denunciano falsità e mistificazioni di sostenitori dell’utilizzo degli OGM, svelando l’illusione della favola dei miracolosi benefici della tecnologia e dell’ingegneria genetica: crescita coltivazione, contrasto delle piante infestanti, cibo sufficiente per tutti.

chiesa

economia

Brueggemann Walter, Viaggio verso il bene comune, Claudiana, Torino 2011, pp. 133, Euro 12,00. La crisi più preoccupante che ci sta minacciando è quella del bene comune, di quel senso di solidarietà sociale. Il libro propone un viaggio attraverso le Scritture, la narrazione dell’Esodo, gli oracoli di Geremia e i testi di Isaia alla ricerca del bene comune che Dio desidera per il mondo. Un invito alla chiesa e agli uomini di fede: “essere d’aiuto nel recuperare l’energia necessaria per dire la verità e la speranza”. De Sanctis Alberto, La fede ribelle, La Meridiana, Molfetta 2011, pp. 183, Euro 16,50. L’autore, attraverso alcuni saggi, vuole “fornire un analisi del fattore religioso come critica del totalitarismo e dell’autoritarismo. Nella prima parte si mette in discussione un potere che vorrebbe diventare un idolo da adorare e nella seconda parte si vuole recuperare una fede vera, fondata sulla solidarietà e fraternità, rigettando il dogma che porta in secondo piano l’umanità. Ferdinandi Salvatore, Quarant’anni di Caritas, Dehoniane, Bologna 2011, pp. 198, Euro 13,00. La dimensione fondamentale in cui opera la Caritas Italiana è educare alla carità. Il volume presenta quanto la Caritas ha maturato e realizzato in quarant’anni di lavoro ponendo l’attenzione sul metodo e gli strumenti operativi utilizzati: ascoltare, osservare e discernere attraverso i centri di ascolto, l’osservatorio delle povertà e delle risorse e il laboratorio per la promozione delle Caritas parrocchiali. Grun Anselm, Ciò che alimenta l’amore, Queriniana, Brescia 2011, pp. 220, Euro 16,50. Che cosa alimenta l’amore? Come possono continuare MARZO-APRILE

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Mazzalai Andrea, Icebergfinanza, Il Margine, Trento 2010, pp. 191, Euro 16,00. Andrea Mazzalai decide di aprire nel 2007 un blog “Icebergfinanza”, per aiutare a conoscere i fattori che avrebbero portato alla più grande crisi finanziaria degli ultimi decenni. Il volume, propone una ricostruzione storica delle “tempeste” e delle follie finanziarie : dalla bolla dei tulipani delle Fiandre, alla crisi del ’29, analizza il cilco economico, gli inganni della finanza creativa ,le speculazioni, i cicli di consumo, la globalizzazione.

educazione Iannaccone Nicola, Maggi Ulderico, I consigli dei ragazzi, La Meridiana, Molfetta 2012, pp. 119, Euro 15,00. Dentro ai parametri psicopedagogici, il manuale si pone come strumenti teorico e pratico per raccontare esperienze di Consigli per ragazzi sperimentati in vari comuni italiani. Nella prima parte si tracciano le linee teoriche psicologiche che sostengono la formazione dell’identità di ragazzi a questo processo e una parte pedagogica formativa, contributi sulle esperienze fatte e metodologie di lavoro sviluppate. Intravaia Salvo, L’Italia che va a scuola, Laterza & Figli, Roma 2012, pp. 203, Euro 12,00. La scuola è fucina dei cittadini del futuro. In che condizioni versa quella italiana? Tra riforme recenti e realtà quotidiana, l’autore tratteggia una panoramica della situazione attuale facendo ordire a partire dai ruoli che vi gravitano intorno: docenti, alunni, dirigenti scolastici, precari, spese, ma anche risorse per il nostro futuro.

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umani, sui diritti dei minori nella legislazione della Chiesa cattolica, nel processo canonico e nel tribunale dei minori, sul dibattito sull’identità di genere e sui nuovi diritti (sessualità, procreazione). Infrasca Roberto, Eclisse del padre, Scientifiche Magi, Roma 2011, pp. 225, Euro 18,00. Roberta Infransca, psicologo e psicoterapeuta, presenta una particolare ma rigorosa analisi delle conseguenze individuali e sociali dovute alla nuova figura paterna, fatta non più di autorevolezza ma di amicalità. Partendo dalla gravidanza fino allo sviluppo psichico del bambino, dimostra come l’eclissi del ruolo paterno possa produrre l’indebolimento e confondere i principi e i ruoli dei futuri adulti nella società. Juul Jesper, I no per amare, Feltrinelli, Milano 2011, pp. 85, Euro 7,00. Il libro intende illustrare agli educandi quanto sia importante, per la qualità delle relazioni più intime, imparare l’arte di dire no ai propri figli; ciò dovrebbe essere la“fatto in buona coscienza e nella consapevolezza di offrire ai bambini validi modelli di ruolo. Sacchini Maria Elena, La camera vuota, Paoline, Milano 2012, pp. 120, Euro 12,50. Le pagine di diario raccolte in questo volume ripercorrono le tappe della rinascita di una donna, cattolica, che decide di abortire e sono il modo per “dar voce a chi voce non ha più”. . Il viaggio attraverso i sensi di colpa di chi pensava di poter porre fine alle sue difficoltà e invece si ritrova ad affrontare momenti di inferno e di grande sofferenza. Stoppa Francesco, La restituzione, Feltrinelli, Milano 2011, pp. 253, Euro 20,00. Il saggio propone una riflessione sulle difficoltà da parte dell’attuale generazione di adulti di trasmettere il testimone alle generazioni future; un’incapacità di restituzione autentica che si riflette sulla condizione sociale e psichica dei giovani di oggi. Partendo dall’interpretazione psicoanalitica (trauma dell’infanzia, peccato dei genitori), si analizzano le conseguenze e i rischi di questo scenario: mancanza di senso della vita, della storia, mancanze di speranza del futuro. Storri Domenico, Ecco le regole, San Paolo, Cinisello Balsamo 2011, pp. 94, Euro 8,00. Il testo spiega l’importanza di educare i figli al rispetto delle regole, in famiglia e nel gruppo. La regola infatti, agevola il momento della separazione madre-bambino; favorisce la formazione del Sé creativo; aiuta a rafforzare il sentimento sociale, l’accettazione del proprio limite e riconoscimento dell’altro; insegna ad assumere un codice comune, offre sicurezza preservandoci da ansie e paure, facilita l’autonomia.

Melazzini Carla, Insegnare al principe di Danimarca, Sellerio, Palermo 2011, pp. 258, Euro 14,00. L’autrice racconta la sua esperienza decennale presso una scuola della periferia di Napoli, frequentata da adolescenti che non hanno conseguito la licenza media (il progetto Chance). Insegnanti, educatori, psicologi, in collaborazione con i genitori, hanno realizzato un percorso educativo e di vita per dare una possibilità ai giovani di questi quartieri difficili, condannati altrimenti all’esclusione dal sistema di istruzione secondaria e all’emarginazione. Nalon Barbara, Orientamento e riflessioni didattiche nella scuola secondaria superiore, Cleup, Padova 2010, pp. 174, Euro 14,00. Il testo approfondisce il significato dei percorsi di orientamento a scuola, sia per l’individuazione delle proprie risorse e responsabilizzazione degli alunni, sia nel passaggio dal sistema di istruzione a quello lavorativo. Vengono descritti modelli teorici (in particolare quello autobiografico ispirato a Bruner) e proposti i risultati di una ricerca realizzata presso un istituto superiore, finalizzata alla valutazione dell’aiuto della scuola nelle scelte del futuro degli allievi. Wolf Notker, Rosanna Enrica, L’arte di dirigere le persone, Dehoniane, Bologna 2010, pp. 203, Euro 16,90. Partendo dalla sua esperienza di abate, l’autore spiega come è possibile dirigere un gruppo di persone (una comunità, monastica, un partito politico, una classe scolastica, una famiglia) sperimentando un’autorità che non è fine a se stessa, ma che è ”responsabilità, premura, servizio”, cura al fine di accompagnare ad acquisire autonomia e libertà.

famiglia Chiaravallotti Sonia, Spadaro Giuseppe, L’interesse del minore nella mediazione familiare, Giuffre’, Milano 2012, pp. 272, Euro 30,00. Il testo, alla luce della legge sull’affido condiviso, affronta le potenzialità e le applicazioni della mediazione familiare. L’approccio scelto dagli autori consiste nell’avvicinare mediazione e diritto, abbattendo le diffidenze del mondo legale, e mostrare i vantaggi di questo strumento che ha come obiettivo il superamento della conflittualità dei coniugi nell’interesse del figlio. Cosmo Maria Pia (a cura di), L’alchimia adottiva, La Meridiana, Molfetta 2011, pp. 173, Euro 18,00. Un libro sull’adozione scritto da operatori che si occupano di adozione e che, attingendo alla loro esperienza professionale, descrivono le diverse fasi e vissuti emotivi dell’iter adottivo. Viene analizzata la componente della sofferenza, con la quale i professionisti devono confrontarsi (dei genitori in attesa, del bambino, la difficoltà dell’incontro) e sono proposte indicazioni metodologiche, soprattutto nel lavoro di gruppo, per trasformarla in relazioni significative. Graulich Markus, Pudumai Doss (a cura di), Minori e famiglia, Las, Roma 2012, pp. 141, Euro 9,00. Il volume presenta gli atti di un convegno organizzato dall’ Università Pontificia Salesiana di Roma sul tema dei diritti dei minori e della famiglia. I contributi si interrogano sul ruolo dell’educazione per la promozione dei diritti MARZO-APRILE

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handicap AA.VV., Dislessia e università, Erickson, Gardolo Di Trento 2010, pp. 163, Euro 18,00. La dislessia è un disturbo che accompagna lo studente in tutto il suo iter scolastico compreso quello universitario. I contributi raccolti in questo volume, danno voce alle esigenze degli universitari dislessici: si parte dalla valutazione dei percorsi di diagnosi e intervento per arrivare all’analisi delle diverse esperienze universitarie e mostrare così tutte le opportunità e le risorse oggi a

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disposizione degli studenti universitari con problemi di dislessia. Carrella Domenico, Dislessia e riabilitazione, Liguori, Napoli 2011, pp. 241, Euro 19,99. Nel volume viene descritta un’innovativa tecnologia didattica utilizzata per il trattamento integrato oculare di soggetti dislessici in età evolutiva; si tratta del Leggio Elettrico con leggio interattivo laser (e lenti prismatiche personalizzate) per facilitare l’apprendimento della lettura. Come spiegato dettagliatamente, questo strumento multimediale si è rilevato molto utile all’interno di riabilitazioni programmate e personalizzate. Di Renzo M., Petrillo M.,Bianchi di Castelbianco F., Le potenzialità intellettive nel bambino autistico, Scientifiche Magi, Roma 2011, pp. 93, Euro 15,00. Nel testo viene descritta la Leiter - R, un test per la valutazione delle funzioni cognitive di bambini e adolescenti, composto di batterie che misurano l’intelligenza fluida e le abilità non verbali (quindi anche nei casi di limitate capacità comunicative). Nel caso di bambini autistici, la somministrazione della Leiter R è uno strumento diagnostico importante per valutare le potenzialità intellettive e individuare un percorso terapeutico adeguato. Lavacca Walter, La palla al piede, Ancora, Milano 2011, pp. 112, Euro 11,00. “La Palla al piede. E’ così che mi chiamano i miei amici”. Walter Lavacca, “chiamato dolcemente alla luce con il forcipe”, è affetto da tetra paresi spastica, che gli impedisce di camminare, di scrivere, di guidare e di parlare correttamente. In questo libro ripercorre le tappe della sua malattia e della sua vita, le lotte contro le barriere architettoniche, le sue amicizie e le se delusioni. Marnati Luisa, Manuale di Pet Therapy, Xenia, Milano 2011, pp. 252, Euro 16,00. “La pet therapy è una co-terapia che si affianca e integra un trattamento terapeutico in ambito psicologico, sanitario e socioassistenziale”; il mediatore animale contribuisce a promuovere benessere nel paziente, favorendo la relazione, la comunicazione e l’autostima. Nel volume dopo una parte introduttiva, vengono descritte le diverse tipologie di animali impiegati (cane, gatti, i piccoli animali, il furetto, il cavallo, l’asino), e analizzati gli ambiti di intervento e raccontati progetti. Ramaglia Giovanna, I disturbi dello sviluppo, Carocci, Roma 2011, pp. 144, Euro 10,50. Il testo, partendo dalle tappe dello sviluppo neuropsichico, arriva ad analizzare le psicopatologie emergenti durante l’età evolutiva e adolescenziale. L’autrice si sofferma sui seguenti disturbi: della regolazione (sonno, alimentazione e controllo sfinterico), dell’ansia e depressione, del comportamento dirompente e dell’aggressività, del ritardo mentale, dell’autismo, della psicosi, del linguaggio e dell’apprendimento ed infine del comportamento alimentare.

contestualizzato allo sfondo europeo e internazionale per poi approfondire quello italiano, regione per regione. Si pone l’attenzione ai reali processi di integrazione nella società e nel lavoro in un momento di crisi economica. Infine un inserto sul funzionamento attuale del Sistema di protezione per i rifugiati. Faiella Francesco, Mantovan Claudia (a cura di), Il ghetto disperso, Cleup, Padova 2011, pp. 321, Euro 20,00. Il volume presenta i risultati di uno studio sul fenomeno della creazione di ghetti abitativi su base etnica, dove si concentrano le minoranze e sono oggetto di segregazione e stigma sociale. Vengono descritte le politiche sociali (nel contesto americano, europeo ed italiano) finalizzate alla trasformazione, con il trasferimento dei migranti in altri alloggi e l’accompagnamento nell’accesso dei servizi e della rete urbana. Farinelli Fiorella, Pettenello Roberto (a cura di), Italiano per stranieri immigrati, Ediesse, Roma 2011, pp. 145, Euro 10,00. Il governo italiano ha introdotto l’obbligo per gli stranieri che richiedono il permesso di soggiorno di lunga durata certificare la loro conoscenza linguistica e culturale di base. Ma questa norma, non è stata accompagnate da interventi necessari (formazione insegnanti, offerta accessibile e gratuita di corsi.) diventando, come viene denunciato nel libro, strumento di controllo e non di integrazione; vengono offerte indicazioni operative per affrontare e superare il test. Losco Vanda (a cura di), Le mie lingue, Junior, Azzano San Paolo 2011, pp. 152, Euro 18,00. Il testo spiega l’importanza di valorizzare il plurilinguismo e bilinguismo degli alunni immigrati; un valore non solo pedagogico ma anche culturale, uno strumento di integrazione e reciproco arricchimento. Vengono spiegate modalità ed obiettivi di percorsi didattici per promuovere la conoscenza della lingua nativa dei bambini stranieri nella classi; in allegato un cd che raccoglie documenti e laboratori realizzati nel progetto “Le mie lingue”. Stancanelli Bianca, La vergogna e la fortuna, Marsilio, Venezia 2011, pp. 349, Euro 19,00. Parlare dei Rom, partendo dall’ascolto delle loro storie; questo l’obiettivo del volume, che dando voce a zingari (di origine slava, rumena ed italiana), ci fa conoscere uomini e donne che sono molto lontani dagli stereotipi e mistificazioni che purtroppo sono legati a questo popolo. Non solo povertà e baraccopoli, ma anche dedizione al lavoro, all’arte, impegno nel volontariato, e voglia di farsi conoscere prima di essere giudicati.

internazionale Buruma Ian, Domare gli dei, Laterza & Figli, Roma 2011, pp. 138, Euro 15,00. Alexis De Toqueville nel XIX sec. si chiedeva cosa riuscisse a tenere unite le società democratiche, se fossero sufficienti i principi dello Stato di diritto o fossero necessari anche altri valori comuni e un’etica condivisa espressi nella religione. Può la religione condizionare le scelte politiche e in caso affermativo come avviene? L’autore del libro mette a confronto Europa Occidentale e Stati Uniti e Cina e Giappone.

immigrazione AA.VV., Immigrazione dossier statistico 2011, Idos, Roma 2011, pp. 511, Euro 20,00. Il dossier apre questo anno con l’evento che ha toccato il Mediterraneo, in particolare il grido del Nord Africa e le modifiche dei flussi migratori. Lo studio è MARZO-APRILE

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in questo settore. Boylan Jane, Dalrymple Jane, Cos’è l’advocacy nella tutela minorile, Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp. 190, Euro 22,80. L’advocacy per i minori è una pratica professionale che consiste nell’intervento di un operatore indipendente finalizzato ad aiutare un minore ad esprimere le proprie opinioni nelle situazioni in cui è necessario prendere decisioni relative alla sua vita. Il testo si propone come un manuale operativo per imparare la pratica dell’advocacy e fornisce altresì esemplificazioni concrete. Castelli Cristina, Resilienza e creatività, Angeli, Milano 2011, pp. 234, Euro 27,50. In contesti di disagio e vulnerabilità soprattutto per i bambini, la creatività può essere un efficace strumento per superare un trauma e viverlo come un occasione di crescita. Il volume raccoglie studi teorici, ricerche, applicazioni di assistenza e di aiuto e alcuni utili strumenti per intervenire e lavorare con i bambini in contesti di vulnerabilità e di disagio, favorendo la resilienza. Dalmasso Paola, La banda del mondo di sotto, Edt, Torino 2011, pp. 174, Euro 12,00. In Romania i bambini abbandonati sono costretti a vivere nei cunicoli sotterranei della città, nella sporcizia e in condizioni igieniche pessime. Ion e il suo cane Trigou fanno parte di una delle bande che vivono di furti e droga in questa “città sotterranea”. Il volume racconta la loro storia, la scomparsa misteriosa di due loro amici e l’incontro determinante con il clown Miloud, impegnato per il recupero dei bambini di strada. Gallot - Lavallée Emmanuel, Che cosa è il clown?, Cartman, Torino 2011, pp. 62, Euro 7,00. Il clown come metafora della condizione dell’uomo che cerca di riscoprire l’arte dello stupore di “vedere attraverso le cose”, con un lavoro di conoscenza di se stesso che viene poi condiviso con il pubblico, con i bambini, ma anche con gli adulti che sono disposti a prendere le cose sul serio, ridendo. Appunti, immagini per comprendere il valore di questa arte. Garbarini Aldo, Nunnari M. Antonietta (a cura di), I diritti delle bambine e dei bambini, Junior, Azzano San Paolo 2010, pp. 440, Euro 48,00. Il testo propone gli atti di un convegno nazionale realizzato a Torino sul tema dei diritti dell’infanzia: le riflessioni si concentrano sul ruolo dei servizi per l’infanzia per dare riconoscimento ai diritti dei bambini e delle bambine e promuoverne l’individualità. Diritto alla cittadinanza, ai saperi, al gioco e alla creatività, all’ascolto, alla diversità, ad una società solidale e multiculturale.

J Tejpal Tarun, La storia dei miei assassini, Garzanti, Milano 2011, pp. 468, Euro 11,90. Il protagonista di questo racconto è Tarun Tejpal, giornalista indiano che ha condotto una serie di inchieste denunciando meccanismi di corruzione e potere e dopo essere sfuggito ad un attentato, viene messo sotto scorta, mentre inizia il processo contro i suoi presunti assassini. In questo romanzo, che coniuga narrazione letteraria e giornalismo, ci svela contraddizioni e ingiustizie della sua terra, l’India. Ovadia Moni, Il popolo dell’esilio, Riuniti, Roma 2011, pp. 217, Euro 18,00. La questione mediorientale, il conflitto israeliano palestinese è argomento complesso, divenuto da entrambi le parti in causa rivendicazione legittima di una terra contesa, nelle tragiche espressioni di terrorismo nazionalistico. In questo libro l’ebreo sefardita Moni Ovadia si schiera dalla parte dei palestinesi. Rolla Giancarlo (a cura di), Il sistema europeo di protezione dei diritti fondamentali e i rapporti tra le giurisdizioni, Giuffre’, Milano 2010, pp. 419, Euro 43,00. La prima parte del libro delinea i tratti fondamentali del sistema europeo di protezione dei diritti in chiave comparativa e con riguardo all’influenza delle Carte internazionali. La seconda parte presenta l’esperienza di alcuni ordinamenti nazionali, evidenziando i modi secondo cui si utilizza la Convenzione europea e la giurisprudenza delle Corti europee nell’ambito delle giurisdizioni nazionali. Ugolini Roberto, Via dello stupore, Pardes Edizioni, Bologna 2011, pp. 216, Euro 13,00. La storia di Roberto Ugolini e della sua famiglia, partiti più di dieci anni dall’Italia, per andare in Turchia, nella parte orientale del paese, al confine con l’Iran; in questo territorio povero e montuoso, vengono accolti con ospitalità dalla popolazione locale, musulmana. Danno vita ad una scuola per insegnare inglese, imparano il turco e il Kurdo, per entrare in contatto con le famiglie; una testimonianza di amore e stupore per quel popolo, per il Vangelo, per la povertà.

minori AA.VV., L’italia e il Brasile per il benessere dell’infanzia nelle adozioni internazionali, Istituto Degli Innocenti, Firenze 2011, pp. 327. Nel volume vengono pubblicati i risultati di un progetto di attività formativa realizzata in collaborazione tra Brasile ed Italia per affrontare nel modo migliore le procedure di adozione internazionale, considerando che il paese dell’America latina è uno dei più importanti pesi di origine dei bambini adottati in Italia. Stage di confronto, condivisione e approfondimento tra operatori su tematiche giuridiche, pedagogiche, di accoglienza. Bianchi Donata (a cura di), Ascoltare il minore, Carocci, Roma 2011, pp. 337, Euro 40,00. Cosa significa nella pratica quotidiana tutela di un minore, rispettando il diritti sancito dall’Onu nell’ascolto del minore? Il testo si occupa proprio di questo particolare, approfondendo le pratiche e gli indirizzi di azione, i modelli operativi. In ambito giudiziario si confrontano gli approcci, gli strumenti e i problemi aperti. Infine uno spunto di autoanalisi agli operatori a rischio di bournout MARZO-APRILE

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pace Fasser Wolfgang, Tsela Tsoeu, Fraternità Di Romena, Pratovecchio 2011, pp. 125, Euro 12,00. Wolfang Fasser, fisioterapista non vedente, ci racconta i suoi viaggi in Sud Africa, nel Lesotho, dove ha dato vita ad un progetto per insegnare ad operatori locali tecniche riabilitative per trattare disabili e pazienti. Nell’incontro con la terra e con il popolo africani, l’autore ha riscoperto l’armonia dei gesti di semplici, la gratuità delle relazione autentica, che ci racconta anche in quelle che definisce cartoline sonore, nel cd allegato.

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emergenti: la prima che lo intende in supplenza alle istituzioni il secondo che gli pone un ruolo di promotore di forze di cambiamento sociali. Il testo traccia linee critiche di sviluppo sulla problematica della rappresentanza, sugli aspetti costituzionali e amministrativi del terzo settore inquadrandolo in un discorso socio-economico attuale.

Latouche Serge, Harpages Didier, Il tempo della decrescita, Eleuthera, Milano 2011, pp. 109, Euro 10,00. Il sottotitolo del volume recita: introduzione alla frugalità felice, un invito a comprendere in che modo un diverso modello di sviluppo, sostenibile e basato sulla relazione piuttosto che sul consumo, potrebbe permetterci di vivere meglio. Per fare questo il filosofo ed economista autore del saggio, parte dalla denuncia dei meccanismi distorti di una società che inseguendo i miti della produzione e accumulo dei beni crea incertezza e distruzione.

psichiatria Badaracco Jorge Garcia, Narracci Andrea, La psicoanalisi multifamiliare in Italia, Antigone, Torino To 2011, pp. 213, Euro 27,00. Lo psichiatra e psicoanalista argentino Badaracco, ha sperimentato interventi di psicoanalisi multifamiliare per il trattamento di pazienti gravi e psicotici, partendo dal presupposto che devono essere curate anche le interdipendenze patogene del nucleo familiare. Vengono descritte i presupposti teorici e le applicazioni di questo modello di intervento nelle istituzioni residenziali, con la descrizione di terapie familiari. Greenberg Gary, Storia segreta del male oscuro, Bollati Boringhieri, Torino 2011, pp. 480, Euro 23,00. Il male oscuro è la depressione: vengono ricercate le cause della diffusione di questa malattia, in un’inchiesta che si interroga sul ruolo dell’industria farmaceutica. Come evidenzia l’autore, psicoterapeuta che ha sofferto di depressione, è necessario fare in modo, che ogni infelicità sia raccontata, e che diventi momento di crescita personale e collettiva, senza cedere alla tentazione di pensare che si tratta solo di un’alterazione biochimica curabile con una compressa. Hart Susan, Cervello attaccamento e personalità, Astrolabio, Roma 2011, pp. 332, Euro 32,00. Il testo analizza il ruolo dei legami di attaccamento nella formazione della personalità dell’individuo, descrivendo le dinamiche biologiche, genetiche, culturali ed ambientali che si sviluppano nella definizione del comportamento e della regolazione affettiva. La conoscenza, pluridisciplinare, del funzionamento del cervello, del sistema nervoso e il modo in cui interagisce con gli stimoli ambientali e sociali, è importante anche per il trattamento dei disturbi della personalità.

politiche sociali Bertin Giovanni, Fazzi Luca, La governance delle politiche sociali in Italia, Carocci, Roma 2010, pp. 270, Euro 24,60. La trasformazione dei sistemi di welfare, incrementando il numero dei soggetti coinvolti nella programmazione e nell’erogazione dei servizi e rendendo più complesse le loro relazioni, ha messo in crisi i tradizionali strumenti di governo del he“sistema, basati soprattutto su rapporti di tipo gerarchico. Il volume presenta un quadro teorico che permette di dare una lettura di trasformazioni e propone metodologie e strumenti operativi per il governo di questa nuova realtà. Bulgheroni Cesare, Facco Lalla, La mediazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 2011, pp. 188, Euro 14,50. È entrata in vigore, attraverso il decreto legislativo 28 del 2010, la disciplina della mediazione intesa come strumento alternativo alla via giudiziale volto a risolvere le controversie che possono veder coinvolti: coppie in via di separazione, vicini di casa, scuola e genitori, medico e paziente, aziende e lavoratori, consumatori e aziende, ecc. Con questa pratica è possibile ristrutturare situazioni conflittuali preservando i diritti e favorendo il benessere delle parti coinvolte. Campedelli M., Carrozza P., Pepino L. (a cura di), Diritto di welfare, Il Mulino, Bologna 2010, pp. 616, Euro 42,00. Le trasformazioni del welfare a seguito della crisi economica internazionale, producono immaginari sociali compromettenti. Il manuale offre una panoramica sullo stato dei diritti sociali in Europa e sulle strategie di sostenibilità del welfare. La terza parte del volume si concentra sull’effettività dei diritti nella crisi attuale, la gestione delle politiche e dei servizi territoriali per le fasce deboli. Dovigo Fabio, Guida alla mediazione e alla conciliazione professionale, Carocci, Roma 2011, pp. 199, Euro 16,00. In Italia è stata recentemente introdotta la mediazione obbligatoria per diverse materie civili e commerciali: un modo per giungere ad una composizione stragiudiziale delle controversie e soprattutto per permettere alle parti di riappropriarsi del conflitto e giungere ad una soluzione con l’aiuto di un professionista. Questo è un manuale agile e che affronta il tema della mediazione nei suoi principali risvolti. Zamagni Stefano (a cura di), Libro bianco sul terzo settore, Il Mulino, Bologna 2011, pp. 495, Euro 34,00. Il volume apre la riflessione ponendo il tema complesso dell’identità del volontariato secondo due concezioni MARZO-APRILE

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psicologia Bandiera Giulietta, La sindrome di Giuda, San Paolo, Cinisello Balsamo 2011, pp. 128, Euro 12,00. La depressione è una patologia che diminuisce il tono dell’umore, compromettendo il funzionamento, le abilità e la vita sociale di una persona: è quindi una patologia che altera il modo in cui una persona pensa e immagina se stessa. Attraverso la drammatica vicenda del tradimento di Giuda, considerato dall’autrice “figura emblematica della malattia depressiva”, si cerca di comprendere questo male che affligge la nostra società. Cantaluppi Andrea, Lo specchio mi guarda, Ediesse, Roma 2011, pp. 135, Euro 15,00. Lo specchio come metafora e chiave di lettura dei racconti raccolti in questo volume; rispecchiamenti di se stesi, incontri con l’altro, deformazioni della propria immagine, rappresentazioni ed esplorazioni. Un caleidoscopio di vicende, sogni, sensazioni che proprio

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ne del modello relazionale, nel contesto internazionale ed in Italia, e l’utilizzo nel lavoro con gli adolescenti. Onfray Michel, Crepuscolo di un idolo, Ponte Alle Grazie, Milano 2011, pp. 482, Euro 22,00. Il filosofo francese Michel Onfray in questo volume denuncia quelle che considera mistificazioni e menzogne imputabili a Freud, ai suoi discepoli e alla clinica psicoanalitica, arrivandola a considerare una falsa scienza affabulatoria. Un testo che ha fatto discutere, infuocando l’ira dei seguaci del medico viennese, ma che offre stimolanti spunti di confronto e riflessione. Patrizi Patrizia, Psicologia della devianza e della criminalità, Carocci, Roma 2011, pp. 231, Euro 20,00. Una panoramica di studi sulla devianza di tipo criminale nei quali si concentra l’attenzione sulla valenza preventiva della giustizia di tipo riparativo. Il volume fornisce un inquadramento storico evolutivo delle risposte istituzionali alla criminalità, riflettendo in chiave critica su alcune specifiche questioni quali il trattamento penitenziario e la problematicità della reclusione e la rilevanza delle innovazioni praticate nell’ambito della giustizia minorile. Rosengren David B., Guida pratica al counseling motivazionale, Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp. 431, Euro 29,00. Un manuale dedicato a counselor e più in generale a operatori delle relazioni d’aiuto. Un manuale pratico, didattico per lavorare da soli sulle problematiche che si possono riscontrare nei colloqui d’aiuto, per valutare le proprie competenze, analizzare le crisi e guidare un buon colloquio motivazionale attivando strategie comunicative. Sartori Maria Gabriella, Dalla psicologia sociale ai diritti umani, Armando, Roma 2010, pp. 317, Euro 28,00. L’autrice in questa raccolta di scritti sulla psicologia sociale, indaga i legami tra vita psichica e struttura sociale , salute mentale dell’individuo, memoria storica e diritti umani. Analizzando ed applicando concetti quali gruppo di lavoro operativo e supervisione psicoanalitica, vengono proposte letture psicodinamiche di fenomeni quali il lutto, la creatività, il disagio psichico, il figlicidio, la tossicodipendenza, la prevenzione della devianza minorile.

attraverso e per mezzo dello specchio ci consentono di guardare oltre, e di guardarsi oltre, in una scrittura che diventa percorso interiore. Cayce E., Bro H.H., Bro J.A., Le chiavi della crescita individuale, Mediterranee Edizioni, Roma 2011, pp. 220, Euro 14,50. Il primo capitolo del libro si intitola: l’arte di crescere attraverso le crisi personali. Si spiega come superare le crisi della vita, possa diventare un’occasione per sviluppare un personalità più matura; vengono fornite indicazioni pratiche ispirate al metodo di Cayce (tenere un diario, leggere biografi di miti, analizzare i sogni) per diventare fautori del proprio cambiamento e canalizzare la propria energia interiore. Delicati Francesco, U come umiltà, Cittadella, Assisi 2011, pp. 127, Euro 10,00. Umiltà è parola portatrice di un significato e di un valore che oggi risuona anacronistico. È, invece, risorsa di un atteggiamento più solidaristico in grado di guardare al bene comune, al dialogo, all’ascolto, alla cura di sé e degli altri, antidoto contro il rampante e autodistruttivo individualismo moderno. Fizzotti Eugenio, La porta della felicità, D’Ettoris Editori, Crotone 2011, pp. 130, Euro 13,90. L’autore, allievo e collaboratore di Viktor Frankl, illustra il significato e il messaggio della logoterapia, che considera l’essere umano nella sua dimensione spirituale e noetica. Un intervento psicoterapeutico che prevede il coinvolgimento del paziente, in una ricerca responsabile del compito che ognuno di noi è chiamato ad assolvere per dare senso alla propria vita, aprendosi all’incontro con se stesso e con gli altri. Giacobbi Secondo, Peter e Wendy, Mimesis, Milano 2011, pp. 239, Euro 18,00. Con il termine giovane adulto, si intende un soggetto tra i 20 e 30 anni che pur appartenendo alla fascia dell’adultità non ha ancora raggiunto una maturazione psico-sociale (non lavora, sta a casa con i genitori…). Anche la psicoterapia psicoanalitica ha dovuto definire parametri di valutazione e percorsi terapeutici adatti a questa nuova tipologia di “oggetto clinico”, con caratteristiche psicodinamiche specifiche; il volume descrive il setting nella terapia e casi clinici. Leveni D.,lussetti M., Piacentini D., Ipocondria, Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp. 253, Euro 21,00. L’ipocondria è “una grave ansia per la salute” e la persona che ne soffre ha paura ed è costantemente preoccupato di avere una malattia fisica. Nella prima parte è presente una descrizione della patologia, un’analisi dei sintomi, il protocollo di trattamento e una presentazione del modello interpretativo cognitivo dell’ipocondria. La seconda è un manuale per il paziente che soffre del disturbo, attraverso indicazioni, materiali ed esercizi pratici. Lingiardi V., Amadei G., Caviglia G., De Bei F., La svolta relazionale, Cortina, Milano 2011, pp. 254, Euro 26,00. Il volume indaga il ruolo del paradigma relazionale nella psicoanalisi; nella prima parte vengono descritte le diversi fasi di definizione teorica ed interpretazione e gli approcci terapeutici che prevedevano l’applicazione del concetto. Nella seconda viene analizzata la diffusioMARZO-APRILE

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sanità Bobbio Marco, Il malato immaginato, Einaudi, Torino 2010, pp. 217, Euro 18,00. Una fotografia dei rischi della medicina oggi; da una parte la pretesa che si trovi la risposta a qualsiasi malattia, dall’altra Il mercato dei farmaci crea illusioni, creando nuovi bisogni, curando e facendo esami anche a quelli sani. E’ necessario un cambiamento nel modo dei medici di fare i medici, dei pazienti di essere pazienti, riscoprendo il significato dell’umanizzazione e accettando l’inevitabile certezza che l’essere umano è destinato ad invecchiare e morire. Tozzi Q., Caracci G., Labella B., Buone pratiche per la sicurezza in sanità, Il Pensiero Scientifico, Roma 2011, pp. 138, Euro 19,00. Nel volume vengono fornite indicazioni metodologiche per la condivisione di buone prassi per la sicurezza nel contesto sanitario; manuale pratico per il trasferimento

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di modelli organizzativi, con indicazione per la programmazione, la valutazione, l’implementazione e il monitoraggio di interventi di gestione di risck managemente e sicurezza del paziente. Uno strumento importante di condivisione e collaborazione, finalizzato al miglioramento della qualità dei servizi sanitari.

Cadoppi Alberto (a cura di), Laicità, valori e diritto penale, Giuffre’, Milano 2010, pp. 232, Euro 25,00. Il volume raccoglie una serie di interventi e riflessioni (proposti durante un ciclo di seminari organizzati dall’università di Parma) sul tema del principio del danno e dei limiti morali del diritto penale. Ispirandosi agli studi del filosofo americano Joel Feinberg si apre un confronto sul rapporto fra morale e diritto penale, sulle questioni delle libertà personali ed etica pubblica. Caliandro Christian, Sacco Pier Luigi, Italia reloaded, Il Mulino, Bologna 2011, pp. 146, Euro 13,50. Ripartire da innovazione, creatività e produzione culturale è la ricetta che i due autori propongono in questo libro per uscire dalla stagnante situazione economica e culturale del nostro paese. La ricchezza del nostro patrimonio artistico è custodita in una teca ormai impolverata; oggi è sempre più urgente ripartire da questo inestimabile tesoro per creare e produrre valori culturali dai quali far derivare anche una significativa ripresa economica e imprenditoriale. Magi Raffaello, Dentro la giustizia, L’ancora del Mediterraneo, Napoli 2011, pp. 140, Euro 15,00. L’autore, magistrato presso il tribunale di S. Maria Capua Vetere, racconta la sua esperienza di giudice. Protagonista di questo spaccato di recente storia giudiziaria napoletana è ovviamente la camorra e in particolare il processo Spartacus contro il clan dei casalesi; una testimonianza scritta nell’auspicio che la ricerca della verità e le denunce delle ingiustizie non si limiti alle aule del tribunale, ma diventi prerogativa di ogni cittadino.

servizi sociali Bressan Franco, Pedrazza Monica, Neve Elisabetta, Il percorso formativo dell’assistente sociale, Angeli, Milano 2012, pp. 313, Euro 32,00. Il volume intende offrire uno sguardo grandangolare sulla professione dell’assistente sociale, focalizzando gli aspetti legati al contesto lavorativo, al percorso formativo e motivazionale e mettendo in luce quelli meno esplorati della cultura, degli stili psicologici e cognitivi, delle emozioni, dell’autopercezione, del modo di stare dentro la professione. Codini E., Fossati A., Frego Luppi S. A., Manuale di diritto dei servizi sociali, Giappichelli, Torino 2011, pp. 334, Euro 24,00. Un manuale di diritto dei servizi sociali che tratta i principali profili della materia: l’evoluzione storica, le fonti e i principi. Nella seconda parte il focus è sulle categorie di intervento (famiglia, minori, studenti, anziani, disabili, tossicodipendenti, indigenti, stranieri, richiedenti asilo). L’ultima parte è dedicata ad alcuni approfondimenti, tra cui l’ISEE, la carta dei servizi, la privacy, il piano di zona. Onorati M.G., Bednarz F., Comi G., Il professionista interculturale, Carocci, Roma 2011, pp. 198, Euro 20,00. Nella nostra società multiculturale, è di primaria importanza per gli operatori sociali formarsi per saper dialogare con le differenze culturali degli utenti e dei nuclei sociali. Nasce da questa constatazione la figura del professionista interculturale che lavora attraverso legami sociali. Il testo ha un carattere didattico formativo e offre strumenti di lavoro interculturali come diari, narrazioni, progetti territoriali. Rossi Paola, Sette paia di scarpe, Maggioli, Santarcangelo Di Romagna 2011, pp. 126, Euro 14,00. Il libro espone la storia di una donna che ha partecipato attivamente ai cambiamenti della società attraverso la sua dedizione all’esercizio della professione di assistente sociale e il suo essere donna. Nel ripercorrere la sua storia l’autrice coniuga anche quella che ha caratterizzato il servizio sociale in Italia.

volontariato AA.VV., Banca del tempo, Altreconomia, Milano 2011, pp. 175, Euro 14,00. La banca del tempo è una delle più interessanti forme di solidarietà e creatività sociale degli ultimi anni; una rete di competenze, saperi, conoscenze, che basandosi sul principio di reciprocità e scambio, prevede l’utilizzo dell’unità di misura tempo che viene accreditata o addebitata. Il volume spiega come è nato questo fenomeno, come e dove si è sviluppato e a partire dalle testimonianze, delinea possibili prospettive future.

società AA.VV., Annuario statistico italiano 2011, Istat, Roma 2011, pp. 874, Euro 50,00. L’annuario statistico 2011 propone dati aggiornati ed informazioni statistiche che fotografano la situazione del paese dal punto di vista economico, delle politiche sociali, demografico ed ambientale, del sistema sanitario. Si articola in 26 capitoli, strutturati in tavole, tabelle di confronto tra le diverse regioni e con gli anni precedenti, schede bibliografiche ed indici analitici.

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Gruppo Solidarietà

Seminari di approfondimento marzo – maggio 2012

Persone con disabilità. I diritti, i bisogni, le politiche, i servizi II edizione Obiettivi e contenuti. I contenuti e la partecipazione al ciclo dei seminari dello scorso anno ci hanno spinto a proporne una seconda edizione, caratterizzata dalla stessa modalità organizzativa, nella quale a partire da una riflessione più generale sulle prospettive della integrazione, si affronteranno poi due aspetti specifici: il ruolo di un servizio sociosanitario come il centro diurno e l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità intellettiva.

Inserimento, integrazione, inclusione Jesi, Venerdì 30 marzo 2012, ore 9.00-13.00 Si confrontano Andrea Canevaro, Docente di pedagogia; Università di Bologna, sede di Rimini Fabio Ferrucci, Docente di sociologia, Università del Molise

Centri diurni: Luoghi di separazione o di inclusione? Jesi, Venerdì, 20 aprile 2012, ore 9.00-13.00 Si confrontano Mauro Burlina, Psicologo, responsabile ufficio disabilità, Ulls 6, Vicenza Mario Paolini, Pedagogista, formatore, Treviso

Lavoro e disabilità intellettiva. E’ così difficile? Jesi, Venerdì, 25 maggio 2012, ore 9.00-13.00 Si confrontano Enrico Verdozzi, Responsabile Servizio integrazione lavorativa (Sil), Ussl Belluno Carlo Lepri, Psicologo, Centro studi integrazione lavorativa, Asl 3 Genova Ogni seminario sarà coordinato e introdotto dal Gruppo Solidarietà Con il patrocinio di: Regione Marche, Provincia di Ancona, Ambito territoriale sociale 9 Jesi

Per informazioni: Gruppo Solidarietà, Via Fornace, 23 - 60030 Moie di Maiolati S. (AN) - Tel. e Fax 0731 703327 - e-mail: grusol@grusol.it - www.grusol.it


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