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PortVillage il magazine di chi ama vivere il mare

Q u a d r i m e s t r a l e

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Port Village - Il magazine di chi ama vivere il mare - Settembre 2012 – Anno 1 Numero 0 - Quadrimestrale In attesa di registrazione al Tribunale di Salerno Direttore responsabile: Roberta Busatto – direttore@canaliaperti.it - Redazione: redazione@canaliaperti.it Impaginazione e progetto grafico: Bopstudio – info@bopstudio.it Proprietario: Marina d’Arechi Spa - Via Generale Salvador Allende - 84123 Salerno www.marinadarechi.com - info@marinadarechi.com - Tel: +39 089 2788801 - Fax: +39 089 2788809 - Canale VHF: 9 Editore: Canali Aperti Srl - www.canaliaperti.it - info@canaliaperti.it - Tel: +39 06 92946976 - Fax: + 39 06 62204688 Canali Aperti Srl è iscritta nel Registro Operatori della Comunicazione con il numero 20883 Stampa: Arti Grafiche Boccia Via Tiberio Claudio Felice, 7 84131 Salerno Copyright: Tutti i nomi e le denominazioni di prodotto e i logo utilizzati sono marchi registrati di proprietà dei rispettivi titolari Foto in copertina di Francesco Rastrelli

Sommario 4 Un ritorno alle origini

Intervista al Ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca

6 Ogni navigazione e’ indimenticabile 7 Il mare merita rispetto 8 Il talento degli italiani 10 La nave-scuola Amerigo Vespucci Intervista al presidente di Assomarinas, Roberto Perocchio

Intervista al presidente di Assonat, Luciano Serra

A confronto con il campione del mondo di vela, Paolo Scutellaro

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Il simbolo della marineria italiana

Dal Cahier de Voyage di Francesco Rastrelli

La Costiera Amalfitana

Dal Cahier de Voyage di Francesco Rastrelli

La Costiera Cilentana

19 Autentici capolavori 20 Un porto che emoziona 26 I gioielli di famiglia Le fragranze di “Bruno Acampora profumi”

Marina d’Arechi Salerno port village

Le 100 perle del mare italiano di Donatella Bianchi


Editoriale

PortVillage il magazine di chi ama vivere il mare

Buona navigazione a chi ama vivere il mare

Il mare si può vivere, scegliere o amare. Il mare vive, si fa scegliere e ricambia l’amore con relazioni intime ed intense. Ciascuno parla con lui come vuole. Nulla è dovuto. Nulla è forzato. Port Village è la rivista di chi ama vivere il mare. Di chi sceglie in libertà il miglior rapporto con lui, quello che più gli corrisponde. Che sia un imprenditore o uno scrittore, un rappresentante delle istituzioni o del mondo dello spettacolo, un giornalista o uno sportivo, un appassionato o un diportista, sarà nostro protagonista chi ha un’esperienza di mare da raccontare. Economia, cultura, ambiente, sport, spettacolo o moda, tutto può concorrere a fare del mare il centro della nostra dimensione, individuale e collettiva. In un Paese come il nostro, che rappresenta da solo il 16% delle coste del Mediterraneo. Port Village è un luogo di incontro e di scambio. Una porta di accesso. Un punto di partenza e di arrivo. Un viaggio da fare da soli o in compagnia. E’ una festa di suoni, profumi e colori. Un porto a cui approdare per ritrovarsi e trovare nuove emozioni da condividere.

Roberta Busatto

Direttore responsabile


Intervista al Ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca

Un ritorno alle origini

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Come descriverebbe il suo rapporto con il mare? E quali esperienze, vissute direttamente o indirettamente, l'hanno particolarmente colpita nel corso della sua vita? “Il mio è un rapporto che definirei regressivo, a causa proprio delle caratteristiche dell’elemento in questione, della sua totale infinitezza. Il mare mi fa tornare alla mia primitività, alle mie origini. Ho vissuto infinite esperienze, ma su tutte mi preme citarne una che mi ha colpito. Anni fa ho rischiato di morire in mare ad Ischia per aver sopravvalutato le mie capacità di nuoto e sottovalutato la forza delle onde. Eravamo in sei e in tre abbiamo salvato gli altri tre. Oggi da quel giorno dedico molta più attenzione alla bandiera rossa quando sventola. Ma il mio rapporto con il mare non si è alterato”.

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Che ruolo pensa possa svolgere l'economia del mare in Italia? È d'accordo con quanti sostengono che sia una della filiere più importanti per lo sviluppo del nostro Paese, in particolare del Sud? “La storia della nostra Penisola, sia nelle sue vicende antiche che in quelle medievali e rinascimentali, ci dice che tutte le grandi innovazioni e gli stimoli per la cultura e l’economia sono venuti dal mare, attraverso il quale abbiamo nel corso dei secoli promosso lo sviluppo del Mediterraneo. C’è poi un aspetto produttivo che mi piace sottolineare, il Paese è un buon consumatore dei suoi prodotti L’economia del mare è prima di tutto economia della pesca. Abbiamo saputo legare la modernità con la natura del cibo lento e buono. A questo aspetto si è aggiunta la dimensione più recente del turismo, esplosa 100 anni fa. La carta che il Paese ha saputo giocare è quella di essere riuscito a non devastare le sue coste, anche a causa di una arretratezza industriale che ci ha salvaguardati. Il turismo sembra oggi aver ritrovato un suo equilibrio”. Cosa è mancato all'Italia per mettere a frutto il suo grande patrimonio naturale e culturale? “L’Italia ha potenzialità non espresse per un motivo chiaro: la carenza di concorrenza nell’utilizzo di accesso al mare e ai porti. Non è purtroppo detto che chi riesce ad avere accesso abbia realmente le migliori chance per utilizzarlo al meglio e non è dunque detto che vengano offerti i servizi di migliore qualità. Spesso prevalgono logiche di clientelismo, soprattutto al Sud. In Italia si portano avanti in maniera poco lucida e lungimirante progetti di turismo legato alla piccola borghesia e al ceto medio, tipo villaggio, che non apportano quel valore aggiunto che potremmo ottenere. Il nostro è un Paese in cui l’industria è altamente concorrenziale, deve diventarlo anche nei servizi terziari e dunque anche in quelli legati alla balneazione. Lo stesso vale anche per i servizi all’interno e all’esterno dei centri archeologici che ancora oggi non sono abbastanza garantiti”.


Per rovesciare la domanda, quali elementi pensa siano necessari per favorire lo sviluppo del settore? “Più concorrenza, attraverso un esercizio maggiore di tutela.Sprovincializzazione. Se da un lato le conoscenze di come utilizzare venti e maree e di come rispettare le qualità naturali, dunque quelle locali, sono spiccate e importanti, dall’altro e proprio per questo manca un’attenzione all’ingegnerizzazione del turismo. Ci si affida ad operatori locali piuttosto che ad intermediari capaci di intercettare i grandi flussi del turismo. Abbiamo poca conoscenza della domanda e produciamo un’offerta sfasatissima rispetto alla realtà. Quindi, più apertura ai grandi intermediari di turismo internazionale”. Come commenta la situazione attuale del settore nautico e della particolare attenzione legata a chi va per mare? “La penso come il mio amico Befera. Chi non ha problemi ovviamente non deve preoccuparsi, non esiste una punizione per chi ha lavorato e ha scelto di godere degli ozii della navigazione, che può continuare a navigare tranquillo. La crisi del settore nautico dipende certamente da altro. Ed è evidente come in generale le difficoltà economiche abbiano colpito in modo asimettrico secondo diverse fasce di reddito”. Nella realizzazione di grandi opere quanto e come il privato può prendere dal pubblico e viceversa? “Il pubblico ci mette, al di là delle risorse finanziarie, la certezza degli interessi generali e l’interpretazione dei fabbisogni. E’ il pubblico che garantisce, ad esempio che la costa sia valorizzata e non chiusa. Il privato ci mette il fatto che il tempo conta, cosa che il pubblico fatica ancora a comprendere. L’incrocio di queste due cose: il tempo e l’interesse generale, funziona se le due parti scrivono contratti fatti bene, che impegnino entrambi e che consentano il rispetto dei requisiti. Questi in particolare vanno ben specificati. Sta al privato individuare clausole di salvaguardia che garantiscano il rispetto dei tempi e quindi il rientro degli investimenti”.

“Il mio rapporto con il mare è regressivo, a causa della sua totale infinitezza”.

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Ogni navigazione è indimenticabile

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Intervista al presidente di Assomarinas, Roberto Perocchio Quando è iniziato il suo rapporto con il mare? “Con piccoli cabinati a vela che utilizzavo da ragazzo, come l’ALPA 550 o l’ALPA 19 e con romantiche uscite notturne, con la luna piena e il cielo stellato, in compagnia di amici indimenticabili che mi hanno persuaso che la vacanza in barca è la vacanza più totale, sportiva ed emozionante che si possa sperimentare. Impegni professionali in Italia e nel mondo mi hanno impedito lunghi periodi in barca, se non per rapide gite lagunari su barche open. Ma ogni giorno trascorso a bordo di una imbarcazione, come mi è capitato di sperimentare in occasionali navigazioni su grossi cabinati lungo le coste italiane, è indimenticabile. D’altro canto la passione non va confusa con la professione perché essere operatori di porti turistici significa rimanere per la maggior parte del tempo a terra per garantire un servizio ottimale alla clientela e un continuo trasferimento alle strutture per un adeguamento al mercato che cambia”. Da questa passione deriva la scelta di Assomarinas? “Il legame associativo, proprio per le soddisfazioni che la gestione di un porto turistico può dare nei rapporti con la clientela, è anche un legame di complicità con colleghi che conoscono a fondo la magia di questo ambiente e il piacere di essere registi di autentici villaggi galleggianti in cui nascono amicizie vere. L’associazione raggruppa oggi 88 porti turistici di tutta Italia, molti dei quali gestiti da più generazioni di famiglie imprenditoriali che hanno saputo farne dei veri circoli di cultori della nautica fidelizzati al proprio porto turistico”. Non pesa troppo la concorrenza tra porti turistici? “Più che di concorrenza si tratta di costruttivo spirito di emulazione, per cui le soluzioni più intelligenti adottate da alcuni vengono immediatamente imitate dagli altri a vantaggio della crescita del sistema dei servizi turistici e dell’acquisizione di una clientela internazionale”. Come risponde a questo momento in cui i diportisti sono decisamente sotto osservazione? “Questo è il momento per il nostro comparto per rivendicare tutta la sua dignità di componente altamente qualificata dell’industria turistica nazionale, per cogliere tutte le opportunità dell’impresa economica che offre. I servizi nautici, che sono turistici ma anche tecnici e coinvolgono centinaia di aziende diverse in una grande filiera, possono garantire sviluppo anche attraverso la nascita, che in questi mesi è avvenuta, di modernissime strutture che sono attrattori turistici di livello mondiale”.

ASSOMARINAS È l'Associazione Italiana Porti Turistici aderente al sistema Confindustria. Opera sin dal 1972 per fare rete tra le strutture ricettive per la nautica da diporto lungo le coste italiane. www.marinas.it

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Il mare merita rispetto Intervista al presidente di Assonat, Luciano Serra Come descriverebbe il suo rapporto con il mare? “Un rapporto costruito nel tempo basato su un profondo rispetto e la consapevolezza del valore enorme in termini generali che rappresenta per la nostra collettività”.

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Quanto ha influito la sua passione sulla scelta professionale? “La scelta professionale è stata determinata dalla conoscenza e il rapporto di profonda stima e amicizia con l’Ammiraglio Giuseppe Francese ai tempi in cui rivestiva il ruolo di Direttore Marittimo della Toscana. Un uomo speciale di cui voglio ricordare una frase del discorso di commiato da Comandante Generale del corpo delle capitanerie di porto: “non vi è efficienza senza responsabilità, non vi è capacità senza dedizione, non vi è certezza di risultato se non dal dovere compiuto fino in fondo””. Pensa che tra i porti turistici italiani prevalga oggi un rapporto di concorrenza o di collaborazione? “Per un lungo periodo è prevalso solo il concetto “io sono il più bravo e forse anche il più furbo”. Dopo un lungo processo di evoluzione nella qualità dei servizi, nella tutela ambientale e nell’efficienza generale possiamo affermare che ci deve essere sempre una sana e corretta concorrenza tipica dello spirito imprenditoriale ma unita in modo irreversibile ad una necessaria collaborazione, attraverso una messa in rete dei porti turistici italiani che vedano così lo sviluppo di questo settore strategico per il turismo nautico. Se non lo faremo saremo perdenti rispetto alla concorrenza straniera”. Cosa ritiene sia necessario fare per riportare l’opinione del Paese sulla nautica da diporto in una dimensione corretta? “In questo momento di crisi economica, finanziaria e politica, pensare di far passare il messaggio che nella nautica si annidano solo evasori è stato una sorta di consapevole distrazione per l’opinione pubblica portata avanti da operazioni eclatanti mentre si deve prevenire, combattere e punire come fanno in tutti i paesi civili con riservatezza, regole precise e senza mezzi termini. I grandi evasori nel momento in cui è stato annunciato che la barca poteva affondare erano già in mare sulle scialuppe, vedi scudo fiscale, noi al contrario siamo qui sottoposti a ogni tipo di controllo fiscale e con metodologie in alcuni casi discutibili. Il Governo dopo aver recepito le indispensabili modifiche alla tassa di stazionamento deve adesso riportare un clima di serenità attraverso la legge quadro sulle concessioni demaniali di cui si sta interessando il ministro del turismo. L’occasione potrebbe rappresentare il momento di rappacificazione tra l’utenza e lo Stato che deve sostenere politicamente questo settore facendo conoscere all’opinione pubblica il ruolo strategico che la nautica rappresenta nel nostro Paese, circa 100.000 addetti (più della Fiat), in termini occupazionali e in termini di sostegno all’ultima industria italiana, quella del turismo”.

ASSONAT E’ l’Associazione Nazionale Approdi e Porti Turistici aderente al sistema Confcommercio. Nasce nel 1982, senza scopo di lucro, con l'obiettivo di tutelare gli interessi delle Aziende che si occupano della costruzione o della gestione degli Approdi Turistici Italiani. www.assonat.com 7


A confronto con il campione del mondo di vela, Paolo Scutellaro

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Il talento degli italiani “Avevo 7 anni quando ho iniziato ad andar per mare” e ancora oggi Paolo Scutellaro non l’ha lasciato. “Il mare è quasi una malattia e infatti non riesco mai a staccarmene. Tante volte ho pensato a dire basta ma non ci sono mai riuscito”. Una passione che si è fatta professione, un rapporto intimo e quotidiano, nato grazie al papà che pur non avendo potuto praticare sport legati al mare o navigare lo ha messo su una barca fin da bambino. “L’Italia vive il grosso problema di vivere la nautica come elitaria con costi elevati e una difficoltà di accesso superiore a quanto avvenga in altri Paesi. La vela stessa è uno sport ancora troppo difficilmente accessibile e legato a circoli esclusivi. Questo vale soprattutto per il Sud, perché al Nord è più aperta al godimento popolare”. Ma l’amore ha vinto ogni difficoltà, con l’aiuto della fortuna e del proprio talento, “all’inizio della carriera ho avuto la fortuna di ottenere risultati importanti nelle competizioni. L’entusiasmo nelle cose è importante ma sono le soddisfazioni che lo mantengono vivo. Se arrivano i risultati è più facile prendere le decisioni. Le vittorie mi hanno aiutato ad essere ancora oggi insieme al mare”. Paolo Scutellaro è conosciuto per la sua duplice capacità, quella di vivere gare veliche e quella di progettazione e promozione di eventi importanti. Ultimo tra tutti le World Series dell’America’s Cup di Napoli. “Se vai per mare per una vita ti rendi conto che questo è fatto di tante cose, di portualità, servizi, indotto, cantieristica. Ti metti così a confronto con una realtà economica importante ma poco valorizzata. Il mio lungo percorso agonistico ha accompagnato anche tutta la mia carriera scolastica, fino alla laurea in Economia. Così la passione, i risultati e la mia formazione si sono naturalmente riversati nella mia vita professionale. Con il tempo ho capito che c’erano i margini per lavorare nel mio settore, nella vela e nello sport, e mi sono trovato a legarlo alle attività economiche e ad un indotto ancora poco utilizzato.

Sono convinto che siano proprio questi settori legati al mare che potrebbero dare un impulso di sviluppo al nostro Paese, soprattutto in un momento come questo. E’ questa economia l’investimento più adatto all’orografia dell’Italia, che è fatta per lo più di coste”. Ed è immersa nel mare la sua Napoli, “che non sono ancora riuscito a lasciare. E’ una città difficile soprattutto per chi ha pochi mezzi economici ma è unica e ti tiene legato a sé. Soprattutto grazie al mare”. “La prima candidatura di Napoli per l’America’s Cup” ha commentato Scutellaro “la presentai personalmente nel 2003 per la stagione 2004/2005. Napoli è una città unica al mondo orograficamente e per le potenzialità che esprime in termini di spettatori. Il fatto che finalmente, grazie ad una sinergia istituzionale, ci sia finalmente riuscita mi dà grande gioia e ottimismo per il futuro. Spero che questa convergenza si mantenga nel tempo e che si dia inizio all’organizzazione di tanti eventi che possano apportare nuova occupazione e benefici per tutti”. La ricetta è semplice: “il successo di Napoli è frutto di un lavoro di team, in cui io credo da sportivo e da regatante. E’ lo spirito di squadra che fa la differenza, molto più dei talenti individuali. Se si mettono insieme competenze e obiettivi comuni ogni ostacolo è superabile”. Eppure l’Italia destina ancora poche risorse all’Economia del mare. “Il nostro Paese ha investito nel tempo in altri settori come l’automotive, il petrolio e la chimica, trascurandone altri, come la nautica e il turismo. Questa scelta oggi si è rivelata fallimentare. E’ da tempo che si parla di mare in termini economici ma poco ancora si fa. Le idee sono tante ma vanno attivate con una reale politica di sviluppo e una strategia chiara”. Nel frattempo, anche grazie all’America’s Cup è tornata alta in Italia l’attenzione sul mondo della vela. Per citare solo uno degli esempi positivi, colpisce “la riscoperta passione degli italiani per la navigazione oceanica in solitario, prima prettamente francese. Abbiamo tolto la divisa del navigatore giornaliero per avventure più

complesse, ottenendo grandi risultati. I talenti italiani ormai si sono fatti spazio e sono riconosciuti in tutto il mondo. Manca però un sistema vela, un’organizzazione che possa finanziare univoca-

mente queste forze. Ci sono tante strutture piccole che non parlano tra loro. Prendiamo la Nuova Zelanda, il cui team è per loro una sorta di accademia della vela. Il Governo investe milioni di euro per continuare a farlo vivere. E’ vero che lì la vela è come per noi il calcio. Noi abbiamo il calcio e il mare ce lo siamo dimenticati”. E allora “togliamo qualche risorsa al calcio, che ultimamente ha dimostrato di avere delle falle anche etiche e investire in un settore forse più consono alla conformazione del nostro Paese. Siamo simili alla Nuova Zelanda, abbiamo grandi talenti, ma mancano gli investimenti per farli crescere”. Come a dire, la passione e il talento non sempre bastano.

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“Il mare è quasi una malattia e infatti non riesco mai a staccarmene. Tante volte ho pensato a dire basta ma non ci sono mai riuscito”.

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La nave-scuola Amerigo Vespucci Il simbolo della marineria italiana Signori e signore, benvenuti a bordo. La storia e il fascino della nave-scuola Amerigo Vespucci sono pronti ad accoglierci. Insieme a noi un viaggiatore d’eccezione, l’appassionato e sapiente Ammiraglio Mario Billardello, che ne è stato Comandante. Innanzitutto è opportuno chiarire che stiamo salendo a bordo di una signora di 81 anni, portati molto bene. Una donna fiera e dal fascino impermeabile al passare del tempo. L'Amerigo Vespucci fu progettata nel 1925, impostata il 12 maggio 1930 nel Regio Cantiere Navale di Castellamare di Stabia, fu varata il 22 febbraio 1931 ed entrò in servizio a luglio dello stesso anno. Il 4 luglio 1931, al comando del Capitano di Vascello Augusto Radicati di Marmorito, nobile piemontese partì per la sua prima Campagna Addestrativa in Nord Europa. Oggi ancora solca i mari di tutto il mondo portando in alto il vessillo dell’italianità. E’ il veliero più antico di cui dispone la Marina Militare Italiana. Il suo gemello “Cristoforo Colombo”, progettato nello stesso anno ed entrato in funzione nel 1928, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale fu ceduta all'Unione Sovietica come risarcimento ai danni della guerra. “L’Amerigo Vespucci è una imbarcazione di 5.000 tonnellate messa a punto in un solo anno. E’ un dato questo che colpisce profondamente, soprattutto se confrontato con i tempi di operatività delle imbarcazioni di oggi, che sono ultra meccanizzate. Il Vespucci è stato costruito con tecniche di giunzione diverse da quelle attuali, che avvengono attraverso una saldatura robotizzata. Lì sono chiodate, sovrapposte, ribaltate e messe insieme. Ancora adesso si cercano artigiani capaci di eseguire queste tecniche per la manutenzione”. Dal punto di vista tecnico-costruttivo si tratta di nave molto speciale, bella per tutti e interessante per gli esperti: vela con motore, "armata a Nave", con tre alberi verticali, tutti dotati di pennoni e vele quadre, più il bompresso sporgente a prora, a tutti gli effetti un quarto albero. E ancora vele di taglio: i fiocchi, a prora, fra il bompresso e il trinchetto, gli stralli, fra trinchetto e maestra e fra maestra e mezzana, e la randa, dotata di boma e picco, sulla mezzana. Un vero paradiso per gli appassionati di vela! “Quasi tutti i comandanti del Vespucci hanno una pregressa esperienza velica. Cito su tutti Straulino, che ha ottenuto grandi riconoscimenti nelle competizioni. Siamo così appassionati che quando si può il Vespucci apre le vele per affrontare lunghe navigazioni”. E poi c’è quello scafo che fa innamorare le genti di tutte le età e di tutte le provenienze. Un colore inconfondibile, quel bianco e nero a strisce orizzontali, che sottolinea il richiamo al passato: le fasce bianche ricordano infatti le due linee di cannoni del vascello ottocentesco alla cui tipologia il progettista si era ispirato. Lo scafo, a favore degli esperti, è a tre ponti principali, continui da prora a poppa, più vari ponti parziali; possiede due sovrastrutture principali, il castello a prora e il cassero a poppa, che si elevano sul ponte di coperta ma che idealmente ne sono la continuazione. A prora della nave si trova la polena, che rappresenta Amerigo Vespucci, realizzata in bronzo dorato. Caratteristica della nave sono i fregi di prora e l'arabesco di poppa, in legno ricoperti di foglia d'oro zecchino. Il fasciame è composto da lamiere di acciaio di vario spessore collegate mediante chiodatura alle costole, che costituiscono assieme alla chiglia e ai bagli l'ossatura della nave. Molte parti della nave sono in legno, diversificato a seconda delle caratteristiche richieste. Chi vi sale a bordo, che sia ospite, curioso, allievo e comandante ne resta affascinato. “I primi giorni dopo la mia nomina, ero angosciato dal pensiero che fossimo già più vicini alla conclusione dell’anno di comando. Poi mi sono piano piano abituato, ma il legame con il Vespucci è in me molto forte, avendo avuto un’esperienza importante sia da allievo che da comandante”. Come una dolce calamita che supera anche la fatica del lavoro manuale… “E’ certamente un simbolo della marineria italiana, per la sua storia, perché è una nave-scuola, perché trasforma lo studio della navigazione in pratica. Pur utilizzando apparati satellitari e apparecchi moderni, l’allievo naviga come ai vecchi tempi, attraverso l’osservazione delle stelle, la forza delle braccia per muovere le vele senza gli argani e l’applicazione delle vecchie conoscenze. Ci si approccia al moderno ma senza toccare le fondamenta di come andare per mare che ti danno solo i vecchi metodi. I nuovi sistemi qui gli allievi li utilizzano solamente in senso consapevole e limitato”. Il Vespucci ospita tutto l’anno a bordo 270 uomini e d’estate anche gli allievi dell'Accademia Navale, del Collegio Navale, ora Scuola Navale, "Morosini", degli allievi nocchieri, nonché di giovani facenti parte di associazioni veliche, quali la Lega Navale Italiana e la Sail Training Association Italia, arrivando a circa 500 persone di equipaggio. Il reparto continua a lavorare in autonomia, ma gli allievi vengono divisi in squadre e integrati alle attività della nave, stabilite dal comandante. “Nasce come nave scuola secondo le vecchie tradizioni. E’ un simbolo per questo, è un simbolo per come è stata costruita ed è un simbolo di italianità”. La nave-scuola nel corso dei suoi 81 anni di vita ha toccato nelle sue campagne estive tutti i bacini del mondo, accoglie appassionati di ogni nazionalità, ha ospitato e ospita a bordo importanti incontri di ambasciatori e istituzioni. E chi c’è stato può testimoniare che il fascino della sala consiglio o del suo giardinetto, non solo incantano ma magicamente intervengono nella chiusura di buoni accordi… Tutto appare chiaro fin dalla sua missione ufficiale che recita "non chi comincia ma quel che persevera". Che significa preferire chi il mare lo vive da protagonista, fino alla fine e senza scorciatoie. Chi sceglie un’esperienza profonda, fisica e determinata. Un motto che è una linea educativa, capace di resistere al tempo e alle intemperie, come solo i grandi classici possono fare.

La nave dal fascino inconfondibile pronta a conquistare tutte le genti

La nave simbolo dell’italianità nel mondo impegnata in viaggi e incontri internazionali

La nave che fa scuola e resiste al tempo come solo i grandi classici possono fare


La Costiera Amalfitana

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Un viaggio da sogno lungo la costiera che prende il nome dalla città di Amalfi e che da Salerno arriva fino a sfiorare Capri. Antichi borghi marinari, scogliere sinuose, città dai colori inconfondibili, ne fanno patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Una meta imperdibile per gli amanti del mare e delle sue tradizioni. Che si scelga il silenzio di Cetara o il movimento di Positano, un tuffo nel fiordo di Furore o una passeggiata nelle ville di Ravello, che ci si fermi ad Atrani o Vietri sul Mare, la Costiera amalfitana riesce sempre ad emozionare.


Gioielli capaci di resistere al tempo sono le tradizioni che gli artigiani, i pescatori e gli agricoltori dei comuni della Costiera mantengono costantemente vive. La carta di Amalfi o le ceramiche di Vietri sono capaci di conquistare visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Le tecniche e i prodotti sono intrisi di quel mare che bagna la costa e conquista abitanti e visitatori. Un’esperienza da vivere intensamente.

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Arte, moda e creatività regalano alla Costiera amalfitana quel tocco di stile inconfondibile. Ispirati al mare e ai suoi tesori, artisti, artigiani e stilisti colorano le vie delle città di boutique e gallerie di grande eleganza. Regina incontrastata, Positano, dove il glamour si incontra con la qualità, forse ispirata da quelle sirene che si dice abitassero il vicino golfo e siano rappresentate dal piccolo arcipelago de Li Galli.

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A Ravello, “Città della musica”, da oltre mezzo secolo va in scena uno dei festival italiani più antichi. Sui palchi protesi verso il mare di Villa Rufolo, Villa Cimbrone e dello straordinario Auditorium Oscar Niemeyer, continuano ad alternarsi eccellenti orchestre, noti complessi da camera, illustri direttori, importanti solisti, famosi jazzisti, prestigiosi cantanti lirici e pop, celebri compositori, danzatori e coreografi di successo e attori e registi di fama mondiale (www.ravellofestival.com).


I prodotti del mare e della terra sono i protagonisti di una cucina amata in tutto il mondo. il giallo profumato dei limoni e del limoncello, il rosso intenso dei gamberi, l’oro limpido dei vini e l’arcobaleno dei dolci colorano le tavole e i piatti prelibati da gustare scrutando l’orizzonte.

“I nostri occhi di pellegrini non si stancano di guardare cadute e salite a vortice verso la superficie dell’acqua di cupole di meduse e pagode di molluschi, minareti di ricci e capelli di anemoni”.

Salvatore Quasimodo


La Costiera Cilentana Dal Cahier de Voyage di Francesco Rastrelli

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La Costiera Cilentana è certamente una delle più belle e pulite coste d’Italia. Ogni anno la qualità delle sue acque viene insignita delle più importanti certificazioni ambientali. Da Paestum fino a Sapri si trovano località, grotte, insenature e spiagge talmente affascinanti da essere divenute luogo di racconti mitologici fin dai tempi di Omero.


Si narra che le sirene che cercavano di sedurre Ulisse si trovassero nell’isolotto antistante Punta Licosa. O che il nocchiero di Enea si chiamasse Palinuro. A ridosso del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, patrimonio UNESCO dal 1998, questa costa unisce le antiche tradizioni contadine e naturali con la cultura del mare. Località come Palinuro, Acciaroli, Agnone, Camerota e Ascea marina sono note in tutto il mondo. Territorio dall’antica storia, la Costiera Cilentana possiede due gioielli di indiscusso valore: le colonie greche di Paestum ed Elea-Velia.

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La grande tradizione marinara della Costiera Cilentana si assapora anche nelle sue produzioni tipiche. Tra queste ce n’è una davvero speciale: le Alici di Menaica. Questa antichissima tecnica di pesca, un tempo diffusa in tutto il Mediterraneo, oggi sopravvive soltanto a Marina di Pisciotta. Nelle giornate di mare calmo, all’imbrunire, i pescatori stendono le reti che selezionano i pesci in base alla dimensione, catturando solo quelli più grandi. Una volta tirata la rete in barca le alici vengono selezionate e pulite una ad una. Tornati in porto i pescatori le lavorano immediatamente, lavandole in salamoia e disponendole nei terzigni, tipici vasetti di terracotta, alternandole con strati di sale. Pronte da gustare.

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Autentici capolavori

Le fragranze di “Bruno Acampora Profumi” Ispirato dal mare, immerso nella vita. Bruno Acampora, fondatore dell’omonima casa di profumi, creava le sue essenze lasciando che le sue esperienze sensoriale e personali lo guidassero. Sette essenze conosciute in tutto il mondo ne fanno da quarant’anni punto di riferimento del vero Made in Italy, quello dell’alta artigianalità e della grandissima qualità. Una tradizione apprezzata da cultori delle fragranze preziose, nella loro unione e nel loro confezionamento. Oggi a portare avanti l’azienda nata guardando il mare dell’amata Capri, c’è Brunello Acampora, insieme a sua moglie Sonia. Yacht designer molto apprezzato, Brunello ha mantenuto viva la creazione del padre mettendoci dentro tutta la sua passione per la natura e per il mare. Blu, Musc, Iranzol, Jasmin, Prima T, Sballo e Seplasia sono le sette regine dei profumi che hanno saputo conquistare personaggi come Robert De Niro o Simon Le Bon. Che compongano i pregiati olii che hanno reso grande l’azienda o i più moderni eau de parfum, che siano body wash e body noushiring cream o candele profumate, le essenze mantengono sempre il loro fascino e la loro naturale ricercatezza. Blu è una immersione nelle acque di Capri. Un ritorno a casa, per Bruno, Brunello e quanti abbiano fatto del mare la propria dimensione esistenziale.

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Un porto che emoziona C'è chi il mare lo eredita e chi lo sceglie. Entrambe le strade fanno parte del destino della Famiglia Gallozzi. Una tradizione e una passione che vanno indietro nel tempo e che oggi hanno reso possibile la nascita del più innovativo e affascinante porto turistico del Mediterraneo. Marina d’Arechi è un’esperienza capace di coinvolgere, entusiasmare e coccolare i diportisti in ogni momento dell’anno. 20



“Scegliere il nostro Port Village, significa poter vivere l’approdo come una vacanza. Gli spazi di Marina d’Arechi e i suoi servizi per il diporto, lo svago, il divertimento, il relax sono stati immaginati e progettati per soddisfare le esigenze dei suoi frequentatori, da mare e da terra, 365 giorni all’anno”.

Anna Cannavacciuolo Marine Manager 22


“La scelta di coinvolgere Santiago Calatrava per la progettazione delle opere a mare di Marina d’Arechi deriva dalla volontà di realizzare qualcosa di unico nel Mediterraneo. Il tocco dell’architetto catalano contribuisce a donare al nostro Port Village un fascino che siamo certi conquisterà genti provenienti da ogni parte del mondo”.

Agostino Gallozzi Presidente

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Investimento complessivo: Euro 120.000.000,00 coperto interamente da risorse private.

Uno dei maggiori porti turistici del Mediterraneo per: Numero di posti barca e specchio acqueo di manovra e numero di posti barca per maxi-yachts fino a 100 mt. Unico porto del Mediterraneo progettato da una grande firma dell’architettura contemporanea. Progettista delle opere a mare: Ing. Guglielmo Migliorino. Progettista delle opere a terra, building, ponti e disegno architettonico: Arch. Ing. Santiago Calatrava.

Dati salienti del progetto: Posti barca: 1.000 da 10 m. ad oltre 80 m. di lunghezza; Profondità fondali: 8 metri all’ingresso

40° 38' 24.73 N 14° 49' 25.78 E

PortVillage il magazine di chi ama vivere il mare

del porto, da 3,5 a 7 metri agli ormeggi; Specchio acqueo complessivo: mq. 340.000 Aree a verde, giardini e passeggiate: mq. 27.000; Spazi commerciali e d’intrattenimento: mq 8.700; Posti auto: 1.000; Banchina di riva: 730 metri; Molo di sottoflutto: 231 metri; Banchina sud: 278 metri; Lunghezza molo di sopraflutto: 1.180 metri; Larghezza molo di sopraflutto: 60 metri al piede, 25 metri al livello dell’acqua, 7 metri in sommità; Altezza molo sopraflutto: 7 metri; Dorsale Nord: 240 metri; Dorsale Sud: 210 metri. Inizio lavori: settembre del 2010; Completamento dighe portuali, bacino di levante e consegna in esercizio dei primi 400 posti barca: maggio 2012; Completamento opere portuali, bacino di ponente e consegna in esercizio dei rimanenti 600 posti barca: estate 2013; Inizio lavori opere Calatrava, building e ponti: 2013; Completamento opere Calatrava e lavori complessivi: 2015.

21 pontili e banchine per uno sviluppo complessivo degli ormeggi di circa 5.000 m. lineari; Pontili e dorsali in calcestruzzo, a galleggiamento continuo su pali; 7.000 mq di area tecnica; Scalo per alaggio e varo; Travel lift da 220 tonnellate; Energia in banchina con potenza complessiva 6 Mw; Acqua potabile in banchina; Pump-out acque nere; Stazione di bunkeraggio con capacità di rifornimento fino a 400 litri al minuto; Erogazione di carburante tradizionale ed agevolato.


IL PRIMO CLIENTE VIVERE IL MARE "Il mare è una parte estremamente significativa della mia vita. Sono nato a Vietri, ho vissuto in tanti posti diversi nel mondo, come Zurigo, Londra e Tokio, ma sono sempre stato alla ricerca del mare. È un elemento che mi riconcilia con la vita, mi dà serenità, calma e conforto, oltre a rappresentare il mio principale elemento di svago. Ho infatti anche sempre scelto sport legati al mare. Posso dire che dopo la mia famiglia il mare è per me la cosa più importante". PERCHÉ MARINA D'ARECHI "Ho scelto Marina d'Arechi perché nel momento in cui ho visto il progetto, la struttura e i servizi che offriva sono stato immediatamente entusiasta della grande qualità. In più il fatto che nascesse nella zona in cui sono nato e cresciuto mi ha portato a volere fortemente essere parte del progetto. Avendo fatto soprattutto vela e avendo conosciuto altre marine in Francia e in Inghilterra, ho dovuto sempre fare i conti con le grandi differenze rispetto all'Italia in termini di qualità, ordine e servizi. Aver visto nascere, proprio nella mia terra natale e nel mio Paese, qualcosa di molto simile mi ha inorgoglito ed entusiasmato".

Salvatore Di Stasi

L’IMPRENDITORE VIVERE IL MARE "È il rapporto di una vita. Sono oltre 40 anni che vado per mare. Ho cominciato con una barchetta di poco più di 3 metri comprata alla Rinascente. Poi ho avuto barche sempre più grandi. Andare per mare significa goderlo in tutti i suoi aspetti. La mia è una navigazione attenta e rispettosa. Per questo motivo ho fortemente voluto sulla mia ultima imbarcazione un impianto di depurazione che garantisce l'assoluta sicurezza che non vada in mare nemmeno una goccia di materiale estraneo e dannoso. Il mio è un amore assoluto" PERCHÉ MARINA D'ARECHI "Con Marina d'Arechi è stato un colpo di fulmine sia per mia moglie che per me. Dopo un solo giorno di permanenza ci siamo innamorati. Personalmente ho provato subito anche una ammirazione per il coraggio imprenditoriale della famiglia Gallozzi. Generalmente si fanno viaggi e si vedono fuori dall'Italia grandi opere, ma noi abbiamo in casa qualcuno che progetta cose uniche nel rispetto assoluto della natura, con linee architettoniche stupefacenti. In Marina d'Arechi c'è un connubio perfetto tra natura e innovazione".

Senior Managing Director UBS

Luciano Cimmino Presidente Gruppo Carpisa-Yamamay

Cesare d'Amico

Amministratore Delegato d'Amico Società di Navigazione SpA

L’ARMATORE VIVERE IL MARE "Un rapporto con il mare c'è sempre stato, per tradizione, cultura e anche per business. È una costante all'interno della mia famiglia e delle mie giornate, sia per l'attività imprenditoriale che per le vacanze in barca con mio padre e mia madre. Presto è stato il centro della mia vita professionale e del mio svago. Nel corso del tempo il mare mi ha sempre di più appassionato. In un particolare momento della mia vita, dopo averlo abbandonato in seguito alla morte di mio padre, mi sono riavvicinato tanto da decidere di ricomprare una barca e rivivere il mare in maniera totale". PERCHÉ MARINA D'ARECHI "Ho scelto Marina d'Arechi perché il progetto è molto accattivante e interessante ed è portato avanti da un imprenditore che mi piace perché ha saputo sempre dimostrare passione e coraggio, diventando un uomo di successo. È un progetto molto bello, unico nel suo genere e in più sorto in un'area dell'Italia che dimostra di poter essere all'avanguardia. Di questo va dato merito alla famiglia Gallozzi. Infine, ho scelto Marina d'Arechi, perché nasce a Salerno, città da cui proviene la mia famiglia: questo mi ha romanticamente conquistato"

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Le 100 perle del mare italiano di Donatella Bianchi Con le "100 perle dei mari italiani" ho voluto portare all'attenzione dei lettori alcune eccellenze delle nostre coste. Luoghi che, se dimenticati , rischiano di essere fortemente compromessi. Li considero "i gioielli di famiglia", una piccola rappresentanza di un patrimonio che vorrei lasciare in eredità ai miei figli. Luoghi che spesso neppure i locali conoscono e possono apprezzare. Ma è solo una piccola parte delle migliaia di meraviglie che il nostro paese conserva e che ho avuto modo di scoprire in 19 anni di esplorazioni con Lineablu. E' un libro per gli amanti del mare, per questo ho inserito le coordinate gps oltre alle informazioni utili per raggiungere ogni singola località.

Scriveva Jaques-Yves Cousteau: “Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima”. Avrei voluto scrivere io una frase così intensa nella quale mi ritrovo pienamente. Il mare è sempre stato presente nella mia vita, fin dalla prima infanzia. Provengo da una famiglia di velisti/marinai, mio nonno Riccardo era Maestro d'ascia, mio papà oltre alla vela mi ha trasmesso la grande passione per la pesca. Occuparmi del mare, della sua gente , della divulgazione del grandi valori che hanno saputo conservare, lo considero un grande privilegio, una missione che ha guidato la mia carriera per un lungo periodo regalandomi immense soddisfazioni e riconoscimenti. Misterioso e affascinante quanto lo spazio, ci riserverà ancora grandi sorprese, ma soprattutto offrirà grandi opportunità alle generazioni che verranno.

I gioielli di famiglia

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“Ho bisogno del mare perché m’insegna non so se imparo musica o coscienza: non so se è onda sola o essere profondo o solo roca voce o abbacinante supposizione di pesci e di navigli. Il fatto è che anche quando sono addormentato circolo in qualche modo magnetico nell’università delle acque.

Non sono solo le conchiglie triturate come se qualche pianeta tremante partecipasse lenta morte, no, dal frammento ricostruisco il giorno, da una raffica di sale le stalattiti e da una cucchiaiata il dio immenso. Ciò che m’insegnò prima lo custodisco! È aria, vento incessante, acqua e arena. Sembra poca cosa per l’uomo giovane che giunse a vivere qui con i suoi incendi, e tuttavia il battito che saliva e scendeva al suo abisso, il freddo dell’azzurro che crepitava, lo sgretolamento della stella, il tenero dispiegarsi dell’onda sperperando neve con schiuma, il potere quieto, lì, determinato come un trono di pietra nel profondo, sostituì il recinto in cui crescevano ostinata tristezza, oblio accumulato, e bruscamente cambiò la mia esistenza: diedi la mia adesione al puro movimento”.

Pablo Neruda



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