cambia il mondo n.0

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Lavoro, miseria e morte Pubblicato da cambiailmondo ⋅ novembre 11, 2011 di Tonino D’Orazio

Non è sufficiente dire che “mai come ora il lavoro è aumentato nel mondo”. I dati reali e macro che seguono sono quelli dell’OIL (L’Organizzazione Internazionale del Lavoro) in Global Employment Trends del 2008, che già molti gius-lavoristi hanno commentato. Basta riprenderli e aggiungere quelli del rapporto 2011 per rabbrividire. La stima che ci viene data nel 2008 dice che vi sono 3 miliardi di persone che hanno un lavoro su una popolazione mondiale di circa 6,5 miliardi, ma di esse, la metà, cinque su dieci, cioè 1,5 miliardi fanno parte della cosiddetta economia informale. Genericamente questi sono lavoratori in proprio o partecipanti in aziende familiari, senza diritti e spesso senza retribuzione. In questo ambito il numero di quelli che “lavorano” può essere stimato anche oltre la cifra proposta. Comunque, per il rapporto 2011 sono aumentati di 300 milioni nel 2009. L’Asia meridionale presenta il tasso di occupazioni vulnerabile (termine abbastanza più poetico di quello precario), o informale, più elevato del mondo, pari al 78,5 dell’occupazione totale nel 2009. Nell’Africa sub-sahariana, oltre i tre quarti dei lavoratori sono impiegati in occupazioni vulnerabili, mentre circa 4 su 5 vivono, insieme alle proprie famiglie, con meno di due dollari al giorno a persona. Il numero di disoccupati nel mondo si è attestato nel 2010 a 205 milioni, cifra sostanzialmente invariata rispetto al 2009, ma superiore di 27,6 milioni rispetto al dato del 2007, alla vigilia della crisi economica mondiale. L’OIL prevede per il 2011 un tasso di disoccupazione mondiale del 6,1 per cento, pari a 203,3 milioni di disoccupati. Il rapporto mostra che il 55 per cento dell’aumento della disoccupazione mondiale verificatosi fra il 2007 e il 2010, è dovuto alle economie sviluppate e all’Unione Europea (UE), sebbene questa regione rappresenti soltanto il 15 per cento della forza lavoro mondiale. In Nord Africa, nel 2010 un allarmante 23,6 per cento di giovani economicamente attivi era disoccupato. A livello mondiale, nel 2010 erano disoccupati 78 milioni di giovani, dato superiore rispetto ai 73,5 milioni del 2007, ma al di sotto degli 80 milioni raggiunti nel 2009. Nel 2010 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) si è attestato al 12,6 per cento, 2,6 volte maggiore rispetto al tasso di disoccupazione degli adulti. Inoltre, l’OIL avverte che, in base alle tendenze precedenti alla crisi, in 56 paesi per cui sono disponibili i dati vi sono sul mercato del lavoro 1,7 milioni di giovani in meno di quelli previsti. Dopo la crisi, solo per l’Italia si parla di 1,5 milioni. Questi lavoratori scoraggiati non sono calcolati come disoccupati in quanto non sono attivamente alla ricerca di un lavoro. Ciò mina la famiglia, la coesione sociale, la credibilità delle politiche realizzate, il loro futuro e quello del paese. Nelle economie sviluppate e nell’Unione Europea, l’occupazione industriale è precipitata con la perdita di 9,5 milioni di lavoratori fra il 2007 e il 2009.

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Lavoro, miseria e morte | [Cambiailmondo n. 0 – 12/2011]


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