Brand Care magazine 009

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creatività

Il coaching come strumento per stimolare il lateral thinking nelle organizzazioni

N

di Alessandra Colucci

ella prefazione al libro Essere creativi di Edward De Bono leggo: “Per produrre dei vantaggi concreti le varie linee guida manageriali richiedono efficienza e competenza. Oggi però efficienza e competenza sono sì fattori indispensabili, ma non sufficienti. La realizzazione dei vari programmi aziendali richiede un ulteriore essenziale elemento: la creatività.” perché – aggiungo io – si tende sempre di più al kaizen [http://bit.ly/fxtc1v], al cambiamento continuo volto al miglioramento.

Il kaizen è una strategia di management basata sul miglioramento continuo (dalle parole giapponesi “kai” che significa “continuo” o “cambiamento” e “zen” che significa “miglioramento”, “meglio”). Nella cultura occidentale la nozione di “miglioramento” è stata sempre riferita all’eliminazione dei difetti, alla soluzione dei problemi, alla correzione degli errori, un modo di agire strettamente connaturato all’orientamento generalmente negativo del pensiero occidentale. Anche i giapponesi si preoccupano di eliminare gli errori, ma questo è solo uno degli elementi che va a comporre il loro concetto di miglioramento: a differenza degli occidentali, i giapponesi sono capaci di prendere in esame qualcosa apparentemente perfetto e lavorarci su comunque con lo scopo di migliorarlo, non si limitano a ”raddrizzare” le cose. [Edward De Bono - Essere Creativi] Il kaizen si basa sull’assunto che ogni cosa fa parte di un processo e qualunque processo può essere migliorato costantemente, anche quando non presenta errori. Il miglioramento dovrebbe dunque essere continuo e inesorabile, non in completa rottura con il passato, ma una sua “evoluzione creativa”. Ovviamente non si tratta della creatività intesa come “talento innato”, ma di quella tanto decantata, anche da Bruno Munari in Da Cosa Nasce Cosa, creatività del design, quella capace di trovare soluzioni originali partendo da elementi “dati”. D’altra parte il termine creatività deriva, appunto, dal latino cribrum, “setaccio”, dunque è direttamente collegato al concetto del “setacciare”, al senso della ricerca, una paziente ricerca.


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