AT MAGAZINE nr. 5 - E/IT

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AT MAGAZINE

Edizione IT/UK/ES - Mensile - Anno I - Nr. 5 - Marzo 2013

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Versione Italiana

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La natura selvaggia del viaggio

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Surfing Sardinia

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L’altra Sardegna

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L’isola delle storie, pensieri di un gavoese

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Il paese delle ciliegie

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Una settimana in Val di Sole

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YUCATAN: un viaggio “responsabile” per incontrare I MAYA

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Kinesava Shadows, oil on canvas

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Antichi mestieri del belpaese, tra le valli del Trentino

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La fattoria didattica

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AT Decameron: matita, gomma e mouse...

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Sommario

web: http://www.atmagazine.it em@il: info@atmagazine.it atpublimedia@atmagazine.it

AT Magazine #1 | 5 marzo 2013

A sinistra: Pohutu Geyser, ROTORUA (New Zealand) Qui sotto: Tourist port (Cagliari) ph. Giampaolo Mocci © AT Photographer

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Sommario

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La natura selvaggia del viaggio

Giampaolo Mocci

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Screen shot, Polonia

Barbara Knapczyk

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Screen shot, Polonia

Andrzej Rusnak

14

Screen shot, Polonia

Artur Kaszowski

Outdoor activity

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Surfing Sardinia

Stefano Vascotto

You Discover

24

L’altra Sardegna

Giuseppe Giuliani

28

L’isola delle storie, pensieri di un gavoese

Angelo Mulas

32

Il paese delle ciliegie

Luigi Zuncheddu

36

Una settimana in Val di Sole

Patrizia Giancola

Obiettivo AT

40

Screen shot, Nuova Zelanda

Betty Seriani

You Discover

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YUCATAN. Un viaggio per incontrare I MAYA

Valentina Morea

AT on canvas

48

Kinesava Shadows, oil on canvas

Kathryn Stedham

AT culturam!

50

Antichi mestieri del belpaese: “il Trentino”

Giuseppe Belli

... il filo di Arianna

52

La fattoria didattica

Sabina Contu

Obiettivo AT

54

Screen shot, Senegal

Massimo Cozzolino

AT Decameron

57

matita, gomma e mouse...

Barbara Valuto

Editoriale Obiettivo AT

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Staff Editor Giampaolo Mocci

Che cos’è un’erbaccia? Una pianta le cui virtù non sono state ancora scoperte [R.W. Emerson]. Esistono migliaia di metafore e aforismi che concettualizzano il mondo e la vita. Forse definire “erbaccia” la vita è irriverente, eppure, quanti innanzi ad una pianta officinale, dalle virtù note, sarebbero in grado di riconoscerla? Le esperienze, gli uomini e la vita stessa sono erbacce a cui guardare con curiosità e attenzione, senza fermarsi alla prima impressione e scevri da ogni condizionamento impegnarsi a scoprine le virtù nascoste.

Andrea Concas

Giornalista professionista, scrittore, laureato in Scienze della Comunicazione, ha collaborato con diversi periodici (“Il Tempo”, ecc.), agenzie di stampa (Unione Sarda, ecc.) e tv. Editor per network editoriali (Mondadori). Attualmente dirige “Diario24Notizie”,”2012 Magazine” e “Sardinia Network”. È consulente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna e della Associazione della Stampa Sarda (FNSI). Dal 2008 è il responsabile del C.R.E. (Centro Ricerche di Esopolitica) e dell’Associazione intitolata al giornalista “José De Larra”. Dal 2011 è il presidente del GUS sardo, il Gruppo di specializzazione della FNSI relativo ai giornalisti degli Uffici Stampa.

Shawn Serra

Barbara Valuto

Oscar Migliorini

Flavia Attardi

Sabina Contu

Gianluca Piras

Ho 23 anni e vivo a Carbonia, mi sono diplomato al Liceo Scentifico Tecnologico di Carbonia e attualmente sto completando il mio percorso formativo come studente in Scienze della Comunicazione a Cagliari. Entrare a far parte della redazione di questa rivista turistica on line mi entusiasma e spero di dare un importante contributo.

Da turista occasionale e distratta, sono diventata una vera appassionata di viaggi dopo il battesimo del classico viaggio zaino+Interrail dopo la maturità. La laurea in Lingue e il tesserino da giornalista sono stati un pretesto per conoscere a fondo altri mondi, altre culture e soprattutto stringere amicizie durature con anime gemelle erranti in ogni angolo del pianeta. Costretta dal lavoro a fissa dimora e ferie limitate, ho scelto una professione che, dopo l’esperienza in un tour operator e un albergo, mi consentisse di vivere in un ambiente dove il viaggio è insieme fine e mezzo: l’aeroporto. Di appendere la valigia al chiodo, naturalmente, non se ne parla proprio.

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Da sempre rincorro l’idea di poter diventare parte integrante di quel che i cinque sensi attribuiti mi permettono, attraverso tele, argille e metalli. Non esito a misurarmi ed esprimermi con diverse passioni, come la fotografia e l’arrampicata sportiva, che mi consentono di essere a contatto con le molteplici bellezze della natura...anch’essa come l’arte, infinita ed imprevedibile. Colpevole di un’inesauribile sete di conoscenza per me, sarebbe difficile scegliere tra tante meraviglie che mi attirano, mi circondano e che vivo!

Sabina Contu classe 1973 Segno zodiacale Vergine. Vivo e lavoro prevalentemente a Cagliari. Attualmente Delegata alla Sport della Provincia di Cagliari. Tra i vari incarichi ricoperti nel 1996 consigliere comunale del mio paese natio Jerzu e nel 2004 consigliere di amministrazione dell’ente regionale per il diritto allo studio. Amo la letterattura, la politica ed il diritto, in particolare quello ambientale, sanitario e sui temi della nocività lavorativa sto concentrando la mia attenzione negli ultimi anni. Film preferito : C’era una volta l’America. Attori: Cleant Eastwood e Meryl Streep. Il mio libro preferito è “L’arte della guerra” di Sun TZu. Le mie passioni sono la cucina e l’agricoltura.

Vivo a Oristano, dove sono nato il 20 maggio del 1961. Sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti e lavoro come responsabile dell’ufficio stampa e Comunicazione istituzionale della Provincia di Oristano, curando anche la redazione e la pubblicazione dei contenuti del sito istituzionale. Appassionato sportivo, ho praticato innumerevoli sport ma in modo significativo scherma, calcio, tennistavolo, tennis. Ora pratico con impegno agonistico lo sport delle bocce. Sono presidente del Comitato provinciale di Oristano della Federazione Bocce e atleta della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Oristano. Di questa gloriosa società, fondata nel 1866, sono stato presidente dal 1999 al 2005 e faccio parte del Consiglio di amministrazione dal 1996.

Sono Gianluca Piras quasi trenta anni che pratico assiduamente tutto quello che l’outdoor in Sardegna e nel mondo, dalla speleologia al torrentismo, dal trekking alla mountai bike, in primis l’arrampicata in tutte le sue salse, grandi numeri non li ho mai fatti ma mi sento in sintonia con la mia filosofia: “siamo tutti liberi di confrontarci come vogliamo con la parete, nel rispetto del prossimo” .


Stefania Spiga

Marco Lasio

Patrizia Giancola

Grazia Solinas

Ignazio Perniciano

Rosalia Carta

Paola Angelotti

Rinaldo Bonazzo

Stefano Vascotto

Stefania 38 anni, vivo e lavoro nella bella Cagliari, dividendomi tra gli impegni della quotidianità e la ricerca di una dimensione temporale da dedicare alle mie passioni: l’arte contemporanea, la poesia, il buon vino, le giornate di sole e i viaggi. Da 15 anni mi occupo di comunicazione e marketing. Ho collaborato con le più affermate agenzie pubblicitarie di Cagliari curando i progetti web per clienti come Tiscali. Dal 2001 ho accettato di dedicarmi totalmente all’utility Energit con il ruolo di Marketing & Communication Specialist. “Ora mi sento come se stessi aspettando qualcosa che so non arriverà mai... Perché adoro illudermi e sperare, ti senti più vivo mentre lo fai [C. Bukowski].

“Porta itineris dicitur longissima esse”. I latini dicevano “La porta è la parte più lunga del viaggio”: per iniziare una nuova vita bisogna trovare il coraggio di fare il primo passo, per cambiare bisogna avere le forze di farlo. Per crescere bisogna volare via dal nido e cogliere al volo tutte le occasioni. Viaggi, musica e la potenza delle immagini per evadere e costruire una chiave che apra tutte le porte che si presentano lungo la strada.

Regnum: Animalia Phylum: Chordata Divisio: Vertebrata Classis: Mammalia Ordo: Primates Familia: Hominidae Genus: Homo Species: sapiens Subspecies: sapiens Sub-subspecies: sardoa Aetas XLIII Sexus: aliquando… Mater lengua: Italica, Sarda campidanensis Aliis: Anglica (C1), Hispanica Castellana(B2), Batava vel Belgica et Hollandica (B1) Facultas: ars pingendi Aliis: ars de computatris programmandis , historia artium et antiquitatis, astronomia et astrologia, occulta philosophia, mythologia, hodierni litterae, ars herbaria (botanica et mycologia), photographia.

Maggio 1985, Perito informatico (ABACUS), laureando in Scienze della comunicazione, appasionato di assemblaggio, programmazione su Personal Computer e la musica rock. Il mio hobby della mountain bike mi ha portato a conoscere luoghi ed a riscoprire il contatto con gli spazi verdi che la nostra terra ci offre. Le nuove esperienze se rivestite di un sano velo di sfida mi coinvolgono e motivano a cimentarmi con passione in queste nuove avventure.

Ho cinquantasei anni e amo definirmi “diversamente giovane”. Ho vissuto buona parte della mia vita aldilà del mare, ma con radici ben salde sulla nostra terra. Sono sentimentalmente legato a una ragazza ben più giovane di me, che non so bene come riesca a sopportarmi. Dopo trentacinque anni di lavoro, in area commerciale nel settore della comunicazione pubblicitaria, faccio ora parte della categoria degli esodati. Coltivo molte passioni fra cui l’elettronica, i motori, il volo, la pesca, il modellismo, i viaggi e la musica. Nei rapporti umani considero imprescindibile il rispetto reciproco e il mio stile di vita è imperniato sull’osservanza di quelle che chiamo “le regole del gioco”.

Over 30 years in the IT world. Passionate about new technology and always open to new solution.

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Amo paragonarmi ad un diamante: le sue preziose e molteplici sfaccettature sono come le mie tante sfumature di personalità e di carattere. Anche il mio percorso personale e professionale è piuttosto bizzarro: ho due figli di 28 e 26 anni, un cane di 15, un nuovo compagno, adoro gli studi umanistici, ma ho un incarico di manager presso una società di engineering, un brevetto di sub e amo il nuoto, un amore incondizionato per i libri, per i viaggi e per tutto ciò che è innovazione e tecnologia applicata alla tradizione. In tutto questo cerco il particolare che fa la differenza. Son un ariete e mi butto a capofitto in tutto ciò che faccio, ma tutto ciò che faccio deve divertirmi, deve farmi ridere. Il mio motto è: la vida es un carnaval!

Appassionato da sempre per gli sport all’aria aperta come la mountain bike, il kayak, immersioni e tanto altro, ho sempre inteso la parola outdoor come momento di conoscenza. Il percorrere sentieri su due ruote o far scorrere il mio kayak sul mare della nostra Sardegna è sempre occasione di arricchimento culturale che soddisfa appieno la mia inesauribile voglia di conoscere. Negli anni ho collaborato con riviste di trekking e outdoor in genere. La fotografia è inoltre l’indiscussa forma di archiviazione dei miei momenti passati tra amici o in solitudine per i monti o per mare.

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Staff Editor Elisabetta Gungui

Barbara Knapczyk

Giuseppe Giuliani

Denise Lai

Giuseppe Belli

Francesca Columbu

Marco Cabitza

Angelo Mulas

Valentina Morea

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Cagliaritana di 35 anni, socievole, estroversa, creativa e simpatica (dicono!). Lavoro nel mondo della sicurezza per le aziende, studio Scienze della comunicazione e gestisco un Bed&Breakfast da circa due anni. Aspettative per il futuro? Esprimere sempre più la mia parte creativa nel mondo del lavoro (e non solo!). Sono appassionata di cinema, teatro, arte, musica, viaggi al fine di un arricchimento culturale/sociale, poco sport ma primo tra tutti il tennis. Le poche righe a disposizione son finite per cui concludo qui la mia brevissima presentazione!

29 anni, studia nella facoltà di Beni Culturali (curriculum archeologico) dell’Università degli Studi di Cagliari. Giornalista dal 2010, scrive per blog, quotidiani e riviste, anche online.

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Barbara Knapczyk was born in Cracow in 1960. She studied at Academy of Fine Arts in Cracow. Painting with professor Stanislaw Rodzinski and professor Zbigniew Grzybowski. Drawing with professor Zbylut Grzywacz and professor Józef Zabkowski. Diploma in 1989. Tekstile art with professor Ryszard Kwiecien. All works inspired by the surrounding nature. Favorites: landscapes, still life, portrait, themes of mountains. Her work are in private collection in many countries. She likes to travel and takes pictures.

Sono Giuseppe Belli, cinquantatre anni passati tutti nella mia città, Napoli. Essa, oltre ad essere una delle più belle città che io conosca è anche tra le più complesse e caotiche, di quello stesso caos incomprensibile che contraddistingue la nostra vita. Amo leggere e scrivere. Soprattutto la scrittura mi da modo di rielaborare la realtà che mi circonda e talvolta la possibilità di comprenderla meglio. Per questo ho pubblicato già due libri… e non c’è due senza tre.

Il mio nome è Angelo e, sono nato 55 anni fa nella zona più bella della Sardegna, la Barbagia. Porto sempre con me, ovunque vada la sua natura, i suoi profumi, i suoi sapori, la visione e l’amore della mia gente che sono uniche. Sono ragioniere, divorziato e padre di una splendida figlia. Adoro il cinema e la musica in tutte le loro forme. Amo la poesia e la magia delle parole: quelle ben cantate, quelle ben recitate e quelle ben parlate. Dalla mia gente ho imparato l’importanza dei rapporti umani, a costo di deludere, a costo di deludersi perché come qualcuno ha detto: non si è mai soli quando qualcuno ti ha lasciato, si è soli quando qualcuno non è mai venuto.

Quattro righe su di me... Giuseppe Giuliani. Giornalista, 45 anni, ama la vita di società e gli appuntamenti mondani tanto che vorrebbe abitare in Lapponia. Invece, vive ad Assemini dove, peraltro, pare non abbia mai incontrato una renna. Siamo tutti appesi a un filo. E io sono anche sovrappeso (Franco Zuin)

Classe 1974; Sarda di nascita e di sangue; Attualmente impegnata professionalmente presso l’aeroporto di Cagliari. Amante della natura, del buon cibo e dei viaggi; riesce ad emozionarmi un tramonto d’estate e allo stezzo modo un gratacielo di una grande metropoli. Faccio mia la frase:...[]”Accettare le sfide della vita significa porsi di fronte ai nostri limiti e ammettere di poterli o meno superare”..e ad oggi credo di avere, ancora, tante sfide da vincere!

Il mio mondo è una valigia. Inguaribile sognatrice e viaggiatrice per passione; un’irrefrenabile curiosità mi spinge a voler conoscere quel che non so, capire ciò che appare ostico, superare barriere e confini. La sete di novità e l’entusiasmo nel viverle sono la mia forza motrice, la parola è la mia arma (pacifica peraltro).


ph. B.Valuto Š AT Photographer

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Obiettivo AT

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ph. Š M. Oviglia


Editoriale Giampaolo Mocci

La natura selvaggia del viaggio “C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo […] ”. Leggere questa citazione potrebbe far pensare a un grande filosofo greco dal nome caratteristico, Ermogene, Imerio o Cleante, da cui ci si aspetta di leggere frasi e aforismi di profonda saggezza e verità. Invece a scriverla è stato Alexander Supertramp, al secolo Christopher McCandless, in una lettera scritta a un amico, aveva 22 anni. Chris, un ragazzo americano che finita l’università lascia il mondo “civilizzato”, allontanandosi da tutto il conosciuto, per vivere a contatto della natura più selvaggia, immerso in quel mondo che si muove attorno a noi ma lontano dalle nostre attenzioni. La natura selvaggia, incondizionabile, incontrollabile, mai plasmabile al nostro volere, ma in grado di renderci felici più di quanto non si possa mai aspirare. La sua storia raccontata in un libro scritto nel ’93 dall’alpinista Jon Krakauer, poi diventata nel 2007 un film di Sean Penn, Into the Wild, e nello stesso anno Ron Lamothe la rende il tema di un documentario. Il parallelismo con l’esperienza vissuta da questo “viaggiatore estremo”, come lui stesso scrive adottando il nome di Alexander Supertramp, è fin troppo scontato, scegliere di intraprendere un viaggio con la curiosità di affrontare il futuro incerto del cammino intrapreso, come veri cercatori di esperienze, curiosi esploratori del territorio. Questo per soddisfare la voglia interiore che spinge l’uomo a lasciare i luoghi noti, per cercare un Altrove, non necessariamente perché eccezionale bensì perché inconsueto e lontano. Spinti dalle più disparate motivazioni, come: fuga, voglia di comunicazione, libertà e autodeterminazione, curiosità e interesse per un mondo non conosciuto. Visitare un luogo senza punti di riferimento e con la sola certezza della voglia di vivere gli eventi, gli incontri con le persone, gli animali, le cose e i luoghi non raggiunti dal piattume della globalizzazione dell’era moderna. “Non credere che le gioie della vita vengano soprattutto tra le persone. Dio le ha messe tutte intorno a noi. Sono ovunque. In tutto ciò di cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose...“ (Chris McCandless)

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Obiettivo AT: Polonia

Š 2012, Ba

Barbara Kna She studied Painting with professor Z professor Z Diploma in 198 All works landscapes, still lif

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arbara Knapczyk all rights reserved

apczyk was born in Cracow in 1960. at Academy of Fine Arts in Cracow. h professor Stanislaw Rodzinski and Zbigniew Grzybowski. Drawing with Zbylut Grzywacz and professor J贸zef Zabkowski. 89. Tekstile art with Professor Ryszard Kwiecien. s inspired by the surrounding nature. Favorites: fe, portrait, themes of mountains. Her work are in private collection in many countries. She likes to travel and takes pictures

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Obiettivo AT: Polonia

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Š 2013, Andrzej Rusnak all rights reserved

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Obiettivo AT: Polonia

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Š 2013, Artur Kaszowski all rights reserved


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Outdoor activity testo e foto di Stefano Vascotto

Surfing Sardinia

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Un pomeriggio freddo e la risacca che fa da colonna sonora ad un quadro in bianco e nero creato dalle nuvole sul mare. Osservando alcuni surfisti immobili sull’acqua in attesa dell’onda, penso alla fortuna di vivere in un luogo dove godere quotidianamente di questi momenti, è un lusso per pochi. Qualche attimo ancora a fissare distrattamente quei ragazzi e una pacca sulla spalla mi fa sobbalzare. E’ Andrea, esperto surfista che in questi giorni avevo contattato per un’intervista.

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Surfing (Sardinia) ph. Š Arianna Franzina

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Solo pochi minuti per le presentazioni, e il nostro dialogo si concentra esclusivamente su quella disciplina, il surf da onda, tanto lontana dalle mie abituali conoscenze. In tanti anni di pratica con la tavola e tante ore di mare all’attivo, Andrea ha anche deciso di divulgare le sue conoscenze in un manuale che sta diventando una vera bibbia per i praticanti del surf in Italia. “Il Surf da onda in Italia”, è questo il titolo del libro, è un compendio di storia del surf, tecnica e guida agli spot del nostro Paese. Tanto mare, tanti luoghi visitati con un’unica motivazione di viaggio, cavalcare le onde del mare. E’ questo il fil rouge del suo libro. Il racconto di Andrea è ormai come un fiume in piena che rivela quanto questo sport sia un mondo a sé stante. “Quest’attività è un modo per vivere in sintonia con la natura” – mi spiega – “e con la propria mente”. E sì, perché prima di parlare dell’aspetto tecnico, Andrea pone l’accento su quanto sia importante lo stato mentale per avvicinarsi a questo sport. “Conoscersi a fondo è la premessa per migliorare i propri limiti e spingersi oltre, con l’intento di abbattere i confini delle nostre paure quando si è di fronte alla forza prepotente del mare”. E’ forse questo che rende diverso questo sport da tanti altri definiti estremi? Ed è forse questo il motivo per cui sempre più giovani e addirittura i non più giovani si avvicinano alla tavola da onda? “Credo di sì. Proprio il diverso approccio al surf ha fatto sì che in molti l’hanno iniziato a praticare”. Lo fai per una passione infinita per il mare, per lo stare in compagnia dei tuoi amici e godere di momenti indimenticabili a contatto con la natura. Un modo anche di risvegliare i nostri sensi e liberarci dallo stress quotidiano. Ciò che mi affascina nel racconto è il senso di appartenenza a una comunità, una tribù, che traspare dallo way of life di persone di diversa estrazione sociale, di diverse lingue e paesi che invece sembrano comunicare con lo stesso idioma e con una sola idea nella testa, cavalcare la migliore onda della loro vita.

ph. © Arianna Franzina

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Un cenno su ANDREA NANI

Nato nel 1971 a Iglesias a dieci chilometri da bellissimi spot come Portu Cauli e Buggerru, a circa 50-60 km da Cagliari, Andrea ha iniziato a praticare il surf dagli anni 90. Con amici come Matteo Galzerino, Paolo Pani, Daniele Vinci e altri bravissimi surfisti, ha visitato tanti spot in tutta Italia e non solo. Canarie e altri paesi del mondo sono stati la meta delle loro avventure, oggi riassunte nel libro di cui Andrea è autore. Questo libro, fra l’altro, è la più completa guida pratica al surf. Chi vuole può trovare consigli su come scegliere le attrezzature e svolgere una corretta preparazione atletica, come imparare facilmente le manovre principali e quelle più impegnative. Vi è soprattutto un’utilissima sezione dove sono indicati dettagliatamente i principali spot italiani.

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Surfing Sardinia NON SOLO SURF DA ONDA

Negli anni si sono sviluppate altre discipline come il windsurf e soprattutto in quest’ultimo periodo il kite che consiste nel farsi trainare da una sorta di aquilone allacciato a un’imbragatura dell’atleta. Anche se sembrano simili queste discipline sono ormai sport totalmente differenti con competizioni e regolamenti diversi.

QUALCHE CURIOSITA’ • Lo SPOT è il luogo in cui frangono le onde adatte al surf. • Da una rilevazione sull’altezza delle onde fatta di recente, si è rilevato che nelle coste della Sardegna si hanno circa 175-185 giorni di onde surfabili. Ciò significa potersi dedicare a questo sport per circa metà dell’anno. • A Capo Mannu, sempre in Sardegna, non è difficile trovare onde di quattro metri e percorrerle per una lunghezza superiore ai duecento metri. • Due ragazzi con origini sarde, i fratelli Porcella, sono oggi i protagonisti della scena mondiale del surf, del Kite e del windsurf, essendo ormai nella top ten dei migliori atleti professionisti. • Nel 1998 Paolo Pani, iglesiente, ha conquistato il primo posto del concorso “la più grossa onda italiana dell’anno” indetto da una rivista di settore. Si aggiudicò un premio di 1000 dollari US e un viaggio di 15 giorni in Messico a Puerto Escondido, oltre ad attrezzature sportive. • Nel bellissimo scenario di Masua esiste anche una scuola, la MOOD school dove Matteo Galzerino e Arianna Franzina, entrambi maestri federali, organizzano corsi per tutte le età.

VIDEO E FILM • Un mercoledì da leoni (Big Wednesday) 1978 diretto da John Milius • Point Break (Punto di rottura) 1991 diretto da Kathryn Bigelow • Riding Giants Film documentario 2004 diretto da Stacy Peralta con Laird Hamilton e Greg Noll.

ALCUNI SPOT CONSIGLIATI • Masua – Portu Cauli (Iglesias) • Buggerru • Capo Mannu a nord di Oristano • Porto Ferro ad Alghero • Spiaggia del Poetto a Cagliari

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Non solo SURF da onda Negli anni si sono sviluppate altre discipline come il windsurf e soprattutto in quest’ultimo periodo il kite che consiste nel farsi trainare da una sorta di aquilone allacciato a un’imbragatura dell’atleta. Anche se sembrano simili queste discipline sono ormai sport totalmente differenti con competizioni e regolamenti diversi.

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You Discover testo di Giuseppe Giuliani foto di Giampaolo Mocci

L’altra Sardegna

Tripadvisor, importante sito di recensioni di viaggi, ci ha confermato quanto già sapevamo: le spiagge della Sardegna sono tra le più apprezzate dai turisti di tutto il mondo. La classifica, pubblicata di recente dal sito, dice che la Pelosa di Stintino è all’ottavo posto in Europa e al secondo in Italia tra le spiagge più belle e che altre quattro località marine isolane sono inserite tra le prime dieci a livello nazionale.

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MOMa

Sardinia B&B

MOMa Sardinia B&B Via J. S. Bach, 62 Quartu S. Elena (Ca)

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Lo sapevamo, ma la notizia resta importante soprattutto perché a decretare l’ordine sono stati i visitatori, gente che viaggia, conosce e sa valutare, ma anche perché ribadisce la validità del principale motivo di richiamo per i turisti in Sardegna. Ciò che in Sardegna non riesce a decollare, nonostante anni di tentativi, è il turismo nelle zone interne. In questo caso i visitatori consapevoli sono di meno ed è il loro parere che potrebbe pesare maggiormente e garantire quella svolta che l’Isola attende sul fronte dello sviluppo del turismo e della sua destagionalizzazione. Pochi che sanno molto, verrebbe da dire, perché addentrarsi nell’isola significa conoscere il territorio, le sue bellezze naturali, ma anche la tradizione e i costumi. Vuol dire respirare la storia di una regione. I due articoli che seguono hanno proprio [...] addentrarsi nell’isola questo obiettivo: suggerire un motivo per conoscere significa conoscere il l’altra Sardegna, quella territorio, le sue bellezze lontana dal mare, ma capace di offrire spunti naturali, ma anche la per una visita. C’è Burcei, tradizione e i costumi. paese chiuso tra i monti, che mette in mostra il proprio territorio, le feste della tradizione e le sagre legate ai pregiati prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento. C’è Gavoi che alle attrattive naturali, solo il lago di Gùsana meriterebbe di essere meta di un viaggio, ha saputo affiancare da qualche anno un festival letterario, “L’isola delle storie”, che al forte richiamo garantito da letteratura e cultura aggiunge la suggestione di vivere l’appuntamento tra le strade e le piazze del paese. La prima settimana di luglio per l’appuntamento di Gavoi, la prima di giugno per la sagra delle ciliegie e fine agosto per quella della carne di capra a Burcei. Appuntamenti che cadono in piena estate e consentono a chi sceglie la Sardegna per mare e spiagge di poter approfittare dell’occasione per conoscere anche altri aspetti dell’Isola al centro del Mediterraneo. Ma non basta sperare che la curiosità dei turisti abbia il sopravvento sull’abitudine, occorre solleticarla, la curiosità, creare un calendario sempre più fitto, interessante e vario. L’esperienza dell’Isola delle storie va ammirata e, non necessariamente nello stesso ambito, anche imitata.

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You Discover: l’altra Sardegna testo di Angelo Mulas foto di Luca Murgia

L’isola delle storie, pensieri di un gavoese

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A mio padre e mia madre sarebbe piaciuto abitare in questo nuovo paese e non avrebbero mai potuto immaginare quello che ogni anno avviene per le sue vie, quale magia oramai si ripete da otto anni. Mio padre acquistò la nostra attuale casa dalla famiglia di mia madre, erano gli anni dopo la guerra e la ricostruzione era appena cominciata. La casa avrebbe avuto bisogno di un restauro radicale, ma mio padre si permise solo alcuni interventi fondamentali. Il bagno era nel cortile, la cucina era composta da pochi mobili e il fuoco del caminetto serviva sia per scaldarsi che per cucinare. Questa era la nostra casa. Molto simile a quella della maggior parte dei nostri vicini e dei compaesani, benestanti o nobili esclusi. Tutte quelle case restaurate dopo la guerra con grandi sacrifici, tutte quelle case trasformate negli anni del benessere non hanno quasi mai smesso di essere abitate e oggi formano uno dei centri storici più vasti e vivi dell’intera zona. A mio padre e mia madre sarebbe piaciuto abitare in questo nuovo paese e sarebbero sorpresi dal numero di persone che vi si riversano ogni anno, nella prima settimana di luglio. Troverebbero strano che in questo periodo, con il caldo, che alle volte è insopportabile, la vicina piazza Sant’Antioco sia stracolma per sentire Michele Serra, Carlo Lucarelli o Giovanna Zucconi che intervistano Ermanno Olmi, Eugenio Scalfari o Roberto Vecchioni. La piazza, a vederla così viva, è unica. Il colpo d’occhio toglie il fiato, il paese e i monti vicini, ancora ricoperti di verde, fanno da cornice. Dal balcone della piazzetta di S’Antana ‘e Susu, stanno per cominciare a deliziarci con le sue provocazioni Gavino Ledda o con i suoi ricordi forti e commoventi Benedetta Tobagi. Dal cortile di Casa Maoddi, arrivano le voci delle decine di bambini che partecipano a incontri e spettacoli proposti dagli autori per l’infanzia e, anche gli adulti, più delle volte gradiscono. C’è il tempo per una pausa pranzo, un riposino ed è già ora di rimettersi in moto. I giardini di Binza Donnia ci aspettano, possiamo rilassarci con le letture di Geppi Cucciari, Massimo Gramellini o Marco Presta. Nel piazzale delle scuole elementari c’è il momento dedicato ai giovani autori: Paolo Giordano o Silvia Avallone, a presentarli ci sono Piero Dorfles o Lella Costa. Il programma prevede nuovi incontri in piazza di Sant’Antioco, nomi di primo piano come Dacia Maraini, Stefano Benni o Giorgio Faletti.

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La stessa piazza, dopo cena, sarà teatro dell’ultimo incontro della giornata, quello dedicato ad autori stranieri già conosciuti in Italia o che si stanno affermando. È notte, ripenso alla giornata trascorsa, alle vie e ai vicoli del paese perfettamente puliti grazie al personale del comune, ma anche a tutta la popolazione che ci tiene a fare bella figura in una circostanza come questa. Mi vengono in mente le decine di ragazzi volontari con le loro classiche magliette rosse, sono un punto di riferimento per i visitatori, li indirizzano e danno loro consigli. Ho in testa il mio paese che si appresta a organizzare per il nono anno consecutivo questa rassegna, senza tentennamenti, orgoglioso di rappresentare il centro Sardegna a livello organizzativo e culturale. Non ha prezzo vedere la gente affollare il palco, discutere di un libro o infiammarsi su un autore particolare. Per tre giorni non c’è stata una baruffa, uno scontro o un diverbio dovuto ad intemperanze alcoliche o altro. Gavoi è stata un’oasi perfetta. Alla fine di ogni rassegna mi convinco sempre di più che la discussione, il dialogo, la cultura ti aiutano ad essere in sintonia ed in armonia con te stesso e quando cultura e benessere interiore si incontrano arrivi ad essere una persona diversa e forse migliore. Venire a Gavoi per l’Isola delle Storie può diventare un’occasione per crescere tutti quanti assieme. Sì, sono sicuro che a mio padre e mia madre sarebbe piaciuto abitare in questo nuovo paese.

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GAVOI Est costruidu in candidu granitu Circundadu de montes e collinas; Li dat su Gennargentu arias finas, Cun s’orizzonte vastu ed infinitu. Abbas perennes, puras, cristallinas Cun su piscadu raru, isquisitu, Riccu d’armentos, de frutturas situ Laboriosas finas sas feminas. Cun sos Nuraghes e Domos de jana S’artisticu rosone e campanile Ti mostrat s’arte antiga e sa pisana. Affettuosa a s’istranzu e gentile Ricca de giuventude allegra e sana Meda attaccada e su modernu istile.

GAVOI E’ costruito in candido granito Circondato da monti e colline Il Gennargentu gli da aria fine Con l’orizzonte vasto e infinito. Acque perenni, pure e cristalline Con pescato raro, squisito Ricco di greggi, di frutteti Laboriose anche le donne. Con i nuraghi e le domus de jana L’artistico rosone e campanile Ti mostra l’arte antica e la pisana. Affettuosa al forestiero e gentile Ricca di gioventù allegra e sana Molto attaccata allo stile moderno.

Francesco Sedda Cidu (Coanu) Visse a Gavoi (21/02/1898 - 05/04/1949) Esordì giovanissimo alla scuola di Demetrio Urru e di Rettore Pira. Combattente della guerra 15/18, restano di lui accorate poesie e sonetti dal fronte. Visse sempre a Gavoi dove esercitò il mestiere di falegname. Descrisse in versi la vita gavoese degli anni venti e trenta. Raccolse in diversi quaderni tutte le canzoni e le poesie di Demetrio Urru e di Giovanni Zurru, con i quali ebbe ottimi rapporti.

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You Discover: l’altra Sardegna

testo di Luigi Zuncheddu foto di Giampaolo Mocci ricetta di Rinaldo Bonazzo

Il paese delle ciliegie

Lasciata la strada statale 125 Orientale sarda, chi alla sera sale per la provinciale 21, dopo l’ultima curva che dà sulla chiesetta di Santa Barbara, a poco meno di due chilometri dal paese può ammirare Burcei, come adagiato in un presepio illuminato. Allargando lo sguardo a destra e a sinistra lungo il rettilineo che porta al centro, con le montagne sullo sfondo, si può scorgere una parte della campagna con le vigne, i frutteti e gli orti, mentre si incontrano le prime case. All’inizio della primavera, nella vallata oltre il centro

abitato, si può ammirare un autentico spettacolo della natura con la fioritura dei ciliegi. Le ciliegie sono un prodotto caratteristico di Burcei e sono famose per la loro qualità, il profumo e il gusto. Il centro montano, quasi a 700 metri sul livello del mare, è posto su un crinale che si affaccia su Cagliari e sulla piana del Campidano; è facilmente localizzabile, data la vicinanza al Monte Serpeddì. Nel territorio comunale, ad un occhio attento sono rilevabili le testimonianze di insediamenti nuragici, punici

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e del periodo romano, ad indicare l’interesse per una zona dalle caratteristiche singolari per clima, ricchezza delle acque e dei pascoli e, non ultima per importanza, per la presenza di siti minerari. Fra le numerose foreste, sparse qua e là sulle montagne e alle pendici, è famosa quella che si trova lungo la valle del Rio Brabaisu, fra gli alberi secolari, lecci e ontani, numerosissime specie di animali. Tutte le località si possono raggiungere a piedi, in mountain bike e a cavallo, attraverso i sentieri secolari; in molte di esse si può arrivare anche in macchina.

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La storia dà notizia di un primo e un successivo insediamento attorno a Sa Mitza ’e su salixi, una sorgente localizzata nel centro storico, già dal secolo XVII ad opera di agricoltori e pastori provenienti in gran parte dai centri vicini. Nel centro storico restano alcune significative strutture dell’antica tradizione architettonica sarda dei centri montani; oltre alla bellezza e alla semplicità ritrovata, dopo il recupero di tali abitazioni, si può notare la cura degli abitanti nell’edificare nuove e confortevoli costruzioni dai colori vivaci. La chiesa parrocchiale, dedicata alla Madonna di Monserrato, fu costruita alla fine del secolo XIX. L’edificio, cui è affiancato un alto campanile, si presenta con un prospetto neoclassico timpanato e spartito da colonne, è a pianta ottagonale con cappelle laterali, mostra somiglianze con la chiesa parrocchiale di Guasila. Sono presenti altre due chiesette, dedicate a Santa Barbara e Sant’Isidoro: la prima si trova all’inizio del centro abitato, per chi proviene dalla strada provinciale 21, mentre la seconda è localizzata nella vallata delle ciliegie ed è ancora in costruzione. I sapori sono quelli del centro montano, con le specialità assolutamente genuine, preparate secondo i criteri affinati dalla tradizione e dalle nuove esigenze alimentari. Spiccano per qualità e prelibatezza le carni provenienti dai pascoli delle vicine montagne, gli ottimi formaggi caprini ed ovini, il pane tipico in semola di grano duro cotto nel forno a legna, gli squisiti salumi, fatti in casa in piccole quantità per una migliore cura dell’eccellenza del prodotto. Non manca il vino, la cui uva è raccolta dai vitigni a ceppo basso, i cereali e le verdure degli orti. Le ciliegie, secondo le caratteristiche dei vari tipi, sono il prodotto identificativo di Burcei, presenti anche nello stemma del Comune; sono colte durante un mese, tra maggio e giugno; alcune qualità sono adatte alla conservazione detta “sotto spirito”, secondo le antiche ricette. Durante l’anno sono numerose le feste dei santi. Nelle frequenti processioni per le strade del paese si canta il rosario in sardo, secondo la variante locale. Tra le feste collegate ai periodi più caratteristici dell’attività agricola e pastorale ci sono quelle di Santa Maria l’8 settembre, Santa Barbara la 1a domenica di giugno, Sant’Isidoro a maggio. Due sono, invece, le sagre principali: delle ciliegie la 1a domenica di giugno e de sa pezza ’e craba a fine agosto. Il silenzio e la serenità, elementi propri di ogni centro montano, a Burcei si arricchiscono e si esaltano fino a costituire un unicum; per questo, lo storico Angius nel suo celebre “Dizionario”, già negli anni Trenta del secolo XIX scriveva: “I pastori, allettati dalla copia del pascolo, dall’abbondanza dell’acque, dalla salubrità dell’aria, dalla dolcezza del clima vi condussero le loro famiglie”.

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Crostine alle ciliegie di Burcei Ingredienti per 6 persone: • Pasta frolla • 500 gr di ciliege di Burcei lavate e snocciolate • Cioccolato amaro in scaglie (qb) • Mezzo litro di latte • 1 pizzico di sale • Crema di mandorle: 200 ml di latte 200 ml di panna fresca 125 g di farina di mandorle 75 g di zucchero 15 g di amido di mais ( maïzena) mezzo cucchiaio di acquavite (se piace)

Preparazione Fase 1 - Preparazione crema di mandorle: In una ciottola versare lo zucchero e l’amido di mais. Mescolare aggiungendo il latte, dopodichè unire alla panna fresca. Avendo cure di aver ottenuto un’impasto omogeneo aggiungere la farina di mandorle. Mescolate fino a ottenere una crema densa e senza grumi. Fase 2 - Riscaldare il forno a 200 gradi. Fase 3 - Stendere la pasta frolla nelle formine per torta; Mettete le ciliegie sulla pasta frolla, 2 o 3 per formina; Ricoprire con la crema di mandorle e le scaglie di cioccolato (a piacere); Infornare e cuocere per 20 minuti.

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You Discover testo e foto di Patrizia Giancola

Una settimana in Val di Sole

Gennaio. Si parte verso una delle settimane di vacanza più magiche ed entusiasmanti dell’anno: quella sulla neve. Destinazione: Val di Sole, sulle Dolomiti di Brenta, la zona sciistica più vasta del Trentino occidentale. Località Di Maro, stazione Folgarida Marilleva: 60 impianti e 150 km di piste di diverse difficoltà per sciatori e snowboarders, collegate con Madonna di Campiglio e Pinzolo.

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Ci attendono discese fantastiche con gli sci, escursioni con le ciaspole, nordic walking e sci alpinismo in un paesaggio da fiaba, tra le Alpi maestose e gli abeti innevati.

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Partendo dalla cabinovia, a 8 posti, Daolasa Val Mastellina, arriviamo a Mastellina. Da qui, i più esperti possono raggiungere la nera di Folgarida, sede di numerose gare di sci e snowboard: lunga 1854 metri, larga 35, con 600 metri di dislivello. Tutti dovrebbero provare la sciata più lunga, con piste blu e rosse, circa cinque chilometri, dal Monte Vigo sino alla località Marilleva: si va verso la divertentissima e larga pista rossa Orso Bruno sino alla Pancianina, azzura, che si ricollega alla Panciana, rossa, che porta sino a Marilleva. Sulla cima del monte Folgarida si trovano i collegamenti con le stazioni di Marilleva e Madonna di Campiglio. Chi non scia può fare delle escursioni in autobus o piedi. Da vedere: la malga di Dimaro; la cappella sul dosso di santa Brigida, vicino a Folgarida, dove sorgeva un ospizio dei monaci che si dice fosse fondato dai templari; il Museo della Civiltà Solandra, a Malè, che ospita un’esposizione permanente di oggetti della società contadina dei secoli scorsi; il passo del Tonale.

Scheda informativa Come arrivare • in treno, da Trento, con il Dolomiti express: in un’ora si raggiunge la fermata di Daolasa Commezzadura e dopo una salita di 12 minuti in telecabina, si arriva al comprensorio Folgarida-Marilleva_Madonna di Campiglio; • in pullman, da Milano, Bergamo, Brescia; Savona, Genova, Piacenza, Cremona, Viareggio, La Spezia, Parma; • in aereo, da Verona-Villafranca, Bergamo –Orio al Serio, Milano –Linate, Milano –Malpensa, Brescia – Montichiari • in auto dalla A22 del Brennero e da SS42 del Tonale.

Per dormire, si consiglia lo Sport Hotel Rosatti, in via Campiglio, a Dimaro: atmosfera familiare, centro benessere, cucina ottima e curatissima.

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Obiettivo AT

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Queenstown (Nuova Zelanda) ph. Betty Seriani Š AT Photographer

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You Discover foto e testo di Valentina Morea

YUCATAN: un viaggio “responsabile” per incontrare I MAYA

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Un viaggio di turismo responsabile pone l’incontro con le popolazioni locali come momento centrale dell’esperienza turistica, rendendo il viaggio un’imperdibile occasione di confronto tra diverse culture, di conoscenza di un altro popolo, delle sue tradizioni, dei suoi usi e costumi, in un’ottica di scambio culturale. Partiamo dunque per lo Yucatan, penisola situata a sud est dello stato messicano, per incontrare gli eredi dei Maya, “los yucatecos” che abitano la penisola, fieri della loro diversità dal resto dei messicani.

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Circa metà della popolazione dello Yucatan è Maya, una sintesi eloquente dell’identità meticcia: nell’architettura, nella lingua, nella religione, nei costumi, nella gastronomia, la contaminazione tra l’antica cultura maya e quella dei “conquistadores” ha prevalso. “Un popolo che parla in spagnolo e pensa in maya”. Così definì gli abitanti dello Yucatán il celebre scrittore messicano Antonio Mediz Bolio. Simboli e miti sopravvissuti alla conquista spagnola: questa è la vera forza dei discendenti dei Maya, che crearono la più evoluta civiltà mesoamericana. L’elemento più evidente di continuità con il passato è proprio la lingua “maya yucateca”, da cui proviene il nome della penisola che questa popolazione abita da

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qualche millennio. L’origine del toponimo deriva da un equivoco. Gli Spagnoli intesero “u’y than” (Yucatán) ma era solo un commento alle prime parole dei “conquistadores”: “ascolta come parlano”, dicevano i Maya senza comprendere la nuova lingua. Ma il nome rimase incollato da allora a questa torrida pianura calcarea senza corsi d’acqua superficiali, ma percorsa da fiumi sotterranei che formano lagune di acqua fresca cui si accede da pozzi naturali profondissimi denominati “cenotes”. Oggi la penisola yucateca è una delle zone archeologiche più ricche d’America, che si allarga nel Chiapas, nel Belize, nel Guatemala, nell’Honduras, nel Salvador. Tutto lo Yucatan è costellato da una miriade di siti


archeologici: da Chichen Itza, una delle “sette meraviglie del mondo moderno”, a Tulum, l’area più importante della costa, dominata dal “Castillo” (una fortezza a picco sul Mar dei Caraibi) sino a Coba, nel cuore della giungla messicana, sito di intenso fascino caratterizzato dalla presenza dell’edificio principale, l’antica piramide di “Nohoch Mul” che con i suoi sette ripiani raggiunge l’impressionante altezza di quarantadue metri. Questa parte di Messico è oggi una delle mete turistiche più gettonate un paradiso per chi ama l’avventura, con formi¬dabili opportunità per lo snorkeling e le immersioni, uno straordinario patrimonio di antichi siti maya e tanto sole, sabbia dorata e scintillanti acque turchesi in grado di accontentare anche i più esigenti cultori della vita da spiaggia. Tuttavia il turismo di massa, quand’anche economicamente produttivo, può diventare in alcuni casi problematico – una vera e propria forma di inquinamento umano – per i luoghi a cui si rivolge;

Questo libro rappresenta un viaggio metaforico alla ricerca di un riscatto, di quegli abbandoni atavici, di padre in figlio, e dell’interruzione drammatica della loro relazione affettiva, che si sublima in “frammenti” di ricordi-diario chiamati a riempire un vuoto. Nel racconto viene fuori una città, Napoli, che ha mantenuto intatte le sue relazioni e che l’autore ci restituisce con emozioni nuove, forse per metabolizzare quelle “solitudini” che si è portato dentro per tanto, troppo tempo. Ines D’Angelo

in vendita presso le migliori librerie

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numerosi sono gli effetti negativi provocati dal turismo, come l’omologazione delle culture, la scomparsa delle lingue locali e il degrado dell’ambiente. Secondo il grande esperto di cultura maya Michael Coe, la minaccia più grave per la lingua e la cultura di questo popolo è rappresentata proprio dal turismo. Come possono dunque i viaggiatori contribuire a proteg¬gere le culture locali e gli ambienti a rischio di estinzione? La parola chiave è ‘rispetto’; rispettare la gente del posto, rispettare l’ambiente e la sua integrità. Viaggiare “responsabile” in queste terre vuol dire avere la possibilità di conoscere a fondo una cultura tanto diversa dalla nostra: lasciamoci accompagnare dalle guide locali a scoprire le coloratissime cittadine rurali o nel fitto della foresta pluviale per osservare le meraviglie di una natura

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rigogliosa e ancora incontaminata. Tra alberi dalla resina velenosa (chenchen) e relativi antidoti (chaca), tra imponenti cascate e lagune popolate da caimani, avremo la possibilità di incontrare, oltre ad animali di ogni tipo, i veri discendenti dei maya, lasciarci coinvolgere dai loro “riti purificatori” ascoltando le storie di credenze millenarie. Le popolazioni locali diventano così le vere protagoniste del nostro viaggio nonché dirette beneficiarie dei risultati economici derivanti da tale attività: il sostegno alle economie locali rappresenta il vero valore di questa forma di turismo. Viaggiare non è solo evasione e relax ma soprattutto interazione culturalmente profonda e sostenibile con l’ambiente in senso ampio, viaggiare “responsabile” vuol dire garantire un futuro diverso per tutti.

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AT on canvas

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First Light: Kinesava Shadows, oil on canvas (121.92cm. x 243.84cm.)

© 2011, Kathryn Stedham all rights reserved commisioned by the Utah State Public Arts

This painting is of Mt. Kinesava just outside Utah’s Zion National Park, and is a place near and dear to my heart. This particular view is from a friend’s ranch located just above and across the Virgin River which runs parallel to this magic mountain. Native Americans named Mt. Kinesava after the mischievous “Coyote God of the Canyon.”

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AT culturam! testo di Giuseppe Belli

Antichi mestieri del belpaese, tra le valli del Trentino Eccoci di nuovo insieme, in giro per il nostro paese, alla riscoperta degli antichi mestieri che caratterizzano non poco i luoghi che visitiamo rendendoli interessanti alla nostra vista ancor prima che per le loro bellezze naturali. Dopo una breve sosta riprendiamo il nostro viaggio, e partendo dalla Lombardia che abbiamo visitato la volta precedente, invitiamo i nostri amici turisti a visitare il Trentino, la più settentrionale delle regioni italiane prevalentemente montuosa e ricca di bellissime vallate intensamente coltivate e da boschi variegati. Per la seconda tappa del nostro giro immaginario ci inoltriamo in questa regione ricca di storia e tradizioni che grazie anche al suo forte senso di identità comunitaria ha conservato tradizioni antichissime e coltivato e valorizzato l’artigianato come in nessun altro posto. Restando sempre nel settore tessile non più però dei merletti che abbiamo incontrato in Brianza, qui, ancora oggi, troviamo artigiani impegnati nel tramandare antiche tecniche di lavorazione della “lana cotta”. Essa, oltre ad essere un tipico tessuto delle Dolomiti si caratterizza per essere fra i primi tessuti utilizzati dall’uomo che si è diffuso poi rapidamente in tutti i paesi del nord Europa. In passato, la lavorazione della lana cotta era molto faticosa. Prima si sfregava la lana vergine con forza bagnandola con acqua calda e sapone fino ad ottenere un panno compatto, poi, mediante una procedura laboriosa le fibre di lana venivano ristrette e infine si scompigliano fino a farla infeltrire. Oggi questo lavoro viene svolto dalle follatrici, lavatrici di grosse dimensioni, ed è stato notevolmente semplificato dall’introduzione delle macchine. Come la lana cotta, anche il Loden, è un tessuto caratteristico del Trentino Alto Adige, che tradotto dal tedesco arcaico significa per l’appunto ‘tessuto grezzo’ che nasce inizialmente come panno per i contadini prima ancora di essere usato per confezionare cappotti, cappelli e svariati capi di abbigliamento. Oggi, benché sia diventato un oggetto di alta moda resta comunque legato alla cultura di questi luoghi. Passeggiando per le stradine di montagna se ci guardiamo attentamente intorno, possiamo notare anche tanti manufatti in legno che denotano come da queste parti gli artigiani che lo lavorano sono tantissimi. Infatti è facile imbattersi nelle botteghe per la lavorazione del legno dove vengono creati gli oggetti più svariati: dai souvenir ai mobili su misura. Sempre legata all’arte della lavorazione del legno c’è anche la produzione dell’arte sacra con i crocifissi e la tradizionale arte presepiale rappresentata da splendidi manufatti che si possono ammirare in giro nei vari mercatini nel periodo natalizio. Famose sono le sculture in legno della Val Gardena per il loro valore artistico. Essa, situata nella parte nord-occidentale delle Dolomiti dell’Alto

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Adige si suddivide in tre splendidi comuni: Ortisei, Santa Cristina di Val Gardena e Selva di Val Gardena. La popolazione è di madrelingua ladina e la valle è

ufficialmente trilingue, infatti, tutte le informazioni sono riportate sia in ladino, sia in tedesco, che in italiano. In questa valle l’arte dell’intaglio del legno è antichissima e in essa i contadini trovarono un espediente per arrotondare gli esigui introiti del lavoro della terra. Senza allontanarci molto, in giro per queste bellissime valli, possiamo raggiungere l’incantevole paesaggio dell’altopiano di Pinè con i comuni di Baselga e Bedollo e della valle di Cembra situato a nord-est di Trento a novecento metri d’altezza che con i suoi laghi di Serraia e di Piazze è da anni meta di turismo. Oggi in queste zone possiamo scoprire il fascino dei posatori del porfido, una pietra che porta con sé la storia di questa parte del Trentino. Non si sa molto di questi posatori se non della loro attività manuale di selciare la ‘randa’, ovvero quella sezione di pavimentazione da ricoprire con il mosaico a cubetti. Questi artigiani rappresentano una tra le tante figure che caratterizzano il tessuto sociale ed economico di queste zone. Essi fanno un lavoro duro, all’aperto per le strade, e sono anche dei grandi conoscitori della pietra e del territorio, e non di rado, molti di loro, sono anche dei veri artisti di notevole sensibilità. Intanto, ai nostri amici turisti che in questo giro immaginario per le valli del Trentino si fossero nel frattempo infreddoliti, possiamo consigliare una pausa ristoratrice in una delle caratteristiche locande di montagna e salutarli per il momento secondo la tradizionale usanza bilingue che vige da queste parti: auf wiedersehen, arrivederci alla prossima tappa, per un altro fantastico viaggio alla scoperta degli antichi mestieri del nostro belpaese.

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... il filo di Arianna Cosa, come e perchè a cura di Sabina Contu ... scrivete a sabinacontu@yahoo.it

La fattoria didattica Con la campagna sarda lo spettacolo comincia.Immaginate di tornare per un attimo bambini, di rotolare sull’erba, di cogliere le piccole margherite sarde, sui lati delle strade di campagna. Poi fare sosta, in una tavola apparecchiata, in mezzo agli animali domestici che hanno fatto grande l’uomo come le pecore e i maiali, e i polli allevati nelle nostre campagne sarde uniche al mondo. Gustare un pezzo di formaggio, magari con la lattuga ed il miele e del pane fatto in casa. Poi scoprire come quel formaggio e quel latte nasce, anzi farlo nascere voi, insieme al fattore o pastore come lo volete chiamare. Ma la fattoria didattica non è una normale gita in campagna, soprattutto se coinvolgiamo le scuole ed i bambini. Meglio un incontro di preparazione con il personale docente: si concorda il programma e la proposta formativa e talvolta vi è anche un incontro propedeutico in classe. All’interno della fattoria i piccoli visitatori vengono accolti da operatori che hanno frequentato appositi corsi abilitanti per l’attività di animazione didattica, durante o dopo il percorso didattico viene di solito lasciato del tempo per il gioco in spazi adatti e delimitati e spesso viene offerta una merenda a base di prodotti dell’azienda agricola.Il metodo più semplice è quello di creare un laboratorio didattico ben strutturato, poichè solo in questo modo si riesce a programmare la gita in fattoria destinando a ciascun momento un’attività specifica per bambini, che dev’essere chiara, divertente e interessante. . Il latte è uno degli alimenti più apprezzati da bambini e ragazzi e dunque può essere un’attività davvero interessante organizzare un laboratorio dedicato, soprattutto se la fattoria dispone di animali da latte e di un caseificio. Da dove viene il latte? Da quanto tempo l’uomo beve il latte? Questi quesiti sono un ottimo punto di partenza per il laboratorio, da strutturare a seconda degli animali che fanno parte della propria fattoria. Si può inventare una storia sulla prima volta che un uomo di Neanderthal e l’antenato del bovino hanno fatto amicizia, oppure su come è stato inventato lo yogurt. Dal latte al formaggio e così via. Benvenuti nella fattoria didattica sarda. Non è difficile cominciare ma bisogna sapere vivere la campagna e gli animali. Tecnicamente la Fattoria didattica è una definizione usata per descrivere le aziende agrarie ed agrituristiche, nelle quali si svolge un’attività di accoglienza ed educazione di gruppi con percorsi didattici e ambientali. La qualifica di Fattoria Didattica viene assegnata solitamente dalla Regione sulla base dell’accettazione da parte dell’azienda agricola di alcuni standard definiti da una “carta della qualità”, in particolare l’azienda deve impegnarsi da un lato al rigoroso rispetto delle normative di sicurezza che comprendono la messa in sicurezza di materiali e sostanze pericolosi, la copertura assicurativa dei visitatori, la presenza di personale addestrato nel primo soccorso, la corretta segnalazione di eventuali aree ad accesso limitato dall’altro lato l’azienda

un’opportunità di business nel rispetto dell’ identità sarda

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deve presentare una proposta educativo/formativa legata all’effettiva produzione agricola o animale. In Sardegna, per garantire ai fruitori dalle fattorie didattiche un livello di servizi qualitativamente elevato, la Regione ha creato un sistema di accreditamento delle fattorie mediante l’iscrizione all’albo tenuto dall’Agenzia Laore Sardegna, cui potranno aderire aziende agricole e agrituristiche che sottoscrivano e mantengano gli impegni contenuti nella Carta della qualità. L’Agenzia ... aziende agricole Laore Sardegna e agrituristiche provvederà che sottoscrivano all’esame delle e mantengano gli domande e impegni contenuti nella all’iscrizione Carta della qualità delle aziende risultate idonee nell’albo regionale delle fattorie didattiche. Per potere essere iscritti l’azienda deve essere condotta da un coltivatore diretto e/o imprenditore agricolo professionale (come previsto dal D. Lgs. 29 marzo 2004 n.99 ). L’azienda deve svolgere un’attività di produzione animale e/o vegetale e deve adottare almeno uno dei seguenti sistemi produttivi: 1) produzione biologica e/o a basso impatto ambientale; 2) sistemi e tecniche di lavorazione dei prodotti agricoli aziendali e/o locali tradizionali; 3) sistemi produttivi inseriti in regimi di controllo e certificazione di prodotto e di sistema volontario o regolamentato. Le aziende inserite nel sistema delle fattorie didattiche dovranno: utilizzare il marchio regionale delle fattorie didattiche della Regione Sardegna concesso in uso alle aziende e garantire l’informazione sui servizi offerti dall’azienda attraverso la preparazione di locandine e brochure. Nella fattoria didattica il conduttore o un suo familiare coadiuvante, un socio (se si tratta di cooperativa) o un dipendente devono aver partecipato con esito positivo al corso abilitante per operatore di fattoria didattica di 90 ore organizzato da Ersat e quindi essere in possesso della relativa attestazione o essere in possesso di attestato di partecipazione a corsi equipollenti riconosciuti dall’Agenzia Laore Sardegna; frequentare a cadenza biennale corsi di aggiornamento per operatore di fattoria didattica della durata di 30 ore, organizzati dall’Agenzia Laore Sardegna o da altri enti accreditati. La normativa della Regione Sardegna prevede in sede di prima applicazione una deroga di un anno per l’adeguamento ai requisiti strutturali da parte delle fattorie didattiche che richiedono l’iscrizione all’albo. Le aziende inserite nel sistema delle fattorie didattiche possono utilizzare, per contraddistinguere e qualificare i servizi offerti,

il marchio regionale registrato dall’Agenzia Laore Sardegna.

Il marchio collettivo “Fattorie didattiche della Sardegna” rappresenta la Sardegna stilizzata in un disegno, su sfondo bianco, che ricorda un corpo umano. Il marchio è concesso in licenza d’uso per la durata di 1 anno e tale licenza è tacitamente rinnovata salvo recesso di una delle parti trasmesso mediante raccomanda con ricevuta di ritorno. Il soggetto che intende ottenere la licenza d’uso del marchio deve presentare domanda all’Agenzia Laore Sardegna che, entro 60 giorni dalla richiesta, delibera in merito alla concessione del marchio. La licenza d’uso non è trasferibile e deve specificare la tipologia di attività (comunicazione e promozione) per cui il marchio è concesso. Nel caso di prestazione di servizi, la licenza dovrà specificare i servizi oggetto della stessa. Termini di presentazione delle domande è il 31 dicembre di ogni anno.

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Obiettivo AT

Zebre, Riserva di Bandia (Senegal) ph. Massimo Cozzolino Š AT Photographer

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E’ emozionante scoprire nell’arsa savana dorata, fra le acacie spinose dal fusto ramato e giganti baobab dal battito sordo, zebre, rinoceronti, antilopi, struzzi e giraffe. Avvistarli tra i rami, con stupore e timore avvicinarsi a distanza sicura, quasi a voler carezzare e condividere la tua ammirazione per creature tanto splendide,quanto a rischio di scomparire. Sorprendente è, vedere la Regina maculata di quasi sei metri d’altezza, con passo elegante e sinuoso sfuggire a sguardi indiscreti. Sconvolgente è, come, nonostante la mole, scompare sotto i nostri occhi, se sosta immobile dietro un acacia. Natura effimera e perfetta. Massimo Cozzolino

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Obiettivo AT

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Antilope, Riserva di Bandia (Senegal) ph. Massimo Cozzolino Š AT Photographer


AT Decameron matita, gomma e mouse... a cura di Barbara Valuto

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ph. A.Lecis Š AT Photographer

CALZATURIFICIO ZAMBERLAN S.r.l. Sede: Via Marconi, 1 36036 Pievebelvicino di Torrebelvicino (VI) Tel. ++39 0445 660.999 Fax ++39 0445 661.652 http://www.zamberlan.com/ zamberlan@zamberlan.com

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AT MAGAZINE Cultura, Sport, Turismo, ecc. TESTATA GIORNALISTICA REGISTRATA PRESSO IL TRIB. DI CAGLIARI nr. 24/12 del 10/10/2012 Luogo e anno della pubblicazione: Cagliari, 2012 ANNO I Dati della società: AT di Giampaolo Mocci Via Tagliamento, 19 0932 - Assemini (CA) PI 03442500926 Editore Giampaolo Mocci Direttore Responsabile: Andrea Concas Per contattare il giornale: Cell. +39 3287289926 E-mail: info@atmagazine.it (per informazioni) redazione@atmagazine.it (per la redazione) Per le inserzioni sul giornale: E-mail: atpublimedia@atmagazine.it Informazioni sullo “stampatore”: Il provider che ospita il giornale è DominioFaiDaTe S.r.l. (società provider autorizzata a fornire al pubblico il servizio internet).

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Edizione IT/UK Mensile - Anno I Nr. 5 - Marzo 2013

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