Arcireport n 18 2016

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arcireport

settimanale a cura dell’Arci | anno XIV | n. 18 | 27 maggio 2016 | www.arci.it | report@arci.it

Cento e più Città 11 e 12 Giugno 2016

Referendum: l’Arci rivendica la legittimità a schierarsi nella sua autonomia di Francesca Chiavacci Presidente nazionale Arci

La campagna sul referendum costituzionale, pur nel mezzo di una tornata elettorale in cui vanno al voto molti comuni, ha conosciuto un’improvvisa fiammata che coinvolge in primo luogo l’Anpi, e che tocca anche l’Arci. Alcuni articoli di giornale - nelle settimane scorse, ma soprattutto in questi giorni - hanno riportato ricostruzioni su presunte spaccature all’interno dell’associazione. Quando siamo stati contattati dalla stampa (non sempre), abbiamo cercato di spiegare le modalità della nostra discussione e l’andamento del voto in Consiglio nazionale sugli atti presentati e la decisione di aderire nazionalmente al Comitato per il no al referendum. Le rappresentazioni, in vari articoli, di ciò che accade, nazionalmente e nei territori, su questo tema all’interno della nostra associazione sono state spesso fantasiose, ma soprattutto non rispettose della nostra autonomia. La nostra associazione ha preso, in maniera condivisa, una posizione netta, rivendica la sua autonomia e la sua piena legittimità di schierarsi. Ed è ben consapevole della sua complessità, poiché

vi convivono in tante forme e modalità sensibilità diverse, che magari dissentono dalla decisione del gruppo dirigente nazionale e dall’orientamento di numerosi comitati locali. Abbiamo sempre provato a essere la casa comune della sinistra e anche oggi, in un momento in cui svolgere questo ruolo è molto più difficile del passato, non saremo noi a voler restringere spazi di discussione e di confronto. Soprattutto su un tema così importante come quello di una modifica delle regole della democrazia, come la riforma elettorale e le modifiche costituzionali. Immaginavamo che la scelta (nostra e dell’Anpi) di schierarsi per il No a questa riforma costituzionale avrebbe fatto discutere. Mi ha sorpreso scoprire che lo scontro è subito arrivato al calor bianco. Abbiamo rinnovato la nostra solidarietà all’Anpi e a tutti i partigiani. Nelle prossime settimane proseguiremo il nostro percorso insieme, come è già avvenuto in questa settimana, attraverso patti di lavoro comune nei vari territori e l’organizzazione della raccolta di firme per la modifica della riforma elettorale e il no al referendum costituzionale.

Al gruppo dirigente dell’associazione spetta il compito di difendere l’unità dell’Arci, la sua natura plurale, la sua legittima capacità di espressione di soggettività politica. Ci auguriamo che il dibattito sulla riforma resti ancorato ai contenuti invece di degenerare definitivamente in un sondaggio/ plebiscito sul governo. E ci piacerebbe che tutto il nostro gruppo dirigente riuscisse a tenere un atteggiamento deciso ma sobrio. Così come abbiamo giudicato negativamente questa riforma che tende a ridurre la partecipazione, dobbiamo respingere tutti i tentativi di degenerazione in rissa. Come ha scritto Alfredo Reichlin in una sua bella lettera al Direttore di Repubblica, «l’Italia è a un passaggio cruciale della sua storia perché deve fronteggiare difficili sfide che mettono in discussione non tanto, cari ‘decisionisti’, i poteri del Capo del Governo, quanto le ragioni dello stare insieme degli italiani». In gioco c’è la modifica della Carta costituzionale. E dobbiamo dare il nostro contributo affinché essa non diventi uno strumento di scontro che approfondisce le divisioni nel paese.


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bancaetica

L’Assemblea di Banca Etica sperimenta il nuovo Regolamento elettorale di Giuseppe Di Francesco Arci nazionale

Banca Etica archivia la sua settima assemblea elettiva. La prima fu infatti quella del 30 maggio 1998, successiva al raggiungimento dell’obiettivo di raccolta di 12,5 miliardi (delle lire di allora) del capitale sociale minimo per costituire una Banca Popolare: quella assemblea dei soci cambiò la denominazione della ‘Cooperativa verso la Banca Etica’ in ‘Banca Popolare Etica - società cooperativa’ ed elesse il primo Consiglio di Amministrazione. L’Arci c’era, sin dalla costituzione nel 1994 della ‘Associazione verso la Banca Etica’, e c’era anche nel Consiglio di Amministrazione del 1998, in cui fu eletto Antonio (Nuccio) Iovene. In questi diciotto anni la banca è cresciuta, superando un miliardo (di euro) di risparmio depositato e quasi 700 milioni di prestiti erogati, con 45mila clienti e 38mila soci che hanno sottoscritto oltre 54 milioni di capitale sociale. E l’Arci ha mantenuto il legame forte e duraturo con l’istituzione finanziaria che aveva contributo a far nascere, legame che

si è espresso con la presenza significativa dei comitati e circoli Arci soci di Banca Etica nell’assemblea del 21 maggio e anche con la mia riconferma nel Consiglio di Amministrazione. Si è compiuta così la sperimentazione e la prima applicazione del nuovo Regolamento elettorale, che i soci di Banca Etica avevano approvato nel novembre 2015, dopo più di un anno di confronto che aveva coinvolto anche i ‘portatori di valore’: l’organizzazione dei soci con i GIT e le Aree, i soci di riferi-

Nuovo CdA per Banca popolare Etica

Ugo Biggeri confermato presidente Si è svolta il 21 maggio l’Assemblea Generale delle socie e dei soci di Banca popolare Etica chiamata ad approvare il bilancio e a eleggere il nuovo Consiglio di Amministrazione che guiderà la Banca nei prossimi 3 anni. L’assemblea si è svolta in contemporanea a Padova e a Madrid ed è stata trasmessa in diretta streaming per permettere alle socie e ai soci di seguire il dibattito e - per la prima volta - di votare anche a distanza. L’Assemblea è stato momento culminante di un lungo percorso che ha visto la partecipazione attiva di migliaia di socie e soci coordinati nei 90 gruppi di iniziativa territoriale disseminati in tutta Italia e in Spagna. Hanno partecipato alle votazioni 2.571 soci (pari al 6,5% della base sociale) tra presenti in sala a Padova e Madrid, presenti per delega e votanti online. L’assemblea ha votato per la prima volta con un nuovo sistema elettorale: i 13 componenti del CdA sono stati scelti mediante votazione tra 2 liste composte

da 9 candidate e candidati; ai quali si aggiungono altri 4 componenti eletti da un elenco di 8 candidati e candidate singoli. La lista che ha ottenuto più voti è stata quella partecipativa Per Banca Etica guidata dal presidente in carica, Ugo Biggeri, che ha ottenuto il 68,69% dei voti espressi. Il nuovo CdA di Banca Etica è dunque così composto: Ugo Biggeri, presidente (riconfermato), Andrea Baranes, Nicoletta Dentico, Giuseppe di Francesco, Anna Fasano, Giacinto Palladino, Mariateresa Ruggiero, Pedro Manuel Sasia Santos, Sabina Siniscalchi, Adriana Lamberto Floristan, Maurizio Bianchetti, Marco Bianchi, Marco Carlizzi. Questi ultimi quattro sono stati eletti dall’Elenco dei candidati singoli. L’Assemblea ha anche approvato il bilancio 2015 che conferma la costante crescita della prima - e tutt’ora unica banca italiana interamente dedita alla finanza etica. www.bancaetica.it

mento, i dipendenti. Le due liste che si sono confrontate in assemblea riflettevano le due differenti modalità con le quali il Regolamento consentiva di costruire la composizione prevalente del Consiglio di Amministrazione (9 consiglieri su 12): una ‘Lista partecipativa’, poi risultata vincente, nata con il sostegno dei portatori di valore (e che l’Arci ha sin dall’inizio appoggiato) ed una ‘Lista autonoma’, nata con la raccolta delle firme. Ed è stata una prima volta anche per la possibilità di votare, oltre che nelle due sedi fisiche di Padova e di Madrid, anche online: era un’altra novità del nuovo Regolamento, e sono stati più di mille i soci che si sono registrati per poter votare online, nei giorni precedenti e poi durante l’assemblea dei soci, che era possibile seguire anche in streaming. Il complesso sistema elettronico di voto ha funzionato bene, anche se un cavo staccato ha costretto a ripetere proprio la votazione più delicata, quella per la scelta tra le due liste candidate per il Consiglio di Amministrazione. Tuttavia, nonostante si siano moltiplicate le modalità di presenza in assemblea, non è di fatto decollata la partecipazione, che resta ben al disotto del 10% della larga base sociale della Banca: sarà uno dei temi su cui dovrà certamente lavorare il nuovo Consiglio, anche per sostenere il modello di organizzazione dei soci nel territorio con i GIT, che già nel 1998 furono protagonisti in assemblea, con la vecchia denominazione di Gruppi di Intervento Territoriale. L’assemblea ha anche rinnovato il patto con le organizzazioni sociali che contribuirono a far nascere la banca, con l’approvazione del (nuovo) regolamento del Coordinamento dei soci di riferimento, un altro elemento rilevante della partecipazione della base sociale alla vita attiva di Banca Etica, e un altro segno rilevante della sua singolarità.


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5+2x1000

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Non possiamo stare fermi Cosa si fa nei circoli e nei comitati Arci: alcune esperienze raccontate per promuovere la campagna del 5xmille e 2xmille. Sul sito www.5x1000arci.it schede complete e testimonianze Palermo: Circolo Arci Porco Rosso

Arci Basilicata: Progetto SPRAR Provincia di Potenza

Uno spazio che nasce dalla voglia di resistere, in una città come Palermo stretta tra le scorie di decenni di malgoverno e il controllo mafioso del territorio. Il circolo ambisce ad essere un laboratorio aperto di analisi sulle condizioni della città, basandosi su un forte radicamento sociale e sull’obiettivo di rafforzare la rete delle attività culturali, politiche e sociali del capoluogo siciliano. I destinatari delle attività sono chiunque voglia vivere da protagonista il proprio tempo e i conflitti sociali contemporanei, a partire dai giovani precari, i disoccupati, gli studenti e i migranti. Il circolo opera soprattutto nel quartiere Ballarò, ha partecipato alla fondazione del comitato di quartiere ed ha costituito un collettivo molto attivo nell’organizzazione di iniziative artistiche, musicali e culturali sempre legate alla promozione dei diritti sociali e civili e alla partecipazione politica nel senso più ampio.

www.arcipalermo.it/index.php/i-circoli/3-arciporco-rosso

Il progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) ha come ente titolare la Provincia di Potenza e come partner l’Arci regionale e la fondazione Città della Pace per i bambini Basilicata. Il progetto riguarda 5 comuni della provincia e può ospitare fino a un massimo di 64 persone. Le attività sono finalizzate a fornire supporto per l’integrazione e l’autonomia dei migranti sul territorio in cui sono ospitati, attraverso azioni di accompagnamento economico, abitativo, legale, formativo, lavorativo, psicosociale e sanitario. Il metodo adottato è quello dell’accoglienza diffusa in appartamenti situati nelle zone centrali dei comuni che aderiscono al progetto, in stretta collaborazione con le istituzioni e le organizzazioni pubbliche e private. Molte sono le ricadute positive sul territorio, in termini sociali e culturali, ma anche dal punto di vista economico e occupazionale.

Arci Roma: Viva Musica

Arci Ravenna: Cinema Gulliver

Un progetto, nato nel 1992, che in circa 25 anni di attività è cresciuto, passando da una piccola stanza per le lezioni di musica a realtà territoriale consolidata, che ha l’obiettivo di valorizzare, a Roma, l’interesse per la musica e l’arte in ogni sua forma ed espressione. Questo innanzitutto attraverso la condivisione, che si realizza attraverso mostre, dibattiti, presentazione di libri, concerti, attività creative e scambi su temi culturali. Le attività principali sono il Caffè letterario (mostre, proiezioni, concerti, masterclass e attività ludiche) e i corsi di Musica e Arte. La struttura, totalmente climatizzata e insonorizzata, offre 16 aule, le sale prova, lo studio di registrazione, l’area co-working, la sala mostre e un auditorium. È anche dotata di moderne strumentazioni. Lo staff è giovane e preparato, selezionato tra i migliori docenti della capitale per lavorare con adulti e bambini. www.viva-musica.it

Una sala d’essai di 144 posti in un paese della Bassa Romagna, Alfonsine, cittadina di 12 mila abitanti, segnata dall’esperienza della Resistenza e dall’amore per il cinema. Qui il regista Montaldo girò L’Agnese va a morire e qui è nato il barbiere protagonista di Il treno va a Mosca, avventura di un gruppo di alfonsinesi nell’Unione Sovietica degli anni ’50, documentata con una pionieristica cinepresa 8mm. Gestito dal 2012 da Arci Ravenna, il cinema Gulliver è un punto di riferimento non solo per la comunità alfonsinese, ma anche per l’intera provincia. Propone attività cinematografica per 8 mesi all’anno, da ottobre a maggio, per 5 giorni alla settimana, con mattinate per le scuole e cinema per le famiglie. La sala prevede una programmazione di qualità, incontri con gli autori e con esperti. Ospita, accanto alle proiezioni, altri eventi come conferenze, mostre, corsi, spettacoli di vario tipo. www.arciravenna.it/it/news/Generica/i-film-dellasettimana-al-cinema-gulliver-di-alfonsine.html


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ambiente&benicomuni

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Fermare il decreto Madia! L’Italia non si vende

Difendere i beni comuni e i servizi pubblici locali. Sintesi dell’appello lanciato dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua

È stato approvato, in via preliminare, dal Consiglio dei Ministri il Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale, decreto legislativo attuativo dell’art. 19 della L. 124/2015 (Legge Madia). Il decreto, ora all’esame del Consiglio di Stato e della Conferenza Unificata, verrà approvato in via definitiva entro la fine del mese di giugno. Il Testo unico è un vero e proprio manifesto liberista, la cui finalità è quella di promuovere «la concorrenza, la libertà di stabilimento e la libertà di prestazione di servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione dei servizi pubblici locali di interesse economico generale». Si tratta di un provvedimento che, cinque anni dopo la straordinaria vittoria referendaria sull’acqua e i beni comuni, vuole imporre la privatizzazione di tutti i servizi a rete, dall’acqua all’energia, dai rifiuti al trasporto pubblico locale, espropriando gli enti locali e le comunità territoriali di ogni facoltà nel determinare l’articolazione territoriale dei servizi e le

politiche tariffarie. E perché sia chiaro a tutti come l’anomalia referendaria vada definitivamente consegnata agli archivi, il decreto reintroduce nella composizione della tariffa l’«adeguatezza della remunerazione del capitale investito», ovvero i profitti garantiti, nell’esatta dicitura che 26 milioni di cittadini hanno democraticamente abrogato. Il decreto Madia prova a chiudere il cerchio aperto dalla straordinaria vittoria referendaria del giugno 2011, attaccando esplicitamente la stessa nozione di servizio pubblico locale e prefigurando l’intervento del pubblico come di supporto al mercato. Nella stessa direzione va l’azione parlamentare del PD e della maggioranza sulla legge d’iniziativa popolare promossa nel 2007 dal movimento per l’acqua, avendone stravolto l’impianto generale e i principi, a partire dalla soppressione dell’articolo 6 che disciplinava i processi di ripubblicizzazione. Forte di quanto ottenuto con gli attacchi ai diritti del lavoro (Jobs Act), alla scuo-

la pubblica (Buona Scuola), alla difesa dell’ambiente e dei territori (Sblocca Italia), il governo Renzi, rispondendo a precisi interessi delle grandi lobby finanziarie, tenta l’assalto ai servizi pubblici locali. L’insieme dei provvedimenti che stiamo subendo corrisponde pertanto alla messa in vendita dell’intero Paese ed alla contemporanea riduzione dello spettro dei diritti civili e sociali. Fermare questo attacco non è una sfida che può raccogliere un solo movimento o una sola organizzazione. L’ennesima drammatica partita è appena cominciata. A tutte le donne e gli uomini che da anni si battono per l’acqua, per i beni comuni, per i servizi pubblici e per un altro modello sociale il compito di giocarla fino in fondo. Per questo proponiamo di avviare una grande campagna per il ritiro immediato del decreto Madia, promuovendo assemblee e iniziative in tutti i territori in difesa dei beni comuni, dei servizi pubblici e della gestione partecipativa delle comunità locali. L’Arci è tra i firmatari dell’appello.

Il Muos di Niscemi sotto processo per reati ambientali L’Arci Sicilia si costituisce parte civile di Teresa Campagna Ufficio stampa Arci Sicilia

Il Mediterraneo non deve essere frontiera di guerra: è stato la culla della democrazia moderna, il luogo di incontro e di scambio tra i diversi popoli che lo abitano; negli ultimi anni si è trasformato sempre di più in luogo di morte per migliaia di migranti in fuga, spesso, dalle stesse guerre alimentate dagli interessi economici delle superpotenze mondiali. Il Muos della Marina militare degli Stati Uniti d’America rientra in questa logica. Ed è a questa logica criminale, di guerra, che l’Arci si oppone da anni in tutti i modi ed in tutte le sedi. L’ultima in ordine cronologico è l’atto di costituzione di parte civile nel processo che si è aperto la scorsa settimana sulle responsabilità penali di chi ha autorizzato le opere abusive per la realizzazione del sistema satellitare in contrada Ulmo a Niscemi. Il processo è stato aggiornato al prossimo 22 luglio. Ma nel tempo l’Arci è stata presente nel territorio di Niscemi con diverse tappe della Carovana Antimafie, con presidi, ha partecipato alle tante marce e manifesta-

zioni, ha promosso incontri e dibattiti. Il Muos non è solo uno strumento di guerra, ma è dannoso per la salute dei cittadini ed è stato realizzato in zona di in edificabilità assoluta, con la compiacenza di un governo regionale totalmente asservito al potere statunitense, e a quello di Roma, e che ha, più volte, preso in giro i siciliani. Il governatore Crocetta ha avuto posizioni ondivaghe, facendo proclami di pace, senza poi mettere in pratica le sue parole. Bastava soltanto che ritirasse gli atti prodotti in precedenza, in autotutela. Ma non è stato così. Anche da Roma non sono stati da meno, con superficiali studi sulla nocività delle emissioni del Muos sulla salute dei cittadini. In realtà non è stato mai verificato quanto siano dannose realmente le antenne perché fino ad oggi le prove sono state fatte non con l’impianto a pieno regime. Quelle che vengono fuori dalle stanze del potere sono soltanto bugie su bugie. Certo non è facile mettersi contro gli States, soprattutto per certi politici che

politici non sono, ma solo passacarte. Ma il team di avvocati dell’Arci e delle altre associazioni, oltre che del Comune di Niscemi, sono come mastini che non lasciano la presa. Il Muos adesso è sotto processo, dopo il sequestro degli impianti, a seguito della sentenza del TAR di Palermo che aveva dichiarato illegittime le autorizzazioni per il cantiere all’interno della sughereta. È un fatto importante che comincia a tarlare le convinzioni di chi è convinto di potere agire contro la volontà non solo dei niscemesi ma di tutti i siciliani. La Sicilia deve essere un’isola di pace e di accoglienza. Le istituzioni hanno l’obbligo di tutelare la salute dei cittadini e salvaguardare l’ambiente. L’Arci Sicilia ha chiesto diverse volte al governo della Regione siciliana di rispettare l’art.11 della Costituzione italiana, di abbandonare i proclami e di agire per il bene della Sicilia e dei siciliani. Ma così non è stato e adesso la vicenda, o almeno una parte di essa, sarà discussa nelle aule di Tribunale.


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giocod’azzardo

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Giocatori d’azzardo patologici e servizi bancari Le indicazioni di BPER per tutelare la famiglia del giocatore patologico di Matteo Iori presidente dell’associazione onlus Centro Sociale Papa Giovanni XXIII

Era il dicembre del 2012 quando cominciai a riflettere con Andrea Cavazzoli, referente dell’area Responsabilità sociale d’impresa del gruppo BPER Banca, dell’importanza di costruire materiale per aiutare le famiglie dei giocatori patologici a tutelare i loro risparmi e nel 2013 cominciammo a scriverlo. Grazie alla disponibilità della Banca e alla collaborazione con gli uffici legali, dopo il lutto e la perdita di Andrea Cavazzoli, nel 2016 vede finalmente la luce il vademecum Giocatori d’azzardo patologici e servizi bancari. Le indicazioni di BPER Banca per tutelare la famiglia del giocatore patologico. La sua importanza è determinata dal fatto che nell’esperienza della nostra associazione reggiana, ma anche come esperienza del Conagga (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo), abbiamo spessissimo richieste di famigliari che si ritrovano un giocatore patologico in casa e che non sanno come approcciare il problema. Generalmente il giocatore non

riconosce neppure il problema oppure lo riconosce ma semplicemente non ha la forza per fermarsi. Il giocatore, in preda alla patologia da gioco d’azzardo, sente fortissimo l’impulso di recuperare più soldi possibili per poter continuare a giocare fino a quando «non arrivi la grande vincita» che è convinto di meritare, e solo dopo restituirà i soldi che ha preso e sistemerà i propri debiti. Per finanziare il suo gioco è disposto a mentire, imbrogliare, usare stratagemmi, anche e prima di tutto con la propria famiglia. Non è mai facile dare i consigli giusti ad un familiare che chiede aiuto, né parlare di cose complesse come il denaro e la sua gestione. È proprio in questo momento che una cosa come il vademecum diventa uno strumento utilissimo per aiutare le persone a riuscire a mettere sullo sfondo un problema molto vasto e disarmante (la dipendenza da gioco e la relazione col proprio caro) e concentrarsi sulle azioni pratiche che si possono cominciare a

mettere in atto. La relazione col giocatore è molto importante ma lo è altrettanto aiutare il familiare a tutelare il proprio patrimonio, a limitare i danni, ed evitare che ciò che rappresenta una vita di risparmi possa essere dilapidato, venduto o ipotecato, in poco tempo. Per questi motivi è utilissimo avere qualche strumento per controllare le operazioni sospette, sapere quali siano i possibili interventi a sostegno della famiglia su bancomat, conto corrente, conto online, assegni, carte di credito, cessione del quinto dello stipendio, fidi, sconfinamenti, rate non pagate, censimento di tutti i debiti, sovraindebitamento, usura, amministrazione di sostegno, ed altro ancora; nella speranza che, un domani, lo stesso giocatore patologico sia riconoscente di avere avuto una rete di sostegno che si è mossa per arginare i danni. Il vademecum è scaricabile dall’home page del sito www.libera-mente.org o dall’area RSI del sito del gruppo BPER Banca.

L’impegno di Arci Savona contro il gioco d’azzardo di Alessio Artico presidente Arci Savona

Da anni Arci Savona è impegnata contro il gioco d’azzardo e la diffusione di slot machines nelle proprie basi sociali. Questo impegno è una scelta di campo basato sull’idea che il gioco sia un fatto

importante della vita delle persone, ma che perdere soldi scommettendo non abbia nulla del gioco, anzi si tratti, con le sue modalità compulsive, di una pericolosa malattia che provoca danni fisici e psicosociali sia ai giocatori sia ai loro affetti più cari. Le nostre sedi sociali svolgono un’azione quotidiana di ricreazione, di promozione sociale e di solidarietà, che è incompati-

bile con il gioco d’azzardo. Pertanto, Arci Savona ha promosso iniziative pubbliche ed all’interno dei propri circoli e società di mutuo soccorso. Da un lato, i gruppi dirigenti sono stati sensibilizzati e sostenuti nell’iter di dismissione delle slot, favorendo e promuovendo iniziative sociali e mutualistiche per incrementare il numero di soci ed il bilancio sociale. Questa azione pluriennale ha portato alla dismissione delle slot in diverse basi ed a un riconoscimento generale delle SMS/circoli aderenti all’Arci come slot free anche se in provincia permangono ancora un paio di basi con slot machines. Dall’altro, Arci Savona è parte attiva in varie iniziative pubbliche come il progetto Non si gioca con la vita promosso dal Comune di Savona in collaborazione con l’ASL 2 savonese con una serie di eventi per sensibilizzare la cittadinanza sui rischi del gioco d’azzardo e della ludopatia. Proprio in questi giorni, Savona ospita

la mostra di vignette Per gioco non per azzardo realizzata da Unipol e proposta da Arci Savona grazie ad una collaborazione tra il gruppo assicurativo bolognese e l’Arci. Attraverso le vignette, che sono presentate in SMS, circoli e luoghi pubblici, sarà possibile sorridere ma anche riflettere ed acquisire maggiore consapevolezza su un tema così importante. Tutto questo perché siamo convinti che il gioco vuol dire socializzare, aggregare, condividere e non isolare e distruggere!

Mettiamoci in gioco La campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo Mettiamoci in gioco, a cui aderisce anche l’Arci, ha presentato due proposte per contrastare il gioco d’azzardo patologico e il riciclaggio che si registra nel settore: divieto assoluto di pubblicità del gioco d’azzardo e uso di tessera sanitaria per giocare. Dettagli su www.mettiamocingioco.org


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cultura&informazione

La partecipazione è il metodo migliore per far vivere la Rai del futuro Si costituisce il Comitato PubblicaRai. Aderisce anche l’Arci In occasione della consultazione, indetta dal Governo in vista del rinnovo della concessione di servizio pubblico, si è costituito il Comitato di associazioni ed esperti PubblicaRai per il bene comune, allo scopo di aprire nel Paese un dibattito vero, profondo e partecipato sul ruolo e sul futuro del servizio pubblico, rivendicando il protagonismo dei cittadini in questo processo. Con la riduzione dell’autonomia del servizio pubblico dall’esecutivo - principio ribadito da varie sentenze della Corte Costituzionale ed eluso dalla recente riforma della governance della Rai - i cittadini hanno perso un ulteriore spazio democratico e di rappresentanza. Spazio che il Comitato PubblicaRai intende riconquistare anche attraverso l’istituzione, all’interno della Rai, di una sede permanente di confronto e di scambio - un consiglio

della partecipazione - che rappresenti le molteplici espressioni della società civile, e sia l’interfaccia per verificare l’efficacia del servizio pubblico e l’adempimento della sua missione. Allo stesso modo, la consultazione pubblica che oggi ha carattere sporadico e aleatorio, anche per gli effetti del digital divide e della scarsa informazione, dovrebbe assumere cadenza regolare lungo tutta la vigenza della concessione, per meglio aderire alla vastità dei compiti indicati dalle linee guida, alla complessità culturale e sociale del nostro Paese e alla velocità delle trasformazioni che vi si compiono. Il Comitato PubblicaRai, nel darsi questi precisi obiettivi, organizzerà nei prossimi mesi incontri e seminari per offrire ai cittadini, così come al decisore politico, strumenti di analisi e conoscenza utili a

definire perimetro, contenuti e mission del servizio pubblico del futuro. Per assolvere alla sua funzione, il Comitato si dota di un coordinamento ristretto, con durata semestrale, attualmente composto da Appello donne e media, Articolo 21, Cittadinanzattiva, Libertà e Giustizia, Moveon italia, Net left, Ucsi, e di un portavoce, nella persona del giornalista Giorgio Balzoni. Aderiscono al Comitato: Adusbef, Appello donne e media, Arci, Articolo 21, Associazione stampa romana, Assoprovider, Cittadinanzattiva, Confronti, Federconsumatori, Fials, Fish, Fnsi, Giuristi democratici, Indignerai, Libera, Liberainformazione, Libertà e Giustizia, Moveon italia, Net Left, Nuovi occhi per i media, Sindacato cronisti, Ucsi, Unione artisti Unams, Usigrai

Radici, mobilità, ancoraggi: il Festival internazionale di musica ‘Gnaoua’ di Tullio Bugari Arci Marche

Andavamo a un festival musicale e invece... Gnaoua si riferisce sia alla musica che alle confraternite maghrebine custodi di una tradizione nata dai discendenti di gruppi etnici dell’Africa centro occidentale, che hanno condiviso la schiavitù e qui si sono fusi con le popolazioni berbere. E poi Essaouira, in Marocco, ventosa, in faccia all’Atlantico, abitata da una comunità ebraica che fino a pochi decenni fa era maggioranza. Tanti volti fusi insieme. Negli anni Sessanta si fermò qui il Living Theatre, poi passarono Jimi Hendrix, i Rolling Stones e altri, che insieme a gruppi musicali locali ne fecero una città hippy peculiare. In anni recenti non sono mancati scambi con il Salento, nei laboratori di danza o nei musicisti di qui invitati alla Notte della Taranta. Uno scambio di magie e storie profonde. La musica Gnaoua è parte integrante dei rituali di possessione, la derbeba, nella lunga notte, la Lila, che inizia quando i musicisti passano dal repertorio profano a quello sacro, e allora attraverso la musica e la danza è la sofferenza del passato che viene rivissuta, per controllarla affinché non si ripeta o non sfugga al controllo. Gli strumenti hanno una funzione precisa, riproposta nello spettacolo moderno. Il

guembrì è sia strumento a corda, con tre corde, che a percussione, con un manico che è un bastone e la cassa armonica una scatola di sessanta per venti per quindici. Da non lasciare mai incustodito o in luoghi non adatti per non far infuriare i mlūk, gli spiriti. Il suono sembra elegante come una carezza che s’insinua, penetra e si ripete. Lo suona il maalem, il maestro, cantante del gruppo, a cui i musicisti rispondono in coro con i controcanti, battendo il ritmo con i tamburi o agitando i crotali, sonagli di ferro. Sui diversi palchi, in piazza Moulay Hassan, in spiaggia e altri luoghi, i musicisti Gnaoua si sono alternati con artisti americani o gruppi africani di diverse tradizioni o sperimentazioni. L’ideatrice del Festival, già alla diciannovesima edizione, è una donna, Neila Tazi, che sta lavorando perché Gnaoua entri a

far parte del patrimonio dell’UNESCO. Accanto agli eventi musicali, anche un forum sulla diaspora africana, Radici, mobilità, ancoraggi, un tema purtroppo sempre attuale. Il Festival è internazionale ma la città lo segue senza affanno. La musica è ovunque. Nei laboratori gli artigiani fabbricano grembrì o scaldano le pelli dei tamburi, ci disegnano mani usando l’hennè. Nelle piazzette incontri gruppi di 4 o 5 musicisti con grembì e crotali, e anche altri più numerosi, come confraternite che si preparano, oppure ambulanti a coppie, in mezzo una fiumana di gente, turisti ma ancora di più persone del posto e famiglie. Non mancano nemmeno ragazzi marocchini o sub sahariani con il sacco a pelo come nei Festival d’altri tempi in Europa, o artisti di strada. Essaouira è un bazar all’aperto con i suoi multiformi oggetti, borse di pelle, tessuti di lino, prodotti di argan, anelli, bracciali, oggetti incisi nel legno, antichi o ripetuti per il consumo dei turisti, attraverso i quali comunque scrutare storie più lontane, se si è capaci di decifrarle. E tanto, tanto altro ancora che non si può racchiudere in poche righe, occorre viverlo di persona. www.festival-gnaoua.net


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arcireport n. 18 | 27 maggio 2016

migranti

Report da Idomeni di Sara Prestianni ufficio Immigrazione Arci

Gli autobus partono a decine dal campo di Idomeni, scortati da macchine della polizia greche, carichi di rifugiati, raggiungono i campi di accoglienza nelle periferie di Salonicco e Atene. Nel campo di Idomeni, reso inaccessibile a volontari e giornalisti, lo sgombero continua anche mentre scriviamo. Per ora pacifico. I rifugiati sono fatti uscire tenda per tenda. Subito dopo una ruspa distrugge tutto ciò che rimane del loro passaggio. Il governo conta di svuotare il campo in 48 ore. Per ora sono stati portati via quelli che non hanno fatto opposizione, ma già dai giorni precedenti allo sgombero il clima di tensione era palpabile. Con decisione random la polizia chiudeva l’accesso al campo. I rifugiati sono stati portati all’esasperazione perché non si opponessero, stremati, allo sgombero. Una voce da un altoparlante ripeteva in kurdo e arabo che dovevano lasciare il campo, se non volevano essere costretti con la forza. Una giovane donna siriana si sfoga: «Non voglio andare in un altro campo, perché non voglio restare in Grecia. Mio marito è in Germania. Andare in un campo di accoglienza militare sarebbe

allontanarmi ancora di più dalla frontiera, avere orari di entrata ed uscita, stando nelle stesse condizioni miserabili in cui sono ora». Viste le condizioni dei centri di accoglienza - 100mila posti trovati in pochissimi giorni dal Governo su pressione dell’Ue - è facile capire perché nessuno se ne vorrebbe andare. Capannoni militari, stadi o aeroporti abbandonati riempiti di tende sono i nuovi centri di accoglienza. L’Unione Europea sta di nuovo strozzando la Grecia, questa volta non sulla pelle dei suoi abitanti, ma su quella di migliaia di rifugiati che si trovano bloccati nel paese. Nessuno dei rifugiati rimasti nel limbo greco, dopo la chiusura della frontiera macedone e l’accordo Ue-Turchia, vuole restarci, ma essere a Idomeni significa conservare la speranza di potersene andare. Vivere accampati alla frontiera macedone significa sperare di riuscire a passare. Allontanarsi dopo mesi di resistenza nell’inferno di Idomeni significa rassegnarsi. Quei pochi che hanno ancora soldi si affidano ai trafficanti, ma la maggior parte viene respinta. Quasi tutti avrebbero diritto a entrare nel processo di ricollocamento, essendo soprattutto

siriani, ma il sistema non funziona. Tutti sanno che l’unico modo per raggiungere altri paesi europei è farlo con i propri mezzi. Ma molti non hanno più niente, nemmeno la speranza, e dicono di voler tornare nei loro paesi, pur sapendo che questo significherebbe per molti andare incontro alla morte. A Idomeni ormai restano solo donne e soprattutto bambini. Chi temeva uno sgombero violento ha lasciato il campo la notte prima, spostandosi in altri campi informali creatisi attorno alle stazioni di benzina. Alcuni sono lì da 3 mesi, altri sono arrivati dopo l’annuncio dello sgombero. Qui non c’è nemmeno l’acqua. Il proprietario della stazione di benzina fa pagare 5 euro una doccia e il costo dei beni di prima necessità è aumentato. Temono anche loro di essere sgomberati. L’Europa sta tendendo in ostaggio più di 50mila persone in Grecia, facendo dello sgombero di Idomeni il simbolo della sua fermezza politica. Quando invece, a vederlo da vicino, lo sgombero e l’agonia a cui sono costretti i rifugiati è l’ennesima prova della morte dell’Europa dei diritti e del buonsenso.

Si paventa l’invasione, ma intanto nel Mediterraneo si continua a morire di Filippo Miraglia Vicepresidente nazionale Arci

Il ‘miracolo’, come titolava nei giorni scorsi il Corriere della Sera, è effettivamente una buona notizia: 562 persone salvate da una nave della nostra Marina. Ma i morti, 5 quelli accertati (ma chissà se ci sono scomparsi e quanti sono) sono andati nel sottotitolo. Se fossero stati italiani l’ordine sarebbe stato inverso. Ma si sa, gli esseri umani non sono tutti uguali e se uno viene dall’Africa vale molto meno di un italiano o di un europeo. E poi dire che ci sono alcune centinaia di persone salvate e non mettere in risalto il fatto che comunque si continua a morire in mare, serve implicitamente ad alimentare la retorica dell’invasione. Infatti, nell’articolo interno, si legge che, nonostante i dati indichino che rispetto all’anno passato gli arrivi sono diminuiti del 9%, gli ‘esperti’ sono convinti che siamo solo all’inizio e che centinaia di migliaia di persone siano ‘ammassate’ in attesa di partire. Su Repubblica l’ammiraglio Credendino (che guida l’operazione Sophia, che ha

l’obiettivo di fermare gli scafisti, oltre che salvare le persone in pericolo) spiegava che in Libia ci sono 150mila migranti in attesa di partire e che gli altri di cui si parla è difficile che si mettano in viaggio per l’Europa. Tutte ipotesi. Alcune più concrete, altre campate in aria, ma comunque ipotesi. Poi ci sono i dati e i procurati allarmi. La stampa e la politica si lasciano trascinare in una gara a chi urla più forte ‘al lupo’. Tanto poi nessuno chiederà loro il conto se la realtà sarà andata in tutt’altra direzione. In questi anni, ministri di tutti i governi (purtroppo) e giornalisti di testate anche molto diverse tra loro, non hanno perso l’occasione di lanciare l’allarme. Poi quel che paventavano non si è mai verificato. Eppure nessuno si è scusato o ha tratto le dovute conseguenze per quelle previsioni sbagliate. Intanto gli allarmi continuano, e continuano la retorica dell’invasione, le paure e il razzismo. D’altronde i governi continuano a inventarsi formule e programmi che vanno tutti nella stessa

direzione, con tre obiettivi principali: bloccare gli arrivi, rimpatriare chi ce la fa, esternalizzare le frontiere, con accordi volti a fermare, con soldi europei, in luoghi lontani dall’Europa, coloro che cercano protezione, sostenendo i governi disposti a farlo in cambio di lauti compensi, senza preoccuparsi di che tipo di governi siano. L’esempio della Turchia sta lì a dimostrare che i diritti umani ci interessano solo a parole, o quando si tratta dei nostri diritti. Lo diciamo ancora una volta: per combattere concretamente gli scafisti e coloro che speculano sulla speranza delle persone di trovare protezione in Europa, l’unica strada solo i canali umanitari. Quando l’Italia e l’Ue faranno quanto oggi fanno Turchia, Giordania e Libano (per citare solo tre Paesi con molti più profughi dell’intera UE a 28, ma ce ne sono tanti altri in Africa e Medio Oriente), allora cominceremo dar credito alle promesse e alle lacrime, per ora di coccodrillo, versate sui morti.


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Palma d’Oro a Ken Loach di Nicola Falcinella inviato di Cinequanon a Cannes 2016

Dieci anni dopo Il vento che accarezza l’erba, la Palma d’oro del Festival di Cannes va di nuovo a Ken Loach. A consegnargliela un Mel Gibson con barba, che affiancato dal presidente di giuria George Miller, premette: «40 anni fa un regista, George Miller, cambiò la vita di una generazione di attori australiani facendo Mad Max. Spero che questo premio serva a cambiare la vita a qualcuno come è successo a noi». Non sapeva forse che il premio sarebbe andato a un cineasta che tra un mese compie 80 anni, ha già avuto questo onore ed ha alle spalle le fasi migliori della sua carriera. Il suo film, I, Daniel Blake aveva emozionato per la sua ge-

nuina presa di posizione dalla parte degli esclusi, gli sfruttati e i lavoratori in generale: l’appello del protagonista al rispetto della dignità e del suo essere cittadino ha fatto presa. Non si può però nascondere che il film è schematico e racconta dinamiche che negli ultimi anni sono cambiate, Loach sa far leva sui sentimenti e sul desiderio

A Cannes 69, per Cinequanon una redazione di studenti Il 69° Festival del cinema di Cannes si è appena concluso. Cinequanon online ha seguito la kermesse con due inviati. Ma la novità di quest’anno è stata sicuramente la partecipazione di un gruppo di studenti della classe II della sezione Esabac del Liceo classico ‘E. Cairoli’ di Varese, accompagnati dai docenti Carlo Zerba e Angela Todisco. Costituiti in una ‘redazione nella redazione’, gli studenti hanno partecipato al Festival in veste di ‘inviati speciali’ della rivista. Ogni giorno i giovani critici cinematografici hanno inviato alla redazione, costituita nel Lycée international de Valbonne che li ha ospitati, alla rivista e al sito del liceo recensioni brevi, foto, filmati, interviste, reportage. Un’iniziativa unica che conclude il progetto Cinema: istruzioni per l’uso, che la scuola ha realizzato con l’Associazione Filmstudio 90 e la stessa rivista Cinequanon online. Durante l’anno scolastico, gli studenti sono stati impegnati in un corso organico dedicato al cinema, durante il quale

alla visione di film in lingua francese sono state affiancate attività di analisi dell’immagine cinematografica, delle locandine di film (lezione tenuta da Ermanno Cristini) e di scrittura di recensioni. Per gli studenti del corso Esabac la partecipazione al Festival di Cannes costituisce già da diversi anni una tra le più importanti attività extracurricolari. Quest’anno per la prima volta quest’esperienza scolastica è stata condivisa grazie alla ‘speciale’ redazione giovani cinematografici che giorno per giorno direttamente dalla Croisette ci hanno tenuti informati. La loro esperienza è ufficialmente giunta al termine ma ci hanno lasciato il loro personalissimo palmares, dove la speciale Palma d’Oro va senza dubbio a Neruda con sorpresa del cileno Pablo Larrain, apprezzato durante il secondo giorno di permanenza a Cannes. Mentre hanno assegnato simboliche menzioni ai film Harmonium di Fugada Kôji, Apprentice di Boo Junfeng, Mean Dreams di Nathan Morlando e Ma vie de Courgette di Claude Barras.

di giustizia sociale, ma forse il suo polso della situazione non è più quello di una volta: non a caso racconta di un cinquantanovenne reduce da un infarto che non ha più la salute per trovare un posto di lavoro. Un po’ a sorpresa anche il Gran Prix va a Juste la fin du monde di Xavier Dolan, molto commosso sul palco. Il sesto film del regista canadese ventisettenne, altra storia di relazioni familiari, non ha entusiasmato i fan dell’enfant prodige ma ha evidentemente convinto i giurati, tra i quali Valeria Golino e Arnaud Desplechin. Come miglior regista, ex aequo tra il romeno Cristian Mungiu per Bacalaureat - Graduation e Olivier Assayas per Personal Shopper. Il primo con la sua regia solida, i suoi dilemmi morali e le scene clou è un abbonato ai premi a Cannes, il secondo ha saputo creare intorno a Kristen Stewart una rischiosa e raffinata storia di ricerca e di fantasmi con diversi momenti da ricordare. Doppio premio, miglior sceneggiatura e miglior attore Shahab Hosseini per The Salesman dell’iraniano Asghar Farhadi. Uno dei migliori film del concorso, che conferma il talento di Farhadi dopo About Elly, Una separazione e Il passato. A sorpresa, perché non aveva riscosso molti consensi, il premio della giuria è andato ad American Honey di Andrea Arnold. La regista inglese ha osato molto con un on the road di giovanissimi sulle strade d’America, seguendo una ragazza che prende in mano il suo destino, una delle tante eroine femminili del festival. Il premio di miglior attrice è andato alla brava Jaclyn Rose per Ma’ Rosa del filippino Brillante Ma Mendoza. Un riconoscimento al buon lavoro del regista, anche se non è tra i suoi lungometraggi migliori, perché tra le interpreti c’erano prove ancora più entusiasmanti: su tutte Isabelle Huppert per il dimenticato Elle di Paul Verhoeven e Sonia Braga per Aquarius della sorpresa brasiliana Kleber Mendonca Filho. Il più grande dei dimenticati è Paterson di Jim Jarmusch che era dato tra i favoriti e non ha preso nulla. E se Jean-Pièrre Léaud, uno che non ha bisogno di presentazioni, ha ricevuto Palma d’Onore per una carriera già leggendaria, l’esordiente Houda Benyamina ha vinto la Caméra d’or per Divines, trascinante film al femminile presentato nella Quinzaine des realisateurs.


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daiterritori

Con Arci Caserta i progetti Smart Generation e ImplOED Arci Caserta è impegnata da anni in interventi di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica e per la piena valorizzazione delle risorse giovanili; promozione della mobilità nazionale ed internazionale attraverso le opportunità offerte dal servizio civile nazionale ed internazionale e dal Programma Gioventù, promosso dall’Agenzia Nazionale Giovani; interventi socio-educativi e di formazione delle life-skills attraverso l’organizzazione di laboratori teatrali, di scrittura creativa, di comunicazione audio-visiva; interventi a favore di minori e giovani affetti da varie forme di disabilità fisica e mentale; promozione della cittadinanza attiva e dell’associazionismo giovanile. Tra i progetti attualmente in corso c’è SMART Generation - Smartphone potential and educational resources finanziato nell’ambito del Programma europeo Erasmus+ dall’Agenzia Nazionale Giovani, che vede come partner l’associazione Solidarci Caserta ed il Centro culturale ‘Francesco Luigi Ferrari’ di Modena per l’Italia, e il coinvolgimento di associazioni attive in Romania, Lettonia, Spagna e Belgio. Il progetto ha come obiettivo di mettere a punto un modello educativo che possa favorire un uso consapevole dello smartphone, delle sue potenzialità e dei suoi rischi, e di aprire un dibattito pubblico sul ruolo delle tecnologie digitali nei processi di costruzione della qualità delle relazioni sociali tra i giovani e tra le generazioni. La formazione coinvolgerà 500 ragazzi e 70 formatori nei diversi paesi europei. Inoltre è prevista un’indagine su tecnologie e fabbisogni formativi per 1500 ragazzi e 500 adulti. Il progetto prevede tra le varie attività l’analisi del fabbisogno formativo dei gio-

vani e degli insegnanti/educatori riguardo allo smartphone, la progettazione di un percorso formativo sull’uso consapevole e critico dello smartphone, la sperimentazione del percorso pilota attraverso laboratori di media education nelle scuole e negli ambienti extra-scolastici, la produzione di policy recommendations sull’uso dello smartphone, la realizzazione di una piattaforma e-learning opensource e la diffusione di tali strumenti attraverso due eventi europei. I materiali elaborati nel corso del progetto saranno a disposizione su una piattaforma web. Uno dei principali strumenti del progetto è la socioterapia, una scienza sociale che riguarda lo studio di gruppi di persone, degli individui che li costituiscono e del loro comportamento, e che utilizza le informazioni apprese durante la gestione del caso, per contribuire ad un arricchimento sistemico delle condizioni sociali e di vita. Altro progetto interessante è ImplOED (Implementing Outreach, Empowerment, Diversity), di durata triennale, che prevede di fornire materiale e linee guida a coloro che lavorano nella formazione degli adulti e raccomandazioni in tema di educazione per gli adulti rivolte ai decisori politici locali, nazionali ed europei. Il progetto ImplOED raggiungerà i suoi gruppi target attraverso workshop, seminari e conferenze e fornirà suggerimenti concreti ad altri potenziali utenti attraverso un manuale di istruzioni. Obiettivo è creare una società più incisiva ed equa, aumentare la cittadinanza attiva e rendere le politiche di istruzione per gli adulti più efficaci per le esigenze di gruppi svantaggiati, tra cui Neet, migranti, adulti con bassi livelli di istruzione. www.arcicaserta.org

‘Io sono saharawi’ Sabato 28 maggio alle 18.30 al circolo Arci Sparwasser di Roma ci sarà l’iniziativa Io sono saharawi. Un popolo senza confini. Il Sahara occidentale subisce l’occupazione illegittima del Marocco da oltre 40 anni, il suo status internazionale per l’Onu è quello di un territorio da decolonizzare, incluso nella lista dei territori ‘non autonomi’. Centinaia di migliaia di Saharawi sono stati costretti a fuggire in Algeria, incalzati dai bombardamenti e dalle violenze dell’esercito marocchino. Da allora la popolazione Saharawi vive divisa tra i campi profughi in Algeria e le zone occupate del Sahara.

Queste ultime sono tuttora sotto il dominio marocchino e praticamente inaccessibili a chiunque desideri accertarsi delle reali condizioni di vita della popolazione Saharawi. Associazioni europee e internazionali si mobilitano da anni a sostegno del diritto di questo popolo ad autodeterminarsi, contro l’occupazione e le persecuzioni del Marocco. Durante l’evento, ci saranno proiezioni, racconti dagli attivisti che sono stati nei campi, info sulle vacanze solidali per il popolo Saharawi, aperitivo di sostegno per la lotta di liberazione. fb Sparwasser

in più cuba incontra il mondo GENOVA Arci Liguria presenta a

Genova, per due giorni, Cuba incontra il mondo, una serie di iniziative in collaborazione con Fondazione Casa America, con la partecipazione dell’Ambasciatrice di Cuba in Italia Alba Beatriz Soto Pimentel e di una importante delegazione dell’Ambasciata. Il circolo Arci Trenta Giugno ospiterà venerdì 27 maggio una cena a sostegno dei progetti di solidarietà internazionale di Arci Liguria - Energie Solidali, a Cuba. A seguire, con la mediazione del giornalista Giovanni Giaccone, ci sarà il dibattito La situazione politica a Cuba dopo la ripresa dei rapporti diplomatici con gli Usa. www.arciliguria.it

come il colore della terra TRECASTAGNI (CT) Il circolo

Arci CasaPertini, in collaborazione con Officina Rebelde, presenta presso la propria sede, sabato 28 maggio alle 20, Come il colore della terra, un fumetto che racconta la vita delle comunità zapatiste del Chiapas. Sarà presente l’autore Nicola Gobbi, a seguire cena sociale. fb Circolo Arci Casa Pertini

golgonda art festival SECLI’ (LE) Arci Eutopia e il writer

Gianle Lametà presentano la prima edizione del Golgonda art festival, nato con lo scopo dare spazio ai tanti artisti made in Salento. L’appuntamento è al Luna, laboratorio rurale di Seclì il 29 maggio. Durante il festival venti artisti, in coppia, realizzeranno lavori su tela o pallet. Avranno un’intera giornata a disposizione per creare delle opere d’arte. Al termine della giornata, ci sarà un’estrazione in cui i partecipanti avranno la possibilità di vincere le opere realizzate. fb Arci Eutopia

È ancora un gioco? POPPI (AR) Il 27 maggio dalle 16

al circolo Kontagio ci sarà È ancora un gioco?, iniziativa di informazione e sensibilizzazione sul gioco d’azzardo patologico e le sue dannose conseguenze. L’evento è organizzato da Arci Arezzo in collaborazione con Arcisolidarietà, SerT Casentino, Centro Giovani Centranchio e il patrocinio del Comune di Poppi. www.arciarezzo.it


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Progetto Rete! si conclude con il torneo di calcio l’iniziativa FIGC per i ragazzi degli Sprar di Tommaso Sabatini Arci Terni

Si è svolta mercoledì 18 e giovedì 19 maggio la fase finale della seconda edizione del Progetto Rete!, iniziativa promossa e sviluppata dalla FIGC e rivolta ai residenti dei centri d’accoglienza per minori stranieri non accompagnati di tutta Italia per favorire l’inclusione e l’interazione sociale attraverso il calcio. Il progetto, iniziato a marzo, si è articolato in tre diverse attività: una fase regionale che ha visto l’attivazione di un programma coordinato dal settore giovanile e scolastico della FIGC per lo sviluppo di attività sportive di base presso le strutture dei diversi progetti Sprar sul territorio nazionale; una fase finale con l’utilizzo del calcio come strumento educativo, formativo e di integrazione attraverso l’organizzazione di un torneo finalizzato alla partecipazione di squadre composte da giovani ragazzi (16-19 anni) attualmente ospitati nelle strutture dei progetti Sprar con un evento finale nazionale. La terza azione riguarda il cosiddetto ‘progetto scientifico’, attraverso la redazione di uno studio che è stato realizzato con la somministrazione di specifici questionari anonimi, con l’obiettivo di arrivare a comprendere quanto l’attività calcistica possa rappresentare un fondamentale veicolo di integrazione e influenzare il livello di benessere nei giovani coinvolti. Tale screening è stato effettuato prima e dopo l’attività sportiva. Nelle prossime settimane saranno pubblicati i risultati della ricerca. Hanno partecipato all’iniziativa venti centri Sprar di Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, e Umbria, suddivisi in quindici squadre, che sono stati coinvolti nel torneo sette contro sette disputatosi presso il Romagna Centro di Martorano (Cesena). 185 i ragazzi coinvolti, compresi 11 giovani italiani che si sono uniti alle attività effettuate sul territorio dal Settore Giovanile e Scolastico. Per l’Umbria hanno calpestato i campi da gioco romagnoli i ragazzi ospitati negli Sprar per minori stranieri non accompagnati di Narni e Terni. Ibrahim, Abu, Sonko, Omar, Samba, Mohammed e Ahmed nelle vesti di portiere, negli ultimi due mesi si sono allenati, sotto la guida di mister Vincenzo Corradetti, presso il Centro Sportivo di Amelia ‘Aldo Pagliaricci’ e sono stati poi accompagnati alle fasi finali da Fabrizio Fratini, coordinatore del settore giovanile scolastico della FIGC Umbra e dagli operatori delle strutture per minori situate ad Amelia e Ferentillo. Buona la prestazione dei ragazzi della squadra umbra che si sono classificati al quarto posto. La finale si è disputata presso il campo sportivo della Comunità Incontro di San Patrignano dove si è svolta anche la premiazione. Il torneo è stato vinto dai ragazzi dello Sprar ‘Horizont’ di Caltagirone (la squadra che ha battuto l’Umbria in semifinale), ma alla fine tutti sono stati premiati con un pallone firmato da Mario Balotelli e la soddisfazione negli occhi di atleti e accompagnatori è stata grande, per una bella festa di sport e d’incontro che sarà ripetuta anche il prossimo anno.

La locomotiva - una cosa viva Alle ore 20.30 di lunedì 30 maggio al circolo Arci La Ferriera di Lecco si terrà la presentazione del libro La Locomotiva – una cosa viva. L’autore Davide Ronzoni racconterà ai soci presenti la storia del circolo Arci La Locomotiva, attivo dal 2001 al 2011: il racconto di una vecchia stazione recuperata alla socialità, il racconto dei volti e della vitalità dei volontari che trasformarono quello spazio in un luogo di cultura e ricreazione. La storia del come e del perchè organizzarsi ‘dal basso’ per migliorare la propria vita e quella del proprio contesto sociale e territoriale. L’evento si inserisce tra le iniziative di sensibilizzazione della campagna pubblica di raccolta fondi attivata dal comitato provinciale Arci lecco per sostenere il progetto La locomotiva come una cosa viva. www.arcilecco.it

daiterritori

‘Notelementari’ a Bologna Nidi di Note compie sei anni: il progetto musicale dedicato all’educazione musicale dei più piccoli continua a crescere, coinvolgendo sempre più bambini e in età scolare differente nel tentativo di costruire un unico percorso di accompagnamento all’infanzia ‘verso la musica, dentro la favola’. Nato nel 2010 con l’intento di portare la musica nei nidi e nelle scuole d’infanzia, Nidi di Note nel 2015 ha compiuto un ulteriore passo in avanti, facendo il suo ingresso nelle scuole elementari con Notelementari, un progetto collettivo promosso da Nidi di Note, Arci Bologna e Quartiere Savena. Dopo il successo della prima edizione, torna la versione 2.0 di Notelementari con un nuovo concerto in programma venerdì 27 maggio alle ore 20.30 nel cortile della Scuola elementare ‘Cesare Pavese’ a Bologna.

Un evento di raccolta fondi che servirà a sostenere per il secondo anno laboratori musicali e attività artistiche per bambini da 0 a 10 anni, grazie alla partecipazione di artisti d’eccezione che si sono messi a disposizione del progetto gratuitamente, e alla collaborazione di insegnanti, genitori e bambini. Protagonisti dell’edizione 2016 saranno: Paolo Fresu Devil Quartet (Paolo Fresu, Tromba e Flicorno – Bebo Ferra, Chitarre – Paolino Dalla Porta, Contrabbasso – Stefano Bagnoli, Batteria) e Ornella Vanoni, con la partecipazione straordinaria dei bambini delle scuole Pavese e Ferrari che presenteranno al pubblico l’esito dei laboratori svolti nell’anno scolastico in corso, sotto la guida del musicista Luigi Mosso. In caso di pioggia il concerto si svolgerà al Circolo Arci San Lazzaro. www.arcibologna.it


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società

Ddl Terzo Settore: giudizio complessivamente positivo sul testo approvato. Nella stesura dei decreti di attuazione il governo consulti le organizzazioni sociali Dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci Il Ddl sul Terzo Settore ha ottenuto ieri sera il via definitivo del Parlamento. La Camera ha infatti approvato a larga maggioranza il testo inviato dal Senato. Durante il lungo iter legislativo, il provvedimento è molto cambiato rispetto all’impostazione originaria. Le proposte e le richieste delle organizzazioni del Terzo Settore hanno portato a modifiche significative ed apprezzabili: la nuova formulazione dell’impresa sociale, il servizio civile nazionale, il ruolo delle reti associative. È da valutare sicuramente in maniera positiva l’introduzione della definizione contenuta nell’art.1 che valorizza le finalità civiche e solidaristiche delle organizzazioni sociali. Rimangono però alcune norme ancora poco definite - che in modo rilevante riguardano l’associazionismo di promozione sociale - e che per l’Arci e altre

associazioni di promozione sociale come la nostra, sono invece molto importanti: ad esempio, non è chiaro come dovranno essere inquadrate le attività di autofinanziamento delle associazioni, e cioè la modalità attraverso la quale le organizzazioni che non usufruiscono di contributi pubblici riescono a finanziare e realizzare le proprie attività. Cosi come è poco comprensibile il permanere della differenziazione tra i volontari che operano nelle organizzazioni di volontariato e tutti gli altri (che sono la stragrande maggioranza), anomalia, questa, tutta italiana. Ci lascia inoltre perplessi l’istituzione di una nuova Fondazione per il sostegno finanziario del Terzo Settore, dato che basterebbe far funzionare al meglio gli strumenti di finanziamento che già esistono.

il libro

Al posto sbagliato

Storie di bambini vittime di mafia di Bruno Palermo - prefazione di Luigi Ciotti postfazione di Francesca Chiavacci Rubettino Editore Centotto storie di bambini vittime di mafia. Le racconta Al posto sbagliato, libro del giornalista Bruno Palermo, 46 anni, edito da Rubbettino per la Collana Zona Franca. La prefazione al libro è di Luigi Ciotti, la postfazione di Francesca Chiavacci. «Mi sono reso conto che c’era un vuoto rispetto al racconto di molte storie - ha spiegato l’autore - è stato un lavoro difficile dal punto di vista psicologico ma spero di aver reso un servizio, di aver dato la possibilità di conoscere tante vite». Il libro è frutto di un lavoro di un anno e mezzo in cui Palermo ha spulciato giornali e archivi storici. Si parte dall’uccisione di Emanuela Sansone, uccisa il 27 dicembre 1896 e si arriva al 2015. Molti gli omicidi di bambini e ragazzi innocenti avvenuti nel 1990, «una vera carneficina nell’anno in cui l’Italia ha ospitato i Mondiali», ha ricordato Palermo. L’ultimo affresco è dedicato alla storia del bimbo del poliziotto siciliano Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, trucidato insieme ai genitori mentre era ancora nel grembo della madre, incinta di 5 mesi. Il libro dimostra che non esiste una regola d’onore per le mafie, non hanno alcuna umanità. Questi giovani e giovanissimi sono stati uccisi da chi riteneva che quella fosse la sua legge, non esiste per loro la regola del rispetto. Il libro sarà presentato a Bologna, allo Spazio Mediateca di CUBO - Centro Unipol, in Piazza Vieira De Mello 5, martedì 31 maggio alle 17.30. Saranno presenti l’autore, Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, Margherita Asta, referente settore memoria di Libera per il Nord. Coordina Walter Dondi, direttore Fondazione Unipolis.

Infine, siamo preoccupati di come verrà declinato il tema dell’attuazione della revisione complessiva di ente non commerciale e il collegamento tra le norme che riformeranno il codice civile e quelle di natura fiscale. Dopo l’approvazione, il passo successivo sarà la scrittura dei decreti attuativi, passaggio determinante per tradurre operativamente le norme necessariamente generiche del Ddl. Sarà fondamentale in questa fase rafforzare l’interlocuzione tra il governo e le associazioni, le reti nazionali e gli organismi di rappresentanza del terzo settore. Ci aspettiamo quindi di essere coinvolti attivamente in un confronto sulla stesura, e che vengano costituiti tavoli di lavoro comuni per la redazione delle norme di attuazione, come peraltro previsto anche in uno degli ordini del giorno presentati.

arcireport n. 18 | 27 maggio 2016 In redazione Andreina Albano Maria Ortensia Ferrara Direttore responsabile Emanuele Patti Direttore editoriale Francesca Chiavacci Progetto grafico Avenida Impaginazione e grafica Claudia Ranzani Impaginazione newsletter online Martina Castagnini Editore Associazione Arci Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16 Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005 Chiuso in redazione alle 16 Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione | Non commerciale | Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/


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