Giornalino dicembre '14

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Natale 2014 - numero 4 - anno XXX


SOMMARIO La Casa informa

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Dalla qualità certificata alla qualità percepita

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Intervista a ...

in primo piano ...

Progetti

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The war of the words

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Tornano alla mente …

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Ricordi di Natale

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Buongiorno o buonasera

Amarcord - Pagina 7

Ricordi

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Amarcord

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La nòt de Nadal

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La “Providenza” en occasione ...

Attività

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Festa del volontariato Buongiorno o buonasera - Pagina 13

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Orto sinergico

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Non solo orto

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29 novembre 2014

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Eventi d’autunno

In bacheca

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Benvenuto “Pippo” Eventi d’autunno - Pagina 27


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EDITORIALE

DALLA QUALITA’ CERTIFICATA ALLA QUALITA’ PERCEPITA di GIOVANNI BERTOLDI L’A.P.S.P. “S. Spirito - Fondazione Montel” di Pergine Valsugana ha posto come principale obiettivo della propria attività e del proprio operato il perseguimento della qualità e del benessere a tutti i livelli e quindi sia da parte degli Ospiti e dei loro famigliari sia da parte del personale dipendente e di tutti gli stakeholders di riferimento. Nel corso dell’anno, attraverso diversi step e il riesame dell’attività, è costantemente monitorato e verificato il livello di qualità raggiunto ed erogato, ma nel contempo anche il livello di qualità percepita dagli ospiti e dai famigliari. Il PAI, i focus group, le interviste individuali ed il costante colloquio con Ospiti e famigliari consentono di avere una valutazione parziale e non sempre pienamente oggettiva dell’opinione e del grado di soddisfazione degli utenti. Pertanto si è attivato uno strumento nuovo, semplice, trasparente e facilmente accessibile di rilevazione del grado di soddisfazione dei famigliari. Ad oggi sono stati compilati in maniera telematica nr. 38 questionari che hanno dato il seguente risultato (qui di seguito vengono esposti alcuni dati più significativi del questionario):

Il servizio animazione oltre alle varie attività settimanali propone dei laboratori tematici in grado di corrispondere agli interessi e hobby degli Ospiti


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LA CASA INFORMA/EDITORIALE

Nel corso del 2014 si è attivato uno sportello di sostegno psicologico a disposizione di tutti previo appuntamento

Vista l’importanza dello strumento è in programma una riorganizzazione del colloquio PAI al fine di garantire la massima partecipazione da parte di tutti

Con il 2015 la RSA garantirà una presenza di personale medico in maniera capillare sull’arco della settimana in modo da agevolare la messa a disposizione delle informazioni sanitarie

13% 24% 47% 13%

3%


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L’indagine di customer satisfaction permette all’amministrazione di fare una valutazione ed un’autocritica costruttiva del proprio operato mettendo in atto tutte le strategie possibili per corrispondere meglio a quelle che sono le aspettative esplicite ed implicite di Ospiti e famigliari. Poiché questa amministrazione si è sempre dimostrata disponibile al confronto ed alla condivisione con tutti i famigliari, al fine di costruire e condividere un percorso assistenziale personalizzato sulla base dei bisogni dei singoli ospiti, si invita tutti a dare il proprio contributo compilando il questionario che si può trovare al seguente link:

www.apsp-pergine.it (sezione “Primo piano”)

BUONE FESTE

Il Presidente con il Consiglio di Amministrazione, la direzione e il Comitato Editoriale augurano a tutti i lettori un lieto e sereno Natale.


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LA CASA INFORMA/INTERVISTA A ...

INTERVISTA A ... La nostra conoscenza delle strutture dell’APSP e dei suoi dipendenti continua con due nuove carte d’identità. L’identikit che vi presentiamo con questo numero del Ponte è quello del nuovo medico dott. Lorenzo Vinante e del Responsabile di struttura complessa Marco Maines.

MI PRESENTO:

Medico di struttura - Lorenzo Vinante

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uongiorno a tutti i lettori del “Ponte”, colgo l’occasione di questo spazio editoriale per presentarmi brevemente. Come molti avranno già avuto modo di sapere da inizio novembre ho assunto l’incarico di medico interno della struttura. Credo che la scelta dell’amministrazione di potenziare l’organico medico vada nella giusta direzione di assicurare un livello qualitativo sempre più elevato ai nostri residenti, anche in considerazione delle problematiche sanitarie spesso impegnative che caratterizzano le moderne RSA. Ritorno volentieri in questo nostro bel territorio, essendo originario valsuganotto, con la voglia di impegnarmi per la comunità locale che avevo nell’ultimo decennio lasciato per gli studi di medicina. Professionalmente provengo da una realtà diversa in quanto negli ultimi cinque anni ho prestato servizio presso reparti di oncologia radioterapica in Italia (Padova e Trento) e all’estero (Zurigo). Tuttavia ho accettato con entusiasmo questo incarico, per me tutto nuovo, perché ho incontrato un ambiente con una grande voglia di migliorarsi continuamente e con cui intendo instaurare un percorso di crescita comune. Il mio impegno all’interno della nostra struttura sarà rivolto ad assicurare da una parte un adeguato livello di assistenza, avvalendomi della preziosissima collaborazione dei colleghi medici, e dall’altro a garantire un punto di riferimento per le comunicazioni sanitarie con i famigliari e le altre istituzioni. Nei prossimi mesi avremo certamente modo di conoscerci tutti, con l’auspicio di confrontarci sempre liberamente e l’obiettivo comune di garantire una qualità di vita il migliore possibile ai nostri ospiti. Visto l’approssimarsi delle festività natalizie colgo l’occasione per porgere i migliori auguri a tutti i residenti e alle loro famiglie.

MI PRESENTO:

Responsabile di struttura complessa - Marco Maines

C

ristina mi ha richiesto di preparare un piccolo articolo per la nostra rivista, Il Ponte, in cui dovrei presentarmi. Davanti a questo foglio mi accorgo che non è facile rappresentarsi. Non mi piace parlare di me stesso, non sono una persona che riesce a raccontarsi, preferisco che siano altri a descrivermi per dei motivi che ritengo fondamentali: l’imbarazzo ed il timore di eccedere nel parlare delle mie attività o della mia persona. A volte basta un aggettivo in più per essere considerati presuntuosi o cadere in vana gloria. Ma ho promesso di provarci ed eccomi qui: mi chiamo Marco Maines, sono trentino e la mia famiglia è composta da Cristina (mia moglie, che mi sostiene, supporta ed a volte anche sopporta da più di 30 anni) e dai miei due magnifici figli Tommaso (l’artista) e Francesco (l’esploratore). Mi ritengo una persona fortunata e felice. Nel mondo degli affetti, la mia famiglia ricopre il posto principale e questo lo debbo ad una delle persone che stimo maggiormente, la mia mamma Ida. Seppur il destino


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non le abbia reso una vita facile, è rimasta vedova in giovane età con quattro figli piccoli, è riuscita a mantenere ed a trasmetterci valori fondamentali, fondati e vivificati dall’amore che mi hanno permesso di crescere raggiungendo la piena consapevolezza e accettazione di me. Difetti e pregi penso di averne parecchi, come tutti quanti, ma forse non ho una spiccata capacità critica e non sono sicuro di essere in grado di analizzarmi correttamente e stabilire con oggettività quali sono, preferisco quindi parlare di aspetti distintivi del mio carattere piuttosto che redigere una lista (anche perché ho il terrore che vincerebbero i difetti sui pregi). Sicuramente mi riconosco come una persona tenace, significativamente determinata, positiva (tendo sempre a vedere più gli aspetti postivi che negativi delle situazioni) leale e coerente, seppur cocciuta. Molto spesso sono troppo intransigente eccedendo in prese di posizioni totalitarie ed a volte la mia determinazione mi porta ad assumere posizioni di forte rigidità. La democraticità e la generosità sono due caratteristiche che considero fondamentali nel mio modo di essere anche se, di quando in quando, l’impulsività prende il sopravvento. Amo molto la lettura ed in questo mi considero eclettico poiché sono aperto a qualsiasi genere, dai gialli ai romanzi, dai fantasy alla lettura dei classici. Provo una sensazione speciale quando leggo un libro. Mentre sono immerso in un libro posso vedere la storia. Divento una parte del racconto tanto da dispiacermene quando lo termino e poi quando un libro è scritto bene, è in grado di travolgerti di emozioni..è capace di portarti dall'allegria spensierata alla tristezza più totale, in sole due righe. Un'altra mia passione è il cinema. Ogni volta che rivedo un classico di Alfred Hitchcock sento i brividi sulla schiena, pur conoscendo ormai a memoria la conclusione della storia, oppure le volte che sono un po’ triste guardo una vecchia commedia e mi sento istantaneamente meglio. Un film per me è fusione di immagini e movimento, è energia cinetica allo stato puro. E poi, il cinema è diffusione di idee. Ci sono scene che, una volta viste, restano nel proprio immaginario e nel proprio bagaglio emozionale per sempre. Non necessariamente delle scene madri, ma situazioni, dialoghi, momenti che ti rendono migliore, ti onorano, ti emozionano. Ma più di tutto amo viaggiare, il senso di libertà che riesce a dare la conoscenza di altri popoli, altri modi di vivere. Una persona che parte per un viaggio non è mai la stessa persona che ritorna. Viaggiando ci si arricchisce, non di qualcosa di materiale ma di qualcosa che vale molto di più, e cosi la vita ci appare in modo diverso. Professionalmente vengo da una esperienza lavorativa presso l’Ospedale San Camillo di Trento ove oltre a seguire gli aspetti sanitari, ero responsabile del servizio qualità e coordinatore del servizio formazione e sviluppo. Ero e sono legatissimo a questa organizzazione che mi ha dato molto e che mi ha permesso di crescere personalmente e professionalmente. Questa estate mi è stato proposto dal Direttore dr. Giovanni Betoldi l’incarico di Responsabile di Struttura Complessa presso l’APSP “S. Spirito – Fondazione Montel”. Ho accolto tale opportunità come una sfida per aumentare e mettere a disposizione le mie conoscenze e competenze in abiti nuovi e il piacere di sperimentare nuovi scenari. Ad onor del vero, debbo premettere, che avevo avuto modo negli anni passati di conoscere la struttura grazie a delle verifiche che erano state attuate dall’ente certificatore DASA; per questo sapevo già che mi sarei trovato ad operare in una struttura con grandi potenzialità grazie alle professionalità ed alle eccellenze che il gruppo aveva consolidato negli anni, con una grande capacità di innovazione e crescita e con una organizzazione solida e ben strutturata. In questa nuova esperienza l’esplicitazione del mio ruolo vorrei fosse basato sul dialogo, la negoziazione e la condivisione. In questo difficile periodo storico segnato da una grave crisi sociale che inevitabilmente ha portato ad una significativa costrizione della spesa pubblica, l’impegno di mantenere e se possibile migliorare un livello di servizi socio-assistenziali che possano soddisfare le esigenze ed i bisogni di cura di tutti i nostri residenti, ma anche di tutti i cittadini che affluiscono o che potranno accedere alla nostra APSP, diventa ancora di più una sfida impegnativa. Questo credo sia l’obiettivo principale del mio mandato, ove nel mio piccolo cercherò di collaborare con la Direzione ed i colleghi, ospiti e famigliari ad affrontare il futuro resistendo a tagli e riduzioni di budget razionalizzando, ma mantenendo alto il livello dei servizi offerti. Penso di dover concludere porgendo dei ringraziamenti, innanzitutto a tutti i colleghi, i residenti ed i famigliari che mi hanno accettato e fatto sentire a casa fin dal primo giorno, posso affermare che entrare in una residenza così complessa non è cosa facile, ma se ti senti accolto e aiutato tutto è più semplice, ma in particolar modo vorrei ringraziare il Direttore Giovanni Bertoldi ed il Presidente Marco Casagrande, che quotidianamente mi sostengono e mi stimolano al miglioramento, le colleghe Sandra, Anna G., Anna e Renata perché in questi due mesi mi hanno dato un grande appoggio mettendosi a disposizione per trasferirmi tutte le conoscenze e le informazioni per me necessarie e preziose. Cristina, che giorno dopo giorno mi supporta nella pianificazione, Claudia che con una pazienza colossale mi aiuta nei complessi meandri gestionali e Luisa, che spesso si trova a dover correggere i miei involontari errori. Grazie. Questo sono proprio io!


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RICORDI

AMARCORD di Gigliola Campestrini

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ivere nel ricordo del passato significa apprezzare maggiormente le conquiste del presente. L’evoluzione rispetto a ciò che fu la Casa di Riposo ci porta a parlare delle persone che vi hanno operato nel periodo del disagio dato dalla mancanza di mezzi e dalle strutture inadatte e fatiscenti esistenti prima in piazza Gavazzi e poi nel palazzo gentilizio – lascito della signora Luisa Montel Gentilini – fino a giungere ad oggi alle moderne residenze di via Pive e via Marconi, molto apprezzate per il ruolo che a loro compete come azienda al servizio della persona. Non si può parlare di Casa di Riposo senza ricordare una figura mitica della lavanderia operante in periodi diversi dal 1939 al 1972, allorquando il lavoro veniva svolto interamente a mano con gli immaginabili disagi di una fatica improba. Parliamo di Pierina Buffa in Dallapiccola nata a Pieve Tesino il 5 novembre 1907. Chi l’ha conosciuta o ha sentito parlare di Lei ricorda una donna molto schietta, incorruttibile, molto laboriosa, infaticabile, sorretta da una grande Fede. Da bambina ebbe seri problemi di salute, lasciò la scuola in terza elementare per essere curata ad un piede da una piaga che non voleva rimarginarsi, nonostante le cure prestate a Rovereto presso l’Ospedale di S. Maria del Carmine ove soggiornò per lunghissimi periodi. A questo punto Suo padre, noto panificatore del Tesino, interpellò un medico specialista di Innsbruck che sentenziò, dopo accurata visita, che l’arto doveva essere amputato. Fu tentata un’ultima soluzione rivolgendosi ad una esperta in botanica, che risolse il caso facendo immergere il piede in un “pitar” (vaso di terracotta) pieno di miele per vari giorni e Pierina tramite queste cure


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“miracolose” guarì. Si sposò con il desiderio di avere numerosa prole, ma il destino con lei fu beffardo. Il marito, per fatti di guerra, fu fatto prigioniero in Africa Orientale. Pierina assieme ad altri parenti di prigionieri fece voto che al ritorno dalla prigionia avrebbero fatto un pellegrinaggio andata e ritorno a piedi a Roma per ringraziare Dio per la grazia ricevuta. Il viaggio verso la Capitale durò ventotto giorni, sostarono per la notte in alloggi di fortuna consumando miseri pasti, talvolta offerti dalla generosità dei contadini in posti del tragitto. Giunti alle porte di Roma, Pierina, incinta di sei mesi, perse il bambino che portava in grembo e fu ricoverata per qualche giorno all’Ospedale S. Spirito di Roma, dove ricevette le cure necessarie, ma il referto medico stabilì che non avrebbe potuto più avere figli. Per inciso e per curiosità dall’Ospedale Santo Spirito di Roma qualche secolo fa nacque per emanazione, con bolla papale, l’Ospedale Santo Spirito di Pergine. I pellegrini furono accolti in udienza da Sua Santità il sommo Pontefice Pio XI, che, conosciuti i disagi patiti, dichiarò assolto il voto e procurò loro i mezzi per il rientro in Trentino in treno. Il desiderio di maternità Pierina lo realizzò allevando dei bambini bisognosi di affetto in quanto orfani di guerra . Per me e Federica fu la nostra “adorata mamma”, fu nonna amorosa per i nostri figli Luca, Sonia, Grazia, Romina e Febe. Voglio concludere pensando che le donne di un tempo, trascurando se stesse, prodigavano amore per gli altri e per il loro lavoro. Pierina è un chiaro esempio di questo Amore.

Oggi ci protegge e ci ama dal Cielo.


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PROGETTI

IL CONFLITTO dalle brevi riflessioni dei nostri residenti di Via Marconi

Cosa significa conflitto: Conflitto è non volersi bene È guerra Volersi male Attualmente tutto il mondo è in conflitto Due persone che si odiano La guerra Conflitto è quando uno vuole rimanere “sopra come l'olio” Non voglio parlare di questo argomento mi ricorda la guerra e le liti Può avvenire per diverse ragioni: interessi economici, religioni diverse provocano conflitti Conflitto è l'egoismo delle persone che desiderano avere più degli altri Se tutti stanno bene non ci sono conflitti Il conflitto mi ricorda le liti in famiglia A volte anche qui nascono conflitti A me il conflitto mi fa pensare alla guerra Le guerre passate L'invidia crea conflitto, odio, litigi Per risolvere un conflitto? Ognuno di noi dovrebbe migliorare se stesso Ricordarsi che tutti abbiamo bisogno l'uno dell'altro La guerra e la pace nascono in famiglia Ogni persona ha un dono, saperlo riconoscere aiuta ad evitare i conflitti Mettersi ad un tavolo, confrontarsi, sapere ascoltare Ammettere e riconoscere i propri errori per risolvere il conflitto Assolutamente dialogare e essere disponibili verso l'altro Contrario di conflitto è: Pace, amore, volersi bene

di Giovanna Meneghini

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luglio, su suggerimento di Carla Esperanza dell'organizzazione Pergine Spettacolo Aperto, siamo stati contattati da Julia Lomuto che si occupa della comunicazione della compagnia “inQuanto teatro”, per una breve presentazione del progetto che avrebbero realizzato in collaborazione con il Festival: dal 7 al 12 luglio occupava piazza Fruet, per allestire un Campo Base, fulcro di tutte le attività di The War of the Words – La guerra delle parole, il programma prevedeva che dalla piazza, ogni giorno sarebbero partiti due esploratori, per realizzare interviste, porre domande, raccogliere materiali in città. Siamo stati, quindi, invitati a collaborare a questo progetto sul territorio creando la possibilità d'intervistare i nostri residenti Abbiamo accettato l'invito, e ciascun residente ha portato la propria memoria storica e il proprio pensiero esperienziale. A ciascuno è stata chiesta la definizione di parole che rimandano al tema del CONFLITTO, entrando così in quel territorio delicato che è il significato ed il senso che ciascuno dà alle PAROLE, alla loro associazione, al loro uso e all'emozione che suscitano.


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THE WAR OF THE WORDS La guerra delle parole

A

partire da piccole interviste, sono state portate alla luce contraddizioni latenti, conflitti nascosti nelle piccole cose, misunderstanding culturali e generazionali. Sono state raccolte le parole disperse per avvicinarle a quelle nuove che le hanno sostituite; recuperando i significati decaduti e marginali per connetterli l'un l'altro e restituire una

visione d'insieme. Durante il Festival, tutte le sere a partire dalle ore 18.00, il campo base era aperto agli sguardi e alla curiosità dei passanti, i quali hanno potuto provare le suggestioni e trovare vecchi ricordi consegnando agli esploratori i propri vissuti. L'ultimo giorno, con un'adunata generale alla quale abbiamo partecipato, è stato organizzato un momento di restituzione dei materiali del progetto alla città di Pergine che l'ha ospitato.

Una esperienza unica e suggestiva che ha dato valore ai vissuti, ai pensieri e alla cultura dei nostri anziani permettendo loro di sentirsi ancora protagonisti e parte attiva della societĂ e del territorio in cui hanno vissuto ed in cui vivono.


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PROGETTI

TORNANO ALLA MENTE NOMI, SITUAZIONI E CIRCOSTANZE DI CUI MAI PENSAVOMO DI RIPARLARE di Gabriella Bonvecchio Beber

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lla nostra età è molto, molto difficile ricordarsi di tutti i nostri parenti. A dire la verità non facciamo ancora fatica a riconoscere i nostri figli che ci vengono a fare visita, magari insieme alle loro mogli o ai loro mariti e nipoti così come i nostri fratelli o sorelle; ricordiamo nelle nostre preghiere gli anziani genitori che ci hanno lasciati da molto tempo, ma ricordarci dei nostri nonni è un’impresa davvero ardua. La nostra Maria, presto centenaria, recita la preghiera, ora in disuso, all’angelo custode:

“Angelo di Dio datomi dalla Bontà divina oggi illuminatemi oggi custoditemi oggi dirigetemi oggi governatemi. Così sia.” Però… però… messi alle strette, arricchiti da tanti indizi per metterci sulla buona strada, siamo ancora in grado di farci

tornare alla mente nomi, situazioni e circostanze di cui mai pensavamo di riparlare. Per via di un concorso sui “nonni” indetto a favore degli anziani residenti in case di riposo di tutto il Trentino ed oltre, “il gruppo dell’amicizia” è stato coinvolto da Gabriella, la nostra amica che ogni lunedì viene a trascorre la mattinata al 4° piano di via Pive. Alcuni di noi sono stati in grado di ricordare i propri nonni materni e paterni ed abbiamo dedotto che il nome femminile più comune a quel tempo (2ª metà del 1800) poteva essere Maria e quello maschile Giuseppe o Francesco. Le attività svolte rivestivano principalmente l’area contadina con la coltivazione della propria terra, l’allevamento di bestie da cortile e da stalla ad uso familiare; alcuni invece facevano i negozianti, altri i ristoratori e albergatori. Ed ecco che Luciano ricorda i suoi con il negozio a Calceranica, Livia con la trattoria a Brazzanighe, Giovanni e Maria con gli hotel vicini agli stabilimenti termali di Levico e di Rabbi. Romano ricorda il nonno falegname nel laboratorio a Levico e Gabriella i suoi nonni materni

portalettere della zona frazionale a nord-ovest di Pergine mentre il nonno paterno faceva lo spaccapietra nelle cave di marmo rosa di Trento. Tutti ricordiamo di aver trascorso molto tempo coi nonni, ma le nonne a differenza di quelle moderne, non ci raccontavano le fiabe ma le storie dei Santi e ci insegnavano a dire le orazioni; Il nostro Livio recita una preghiera dal doppio significato, ora in disuso: Per le anime femminili che dal Purgatori sperano di passare presto al Paradiso Per le anime femminili maltrattate in vita dalla severa autorità maschile

“Quelle figlie quelle spose che son tanto tormentate Gesù mio Voi che le amate liberatele per pietà” nonni e nonne non giocavano con noi, ma ci insegnavano ad aiutare la famiglia con piccoli lavoretti dentro casa, in cortile, in campagna e nel bosco; così eravamo in grado fin da piccoli


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RICORDI

DIARIO DI NATALE di Leone Chilovi

di preparare il cibo per le galline, sradicare le erbacce attorno all’orto, portare l’acqua dalla fontana alla cucina, scopare il piazzale, raccogliere le patate, l’uva, le barbabietole, i sarmenti, i rami per il focolare, procacciare qualcosa di diverso andando a spigolare nei campi altrui. Solamente dopo il 1° di novembre però!!! (dopo i Santi se pòl nar per tuti i campi… a tor su quel che è restà: nespole, castagne, pere, grappolini d’uva, mele piccole, pannocchie). Quando si andava a fare loro visita, i nonni non ci abbracciavano mai, tutt’al più ci accarezzavano i capelli e ci accoglievano sorridendo sfoderando una vocina delicata che per noi significava moltissima tenerezza. Dai nonni ci si trovava in tanti alla domenica: da loro infatti tutti i cuginetti potevano giocare in amicizia, mentre le loro mamme e zie, gustando una tazza di caffè (quasi sempre di orzo fatto bollire in una padella alta) assieme ad una fetta di “pinza de lat coi pomi o i peri col zuccher sora”, si scambiavano le notizie.

L

e stagioni sono le protagoniste dei ricordi dei nostri Nonni. Per rievocarle basta avere la curiosità per quelle usanze e partecipazioni ai momenti della vita di allora. Il periodo di Natale era indubbiamente il più affascinante dell'anno. A quei tempi esisteva solamente "Gesù Bambino" (el Bambinel )che poi una deleteria metamorfosi ha trasformato in "Babbo Natale", facendo perdere così quel magico, dolce, sacro e suggestivo significato che aveva. 24 dicembre : MATTINA Quà e là nel cielo le nubi divengono quasi rosa. E' il primo apparire della luce della vigilia. Man mano che il tempo scorre il cielo diventa più chiaro sullo sfondo sereno di un azzurro dolce e vellutato. In lontananza le cime dei monti splendono come inebriati di luce. 24 dicembre : POMERIGGIO Il sole è da poco tramontato ma non fa ancora buio. Qualche nuvola che poco prima era rosa ciclamino, adesso è diventata scura al centro con il bordo dorato e attraversa lentamente il cielo limpido lasciando vedere la prima brillantissima stella. Proprio quella stella che mi fa pensare al Natale. Un Natale meno consumistico e più lontano dal donare e ricevere regali, proprio come si trascorreva tanti anni fa. Allora il vero significato del Natale era molto più sentito. Nelle chiese i canti, anche se erano in lingua latina, avevano un'aria di primavera, di olivi grondanti di pioggerella d'aprile o di fine marzo. 24 dicembre: SERA La giornata è stata serena. Un leggero vento gelido si è alzato. Ad ogni alito si ode il fruscio tra le fronde dei pini. La neve è caduta in abbondanza ed aveva raggiunto i 60 centimetri già al 20 dicembre. I bambini attendono euforici l'arrivo di Gesù Bambino. Quel Gesù Bambino di allora era povero come noi. Anche i doni erano poveri: una trombetta di legno, un paio di mandarini, noci, datteri, ghiottonerie inconsuete che erano accolte con gioia immensa. Felici i bambini, felici i genitori che rivivono la loro infanzia lontana. 24 dicembre: DOPO LA CENA In quella vigilia, la nonna, pazientemente addormentato i nipotini, messi a letto e rimboccato loro le coperte, rimasta sola si concede un attimo di riposo e di riflessione in questa vigilia della grande solennità. Si accosta alla finestra e scorge gli alberi bianchi di neve rimasta sui rami. Le strade sono livellate dal candido manto. Ammira il cielo che pare più stellato del solito. Chissà perché c'è una sensazione strana, un sentimento che poche volte si prova in questi momenti solenni: E' Natale!


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PROGETTI

BUONGIORNO O BUONASERA di MAURETTO E SANTIAGO

B

uongiorno o buonasera dipende dall’ora che leggerete la rivista “Il ponte”. Eccomi qua sono Mauretto el paiazo e ho l’onore e il piacere di scrivere questo articolo riguardo al viaggio clown che mi ha visto per 10 mesi lontano da voi per abbracciare e conoscere nuovi mondi, nuovi nonnini e nuove culture. Fin da ora voglio ringraziare la Giovanna, il Silvano e tutti gli operatori che dal 2008 hanno creduto in noi e ci hanno sempre sostenuto. Infine, ma non certo per importanza, volevo ringraziare il mio caro amico e clown Daniele che ormai da anni fa coppia fissa con me nelle nostre scorribande del giovedì, nella nostra visita settimanale in quel di via Marconi. Ora in maniera un po’ diversa provo a spiegarvi il nostro progetto e viaggio pazzo. Chi Siamo: SANTI è un artista di strada argentino, clown e attore per una delle più grandi compagnie teatrali di Buenos Aires. Ha un talento unico come attivista e ambasciatore del sorriso in situazioni di difficoltà come orfanotrofi, prigioni e favelas. MAURETTO è un clown umanitario italiano che segue il suo sogno per un mondo basato sulla pace e la giustizia. Mauretto è l’amico di tutti, è il fondatore dell’associazione Bau7 che da 5 anni, quasi ogni giorno, si reca in strutture ospedaliere del Trentino e dell’Italia.


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Che cos’è “Hagamos sonreir al mundo”? E’ un viaggio pazzo umanitario che ci ha visto partire dalla città più australe del mondo - esattamente Ushuaia nel sud dell’Argentina - toccare l’Alaska e terminare il viaggio in West Virginia negli Stati Uniti dove sorge l’Istituto di Patch Adams il clown dottore reso famoso dall’omonimo film interpretato da Robin Williams. Cosa abbiamo fatto? In 10 mesi abbiamo percorso circa 50.000 km, toccando 16 nazioni, 80 diverse città o paesi visitando 170 ospedali, favelas, centri speciali o case private. Abbiamo formato 4 nuovi gruppi clown. Quale era il nostro obiettivo? Attraverso l’uso del naso rosso e del nostro essere vestiti da clown abbiamo cercato di portare un abbraccio, un sorriso, una parola o una carezza. Cosa abbiamo imparato? Abbiamo imparato che persone cattive al mondo non ce ne sono. Che le persone diventano cattive per le proprie esperienze o per le cose cattive che gli passano nella vita. Che anche se è sempre difficile, bisognerebbe non giudicare le persone senza averle prima conosciute o conoscere la loro storia. Bisogna sempre credere nei propri desideri e sogni e far di tutto per realizzarli, qualsiasi sia la nostra età. Non è stato un viaggio solitario il nostro: voi tutti eravate in viaggio con noi! Lo abbiamo sentito grazie alle persone che ci hanno aiutato, ci hanno inviato messaggi in internet, ci hanno sostenuto economicamente. Grazie per l’attenzione, grazie a tutti i nostri amici nonnini e ai loro familiari perché ci sopportano e ci vogliono bene.

UN ABBRACCIO


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POESIA

LA NÒT DE NADAL di Massimo Dorigoni

(La tregua di Natale – cent’anni dopo) Premio Internazionale di poesia “Città di Brescia” 2014 Brescia (BS), 18 maggio< 2014

“La nòt de Nadal” ricorda la “Tregua di Natale” ", quel cessate il fuoco non ufficiale avvenuto nella notte di Natale del 1914 in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale. Membri delle truppe tedesche e britanniche schierate sui lati opposti del fronte presero a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee Su più fronti succedeva che i contendenti si riconoscessero come uomini e non come combattenti. Tase canoni e i mortai casca dal ziel nef balerina sora tut quele straze, l’è la nòt de Nadal se ferma la bataglia ghè ‘n ora de paze.


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Se scalda la nòt freda col fià de ‘sti cristiani che prega a testa bassa, l’è la nòt del Signor i soldadi un a un la trincea lassa. Le man le se strenze en quele nemiche sol per ‘na sera, l’è la nòt dela vita che porta ‘n miracol, ‘na tregua sinzera. Se scalda el còr fret en del pét de ‘sti cristiani che brinda al Creator, l’è la nòt del’augurio che finissa la guèra e dei sciòpi ‘l rumor.

La notte di Natale Tacciono i cannoni ed i fucili, cade dal cielo neve ballerina sopra tutti quei vestiti stracciati, è la notte di Natale, si ferma la battaglia c’è un’ora di pace. Si riscalda la notte fredda con il fiato di questi cristiani che pregano a testa bassa, è la notte del Signore i soldati uno ad uno lasciano la trincea. Le mani si stringono in quelle nemiche solo per una sera, è la notte della vita che porta un miracolo, una tregua sincera. Si scalda il cuore freddo nel petto di questi cristiani che brindano al Creatore, è la notte dell’augurio che finisca la guerra ed il rumore dei fucili..


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RICORDI

LA “PROVIDENZA” EN OCASION DEL’ONOMASTICO DE BONSIGNOR DE PERZEN 5 LUGLIO 1927 di Lino Beber

Q

uesta poesia è il prologo della commedia scritta tutta in rima da don Felice Paoli (1883-1944), sacerdote di Sant’Orsola Terme e fecondo poeta dialettale, in occasione dell’inaugurazione della “Provvidenza” attualmente in fase di dovuto restauro. Le protagoniste delle commedia erano tutte donne, perché a quei tempi non erano permesse le commedie miste con uomini e donne. La nostra cara “Perzen granda” è descritta per tutte le sue cose grandi!


Foto di gruppo con Monsignor Giacomo Regensburger e la “Provvidenza” in costruzione (1926).

Se al mondo n’ogni banda

Ghè granda la campana,

l’è Perzen nominà,

qualcosa de colossal,

l’è per la roba granda

ma ‘n font a via taliana

che tuti i dis che ‘l gà,

dele òche ghè ‘l piazal.

ma inutil l’è fermarse

Ghè feste grande e fere

a dir pò quel che l’è,

e ghè gran moviment,

che ‘ntorn basta voltarse

ma ghè anca lingere

e subit el vedé;

che tende al tradiment.

ghè granda la campagna,

E ghè cognomi “Grandi”

ma pò ghè ‘nca el palù,

ghè anca i “Grof e i Os”

ghè granda la montagna,

e pò’ se te domandi

ma l’èi lontana ‘n su,

perfin i “Fracalos”.

ghè gran palazi e case

Cossì bisòn vardarse

e ‘l vial de la stazion,

dal massa entusiasmarse

se dela cesa i tase,

ma noi de ste grandeze

i dis che ‘l par en dòm.

parlar no ne sta a cor sen chi per dir enveze “Bongiorno al Bonsignor”…

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ATTIVITA’

FESTA DEL VOLONTARIATO

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a festa del volontariato quest'anno ha visto la partecipazione di circa una ottantina dei nostri amici volontari che con costanza, impegno e diligenza offrono gratuitamente il proprio tempo e le proprie abilità, sia pratiche, sia soprattutto umane, di affiancamento e relazione nei confronti dei nostri residenti e che contribuiscono alla realizzazione di molti dei progetti ed attività proposti dal nostro servizio animazione. I nostri volontari per gran numero fanno parte di qualche associazione (AVULLS, AUSER, Movimento Pastorale Decanale, Circolo Pensionati e Anziani, Atelier, C.R.I., Bau 7) ed altri, invece, in modo spontaneo si sono presentati per donare il proprio tempo in modo più personalizzato, per

I RINGRAZIAMENTI RITA’ O T U A E R T S O N E L L DA PARTE DE


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accompagnamenti, compagnia o per aiutare in piccoli laboratori manuali ed espressivi. Molti i giovani che a vario titolo ci hanno accompagnato soprattutto durante l'estate e alcuni di loro hanno trascorso in allegria questa serata ascoltando le esperienze dei volontari piÚ esperti. Come ormai da tradizione si è iniziato con la celebrazione della S. Messa, che quest'anno è stata celebrata dal nuovo parroco don Antonio Brugnara, fresco fresco di mandato per la Parrocchia di Pergine, con grande emozione del nostro frate cappellano padre Rinaldo che ha concelebrato. La cucina ha proposto una cena dai sapori ricchi ed intensi della nostra terra per concludere con una primizia preziosa, le castagne arrostite. Una serata trascorsa in serena armonia, dove tutti hanno potuto socializzare e conoscersi confrontandosi anche tra gruppi diversi. A presenziare la serata, oltre al nostro consiglio d'amministrazione, alcuni ospiti illustri quali il sindaco e la vice sindaco di Pergine Roberto Oss Emer e Daniela Casagrande, il presidente U.P.I.P.A. Antonio Giacomelli e il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti. A tutti, in segno di ringraziamento e apprezzamento, è stato offerto in dono una crema biologica alla calendula realizzata assieme ai nostri residenti durante i diversi laboratori che ci hanno visti impegnati in piÚ fronti (con l'orto sinergico, il gruppo cucina ed il laboratorio espressivo per la preparazione e abbellimento dei contenitori).


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ATTIVITA’

ORTO SINERGICO


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ATTIVITA’ di Simonetta Parotto

E’ arrivato l’autunno e la natura si colora con le magnifiche sfumature del marrone e dell’ocra, l’intenso giallo degli aceri e il rosso della vite americana ma presto tutto sarà secco e grigio. Il nostro orto sinergico, così verde, selvaggio e generoso nei mesi estivi si concede il meritato riposo. L’abbiamo curato e contemplato nei lenti pomeriggi estivi ed ogni suo prezioso frutto è stato per noi un dono. A guardarlo ora trasmette l’immagine del caldo abbraccio della sera di una mamma stanca dopo una stagione di lavori. Un caldo abbraccio che ci ha donato pomodori (pochi) cicoria a volontà, indivia, fagiolini, cappucci e peperoni. I suoi frutti li abbiamo raccolti, puliti, offerti, donati e degustati; alla fine abbiamo inspirato forte prima di scioglierci dall’abbraccio materno del nostro orto riempiendo le narici del profumo della calendula. Abbiamo catturato il prezioso aroma nella pomata di calendula prodotta con gli ospiti nella cucinetta del secondo piano di via Pive. Ora l’abbraccio allenta la presa e sprofonda nel riposo lieve dell’inverno e noi con mani carezzevoli pieghiamo su se stessi arbusti e piante secche che insieme alla paglia formeranno una nuova pacciamatura che nutrirà e proteggerà i bancali nell’attesa dello sbocciare della primavera.


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ATTIVITA’

NON SOLO ORTO di Sonia Gottardi

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l nostro orto sinergico si è rivelato un luogo di confronto, curiosità ed interesse. Tanti sono stati i suggerimenti arrivati e dopo un iniziale scetticismo su modi e forme molti sono stati anche gli stupori e gli interessamenti alla tipologia biologica e sinergica scelta. Sì, perché, come abbiamo già raccontato, il nostro orto utilizza le assonanze e divergenze tra le piante per stimolare od ostacolare la crescita e la vicinanza di insetti ed animali. Ci sono alcune piante fiorite che sono particolarmente adatte a potenziare la biodiversità. Una delle piante che abbiamo scelto è la CALENDULA: pianta da fiore molto utile all’orto, la calendula officinalis conosciuta anche con il nome fiorrancio, ha foglie lanceolate verde acceso e fiori gialli o arancioni. Sua caratteristica nel contesto di un orto sinergico è attirare i sirfidi (alcune mosche) e le api, in-

setti impollinatori per eccellenza, oltre a scoraggiare l’insediamento dei nematodi (parassiti) nel terreno e tenere lontane le zanzare. Inoltre i petali della calendula sono ottimi per dare colore ad insalate e minestre. La calen-

dula però ha anche proprietà ben più interessanti, utilizzabili a lungo termine, tramite la creazione di creme, oli e tinture madre. Noi abbiamo deciso di sperimentare la creazione di una crema. E’ stato così un grande onore

Il nostro lavoro non è finito, stiamo preparando altre meraviglie che vi racconteremo


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La nostra crema alla calendula: Abbiamo raccolto la calendula nel primo pomeriggio in pieno sole, in modo che fosse ben asciutta, abbiamo poi provveduto a pulirla senza bagnarla, sfogliarla di petali e foglie, ridurre i gambi in pezzetti. Tritare, cuocere, aspettare e filtrare il composto ha richiesto parecchi pomeriggi, anche in considerazione della quantità prodotta. Pulire i vasetti, invasare e decorarli sono stati i passi successivi. E finalmente la nostra crema era pronta con gran soddisfazione di tutti.

poter offrire un vasetto di crema alla calendula ai nostri volontari come piccolo ringraziamento per il dono del loro tempo, offrendo qualcosa che ha impiegato il nostro tempo attenzione e affetto e che speriamo possa esser loro utile.

…… al nostro mercatino.

Proprietà della crema alla calendula Nutriente e idratante, allieva irritazione della pelle. Accelera guarigione di ferite, ulcere, ragadi; Lenitiva per punture di zanzare, acne, foruncoli ed herpes e per scottature, ustioni e geloni. Allevia vene varicose, flebiti e macchie pigmentose (anche dovute ad età senile). Coadiuvante per cure ginecologiche.


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ATTIVITA’

29 NOVEMBRE 2014 di Stefano Borile

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ono passati tanti anni, ma il tempo non cancella le cose che hanno emozionato. Giorgio Mottesi, Maria Pellegri Bebber ed Emma Valcanover (in seguito illustre ospite della residenza), allietavano i pomeriggi in casa di riposo, recitando con maestria i loro versi. Momenti di poesia, che portavano un sorriso, un ricordo e la gioia dello stare insieme. Momenti che regalavano un po’ di dolcezza raccontando in versi dialettali cose di tutti i giorni, istanti di vita, fotografie senza immagini che si sviluppavano nel cuore di chi attentamente ascoltava. Si dice che la storia si ripeta, e forse questo detto porta tanta verità. Quest’anno si ritorna con attori diversi, con poesie diverse, ma con lo stesso pensiero di donare un momento di felicità, di allegria e di volti nuovi che riempiono stanze spesso silenziose. Il gruppo dei poeti del Cenacolo Valsugana, su proposta di Daria Mottesi, ha accettato questa idea e proprio alla fine del mese di novembre, porterà i propri poeti all’interno della residenza con le loro poesie. Forse qualcuno si chiede cosa può dare una semplice poesia, e la risposta sta tutto questo: stupire e far ritornare alla mente un ricordo o semplicemente divertire. Tutto accompagnato dal suono nostalgico della fi-

Si dice che la storia si ripete, e forse questo detto porta tanta verità


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sarmonica, compagna di momenti di festa di anni passati, dove bastava una canzone per scatenare balli e momenti veri di aggregazione. Gli anni passano per tutti, ma il cuore non conosce età e si fa trasportare. Questo è l’intento del Cenacolo Valsugana, trasportare lontano, far sognare e cercare di regalare momenti di spensieratezza. Per questo motivo da tempo il gruppo si è dedicato con passione a questi appuntamenti, che si ripetono nelle case di riposo di Levico e Borgo. Nell’attesa di incontrarci in ognuna un abbraccio poetico e sorridente da parte di tutti i poeti che compongono questo gruppo e che cercano di valorizzare la cultura nei suoi vari aspetti e nel passare dei tempi.


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LA CASA INFORMA


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in bacheca

BENVENUTO “PIPPO”

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i può volare molto in alto se si rimane aggrappati a un sogno…. All’inizio di settembre grandi novità al quarto piano di via Pive. Un dono inatteso ha portato una ventata di allegria. La signora Vitalini ci ha fatto dono di una splendida cocorita azzurra. In pochi minuti, Pippo, questo è il nome che gli ospiti hanno deciso di dargli, ha subito rubato il cuore di tutti. Pippo si è ambientato subito ed attende pazientemente che gli si apra la gabbietta per volare felice di spalla in spalla, di mano in mano becchettando i brillantini delle maglie o il luccichio di un orecchino. La sua curiosità mista al suo essere impavido lo rendono ancora più speciale. Ma non basta, visto il successo riscosso da Pippo, la signora Vitalini ci ha omaggiato di due “inseparabili” che hanno già deposto due uova e “con il loro cinguettio e il battere d’ali ci danno allegria e ci tengono compagnia!” Per Clara, la volontaria che si preoccupa anche dell’igiene delle gabbiette degli uccellini il lavoro è triplicato ma è compensato dalla gioia che i nuovi arrivati ci regalano ogni giorno.


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In redazione: Fabrizio Cestari Giovanna Meneghini Andrea Zuccatti

CASAPICCOLA DRINK LINE s.n.c. di Pergine Valsugana (TN)

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