Un'Altra Storia Magazine Numero 4

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Politica

Risultato: aree altamente contaminate dagli isotopi del Cesio. Le zone più contaminate da Cesio 137 e 134 sono in direzione NordOvest rispetto all’impianto. Greenpeace aveva già evidenziato tassi elevati nel villaggio di Iitate, al di fuori della zona di “evacuazione consigliata” (raggio di 30 km). Se a Cernobyl l’allora governo sovietico dichiarò “da evacuare” le aree in cui la contaminazione radioattiva al suolo superava i 1490 kBq/mq (kilobequerel al metro quadro) e da distruggere i raccolti in aree che superavano i 550 kBq/mq, nel caso giapponese si sono registrati valori di contaminazione al suolo anche ben superiori a questi valori. Finalmente, dopo oltre due mesi, anche le aree oltre il limite dei 20 km cominciano a essere evacuate, come già chiesto da Greenpeace dopo aver presentato i risultati della prima missione di ricerca inviata sul posto. L’Italia è circondata da reattori nucleari, dicono, dunque. Ma i rischi non sono gli stessi che avere un incidente in casa. Come ha dimostrato Cernobyl e come sta dimostrando Fukushima, in caso di incidente grave l’area da evacuare può essere ampia fino ad alcune decine di km dall’impianto. Questo non vuol dire che oltre non c’è alcun rischio, ma che le conseguenze sono assai diverse. Misure di radioprotezione possono essere necessarie anche a maggiore distanza ma, in linea di massima, i rischi (le concentrazioni dei radioelementi in aria) scendono con il quadrato della distanza. A fare la differenza da questa regola gene-

rale sono le piogge che, al passaggio della nube, possono creare picchi di contaminazione dei suoli per cui ci possono essere aree distanti più contaminate di aree più prossime alla centrale. Per l’Italia, come si è visto con Cernobyl, le Alpi hanno protetto (contaminandosi) almeno in parte il nostro Paese. L’Italia non ha bisogno del nucleare. Oggi in Spagna le rinnovabili coprono il 35% della produzione di elettricità, in Italia circa il 20%. Raggiungere la quota spagnola al 2020 è assolutamente fattibile e comporterebbe un impatto occupazionale assai significativo. Fonti rinnovabili ed efficienza energetica hanno un potenziale energetico in Italia oltre il doppio del fantasmagorico piano nucleare del governo che prevede 13.000 MW di impianti nucleari. Il potenziale di sviluppo delle fonti rinnovabili al 2020 è – secondo le analisi del Politecnico di Milano –

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di circa 90 miliardi di kilowattora all’anno aggiuntivi agli attuali, mentre quello del risparmio attraverso misure di efficienza energetica dell’ordine dei 140 miliardi di kilowattora all’anno. Dunque le alternative esistono e hanno un valore energetico più che doppio rispetto al fantasmagorico piano del governo e quadruplo rispetto all’accordo italo-francese per costruire 4 reattori EPR in Italia. Infine, ma non meno importante, una strategia basata su efficienza e rinnovabili avrebbe un impatto occupazionale assai più importante, dell’ordine dei 300 mila posti di lavoro, di cui il 70% in Italia se le politiche pubbliche saranno abbastanza serie da far sviluppare qui le filiere tecnologiche. L’accordo italo francese prevede un impatto di 10 mila posti, la gran parte dei quali in fase di costruzione delle centrali: a regime un impianto nucleare occupa 300 persone. maggio • 2011 • N.4


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