Tabletroma giugno 2017

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ACILIA

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Editoriale di Stefano Quagliozzi

Rappresentanza o governabilita’? Sono tantissimi gli eventi delle ultime settimane. Dall’elezione del 39enne Emmanuel Macron alla Presidenza della Repubblica francese, al vile attentato di Manchester, dall’incontro di Papa Francesco con il neo presidente americano Trump, al vertice della Nato a Bruxelles e al G7 di Taormina. Un periodo in cui la diplomazia internazionale cerca di muoversi per trovare accordi che consentano una vivibilità migliore per ogni parte in gioco. Le premesse non sono propriamente positive, con un Trump sulla difensiva - e in odore di impeachement per il “russiagate” - contro il resto dei grandi del mondo che chiedono conferme sugli accordi climatici di Parigi, dove si era giunti dopo tappe lunghe e molto negoziate come quella di Kyoto, in Giappone, che ha rappresentato la prima vera presa di coscienza dei governanti, che le emissioni nocive non possono essere impunemente scaricate nell’aria provocando cataclismi climatici come i buchi nella fascia d’ozono e l’effetto serra con l’innalzamento incontrollato della temperatura terrestre col conseguente rischio di scioglimento dei ghiacciai. L’incontro del G7 non ha prodotto risultati se non per una comune presa di posizione contro il terrorismo internazionale, da qualche anno la piaga peggiore al mondo assieme alle tragedie dei migranti che spesso non riescono a passare il canale di Sicilia, perdendo la vita in mare a causa di mercanti di morte senza scrupoli che li imbarcano a centinaia su natanti vecchi e inadeguati a prendere il largo. In questo scenario generale, c’è un’Italia che vorrebbe uscire dal pantano. Quel pantano politico che, senza una legge elettorale più possibile omogenea tra i due rami del Parlamento e condivisa da una maggioranza (qualunque essa sia), non le consente di rilanciare al meglio l’economia, l’occupazione, gli investimenti. Si sta discutendo di legge elettorale. Cosa assai lontana dal cittadino che sicuramente ha più a cuore il risultato positivo di un’economia che “tira”, piuttosto che i meccanismi di una legge che consenta la formazione del nuovo Parlamento. Ma anche la legge elettorale ha la sua grande importanza. La visione generale è impostata su due direttrici principali (che escludono un sistema maggioritario secco, più adatto ai Paesi anglosassoni che a quelli d’origine latina): la rappresentanza e la governabilità. Questi sono i due punti da far convivere, ma per averne i migliori frutti, ciò può avvenire solo attraverso un equilibrato mix tra i due sistemi. La rappresentanza pura, che si esprime con il sistema proporzionale, dà un’esatta fotografia di quello che è il voto popolare, perché una volta individuate le percentuali di ciascun partito partecipante all’agone elettorale, quelle stesse percentuali verrebbero riportate in Parlamento. In genere questi sistemi hanno una soglia di sbarramento (si parla del sistema tedesco che ha il 5%), per evitare che anche partiti con l’uno per cento, ad esempio, possano polverizzare il voto ma essere determinanti nella formazione di un governo al pari di un partito al 20%, attraverso l’arma del ricatto. L’altro aspetto importante è la governabilità, assicurata con dei correttivi, detti premi di maggioranza, che vengono dati al partito o alla coalizione di partiti che raggiunge la maggioranza relativa, che non le consentirebbe di governare. Sembra che nelle ultime ore si prospetti un’intesa tra i tre maggiori partiti (PD, M5s e Forza Italia) per un sistema alla tedesca, con soglia di sbarramento e correttivi per la governabilità. Naturalmente adesso la guerra potrebbe spostarsi all’interno del governo dove Alternativa Popolare, Ala, e tutti i partitelli minori, che probabilmente non riuscirebbero ad arrivare alla soglia di sbarramento del 5%, vogliono una legge proporzionale per continuare a vivacchiare e a trovare altri seggi di parlamentare a chi, poi, non avrà più ruoli di governo. L’unico dato di fatto è quello già conosciuto nel periodo della cosiddetta prima Repubblica. L’Italia è l’unico Paese del mondo occidentale ad aver avuto per quasi 50 anni governi della durata media di 10 mesi e ½. Contro la Germania, la Francia, la Gran Bretagna, gli USA che hanno avuto leaders in carica 8, 10 o 15 anni, con conseguenti periodi di grande stabilità politica, investimenti e crescita economica. Negli anni ’90, col passaggio al sistema maggioritario della legge elettorale denominata “mattarellum”, i governi hanno avuto una durata superiore ma si è registrato col tempo un inevitabile acuirsi delle tensioni sociali per la diminuita capacità di rappresentanza, nonostante l’inserimento per la Camera dei Deputati di un correttivo proporzionale sul 25% dei seggi. L’abolizione delle preferenze e le liste determinate a tavolino dalle segreterie dei partiti, venute fuori nel 2006 con la legge elettorale definita da alcuni degli stessi firmatari “porcellum”, ha finito di fare il resto, scontentando tutti. E dopo la bocciatura referendaria delle riforme costituzionali e dell’Italicum (mai andata in vigore), riusciranno i nostri parlamentari a comporre in tempi umanamente brevi una legge elettorale equilibrata e funzionale? Questo lo auspichiamo perché è proprio da lì che viene la possibilità di rimettere in carreggiata la locomotiva Italia, pronta ad affrontare le sfide che il terzo millennio ha già in serbo per tutti noi.

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TABLET ROMA

ANNO 5 NO 51 GIUGNO 2017 SOMMARIO

6 PRIMO PIANO La Mustang Rossa di Elisabetta Villaggio

14 TABLET RUN Corre l’estate

28 È PRONTO IN TABLET Intervista ad Antonino Cannavacciuolo

38 TABLET BIKE Il fascino del brigante

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43 Confcommercio La nuova squadra dell’Ascom litorale romano X municipio

46 + DESIGN Le cromie

É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 3 Giugno 2017


P rimopiano

di Lorenzo Sigillò

Tablet Incontra Elisabetta Villaggio e “La Mustang Rossa”

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Abbiamo incontrato Elisabetta Villaggio, autrice de “La Mustang Rossa”, edizioni La Ruota. Un libro fresco, avvincente, un thriller vestito da romanzo d’autore, che appassiona dalla prima all’ultima riga. È la stessa Elisabetta a presentarcelo: È un romanzo che racconta la Los Angeles degli anni ottanta e di due amiche molto diverse tra loro, ma con lo stesso obiettivo: diventare qualcuno, dimostrare al mondo e a se stesse che sono in grado di fare qualcosa. C’è la messicana povera, immigrata illegalmente, che cerca di dare una svolta alla sua vita e a quella dei suoi figli, cercando di arrivare all’indipendenza economica. L’altra donna, invece, è una ricca europea che gira con la carta di credito d’oro del padre, ma vuole dimostrare a sé e ai suoi genitori, anaffettivi ed egoisti, che è in grado di fare qualcosa di importante nella propria vita. Com’è nata l’idea di questa storia? In realtà sono le storie che ti bussano in testa. Compreso l’editing e le revisioni, direi che il libro ha visto la luce in un anno, anche perché nel frattempo lavoravo ad altro. Pur essendo un romanzo di finzione ci sono personaggi realmente esistiti, come Maria (una delle due protagoniste principali, ndr), una persona che ho conosciuto quando ho vissuto a Los Angeles negli anni ottanta. Poi naturalmente alcune sfaccettature sono inventate, poi ci siamo perse di vista e tutte le cose accadute le ho sapute dopo! Come mai l’ambientazione nella Los Angeles degli ottanta? E perché proprio “La Mustang Rossa”? Mi faceva piacere ambientare la storia lì visto che ci sono vissuta e già avevo sfiorato questa città con il mio precedente lavoro su Marilyn Monroe. Ero a Los Angeles proprio negli anni ottanta ed ho vissuto e toccato questi posti di cui si parla, come il Rainbow Cafè dove sono passati grandi artisti, da Bruce Springsteen in giù. Anche i musicisti presenti nel libro sono ispirati a personaggi reali, sono i Red Hot Chili Peppers. Per un periodo siamo stati vicini di casa a Hollywood, anche se a quel tempo erano ancora sconosciuti. La storia è ambientata nel 1988 perché mi piaceva l’idea, sullo sfondo, della canzone di Tracy Champan,

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“Fast car”, uscita proprio quell’anno. Il verso ‘Be Someone’ descrive bene quello che vogliono fare le due amiche nel romanzo, “essere qualcuno”. Come tutte le persone che ruotano intorno a loro. La Mustang rossa è la macchina della ragazza europea, Alex (l’altra protagonista, ndr). Un ricco europeo lì non si comprerebbe mai una macchina europea ma americana. Poi rossa è la passione, l’amore, ed è un colore che si nota anche da lontano. E poi decappottabile, ovviamente, perché dà il senso del movimento di capelli, di libertà, un macchina fiammante e sportiva che a Los Angeles usi sempre! Ho avuto l’impressione di leggere una ‘sceneggiatura travestita da romanzo’. L’hai pensato anche come un film? Me lo hanno detto in molti, ma in verità è il mio modo di scrivere. Svolgendosi in 9 giorni c’era la necessità di un tipo di racconto conciso. Però no, non l’ho pensato per un film, ma se c’è qualche produttore che volesse produrlo, volentieri! Inevitabile chiederti se tuo padre, Paolo Villaggio, lo abbia letto. Cosa ti ha detto? in fondo anche i suoi celebri Fantozzi, provenivamo dalla letteratura. Lui non si esprime più di tanto, ma mi ha detto che l’ha trovato carino, ha letto dei pezzi qua e là. I suoi primi film non sono stati i “Fantozzi”, ma poi sì, è vero, il personaggio e le storie provenivano dai suoi libri. Che poi ovviamente sono stati sceneggiati. Le due protagoniste del libro, Alex e Maria, sono due tipi di donne agli antipodi. C’è qualcosa di autobiografico in ognuna di loro? Essendo io dei Gemelli può essere! Però no, scherzo, non è autobiografico. Maria è esistita ma Alex è completamente di fantasia. Mi piaceva l’idea di due persone così opposte e in contrasto che, però, riuscivano a creare un’amicizia con una grande empatia, anche se molto breve. In effetti il libro racconta solo di 9 giorni che però cambiano per sempre le loro vite. In fondo è quello che accade spesso


nella vita delle persone, è capitato anche nella tua? Bè sì, è il fato! Ad esempio il padre di mio figlio l’ho conosciuto casualmente a Los Angeles, in una sosta tra un volo e l’altro, tra mille altre cose che facevo. E da un incontro fortuito nacque la nostra storia. Mi sono piaciute molte le descrizioni dettagliate dei tuoi personaggi, il loro cambiamento ed evoluzione. C’è qualcosa che ti ha influenzato? Cosa stai leggendo, cosa ti ispira? Ultimamente sto leggendo autori americani e Peter Cameron mi piace molto. Avevo letto recentemente il suo “Il Weekend”, un libro della durata due giorni e quindi ho pensato che anch’io potevo raccontare una storia che si concentrasse in poco tempo. Anche Elizabeth Strout mi piace molto. Più generalmente come non nominare Dostoevskij e poi a scuola amavo Leopardi! Hai letto anche i libri di tuo padre? Ti piacevano? Ed i suoi personaggi cinematografici invece? Sì, li ho letti ovviamente e mi sono piaciuti, ma non ho mai pensato ad una specifica ispirazione per me. Non mi ritengo affezionata a qualche personaggio in particolare, per me era tutto normale, anche vederlo sul set. Ma sicuramente mi piaceva la sua ecletticità, soprattutto nella parte di carriera dove anche lui è stato contento di essere considerato da un certo tipo di critica.

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Non è il tuo primo lavoro, cosa è cambiato dai precedenti? Hai incontrato qualche difficoltà? Sicuramente ci sono molto meno aggettivi! Ho tentato di fare quello che gli americani chiamano “less i best”. Ovvero ho cercato di asciugare al massimo e scrivere l’essenziale. Non per togliere, ma proprio per cercare di raccontare in un certo modo . Non ho avuto tutto chiaro subito, l’idea aveva bussato in testa a grandi linee, ma poi la storia e le situazioni sono venute fuori man mano. Tanti personaggi mi vengono fuori raccontandoli. Anche l’epilogo doveva essere diverso, “più brutto” nel senso di più forte Stai già lavorando a nuovi progetti? Una volta si diceva nel cassetto, oggi sono nel computer! Ho iniziato qualcosa, ma adesso con il libro uscito da poco e la sua promozione in giro, mi sto dedicando a questo. Però c’è già qualcosa per il futuro, senz’altro. Recentemente hai lanciato un appello su Facebook, sul tuo papà un po’ dimenticato dal ‘Suo mondo’. Vuoi parlarne? Non pensavo che sarebbe diventata una cosa così enorme. Sono andata trovarlo per un pranzo e poi siamo rimasti a chiacchierare. C’erano stati i David di Donatello da poco e gli ho fatto vedere sullo smartphone il discorso di Valeria Bruni Tedeschi, insomma abbiamo commentato un po’ di cose insieme. Ho notato in lui un velo di tristezza, come se non facesse più parte di quel mondo del cinema, che invece è stata naturalmente la cosa più importante della sua vita. Per colpa del suo mestiere che ti assorbe completamente, alcune volte è stato un po’ assente, ma abbiamo sempre avuto un legame fortissimo e quindi ero molto dispiaciuta. Andando via, sulle scale di casa, ho scritto questo post su Facebook, così di getto. Poi quando sono andata a ricontrollare il telefono… quanti messaggi! Il popolo del web, i suoi fan, si erano mobilitati e di conseguenza hanno cominciato a contattarmi giornali, testate, televisioni! Io sono una persona discreta, non mi piace apparire eppure sono stati due giorni di delirio. A lui ha fatto molto piacere quest’attenzione, a mia madre meno! Lui ha voglia di lavorare, ha 85 anni ma sta benone! Ringraziando Elisabetta Villaggio per la disponibilità, consigliamo ai lettori di Tablet Roma di cercare nelle librerie di tutte le città o su internet, “La Mustang Rossa” ed. La Ruota. Grazie a voi, buona lettura e un saluto agli amici di Tablet!

Pasqua!

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+E venti Roma di Valentina Ecca

Questo giugno 2017 si prospetta accaldato e con qualche evento succulento. Si parte con il Japanese New Music Festival, l’evento appare imperdibili per tornano i Depeche Mode con il “Global Spirit Tour”. gli appassionati del Sol Levante e i curiosi. Tra sonorità noise, psichedeliche Un duo particolare approda nuovamente in Italia, si tratta dei 2Cellos, e impro al Traffic di Roma il 7 giugno si terrà uno degli eventi più singolari violoncellisti dall’anima metal che amano reinterpretare, con i propri dell’estate romana. strumenti classici, grandi pezzi del rock contemporaneo. I due artisti Proseguiamo con un evento ancora incerto, quello del 15 giugno al saranno a Roma il 26 giugno al Centrale del Foro Italico. Palalottomatica di Roma dove si dovrebbe esibire la cantante americana Giugno si chiude allo Stadio Olimpico con le due date di Tiziano Ferro, Ariana Grande. Dopo i tremendi fatti di Manchester l’organizzazione 29 e 30. Il cantautore di Latina porterà sul palco i suoi più grandi successi dell’evento è ancora incerta. Sul sito dell’agenzia stampa italiana e i brani dell’ultimo album “Il Mestiere non c’è ancora specificato che il concerto non si terrà ma è molto della Vita”. probabile che, per rispetto alle vittime e per impossibilità dell’artista ancora sotto shock l’evento potrebbe essere cancellato. Facciamo un salto in avanti e arriviamo al 20 giugno, in questa data Roma ospiterà l’autore di uno dei tormentoni invernali della stagione passata. Il suo nome è Rag’N Bone Man ed è sua la voce del pezzo “Human”. Rory Graham è un ragazzone di Brighton, ma nel Ariana Grande suo sangue scorre il blues più profondo. Voce corposa e tematiche sociali, questo ciò che caratterizza la musica di questo giovane Daniele Silvestri cantautore che sarà nella Capitale all’EX Dogana. Inizia il 23 giugno uno dei festival più attesi dell’anno: “Rock Rag-n-Bone- Man in Roma”. Da anni la grande kermesse porta nella Capitale i grandi nomi della musica internazionale. il primo ad aprire le danze, quest’anno, sarà Damian Marley. Figlio del leggendario Bob Marley, Demian si riconosce completamente nella cultura rastafariana giamaicana e nel reggae. Il più giovane dei fratelli Marley sarà all’Ippodromo delle Capannelle il 23 giugno. Tiziano Ferro A Rock in Roma c’è spazio anche per la musica italiana ed allora arriva Daniele Silvestri che porterà la sua musica costellata da pezzi allegri e pezzi politicamente impegnati, il tutto all’Ippodromo delle Capannelle il 24 giugno. Neanche un giorno di tregua per gli appassionati di musica nel primo mese d’estate, il 25 giugno, infatti, allo Stadio Olimpico

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SAMARCANDA, LIBRERIA DI QUARTIERE

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Letti di notte alla libreria Samarcanda Dal 2012, in corrispondenza del solstizio d’estate, in tutta Italia si svolge Letti di notte, la notte bianca del libro e della lettura, promossa dall’associazione nazionale Letteratura Rinnovabile. Dal tramonto all’alba i lettori condividono letture e storie nei luoghi del libro come librerie, biblioteche, festival, circoli culturali. Anche la libreria Samarcanda è lieta di partecipare all’evento, tenendo le proprie porte aperte a chiunque abbia voglia di condividere, nel giorno più lungo dell’anno, le proprie esperienze di lettura o semplicemente ascoltare testi e riflessioni, e passare una bella serata in compagnia. Per quest’anno il tema sarà i sogni e i sognatori: ideali, visioni, utopie, passioni, desideri & avventure. Pertanto siete tutti invitati il giorno 17 giugno dalle ore 19:30 nel giardino della libreria, magari armati di un bel libro che vi ha fatto davvero sognare, e dove potrete degustare anche un piccolo aperitivo per festeggiare l’avvenimento e rilassarvi in compagnia. Perché come diceva Pasolini “La verità non sta in un sogno solo ma in molti sogni”. Non mancate!

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Incontro libero e gratuito Inoltre vi ricordiamo che presso la libreria è possibile ordinare i libri scolastici per le vacanze.

POTRAI TROVARCI PRESSO

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Tablet Arte di Barbara Donzella

BOOM BEAT BUBBLE Stampa Giapponese tutti gli artisti in mostra racconta la grande vivacità dell’arte giapponese dell’incisione - ancora poco conosciuta in Italia - e rivela un paese che, come il nostro, si guarda attorno pur mantenendo una forte identità culturale. La mostra BOOM BEAT BUBBLE, a ingresso libero fino a esaurimento posti, vi aspetta dal 4 maggio al 12 ottobre 2017, all’Istituto Giapponese di Cultura a Roma, via Antonio Gramsci 74. Per info: 06 3224754 www.jfroma.it visite guidate gratuite/eventi collaterali: info su www.jfroma.it .

AI O, Well Well Well, 1974

KUSAMA Yayoi, Zucca , 1988

NODA Tetsuya, Diary 1 novembre 1968, 1968

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Una grande mostra che attraverso 54 stampe giapponesi racconta i mutamenti di quest’arte nell’arco di trent’anni, dal BOOM economico degli anni ‘60 al BEAT post ’68, fino alla bolla speculativa, la BUBBLE (economy) nata negli anni ‘80 ed esplosa nel decennio a seguire. L’incisione, nelle sue diverse forme (xilografia, serigrafia e altro), è una delle più alte forme artistiche giapponesi. Basti ricordare come influenzò, nella seconda metà dell’Ottocento, artisti impressionisti e postimpressionisti, come Manet, Monet, Van Gogh, Degas e tanti altri. L’esposizione, realizzata in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, a cura di Marcella Cossu, comprende opere di proprietà dell’Istituto Giapponese di Cultura, per lo più degli anni sessanta e settanta. Come dichiarato dalla stessa curatrice, Marcella Cossu, i 24 artisti in mostra assorbono gli influssi occidentali che arrivano dalla Pop art e dal surrealismo, declinandoli, ognuno a proprio modo, in qualcosa di nuovo, originale e più introspettivo. Accanto alle immagini fotografiche ripetute e incorniciate da colori saturi, fluo e d’uso industriale di Kimura Kosuke (con evidente ispirazione a Andy Warhol e non solo), troviamo i paesaggi montuosi e austeri di Kanamori Yoshio, arricchiti da presenze simboliche come le farfalle, piume e uccelli, tutte a rappresentare la fugacità dell’esistenza. E poi ancora alcuni lavori del “rainbow man” (uomo arcobaleno) Ay-O, nome d’arte di Takao Iijima, che ha fatto dei colori il proprio biglietto da visita. Infatti la cifra stilistica che contraddistingue le sue stampe è l’uso di tutta la gamma dello spettro luminoso, che richiama un immaginario surreale. Surreali sono anche le zucche a pois che affollano il mondo interiore di Yayoi Kusama e che trasportano l’osservatore nel suo spazio onirico. Creazioni artistiche entrate nell’imaginario collettivo grazie a dipinti, sculture e ad installazioni. Molti ricorderanno, infatti, l’opera apparsa alla mostra “LOVE”, da poco conclusa al Chiostro del Bramante, dove decine di zucche luminose si replicavano all’infinito grazie all’uso di specchi. La varietà di linguaggi e tematiche toccate da

12 KIMURA Kosuke, Bunraku, 1977



TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò

7 semplici consigli per l’estate del runner

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Il gioco si fa duro con le belle giornate, tanto calde però! Ma il perfetto runner non molla di certo la presa, perchè i mesi estivi sono problematici quanto irrinunciabili. Tablet Run cercherà di non essere banale, dandovi consigli pratici, così non potrete dire che non lo sapevate! 1 – Pianificazione innanzitutto Il principio è quello di non assorbire troppo calore durante la corsa, ma anzi di evacuarlo attraverso il corpo. Pertanto la prima regola importante è quella di cercare di abituarvi gradualmente al caldo, ovvero alle ore di esposizione. Pianificate un programma delle settimane che da primavera portano all’estate, con una progressiva intensità di luce e calore. Ovviamente finché sostenibile! Correre al sole diventerà ad un certo punto davvero difficile. Qui ci vorrà tutta la vostra abilità visiva nel cercare di elaborare percorsi di allenamento con il maggiore numero di zone d’ombra. Naturalmente diventeranno via via preferibili le corse al mattino presto o la sera tardi. Se ne avete la possibilità, evitate le strade, che nei mesi estivi concentrano, maggiormente, agenti atmosferici e inquinanti. 2 – L’abbigliamento Respirazione. Non solo la vostra ma anche quella degli indumenti, vale a dire traspiranti. Diventa fondamentale in questo periodo un efficace rilascio del sudore e l’abbigliamento tecnico non può essere un optional. Poi per carità, se vedete una bella giornata e uscite in maglietta di cotone (un suicidio!) e pantaloncini da casa, divertitevi pure, ma non esagerate con i chilometri! Preferibile naturalmente l’abbigliamento dai colori chiari. Sul famoso ‘cappellino’ gli esperti si dividono: indispensabile per qualcuno, vietato per altri. Quest’ultimi vi diranno che limita l’evaporazione appunto dalla testa, ma qui torniamo al discorso del materiale: un copricapo leggero traspirante, magari anche una più pratica bandana, aiuterà senz’altro ad evitare le insolazioni. Altrimenti bagnate la testa spessissimo! 3 – Riscaldatevi lo stesso! Non commettete l’errore di non riscaldarvi, solo perché “fa già caldo”. Senz’altro la durata del vostro preallenamento potrà essere inferiore perché i muscoli si scalderanno più rapidamente, ma non fate la sciocchezza di partire senza aver ‘avvisato’ il vostro corpo.

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4 – Occhio alla pelle Proteggete con creme solari sia il viso che il vostro corpo. Considerate sempre un indice di protezione superiore a quello che normalmente utilizzate al mare. E poi gli occhiali da sole, utili non solo per chi ha gli occhi chiari, eviteranno un incredibile sforzo visivo e celebrale. 5 – Ubriacatevi …di acqua! Prima, durante e dopo la corsa sarà indispensabile mantenere il vostro corpo idratato. Inumidite anche cute e capelli, ma senza esagerare sugli indumenti, altrimenti peseranno, si attaccheranno al corpo e vi daranno davvero fastidio. Per non parlare delle scarpe, evitate di appesantirle bagnandole! Se partecipate a qualche gara oppure ad allenamenti lunghi, considerate anche di integrare l’acqua con minerali, quindi spazio alle bevande energetiche, assolutamente dedicate al running e non di improvvisata invenzione e bizzarra provenienza. A fine corsa, poi, bevete lentamente bibite a temperatura non ghiacciata e non gettatevi immediatamente sotto la doccia. 6 – In caso di emergenza Se nonostante tutti gli accorgimenti sentite un senso di svenimento, nausea, perdita di equilibrio, fitte alla pancia… ok, stop! Fermatevi subito, possibilmente all’ombra, cercando di tenere un braccio alto alla ricerca di soccorso, ma se possibile non sforzatevi ulteriormente nel richiamare l’attenzione con la vostra voce, per non affaticare ulteriormente la respirazione. Cercate invece di respirare regolarmente e bere piccoli sorsi d’acqua a temperatura ambiente. Se riuscite a stare in piedi, procedete camminando lentamente, magari appoggiandovi ad un’altra persona. 7 – L’alimentazione del runner Il mangiare sano è sempre la preoccupazione dei runner. In questo periodo però lo è ancor di più, rinunciando più spesso a bevande alcoliche e cibi fritti o grassi. Consigliamo di ridurre l’assunzione anche di carni rosse a favore invece di frutta e verdura di stagione. Ma naturalmente ci affidiamo al vostro buon senso: se non siete dei professionisti qualsiasi pasto abbondante potrà essere facilmente assorbito in tre giorni, ma anche voi non esagerate con la nostra manica larga! Quindi, d’estate e ancora di più del solito, correte prima con la testa che con le gambe. Prima, dopo e durante Stay Tablet, Stay Run, Stay Sano!



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Roberto Federici, medico chirurgo La visita Proctologica

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ffettuare una visita specialistica rappresenta sempre un momento di impaccio e di irritazione per moltissimi di noi, quando poi si ha la necessità di effettuare una visita proctologica… apriti cielo!!

“Ma perché esiste il proctologo? chi è? ma mi deve vedere proprio lì? Ma io mi vergogno, la visita sarà dolorosa!!”

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA a cura della Redazione

Ecco, in sequenza ho riportato quanto di solito ascolto a inizio visita, terminata la quale, però, tutti, specie i più ritrosi, escono dallo studio rasserenati e consapevoli che nel corso della vita si è spesso costretti ad affrontare situazioni non sempre gradevoli, ma che anche queste, se sapute ben affrontare e se ben condotte, si rivelano in realtà di facile risoluzione. Anche nel settore proctologico, la visita rappresenta il gesto imprescindibile per ottenere la giusta diagnosi e quindi un appropriato atteggiamento terapeutico. Come detto è una di quelle visite che in molti ingenera timore e vergogna e che quindi, è volutamente ritardata, con la evidente conseguenza della possibilità di far peggiorare l’iter terapeutico di una malattia facilmente guaribile se trattata al suo esordio o, ancor peggio, di ritardare la diagnosi e la conseguente terapia di patologie molto serie. La visita deve essere demonizzata, spiegando ai pazienti come anche il più banale sintomo, anche il più fugace, non deve essere minimizzato, ma al contrario valutato con attenzione dal pensiero di chi si dedica allo studio e alla pratica di questa branca specialistica. Il colloquio con il paziente è essenziale, è ovviamente condotto dallo specialista ed ha lo scopo di conoscere in modo approfondito le abitudini di vita del paziente (lavoro, attività sociali, attività sportiva, abitudini alimentari, eventuali diete seguite); si devono poi esaminare le caratteristiche dell’alvo, dato fondamentale per una corretta diagnosi. Per alcuni pazienti, quando si intuisce una patologia funzionale, si è soliti far compilare dei questionari utili per meglio misurare la qualità di vita del paziente. La visita in quanto tale, deve essere svolta in un ambiente confortevole, rispettando in primo luogo il senso di pudicizia, spiegando sempre e preventivamente i gesti che si compiono e la loro finalità.

“Tutto qua Dottore? Chissà che credevo! Mi potevo far visitare prima, a quest’ora!!”

Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale Proctologia

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Dott. Antonino Marchese

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L’ESTATE È ARRIVATA…

e tu sei pronta per la prova costume?

Ecco le 4 regole d’oro per ottenere il corpo che vuoi Oggi ti rivelo le regole che ti aiuteranno a sconfiggere la cellulite, ma soprattutto come evitare gli errori che ti hanno impedito fino ad oggi di riuscirci. Mi presento: sono Marina, ho 48 anni e da più di 30 anni mi occupo di Bellezza; sono stata consulente Tecnico per diverse aziende leader nel settore e ho portato avanti un progetto ambizioso per uno dei centri termali più famosi in Italia. Attualmente sono responsabile del centro estetico Masi Day Spa, specializzato in dimagrimento e modellamento del corpo. Intanto un piccolo accenno: la Cellulite è comunemente conosciuta così, ma il giusto termine è PEFS, ovvero “pannicolopatia edematofibroscrelotica”, ed è un fenomeno che si può manifestare sia nelle donne obese che in quelle normolinee. La lotta contro la cellulite, come avrai ben capito, non si può limitare ad una sola azione circoscritta ma è una vera battaglia a tutto campo. Bisogna impegnarsi ed essere costanti, seguire uno stile di vita sano e ben bilanciato, osservare alcune piccole regole come la tua BEAUTY ROUTINE, et voilà! Vedrai che risultati!!!! Ed ora entriamo nel vivo dei consigli: 1 ALIMENTAZIONE: ecco alcuni alimenti che non dovranno mai mancare nell’arco della tua giornata, poiché ti aiuteranno a combattere la ritenzione dei liquidi e la cellulite. FRUTTA : Prediligi i frutti di bosco in quanto sono ricchi di flavonoidi e ti aiutano a rinforzare i capillari. Mangia ananas, aiuta ad aumentare il drenaggio dei liquidi. Pompelmo, prima dei pasti ti aiuterà a smaltire i grassi. VERDURE : Si a tutte le verdure a foglia verde (spinaci, cicoria, scarola, rucola). Aiutano il tuo fegato a smaltire con più facilità tossine e ad aumentare la motilità dell’intestino; mangia regolarmente queste verdure come contorno, preferisci quelle cotte a pranzo e via libera alle crude la sera, per cena. CARBOIDRATI: Scegli preferibilmente le farine integrali in quanto aiutano il metabolismo e la funzionalità del fegato. PROTEINE : uova, carne, pesce e legumi; alternali più che puoi durante i pasti così che la tua alimentazione non diventi noiosa. 2 BEVI BEVI BEVI: Almeno un litro mezzo di acqua al giorno lontano dai pasti (sono circa 8 bicchieri). Prendi la sana abitudine di bere la mattina a digiuno un bicchiere di acqua tiepida con un po’ di limone spremuto, aiuta a depurare il fegato e aumenta il drenaggio dei liquidi. Se continuerai seguirmi, più avanti ti svelerò alcune ricette per prepararti tisane depurative e dissetanti.

3 ALLENAMENTO: Non voglio entrare nel vivo dell’allenamento, per il momento, ma ti consiglio di camminare in modo sostenuto per almeno 30’ al giorno: ti garantisco che se lo farai vedrai i risultati già dopo una settimana. 4 LA TUA BEAUTY ROUTINE: Qui c’è molto da dire, ma per ora ti chiedo un sforzo minimo e quando sarai diventata brava andremo avanti. In questa fase è proprio la costanza che ti premia: se non sei disposta ad impegnarti allora vuol dire che ti meriti la cellulite che hai!!(non odiarmi i per questo che ho detto ) Per ora come primo step inizia con il preparare la pelle: 2 volte a settimana, sotto la doccia utilizza uno scrub e appena finita applica su tutto il corpo una crema idratante e nutriente. Bene, adesso che sai le cose giuste da fare per iniziare a prenderti cura della tua cellulite, devi solo agire Ma se vuoi rimodellare il tuo corpo in tempi brevi non puoi fare a meno di ricorrere a dei trattamenti estetici ,il consiglio che ti do e’quello di affidarti ad un centro di alta fascia e che sia specializzato nel modellamento del corpo Nel mio centro usiamo il metodo “BODY SHRINK” , protocolli unici ed esclusivi studiati e personalizzati sulle esigenze del corpo per ridurre le tue forme che garantiscono risultati sin dalla prima seduta e duraturi nel tempo senza stress ed totale relax l Se vuoi saperne di più per te che non ci conosci abbiamo preparato una SPECIAL EDITION: prenota il tuo appuntamento dal 6 al 30 giugno: faremo un check-up up approfondito e ti metterò a conoscenza dei bisogni del tuo corpo; inoltre potrai provare uno speciale uno speciale Trattamento di un’ora che ti permetterà di rilassarti e di farti apprezzare il nostro modo di lavorare. Sentirai sin da subito: Pelle più elastica e tonica Tessuto più idratato Perdita di liquidi in eccesso Benessere e relax per il tuo corpo Gli appuntamenti fissati durante questo periodo avranno un costo di euro 47 anziché 110 Ti aspetto

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U n posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani Psicologa / Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello EMAIL: giuliamigani@yahoo.it Cellulare: 338 3839479

DOP: cos’è?

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DOP… Se troviamo questa sigla su una bottiglia di olio significa Denominazione di Origine Protetta. Ma se lo troviamo scritto su una certificazione allora il significato è ben diverso. Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è un disturbo del comportamento che riguarda il modo in cui il bambino agisce e si relaziona con gli altri. I bambini con DOP sono etichettati come “bambini difficili”, “enfants terribles” o anche “piccoli selvaggi”. Per diagnosticare un DOP (secondo il DSM V) è necessario che sia presente (da almeno sei mesi) una modalità di comportamento negativistico, ostile e provocatorio, durante i quali sono stati presenti quattro o più dei seguenti sintomi: • spesso va in collera; • spesso litiga con gli adulti; • spesso sfida attivamente o rifiuta di rispettare le richieste o le regole degli adulti; • spesso irrita deliberatamente gli altri; • spesso accusa gli altri dei propri errori o del proprio cattivo comportamento; • è spesso suscettibile o facilmente irritato dagli altri; • è spesso arrabbiato e rancoroso; • è spesso dispettoso e vendicativo. Ovviamente, per soddisfare uno di questi criteri, bisogna che il comportamento si manifesti più frequentemente (e intensamente) rispetto a soggetti di pari età e livello di sviluppo e che il comportamento causi una compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo La situazione è complicata: il bambino con il DOP ha grande difficoltà ad interagire con gli altri, in particolar modo con gli adulti. La sua tendenza è quella di sfidarli, spesso istigando, facendo di tutto per generare la loro irritazione. Non sopporta seguire le regole e rispettare le richieste che gli vengono fatte e vi si oppone sia verbalmente che con il comportamento oppositivo. Si innervosisce facilmente: è permaloso e si arrabbia anche per futili motivi, spesso arriva a litigare. Di fronte al “No”, al rifiuto e al non accoglimento

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delle sue richieste (da parte dell’adulto, principalmente il genitore ma anche gli insegnanti) si mostra irritato e capriccioso, sbatte i piedi e piange e non accetta le decisioni perese dai grandi. È spesso rancoroso e cerca di vendicarsi dei torti che crede di aver subito: perciò mostra un atteggiamento vittimistico e pessimistico e la tendenza ad incolpare gli altri per i suoi errori e comportamenti sbagliati. Non hanno infatti consapevolezza del loro problema. Non si considerano affatto oppositivi o provocatori e giudicano i loro cattivi comportamenti come normali risposte ad un ambiente irritante e frustrante. Come si fa a “riconoscere” un DOP? La diagnosi nell’età evolutiva non è semplice, perché il bambino attraversa periodi d’instabilità e di repentini cambiamenti: cresce velocemente sia mentalmente che fisicamente. Cambiano i suoi atteggiamenti, i suoi comportamenti, il suo modo di entrare in relazione con l’ambiente esterno e ciò che è “normale” in una fase di sviluppo può diventare patologico se continua a persistere nelle fasi successive. Le modalità ostili e provocatorie nei primi anni di vita sono del tutto normali, perché sono i mezzi attraverso i quali il bambino esprime l’egocentrismo infantile e servono per imparare a differenziare, piano piano, il sé dagli altri, a capire le regole sociali ed a sperimentare le prime forme d’adattamento al mondo. Tutti i bambini possono essere scontrosi e capricciosi, però nei soggetti con DOP tutto ciò si amplifica tanto da arrivare a compromettere l’inserimento sociale. Spesso i primi sintomi compaiono nel periodo che precede l’ingresso a scuola e vengono appunto scambiati per capricci insistenti. A volte trascorrono anni prima che il problema venga identificato e diagnosticato. E la diagnosi è resa ancora più complicata dalla comorbidità, “vicinanza” del DOP con altre difficoltà: per esempio quelle dell’attenzione o della condotta. Ma che succede con l’ingresso nel mondo della scuola? Incapaci di adattarsi alle regole, finiscono per condizionare l’attività didattica di tutta la classe. Sono dotati di un normale livello intellettivo ma


spesso non conseguono buoni risultati: non ascoltano gli insegnanti e rifiutano l’aiuto dei compagni, sviluppando frequentemente un Disturbo dell’Apprendimento. I bambini DOP non soltanto non riescono ad instaurare dei buoni rapporti con gli adulti, forse perché li identificano con l’autorità e non accettano le loro norme e divieti. Ma purtroppo spesso questi bimbi sono fonte di apprensione e disagio anche per i compagni. I bambini con DOP, sono incapaci di conformarsi alle regole anche nelle relazioni tra pari, come nei lavori di gruppo o nelle attività ricreative. Si mostrano poco inclini alla collaborazione di squadra e vogliono sempre stare al centro dell’attenzione, cercano di comandare e imporre la propria volontà ad ogni costo. Gli amici, ovviamente, finiranno per stancarsi di queste prepotenze e cominceranno ad evitare la loro compagnia e

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ad allontanarli dal gruppo. E questo rifiuto da parte dei coetanei, purtroppo, non farà altro che aggravare ulteriormente la situazione. Statisticamente il DOP è presente in percentuali che vanno dal 2% al 16%. Si riscontra più frequentemente in bambini che vengono da famiglie dove si adottano metodi educativi incoerenti o dove lo sviluppo del bambino è turbato da un continuo alternarsi delle figure d’accudimento. Rispetto al genere, c’è una prevalenza maschile nel periodo che precede la pubertà, che diminuisce andando avanti con l’età. Come ci si comporta con un bambino con DOP? Prendersene cura è molto difficile. Sono motivo, per i genitori (e gli insegnanti) che li seguono, di stanchezza, scoraggiamento e frustrazione. Aiutarli ad uscire da questo stato di disagio è possibile ma affronteremo l’ambito dell’intervento nel prossimo articolo.

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E LA CHIAMANO ESTATE

Come ogni anno ci lasciamo alle spalle l’inverno per abbracciare la stagione del solleone, della tintarella e delle passeggiate al mare. L’estate si avvicina, il termometro sale, le scuole chiudono, il caldo asfissiante della città e la routine lavorativa possono diventare un problema. Dove trovare la migliore soluzione? L’offerta più completa per una stagione unica la trovi solo all’Aris Sporting Village. Un vero villaggio di divertimenti nel cuore dell’Axa Campi da tennis, calcetto, padel con a seguire un rinfrescante bagno e aperitivo al bar bordo piscina. La meravigliosa piscina esterna, circondata da un prato sempre verde, con palme e zone d’ombra per i bimbi più piccoli, dove svolgere attività di fitness in acqua, lezioni di nuoto per adulti e bambini, aperitivi e apericena nel lounge bar, con spazio giochi attrezzato per i bambini. E per i più volenterosi e tenaci si può andare in Sala Pesi o fare lezioni di fitness nelle sale climatizzate. Il tutto corredato da un fantastico e divertente centro estivo, con spazi, sia interni che esterni, riservati alle attività per i ragazzi. E…se vuoi festeggiare le tue ricorrenze o eventi particolari, sia diurni che serali, lo puoi fare a bordo della meravigliosa piscina esterna.




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Happy Family Service è un’agenzia di servizi per la Famiglia e non solo. La nostra agenzia è nata con lo scopo di fornire una serie di servizi utili: dalle consegne a domicilio al pronto intervento idraulico, fino all’assicurazione auto-casa-salute. L’idea di fondare un’agenzia di servizi è nata dall’esigenza comune di non avere mai il tempo per fare qualcosa, come andare in lavanderia, fare il bucato, stirare, fare la spesa, cucinare, organizzare feste di compleanno, stare con i propri figli, badare agli anziani della famiglia e così via. Happy Family Service può fare tutto questo per voi.
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Per avere successo in cucina ci vuole cultura. Antonino Cannavacciuolo (Vico Equense, 16 aprile 1975) è un cuoco e personaggio televisivo italiano. È proprio come appare in tv: grande, grosso, con i capelli così neri che sembrano lustrati col lucido da scarpe, Cannavacciuolo non fuma, beve pochissimi alcolici, «perché la televisione richiede una certa disciplina». Cucina da quando ha 13 anni. A 14 inizia la gavetta in Francia, in Alsazia, poi al Quisisana di Capri. Come il collega Carlo Cracco, il suo maestro è stato Gualtiero Marchesi. Oggi Antonino Cannavacciuolo, il Bud Spencer della ristorazione italiana, napoletano, 41 anni ad aprile, è lo chef e capo di Villa Crespi sul Lago d’Orta e ha aperto un altro ristorante, più abbordabile, a Novara. 2 Stelle Michelin, 3 forchette Gambero Rosso e 3 Cappelli Espresso, una moglie vegana, due figli, 4 macchine, per lui la grande popolarità arriva con la tv. Il piccolo schermo ormai trasforma i cuochi nelle nuove rockstar. Lui a colpi di “manate” e di frasi come «sai cosa vuol dire cucinare, mettere la mano dentro una bestia?» si è guadagnato la fama dello chef temuto, ma simpatico, prima nell’inferno di Cucine da Incubo (che a primavera torna su Fox) e poi, da questa stagione, come quarto giudice di MasterChef, su Sky Uno. Eppure il suo sogno nel cassetto è quello di mollare tutto… MasterChef le ha cambiato la vita? Diciamo…..La tv rende più popolari, ho diverse aziende, un locale diverso dall’altro, per essere alla portata di tutti. si trova a suo agio con gli altri giudici? Sul set ridiamo molto, A Bruno Barbieri do più ”scapaccioni” di tutti, mi istiga. C’è un clima divertente. Lei è il giudice simpatico? Sicuramente il più giovane e simpatico. Gli altri hanno tutti 50 anni, sono vecchietti. Naturalmente gioco. Porto in tv Antonino e basta! Quando ha capito di volere fare il cuoco? Sono nato in una famiglia in cui il cibo è sempre venuto al primo posto. Mio padre insegnava cucina e faceva lo chef, mia madre si è dedicata ai figli e alla casa. La prima ricetta di cui ho memoria è il ragù. Per me non era domenica se non avevo il profumo di ragù nelle narici. Eppure i miei genitori non volevano: “Tutto tranne che il cuoco”, mi dicevano. Volevano che facessi il dentista. Lo chef è un mestiere durissimo. L’inizio in TV è stato tormentato vero? A me proprio non interessava. È tutta colpa di Cinzia, mia moglia. Un giorno mi chiamano da Master Chef. Rispondo, Grazie non mi interessa. Mi richiamano. Niente. La terza volta si spazientiscono, Almeno venga a sentire cosa abbiamo da proporle. La trasmissione comincia, ha successo, Cracco diventa il cuoco più famoso d’Italia. E Cinzia mi bacchetta, Vedi, potevi esserci tu.

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Guadagna molto in TV vero? È vero. Però non spendi perché stai sempre li! Credo che farò questo lavoro, a questo ritmo, fino circa ai 50 anni. Poi voglio godere la vita e stare quindici giorni sotto una palma al sole!

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MasterChef ha cambiato le sue attività imprenditoriali? Per fortuna le aziende andavano già bene. Più che il compenso vero e proprio della tv sono importanti le sponsorizzazioni. Io faccio lo spot del gorgonzola e sto chiudendo con due marchi belli. Il mondo è degli sponsor, sono loro che fanno girare i quattrini.

le sue grandi passioni? Il calcio, tifo ovviamente Napoli. Le macchine, ma da quando c’è il limite in autostrada mi è un po’ passata. E la pesca. Il mio sogno è prendere una barca bella grande che mi permetta di pescare, la pesca mi rilassa e mi fa passare i pensieri! in cucina si rilassa? Anche, pur essendo il mio lavoro. Amo cucinare, lo stress arriva nel momento che devi servirlo! C’è qualcosa che la disturba in cucina? Non uso e non mangio il wasabi. È decisamente troppo aggressivo per i miei gusti. Un ingrediente preferito? L’olio. Per un cuoco l’olio sono come le note per un musicista. E parlo dell’extra vergine di oliva, PUNTO. Come mai ci sono più uomini stellati che donne stellate? Se facessimo una proporzione, non è vero: le donne chef professioniste sul campo sono numericamente meno è un mondo in cui devi fare molte rinunce e scelte drastiche, coi figli è più difficile. Il lavoro è tosto, l’uomo è “chiu” forte, lavora più ore, recupera maggiormente. La donna sotto stress tiene dentro, l’uomo si scarica, si sfoga.



“Non esistono limiti alla fantasia, in cucina come nella pasticceria. In tema di legumi, molte sono le paste che si possono realizzare, sciogliendo le briglie del vostro estro e delle vostre conoscenze. Potete utilizzare farine bianche o di legumi, come ad esempio quella di ceci, oppure utilizzando polpa di legumi frullati nella esecuzione della pasta all’uovo. L’idea di questa ricetta nasce dalle radici di casa; infatti è realizzata con fagioli borlotti coltivati in campo, conservati rigorosamente secchi all’interno di appositi recipienti con foglie di alloro e infiorescenze di lavanda essiccate per conservarne l’integrità.” Cosa ci serve per quattro persone Cosa ci serve per la pasta all’uovo 500 g di farina 00 5 uova infiorescenze di lavanda fresca o essiccate un filo di olio xxtravergine di oliva Cosa ci serve per la salsa 300 g di calamari 250 g di borlotti freschi sgusciati qualche spicchio di aglio 50 ml di vino bianco 150 ml di olio extravergine di oliva 10 g di sale 2 g di pepe Mettiamoci al lavoro Create una fontana di farina, rompetevi le uova e unitevi la lavanda e un filo di olio di oliva.Con l’aiuto di una forchetta impastate partendo dal centro e recuperando un pò per volta tutta la farina. Lavorate l’impasto su una spianatoia infarinata per una decina di minuti, fino ad ottenere un panetto omogeneo ed elastico. Lasciate riposare al fresco avvolto nella pellicola da cucina per circa trenta minuti. Tirate la pasta all’uovo con un mattarello o con una macchinetta per la pasta, fate delle sfoglie molto sottili. Infarinate la sfoglia leggermente arrotolate le due estremità opposte come se fosse una pergamena. Arrivati al centro sovrapponete una metà all’altra e tagliate delle fettine di circa sei centimetri. Quando andrete a disfare le strisce di pasta, avrete le vostre tagliatelle. Schiacciate l’aglio, privatelo della buccia e fatelo soffriggere in una padella con un fondo di olio extravergine di oliva, unite i calamari puliti e tagliati a rondelle, fate cuocere qualche minuto e sfumate con il vino bianco. Unite ai calamari i fagioli borlotti precedentemente lessati in acqua salata.

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Lasciate cuocere bagnando ogni tanto con un pò di acqua di cottura dei fagioli, fino a quando il pesce avrà ottenuto la giusta consistenza.Cuocete le tagliatelle in abbondante acqua salata, scolatela esaltatela e saltatela in padella con il condimento e qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta. Ultimate la mantecatura con qualche germoglio di infiorescenze di lavanda essiccate.

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Svalbard Global Seed Vault:

La banca mondiale dei semi di cui non ci dobbiamo mai dimenticare

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Forse non lo ricorderete ma in Norvegia, sull’isola di Spitsbergen, a 130 m sul livello del mare e a 1200 km dal Polo Nord si trova la più grande cassaforte biologica del mondo. Si tratta della Svalbard Global Seed Vault e conserva al suo interno il patrimonio genetico delle colture mondiali. Nata nel 2008, la Svalbard Global Seed Vault è stata realizzata grazie ad un finanziamento di circa 9 milioni di dollari da parte del governo di Oslo, ed è il risultato di un accordo tra il Global Crop Diversity Trust (Fondo mondiale per la diversità delle colture) e il Nordic Genetic Resource Center. L’enorme banca dei semi si estende per circa 1000 m² ed è “difesa” da un sistema di sicurezza all’avanguardia. La funzione di questa enorme banca di semi è la conservazione di specie botaniche e colture del mondo da possibili eventi catastrofici come guerre, disastri ambientali, e in generale in previsione di ingenti perdite per l’agricoltura mondiale. Depositarvi i semi è del tutto gratuito da parte di qualsiasi nazione e questi semi, inoltre, restano proprietà della banca depositante, che può (come in una normale banca) richiederli indietro all’occorrenza. Ma come mai la decisione di costruirla in un posto così remoto come il Polo Nord? La scelta di un sito così sperduto risponde a diverse esigenze. Prima di tutto la preservazione: le sementi sono conservate al di sotto dello strato di permafrost, un terreno ghiacciato per più di due anni, a – 18° C. Questa fondamentale condizione fa sì che almeno una copia delle sementi custodite sopravviva, anche se dovesse verificarsi un blackout della struttura, per almeno 55 anni. Per mantenere così bassa la temperatura è presente un sistema di raffreddamento a carbone, e anche in caso di blackout, come detto prima, sono stati studiati dei sistemi d’emergenza che mantengono la temperatura costante per settimane. È garantito che anche nelle peggiori delle ipotesi la temperatura non salga mai oltre i – 3,5° C. Punto secondo: la sicurezza. È ovvio che un deposito che custodisce il patrimonio delle colture mondiali debba essere costruito in un posto sperduto e difficilmente raggiungibile come il Polo Nord. Ma non solo questo. La zona è non sismica, lontana da conflitti tra paesi e nazioni, e il deposito è a 130 m sopra il livello del mare. Le porte sono d’acciaio molto spesso ricoperto da ghiaccio e le pareti in calcestruzzo, resistente anche a un attacco nucleare. La Svalbard Global Seed Vault è praticamente impenetrabile ed è stata costruita per resistere mille anni. La capacità della Svalbard Global Seed Vault è di oltre 4,5 milioni di tipi di colture, e quindi 2,5 miliardi di semi in totale. Ma se pensate stia già straripando vi sbagliate: siamo a poco

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più di 900mila tipi di colture, tutte meticolosamente conservate in sacchetti di alluminio, ogni sacchetto contenente 500 semi. Ultimamente sono stati “versati in banca” ulteriori 50mila semi, tra i quali patate, riso, sorgo, ceci, orzo, frumento e lenticchie, provenienti da Benin, India, Pakistan, Libano, Marocco, Olanda, Stati Uniti, Messico, Bosnia, Bielorussia e Gran Bretagna. E di questi ultimi arrivi, in realtà, alcuni sono stati semplicemente restituiti dall’International Center for Agricultural Research, un gruppo di ricercatori che hanno come obiettivo quello di migliorare la coltivazione nelle zone aride del pianeta. Il prelievo di questi semi, avvenuto nel 2015, è stato dettato dall’impossibilità di accedere alla banca dei semi della città di Aleppo, colpita dalla guerra. Il prestito ha permesso di redistribuire i semi rigenerati agli agricoltori siriani in difficoltà. In generale, però, la Svalbard Global Seed Vault è una struttura che non ha contatti con l’esterno. Si interfaccia con altri depositi in giro per il mondo, ma le comunicazioni si interrompono qui. Nel 2014, The Atlantic ne parlò in questi termini: “i sistemi di sicurezza sono all’avanguardia - non c’è personale permanente nel centro e non c’è nessuno che abbia tutti i codici per entrare”. Anche il deposito dei semi avviene molto di rado: i nuovi semi arrivano al massimo due volte l’anno, e il ritiro è pressoché inesistente. Nonostante la penuria di visitatori, comunque, il deposito si fregia addirittura di un’opera d’arte. Si tratta di Ripercussione Perpetua, del norvegese Dyveke Sanne: un’installazione d’acciaio luminoso all’ingresso del deposito, composta da specchi e prismi che riflettono la luce polare, d’estate, e che la “crea”, d’inverno, attraverso 200 cavi in fibra ottica. Un vero spettacolo, per chi ha la fortuna di poterlo vedere.


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L’ho messo in banca non è una garanzia

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La parola all’esperto Massimo Minicucci Chi di voi non possiede un conto corrente bancario o un mutuo o un leasing ovvero due o più di questi prodotti finanziari? Non vi stupisca il sapere che siete i “fortunati” possessori di strumenti che nella maggior parte contengono al loro interno anatocismo e spesso perfino condizioni usurarie. L’anatocismo nel linguaggio bancario è la produzione di interessi (capitalizzazione) da altri interessi resi produttivi sebbene scaduti o non pagati, su un determinato capitale. L’usura è la pratica consistente nel fornire prestiti a tassi di interesse considerati illegali, socialmente riprovevoli e tali da rendere il loro rimborso molto difficile o impossibile. Anatocismo e usura sono illeciti radicalmente diversi dal punto di vista giuridico. L’anatocismo è un illecito civile, privo di risvolti penali, invece l’usura è vietata dal codice penale. Anatocismo e usura sono modi diversi di ottenere una remunerazione fuori mercato dei capitali “prestati”, il primo con l’applicazione di interessi minori su una base più larga pari al debito residuo e alle quote interessi già pagate, la seconda con l’applicazione diretta di interessi esorbitanti. Gli oneri per la pratica anatocistica sono molto contenuti. Si limitano al rimborso delle somme ingiustamente estorte, con relativi interessi legali. Il giudice di merito può riconoscere il risarcimento del danno esistenziale e biologico. Le sanzioni in caso di usura sono più incisive. Il diritto penale annovera l’usura come reato (art. 644 c.p.) e ciò comporta una maggiore reazione dell’ordinamento giudiziario rispetto ad un illecito civile. Il reato di usura prevede l’apertura di un’indagine penale, con inter-

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vento del Pubblico Ministero che ha particolari poteri di indagine e persecutori nei confronti di possibili usurai. Sul fronte civilistico le sanzioni conseguenti all’usura sono molto incisive e particolarmente penalizzanti per l’usuraio. L’Art. 1815 c.c prevede che in caso di usura, non siano dovuti interessi, quindi il prestito da oneroso diventa gratuito. Il sistema bancario non è immune dal reato di usura, ma anzi è prevista un’aggravante specifica nel caso in cui il reato sia commesso da un soggetto che esercita l’attività bancaria (Art. 644 c.p. n. 1). È possibile effettuare in modo non oneroso il controllo della presenza di anatocismo e/o usura e in caso positivo avere la possibilità di intervenire presso gli istituti di credito. Non farti trovare impreparato, presso il nostro ufficio è possibile avviare la procedura per controllare la tua situazione. Contattaci al 0650611390 oppure inviaci una mail a info@ mmagroup.it - RC AUTO - POLIZZE VITA E CASA - POLIZZE INFORTUNI E MALATTIA - FONDO PENSIONE - RC PROFESSIONALI - POLIZZE UFFICIO E ATTIVITÀ COMMERCIALI

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di Luca Santagà fb avventure in bici

Il fascino del brigante Chissà cosa avrebbero pensato Tiburzi e compagni, assidui e famigerati briganti di fine ‘ 800, se camminando per i boschi si fossero imbattuti in un gruppo di escursionisti...in bicicletta. Certo non lo sapremo mai; quello che sappiamo, invece, è che questi fuorilegge utilizzavano per le loro scorribande uno dei percorsi più impervi ed affascinanti che si possano percorrere oggi in mountain bike. La nostra avventura inizia sabato mattina, ancora con il buio: il mio amico Vincenzo ed io partiamo dall’ Infernetto per raggiungere il resto del gruppo ( in tutto saremo quattordici bikers ) con il quale abbiamo appuntamento alla stazione Termini. Parcheggiamo la macchina a qualche isolato dalla stazione e in una città ancora addormentata percorriamo in bici le vie silenziose riunendoci agli altri davanti al treno che ci porterà a Fabro, in Umbria. Da li, infatti inizia il mitico “Sentiero dei briganti”, che percorreremo in bici per tutti i suoi 130 chilometri, fino a Montalto di Castro. Nonostante tutti noi siamo oramai avvezzi ad escursioni lunghe ed impegnative, l’ atmosfera è carica di aspettative e di emozione, così, appena scesi dal treno, carichiamo in spalla i pesanti zaini che ci renderanno praticamente autosufficienti per due

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giorni e iniziamo a pedalare allegramente in fila indiana. Appena usciti dal centro abitato imbocchiamo una strada provinciale praticamente deserta; questa ci traghetta in salita verso la riserva naturale di Monte Rufeno. Qui cominciamo a capire perchè il “Sentiero dei briganti” sia una tappa fondamentale per chi adora le escursioni in mountain bike: ci accoglie un bosco incontaminato, talmente fitto che i raggi del sole filtrano a malapena. Il silenzio è totale mentre attraversiamo questa foresta con le energie ancora intatte; questo ci consente di apprezzare appieno le meraviglie di tutto ciò che è attorno a noi. La traccia da seguire è appena visibile e nonostante i cartelli disseminati lungo il percorso è piuttosto facile sbagliare direzione. Dopo qualche chilometro ci fermiamo nei pressi di alcune capanne, perfettamente conservate, che fungevano un tempo da rifugio ai carbonai. Impossibile trattenere la voglia di scattare qualche foto in questo luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Pochi minuti dopo siamo di nuovo in sella; la strada si allarga ed esce dal bosco presentandoci l’ intera vallata sottostante. Qui vorrei coinvolgervi con un breve accenno al nostro stato d’ animo: immaginate quattordici amici con la stessa passione, una splendida giornata di sole ed una lunga discesa sterrata piena di tornanti... Il massimo. Beh...per farla breve, ci siamo lanciati alla massima velocità compatibile con il fondo stradale e il peso dei nostri zaini; cinque chilometri di pura adrenalina! Ci siamo fermati alla fine della discesa con i dischi dei freni bollenti ed un’ euforia tale da scoppiare a ridere. Un momento che rimarrà indelebilmente impresso nella memoria di tutti noi. Torniamo di nuovo seri e responsabili e ci avviciniamo ad Onano, un grazioso paesino ricco di storia nel quale decidiamo di fare una sosta per il pranzo. E di nuovo, via! Verso il lago di Bolsena, dove arriviamo dopo diversi chilometri di stradine ed intricati sentieri che si alternano in salite e discese, e proprio quando la stanchezza comincia a farsi sentire, ci troviamo ad affrontare la salita più tosta di tutta l’ escursione: pochi chilometri di lunghezza ma ripidissima. Nel tardo pomeriggio, proprio quando le nostre energie sono quasi al termine, arriviamo finalmente a Latera, il paese dove pernotteremo in un agriturismo. Da Fabro abbiamo percorso 72 chilometri, siamo stanchi ed impolverati ma la voglia di scherzare non si è spenta, e dopo una doccia e una cena abbondante, chiacchieriamo piacevolmente in giardino finchè il sonno non prende il sopravvento.


La mattina seguente ci rimettiamo in bici sotto un cielo gravido di pioggia, ed infatti dopo appena qualche chilometro ci coglie un temporale violentissimo. Siamo in mezzo al nulla, nessuna possibilità di trovare un riparo, non ci rimane che aspettare con pazienza che passi; questo però non ci distrae dal fatto che stiamo per inoltrarci nella leggendaria Selva del Lamone, citata da Dante nella Divina Commedia. Questo posto è straordinario! Un bosco impenetrabile attraversato solo dalla stradina sterrata che percorriamo con prudenza, consapevoli di transitare in un luogo incantato e per di più, nel momento in cui l’ umidità del temporale appena finito, crea una nebbiolina che rende tutto più misterioso, quasi irreale. Nonostante la pioggia caduta copiosamente, il guado del fiume Olpeta risulta abbastanza agevole, ed un pallido sole ci accompagna lungo un vero e proprio canyon scavato nel tufo millenni fa dagli Etruschi, che percorriamo faticosamente a piedi, in salita. Sbuchiamo improvvisamente su un pianoro, fuori da questa immensa foresta, e il nostro scenario cambia ancora: il sole di primavera illumina un cielo senza una nuvola, vediamo colline verdi a perdita d’ occhio e proprio davanti a noi lo spicchio azzurro del mare. Gli ultimi chilometri del nostro itinerario

scorrono veloci in leggera discesa, quando arriviamo a Vulci, dove ufficialmente terminerebbe il “Sentiero dei briganti”. Ci affacciamo dal maestoso Ponte del diavolo, ma il nostro sguardo distratto non va al castello o alle inquiete acque del Fiora che scorrono sotto di noi, ma alle nostre spalle, ai chilometri percorsi in luoghi così magici, alla meravigliosa avventura che abbiamo vissuto. Arrivati alla stazione di Montalto di Castro, ci sediamo esausti sulle panchine, in attesa del treno che ci riporterà a casa e di conseguenza alla nostra vita di sempre. Ma per due giorni siamo letteralmente scappati via dal tran-tran quotidiano e dai nostri impegni. Abbiamo condiviso fatica e soddisfazioni, ci siamo bagnati fino alle ossa, ci siamo “nascosti” sulle colline e nei boschi. E perchè no?Per due giorni anche noi siamo stati un pò...briganti.


I cani e le vacanze di Rita Di Francesco

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Siamo a giugno e bisognerà pur iniziare a pensare alle vacanze… Mete esotiche e lontane o affascinanti e vicine, città, montagna, mare…e il cane (o il gatto)? Un cane (o un gatto) è per sempre…anche quando è ora di andare in vacanza! Ora, non voglio nemmeno commentare una consuetudine, purtroppo ancora abbastanza diffusa, che è quella di buttare via il cane o il gatto come spazzatura perché non si sa dove metterli in assenza della famiglia. Invece, visto che i tempi sono molto cambiati, ora ogni proprietario ha a disposizione tante possibilità e alternative, sia che voglia portare il proprio cane (in questo caso il gatto meno) con sé o che non voglia o non possa. Il cane e il gatto restano a casa. Per vari motivi potrebbe non essere possibile portare il proprio cane in vacanza con sé, e per quello che riguarda il gatto sarebbe piuttosto preferibile, a meno che il micio in questione non sia già abituato, lasciarlo a casa e non sottoporlo a stress inutili. Si può lasciare il cane (o il gatto) a casa e mandare qualcuno che lo faccia mangiare e lo porti fuori almeno per le uscite “sanitarie”. Questa soluzione è la migliore (a mio avviso) per il gatto, perché, come dicevo sopra, se il micio non è abituato, viaggiare in macchina o, peggio ancora, in treno o in aereo, e doversi adattare ad un nuovo ambiente è causa di notevole stress. E il rischio fuga senza possibilità di ritrovare la strada del ritorno in un ambiente sconosciuto è una gran brutta evenienza. Per il cane potrebbe andare, ma solo se l’allontanamento del proprietario è per pochi giorni o se la persona che se ne occupa è disposta a tenerlo fuori e fargli fare attività per un tempo adeguato. Se il tempo di assenza è lungo o se il cane ha particolari necessità allora si potrebbe optare per dei pet sitter che si trasferiscono “in sede”. È chiaro che se scegliete questa opzione la persona che lasciate in casa deve essere più che fidata. È possibile poi lasciare il cane o il gatto a pensione. In strutture organizzate tipo rifugi, per cui i cani soggiornano in box, vengono fatti sgambare quotidianamente e sono accuditi in ogni momento. Oppure presso persone che offrono pensioni casalinghe, dove il cane viene inserito nel gruppo di cani di casa (se ce ne sono), e conduce con essi la vita in comune degli ospitanti, in questo caso niente box, ma una vera vacanza a casa di altri. Entrambe le soluzioni, per i cani, possono essere soddisfacenti. La scelta dipenderà dalle preferenze del proprietario ma anche dal tipo di cane, dalle sue caratteristiche e dalle sue necessità. Il consiglio in questo caso è di andare a conoscere di persona il futuro ospitante, di vedere la struttura o la casa, di vedere che tipo di rapporto instaura con il nostro cane, di sincerarsi che sia una persona realmente esperta, e non ultimo di valutare l’inserimento nel futuro “branco”. Il cane o il gatto vengono in vacanza. Quando la decisione è quella di portare il cane con noi allora bisognerà organizzare varie cose. Ovviamente verificate che la struttura che vi ospita accetti animali, ma anche se offre servizi extra a tal proposito. Ad esempio spazi in sicurezza dove poter lasciare per qualche ora o per la giornata il vostro amico nel caso voleste fare un giro al museo o in qualunque altro posto dove gli animali non possono

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entrare. Alcune strutture sono già organizzate in tal senso oppure hanno delle convenzioni con centri cinofili del luogo. Allo stesso modo informatevi sul tipo di ricettività prevista nelle località che intendete visitare, spiagge, parchi, ristoranti. In rete ci sono vari siti che danno preziose notizie in proposito. Cercate anche vari numeri e indirizzi di veterinari e cliniche sul posto. Magari non serviranno ma è bene non farsi trovare impreparati all’occorrenza. Con un certo anticipo verificate se nel luogo dove andate ci sono malattie endemiche o trasmesse da qualche parassita presente in loco e recatevi dal vostro veterinario per iniziare la profilassi adeguata. Per esempio la filariosi oltre che in Toscana è ormai presente in molte zone d’Italia ed è bene proteggere sia il cane che il gatto. Se la destinazione è una zona al confine con altri stati ed è possibile sconfinare durante qualche passeggiata sarà il caso di verificare se non sia opportuno provvedere a fare la vaccinazione antirabbica, non obbligatoria in Italia ma necessaria in altri stati. Prima che il vaccino sia ritenuto “operativo” devono passare almeno 21 giorni, per cui è bene organizzarsi in tempo. Sarà bene premunirsi delle razioni di cibo necessarie, non è detto che si trovino negozi con le stesse forniture di cibo cui il cane è abituato. Inutile dire, forse, di pensare di portare il solito cuscino o la solita copertina, per aiutare il cane a sentire un odore familiare, soprattutto se è un soggetto con qualche problema di adattamento alle novità. Se il cane è abituato al Kennel, questo potrebbe rivelarsi uno strumento prezioso, per permettergli di rilassarsi dopo giornate piene di impegni e stimoli, oppure per lasciarlo in sicurezza nella stanza e potersi allontanare qualche ora, ad esempio per cenare. Munitevi di una ciotola da viaggio almeno per l’acqua, ce ne sono molte in commercio pratiche e di poco ingombro, vi sarà utile sia durante il viaggio in macchina sia durante le passeggiate o le soste al mare. E se il vostro veterinario è disponibile chiedetegli che tipo di kit da primo soccorso potreste approntare, soprattutto se avete cani che hanno determinate problematiche già note o altri che amano cacciarsi nei guai… Detto questo…Buone vacanze!!!

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Associazione culturale di diffusione della cultura cinofila. Le nostre attività hanno come cardine il benessere del cane e la prima base su cui si fonda tale benessere è una corretta, equilibrata e appagante relazione cane-proprietario-famiglia. Per questo svolgiamo educazione, attività ludicosportive e di divulgazione. Da anni inoltre svolgiamo attività di volontariato, prestando le nostre professionalità, in canili e rifugi nell’area della provincia di Roma Nord. Il nostro campo a sede in Campagnano di Roma. Per informazioni: Rita 347 77 24 761 - Fabio 338 90 08 208 ecamminacammina15@gmail.com FB: Educatori Cinofili (e cammina cammina) - www.ecamminacammina.it


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a cura della Città dei Mestieri

Il lavoro cambia. Cambia lavoro

Parola d’ordine: ingegnarsi e addio al posto fisso. In trasformazione anche il colloquio per selezionare i candidati

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Posto fisso addio. Concorsi pubblici idem. Finita l’epoca della spasmodica ricerca di una occupazione per tutta la vita. Lo dicono le ricerche di mercato, lo dicono gli esperti del settore ma soprattutto lo dice il buon senso di chi, soprattutto tra i giovani, è in cerca di un lavoro. Premessa d’obbligo e il mese di maggio ha fatto da prologo ad una serie di iniziative che completano il già vasto panorama delle offerte. Un ventaglio aperto dal quale è possibile ricavare idee e suggerimenti. In vista del centenario dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro - ILO, nel 2019, e del G7 in Italia, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha messo a disposizione una piattaforma con un calendario ricco di appuntamenti e con un’area forum dedicata ai contributi sul lavoro che cambia. Uno strumento in cui stakeholder, opinion leader, parti sociali, datoriali e privati cittadini, hanno avuto modo di proporre idee, suggerimenti e riflessioni sul tema della trasformazione del lavoro. Il lavoro che cambia è già una realtà: le piattaforme di servizi come Airbnb, Uber, Foodora, l’automazione e la digitalizzazione nella meccatronica, la manifattura additiva nei fablab e con le stampanti 3D. Ci sono poi le nuove declinazioni della sharing economy, la costellazione dei lavoretti non disciplinati nella gig economy (prestazioni di lavoro temporanee). Nell’ambito di quella che comunemente viene chiamata quarta rivoluzione industriale, il passaggio verso i nuovi processi produttivi e una diversa organizzazione del lavoro, deve essere supportata e sviluppata secondo nuove linee di intervento e di protezione sociale, affinché il cambiamento sia foriero di opportunità e l’acquisizione di nuove competenze, per tutti. Il lavoro che cambia coinvolge un’infinità di soggetti, non solo economici, con cui va aperta una finestra di confronto, perché investe tutti gli aspetti della vita della nostra comunità: dal lavoro, al welfare, alle relazioni sociali. Perché il mondo del lavoro non è e non può essere fine a se stesso e necessita di almeno quattro punti: • lavoro e società; • organizzazione del lavoro e della produzione; • lavoro dignitoso per tutti; • governance del lavoro La nuova idea di lavoro deve poter coincidere con tutto questo e quindi con il “darsi da fare” perché “cercare un lavoro è un lavoro”. E come tale ha le sue prerogative dalle quali non si può fuggire. Ecco allora il metodo, la preparazione, la voglia di mettersi in gioco e di proporre, avanzare nuove idee, mettersi in proprio o creare una rete con persone fidate con le quali condividere più che un sogno, una reale aspettativa. Questo è il futuro. E non a caso nei prossimi mesi ci saranno alcuni importanti appuntamenti (recente il G20 dei ministri del lavoro a Bad Neuenahr in Germania), dove è stato affrontato il tema “Verso un futuro inclusivo: dare forma al mondo del lavoro”; e il G7 dei ministri del lavoro, in programma a Torino il 30 settembre e l’1 ottobre,

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il cui fulcro sarà proprio il tema del futuro del lavoro e delle sfide connesse sul piano delle tutele.

FAB LAB

Un FabLab è un laboratorio incentrato sull’autoproduzione, aperto al pubblico e provvisto di moderne macchine di fabbricazione digitale, ovvero macchine al taglio laser (o ad acqua o plasma), fresatrici a controllo numerico, stampanti 3D. Questi strumenti d’avanguardia sono in grado di trasformare idee in prototipi e prodotti di altissima qualità, a costi bassissimi rispetto all’industria tradizionale e, soprattutto, customizzati secondo le proprie esigenze e la propria espressione personale. Il termine FabLab è l’abbreviazione di Fabrication Laboratory, letteralmente “laboratorio di fabbricazione”. L’idea di FabLab nasce nel 2001 al MIT - Massachusetts Institute of Technology, dove il professor Neil Gershenfeld riceve un finanziamento per aprire il center for Bits and Atoms: un luogo dove trasformare “bit” in “atomi”, cioè trasferire disegni e progetti realizzati con dei computer a delle macchine in grado di realizzarle in tempi brevi. Si può pensare ad un FabLab come ad un luogo di formazione tecnica e invenzione dal basso fondato sull’assunto del “se faccio imparo”, dove persone con formazioni eterogenee si incontrano e condividono le proprie idee e conoscenze: studenti, educatori, programmatori, makers, designer e inventori.

Cambia anche il colloquio di lavoro

Una così radicale trasformazione del mondo del lavoro ha visto cambiare anche il sistema di approccio tra chi cerca e chi offre occupazione. Quasi eliminati gli uffici del personale con lo spauracchio del selezionatore al quale consegnare il curriculum e al quale rispondere a domande trabocchetto. Oggi il tema non è più “cosa hai fatto in passato”, bensì cosa sei disposto a fare nel tuo futuro? Una seleziona per certi versi ancora più dura con quesiti che lasciano spiazzati. Qualche esempio? Nel 2013 la Heineken ha messo alla prova i candidati con tre test: nel primo i recruiter toccavano la mano del candidato (chi mostrava segni di timidezza perdeva punti), nella seconda il selezionatore fingeva un malore mentre l’ultimo è la simulazione della prova di evacuazione dell’edificio in caso di incendio. Google invece ha sottoposto i candidati a delle prove di programmazione a sorpresa. La British Army, ovvero le forze armate inglesi, hanno proposto un gioco di realtà virtuale ovviamente a tema bellico. “A tema” anche le selezioni Ikea in Australia: le istruzioni per candidarsi sono state inserite negli imballaggi, proprio come per i mobili! Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio Via del Sommergibile 11- Ostia Lido - Tel. 06.5672763 – 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - ww.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X


di Armando Vitali Presidente dell’Associazione dei Commercianti e delle altre Imprese del Litorale Romano - X Municipio

Rilancio dell’ immagine. Senso di appartenenza. Formazione mirata alla crescita professionale. Questi alcuni dei punti principali sui quali si regge la mission della nuova struttura dell’ Ascom Confcommercio del Litorale Romano e del X Municipio. Partendo proprio da queste ultime parole, il X Municipio. E’ fondamentale partire dal presupposto che il presidio dell’ Associazione non riguarda solo Ostia ed il litorale in genere, ma annovera anche tutto il X Municipio, includendo quindi tutti i micro quartieri di questo vasto e splendido territorio. Lo scopo dunque dell’ associazione è far si che ogni singolo commerciante del Municipio possa usufruire delle risorse e dei servizi della sede distaccata di Confcommercio Roma, che, ricordiamolo, è la più grande del Lazio. Fatta questa doverosa premessa, i punti principali del nuovo programma, già pienamente in atto, sono : a) Identificazione dell’ Ascom come principale punto di riferimento del municipio per la piccola e media impresa, sotto ogni punto vista, dall’ erogazione dei servizi, alla organizzazione dei corsi di formazione, alla creazione di una rete di intesrcambio tra associati attraverso decine di convenzioni, rappresentanza ai tavoli della politica e delle istituzioni per ogni criticità vissuta dagli associati e per presentare proposte ed iniziative qualificanti per il territorio; b) Offerta di servizi a 360 gradi per l’associato, attraverso il supporto di Confcommercio Roma: - corsi di formazione su tutti gli argomenti inerenti il mondo delle imprese, da internet al credito, dall’ immobiliare alla sicurezza sul lavoro etc…; - accordi di partnership con importanti interlocutori nel settore bancario e commerciale per una serie di convenzioni con condizioni riservate all’ associato; - consulenze notarili, legali, fiscali, tecniche ed immobiliari gratuite in sede; - attivazione di un Centro Studi volto a ricavare una vera e propria “mappatura” del territorio dal punto di vista commerciale, e teso ad individuare le aspettative deluse e quelle potenziali nei confronti dell’ associazione, a migliorare la qualità della vita in tema di sicurezza e decoro, e per stimolare quelle figure professionali necessarie allo sviluppo turistico e commerciale del Municipio c) Organizzazione e promozione sistematica di eventi di piccola e grande portata in tutti i quartieri del Municipio Determinante, per vincere questa sfida, ricreare quel senso di unione e di appartenenza, sia nei confronti dell’ associazione, che nei confronti di tutte le realtà territoriali, a partire dalle altre associazioni di categoria, passando per i comitati di quartiere e per le associazioni culturali e sportive. Prezioso ed imprescindibile sarà il supporto offerto dalla nostra “casa madre”, ovvero Confcommercio Roma, che con le sue grandi risorse può generare quella forza propulsiva che farà la differenza. A dimostrazione della volontà di mettere in atto un lavoro capillare, la nuova struttura dell’ Ascom dirigenziale consta di circa 30 elementi, tutti di alto profilo. Ad iniziare dal Consiglio Direttivo, composto da 15 imprenditori, rappresentativi di ogni parte del nostro territorio.Una delle novità, in parte sopra solo accennata,

è quella dell’ ingresso di due gruppi di supporto al consiglio direttivo: - Il primo, di natura professionale, riguarda un team di professionisti che offriranno agli associati la consulenza gratuita professionale; - Il secondo, è quello dei “Coordinatori territoriali”, ovvero imprenditori affermati e radicati nel Municipio che fungeranno da vero e proprio collante tra l’associazione e le varie realtà territoriali, attraverso una costante interazione ed una linea diretta con i commercianti di ogni singolo quartiere del Municipio, fermo restando che alcune zone del Municipio, segnatamente Acilia ( sig. Roberto Andreani) e Dragona ( sig. Maurizio Innocenzi), Casalpalocco (sig.ra Cinzia Ronco), verranno monitorate direttamente da alcuni membri del Consiglio Direttivo . Tante sono le iniziative già intraprese, e tante quelle che stanno per avere luce. Che questo spazio sia uno strumento di dialogo continuo con l’associazione che ho l’onore di rappresentare per i prossimi 3 anni, perché Confcommercio Roma, attraverso la sua sede locale, è presente più che mai, pronta a ricoprire quel ruolo di forza sociale che naturalmente le spetta, scevra da ogni implicazione politica, quel naturale anello mancante tra i cittadini e la politica, forte della sua grande ed orgogliosa storia, delle sue numerose battaglie vinte e delle iniziative di successo completate, con uno sguardo rinnovato verso un futuro difficile ma migliore del presente che lavoriamo insieme per cambiare. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14.

Il Consiglio Direttivo Armando VITALI Roberto ANDREANI Claudio ATZORI Mauro BERNARDINI Luca CAPOBIANCO Giorgio GASTALDI Luigi GATTUSO Claudio GRIECO Bruno IACOZZILLI Maurizio INNOCENZI Marco MASTROMATTEO Rossella PIZZUTI Cinzia RONCO Ernesto VETRANO

I Coordinatori Territoriali Dario CAVALIERI Marcello BARTOLOMEI Luca TRIONFETTI Pierluigi CECCARELLI Marco CASAVECCHIA

Ostia Ponente Ostia Levante Ostia Nord Axa Infernetto

X MUNICIPIO Piazzale della Posta 2 - 00121 OSTIA LIDO - ROMA Tel. 06/5623356 – Fax 06/233238149, cell. 393/8800627 E-mail ostia@confcommercioroma.it www.confcommercioroma.it


S cadenzario Fiscale Anna Maria De Calisti commercialista

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Lo Studio informa i Lettori che entro il 12 giugno scade la Comunicazione Liquidazione IVA 1° trimestre 2017 (scadenza originaria 31 maggio prorogata al 12 giugno).

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Si rammenta ai lettori che chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 maggio 2017), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 15 giugno;

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Si rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 16 giugno prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS; Inoltre, entro il 16 giugno coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento; Entro il 16 giugno i titolari di partita Iva tra cui artigiani, commercianti iscritti al Registro imprese dovranno versare il Diritto annuale anno 2017; Il 16 giugno non per tutti c’è il versamento della TOBIN TAX, l’imposta sulle transazioni finanziarie.

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Con la scadenza del 26 giugno coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat;

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Informiamo i lettori che con la scadenza quest’anno del 30 giugno ed a seguito della cancellazione della TASI sulla prima casa prevista dalla legge di Stabilità 2016, i titolari di immobili aventi l’abitazione principale sono esonerati dal versamento dell’imposta. Mentre in altri casi i proprietari aventi ulteriori immobili e secondo regolamenti Comunali dovranno pagare sia TASI che IMU come primo acconto. I versamenti devono essere effettuati con il modello F24; Si raccomanda ai lettori di fare attenzione nei calcoli di IMU e TASI. Inoltre entro il 30 giugno se gli immobili posseduti hanno subito delle variazioni si presenta la Dichiarazione IMU/TASI. Per la scadenza del 30 giugno c’è da affrontare i versamenti che derivano dalla dichiarazione dei redditi (Unico) Irap e acconto della cedolare secca sugli affitti, sia per le persone fisiche che per i titolari di Partita IVA che applicano gli studi di settore; Per coloro che sono titolari di Partita IVA senza studi di settore (minimi) che applicano l’imposta sostitutiva la scadenza rimane al 30 giugno; Si rende noto che con la scadenza del 30 giugno si può presentare in banca o in posta per i soggetti non obbligati alla presentazione telematica il Modello Unico. Si rinnova ai lettori che lo Studio essendo anche CAF CGN è in grado di fornire ulteriori servizi tra cui: • 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati. • Gestione Badanti e Colf. • Successioni. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, sia per ogni ulteriore chiarimento che per eventuali prenotazioni riguardo il

Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma - 06/52352585 cell. 3333087137 - email: amdec@libero.it

L’ avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti lorenzettiavv@gmail.com

La responsabilità dei ristoratori da intossicazione alimentare:

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Salve a tutti e ben ritrovati. Nell’articolo di questo mese voglio parlarvi della responsabilità dei ristoratori in caso di intossicazione alimentare subita dai propri clienti. È piuttosto recente, difatti, una sentenza del Tribunale di Padova la quale sancisce la responsabilità dei predetti con consequenziale condanna al risarcimento del danno subito, allorquando l’avventore riesca a dimostrare il nesso di causalità tra la condotta illecita del ristorante ed il grave danno subito. Nel caso di specie la donna, insieme ai propri famigliari si recava nel ristorante coinvolto mangiando crudità marine, quando, il giorno successivo, a causa della grave intossicazione (che colpiva in forma più lieve anche gli altri commensali) alla signora le veniva diagnosticata una malattia rara causata dal consumo del cibo il giorno precedente. Evidente come, in tali ipotesi sia fondamentale per chi accusi sintomi anche gravi – probabilmente legati e di fatto riconducibili a ciò che si è ingerito - di procedere tempestivamente recandosi nel primo posto di Pronto Soccorso e poi av-

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valorando le patologie subite per il tramite di visite costanti sino alla consulenza medico legale al fine di poter validamente quantificare il danno subito. Ciò che configura la responsabilità in capo al ristoratore, difatti, è la dimostrazione da parte del cliente, dell’esistenza di una grave carenza di diligenza manifestata dai responsabili del ristorante medesimo in violazione delle minime norme igieniche. Ciò che può condurre ad un accertamento delle responsabilità in capo la ristoratore, difatti, è l’accertamento di un nesso di causalità, anche probabile, tra l’ingestione del cibo ammalorato e/o avariato ed il successivo presentarsi della patologia accusata dall’avventore. Laddove poi tale responsabilità dovesse essere accertata nel corso di un giudizio, le ultime sentenze emesse in tal senso, confermano la liquidazione del danno subito a carico del ristoratore in termini di importi estremamente elevati laddove il danno denunciato risulti grave.


T ablet home

a cura di Giacomo Vincenzi - Linea Colore

I ferri Continuando il percorso iniziato ad aprile con la ristrutturazione degli esterni delle nostre abitazioni, questo mese affrontiamo il tema dei ferri. Uno dei colori piu usato per cancelli e recinzioni in ferro è il blu oltremare, è un blu molto scuro, colore storico dei primordi delle case di Casalpalocco. Nel tempo è stato affiancato da altri colori come il nero il marrone il bianco e cosi via. La scelta del colore è personale, la scelta delle vernici invece è piu tecnica. Di solito si usa una vernice che abbia delle caratteristiche di resistenza e elasticità e tenuta al colore che durino nel tempo, generalmente chiamati smalti. Ci sono due categorie da prendere in considerazione, quelli ad acqua e quelli al solvente, le differenze tra i due sono moltecipli ma le piu salienti sono il tipo di resina utilizzata, l’odore, l’elasticità. Di solito si preferisce utilizare quelle ad acqua in ambienti interni perche non rilasciano prodotti aromatici durante l’essiccazione, quindi danno molto meno fastidio. Per l’esterno invece si utilizzano quelle sintetiche diluite con solventi, perché l’odore non dà fastidio e i tempi di asciugatura sono più rapidi, anche quelle ad acqua possono essere usate per esterni, usando l’ accortezza di eseguire il lavoro in mattinata, primo pomeriggio, in modo che la sera abbiano passato la prima fase di asciugatura e un’ eventuale rugiada notturna non le alteri. Altro fattore da prendere in considerazione se lucida o satinata: le vernici lucide durano di più con il tempo perchè fanno scivolare meglio l’acqua che non ristagna sulla superficie, la durata è di due tre anni in più di quelle satinate che risultano essere piu eleganti, proprio per questo di solito vengono applicate in interno. Altre finiture sono quelle ferromicacee, che conferiscono alle superfici trattate un aspetto metallico quasi ferro battuto, ed inoltre sono autopassivanti, quindi svolgono una funzione di antiruggine

leggera, la loro filosofia e quella di diluire il lavoro nel tempo, ogni due tre anni andrebbe passata una mano di ripristino, oppure se volete mantenere delle superfici arrugginite che diano l’aspetto del vissuto ma che non continuino a rovinarsi con il tempo si possono passare degli olii antiruggine che preservano il tutto come lo vedete. Tutte queste vernici necessitano di alcune preparazioni di fondo, a seconda dello stato in cui si trovano le strutture in ferro. Il problema piu grande è la ruggine che si è formata con il tempo e che quindi va rimossa meccanicamente. A volte si manifesta solo come un leggero rigonfiamento della vernice, che asportata con una spazzola o una spatola in acciaio la mettono in luce. Dopo aver carteggiato e spazzolato la superficie si puo passare un convertitore. Il convertitore trasforma la ruggine in un chelato, un composto chimico che ne ritarda la formazione, una volta che hanno reagito con la ruggine formano delle macchie nere. E’ buona norma lavare le superfici prima di passare la vernice in quanto il convertitore che non ha reagito può formare una pellicola che non fa attaccare lo smalto o la vernice antiruggine al supporto. Esistono in commercio dei convertitori additivati a resine che una volta asciutti formano una patina lucida che oltre a dare consistenza alla superficie ritardano il passaggio di ossigeno e sono molto piu efficaci, ma soprattutto non vanno lavati dopo asciugatura. Dopo questa fase si può aumentare l’effetto di preservazione passando una vernice antiruggine prima dello smalto. Discorso differente per i ferri zincati, questi non necessitano di prodotti antiruggine, la zincatura a caldo è quella che di solito preserva il ferro per molti anni. Se le superfici sono verniciate e non presentano distacchi si può passare direttamente lo smalto previa leggera carteggiatura. Se invece si notano distacchi e esfoliazioni di vernice il processo è un pò diverso. Lo zinco una volta applicato a caldo sul ferro presenta un aspetto metallico e dovrebbe essere lasciato per un periodo di sei mesi un anno alle intemperie in modo che formi una patina di ossido di zinco opaca. L’ ossido di zinco è una polvere che si forma sulla superficie. Spesso per problemi di tempo i manufatti vengono verniciati senza dare il tempo di passivazione, quindi con il tempo lo zinco continua a produrre ossido che stracca la vernice dal supporto. Per il ripristino una volta tolta la vernice bisogna passare un fondo aggrappante che fissi l’ossido alla superficie e poi intervenire con uno smalto. Naturalmente se la superficie non presenta distacchi lo smalto si passa direttamente previa leggera carteggiatura.


+ Design

di Alessandra Lino

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Le nuances come i sapori, i suoni, gli odori, sono capaci di far viaggiare l’immaginazione o, al contempo, di fermarla nel presente. Ci possono appassionare, innervosire, rilassare a seconda della nostra storia. Utilizzate su pareti, superfici, arredi e complementi, hanno la forza di influenzare l’umore di chi li utilizza. Niente cambia la qualità di un ambiente come un uso personale, emotivo e intelligente del colore. Credo, quindi, che dovrebbero sempre essere scelti da chi vivrà determinati ambienti in quanto rappresentanza ed espressione della personale creatività. [foto 1 –2 –3 ] Imparare ad usarli e dosarli è decisivo, quindi ecco qui alcune indicazioni. I rischi del total white Tinteggiare le pareti, il soffitto o i serramenti diventa, spesso, una decisione difficile da prendere. Così, e sempre più spesso, si ripiega sul tutto bianco, asserendo che poi il colore sarà dato da mobili e complementi. [foto 4] Ma dobbiamo tener presente che optare per una tinta bianca su tutte le parti strutturali, potrebbe portare ad un effetto disordinato, in quanto è impossibile, vista la diversità dei materiali, ricreare il medesimo bianco. Non esistono materiali che abbiano la stessa nuance di bianco: infatti basti pensare che il bianco di una ceramica è diverso dal bianco dato su una parete e questo può dipendere, ad esempio, dalla rugosità o porosità della stessa, come anche dalla diversa incidenza della luce. Per evitare un caos visivo, a meno che non sia voluto, si potrebbe optare per le tonalità neutre, utilizzando colori chiari dalle diverse sfumature così che lo stacco tra un elemento e l’altro sia armonico. Come usare i colori decisi. Il mio primo consiglio è dosarli con attenzione, senza esagerare! Il secondo è non cedere acriticamente ai colori di tendenza del momento senza considerare il contesto in cui si sta operando: l’epoca dell’edificio, l’ubicazione, le dimensioni della stanza, ecc..... I colori ci permettono, se ben utilizzati, di cambiare la percezione degli spazi della nostra casa. Ad esempio, per aumentare visivamente le dimensioni di una stanza stretta e lunga o di un corridoio, utilizzate un colore scuro sulla parete più lontana e un colore chiaro su quelle vicine e lunghe. [foto 5] Per riabbassare visivamente un locale dipingete il soffitto con un colore scuro. Per creare o sottolineare i punti di forza in una stanza dominata da tinte neutre, utilizzate tinte decise. Toni pastello Tornati alla ribalta da qualche anno, sia indicati nelle proposte di arredo che sulle palette dei rivestimenti, si riconfermano come nuovo trend. Le cromie rappresentano un linguaggio in continuo movimento, come la moda e la musica, e questo ci permette di prevedere quelle che saranno nuove tendenze. Sappiamo inoltre, che quando il panorama cromatico diventa saturo di determinati colori, le persone sono pronte ad accogliere i nuovi toni. Ecco perché i colori pastello, che in architettura e nell’arredamento mancavano dagli anni ’50, ora sono gradevoli alla vista. Ma bisogna sceglierli e utilizzarli con cautela, altrimenti potrebbero stancare presto! Vi consiglio di adottarne uno solo. Potreste, ad esempio, optare per il rosa e associarlo a un complemento di arredo e a qualche oggetto dalle diverse sfumature: pallido, confetto, grigio rosato, o perché no, al rame tanto esaltato nell’ultima edizione del salone del mobile. [foto 6 – 7]

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Le Cromie: Miti da sfatare, tendenze da ignorare, consigli. 1

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Oppure completarlo accanto a colori neutri naturali o freddi. Tuttavia la prima regola, che forse sarebbe opportuno seguire nella scelta delle cromie, è farsi guidare da quelle colorazioni che ci fanno star bene in casa, ascoltando i nostri bisogni. I toni giusti sono quelli che abbiamo voglia di vedere. Quindi se vogliamo seguire il vivere bene un ambiente, abbandoniamo le nuances che ci hanno sedotto sulle riviste e scegliamo in modo diverso! Anche perché nessun colore dura per sempre, e di sicuro in futuro, saranno altri colori che ci faranno star bene.





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