Buongiorno Ticino 7

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31 Gli antichi miti avevano sempre diversi livelli di lettura. Quello di Céreso e il grande pesce ha, come primo e più semplice livello di interpretazione, la necessità direi quasi “primitiva” di spiegare come si è formato il paesaggio della regione luganese. Ma, come spiego nel mio libro “Favole Ermetiche” (in cui fra l’altro affronto in più di un caso il tema del grande pesce, che si ritrova sia in Pinocchio che nei viaggi di Sindbad il marinaio), le leggende celavano spesso dei livelli di lettura più profondi ed esoterici, legati alla psicologia e alla spiritualità, che dai nostri antenati venivano quasi sempre trattate ed espresse in forma allegorica. Come dicevo, il pesce può rappresentare una conoscenza. Quindi, un grande pesce come in questo caso, può indicare la conoscenza di una grande verità. Questo pesce, viene imprigionato da un Dio nel sottosuolo, il quale è quasi universalmente una metafora dell’inconscio o dell’ignoto. Da qui, esso dà origine alle montagne e al paesaggio che vediamo. Questo è un modo simbolico di dire che noi non possiamo vedere la verità direttamente, perché, come affermano molti degli antichi filosofi e maestri di saggezza, essa è stata nascosta, e messa in una posizione profonda di noi stessi e della natura; ma è come se la vedessimo, attraverso i suoi effetti. In altre parole, anche se non possiamo sapere quale sia la conoscenza, quali siano le regole che muovono il nostro universo, ci è data la possibilità di intuirle osservando l’universo stesso, che da queste armonie viene plasmato; proprio come avviene al paesaggio che, nella leggenda, viene plasmato dagli scossoni dati dal grande pesce degli abissi. Eppure, grazie a questa intuizione di tipo induttivo, che ci permette di rerum cognoscere causas, è come se, di fatto, potessimo vedere la verità in sé e per sé, ovvero raggiungere noi stessi quell’abisso in cui essa è nascosta. Potrebbe essere questo il significato esoterico della discesa del signore del lago nell’antro sul monte Brè. Una discesa nelle viscere della terra che è dunque anche “ascesa” gnostica verso la conoscenza divina.

“Il metodo induttivo o induzione (dal latino inductio, dal verbo induco, presente di in-ducere), termine che significa letteralmente portar dentro, ma anche chiamare a sé, trarre a sé, è un procedimento che partendo da singoli casi particolari cerca di stabilire una legge universale. In greco è traducibile con l’espressione epagoghé.” (da Wikipedia)

I

fratelli Grimm, Andersen, Perrault, Collodi, La Fontaine, e prima di loro Esopo, Fedro, gli autori delle “Mille e una Notte”, insomma i grandi favolisti del passato, potrebbero non essere stati soltanto dei personaggi dalla fervida immaginazione, ma degli Iniziati, che decisero di tramandare le loro conoscenze segrete attraverso il linguaggio della fiaba...

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