Epifanie dell'androgino nella cultura contemporanea, tra mito e realtà

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doppia come quella ermafrodita.57 È in questo senso che quindi l'essenza originaria e duale dell'androgino, anche se modificata in parte dalle esigenze del periodo, ha continuato a perpetuarsi nella storia del pensiero e della cultura.

3.3 La presenza dell'androgino nella cultura del Novecento: alcuni esempi Il mito letterario dell'androgino si perpetua dunque nei secoli modellandosi a seconda delle esigenze degli autori e delle epoche ma permanendo nell'immaginario culturale dell'Occidente. Ovviamente, dopo tanto tempo, risulta difficile continuare a parlare di mito vero e proprio e immaginare ancora l'androgino come l'essere descritto da Platone. Di quest'ultimo permane nella modernità la caratteristica essenziale cioè la fusione dei sessi, che viene però concepita in un modo nuovo: l'androginia è legata ora all'ambito della sessualità, soprattutto dopo l'importanza attribuita a quest'ultima all'interno della vita dell'uomo dall'analisi psicoanalitica. Nel Decadentismo, come ho spiegato nel paragrafo precedente, la figura mitica dell'androgino era stata in parte modificata a favore di quella del giovane effeminato: non più bisessualità ma piuttosto a-sessualità. L'androgino è poi sopravvissuto nella letteratura diventando il protagonista di alcuni dei principali romanzi come Seraphita di Balzac ma, soprattutto, nel personaggio di Orlando, protagonista dell'omonima opera di Virginia Woolf. Già dalla prima frase “Egli, poiché non c'era dubbio sul suo sesso, sebbene la moda del tempo lo dissimulasse alquanto...”58 emergono le linee generali sulle quali l'opera si svilupperà. Si tratta della biografia immaginaria di Orlando, di cui la Woolf racconta vent'anni di vita “reale”, compresi tra i sedici e i trentasei ma che si estende nell'opera descrivendo circa 350 anni della storia e della cultura inglesi. Il punto di svolta della storia del personaggio di Orlando è però la sua metamorfosi: da uomo 57 58

Cfr. “Il mito dell'androgino nella letteratura decadente” di Nelly Emont in A. Faivre e F. Tristan (a cura di), op. cit., pagg. 303-328. Virginia Woolf, Orlando, Mondadori, Milano, 2011, pag. 1.

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